Dicembre 2023

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Il valore dell’esperienza | DICEMBRE 2023 | Anno XLV - n. 12 - € 2,50 I.P.

PRIMO PIANO

Realtà o grande schermo Gli over 50 si prendono la scena Un viaggio nelle rassegne cinematografiche più importanti del mondo sancisce il primato dei senior davanti e dietro la macchina da presa PERSONAGGI Giulio Scarpati «La scena è stata l’avventura della mia vita, e il meglio deve ancora venire»

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INCLUSIONE La casa di Mario Dove la disabilità significa comunità e diventa autonomia

SOCIETÀ Speciale Natale 2023 Scelte sostenibili e solidali Le iniziative italiane

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Sommario

Anno XLV - n. 12 - dicembre 2023 50&Più il valore dell’esperienza

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“Doni impegni” e desideri per questo Natale difficile

Carlo Sangalli

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Anna Grazia Concilio

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Quando la disabilità diventa autonomia

Chiara Ludovisi

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Un nuovo Presidente per l’Argentina

Leonardo Guzzo

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Il turismo delle radici

Francesca Cutolo

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Maria Callas, 100 anni di divina creatura

Anna Costalunga

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La pasta, regina delle tavole italiane

Giulia Zaccardelli

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Dario De Felicis

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Maria Silvia Barbieri

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Alessandra De Feo

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C’è un domani da costruire sulle esperienze del passato

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I.Romano

LA MODA OLTRE LE BARRIERE

KeChic, la sartoria di Milano che lega Italia e Senegal attraverso un progetto di moda inclusiva «Tutto è iniziato in una cucina milanese», il racconto

In questo numero

Nel 2024 le consegne arrivano dal cielo Previdenza Fisco

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Speciale Natale 2023 L’albero più grande del mondo tra scelte sostenibili e solidarietà di D.Ottavi, V.M.Urru, R.Nardelli G.Zaccardelli

Primo Piano Realtà o grande schermo Gli over 50 si prendono la scena di D.Ottavi, G.Bianconi, D.De Felicis V.M.Urru

Gianrico e Giorgia Carofiglio

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Il terzo tempo

Lidia Ravera

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Anni possibili

Marco Trabucchi

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Effetto Terra

Francesca Santolini

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V.M.Urru

LA TECNOLOGIA CHE CREA RELAZIONI Con la Realtà Aumentata, la tecnologia si rivela uno strumento utile a creare legami perché permette di entrare in contatto con persone con disturbi dello spettro autistico

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Rubriche La forma delle nuvole

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C.Ludovisi

LA POVERTÀ NON HA ETÀ L’Italia conta oltre 5 milioni e mezzo di poveri assoluti: oltre un milione sono minori. Misure strutturali diventano adesso prioritarie 50&Più | dicembre 2023

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Personaggi Giulio Scarpati Una vita sulla scena, tra ricordi e progetti

Direttore Editoriale Anna Maria Melloni @ am.melloni@50epiu.it

di Le0nardo Guzzo

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Direttore Responsabile Anna Grazia Concilio @ a.g.concilio@50epiu.it Design Massimo Cervoni @ m.cervoni@50epiu.it Editoriale 50&Più Srl Amministratori Antonio Fanucchi (Presidente) Giuseppina Belardinelli Franco Bonini Antonino Frattagli Brigida Gallinaro Procuratore Gabriele Sampaolo Amministrazione Editoriale Cinquanta & Più Srl 00186 Roma - via del Melangolo, 26 Telefono 06.688831 - Fax 06.6872597 mail: editoriale@50epiu.it

Salute Spondiloartrite le cause e le possibili cure

di Alessandro Mascia

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70 Helicobacter phylori, batterio silente Principale causa di infezioni allo stomaco colpisce un terzo della popolazione a cura di Fondazione Umberto Veronesi

Cultura e tempo libero I viaggi di 50&Più

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Incontro con l’Autore, Libri, Arte, Teatro, Musica, Cinema

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Bacheca

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Vivere in armonia

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Giochi

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Bazar

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Credit foto: Agf, Contrasto, Masterfile, Shutterstock, Antonio Barella, ©Alessandro Carofiglio, Shutterstock. Shutterstock: Anna Mente, Konektus Photo, Wikipedia Foto di copertina: Shutterstock Illustrazioni: Enrico Riposati Abbonamenti annuali: Italia (11 numeri) euro 22,00 sostenitore euro 40,00 copia singola euro 2,50 euro 4,50 copia arretrata Estero euro 41,50

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Finito di stampare: 1 dicembre 2023

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“DONI IMPEGNI” E DESIDERI PER QUESTO NATALE DIFFICILE

Ascolto, cura, attenzione e sostegno tra partecipazione e inclusione In un mondo che possa presto ritrovare la pace Si avvicina rapido il Natale, la festa che più di ogni altra unisce tutti. È la celebrazione della luce che vince le tenebre. Coincide, come sappiamo, con il Solstizio d’inverno, il momento più buio dell’anno. Da quel momento in poi le giornate si allungano. È la vittoria del Sole. Sol Invictus, come dicevano gli antichi. Per me, come per tanti di voi, Natale significa anche presepe come spazio simbolico. L’albero è certamente una gioiosa rap-

sarà certamente un momento di festa e di orgoglio ma anche un’opportunità per rilanciare i nostri temi e il nostro ruolo nella società. Quali sono, invece, i doni che vorrei ricevere? La scelta credo sia obbligata. Viviamo un tempo sconvolto da guerre che potrebbero degenerare in conflitti mondiali. Quello che sta accadendo in Medio Oriente e in Ucraina è la ripetizione di drammi visti tante volte nel corso della storia. Con la differenza che gli armamenti di oggi potrebbero porta«LA PACE VA RICERCATA re - realmente - alla fine dell’umanità. A PARTIRE DA NOI STESSI Permettetemi di ricordare le parole DALLE PICCOLE AZIONI CHE di papa Francesco: «Nulla è perduto COMPIAMO OGNI GIORNO con la pace, tutto può esserlo con la FINO ALLE GRANDI SCELTE» guerra». La pace, dunque, come dono anche se sappiamo bene che è una presentazione natalizia ma il presepe dimensione che va ricercata a partire - con la Natività e il mistero di speranda noi stessi, dalle piccole azioni che za - ne esprime il significato più vero e compiamo ogni giorno fino ad arrivare di Carlo Sangalli profondo. Per chi crede, naturalmente. alle grandi scelte. Presidente Nazionale 50&Più Ecco, quest’anno mi piacerebbe immaTra i doni, vorrei trovare anche una ginare lo scambio dei regali davanti al presepe, cercando di accelerazione della Legge delega per la non autosufficienza rispondere alla più classica delle domande: quali desiderare approvata a marzo. Tra i punti focali, ricordo l’introduzione e quali donare? di una definizione di popolazione anziana non autosuffiInnanzitutto, vorrei chiamare ‘impegni’ i miei doni. L’impe- ciente e quella di una specifica governance nazionale delle gno a un ascolto maggiore delle aspettative e delle necessità politiche a favore dell’anzianità. dei nostri associati. Ascolto come precondizione dell’agire Anche la promozione di misure a favore dell’invecchiamenaffinché si possa ottenere un riconoscimento sempre più to attivo e dell’inclusione sociale, la promozione di interforte del valore della terza età da parte delle istituzioni e venti per la prevenzione della fragilità. E la previsione di della società. interventi a favore dei caregiver. Nel concreto, un “dono impegno” specifico è la creazione Ecco, i caregiver. Più attenzione e più sostegno a queste fidella Fondazione 50&Più, capace di svolgere il ruolo di os- gure così straordinariamente importanti che si prendono servatorio privilegiato di cambiamenti e ascolto delle esi- cura con amore delle persone fragili. genze degli anziani. Una Fondazione che persegua la soli- Grazie a loro le solitudini si attenuano perché non abbandarietà e la diffusione di una cultura tesa alla valorizzazione donano chi ha bisogno. Prendiamoli ad esempio. I caregiver dell’età anziana come importante risorsa della comunità. - angeli moderni - rappresentano una rete straordinaria che Cari amici, il 2024 sarà un anno importante per 50&Più sostiene e dà dignità e senso alla nostra società. che compie cinquant’anni. A voi, care amiche e cari amici, i miei più affettuosi auguri Il mio “dono impegno” sarà quello di celebrare degnamen- per un Santo Natale di rinnovata speranza e di gioia sote il Cinquantennale, a Roma in autunno. La celebrazione prattutto nel donare. 50&Più | dicembre 2023

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Anna Grazia Concilio Direttrice responsabile 50&Più

C’È UN DOMANI DA COSTRUIRE SULLE ESPERIENZE DEL PASSATO Tanti gli avvenimenti accaduti nell’anno che ci lasciamo alle spalle. Alcuni di essi tragici e altri, invece, rappresentano piccole conquiste. Facciamo tesoro delle straordinarie esperienze umane che hanno caratterizzato il 2023 e guardiamo avanti con coraggio perché ci sia un cambiamento culturale, a partire dalle piccole azioni che ognuno di noi può compiere Un fermo immagine in bianco e nero. Una donna sorride in cima alle scale, sotto una folla chiassosa. Delia quel giorno, con un pretesto, scappa dal marito violento e, insieme a decine di donne, si mette in fila. Con la paura di essere scoperta e con la consapevolezza di avere un potere incredibile, va a votare. È il giorno del voto alle donne per la prima volta. A raccontare questo pezzo di storia è Paola Cortellesi firmando la pellicola da regista C’è ancora domani, il film italiano più visto dell’anno. Delia ci insegna, sì ci insegna - lasciatemi usare questo termine perché spesso dimentichiamo di sapere - che i diritti esistono, vanno tutelati e vanno difesi. Ci insegna anche che cambiare è possibile e che farlo, fin troppo spesso, richiede coraggio. E allora aggrappiamoci al coraggio delle donne del passato, alle loro lotte e alle loro conquiste per costruire un futuro degno di essere a sua volta ricordato. Il 2023 passerà alla storia per tante ragioni, anche per gli eventi tragici che lo hanno caratterizzato. Percorrendo l’anno ‘contromano’, lo scoppio del conflitto in Medio Oriente,

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quello sul fronte ucraino; l’incidente ferroviario di Brandizzo, ad agosto, in cui hanno perso la vita cinque operai (l’elenco dei morti sul lavoro in Italia quest’anno è lunghissimo, mentre scrivo se ne contano 559), il surriscaldamento globale, che assume i connotati di una emergenza mondiale che va assolutamente affrontata, le alluvioni in Emilia-Romagna. Abbiamo assistito anche ad appuntamenti eccezionali: l’Unione europea ha ratificato la Convenzione di Istanbul, rafforzando ulteriormente la garanzia di tutela dei diritti delle donne. E ancora all’arresto del superlatitante di ‘cosa nostra’ Matteo Messina Denaro, alla fine della pandemia da Covid-19, annunciata a maggio dall’Organizzazione delle Nazioni Unite che, in tre anni, ha fatto registrare circa 20 milioni di morti in tutto il mondo. Siamo stati anche spettatori di scoperte archeologiche senza precedenti: l’altare ellenistico di Segesta, la testa di marmo sul fondo del lago di Nemi - appartenuta probabilmente all’equipaggio di Caligola -, il Tempio di Santiago, emerso in Messico a seguito della siccità. Ricorderemo

il 2023 anche per tutte quelle incredibili esperienze umane che ci fanno sentire sempre più comunità. E i protagonisti sono donne e uomini che in maniera volontaria e gratuita - si prendono cura degli altri, si dedicano al prossimo senza riserve. Penso a Francesco Pio, il giovane pugliese che, travestito da Spiderman, porta sorrisi ai bambini ricoverati negli ospedali; a chi di notte raggiunge i senzatetto per consegnare una coperta o un piatto caldo. Agli ‘angeli del fango’, anche giovanissimi, giunti nei territori alluvionati da ogni parte d’Italia, per portare aiuto alle famiglie colpite dal disastro. Ci lasciamo il 2023 alle spalle, con le sue brutture, certo, ma più di ogni altra cosa, con le sue conquiste: ora è il tempo di guardare avanti e di farlo con coraggio. Lo stesso coraggio che ha avuto Delia, sfidando i canoni convenzionali e i soprusi. Viviamo questo nuovo anno con la consapevolezza che tutti noi possiamo essere parte di un cambiamento, prima di tutto culturale, fondato sulla difesa dei diritti di tutti, per un mondo più giusto e per una società più equa.

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Vuoi dare una mano a Don Giacomo? Alla missione di Ol Moran la giornata inizia prima dell’alba. Nel villaggio nella savana sugli altopiani del monte Kenya, la vita segue il ritmo delle ore di luce e alla sera tutte le attività si fermano, si va a letto presto. «È il ritmo di vita in una zona rurale ma essendo all’altezza dell’Equatore abbiamo 12 ore di giorno e 12 di buio. Si, c’è la rete elettrica, a volte un po’ disturbata, poi abbiamo i pannelli solari, i gruppi elettrogeni, ma nei villaggi più remoti non c’è luce e nemmeno acqua». Ce lo racconta don Giacomo Basso, missionario fidei donum del patriarcato di Venezia, in Kenya da 16 anni. La parrocchia di Saint Mark porta il nome del santo patrono di Venezia, nel cuore di un territorio di circa mille chilometri quadrati della diocesi di Niahururu. In questa regione vivono circa 10mila persone appartenenti a 12 gruppi etnici diversi e alcuni rancori tra etnie a volte hanno creato difficoltà. «La parrocchia però – racconta don Giacomo - è sempre stata luogo di incontro, di riconciliazione, di integrazione». Tra i progetti che stanno più a cuore al missionario ci sono quelli agricoli sui terreni parrocchiali: alberi da frutto, apicoltura, ma soprattutto il “circolo del pane”, nato dopo l’introduzione della coltura del frumento.

«Abbiamo messo in piedi un piccolo panificio della parrocchia che prepara il pane per la scuola, la casa studentesca e per chi vuole venirlo a prendere qui. Una iniziativa che ha creato un giro di lavoro tra quelli che piantano i semi, quelli che raccolgono le spighe, quelli che le macinano, quelli che impastano la farina e infine vendono il pane. È questa rete che per noi ha valore: è il pane nostro, che viene dalla terra, prodotto dalla collaborazione della gente di qui». Il sostentamento di don Giacomo e di oltre 32.000 sacerdoti è affidato a ognuno di noi, che direttamente attraverso le offerte deducibili per i sacerdoti possiamo contribuire a garantire loro una esistenza dignitosa. Dalle montagne alle isole, nelle grandi città come nei piccoli paesi e anche in terra di missione, dove sono circa 300 i sacerdoti fidei donum provenienti dalle diocesi italiane: ciascuno di loro ha bisogno del contributo di tutti. Anche del tuo. Fai la tua donazione sul sito Unitineldono.it. Don Giacomo, e tanti altri don come lui, te ne saranno grati, insieme alle loro comunità.

In foto: don Giacomo Basso, missionario fidei donum in Kenya


Punti di vista LE INSTALLAZIONI VEGETALI DI HENRIQUE OLIVEIRA henriqueoliveira.com

Henrique Oliveira è un artista brasiliano che vive e lavora tra Londra e San Paolo del Brasile. Ama intrecciare l’arte con la natura attraverso la lavorazione di legno riciclato, creando sculture e installazioni estremamente fluide e caratterizzate da una perfetta combinazione di colori

Radici Tra le suggestive opere dell’artista, “Desnaturazione” (sopra) e “Radice comune” (a sinistra) - realizzata per Arte Sella nel comune trentino di Borgo Valsugana -, nata dall’intreccio di due querce secolari distese al suolo e trasformate fino a diventare tutt’uno instagram.com/henriqueoliveira.studio/

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La forma delle nuvole

Un padre e una figlia osservano il mondo

L’INVERNO NON È UN NEMICO di Gianrico e Giorgia Carofiglio

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«Le temperature più rigide e le poche ore di luce tendono a farci sentire meno energici e più cupi Anche questa stagione, però può essere vissuta pienamente» 10

inverno è una stagione bistrattata. Certo, ci sono buone ragioni per non amarlo: le ore di luce si riducono drasticamente, il freddo ci costringe al chiuso, sul mondo sembra scendere una coltre di monotonia. Per alcuni, i mesi invernali sono così difficili, appaiono così ostili da causare una patologia dell’umore conosciuta come disturbo affettivo stagionale, secondo gli esperti correlata alla poca esposizione alla luce solare. L’umore deflesso che caratterizza chi ne soffre tende a migliorare in primavera, quando le giornate si allungano. Nonostante questo, alcune regioni del profondo Nord, in cui per alcuni mesi il sole non sorge mai, hanno una percentuale di persone affette da depressione stagionale sorprendentemente bassa. Kari Leibowitz, psicologa della salute e ricercatrice dell’Università di Stanford, ha studiato gli abitanti del Nord della Norvegia per provare a comprendere le ragioni di questo fenomeno. Per farlo si è trasferita a Tromsø, una città che si trova più di 300 chilometri a nord del Circolo Polare Artico e ogni anno attrae migliaia di turisti pronti ad ammirare lo spettacolo dell’aurora boreale. Tromsø è caratterizzata da variazioni estreme di luce tra le stagioni. Tra novembre e gennaio, durante la Notte Polare, il sole non sorge affatto. Poi le giornate si allungano progressivamente fino a quando, da maggio a

luglio, il sole non tramonta più. Nei mesi successivi, le ore di luce diurna si riducono in modo graduale fino alla Notte Polare, e il ciclo si ripete. Nonostante l’oscurità che per mesi avvolge la città, i residenti della Norvegia settentrionale sembrano in grado di evitare gran parte delle sofferenze invernali vissute altrove, comprese zone ben più calde e luminose. Com’è possibile? Per Leibowitz ciò che accomuna i cittadini di Tromsø, e li distingue dagli abitanti di regioni più meridionali, è il loro atteggiamento positivo nei confronti dell’inverno. Invece di temere le lunghe settimane senza sole o le basse temperature, considerano i mesi più freddi un periodo pieno di opportunità di socializzazione. Piuttosto che considerarsi limitati dalle condizioni esterne, continuano a muoversi a piedi e ad incontrarsi; si cimentano in escursioni nella neve alta, escono di casa anche nelle giornate più gelide, beneficiando di tutti gli effetti positivi per la salute che si ottengono passando tempo all’aperto, soprattutto immersi nella natura. Gli abitanti di Tromsø non temono neanche l’oscurità che caratterizza le lunghe giornate invernali. In molti aspettano con impazienza le settimane in cui il sole non sorge, per i fenomeni luminosi unici che le caratterizzano: ogni giorno per diverse ore, una luce delicata e indiretta assume in cielo tonalità simili a un tramonto, oltre alle aurore boreali che appaiono

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quasi unicamente nei mesi invernali. Ma le ore buie diventano anche un’opportunità per incontrarsi in casa o nei caffè, riunirsi davanti a un camino, godere del bagliore soffuso di lampade e candele. Una dimensione che può diventare fatata, come scrive Dino Buzzati: “Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti assieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo”. I risultati della sua ricerca, basata su interviste con i residenti, hanno portato Leibowitz a concludere che le persone con una mentalità invernale positiva tendono a godere di un benessere più generale, di emozioni più piacevoli, di una maggiore soddisfazione nella vita.

Anche in assenza di spettacoli naturali, l’inverno non dev’essere per forza un periodo che sopportiamo e basta. Capire cosa apprezziamo della stagione più fredda, non aspettarci il peggio dai mesi che abbiamo davanti a noi, avere un atteggiamento più possibilista rispetto al cambiamento può essere un buon punto di partenza. Anche per coltivare abitudini più sane: in inverno passiamo poco tempo nel verde, socializziamo di meno, riduciamo l’attività fisica. Potremmo invece scovare il piacere nelle ore di oscurità che ci permettono di dedicarci alla lettura, alla cucina o a lunghe chiacchierate. Potremmo persino iniziare a sentirci rinvigoriti dall’aria fredda che accarezza il nostro viso quando ci avventuriamo fuori di casa. Forse è l’occasione per concederci

più riposo e immergerci in un mondo più silenzioso, meno teatrale. O per allenare l’attenzione alla grazia discreta e spesso impercettibile che ci circonda, accettando lo sforzo che questo richiede. Come scriveva Aristotele, per apprezzare la bellezza di un fiocco di neve è necessario resistere al freddo. È un tentativo. E forse va bene anche accettare che l’inverno è un periodo di passaggio, che è inevitabile a volte sentirsi meno energici e di malumore. La natura ciclica delle stagioni ci ricorda che anche il nostro mondo emotivo è soggetto a fluttuazioni e cambiamenti. Quando non diventano patologiche, anche le emozioni difficili e la stanchezza hanno il loro posto necessario nell’equilibrio di una psiche sana. 50&Più | dicembre 2023

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Il terzo tempo

A NATALE REGALATE LIBRI di Lidia Ravera

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o contratto, attraverso i decenni, una forma grave di allergia al Natale. Le strade, i negozi, si riempiono di un nervosismo diverso dal solito inquieto sgomitare: è una sorta di coazione a regalare, un vero ossimoro, dato che la forza simbolica del dono è proprio nella sorpresa e nella gratuità, in quel prezioso abitare - almeno per un giorno - il regno del superfluo. A Natale i regali diventano necessari e andare ad acquistarli, impacchettarli, dedicarli, assume la forma consueta e pesante del lavoro. Destinatari del regalo natalizio non sono soltanto le persone che davvero ti sono care, la cui gioia ti sta istintivamente a cuore, i tuoi figli, il tuo compagno, tua moglie, tuo marito, l’amica più vicina, i nipotini e le nipotine, ci sono i regali di dovere, i regali di scambio, i penosi “oddio e che cosa faccio a tua zia”, i regali “perché lei a me lo fa e allora devo farlo anch’io”. In breve: un incubo. E quest’anno, aggravante massima, ci sono pochi soldi. Pochissimi. Mi direte che ce n’erano pochi anche l’anno scorso,

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e questo è vero, ma quest’anno abbiamo due guerre addosso, non soltanto una, quella russo-ucraina come l’anno scorso. Abbiamo passato le nostre serate a contare morti bambini, a centinaia, dal 7 ottobre di quest’anno che volge al termine in avanti. Abbiamo pianto e parlato, ci siamo sentiti impotenti e disgustati dai circuiti dell’odio, abbiamo ascoltato le parole del Papa e abbiamo sperato che il mondo reagisse imponendo la pace. Non è successo, non fino a questo momento, mentre sto scrivendo. Il più diffuso commento viriloide dei guerrafondai è stato: “Il Papa fa il Papa, proporre la pace è il suo mestiere”. Abbiamo resistito al desiderio di picchiarli, proprio perché siamo pacifisti. Ma mi chiedo e vi chiedo: con che spirito andremo, o stiamo andando, a comprare i regali di Natale? L’instabilità mondiale induce al risparmio, è vero. Ma non è soltanto questo: lo spettacolo dei bombardamenti, della distruzione, dei corpi estratti dalle macerie impedisce quella specie di letizia

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coatta che sempre circonda il Natale. Noi, che di anni ne abbiamo “cinquanta e più”, anche parecchi “più”, avremmo una gran voglia di astenerci. Ma probabilmente non lo faremo. Riempiremo di nuovi giocattoli i nostri nipotini che hanno già sei cestoni pieni di giochi. E poi incominceremo a battere le strade centrali della città in cui viviamo alla ricerca di un pullover, di una sciarpa, di una coppia di calzini. I negozi del lusso, qui a Roma, con le loro diafane commesse dal profilo orgoglioso, accoglieranno qualche signora cinese o coreana o giapponese. I negozi medi saranno svuotati dagli acquisti online: niente centro intasato, niente sovrapprezzi, niente multe per divieto di sosta. Catene a basso costo e i mercatini dell’usato vivranno il loro momento di gloria: un pullover non può costare come un cappotto, no? E pazienza se non è meraviglioso: quello che conta è il pensiero. Certo, infatti a Natale tocca, più che mai, censurare i ragionamenti. Quante volte l’avete sentita la frase “ti ho fatto un pensierino”, una “sciocchezzuola”, un “niente di che”? Il pensierino è straordinariamente modesto e voi capite benissimo perché (la poveraccia ha dovuto comprare 97 regalini mentre vuole davvero bene soltanto a tre persone), però vi scoccia comunque. Allora, quest’anno più che mai, l’imperativo è: regalate libri. Non soltanto perché costano 14-18-20 euro e non infeltriscono al terzo lavaggio, ma anche perché sono - ancora e nonostante il ritualismo natalizio - veri gesti d’amore. Momenti di attenzione. Regalare il libro giusto alla persona giusta (alla persona che ne ha bisogno oppure alla persona che è in grado di coglierne lo spessore, la qualità, l’incanto) riveste ancora il fascino del piccolo

sforzo per nutrire la relazione fra esseri umani. E allora il nevrotico e consumistico Natale diventa occasione di reciproco affettuoso nutrimento e fa bene all’anima. Lo so, volete dei consigli, da me che mi campo da quasi 50 anni scrivendo romanzi e al dolce sapore della letteratura deve buona parte della sua serenità senile. Avete ragione, se qualcosa di utile posso fare è proprio questo, consigliarvi il libro giusto per ciascuno dei profili che saranno accovacciati con voi intorno all’albero di Natale. Per figli o nipoti adolescenti, consiglio un long seller regolarmente ristampato da Einaudi: i Nove racconti di J.D.Salinger sono usciti la prima volta a metà del secolo scorso, ma danno voce e anima ai più giovani come pochi altri hanno saputo fare. Per chi vuole capire il presente attraverso la storia di una straordinaria “ragazza docile e spavalda”, consiglio L’ospite della californiana Emma Cline. Per chi non vuole capire ma dovrebbe (zii, fratelli, padri, mariti), Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa di Michela Marzano, per indagare che cosa cova sotto la superficiale ribellione del “MeToo”: millenni di disparità, di parità negata, di senso di inferiorità indotto. Non mi resta spazio. Peccato, ne avevo altri. I libri parlano per noi, regalarli è come iniziare una conversazione.

PARLIAMONE

Per scrivere a Lidia Ravera

posta - C/O Redazione 50&Più via del Melangolo, 26 - (RM) fax - 066872597 email - redazione@50epiu.it 50&Più | dicembre 2023

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Anni possibili

GLI ANZIANI E LE GUERRE di Marco Trabucchi

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e guerre hanno sempre colpito più duramente le persone fragili, i vecchi e bambini, perché dipendenti dalle cure delle loro comunità, che non trovano il tempo di difendere se stesse e quindi chi al proprio interno avrebbe più bisogno di protezione.

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La tragica realtà di questi mesi, in due aree del mondo dove si combatte, Israele e l’Ucraina, ha messo in luce senza pietà come i vecchi siano abbandonati al loro destino; non si tratta di una decisione razionale dei contendenti, ma di una situazione di fatto, sulla quale è inutile esercitare

critiche moralistiche. Anche la società più attenta e generosa è vittima della paralisi di ogni azione, che in tempo di guerra non sia l’aggressione o la difesa. Recentemente ha suscitato particolare attenzione la condizione dell’86enne preso in ostaggio da Hamas nell’ambito della guerra contro Israele. L’anziano è stato usato come strumento per stimolare compassione, senza nessuna attenzione per la sua personale sofferenza. Oggettivamente è anche impressionate che, a quell’età e in quelle condizioni, sia sopravvissuto così a lungo; c’è da sperare che abbia ricevuto un trattamento particolare, perché così sarebbe rimasto in vita più a lungo con la possibilità di stimolare la compassione di chi deve decidere lo scambio tra gli ostaggi e la sospensione temporanea della battaglia. Non, quindi, compassione per una persona molto vecchia, ma sfruttamento della sua età per suscitare pietà nel cuore duro dei contenden-

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«I vecchi sono spesso vittime delle ingiustizie e soccombono; hanno però anche la forza morale di porsi come protagonisti di atti di generosità eroica»

Palestina, novembre 2023. L’ennesimo attacco aereo israeliano colpisce le città di Khan Younis e Rafah, lasciando dietro di sé macerie, paura e disperazione

ti. Più in generale, lo stato di guerra causa negli anziani una serie drammatica di conseguenze sul piano della salute fisica e psichica. La guerra provoca infatti in un certo paese la riduzione dei servizi sanitari in generale, perché le risorse economiche e organizzative sono dedicate alla guerra e perché l’impegno bellico impone di curare prima di tutto le persone in grado di combattere. Perché dedicare lavoro di cura ai vecchi che non sono più in grado di combattere, rinunciando così a difendere la salute di chi è forte e quindi pronto alla lotta? È una frase disumana, però è diffusa nei paesi in guerra. È una posizione che ricorda il tempo drammatico del Covid-19, quando la cura di chi era anziano era messa in seconda posizione rispetto a quelle da dedicare ai giovani e agli adulti. Allora gli eventi drammatici, e mai prima sperimentati nella nostra convivenza civile, hanno, almeno in parte, giustificato le scelte; ma la guerra è un evento governato dall’uomo, che nel momento stesso di iniziare a

combattere, qualsiasi sia la sua motivazione, accetta le conseguenze disastrose della decisione stessa. D’altra parte, vi sono anche gravi conseguenze psicologiche; l’anziano teme di essere esposto a rischi mortali o anche solo alle difficoltà di ricevere cure adeguate nel caso di una malattia. Perde ogni speranza nel futuro, condizione che è il più forte traino per vivere a lungo, senza abbandonarsi alla disperazione e alla rinuncia di qualsiasi impegno vitale. Un altro sentimento che rende drammaticamente pesante la vita dell’anziano in tempo di guerra è la solitudine, la sensazione che le famiglie siano impegnate nella propria sopravvivenza e quindi non abbiano tempo e attenzione da dedicare per consolare chi ha paura, chi vede buio nel buio. Oggi la scienza medica ha ampiamente documentato che la solitudine è causa di malattia, trasformandosi da condizione psicologica a condizioni di salute più o meno gravi del corpo e della mente. Se questo è vero, la persona anziana in tempo

di guerra vive la desolazione della solitudine che aumenta il rischio di malattia, in un quadro generale di ridotta capacità di rispondervi con servizi adeguati. I bombardamenti subiti dagli ospedali ucraini e nella striscia di Gaza dimostrano come nei periodi di guerra non vi è alcuna pietà verso le persone più sfortunate come gli ammalati, i cui luoghi di vita andrebbero rispettati senza alcuna scusa. Si pensi anche alle case di riposo colpite in Ucraina; oltre all’effetto dei danni degli edifici e agli ospiti non si deve dimenticare l’effetto psicologicamente mortale sugli anziani di una comunità, che vedono distruggere i luoghi sicuri per il loro futuro. In conclusione, è però doveroso ricordare la “carovana dei nonni” di Israele, che si sono presentati alla barriera con la striscia di Gaza per offrirsi prigionieri al posto delle nipoti e dei nipoti detenuti come ostaggi. Questa conclusione dell’articolo contiene un messaggio: i vecchi sono spesso vittime delle ingiustizie e soccombono; hanno però anche la forza morale di porsi come protagonisti di atti di generosità eroica.

PARLIAMONE Per scrivere a Marco Trabucchi posta - C/O Redazione 50&Più via del Melangolo, 26 - (RM) fax - 066872597 email - redazione@50epiu.it 50&Più | dicembre 2023

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Effetto Terra

SOS GHIACCIO L’EMERGENZA CLIMATICA DALL’ANTARTIDE ALLE ALPI di Francesca Santolini

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ovremmo prestare maggiore attenzione all’Antartide, anche se sta lì, a quindicimila chilometri di distanza da noi. Ma perché mai dovremmo preoccuparci di un continente così lontano da noi e per di più neanche interessante da un punto di vista turistico? La risposta è che il contributo dell’Antartide all’innalzamento del livello medio del mare è impressionante. In questo caso, dunque, il detto “lontano dagli occhi, lontano

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dal cuore” non trova riscontro, perché l’Antartide continua a inviare segnali preoccupanti. Per la prima volta da quando vengono fatte le rilevazioni, e cioè dagli anni Settanta, il ghiaccio marino che si trova ai margini del continente bianco, per il secondo anno di fila è ai minimi storici, ai minimi di tantissimo margine. Nel senso che manca più di un milione di chilometri quadrati di ghiaccio marino, rispetto al minimo storico precedente.

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perde massa più velocemente. Forse nessun singolo “punto di non ritorno” della crisi climatica preoccupa gli scienziati tanto quanto Thwaites, per questo chiamato il “ghiacciaio dell’apocalisse”. Un’immagine questa che ci riporta a numeri su vastissima scala, forniti da una nuova ricerca della Leeds University, fatta partendo da

no delle Alpi. Se l’estate del 2022 ci era sembrata spaventosa, la più calda nella storia europea, quella del 2023 è stata ancora peggiore, soprattutto per i nostri ghiacciai. In attesa delle prime nevicate stagionali, Greenpeace Italia e il Comitato Glaciologico Italiano (CGI) hanno pubblicato un nuovo rapporto intitolato Giganti in ritira-

Lo scioglimento rapido delle calotte polari e il grave deterioramento dei ghiacciai italiani sta avendo un enorme impatto sul cambiamento climatico. A partire dall’innalzamento del livello dei mari su tutto il Globo

E per ora hanno ceduto “solamente” porzioni dell’Antartide Occidentale “molto piccole” se paragonate alla sua grandezza totale. Se per assurdo ci immaginassimo un collasso improvviso di tutta l’Antartide Occidentale, sapete di quanto si innalzerebbe il livello del mare su scala globale? 3,2 metri. Cosa significa concretamente? La perdita di ghiaccio marino in Antartide, che a differenza dell’Artico è circondato dal mare, è pericolosa, perché una delle sue funzioni ecologiche è proteggere le calotte polari dalle onde, fortissime a quelle latitudini. Quelle onde ne accelerano la disintegrazione, che infatti sembra pericolosamente vicina, se osservata da sotto uno dei giganti del polo sud, il ghiacciaio Thwaites. Thwaites è uno dei ghiacciai più grandi al mondo, ha le dimensioni della Gran Bretagna ed è quello che

100mila immagini satellitari per studiare la salute delle piattaforme di ghiaccio galleggiante del continente. I risultati di questa ricerca sono a dir poco preoccupanti: oltre il 40% delle piattaforme di ghiaccio ha perso massa dal 1997, con una perdita totale di 7,5 trilioni di tonnellate di ghiaccio tra il ’97 e il 2021. Questa perdita mette in luce la disparità tra l’Antartide orientale, più freddo e stabile, che incrementa addirittura la sua quantità di ghiaccio, e quello occidentale, più vulnerabile a causa del riscaldamento degli oceani. Le piattaforme di ghiaccio dell’Antartide hanno una funzione di barriera protettiva per la calotta antartica, perché rallentano il flusso di ghiaccio che dalla calotta scorre verso l’oceano. Quando queste piattaforme collassano, infatti, i ghiacci della calotta possono fluire più rapidamente verso l’oceano. L’effetto è che 67 milioni di tonnellate di acqua dolce sono finite negli oceani negli ultimi venticinque anni, alterandone le correnti e i nutrienti. Visto che siamo in tema di ghiaccio “bollente”, passiamo a quello italia-

ta: gli effetti della crisi climatica sui ghiacciai italiani, una fotografia della sofferenza delle prime sentinelle della crisi climatica sul nostro territorio. Il Ghiacciaio dei Forni, in Valtellina, durante l’ondata di calore di agosto perdeva nove centimetri di spessore al giorno e ha una fusione del 15% superiore a quella registrata in media negli anni precedenti. Il Ghiacciaio del Miage, in Valle d’Aosta, dal 2008 al 2022 ha perso 100 miliardi di litri di acqua, l’equivalente di 40mila piscine olimpioniche. Questa è la situazione della nostra criosfera, che ha già perso la metà della sua estensione e, come se non bastasse, il 70% di questa perdita è avvenuto negli ultimi trent’anni.

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I PREPPER ECCO CHI VIVE SEMPRE PRONTO A TUTTO a cura di Dario De Felicis

Hanno tra i 25 e i 45 anni, un’istruzione superiore alla media, un reddito abbastanza elevato e una situazione familiare stabile. Nessun comportamento eccentrico che li caratterizzi Nel mezzo di una crisi mondiale, un disastro naturale, un terremoto o un’alluvione senza precedenti che lasciano la popolazione senza cibo, acqua e riparo. Oppure lo scoppio improvviso di una pandemia, una crisi economica e ancora un black-out elettrico che innesca conseguenze globali, influenzando i servizi essenziali e le infrastrutture. Questi incredibili (alcuni neppure troppo) scenari apocalittici potrebbero essere fronteggiati solo da poche persone al mondo: tra di loro ci sono i prepper. Il fenomeno, nato negli Stati Uniti negli Anni ’70, in un clima di crescente preoccupazione per la Guerra Fredda, ha acquisito sempre più popolarità anche in altri Paesi, tra cui l’Italia. I prepper - che prendono il nome dalla parola inglese “to prepare” (preparare) - si impegnano a migliorare le loro abilità, conoscenze e risorse al fine di affrontare eventi potenzialmente catastrofici o crisi di varia natura, guidati dalla convinzione che essere preparati possa garantire loro la sopravvivenza e la sicurezza. Negli anni il movimento prepper ha subito diverse evoluzioni, distanziandosi dall’immagine stereotipata che abbiamo conosciuto in molti film americani, in cui i personaggi si costruivano bunker sotterranei, accumulando scorte di cibo con armi sulle pareti per combattere mostri mutanti. Molti di questi “pronti a tutto” oggi si concentrano sulla formazione di abilità pratiche, come il campeggio, il survivalismo (l’arte di sopravvivere in condizioni difficili), la coltivazione di cibo e la capacità di affrontare situazioni mediche di emergenza. Altri si concentrano sull’accumulo di conoscenze, collezionando libri di agricoltura, medicina naturale, costruzione fai-date e altre competenze utili in un contesto di crisi. Sono persone normali, non necessariamente preoccupate di un imminente disastro, ma con una propensione alla pianificazione, all’adattabilità e alla resilienza in un mondo in cui l’incertezza sembra essere sempre presente. Secondo uno studio del 2019 della Cornell University e dalla Federal Emergency Management Agency (FEMA), condotto su oltre 10.000 adulti americani, è emerso che i prepper sono persone di età compresa tra i 25 e i 45 anni, con un’istruzione superiore alla media, un reddito medio-alto e una situazione familiare stabile. E se alcuni di loro fino a qualche tempo fa erano visti come esagerati, fissati o addirittura bizzarri, la pandemia di Covid ha fatto cambiare idea a molte persone. Nessun comportamento eccentrico, dunque, ma costante attenzione per l’imprevedibilità del futuro, magari con qualche scatoletta di tonno in più in dispensa. 18

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In giro per il mondo

VIVERE, AD OGNI COSTO Il tardigrado, noto anche come “orso d’acqua”, è considerato uno degli animali più resistenti sulla Terra, dato che può stare a lungo senza cibo o acqua. Può sopravvivere alle temperature estreme, alla pressione atmosferica estremamente bassa e persino alla radiazione nucleare. Può anche sopravvivere allo spazio.

PRIMA DEI DINOSAURI

A PROPOSITO DI...

Circa 40 anni, fa sulle Montagne rocciose del Canada, durante una campagna di scavi nel giacimento di Burgess Shale, venne scoperto il fossile di un animale sconosciuto. Solo di recente i ricercatori del Royal Ontario Museum hanno capito che si tratta di un esemplare di Burgessomedusa phasmiformis, una medusa vissuta 505 milioni di anni fa.

www.focus.it

www.ilgazzettino.it

LA DIGNITÀ DEL SONNELLINO L’Inemuri è una pratica giapponese che consiste nel riposarsi in pubblico, ma senza perdere del tutto la consapevolezza di ciò che ci circonda. Inemuri significa, letteralmente, “essere presenti mentre si dorme” e non è vista come mancanza di rispetto o pigrizia, ma al contrario, di impegno e dedizione, per bilanciare le lunghe ore di lavoro o studio con la necessità di riposare un po’.

IL LETTO PUÒ ATTENDERE

Nel 1964, durante un esperimento della Stanford University sulla privazione del sonno, Randy Gardner rimase sveglio volontariamente per 11 giorni e 25 minuti.

MEGLIO SPOSTARE LA CITTÀ Nella città svedese di Kiruna, fondata nel 1900, alcune case ed edifici storici vengono spostati su grandi carrelli o smontati e ricostruiti per evitare di essere danneggiati a causa dell’espansione delle miniere di ferro sottostanti. Il progetto, che dovrebbe essere completato entro il 2030, prevede il trasferimento di una parte della città di circa 3 km più a est dell’attuale area urbana.

www.greenme.it

www.artwort.com

UN BREVETTO POCO REDDITIZIO

CATTIVI RICORDI

L’ingegnere Percy Spencer, nel 1946 notò che mentre stava lavorando su un radar, una barretta di cioccolato nella sua tasca si sciolse. Spencer provò ad utilizzare le onde per cucinare i cibi e questo diede inizio alla scoperta del microonde. L’ingegnere ricavò dal suo brevetto solo 2 dollari. www.corriere.it

IL VIAGGIO DELLA VITA Il più lungo viaggio in auto è di 1.376.823 km, compiuto da Emil e Liliana Schmid, una coppia svizzera che dal 1986 ha visitato ininterrottamente 186 Paesi, per 28 anni.

Le persone hanno più probabilità di ricordare informazioni negative rispetto a quelle positive. È un fenomeno noto in psicologia come “negatività bias” ed ha una base evolutiva, in quanto ci aiuta a essere più prudenti e preparati di fronte ai pericoli e alle minacce. In eccesso, però, può danneggiare la salute mentale. www.angolopsicologia.com

IL COLORE TRASPARENTE DEL LUSSO I diamanti hanno da sempre affascinato l’umanità con il loro scintillante splendore. Queste gemme preziose, simbolo di lusso e raffinatezza, hanno una storia ricca e drammatica, oltre che una profonda connessione con l’essenza stessa dell’animo umano, alla costante ricerca del concetto di bellezza. La loro rarità, dovuta anche ai vari tipi di taglio, li rende tra gli oggetti più desiderati e preziosi del mondo.

The Golden Jubilee Diamond

545,67 carati

Cullinan I (Stella dell’Africa)

530,20 carati

The Incomparable

407,48 carati

Cullinan II (Stella Piccola d’Africa)

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Personaggi

GIULIO SCARPATI

UNA VITA SULLA SCENA In quasi cinquant’anni di carriera ci ha regalato una galleria di personaggi familiari e profondi. Ora l’indimenticabile “giudice ragazzino”, il medico più celebre della televisione apre la valigia dell’attore e ci parla di cinema, teatro ricordi e progetti futuri di Leonardo Guzzo

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iulio Scarpati è proprio come uno se lo immagina osservandolo in scena: cordiale, generoso, pronto a condividere esperienze ed emozioni di una vita - e una carriera - piena. Attore di teatro, avvinto dalla magia del palcoscenico, si è affermato al cinema conquistando pubblico e critica con film come Il giudice ragazzino e ha raggiunto la grande popolarità con la televisione, grazie alla fiction Un medico in famiglia. Fin da giovanissimo, in quasi cinquant’anni, ha messo il suo talento al servizio di ogni mezzo espressivo. «Da un certo punto di vista il mezzo non fa differenza - racconta come se aprisse un baule di emozioni ed esperienze -. Fare l’attore, in ogni caso, significa farlo bene. Trasmettere il massimo dell’emozione. Certo le situazioni sono diverse. In teatro c’è l’istantaneità e l’unicità: ogni sera è quella sera, mai esattamente uguale alle altre. Ma c’è anche la continuità della rappresentazione e, io direi, l’obbligatorietà: sai che devi essere 20

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«Oggi la funzione civile del cinema è in buona parte passata alla televisione, che racconta storie di vita e di persone; mentre l’artisticità è spesso ingabbiata dagli standard del mercato» quel personaggio dalle nove alle undici, per due ore raccontare una storia in cui si esaurisce l’arco narrativo del ruolo. È una prova irrinunciabile per un attore: una prova bella ed eccitante, che consente il confronto diretto col pubblico, che permette all’attore di crescere nella sua emozione grazie al pubblico e di fare crescere il pubblico grazie alla sua emozione. Nel cinema la sfida più grande è tenere insieme il personaggio nel corso di un racconto spezzettato, disseminato in più giorni di riprese e non consequenziale: quello che nel film viene dopo può essere girato prima, una scena culminante può essere girata il primo giorno. L’attore deve aver già costruito il personaggio, restarci a lungo dentro, recuperare quello che serve quando serve. D’altra parte il cinema è una straordinaria opportunità interpretativa: più scene, più tagli, più inquadrature, set dal vero, più realismo. Si può lavorare su certe espressioni, certe sfumature, sull’aderenza alla realtà. Quanto alla televisione, in particolare quella della lunga serialità, direi che equivale a girare cinque film contemporaneamente. I ritmi sono molto sostenuti, serve organizzazione. All’epoca di Un medico in famiglia il mio camerino era pieno di grandi fogli in cui avevo segnato tutte le scene, che coloravo in modo differente per sottolinearne la diversa importanza e la diversa collocazione. La fiction mi ha abituato all’elasticità e alla freschezza: è una sfida a imitare la vita quotidiana, a essere veri. Non si può imbrogliare, serve gioco di squadra e grande affiatamento».

Spesso cinema e televisione hanno chiamato Giulio Scarpati a confrontarsi con la realtà, a mettere in scena personaggi realmente esistiti. «Affrontare quei ruoli - riflette - dà un sovrappiù di coinvolgimento e di carico. Il pubblico conosce i personaggi e si aspetta qualcosa; e poi ci sono i familiari, i loro sentimenti da rispettare, la loro inevitabile partecipazione emotiva. Ricordo ancora l’incontro con i genitori di Rosario Livatino, il giovane magistrato ucciso dalla mafia nel 1990, quando interpretai Il giudice ragazzino. Mi presentai senza il look di scena, temendo di sembrare indelicato e di risvegliare memorie dolorose. La madre del giudice parlava poco, aveva uno sguardo penetrante. A un certo punto mi

sfiorò la fronte con un dito, mi spostò i capelli e disse: “Rosario li portava così”. Il padre era più esuberante; chiacchierava, raccontava, alla fine mi cinse in un abbraccio e si sciolse in lacrime. Non ho voluto fotografie di quell’incontro, ma ne conservo un ricordo indelebile». La predisposizione al cinema civile è certamente un tratto caratteristico della carriera di Giulio Scarpati. Che conferma: «Mi ha sem-

Nella foto, Giulio Scarpati, Milena Vukotic e Lino Banfi protagonisti della fiction “Un Medico in Famiglia” 50&Più | dicembre 2023

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Personaggi pre affascinato il cinema italiano del secondo dopoguerra, del periodo della ricostruzione, il neorealismo di De Sica, pieno di voglia e urgenza di raccontare. Capace di trasmettere energia e poesia anche con mezzi limitatissimi. Penso a Ladri di biciclette, che è sostanzialmente la storia di due furti, ma al tempo stesso una lezione di vita e di drammaturgia impareggiabile. Ecco, mi colpisce l’artisticità di quel cinema senza schemi, senza matematica, che esprimeva l’impeto di una società emergente. Oggi la funzione civile del cinema è in buona parte passata alla televisione, che racconta - anche bene - storie di vita e di persone; mentre l’artisticità è spesso ingabbiata dagli standard del mercato. Però vedo segnali di ripresa: si sta facendo strada una nuova leva di professionisti molto promettenti». Innamorato del cinema, consacrato dalla televisione, Giulio Scarpati resta però sposato con il teatro: la vera costante del suo percorso artistico. «Il mio rapporto con il teatro - ricorda con una certa emozione è cominciato a dodici anni, quando vidi l’Orlando Furioso di Ronconi, e non è più finito. Il teatro è l’architrave del mestiere dell’attore. È il luogo in cui l’attore è fisicamente presente e “vivo”. Il luogo in cui si trasmette e si riceve un’onda emotiva impagabile e insostituibile. Il teatro della tradizione, il teatro dei classici, è la crema di questa esperienza. Perché tocca l’archetipo, racconta perfettamente le dinamiche umane, esprime l’universalità della parola». Interprete dei tragici greci e di Thornton Wilder, di Shakespeare e di Goldoni, Scarpati accarezza l’idea di un teatro come “assemblea popolare” e momento di riflessione della comunità. «Il teatro andrebbe insegnato a scuola. Recitare insegna a scavare dentro di sé, ad aprirsi, a 22

Roma, 2005: Giulio Scarpati con alcuni rappresentanti della Polizia di Stato durante la presentazione della fiction “Una famiglia in giallo”

manifestare i sentimenti e a saperli riconoscere. Recitare è un mestiere di relazione, come vivere. Mettere in scena le relazioni aiuta a riscoprirle in tutta la loro complessità, a combattere l’isolamento e l’anaffettività che oggi dilagano». Il teatro, spiega, è anche un formidabile riequilibratore sociale. «Prendiamo Billy Elliot, che ricomincerò il prossimo anno.

Roma, 2003: l’attore con Giuliana De Sio alla presentazione del film “A luci spente”

La storia è ambientata in Inghilterra all’epoca degli scioperi dei minatori contro Margaret Thatcher: una battaglia da cui uscirono sconfitti; ma parla di una vittoria: quella di un bambino della classe operaia che sogna di fare il ballerino e ci riesce, convincendo innanzitutto il padre, con la determinazione prima ancora che con il talento. Il teatro non è solo rappresentazione, ma anche paradigma». Oltre a Billy Elliot, in cui interpreta il padre del giovane ballerino e con cui girerà l’Italia tra febbraio e aprile del 2024, Giulio Scarpati sarà in scena a Perugia come voce narrante di Maria Callas - cento anni in cento minuti, uno spettacolo tra parola e musica per celebrare la Divina nel centenario della nascita, e riprenderà il recital Eduard e Dio, tratto da un racconto di Milan Kundera. «Mi piace confrontarmi con ruoli sempre nuovi e diversi - si congeda -. La scena è stata l’avventura della mia vita, e il meglio deve ancora venire».

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Società

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a casa di Mario è una filosofia di vita: qui non chiudiamo mai le porte, ci siamo sempre gli uni per gli altri e tutti hanno qualcosa da dare». Elena Improta ha da poco compiuto 60 anni e li ha festeggiati qui, nella Casa di Mario, con la laguna di Orbetello nelle finestre e il solito via vai, tra una stanza e l’altra di questo cohousing che è un sogno divenuto realtà. Mario è suo figlio con disabilità, oggi ha 34 anni e finalmente ha trovato il suo posto, in questa casa che è sua, ma anche di tanti altri. Soprattutto, ha trovato se stesso e ha scoperto di poter essere utile. «Perché è soprattutto di questo, che le persone con disabilità come lui hanno bisogno: di sentirsi utili», assicura Elena Improta, che ha sognato, ideato e infine realizzato questo luogo in cui Mario e tanti come lui possano sentirsi a casa, ora e in futuro, quando i genitori non ci saranno più. Elena mi fa accomodare sul terrazzo della casa, che unisce i tre apparta-

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LA CASA DI MARIO

DOVE DISABILITÀ SIGNIFICA COMUNITÀ E DIVENTA AUTONOMIA Elena ha 60 anni e, dopo una vita di battaglie e di impegno sociale, ha deciso di realizzare lei la soluzione che cercava per suo figlio Mario un luogo in cui, attraverso la condivisione e la vita comunitaria, tutti riescono ad essere “utili” di Chiara Ludovisi

menti al secondo piano di una palazzina a pochi passi dal centro di Orbetello. Un intero piano, acquistato dal marito di Elena e da Mario con il ricavato della vendita della propria casa a Roma, la città in cui Elena aveva coltivato sogni e difeso ideali finché, con la nascita di Mario, aveva dedicato anima e corpo ai diritti delle persone con disabilità. Nel 2006 tutto questo confluiva nella fonda-

zione della ora APS “Oltre lo sguardo”, con cui per 17 anni ha combattuto battaglie e ideato servizi. Fino alla decisione di lasciare Roma. Una decisione sofferta? Molto sofferta, ma molto necessaria. Nel 2017 Mario è stato rifiutato dal centro diurno che stava frequentando, dicevano che non era gestibile. Lui però a casa non ci voleva stare, queste persone hanno biso-

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gno di sentirsi parte del mondo. In quel momento ho capito che il nostro tempo in quella città era finito: Mario era un uomo ormai adulto e, dopo una vita di battaglie, non riuscivo a vedere una via d’uscita nella nostra città. Arrivata alla soglia dei 60 anni, ho smesso di lottare e ho provato a realizzare io quella soluzione che da anni cercavo. È nata

così la Casa di Mario: tre appartamenti comunicanti, uniti da un grande terrazzo, le porte d’ingresso sempre aperte, giorno e notte, in caso di necessità. È faticoso, non posso negarlo: è faticoso conservare la propria privacy, esserci sempre per tutti, avere la responsabilità di tanti, ciascuno con la propria fragilità. Ed è faticoso far quadrare i conti, visto che siamo un’associazione privata e i fondi pubblici che riceviamo sono assolutamente insufficienti. È faticoso, ma Mario oggi è sereno e io posso pensare con maggiore tranquillità al futuro: questo mi ripaga di ogni fatica. Chi vive, oggi, nella casa di Mario? E come scorre la vita qui? In questo momento, viviamo stabilmente noi tre - mio marito Andrea, Mario e io - insieme a E. e F., due donne con disabilità. Poi c’è chi viene durante il giorno, o chi vive qui alcuni giorni a settimana, o alcune settimane al mese, a seconda delle esigenze e delle possibilità. Sono tutte persone con disabilità e con vissuti complicati: famiglie con problemi di alcolismo, dipendenze o conflittualità, violenza, disagio psichico, isolamento sociale.

In alto Elena Improta; sopra e a sinistra momenti di vita comunitaria all’interno della ‘Casa di Mario’

Qui ciascuno trova il proprio spazio e ha i propri impegni, i propri orari e la propria stanza. Tutto il resto è condiviso: la colazione, il pranzo e la cena si consumano tutti insieme intorno al tavolo, per i lavori di casa ci sono i turni, i saloni servono per le attività e i momenti di relax. Ci sono gli operatori che vengono a dare una mano durante il giorno, mentre di notte ci siamo noi, che non chiudiamo le porte a chiave e ci facciamo carico di ogni emergenza. Quello che risparmiamo di notte, possiamo usarlo durante il giorno, per garantire giornate ricche e piene. Tutti qui si rendono utili: ciascuno ha una propria occupazione, per lo più fuori casa. Mario, che non ha un vero e proprio lavoro, si rende utile preparando il pranzo per tutti, o svolgendo altre attività a beneficio di questa piccola comunità. Grazie a questo sistema di condivisione totale, sta conquistando, insieme agli altri, l’autonomia che sognavo per lui: mentre noi qui parliamo da un’ora, loro sono tutti di là, parlando e svolgendo le loro attività, con un operatore che pure condividono. Tutto questo, tre anni fa, sarebbe stato impossibile. Ci alziamo dalle poltrone in terrazzo ed Elena mi accompagna a vedere le stanze e a conoscere gli altri. C’è un clima di famiglia, con quella confusione tipica di chi ha impazienza di parlare, di raccontare, di dire la sua. Mario è seduto davanti al computer e gestisce la colonna sonora della nostra conversazione: «Lui comunica attraverso la musica - mi spiega Elena -. Quello che ha da dire, lo dice con le canzoni che sceglie». Intanto gli altri, uno alla volta, si presentano e mi raccontano la vita in questa casa. «Mi piace stare qui, con mio fratello Mario», mi dice F. E quando le chiedo perché, non ha dubbi: «Perché gli voglio bene». Mario sorride e alza il volume. 50&Più | dicembre 2023

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Inclusione

KECHIC, LA SARTORIA ARTIGIANALE

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empre più spesso si parla di inclusione e di diversità come valore, e anche nella moda la tendenza all’inclusività comincia ad affermarsi, grazie all’azione di marchi di abbigliamento che si concentrano sulla creazione di abiti che possano adattarsi al meglio a tutti i corpi, senza discriminazioni in base alle taglie standard, all’età, alle diverse etnie, generi e alle disabilità. Ciò che viene valorizzato, in passerella come pure nei contenuti social degli influencer, è l’unicità della persona, con le sue caratteristiche. L’abbigliamento è un mezzo potente di inclusione, perché può migliorare l’aspetto, facilitare le interazioni sociali e persino svolgere un ruolo riabilitativo, diventando uno strumento per affermare personalità e indipendenza. La cosiddetta moda adattiva o “adaptive fashion” rientra in un genere di capi, calzature e accessori che soddisfano le esigenze di persone con disabilità, e sono studiati con particolari accorgimenti per consentire comodità e autonomia. Negli ultimi anni ha smesso di occupare una posizione di nicchia e di considerare solo l’aspetto funzionale, e prima piccoli marchi come Abilitee Adaptive Weare, Chamiah Dewey e Unhidden Clothing, poi grandi brand come Tommy Hilfiger hanno iniziato a investire nella produzione di nuove linee di tendenza senza discriminazioni. Nel 2016 è nato il primo brand inclusivo italiano, Iulia Barton, che da subito ha promesso di semplificare e migliorare la qualità della vita di chi indossa i suoi capi. La moda può essere inclusiva non solo verso i suoi fruitori, ma anche dietro le quinte. È il caso di KeChic, un progetto nato dall’idea di Valeria Zanoni e Cheikh Diattara, che ha creato un filo diretto fra Italia e Senegal, e dato

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Il progetto, ideato da Valeria Zanoni e Cheikh Diattara punta all’inclusione superando barriere «Tutto è iniziato in una cucina milanese», il racconto di Ilaria Romano vita a una sartoria artigianale che è diventata anche rete sociale e culturale intorno alla realizzazione di capi di abbigliamento unici. Valeria e Cheikh, come vi siete incontrati e come è nata KeChic? Valeria: «È stato un incontro casuale, cinque anni fa: ero al Parco Sempione di Milano per un festival di contaminazioni culturali che stavo seguendo come ufficio stampa, e cercavo di entrare in contatto con persone di diverse provenienze, dall’Oriente al Sud America all’Africa. Sapevo che al Parco si riunivano a suonare alcuni musicisti africani. Dieci giorni dopo Cheikh si è presentato con il mio volantino in mano e mi ha raccontato

che, oltre a essere musicista e giocatore di basket su sedia a rotelle (era in nazionale in Senegal), era un sarto e voleva riprendere questo lavoro. Mi ha chiesto aiuto, non sapevo niente di moda, ho cominciato a informarmi ma non ho trovato nulla. Così con incoscienza gli ho lanciato l’idea di farla noi la sartoria». Cheikh: «Tutto è iniziato nella cucina di casa di Valeria, poi siamo stati invitati dal Politecnico di Milano a un corso di incubazione aziendale per l’imprenditoria straniera. L’inizio del corso ha coinciso con il primo lockdown, l’anno dopo abbiamo vinto un bando per uno spazio ad affitto agevolato del Comune».

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CHE COLLEGA ITALIA E SENEGAL

Cheikh Diattara e Valeria Zanoni

Come è cresciuta KeChic e che progetti avete nell’immediato? Valeria: «Adesso con noi c’è un nuovo sarto, Keita, rifugiato politico del Mali, e un tirocinante, Mustafà, anche lui maliano. Poi abbiamo alcuni collaboratori occasionali che lavorano con noi quando abbiamo dei picchi di lavoro. Per il 2024 l’idea è quella di andare oltre la sartoria: vorremmo che KeChic diventasse un progetto culturale strutturato, creando situazioni in cui attraverso la sartoria si facessero ‘team building’ sartoriale, laboratori, conferenze di esperti di tessuti africani che gravitano intorno a noi. Insomma una vita altra di KeChic dove ci poniamo come interlocutori di esperienza». Come altre realtà inclusive siete molto attenti alla sostenibilità: in che modo? Valeria: «Usiamo tutti tessuti naturali, lane, velluti ed evitiamo sprechi. Abbiamo una produzione on demand

e tutto quello che avanza lo ricicliamo in borse, portafogli. L’estate scorsa abbiamo fatto i ventagli con i ritagli di stoffe. Adesso ci dedichiamo anche all’‘upcycling’: i clienti ci portano capi malandati a cui magari sono affezionati e con i nostri tessuti glieli trasformiamo. Il contrario della ‘fast fashion’. Ogni due mesi abbiamo tessuti nuovi, quindi i prodotti sono praticamente unici, come le persone che li indossano». Cosa significa per voi fare moda inclusiva? Valeria: «Significa essere curiosi, perché è la curiosità che ti fa muovere verso gli altri, che ti fa conoscere, che ti porta ad andare oltre. In primavera andremo a fare un corso di formazione con il Centre Handicapè di Dakar, dove Cheikh ha imparato il mestiere di sarto. KeChic nasce comunque come progetto di inclusione in Italia, ciò non esclude che in Senegal potremmo coinvolgere la competenza locale su prodotti specifici, come le meravigliose broderie, i ricami con cui rifiniscono i colli delle tuniche». Cheikh: «A otto anni ho avuto la poliomielite, e siccome in Africa siamo

molto indietro sull’accessibilità, era molto difficile per me anche solo andare a scuola. Per fortuna ho avuto genitori in gamba, che hanno deciso di portarmi a Dakar, perché nel mio villaggio non c’erano possibilità. Lì mio zio mi ha iscritto al Centro per i disabili dove ho imparato tutto. Ho fatto basket in carrozzina, sono diventato musicista, e con altri ragazzi del Centro ho fondato un gruppo, HandyRitmo, e con loro sono venuto in Italia per la prima volta. Avevamo un contratto a Salerno per 15 giorni. Poi mi sono trasferito a Milano, da un amico che aveva giocato con me in nazionale. Mi ha portato nella sua squadra, il Cantù, e ho continuato con lo sport per sei anni. Quest’anno ho sospeso perché mi sto concentrando sulla sartoria. Per una persona in sedia a rotelle non è facile trovare lavoro, molte realtà sono inaccessibili, ma ho dimostrato che i sogni si possono realizzare comunque grazie alla curiosità, all’energia e alle persone che mi circondano. Di questo ringrazio ancora mia nonna, che da piccolo mi incoraggiava a usare la testa per superare i limiti».

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Esteri

TERREMOTO ARGENTINO

Né centrodestra né centrosinistra: il nuovo presidente della Repubblica Argentina è il populista ultraliberista Javier Milei, 53 anni e un programma che mira a trasformare il Paese

di Leonardo Guzzo

Javier Milei ha superato il ballottaggio con il 56% dei voti, catalizzando il consenso del centrodestra e dei liberali argentini 28

Non si è presentato in giubbotto di pelle, Javier Milei. Né imbracciando la motosega con cui, all’inizio della campagna elettorale, aveva annunciato drastici tagli alle spese dello Stato. In giacca e cravatta ha tenuto, poche ore dopo la chiusura delle urne, il primo discorso da presidente eletto dell’Argentina. «È una notte storica per il Paese - ha detto entusiasta -. Oggi inizia la fine della decadenza argentina. Oggi iniziamo a voltare la pagina della nostra storia e riprendiamo il cammino che non avremmo mai dovuto perdere». Lo scorso 19 novembre, al turno di ballottaggio delle consultazioni per eleggere il nuovo presidente della Repubblica Argentina, Milei ha prevalso sull’avversario Sergio Massa, capo del centro-sinistra e ministro dell’Economia nel governo del presidente uscente, Alberto Fernandez. Al primo turno, il 22 ottobre, Milei aveva raccolto il 30% dei consensi arrivando secondo dopo Massa, che aveva convinto il 37% degli elettori. Nessuno dei candidati aveva raggiunto il 45% dei voti (né il 40% con almeno dieci punti di vantaggio sul secondo) e così, da Costituzione, si era reso necessario il ballottaggio. Milei lo ha vinto col 56% dei voti, incassando l’appoggio dell’ex presidente (dal 2015 al 2019) Mauricio Macri e della terza eletta al primo turno, Patricia Bullrich, e catalizzando il consenso del centrodestra e dei liberali argentini. Sergio Massa ha subito augurato buon lavoro al Presidente per i prossimi quattro anni, sottolineando come l’Argentina abbia “un sistema democratico solido e forte che rispetta sempre i risultati”. Pittoresco opinionista televisivo entrato in parlamento nel 2021, dipinto come personaggio “antisistema”, ultraliberista e populista di estrema destra, Milei ha condotto la campagna elettorale lanciando messaggi semplici ed estremi: sostituire il peso (la moneta argentina) col dollaro, “bruciare” la Banca Centrale, privatizzare le imprese pubbliche, impedire l’aborto e le diagnosi prenatali ma legalizzare la vendita delle armi da fuoco e perfino degli organi. Dimenandosi a ritmo di musica, travestendosi da supereroe e incitando il pubblico come un capo ultrà, il nuovo presidente ha già incassato il velato rimprovero di papa Francesco (che, senza fare nomi, ha deplorato certi eccessi clowneschi in Argentina), il benvenuto guardingo del presidente brasiliano Lula e il plauso aperto di Donald Trump, che lo ritiene capace di “rendere di nuovo grande l’Argentina”. Dopo l’ingresso in carica ufficiale, il 10 dicembre, lo attende il confronto con la durissima crisi economica argentina (inflazione al 140% nell’ultimo anno, quasi il 40% della popolazione a rischio povertà) che ha scatenato il malessere “anti-casta” della popolazione. Milei ha annunciato che non c’è tempo per la gradualità, ma dovrà scendere a patti col centrodestra che ha numeri più ampi in parlamento. Il “re della giungla” finirà per essere addomesticato?

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Informazione Pubblicitaria

DIARREA, DOLORI ADDOMINALI, FLATULENZA? Ecco spiegato perché non dovreste ignorare questi sintomi I disturbi intestinali ricorrenti come diarrea, dolori addominali, flatulenza e/o costipazione possono limitare la vita di chi ne è affetto. Un prodotto come Kijimea Colon Irritabile PRO può costituire un aiuto.

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olte persone soffrono regolarmente di diarrea, dolori addominali, flatulenza o stitichezza. Se i sintomi sono ricorrenti, potrebbe trattarsi della cosiddetta sindrome dell’intestino irritabile. Un prodotto come Kijimea Colon Irritabile PRO (in farmacia) può essere d’aiuto. Si ritiene che una barriera intestinale danneggiata sia spesso la causa dei disturbi intestinali cronici. Anche i danni più piccoli alla barriera intestinale sono infatti sufficienti per permettere agli agenti patogeni e alle sostanze nocive di penetrare attraverso la barriera intestinale: questi provocano l’irritazione del sistema nervoso enterico e generano infiammazioni. Le conseguenze sono

molteplici: diarrea ricorrente, spesso accompagnata da dolori addominali, flatulenza e a volte costipazione. A partire da questi presupposti è stato sviluppato Kijimea Colon Irritabile PRO. I bifidobatteri del ceppo HI-MIMBb75, contenuti in Kijimea Colon Irritabile PRO, aderiscono alle aree danneggiate della barriera intestinale: possiamo immaginarli come un cerotto su una ferita. L’idea: al di sotto di questo cerotto, la barriera intestinale può rigenerarsi e i disturbi intestinali possono attenuarsi. Kijimea Colon Irritabile PRO offre un aiuto a chi soffre di disturbi intestinali ricorrenti, come diarrea, dolori addominali, flatulenza e stitichezza.

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È un dispositivo medico CE 0481. Leggere attentamente le avvertenze o le istruzioni per l’uso. Autorizzazione ministeriale del 09/03/2022. • Immagini a scopo illustrativo.

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Indagini

IL TURISMO DELLE RADICI Il nostalgico, l’ambasciatore, l’italiano di seconda generazione e il curioso sono tra i profili degli oltre 60 milioni di italiani residenti all’estero che viaggiano per riscoprire le proprie origini di Francesca Cutolo A loro sono dedicati il 2024, l’anno delle radici italiane promosso dal Ministero degli Affari Esteri, e un progetto del PNRR. Sono gli oltre 60 milioni gli italiani e i loro discendenti che risiedono all’estero. Una comunità enorme che conserva legami familiari, affettivi o culturali con l’Italia, con i luoghi di provenienza della famiglia di origine, dove tutto è cominciato. Non di rado si tratta di borghi, magari sconosciuti anche a noi che in Italia ci viviamo da sempre. Tornano, almeno una volta, quasi tutti, solo il 12% non è mai venuto in Italia, 6 su 10 ci sono stati più volte nel corso degli anni. La maggior parte arriva con la famiglia preferendo i mesi di giugno e settembre. Il 27% pernotta in casa di parenti e amici, mentre il 35% punta su alberghi, e un ulteriore 16% su altri tipi di strutture turistico-ricettive. Spendono una cifra che va da 2.300 euro a 3.700 euro a persona per chi allunga il 30

viaggio fino a un mese. L’84% conosce bene l’italiano e 9 su 10 lo parlano in famiglia. L’82% prepara abitualmente piatti della tradizione italiana. Sono loro i potenziali turisti delle radici che, secondo una ricerca Tra Consulting potrebbero generare ogni anno una spesa aggiuntiva per il settore di ben 8 miliardi. A questi particolari viaggiatori è stato dedicato, al “TTG Travel Experience” a Rimini, un convegno di Confcommercio aperto dal presidente Carlo Sangalli che ha auspicato come «il turismo delle radici possa portare la nostra offerta turistica ad evolvere in direzioni nuove». Sono 4 gli identikit emersi dalla ricerca di Confcommercio e Swg sulle comunità “italiche” di Argentina, Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti. C’è il Nostalgico, migrante di prima generazione che ha un legame con l’Italia strettissimo, parla italiano

e si sente italiano all’estero. Il viaggio delle radici per lui è un must: un desiderio di condividere con la nuova famiglia la propria storia. Nel viaggio il turista nostalgico è autonomo, informato sui luoghi da visitare e da ritrovare. Altro profilo è l’Ambassador, un turista che viene spesso in Italia per lavoro, si sente italiano e organizza i propri viaggi in autonomia. È molto introdotto nella propria comunità di adozione da essere anche un vero e proprio testimonial di italianità all’estero. Poi c’è l’Italo, un italiano di seconda generazione che non si definisce solo italiano ma “italo-(americano, argentino, brasiliano...)”. Approfondisce le sue radici come ricerca di identità. Viaggia per rivedere i luoghi di origine, i borghi, i cimiteri dove sono sepolti i propri antenati. Infine, c’è il Curioso, un giovane italiano nato all’estero che vuole vivere l’italianstyle. Non si sente italiano ma ama fare esperienza di ‘italianità’, magari influenzato da film o social. Questo segmento di viaggiatori non solo potrebbe aiutare a destagionalizzare il turismo in Italia, portando flussi in località tutte da scoprire e in periodi dell’anno meno gettonati dai più, ma aumenterebbe anche l’appeal dell’Italia all’estero.

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Tecnologia

U PAINTERACTION

UNO SPECCHIO TECNOLOGICO PER RITROVARE LE RELAZIONI Rispecchiarsi per capire la realtà esterna e accettare l’altro attraverso un legame indiretto. Al Centro Atlas Onlus di Perugia si usa la tecnologia della Realtà Aumentata per entrare in contatto con chi ha disturbi autistici di Valerio Maria Urru 32

n computer, una telecamera sensibile ai movimenti, uno schermo in cui rispecchiarsi. Il contatto con persone con disturbi dello spettro autistico passa anche attraverso la tecnologia usata da Painteraction, un progetto del Centro Atlas Onlus di Perugia, finanziato dalla Fondazione Charlemagne Onlus. In uno schermo, come in uno specchio, si riflettono l’ambiente e le persone generando interazione. A Simone Donnari, arteterapeuta, responsabile del Centro Atlas, abbiamo chiesto come la tecnologia, grazie alla Realtà Aumentata, diventi uno strumento che non isoli ma crei relazioni, mettendo in contatto persone con disturbi dello spettro autistico. Professor Donnari, come è nato Painteraction? Come siete arrivati ad immaginare che la Realtà Aumentata si potesse impiegare nei disturbi del comportamento? L’idea risale a circa 14 anni fa. Eravamo in difficoltà: incontravamo

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Sopra, Painteraction permette di “entrare” in un disegno. In basso: a sinistra esibizione alla Galleria Nazionale dell’Umbria a destra, suoni tradotti in lettere per uso logopedico

bambini o ragazzi con disturbi tali che era complesso sia raggiungerli con la parola sia stabilire con loro una relazione non verbale con linguaggi come musica e arte. Servivano nuove strategie. Ci accorgemmo che i ragazzi, all’epoca, erano attratti dalla tecnologia. Erano concentrati e tranquilli solo quando usavano uno smartphone: si isolavano, certo, ma questo dimostrava che c’era qualcosa che riusciva a catturarne l’attenzione. Abbiamo iniziato a sperimentare, a stabilire una relazione con loro attraverso di essa, proponendo una visione opposta della tecnologia, come momento di relazione profonda anziché isolamento. Scherzammo con il fuoco usando quella che era una dipendenza tanto dei ragazzi autistici quanto

di chi manifesta sintomi di isolamento sociale. All’inizio fu difficile trovare qualcosa che catturasse e proponesse un dialogo con l’altro. Ad esempio, la realtà virtuale non funzionava. Finché non usammo le prime consolle per videogame che sfruttavano il movimento del corpo grazie alla Realtà Aumentata. Erano perfette: il corpo, in genere, di fronte alla tecnologia resta passivo. Qui invece notammo che, di fronte ad uno schermo, attraverso i movimenti avvenivano due cose: da un lato, c’era la relazione tra due corpi fisici, dall’altro questa si trasformava in un qualcos’altro nello schermo, come la possibilità di disegnare. Grazie alla Realtà Aumentata a questo punto i ragazzi non erano più passivi, ma iniziavano a diventare attivi vedendo se stessi e l’operatore. Insieme potevano creare simboli o altro da animare con il corpo. Questo stabiliva una relazione indiretta che avveniva nello schermo, formando un triangolo in cui lo schermo stesso permetteva di essere insieme all’altra persona. A quel punto avevate trovato una strada Sì, siamo andati in quella direzione prima con programmi esistenti, poi con nuovi software. Qui l’Intelligenza Artificiale è stata fondamentale perché riconoscendo il corpo nello schermo si poteva agganciare alla mano, non so, la scia di un colore: questo consentiva a chi non sapeva disegnare di farlo, muovendosi. Ad un tratto abbiamo anche creato musica dal movimento: i gesti potevano diventare scia luminosa e suono musicale. Per i bambini che non parlano, inoltre, abbiamo pensato ad una logopedia più “creativa” con una rappresentazione del suono sullo schermo. Qual è stata la risposta da parte delle persone con autismo? La risposta dei ragazzi è stata buona.

Ci venivano incontro, si divertivano, pur rimanendo nell’illusione di essere in un videogioco. Questa volta però creato insieme - e con noi dentro - grazie alla Realtà Aumentata. Ci sono altre applicazioni di Painteraction? Altri usi futuri? Questa interazione ha fatto presa anche su chi non presenta fragilità o disabilità. Abbiamo pensato quindi che fosse bello fare educazione artistica a scuola lasciando “entrare” gli studenti in un quadro di Van Gogh. Painteraction è diventato così uno strumento inclusivo, visto che eventuali studenti autistici a educazione artistica restano in classe, non vanno via. Questo non curerà l’autismo, ma crea inclusione. Lo usiamo anche nei musei. Qui a Perugia, ad esempio, abbiamo la Galleria Nazionale dell’Umbria: immaginando il primo approccio dei bambini alle opere d’arte, abbiamo pensato di farli entrare in un quadro di Piero della Francesca mettendo da un lato il dipinto, dall’altro uno schermo. I ragazzi potevano vedersi immersi, diventare un angioletto che muovevano con il loro corpo. Tornavano a casa entusiasti, un modo per avvicinarli all’arte. A breve inizieremo una collaborazione con altri musei, riproponendo quanto sviluppato. Per maggiori informazioni www.atlascentre.eu/painteraction

«I ragazzi si divertono pur restando nell’illusione di essere in un videogioco Questa volta, però, creato insieme - e con noi dentro - grazie alla Realtà Aumentata» 50&Più | dicembre 2023

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Anniversari

CON HENRY FORD NASCE L’AUTOMOBILISMO DI MASSA

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enry Ford, fondatolinea. In risposta Henry raddopIl 1° dicembre 1913 re della Ford Motor pia il salario a 5 dollari al giorno la catena di montaggio Company, ha guaper 8 ore lavorative e introduce dagnato in vita 199 la settimana corta. In un colpo della maggiore fabbrica miliardi di dollari, divenendo la solo stabilizza così la sua forza americana realizza il mito nona persona più ricca della stolavoro, che ora ha la possibilità di “un’auto per tutti” ria. Il successo personale è anche di acquistare le stesse automoquello di molti americani che, bili che produce e di utilizzarle cambiando per sempre grazie alle sue auto, comode ed nel tempo libero. il tessuto sociale e l’ambiente economiche, realizzano un sogno Ford, il “self made man”, rappreprima impossibile. La rivoluziosenta il sogno americano, fatto di di Anna Costalunga ne dell’automobilismo di massa, luci e ombre. La catena di monperò, altera gli stili di vita, il paesaggio e persino - a lungo taggio diviene la modalità di produzione del XX secolo, andare - l’atmosfera. La storia inizia a Springwells Town- dai fonografi agli hamburger. La grande quantità di maship, nel Michigan, il 30 luglio 1863. Il giovane Henry mo- teriale bellico prodotto con quelle catene di montaggio è stra subito un precoce interesse per la meccanica: a 15 anni cruciale per la vittoria degli Alleati nella II Guerra Moncostruisce il primo motore a vapore, a 16 diventa apprendi- diale. I lavori in fabbrica ad alto salario e poco qualificasta macchinista e nel 1903 fonda la Ford Motor Company. ti, da lui introdotti, accelerano l’immigrazione estera e lo Realizza la sua visione di “mettere il mondo su 4 ruote” spostamento degli americani dalle fattorie alle città, con ideando nel 1908 un veicolo economico per il grande il miraggio di entrare a far parte di una classe media in pubblico, la Model T, facile da usare e manovrare anche espansione. In una palese dimostrazione della “legge delle su strade accidentate. Il successo è tale da richiedere uno conseguenze non intenzionali”, definita da Robert Merton sforzo incessante per aumentare la produzione e ridurre nel 1936, la creazione di una massa di lavoratori privi di i costi. Henry e il suo team iniziano i primi esperimenti una formazione specializzata dà origine ad un sindacalisulle catene di montaggio (idea mutuata dal mattatoio di smo industriale con una forte base sociale e politica. Ma Chicago) e alla fine del 1913 arrivano a produrre un’auto tutto ha un prezzo. Gli effetti alienanti dell’utilizzo della ogni 10 secondi. Il fatturato è così elevato che l’azienda catena di montaggio sono resi celebri nel 1936 dal film deve assumere 53.000 persone l’anno per mantenere oc- Tempi Moderni di Charlie Chaplin, che si schiera al fiancupati 14.000 posti di lavoro. Gli operai protestano con- co della dignità dell’uomo contro lo strapotere delle mactro il lavoro incessante e ripetitivo imposto dalla nuova chine e le logiche di profitto. Un tema ancora attuale.

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Anniversari

MARIA CALLAS, 100 ANNI DI DIVINA CREATURA Nel centenario della nascita il mondo ricorda l’icona del bel canto che fu anche raffinata influencer di uno stile senza età di Anna Costalunga

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ata a New York il 2 dicembre 1923 da genitori greci, Maria Anna Kalogheropoulos - per tutti Maria Callas - avvicina per la prima volta la lirica ad un vasto pubblico, che ne ammira non solo l’estensione vocale (si diceva dotata di 3 voci) ma anche la drammatica presenza scenica, caratterizzata da una recitazione espressiva. I rotocalchi ne mostrano l’allure nel jet set internazionale, ma anche le sfuriate da diva e l’amore tormentato per il miliardario Aristotele Onassis. Leggendarie le voci sul suo dimagrimento ottenuto - si diceva - per aver ingerito una larva di tenia. L’“usignolo” ebbe un’esistenza splendente con un triste finale, degno delle sue eroine da palcoscenico. Il talento fu la sua gloria ma anche la sua condanna e fin da piccola le costò enormi sacrifici, portandola a studiare fino a dodici ore al giorno. In Italia Maria arriva nel 1947, a Verona, per inaugurare la nuova stagione dell’Arena con La Gioconda di Ponchielli, conosce l’industriale Giovanni Battista Meneghini - che diventa il suo manager - e lo sposa. Nel 1951 inaugura la stagione alla Scala di Milano e miete successi interpretando le maggiori figure femminili della lirica. Intanto da sgraziato anatroccolo si trasforma in cigno, con un’eleganza ricercata. Il viale del tramonto coincide con l’incontro con

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l’armatore greco Onassis, per il quale lascia il marito. La sua voce potente e vibrante inizia a calare, forse stroncata dai continui tradimenti di lui che alla fine le preferisce l’ex first lady americana, Jackie Kennedy. Travolta dallo scandalo entra nel tunnel della depressione senza però mai smettere di essere “la Divina”. Dopo l’ultima tournée mondiale nel 1974 si ritira a Parigi dove muore il 16 settembre 1977, a 53 anni. Molte le mostre e gli eventi organizzati in Italia per omaggiare la sua voce nel centenario, tra questi la rassegna Fantasmagoria Callas negli spazio del Museo Teatrale alla Scala di Milano (fino al 30 aprile 2024), che ne esplora il mito attraverso i linguaggi del cinema, della moda, della musica e dell’arte. Nelle sale, intanto, è atteso il biopic diretto da Pablo Larraín, in cui una drammatica Angelina Jolie la rappresenta nel periodo precedente la fine. Il film si sofferma anche sul lato glamour della cantante, per il quale nel 1957 è stata eletta la donna più elegante del mondo. Dagli spettacolari abiti di scena di Biki ai bustini di Dior, sulle gonne a corolla, passando per il look più fluido della milanese Kiki e per le mini di Mary Quant, la Callas è stata sempre ambasciatrice di stile. Eclettica, raffinata, passionaria - a tratti quasi algida -, aveva un debole per i gioielli di lusso, come quelli che indossa sul profilo della nuova moneta da 2 euro coniata quest’anno dalla zecca greca. Il Paese “ritrovato” nei suoi ultimi anni, amato al punto da chiedere di disperdere le sue ceneri nel Mar Egeo.

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Mondo

CESSATE IL FUOCO

Attacco missilistico israeliano «Quanti bambini ancora devoL’appello delle organizzazioni al campo profughi di Rafah no morire prima di chiedere un umanitarie ai leader di tutto nel sud della Striscia di Gaza cessate il fuoco internazionale? il mondo. Il conflitto in Medio Non credete che ne siano già Oriente ha registrato decine morti abbastanza? Noi, cittadimodo esplicito e inequivocabidi migliaia di morti. Tante le ni di tutto il mondo, chiediamo le. Ora siamo sconvolti dagli atun immediato cessate il fuoco e tacchi indiscriminati di Israele vittime tra civili e bambini di porre fine al blocco di Gaza. contro i civili palestinesi a Gaza. Fermate questa raffica di morte Per i governi che, come l’Italia, sugli innocenti». Sono queste le hanno ratificato le Convenzioni a cura di Redazione parole che gli attivisti di Avaaz di Ginevra e assunto impegni e il movimento globale che porta la voce dei cittadini nel- obblighi precisi in questo ambito, è ora di difenderli in le stanze della politica - hanno messo nero su bianco in modo completo e inequivocabile». Oltre 950mila firme una petizione indirizzata al presidente Biden. L’obiettivo, sono quelle raccolte dagli attivisti di Save the Children, ormai vicino, è raggiungere un milione di firme. Non so- organizzazione umanitaria impegnata nella difesa dei dino i soli: è un coro di voci a chiedere il ‘Cessate il fuoco’ ritti dei bambini da oltre cento anni. «I bambini a Gaza e nella guerra in Medio Oriente. Tante le organizzazioni in Israele hanno urgentemente bisogno che il Consiglio di umanitarie che fin da subito si sono schierate al fianco Sicurezza dell’ONU metta da parte la politica, sia coeso e di civili e bambini. Amnesty International, che ha su- dia priorità alla vita e al futuro degli oltre un milione di perato le 62mila firme, scrive: «Tutte le parti in conflit- bambini che vivono a Gaza e dei tre milioni di bambini in to continuano a commettere gravi violazioni del diritto Israele. Il cessate il fuoco a Gaza e in Israele è necessario», internazionale umanitario, compresi crimini di guerra. ha dichiarato Jason Lee, direttore di Save the Children Di fronte a questa devastazione e a questa sofferenza per i Territori Palestinesi Occupati. E ancora la voce di senza fine, deve prevalere l’umanità». Monica Minardi Emergency: «Dobbiamo guardare la guerra dal punto di e Stefano Di Carlo, presidente e direttore generale di vista delle vittime, tutte le vittime, perché sono loro l’uMedici Senza Frontiere, si sono detti pronti a inviare nica certezza di ogni conflitto. Questa mattanza non ha a Gaza nuove squadre di emergenza e, intanto, lancia- senso: proteggere i civili deve essere il primo obiettivo no un appello ai governi: «Noi e i nostri colleghi, come di una azione diplomatica della comunità internazionale. tanti cittadini italiani, siamo stati indignati e inorriditi Non potrà esserci nessuna sicurezza - per nessuno di noi dal brutale attacco di Hamas contro i civili israeliani e - finché continuerà questa violenza. Rilasciate gli ostaggi, dalla successiva presa di ostaggi, che condanniamo in cessate il fuoco».

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L’albero sull’acqua di Castiglione del Lago (Pg)

A CASTIGLIONE DEL LAGO

DAVANTI ALL’ALBERO DI NATALE “PIÙ GRANDE DEL MONDO”

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he sia naturale o sinteillumina le feste natalizie dell’oL’installazione conta 2.400 luci tico, l’albero di Natale monimo lago grazie a un lavoro distribuite su oltre mille metri rappresenta una tradi squadra che coinvolge circa dizione irrinunciabile. 150 persone. Gli organizzatori, di lunghezza. Tra beneficenza Collocato in un angolo del soganche in questa edizione, dimoe sostenibilità ambientale giorno o adagiato su un mobistrano di avere a cuore la sosteal via la quarta edizione le, se di piccole dimensioni, nel nibilità ambientale: l’energia periodo natalizio l’abete guadaelettrica - che alimenta l’instaldell’evento gna comunque un posto d’onore lazione sull’acqua - proviene da all’interno delle nostre case. fonti rinnovabili. Viene ripropodi Donatella Ottavi Un’impresa che diventerebbe sto, inoltre, il progetto “Adotta impossibile nel caso dell’albero di Castiglione del Lago, una luce”, che invita visitatori e cittadini ad “adottare” in provincia di Perugia. Già perché, in questo caso, l’al- una delle luci dell’albero sull’acqua. Il ricavato dell’inibero conta 1.080 metri di lunghezza per 50 di larghezza, ziativa viene indirizzato al sostegno di progetti di tutela 7.165 metri di cavo adornato da 2.400 luci perimetrali ambientale e rilancio della biodiversità. e 250 lampade interne. Sono questi i numeri incredibili Oltre all’albero sull’acqua, il programma della manifestadell’albero di Natale realizzato nell’ambito del progetto zione propone tante altre attrazioni, tra cui il tradizionale “Luci sul Trasimeno”, l’iniziativa promossa dell’Associa- Villaggio di Babbo Natale, la pista di pattinaggio su ghiaczione Eventi Castiglione del Lago APS. Gli organizzatori cio, il mercatino natalizio, l’esposizione “Castiglione del hanno spiegato a 50&Più: «L’idea dell’albero di Natale Lego” - con tanti coloratissimi mattoncini -, allestimenti sull’acqua nasce dal folle sogno di regalare al nostro ter- speciali, eventi e concerti. Dalla Rocca Medievale di Caritorio un’attrazione turistica unica, che potesse accende- stiglione del Lago (Rocca del Leone) è possibile ammirare re i riflettori sul nostro bellissimo lago Trasimeno anche l’imponenza e la bellezza dell’albero sull’acqua dalla sua nel periodo invernale». L’albero di Castiglione del Lago prospettiva ottimale, ed assistere ad un’esperienza im- difficilmente replicabile perché solo la bassa profondità mersiva unica attraverso proiezioni originali e speciali del lago Trasimeno può consentire - contende il suo pri- effetti sonori che trasformano le antiche pareti di pietra mato con l’albero di Gubbio. A differenziarli, tra le altre e gli alberi secolari in schermi magici, portando in vita cose, il contesto: l’albero di Gubbio viene realizzato sulle una narrazione affascinante. pendici del Monte Ingino ed è nel Guinnes dei primati Dall’8 dicembre al 6 gennaio 2024, la magica atmosfera dal 1991 come “albero di Natale più grande del mondo”. del Natale è pronta ad avvolgere chi si addentra tra le “Luci sul Trasimeno” è l’evento che dal 2019 accende e caratteristiche vie del centro storico.

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C’ERA UNA VOLTA IL NATALE NELLE PUBBLICITÀ Il bianco della neve che scende a fiocchi, il rosso delle decorazioni su ogni cosa Alberi luminosi, festoni, pacchetti. Nelle pubblicità resiste l’idea di un Natale immutabile Da qualche anno, però, all’appello manca proprio lui, l’inverno, per via del cambiamento climatico

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in Italia, apparve su un noto quotidiano la aesaggi imbiancati, tanto freddo, di Valerio Maria Urru prima pubblicità natalizia. Era solo un’incamini accesi, cappotti pesanti, alberi decorati, festoni e il mondo che si ferma serzione per la vendita di torrone, cioccolatini, caramelle e per qualche momento. Così siamo stati abituati altro. E neppure quando i destini di Babbo Natale e della a pensare il Natale. Così continuano a raccontarcelo gli Coca Cola si sono incrociati in un lontano Natale del 1930, da allora e per sempre. Per anni il passare delle stagioni spot natalizi. Quello tra la festa più amata di tutte e la pubblicità è sem- è stato scandito non solo dal calendario, ma “anche” dalpre stato un rapporto felice e intenso. Tanto prolifico che è le pubblicità. Sono state loro a dettare i tempi, il ritmo, a difficile fare una classifica delle réclame più belle a tema. Il ricordarci le feste. filo conduttore è sempre quello delle emozioni. Emozioni Sopravvissuti alla sbornia consumistica degli Anni ’80, che nascono anche da una stagione, quella invernale, che molte aziende oggi ci propongono valori come famiglia, solidarietà, comunità. Che poi è il vero senso del Natale. porta con sé la magia della neve. Verrebbe da chiedersi se è arrivata prima l’atmosfera nata- Ottimo, verrebbe da pensare, se non fosse che l’immagilizia o è stato il marketing pubblicitario a crearla. È un po’ ne pubblicitaria è distante anni luce dalla realtà. Rispetto come la storia dell’uovo e la gallina: chi è nato prima? In a quanto sta accadendo al pianeta, la perdita della nostra qualche modo la pubblicità ha contribuito a creare un’im- visione del Natale - ovviamente - è cosa da poco. C’è il rimagine del Natale. Ha impacchettato tutto in una serie di schio però, continuando ad alimentare l’illusione che tuttemi rassicuranti che conosciamo da tempo e che ci aspet- to sia come vent’anni fa, di negare l’evidenza di una crisi tiamo di vedere ogni anno, quasi fossero lo specchio della climatica che sta intaccando il nostro futuro. Raccontarsi realtà. Il problema, però, è che la situazione, con il cam- un Natale con la neve, mentre fuori imperversano 20°C biamento climatico, è mutata drasticamente. A Rovanie- può essere surreale. Oltre che inutile. Anche per questo il mi, in Lapponia, ad esempio, nella terra di Babbo Natale, servizio postale norvegese “Posten”, lo scorso Natale, ha se prima la neve cadeva a metà ottobre e resisteva sino a prodotto una pubblicità che evidenzia il peso dell’attività maggio, adesso non scende prima di fine novembre spa- dell’uomo sull’ambiente. Protagonisti, Babbo Natale e Marendo già ad aprile. E proprio uno dei simboli del Natale, dre Natura, una vecchia coppia che dopo anni di convivenza le renne, rischiano l’estinzione. si sta per separare. Ritroveranno l’armonia? Cercatela su Tutto questo non potevano immaginarlo quando nel 1877, YouTube, guardatela e… provate a non commuovervi. 50&Più | dicembre 2023

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LA SOLIDARIETÀ RADDOPPIA A NATALE GIOCHI E PANETTONI ‘SOSPESI’ PER I PIÙ FRAGILI Da Milano a Napoli, passando per Ascoli Piceno, tante le iniziative promosse da enti e associazioni per sostenere bambini e famiglie vulnerabili di Rebecca Nardelli È in corso a Milano la quinta edizione dell’iniziativa sociale “panettone sospeso”, organizzata dall’omonima associazione con il patrocinio del Comune. Fino al 20 dicembre, in sedici pasticcerie del capoluogo lombardo, chiunque può comprare un panettone che viene consegnato a chi è in difficoltà economica. Per ogni prodotto donato, le pasticcerie ne aggiungono un altro, raddoppiando la solidarietà. Le donazioni si possono fare anche online, sul sito dell’associazione Panettone Sospeso. Il progetto è nato nel 2019 e oggi conta ventinove punti vendita aderenti. In questi anni l’associazione ha raccolto oltre 7.000 panettoni che ha poi donato a enti del Terzo Settore impegnati sul territorio. Destinatari della campagna sono la Casa dell’Accoglienza Enzo Jannacci, i Custodi Sociali del Comune di Milano (attivi in tutti i nove municipi), la Rete QuBì per il contrasto alla povertà infantile e altre realtà che collaborano con il Comune per assistere chi vive in strada. Tante le novità dell’edizione 2023, tra queste anche l’iniziativa per aziende e professionisti: se regalano un panettone ai 42

propri dipendenti, collaboratori e clienti, un altro andrà in beneficenza. «Il panettone non è solo il dolce di Natale per antonomasia, ha un valore simbolico perché rappresenta la condivisione - spiegano Gloria Ceresa e Stefano Citterio, ideatori e fondatori dell’associazione -. Sappiamo che la povertà è in aumento, anche nei ceti medi, e quest’anno numerose famiglie e tante persone sole vivranno un Natale ancora più difficile per tutte le problematiche legate al caro vita. Siamo consapevoli che un panettone non è risolutivo, ma può essere una piccola attenzione che può donare un momento di serenità a chi vive situazioni difficili e di grave emarginazione». Non solo panettoni, anche caffè e giocattoli sospesi. A torto o a ragione, è ai napoletani che si deve l’idea di queste iniziative di solidarietà. È napoletano, infatti, il ‘caffè sospeso’, replicato poi a Torino, presso il Caffè Università, grazie all’impegno di Alessandro Vecchietti (proprietario del bar) e dell’associazione Specchio dei tempi. È ancora il Comune di Napoli a promuovere il progetto ‘giocattolo sospeso’ per donare giocattoli, appunto, e libri a bambini e famiglie fragili. Ad Ascoli Piceno, invece, la solidarietà ha il sapore del pane. Il Panificio Marsico ha aderito all’iniziativa ‘pane sospeso’, promossa dalla Croce Rossa Italiana. «Sono soprattutto gli anziani i più sensibili. Dopo un’iniziale reticenza i nostri clienti, soprattutto di una mezza età, si sono dimostrati i più generosi», spiegano dal panificio Marsico, in una nota diffusa da CRI.

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A NATALE

di Giulia Zaccardelli

SIAMO TUTTI PIÙ SOSTENIBILI

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uci colorate accese tutta la notte, tavole colme di cibo, alberi riccamente decorati e pavimenti pieni di regali. È il Natale, un momento in cui il confine tra sacro e profano si assottiglia e anche chi è ateo festeggia con parenti e amici. Con i suoi grandi consumi, il Natale ha un impatto anche in termini economici ed ecologici. Un momento di festa può essere l’occasione per riflettere su alcuni comportamenti più sostenibili, sia per il portafoglio sia per l’ambiente.

Albero vero o sintetico? In commercio esistono varie tipologie di albero: vero e sintetico, con neve finta, in cartone e in plastica riciclabile e sceglierlo consapevolmente aiuta l’ambiente. Se già se ne possiede uno sintetico, non serve acquistarne di nuovi: è sufficiente decorarlo in modo diverso. Secondo uno studio di WAP Sustainability Consulting società americana di consulenza in ambito di sostenibilità - l’albero sintetico, dopo cinque anni, ha un impatto ambientale più basso rispetto a quello vero. Se, invece, si sceglie un abete, lo si può acquistare in un vivaio con le radici intatte, per ripiantarlo dopo il Natale.

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Presepe con la corteccia di legno Per realizzare il presepe si usa prevalentemente il muschio (vero, stabilizzato o sintetico). A ciascuna di queste alternative sarebbe preferibile raccogliere le cortecce degli alberi - già staccate - a costo zero. Il muschio è una risorsa naturale molto preziosa e sradicarlo sarebbe un danno per l’ambiente.

Decorare casa con pigne e candele in cera Le decorazioni natalizie sono realizzate prevalentemente in materiale sintetico. Per ridurne il consumo, ci si può cimentare in creazioni autoprodotte utilizzando cartone, bottiglie vuote, vecchie lampadine, tappi, mollette, rotoli di carta, scampoli di tessuto e pigne. Al posto delle lucine, infine, è possibile utilizzare candele in cera d’api, naturali al 100% e atossiche. Bruciano in modo pulito, lentamente e lasciano un buon profumo in tutti gli ambienti.

Cenoni e pranzi sostenibili Il Natale si festeggia - anche - a tavola e anche in questo caso è possibile fare la differenza. Si può scegliere un pasto più sostenibile dicendo “No” a cibi esotici importati e “Sì” ad alimenti acquistati presso produttori locali, a km zero, equi e solidali. Non serve esagerare con le porzioni, per evitare di buttare gli avanzi che possono essere usati per preparare polpette, polpettoni, frittate, insalate e macedonie di frutta. Buona norma è mettere in frigo gli avanzi quando sono completamente freddi e di conservare quelli più deperibili negli scomparti inferiori; di usare contenitori di vetro o, se possibile, il sottovuoto.

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Regali È bene acquistare presso negozi locali e sostenere le piccole aziende. Ridurre allo stretto necessario gli acquisti online e cimentarsi in confezioni regalo “home made”, con involucri riciclabili, senza esagerare con la plastica. 50&Più | dicembre 2023

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REALTÀ O GRANDE SCHERMO GLI OVER50 SI PRENDONO LA SCENA Un viaggio nelle rassegne cinematografiche più importanti del mondo sancisce il primato dei senior davanti e dietro la macchina da presa Decine i premi assegnati: da Berlino a Roma, tra statuette e palme d’oro di Donatella Ottavi

È il 28 dicembre 1895 quando nel seminterrato di un caffè parigino viene proiettata la prima pellicola pubblica. Un’unica inquadratura di pochi minuti che porta la firma di Auguste e Louis Lumière, gli stessi fratelli che appena un anno prima inventano e brevettano il cinematographe, un apparecchio in grado di riprendere e proiettare le immagini su uno schermo bianco. Ha inizio così un lungo, bellissimo viaggio che ha attraversato epoche fino ad arrivare ai giorni nostri. «Oggi più che mai dobbiamo parlarci, ascoltarci e capire come vediamo il mondo. E il cinema è il mezzo migliore per farlo». Una citazione di Martin Scorsese capace di cogliere il valore sociale di questa arte affascinante quanto complessa, che ha saputo adattarsi ai tempi e ai cambiamenti storico-culturali della società, rappresentandone problemi e desideri. Grazie al lavoro di tante persone che operano davanti e dietro alla macchina da presa - dai registi agli attori, dagli scenografi ai costumisti fino ai fonici -, abbiamo oggi un patrimonio inestimabile di film, molti dei quali hanno lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva. Anche quest’anno, manifestazioni nazionali e internazionali hanno avuto l’onere e l’onore di valutare le opere in concorso, proclamando le più meritevoli. Un’occasione che ha acceso i riflettori su nomi e

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Sopra a sinistra, Nicolas Philibert, vincitore dell’Orso d’oro per il Miglior film con “On the Adamant”; a destra, Jamie Lee Curtis con il suo Oscar come Migliore attrice non protagonista in ”Everything Everywhere All at Once”

ruoli, portando alla luce un dato importante: il cinema, oggi più che mai, è senior. Dagli Stati Uniti all’Europa, dagli Oscar ai David di Donatello, ripercorriamo il 2023 per conoscere i numerosi over 50 chiamati a ritirare ambiti premi. FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI BERLINO Febbraio 2023 • Nicolas Philibert, 72 anni: premio al “Migliore film” per On the Adamant • Christian Petzold, 63 anni: premio “Grand Jury” per Afire • João Canijo, 66 anni: premio “Jury” per Bad Living • Philippe Garrel, 75 anni: premio alla “Migliore regia” per The Plough • Angela Schanelec, 61 anni: premio alla “Migliore sceneggiatura” per Music

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OSCAR Marzo 2023 • Michelle Yeoh, 61 anni: premio alla “Migliore attrice protagonista” per il film Everything Everywhere All at Once • Ke Huy Quan, 52 anni: premio al “Miglior attore non protagonista” per il film Everything Everywhere All at Once • Jamie Lee Curtis, 64 anni: premio alla “Migliore attrice non protagonista” per il film Everything Everywhere All at Once • Martin McDonagh, 53 anni: premio alla “Migliore sceneggiatura non originale” per Gli spiriti dell’isola • Peter Francis e Cathy Featherstone, 58 e 52 anni: premio alla “Migliore scenografia” per Tár • Catherine Martin, Karen Murphy e Bev Dunn - 62, 54 e 53 anni: premio ai “Migliori costumi” per Elvis

DAVID DI DONATELLO Maggio 2023 • Marco Bellocchio, 84 anni: premio alla “Migliore regia” per Esterno Notte • Roberto Andò, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso - 64, 80 e 65 anni: premio alla “Migliore sceneggiatura originale” per La Stranezza • Fabrizio Gifuni, 57 anni: premio al “Migliore attore protagonista” per Esterno notte • Angelo Barbagallo e Attilio De Razza - 65 e 60 anni: premio al “Miglior produttore” per La Stranezza • Ruben Impens, 52 anni: premio alla “Migliore fotografia” per Le otto montagne • Stefano Bollani, 51 anni: premio al “Miglior compositore” per Il pataffio • Giada Calabria e Loredana Raffi, entrambe over 60: premio alla “Mi-

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gliore scenografia” per La stranezza • Sophie Chiarello, 56 anni: premio al “Miglior documentario” per Il cerchio • Steven Spielberg, 77 anni: premio al “Miglior film internazionale” per The Fabelmans FESTIVAL DI CANNES Maggio 2023 • Jonathan Glazer, 58 anni: premio “Grand Prix” per The Zone of Interest • Tran Anh Hùng, 61 anni: premio alla “Migliore regia” per La Passion de Dodin Bouffant • Kōji Yakusho, 67 anni: premio alla “Migliore interpretazione maschile” per Perfect Days

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BIENNALE DI VENEZIA Settembre 2023 • Yorgos Lanthimos, 50 anni: “Leone d’oro” per Povere creature! • Matteo Garrone, 55 anni: “Leone d’argento per la regia” per Io capitano • Peter Sarsgaard, 52 anni: “Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile” per Io capitano FESTA DEL CINEMA DI ROMA Ottobre 2023 • Stephan Komandarev, 72 anni: “Gran premio della Giuria” per Urotcite na Blaga • Paola Cortellesi, 50 anni: “Premio del pubblico”, “Premio speciale giuria” e “Menzione speciale miglior opera prima” per C’è ancora domani • Marc Turtletaub, 77 anni: premio Ugo Tognazzi alla “Migliore commedia” per Jules • Isabella Rossellini, 72 anni: premio alla “Carriera”

In alto, a sinistra, Jonathan Glazer con il Grand Prix Award per “The Zone of Interest”; sotto, Marco Bellocchio, premiato per la Migliore regia per “Esterno Notte” In alto a destra, premio al Miglior film a Yorgos Lanthimos per “Povere creature!” sotto, Paola Cortellesi, pluripremiata per “C’è ancora domani”

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GIORNI FELICI LA PELLICOLA CHE PORTA LA SLA SUL GRANDE SCHERMO Anna Galiena e Franco Nero portano nelle sale cinematografiche una storia toccante di amore e malattia vita e morte, scritta e diretta da Simone Petralia. Nonostante siano rimasti divisi per tanto tempo la malattia di Margherita farà in modo che i due riescano a ritrovarsi

SIMONE PETRALIA

di Giulia Bianconi

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giorni felici per due persone che sono state insieme, e che poi per molti anni si sono allontanate, possono essere anche quelli che li porteranno a scrivere insieme il finale della loro vita, grazie alla forza dell’amore. Anna Galiena e Franco Nero portano nelle sale (dall’11 dicembre con Europictures, dopo la presentazione all’ultimo Festival del cinema europeo) una storia, scritta e diretta da Simone Petralia, toccante di amore e malattia, vita e morte, all’Amour di Haneke. Margherita è un’attrice di fama internazionale con alle spalle una carriera ricca di successi e riconoscimenti. Antonio, il suo ex compagno, è un regista insoddisfatto e padre del loro figlio Enea. Quando alla donna viene diagnostica una Sla fulminante, l’uomo decide di tornare nella casa dove ha vissuto con la sua famiglia per assisterla. Nonostante siano rimasti divisi per tanto tempo, la malattia di Margherita farà in

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modo che i due riescano a ritrovarsi. «Margherita è una donna che inizialmente indossa un’armatura, che dà una grande importanza a se stessa con il rischio di soverchiare gli altri, fino a quando la malattia le fa perdere tutte le sue certezze. In un primo momento cerca di ribellarsi a ciò che le sta accadendo, in maniera abbastanza inutile, e poi lo accetta, crescendo, nonostante la sua vita stia finendo», racconta Galiena. L’attrice dice di essersi abbandonata al personaggio, senza però lasciarsi spaventare dai temi importanti e delicati che affronta Giorni felici: “Quando decido di interpretare un ruolo lo faccio fino in fondo. Qui parliamo di malattia e fine vita, ma non possiamo girare lo sguardo dell’altra parte. Bisogna parlare di certi argomenti anche al cinema». Poi pensando a cosa farebbe in una situazione del genere, spiega: «Se succedesse a me onestamente non so come reagirei. Ma credo che debba essere la persona malata a

Simone Petralia nasce in provincia di Messina il 6 febbraio 1988. Esordisce come attore nello spot Bagutta “La moda è come un film” e nel videoclip “The first last kiss” del gruppo musicale Vanilla Sky. Nel 2011 ha lavorato come assistente alla regia per Pupi Avati nella serie TV Un matrimonio, trasmessa su Rai 1. Ha scritto e diretto diversi cortometraggi: da studente di cinematografia realizza L’ultimo cielo (2011), accompagnato dall’omonimo brano di Max Gazzè, Solo un bacio (20fxvgsdfgdfsrld Film Festival 2014. Quest’ultima opera ha ricevuto i premi per la migliore sceneggiatura e la migliore attrice protagonista. Nel 2015 ha realizzato il suo primo lungometraggio per il cinema, Cenere, presentato in concorso al Social World Film Festival 2016, ottenendo il premio per il miglior attore protagonista.


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Primo piano decidere come morire. Poi, naturalmente, entrano spesso in gioco le persone che hai vicino e ti amano. Io credo che la vita sia sacra come la morte, che è l’unica cosa che non conosciamo. È il luogo dal quale nessun viaggiatore è mai tornato, diceva Amleto. Facciamo in tempo a capire che cosa significhi la vita, che finisce. Ma dobbiamo accettarlo». Anche Nero interviene sul fine vita: «Posso capire la scelta di un malato di voler morire, anche se onestamente non so come mi comporterei in una situazione del genere. Sarebbe sicuramente un duro colpo. Io sono un attore, un regista, uno sceneggiatore, un produttore. Continuo a fare questo mestiere da oltre sessant’anni con grande passione. Senza di quella non potrei andare avanti. Per me sono fondamentali anche la libertà e la voglia di continuare a sognare, ciò che fa il pubblico quando va al cinema a vedere un film». C’è chi vive nel passato come Antonio, e chi nel presente e guardando al futuro come Margherita. Due personaggi distanti, che sapranno trovare un punto di contatto. «Antonio è un uomo depresso, innamorato dei ricordi e della sua vita passata con la sua ex moglie - spiega ancora Galiena - Nonostante abbiano visioni differenti, però, insieme riescono a ritrovarsi, grazie al loro amore e all’accettazione del momento che stanno vivendo in una fase così avanti della loro vita. La vera conquista per entrambi è non aver perso nel corso del tempo questo grande sentimento che li legava». E Nero aggiunge del suo personaggio, costruito più su silenzi e sguardi, che parole: «Antonio è un uomo fallito, che ha vissuto sempre tra le nuvole e non si è occupato quanto avrebbe dovuto neppure del figlio. Solo ora ha capito gli errori che ha fatto e cerca di rimediare tornando in quella casa in 50

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punta di piedi per provare a riconciliarsi con l’amore della sua vita. Il mio personaggio è un uomo che cerca una seconda possibilità e lo fa pensando alla bellezza di un sentimento come l’amore». E riguardo a questo, l’attore 82enne aggiunge: «Credo sia questo un aspetto molto bello del film, il fatto che si possa parlare di un sentimento così alto e importante anche quando si è anziani. Ho impiegato un po’ di tempo prima di dire di sì al progetto. Simone mi ha rincorso, ha avuto pazienza di aspettarmi e alla fine gli ho dato fiducia. I giovani vanno aiutati e sostenuti». Nero rivela di essersi sentito vicino al personaggio di Antonio, per ciò che sta vivendo nel suo privato con Vanessa Redgrave, dalla quale nel 1969

ha avuto il figlio Carlo Gabriel. «Mia moglie è malata. Recentemente sono stato ospite in una trasmissione della Rai, in cui lei è intervenuta con un video messaggio dicendo che la sua vita è arrivata ormai alla fine e che io merito di vivere ancora per molto racconta commosso - Io e lei ci siamo innamorati che eravamo giovanissimi. Le nostre strade si sono divise e per molto tempo abbiamo vissuto vite separate, anche con altre persone. Poi abbiamo deciso di tornare insieme. La nostra vita è stata piena di momenti bellissimi, fantastici. E tutto questo è stato possibile solo grazie all’amore che abbiamo provato e continuiamo a provare l’uno per l’altra. Se questo sentimento è vero e forte, non finisce mai».


ANNA GALIENA E FRANCO NERO FINO ALL’ULTIMO RESPIRO L’amore al tempo della SLA raccontato in Giorni felici Il film di Simone Petralia, nelle sale dall’11 dicembre, è stato presentato al 24° Festival del Cinema Europeo di Lecce Margherita (interpretata magistralmente da Anna Galiena) è un’attrice di fama internazionale, con una carriera ricca di successi e riconoscimenti alle spalle. Vive a Roma in un appartamento ricco di ricordi, spesso in compagnia della sua agente Michela (Antonella Ponziani), di alcuni amici (tra questi, Serena e Ramiro, interpretati da Maria de Medeiros e Marcello Mazzarella) e di suo figlio Enea (Marco Rossetti), musicista infelice. A breve, Margherita sarà impegnata a Los Angeles nelle riprese di un film diretto da un giovane regista americano. Improvvisamente viene colpita da problemi fisici e gli esami rivelano una grave forma di sclerosi, la SLA. Ad assisterla arriva Antonio (interpretato col suo antico “cipiglio da valoroso” da Franco Nero), il suo ex compagno, regista insoddisfatto e padre di Enea. A causa della malattia, Margherita deve rinunciare al film e si ritrova in poco tempo impossibilitata a muoversi. Antonio e Margherita, che sono stati separati per tanti anni, affrontano la realtà presente, cercando di mantenere viva la dignità e l’amore che li ha uniti. E insieme decidono di scrivere il grande finale della loro vita.

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«RACCONTO GLI ANZIANI PERCHÈ DI LORO SO TUTTO» Il regista Pupi Avati tra sentimenti e amori della terza età, alla vigilia di un nuovo lavoro cinematografico che lo porterà oltreoceano dal titolo ‘L’orto americano’. Il commento sullo stato di salute del cinema italiano di Giulia Bianconi

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upi Avati, 85 anni, sta lavorando al suo nuovo film L’orto americano, che lo porterà a girare fino negli Usa. Il cinema continua a essere per lui «una dipendenza. Sin da bambino sono stato educato al racconto. Non posso farne a meno - dice a 50&Più -. Bisognerebbe educare anche i giovani di oggi al racconto e al cinema». Avati, il film di Paola Cortellesi sta avendo un grande successo nelle sale. Qual è lo stato di salute del cinema italiano secondo lei? Sul fronte della qualità, mi sembra che i film siano più ambiziosi, dotati di un senso e anche più aperti alla ricerca e alle opportunità di far esprimere giovani autori e attori. Con gli incassi, però, non ci siamo. Fatta eccezione per il caso clamoroso di C’è ancora domani, continuano a essere molto al di sotto delle medie sulle quali potevamo contare. C’è una sorta di rifiuto della proposta italiana soprattutto da parte delle multisale. I nostri film lì non raggiungono neppure le prime dieci posizioni in classifica. E questo è molto grave, perché il cinema italiano è stato

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«Invecchiare ti porta a conoscere molto di più della vita e degli altri. Fisicamente diventi recalcitrante, ma intellettualmente io mi sento ancora più ragazzo» aiutato. Sono state realizzate molte pellicole con il tax credit e con varie forme di sovvenzione delle varie Film Commission regionali. Eppure non hanno dato quella risposta che ci si aspettava. Lo streaming quanto influisce su questa situazione? Le piattaforme hanno confuso le acque. Ci sono i film e le serie, e ci sono le pellicole di cui non si capisce il destino. Esistono film che non vanno neppure in sala e questo ha creato una disabitudine che noi abbiamo sperimentato sulla nostra pelle con questi incassi irrisori, recuperando solo dopo con i passaggi televisivi. Per me il problema più grande rimane però il rapporto con la multisala. Perché il pubblico lì va a vedere

più i blockbuster americani e questo crea una disaffezione nei confronti del nostro cinema. Ci sono sale che sono state chiuse senza che venissero aiutate e incoraggiate a rimanere aperte. Sale che propongono un cinema di qualità. Un tempo l’esercente partecipava di più all’atto creativo di un film, investiva sul progetto e ne faceva parte. Un atteggiamento che ho ritrovato nelle arene estive. Se si fa un’analisi degli incassi lì il cinema italiano è andato benissimo, cosa che non succede durante la stagione invernale. In che modo si potrebbe intervenire per cambiare le cose? Questo trend potrebbe essere rovesciato portando il cinema nelle scuole come materia di studi, in modo da

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In alto, Pupi Avati presidente di giuria a Corti di Lunga Vita (2017-2019), concorso di lungometraggi ideato e promosso da 50&Più. Sotto, il regista riceve il Premio alla Carriera 2023 dal Comune di Milano e la Societa Dante

acculturare cinematograficamente il pubblico, perché c’è un deficit sull’apprezzamento della qualità che è esplicito. Il nostro cinema per tradizione non punta su tecnologie, pomposità e grandiosità, ma sul senso del racconto, sull’emozione. Il nostro è un cinema di contenuti che i giovani non conoscono e devono conoscere. Il mio Dante è stato visto da migliaia e migliaia di ragazzi nelle scuole e ha avuto una funzione didattica non trascurabile. La voglia di continuare a fare cinema dove la trova? Io ho una dipendenza che deriva dal fatto che sono stato educato sin da bambino a raccontare. Vengo dalla cultura del racconto. C’eri, in quanto raccontavi. Da me, in campagna, non c’era il cinema. Sono cresciuto ascoltando i racconti dei mie nonni e delle mie zie, e ho ereditato questo

piacere del raccontare che è ancora in me, malgrado la mia età. Nei suoi ultimi film, Lei mi parla ancora e La quattordicesima domenica del tempo ordinario, ha parlato di sentimenti e amori della terza età. Il cinema quanto dovrebbe dare spazio a questa fase della vita? Ognuno di noi deve parlare di quel-

lo che sa e quello che conosce meglio. Io non potrei raccontare gli adolescenti, di loro non so nulla. Di una persona anziana, invece, so tutto, perché sto vivendo la terza età. Questa fase della vita conclusiva ha un suo fascino. Ha degli aspetti penalizzanti, certo. Invecchiare non è piacevole e non si augura a nessuno. Ma ti porta a conoscere molto di più della vita e degli altri, cosa avresti dovuto fare o non fare. Fisicamente diventi recalcitrante, ma intellettualmente io mi sento ancora più ragazzo, aperto a quello che potrà ancora accadermi. Mi illudo di avere chissà quale futuro. Da anziani si torna un po’ bambini, ingenui, sognatori. E questo mi permette di girare ancora film, qualcosa di molto impegnativo, come sto facendo ora. A cosa sta lavorando? A L’orto americano, una storia d’amore che diventa un thriller pieno di suspense. È tratto da un mio romanzo ambientato tra Roma, le valli di Comacchio e l’America. È nel consiglio di amministrazione del Centro Sperimentale di Cinematografia. Come sta andando con la nuova presidenza? Abbiamo trovato, attraverso un mio suggerimento, Sergio Castellitto che ha assunto questo incarico con grande serietà e passione. Ha una grande esperienza come attore e regista e conosce la materia. È un uomo equilibrato, quindi anche le polemiche che ci sono state riguardo alla sua appartenenza politica sono sfumate. Presidente e consiglio di amministrazione esprimono competenza. Il Centro Sperimentale è stata la scuola di cinema più importante del mondo per alcuni anni. Rimane oggi una scuola di grande livello, che forma giovani autori, che sono il futuro del nostro cinema. 50&Più | dicembre 2023

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Primo piano anziani venivano rappresentati, molte TRA STEREOTIPI E REALTÀ volte, come vittime o carnefici. E noLA NARRAZIONE nostante crescesse negli Anni ’20 il numero di film con attori anziani nei ruoli DELLA VECCHIAIA NEL CINEMA principali, il racconto della vecchiaia è nelle pellicole horror e thriller, in cui gli

Com’è cambiata negli anni la rappresentazione degli anziani sul grande schermo. Dai personaggi fragili e buffi fino alla narrazione moderna, più inclusiva complessa e finalmente positiva di Dario De Felicis

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el vasto universo cinematografico, il concetto di anzianità è passato attraverso epoche diverse e molto distanti tra loro. Una sorta di viaggio, affascinante e complesso, che ha visto gli attori più maturi trasformarsi da fragili vecchietti, pensati per ruoli marginali e stereotipati, a interpreti navigati che portano la loro esperienza sul set: la rappresentazione dell’anzianità nel cinema è un caleidoscopio di colori e sfaccettature. Le prime pellicole apparse sul grande schermo hanno spesso raffigurato la terza età attraverso cliché e luoghi comuni, limitando la rappresentazione

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agli aspetti negativi: crisi, solitudine, malattia e perdita. Un cinema che nelle prime produzioni ha portato avanti l’immagine delle persone anziane come individui fragili, dipendenti e privi di scopo nella vita, riflesso di un’epoca dominata dall’ageismo. D’altronde, la settima arte è sempre stata lo specchio della cultura dominante, della società e dei cambiamenti economici del periodo. Hollywood, in tal senso, si è fatta portabandiera di questa narrazione distorta. I personaggi anziani erano spesso ritratti come inetti e inadatti a vivere una vita piena e attiva; uno standard particolarmente evidente soprattutto

rimasto a lungo incentrato sul declino e sulla perdita di un posto nella società e anche su una visione ironica e buffa della terza età. Nello stesso periodo, il panorama cinematografico asiatico - seppure ancora in uno stato embrionale rispetto a quello americano - ha fornito un contrappunto interessante, dando vita a una carrellata di personaggi anziani calorosi, pazienti e saggi, sfidando così la narrazione occidentale. Negli Anni ’50 e ’60, inizia a delinearsi una svolta nella rappresentazione della terza età su pellicola. Film come Il posto delle fragole di Ingmar Bergman (1957) e Il laureato (1967) di Mike Nichols iniziano a raffigurare gli anziani come individui complessi, con gioie, dolori e speranze proprie. Con Harold e Maude di Hal Ashby (1971) il cinema osa e sperimenta addirittura la relazione amorosa tra un giovane uomo e una donna più grande di lui, eccentrica e vitale, che riporterà gioia nella sua vita. Un’evoluzione che continua e progredisce, in parallelo con il cambiamento della società. Dagli Anni ’80 in poi il cinema inizia a tingersi di tinte argento, vivo. Uno degli esempi più importanti è Sul lago dorato (1981), che valse il premio Oscar per Henry Fonda e Katharine Hepburn, che recitarono, già anziani, in questo film dai toni delicati e commoventi sui rapporti intergenerazionali tra un nonno burbero e un giovane nipote acquisito. Nel 1985 la commedia fantastica Cocoon, la storia di un gruppo di anziani che scopre una piscina aliena che li ringiovanisce, segna un altro passo importante. Molte scene fanno sorridere ma il film, a leggerlo

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Sotto a sinistra una scena del film Il Laureato. Sopra, i quattro protagonisti della commedia Marigold Hotel, tutti over 70

bene, è una forte allegoria della speranza e della possibilità di una nuova vita, anche in età avanzata. Un meraviglioso Al Pacino, nel 1992, è il protagonista ritratto con forza e determinazione - di Scent of a Woman, un film che mostra come anche le persone anziane con disabilità possano vivere una vita piena e significativa. Ma anche Goodbye Mr. Holland (1995) con Richard Dreyfuss che interpreta un insegnante di musica pieno di passione, riporta in auge una maturità piena e tutta da vivere: anche gli anziani possono fare una differenza nel mondo. Il cinema cambia di nuovo nei primi Anni 2000, quando si assiste a un notevole spostamento verso una rappresentazione più sfumata e realistica dei personaggi anziani sul grande schermo. Un cambiamento che può essere attribuito a una serie di fattori, tra cui i cambiamenti demografici (un generalizzato invecchiamento della popolazione), la maggiore consapevolezza dell’ageismo e la richiesta di una narrazione più inclusiva e diversificata. Fi-

nalmente anche sul grande schermo, come nella vita, gli anziani possono ancora provare sentimenti e ridere delle loro disavventure amorose. La commedia britannica Marigold Hotel (2011) porta in India il quartetto di attori senior composto da Judi Dench, Bill Nighy, Tom Wilkinson e Maggie Smith per far vivere ai loro personaggi l’ebbrezza di un ultimo viaggio, che però si trasformerà presto nella prospettiva di una nuova vita. Nel 2012, il drammatico Amour diretto da Michael Haneke propone una riflessione ancora diversa, in qualche modo più approfondita e intima sull’amore, la vecchiaia, la malattia e la morte. Il film si pone subito come nuovo riferimento nel trattare temi così delicati, tanto da valergli la Palma d’oro al Festival di Cannes e l’Oscar come Miglior film straniero. La lunga evoluzione del cinema verso un’immagine più reale dell’anziano passa necessariamente per Gran Torino, film del 2008 diretto e interpretato da Clint Eastwood, che racconta

la storia del veterano Walt Kowalski, inizialmente arrabbiato e insofferente, che imparerà man mano a conoscere il significato di perdono e amicizia verso il prossimo. La complessità della malattia è ben rappresentata sia da The Father (2020) con Anthony Hopkins, un ritratto struggente e concreto sulla demenza, che da Farewell - Una bugia buona (2019) in cui una giovane donna viaggia in Cina per salutare la nonna malata in quella che è, a tutti gli effetti, una vivida fotografia della rappresentazione orientale della morte di un anziano. In tempi più recenti è Pupi Avati a mostrare una nuova sensibilità - come in molte altre sue opere - verso i personaggi anziani, le loro storie, le loro emozioni. Con La quattordicesima domenica del tempo ordinario (2023) il tema della vecchiaia, insieme a quello della nostalgia e della solitudine, è dipinto in maniera delicata e soprattutto profonda, quasi a voler esplorare la fonte di questi sentimenti. Naturalmente, il grande schermo è composto da una costellazione ben più fitta di esempi di come sia cambiato il modo di portare la vecchiaia su celluloide. L’industria cinematografica ha abbracciato questa nuova rappresentazione del mondo silver riconoscendone da subito il potenziale economico, producendo di conseguenza molti più film che parlano a tutte le età e affrontano le sfide e le opportunità della vecchiaia. Per questo, grandi attori, prima imprigionati nei medesimi ruoli interpretati per tutta la vita, da senior hanno dovuto reinventarsi. Come è accaduto a Robert De Niro ne Lo stagista inaspettato (2015), film in cui dà vita a un pensionato settantenne che diventa apprendista in una startup di moda online gestita da una giovane imprenditrice. Dalla cresta di De Niro in Taxi Driver ai rapporti tra generazioni, è un cinema che cambia. Decisamente. 50&Più | dicembre 2023

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Primo piano

«ECCO PERCHÉ GLI OVER 50 SI PRENDONO LA SCENA» Il mondo della settima arte si arricchisce di senior davanti e dietro la macchina la presa Il commento di Flavio De Bernardinis del Centro Sperimentale di Cinematografia di Valerio Maria Urru

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teven Spielberg, Clint Eastwood, Meryl Streep, Anthony Hopkins, Martin Scorsese, Robert Redford. Di registi e attori che non ci pensano proprio a ritirarsi dal mondo del cinema la lista potrebbe essere ancora più lunga. Una tendenza destinata a crescere con l’aumento della vita media. Quando a marzo 2023, a 61 anni, Michelle Yeoh ha ricevuto un Oscar come miglior attrice protagonista nel film Everything Everywhere All at Once, ha dichiarato: «Donne, non permettete a nessuno di dirvi che avete passato l’età migliore». Partendo dalle sue parole abbiamo chiesto

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a Flavio De Bernardinis - docente di Storia del cinema presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma nonché volto degli appuntamenti a tema di “Zoom-I Webinar di Spazio50” - cosa sta accadendo nel mondo della settima arte. Le parole della Yeoh raccontano il nostro tempo: nel cinema sono sempre di più gli attori e i professionisti over che ricevono premi o ricoprono ruoli importanti. Perché? È un riflesso di ciò che accade nella società di oggi, al di fuori del cinema. Ormai sotto gli 80 anni si

è giovani. L’età migliore, quella della gioventù, non corrisponde più totalmente all’età biologica. La gioventù si è trasformata in una condizione dello spirito, una situazione culturale che si riflette anche sul corpo. Anche se ci sono sempre più strumenti per sfuggire ai condizionamenti dell’età, nella società di oggi la condizione dello spirito è quella che conta. Anche rispetto al fisico. È la spiritualità di un mondo che cerca giustamente di sottrarsi ad un materialismo che incombe ovunque. Il culto del successo, ad esempio, nelle parole della Yeoh non viene tanto affiancato alla ricchezza quanto alla consapevolezza. E la consapevolezza di sé è un valore della maturità, dell’esperienza, del tempo che passa ma non consuma. È una ricchezza che costruisce, edifica, produce. Possiamo parlare di un “primato” over 50, allora, in questo settore? Direi di sì, basti pensare a De Niro, Al Pacino, Favino. Questo stesso primato over 50 è applicabile anche al fenomeno, diffuso specialmente qui in Italia, di tutti quegli attori che hanno intrapreso la carriera da registi dopo aver maturato abilità davanti la macchina da presa. Penso a Margherita Buy, ma anche ad Antonio Albanese. Se ne potrebbero citare altri. Come dicevo prima è la dimostrazione di un tempo che non consuma, ma che produce esperienza. In quel tempo trascorso infatti non si sono limitati a fare gli attori, non si sono consumati in un’unica attività. Hanno finito con il costruirsi. Il cinema d’azione ha visto attori molto sopra gli “anta” con ruoli da protagonisti. John Malkowich, Denzel Washington, Harrison Ford Pensiamo anche a tutto il cast

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della serie I mercenari - The Expendables con Sylvester Stallone. Potremmo citare anche quella. Credo che tutto derivi dal fatto che il cinema non ha mai dimenticato la sua vera natura, che è quella del rapporto con il corpo. Dive del passato come Greta Garbo e Marlene Dietrich escludevano un po’ questo aspetto dall’immaginario poiché erano soprattutto un volto. Con Marilyn Monroe, Brigitte Bardot, Jean Moreau è arrivato il film del corpo. Sono state loro a rilanciare la questione del suo rapporto con la macchina da presa, presupposto su cui si fonda il cinema moderno. Nel fenomeno degli attori ormai over 50 che oggi esibiscono prestazioni e performance di tipo fisico, si riproduce questa relazione privilegiata con il corpo stesso. Ma è solo merito della magia del cinema o anche gli effetti speciali hanno un peso? Nonostante il trionfo del digitale, devo dire che in The Irishman di Martin Scorsese - e in parte nel più recente Indiana Jones e il quadrante del destino di James Mangold - la tecnologia utilizzata per ringiovanire i protagonisti (Robert De Niro, Joe Pesci e Al Pacino, nel primo film, Harrison Ford, nel secondo, ndr) ha prodotto un parziale fallimento. Si coglieva benissimo una certa asimmetria, con volti ringiovaniti su corpi che tradivano invece movimenti di un’altra età. Ma questo si spiega sempre con quanto detto prima: il cinema ha un rapporto as-

soluto e privilegiato con il corpo. Assodato che c’è un prevalere di una fascia anagrafica, ci sono vantaggi - e svantaggi - in un ricambio generazionale che sembra procedere a rilento nel cinema? In realtà, a mio parere il ricambio c’è. Forse è meno evidente. Penso ad un attore molto giovane ma bravo come Timothée Hal Chalamet, lanciato da Luca Guadagnino. Non penso poi che ci siano vantaggi e svantaggi. Il cinema si autoalimenta in maniera, tutto sommato, sempre equilibrata. È vero che questa è una società molto focalizzata sugli over 50 e quindi il cinema co-

glie questo elemento dell’immaginario collettivo. E l’immaginario, in questo momento, predilige gli over 50 proprio perché è la società stessa che si concentra dal punto di vista dei desideri e dei bisogni su questa fascia di età. Il prossimo anno ci sarà una nuova edizione di Corti di Lunga Vita, festival di cortometraggi organizzato dall’Associazione 50&Più. Lei è stato membro di giuria. Cosa raccontano le opere in concorso? Le opere in concorso narrano la Lunga Vita a volte con ironia, a volte con un pizzico di preoccupazione, sovente accettandone in pieno le risorse che ormai essa comporta, ossia l’affetto dei propri cari, ma anche la possibilità di mettere finalmente a frutto tutto il tempo libero disponibile. Una stagione quindi di creatività sbrigliata, di attenzione a ciò che in precedenza poteva sfuggire, di partecipazione alle cure e gli affanni degli altri. Le piccole grandi angosce vengono in fondo assorbite da uno sguardo che si riferisce certamente a un passato di cui fare tesoro, ma anche a un futuro che è tutto ancora da scoprire. Lo strumento del cinema, attraverso le immagini tratte anche dalla dimensione del sogno, o della fantasia a occhi aperti, si rivela perciò fra i più adatti a esprimere simili impulsi e sentimenti. 50&Più | dicembre 2023

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Società

LA POVERTÀ NON HA ETÀ ECCO COME COMBATTERLA Secondo l’Istat, in Italia ci sono oltre 5,5 milioni di poveri assoluti. Quasi 1,3 milioni sono minori «Gli anziani di domani saranno i nuovi poveri se non metteremo in campo misure strutturali» Intervista al portavoce di Alleanza contro la povertà, Antonio Russo di Chiara Ludovisi

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iù di 5 milioni e mezzo di persone in Italia vivono in povertà assoluta, non sono in grado di assicurarsi beni e servizi essenziali per una vita dignitosa: è quanto rivela l’ultima fotografia scattata dall’Istat, che a ottobre scorso ha pubblicato il Rapporto sulla povertà in Italia. I dati riguardano il 2022 e mettono in evidenza un lieve incremento rispetto al 2021. Impressiona di più, però, il

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raffronto con i dati del 2008: all’epoca, sempre secondo l’Istat, il fenomeno riguardava 2,8 milioni di persone. Questo significa che, in 15 anni, il numero dei poveri in Italia è più che raddoppiato. Alleanza contro la povertà (www.alleanzacontrolapoverta.it), che raggruppa 35 organizzazioni e che proprio in questi giorni celebra il suo decennale, ha lanciato più volte l’allarme, invocando misure strutturali

ed efficaci per contenere l’impoverimento del Paese. «Siamo molto preoccupati - afferma il portavoce Antonio Russo -. Da un lato, la crisi economica e l’inflazione, dovuta al periodo post-pandemico e alle nuove drammatiche guerre; dall’altro, l’eliminazione del Reddito di cittadinanza: tutto questo ci fa temere che i numeri del prossimo Rapporto Istat saranno ben più drammatici di quelli ultimamente presentati». Ma chi sono, oggi, i poveri in Italia? Se leggiamo i dati Istat, sono innanzitutto i giovani: i minori in povertà sono circa 1,3 milioni e rappresentano per noi una grande preoccupazione per il futuro di questo Paese. Ci sono poi molti immigrati, anche cosiddetti “nuovi italiani”. E poi ci sono le famiglie numerose: oggi, nel

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nostro Paese, programmare di mettere al mondo più di un figlio è molto problematico. Voglio poi sottolineare che neanche il lavoro salva dalla povertà: l’Istat conta infatti circa 3 milioni di cosiddetti ‘working poor’, cioè persone che, pur lavorando, non riescono ad avere una vita dignitosa. Gli anziani, quindi, sono maggiormente al riparo dalla povertà? Apparentemente sì: sempre in base ai dati Istat, gli anziani sono stati investiti in minor misura da questa anomala ondata di ritorno della povertà. Attenzione però, perché in Italia abbiamo un grande problema con la non autosufficienza, che riguarda direttamente circa 3 milioni di persone, ma ne coinvolge oltre 10mila, se consideriamo i familiari e soprattutto i caregiver. Sembrava finalmente aver raggiunto il traguardo quella riforma della non autosufficienza che attendevamo da 30 anni, la quale invece si è bloccata, perché non sono state stanziate risorse. Questo mi preoccupa molto. E

poi c’è un altro aspetto che mi preoccupa: gli anziani di oggi hanno accesso a un sistema pensionistico e di sicurezze sociali che garantisce loro una vita dignitosa: ma cosa accadrà quando saranno anziani quei giovani che oggi vivono in povertà assoluta? Insomma, se oggi il dato sulla povertà degli anziani non ci allarma, deve allarmarci molto, invece, la povertà degli anziani di domani. È quindi necessario che pensiamo, da subito, al welfare del futuro. Il governo Meloni ha eliminato il Reddito di cittadinanza, sostituendolo con nuove misure che entreranno in vigore a gennaio. Quali sono le vostre previsioni e le vostre preoccupazioni? Il Reddito di cittadinanza non era perfetto, ma non possiamo dimenticare che ha salvato dalla povertà circa un milione di persone. Prevediamo, non solo noi ma anche l’Ufficio parlamentare di Bilancio, che questo milione di persone diventi, domani, un milione di nuovi poveri. In generale, poi, ci preoccupa che di fronte a una questione strutturale, com’è la povertà, non ci siano politiche altrettanto strutturali, visto che in 10 anni si sono avvicendate ben cinque misure di contrasto: il Reddito minimo d’inserimento, il Sostegno per l’inclusione attiva, il Reddito d’inclusione, il Reddito di cittadinanza e, da ultimo, il doppio strumento dell’Assegno d’inclusione e il Sostegno formazione e lavoro, introdotto dalla Legge 85/2023. Possiamo dire che la politica, sul tema della povertà non trova pace, condizionata da posizioni ideologiche che, invece, dovrebbero essere lasciate fuori di fronte a questa che è una vera e propria emergenza sociale. E poi c’è un problema culturale: ci preoccupa il ritorno di una paura e un disprezzo verso i poveri che vorremmo esserci lasciati alle spal-

Antonio Russo, portavoce di Alleanza contro la povertà

le. Invece i poveri stanno tornando a essere “fastidiosi” e, per molti, colpevoli della propria condizione. Non mi stancherò mai di ripeterlo: la povertà non è una colpa. Quali sono due o tre azioni da mettere subito in campo per contrastare la povertà? A livello nazionale, serve un piano straordinario che travalichi le legislature e collochi finalmente il tema delle povertà al centro del dibattito politico. Al tempo stesso, è urgente una riforma del sistema di protezione sociale territoriale, che sia capace di prendere in carico le povertà laddove le persone vivono e nei contesti a cui si rivolgono, a partire dai comuni e dai servizi. In generale, a livello politico, è indispensabile che le misure di contrasto alla povertà tornino a essere universali e non categoriali, come quelle appena introdotte: la povertà non si può dividere in categorie, non ha età, non ha colore né nazionalità. Chi è povero deve essere sostenuto e aiutato a rialzarsi, a prescindere dalla propria condizione anagrafica, geografica, sociale, sanitaria. Bisogna quindi ripristinare il principio dell’universalismo selettivo nelle politiche di contrasto, così come l’Alleanza chiede nel ‘Position paper’ recentemente pubblicato e diffuso. La lotta contro la povertà deve iniziare da qui e deve iniziare ora. Non c’è tempo da perdere. 50&Più | dicembre 2023

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Curiosità

PASTA, CHE PASSIONE! GLI ITALIANI PRIMI AL MONDO PER CONSUMO

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l pesto, in bianco, con pomodoro e basilico. Con il tonno, il ragù, la panna. All’uovo o secca. Comunque si condisca, la pasta è l’alimento preferito degli italiani, che ne consumano 23 kg all’anno, qualificandosi primi consumatori nel mondo. A dirlo è l’indagine di Coldiretti in collaborazione con Ixè, istituto di ricerca. Seguono la Tunisia - 17 kg pro capite -, il Venezuela - 12 kg - e la Grecia - 11,4 kg -. L’interesse internazionale per la pasta è confermato anche dall’aumento delle esportazioni: nel 2023 sono cresciute del 6%, rileva Coldiretti analizzando i dati Istat nei primi sette mesi dell’anno. Il prodotto più amato dello stivale è preparato con due soli ingredienti: farina di grano duro e acqua. In alcune preparazioni le uova sostituiscono l’acqua. Oggi si può contare su una vasta scelta di pasta: ci sono più di 300 formati diversi. Simbolo della tradizione culinaria italiana, piace soprattutto per il gusto, la consistenza e la semplicità, sinonimo di qualità. 60

Con oltre 300 formati rappresenta uno dei pilastri della nostra tradizione culinaria Cresce l’attenzione anche verso le farine derivanti da antichi grani storici di Giulia Zaccardelli La semplicità della pasta la rende estremamente versatile per ogni uso e ricetta. Ogni regione italiana ne ha una o più di tipiche: in Emilia ci sono i tortelli in brodo, mentre in Toscana i pici con sugo di selvaggina. Nei piatti marchigiani non mancheranno i vincisgrassi e in quelli molisani i cavatelli. Gli spaghetti alla chitarra, conditi con sugo di polpette, sono tipici abruzzesi mentre le orecchiette con le cime di rapa sono pugliesi. In Sicilia ci sono gli anelletti per i timballi e in Sardegna la fregola, ottima con il pesce o con le zuppe di legumi. Senza dimenticare alcuni grandi classici della tradizione: lasagna, carbonara e pasta al pomodoro. La tradizione passa anche attraverso la

realizzazione a mano: quasi una famiglia su tre si dedica a impastare la sfoglia con l’uovo e a stenderla con il mattarello. Un’attività apprezzata dal 35% dei ragazzi tra i 18 e i 34 anni e diffusa soprattutto al Nord-Est, dove è praticata dal 38% degli italiani. Al Sud la percentuale di persone che si dedica a fare la pasta in casa scende al 35% e nelle Isole è solo il 20%. Cresce inoltre l’attenzione alle farine e si scelgono quelle derivanti da antichi grani storici, coltivati e lavorati in Italia. Il 40% della pasta acquistata è 100% made in Italy. Parallelamente a questa tendenza, negli ultimi anni si stanno innovando le materie prime: oltre a quella di grano duro, sono in commercio anche paste a base di farine di legumi o biologiche, farine integrali e senza glutine, per soddisfare tutte le esigenze, da quelle di salute a quelle del palato. In Italia quindi non si riesce a fare a meno della pasta, proprio come Alberto Sordi in Un italiano a Roma che, davanti ad un piatto di pasta esclama «Maccarone! M’hai provocato e io te distruggo! Io me te magno!».

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Un nuovo Anno di Felicità


Tecnologia

NEL 2024 LE CONSEGNE ARRIVANO DAL CIELO AMAZON USERÀ I DRONI

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are acquisti online è dilevare ed evitare gli ostacoli lungo Italia e Regno Unito i primi ventato ancora più faciil percorso, oltre che di un sistema Paesi interessati dalla novità le e veloce, e ancora una di sicurezza che impedirà loro di volta ad aprire la strada cadere o essere rubati. Il colosso americano dovrà ad un nuovo modello di e-comAmazon è convinta che queste fare i conti con gli elevati merce ci ha pensato Amazon. consegne siano una porta apercosti di gestione Il più grande sito di acquisti onlita verso il futuro. I droni, infatti, ne al mondo ha annunciato - lo possono volare a velocità spese la sicurezza scorso ottobre a Seattle, durante so superiori a quelle dei veicodi Dario De Felicis l’evento ‘Delivering the future’li a terra, smistando i pacchi in che entro la fine del 2024 inizierà modo più efficiente poiché non a effettuare consegne con i droni in Italia e nel Regno soggetti al traffico o ad altre condizioni stradali. Questi Unito, unici Paesi in Europa ad offrire questa possibi- piccoli velivoli senza pilota sono elettrici, non emettolità. Il servizio si chiamerà Prime Air, sarà inizialmente no gas di scarico e sono, di fatto, un mezzo di trasporto gratuito e utilizzerà un drone modello Mk30, in grado più sostenibile rispetto ai veicoli a terra. Esistono alcune di trasportare pacchi fino a 2,26 kg, più o meno grandi criticità, tuttavia, che hanno un peso specifico notevole. come una scatola di scarpe. Le consegne “volanti” saran- Innanzitutto, i costi di gestione saranno - almeno inizialno inizialmente disponibili solo in aree selezionate delle mente - molto più alti di quelli delle consegne tradiziodue Nazioni e i clienti che sceglieranno questo servizio nali, senza contare il problema più grande: piccoli mezzi dovranno necessariamente essere dotati di un giardino elettrici autonomi che volano sopra le aree urbane possono o uno spazio aperto davanti la propria abitazione per rappresentare un reale pericolo per la sicurezza. permettere l’atterraggio del velivolo. Tempo di consegna Per questo Amazon sta lavorando insieme all’Enac (l’Ente previsto? 60 minuti o meno, anche se è plausibile che il Nazionale per l’Aviazione Civile) per ottenere le autoriztempo sia più lungo a seconda di una serie di fattori, tra zazioni utili a operare nel nostro Paese. La rigida regolacui la distanza tra il sito logistico e la destinazione, le mentazione italiana - che non vuole lasciare nulla al caso condizioni meteorologiche e la disponibilità dei droni. - è in linea con le norme stabilite dall’Agenzia europea per Gli Mk30 di Amazon saranno dotati di un sistema di na- la sicurezza aerea (EASA) che già nel 2022 aveva pubblivigazione altamente avanzato. cato un regolamento sulla disciplina di volo dei droni a Quattro motori ad elica per un apertura alare di quasi 1,5 livello europeo. L’Italia farà da apripista europeo ad una metri permetteranno di raggiungere una velocità massima tecnologia che ha un potenziale rivoluzionario. È ancora di 50 km/h dopo un decollo in verticale. Inoltre i droni presto, però, per dire se le consegne in volo diventeranno saranno dotati della tecnologia “sense-and-avoid”, per ri- la norma nel settore della logistica.

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MILANO, PIACENZA E FOGGIA DOVE IL BURRACO DIVENTA SOLIDALE Il ricavato dei tornei viene devoluto in beneficenza per sostenere famiglie fragili, parrocchie, associazioni e centri di medicina. Dall’ascolto delle esigenze all’aiuto concreto, le iniziative di 50&Più a cura di Redazione Il torneo di burraco diventa solidale nelle città di Milano, Piacenza e Foggia. Da mesi, le associazioni provinciali 50&Più promuovono iniziative di beneficenza con l’obiettivo di devolvere il ricavato ad associazioni, parrocchie e centri medici per sostenere le fragilità. «Abbiamo raccolto una somma superiore alle nostre aspettative che abbiamo devoluto al Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli, storica istituzione milanese», ha spiegato Dario Bossi, vicepresidente di 50&Più Milano. L’evento, organizzato dalla consigliera Donatella Galli, ha visto la partecipazione di

oltre duecento persone, impegnate su 52 tavoli. L’appuntamento si è svolto nella splendida cornice di Palazzo Bovara, sede del Circolo del Commercio di Milano. «Un’occasione importante per fare beneficenza e dare risalto alla nostra associazione», ha concluso Bossi. A promuovere il torneo di burraco solidale anche 50&Più Piacenza, per un evento fissato in calendario a metà dicembre. «Il ricavato delle donazioni verrà dato in beneficenza alla LILT - Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori - perché siamo profondamente convinti dell’importanza della preven-

zione», ha spiegato Franco Bonini, presidente 50&Più Piacenza e vicepresidente nazionale. «Occasioni come questa ci consentono di supportare gli altri e di diventare sempre più comunità - ha continuato Bonini -, gli iscritti al torneo di burraco diventeranno anche soci 50&Più». È diventato una consuetudine, il torneo di burraco, nella città di Foggia: qui ogni mese, la presidente di 50&Più Foggia, Annamaria La Notte, organizza l’evento con il supporto di soci e volontari. «Ascoltiamo le esigenze delle parrocchie, grazie alla presenza dei nostri volontari, e acquistiamo card in vari supermercati della città che poi doniamo alle chiese, utili all’acquisto dei beni alimentari da destinare a famiglie fragili anche in collaborazione con la Croce Rossa Italiana e la Caritas», ha detto la presidente. «Crediamo che il volontariato sia uno strumento importante per sostenere la città e noi facciamo la nostra parte», ha concluso, a margine di uno degli ultimi appuntamenti dell’anno che ha visto la partecipazione di cento persone.

A sinistra, il torneo di burraco a Milano; a destra, l’iniziativa a Foggia 66

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Salute

SPONDILOARTRITE LE CAUSE E LE POSSIBILI CURE Lombalgia notturna, rigidità motoria al risveglio infiammazione del colon e irritazione oculare sono i sintomi tipici delle spondiloartriti di Alessandro Mascia

I

nomi che la identificano sono molti: pelvispondilite anchilopoietica, spondiloartrite o anche morbo di Bechterew. L’acronimo è SPA ed è una forma di artrite di origine autoimmune e genetica. Fa parte del gruppo delle malattie reumatiche definite “spondiloartriti sieronegative”. Questa denominazione è dovuta al fatto che nelle analisi del sangue il “fattore reu-

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matoide” non risulta positivo, cosa invece comune per le altre patologie reumatiche. Alla base è presente una predisposizione genetica legata alla presenza di almeno due antigeni (HLA-B27 e HLA-B60) che devono però essere “attivati” da fattori ambientali come la contaminazione da batteri tipo Streptococco, Stafilococco, oppure la Klebsiella. L’HLA-B27 è presente nel 90% dei pazienti e sem-

brerebbe il principale responsabile della alterata risposta immunitaria a carico delle articolazioni. Il sistema immunitario riconosce come estranei i tessuti del suo stesso organismo e produce anticorpi che li attaccano. La forma più comune è quella “primaria”, ma la spondiloartrite può anche essere “secondaria” ad altre patologie già presenti come la psoriasi, alcune artriti reattive, ma anche malattie intestinali (come il Morbo di Crohn o rettocolite ulcerosa) ed infiammazione e secchezza degli occhi. Caratteristica di queste artriti è la curva dorsale particolarmente accentuata (ipercifosi) e la tendenza sempre maggiore a camminare

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con il busto particolarmente flesso in avanti. L’infiammazione, se non diagnosticata e curata all’esordio, determina un processo di fibrosi e cicatrizzazione dei tessuti tendinei e legamentosi all’interno delle articolazioni. Si inizia così a sviluppare una progressiva e ingravescente rigidità articolare associata a calcificazioni che nel tempo portano all’impossibilità di movimento (anchilosi) delle articolazioni. Spesso l’esordio è tra i 15 ed i 40 anni ed è una patologia che non risparmia nessuna articolazione. Esistono una forma assiale che colpisce la colonna vertebrale e le articolazioni dell’osso sacro con il bacino, e una forma periferica che coinvolge le articolazioni dei quattro arti. Per le malattie reumatiche è fondamentale una diagnosi precoce per poter arginare la progressione e gli effetti. Uno dei primi campanelli di allarme, soprattutto nei soggetti giovani, è la lombalgia notturna. Questo “anomalo” mal di schiena si accompagna alla rigidità al risveglio e al dolore che normalmente tende a diminuire con il movimento. Sintomi associati possono essere anche la fascite plantare e/o la tendinite dei tendini di Achille. Nelle forme più avanzate il paziente spesso lamenta anche dolori che non dipendono direttamente dall’infiammazione articolare, ma sono la conseguenza degli effetti della malattia sulle articolazioni e sulle emergenze delle radici nervose (come nel caso della compressione dei nervi dovuta alla calcificazione dei legamenti della colonna vertebrale con il restringimento dello spazio in cui passano). La cura farmacologica deve essere impostata in ogni fase dal reumatologo che seguirà il paziente con una équipe terapeutica della quale fa parte anche il fisioterapista. La ria-

LA RICERCA È SEMPRE ALLA BASE DELLA QUALITÀ ED EFFICACIA DELLE CURE La ricerca clinica in reumatologia sta facendo passi da gigante grazie a molti studi scientifici condotti anche dai ricercatori italiani. A breve saranno disponibili nuove terapie mirate che, grazie a innovativi meccanismi d’azione, saranno in grado di contrastare in modo sempre più efficace le forme più gravi di artrite. Sono cure di nuova generazione rappresentate dai “farmaci biologici” e dai farmaci “biosimilari”.

bilitazione prevede nella prima fase, quando l’infiammazione articolare è acuta, l’applicazione di ghiaccio anche 3-5 volte al giorno. Dopodiché è, invece, utile il calore

perché favorisce la vascolarizzazione (e di conseguenza l’eliminazione delle tossine), migliora la mobilità e fluidità del movimento. Si devono mobilizzare tutte le articolazioni, liberare tutte le tensioni fasciali e connettivali e allentare le tensioni muscolari. È utile camminare tutti i giorni e, appena possibile, si può introdurre la pratica di attività motorie di ginnastica generale a corpo libero (come ad esempio la rieducazione posturale, lo yoga, il Thai Chi). Purtroppo l’evoluzione della malattia porta all’aumento progressivo della rigidità della colonna vertebrale, del bacino e di tutte le articolazioni. Sono anche consigliate applicazioni di laserterapia, tecarterapia, correnti antalgiche capaci di attenuare la sintomatologia e diminuire l’infiammazione locale.

QUALCHE STATISTICA Le artriti sieronegative hanno una prevalenza che si aggira intorno al 2% della popolazione per i Paesi del Nord Europa, Stati Uniti e Canada, mentre affligge mediamente l’1% della popolazione di origine caucasica. Colpisce gli uomini con un rapporto di 3 a 1 sulle donne. Dati di un paio di anni fa mostrano che in Europa si spendono ogni anno 200 miliardi per i pazienti affetti da patologie reumatiche e di questi sono 4 i miliardi messi a disposizione del Sistema Sanitario Nazionale italiano per la cura di queste patologie. Per la gran parte delle malattie reumatiche è possibile chiedere lo stato di invalidità e la Legge 104, ma purtroppo non vengono ancora riconosciute patologie estremamente debilitanti (come, ad esempio, la sindrome fibromialgica). 50&Più | dicembre 2023

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Salute

HELICOBACTER PYLORI BATTERIO SILENTE

In Italia colpisce circa un terzo della popolazione adulta e rappresenta la principale causa di infezioni allo stomaco Oltre a provocare gastriti e ulcere a lungo termine potrebbe favorire lo sviluppo di tumori

C’

è un ospite poco gradito ma piuttosto diffuso che può interferire con la salute del nostro apparato digerente. Si tratta di un batterio chiamato Helicobacter pylori, che si ritiene arrivi ad infettare circa un terzo della popolazione adulta in Italia, in molti casi senza dare segno di sé, in altri provocando malattie come gastriti, ulcere e anche tumori dello stomaco. Può essere trattato con efficacia e può essere eradicato. Ecco che cosa è importante sapere. Che cos’è l’Helicobacter pylori? Si tratta di un microrganismo particolare, poiché vive in condizioni di estrema acidità. Per questa ragione lo stomaco dell’uomo rappresenta un habitat ideale. Non viene danneggiato dai succhi gastrici e si sottrae alle difese immunitarie dell’organismo annidandosi nella mucosa gastrica, danneggiandola con il tempo. Si trasmette da una persona all’altra, probabilmente per via orale e oro-fecale (sempre fondamentale l’igiene delle mani!) mentre non è ancora chiara la possibilità di infettarsi con acqua o alimenti contaminati. Si ritiene che nella gran parte dei casi l’infezione venga contratta nell’infanzia.

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Come si manifesta? Nella maggior parte delle persone infettate (fino all’80-85%) la presenza dell’Helicobacter pylori non causa sintomi rilevanti. In alcuni casi la mucosa gastrica inizia a risentire della presenza del batterio (sono più esposti i fumatori, i consumatori di alcolici, chi utilizza antinfiammatori non steroidei o FANS). Ed è in questo momento che compaiono i sintomi come forma di bruciore e dolore addominale, reflusso gastrico, nausea e vomito, difficoltà digestive. Se c’è un’ulcera che sanguina si può manifestare anemia. I rischi nel tempo Il microrganismo nel breve termine può portare allo sviluppo di ulcere gastriche o duodenali; oggi si ritiene che proprio all’infezione siano dovuti il 90% delle ulcere duodenali e l’80% di quelle gastriche. Sul lungo termine invece può favorire lo sviluppo del tumore allo stomaco, poiché libera una sostanza che genera uno stato di infiammazione cronica, che nel tempo può portare alla malattia. I tumori dello stomaco Secondo il Codice Europeo Contro il Cancro, la gran parte dei tumori

gastrici è causata dal batterio. Nel tempo la frequenza dell’infezione in Europa è andata riducendosi, così come i casi di cancro dello stomaco, ma restano ancora diffusi in Europa dell’Est e in alcune regioni dei paesi mediterranei come Spagna, Portogallo e Italia. Per questi motivi è bene accertare la presenza dell’Helicobacter pylori e, se presente, eradicarlo con una terapia apposita. Secondo i dati più recenti, infatti, eliminare il batterio dal tratto digerente riduce di oltre il 40% il rischio di tumore gastrico nel lungo termine. Al lavoro per test e screening Al momento non sono previsti screening di popolazione per rilevare la presenza dell’Helicobacter pylori in

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a cura di Fondazione Umberto Veronesi

delle feci, o dal prelievo di campioni di mucosa tramite esame endoscopico. Se gli esami sono positivi, si procede alla terapia eradicante. La terapia Per rimuovere l’Helicobacter pylori si utilizzano antibiotici di vario tipo (amoxicillina, metronidazolo, tetracicline o claritromicina) per una o due settimane, con ottime probabilità di successo. Il medico potrà poi prescrivere dei farmaci come antiacidi e gastroprotettori per alleviare i sintomi. NON SOLO HELICOBACTER Attenzione a pensare che l’Helicobacter sia il solo fattore di rischio per lo sviluppo del tumore dello stomaco. Questo tumore può essere favorito anche dal forte consumo di cibi conservati e ricchi di nitrati (presenti naturalmente in molte verdure a foglia, ma aggiunti per la conservazione di carne, pesce e formaggi), da un’alimentazione povera di frutta e verdura, dal consumo di alcol, dal fumo e dall’obesità.

persone non sintomatiche. Con le recenti raccomandazioni sugli screening, l’Unione europea ha invitato gli Stati membri a studiare e considerare nuove strategie di test e di screening laddove l’incidenza e la mortalità per i tumori dello stomaco sono più elevate.

La resistenza agli antibiotici E se gli antibiotici non funzionano nell’eradicazione dell’Helicobacter pylori? Anche per questo tipo di infezione, infatti, si rileva il preoccupante aumento dei casi di antibioticoresistenza, che purtroppo fanno registrare un primato europeo al nostro Paese. Secondo un’indagine del 2020 infatti, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno, oltre un terzo dei ceppi di Helicobacter isolati nei pazienti non rispondeva alla claritromicina, uno degli antibiotici più impiegati nella terapia. Per questo motivo i curanti hanno a disposizione diversi schemi terapeutici, con differenti antibiotici in combinazione.

UN PO’ DI STORIA Nella seconda metà del ’900, la medicina ha rivoluzionato la conoscenza e la cura delle malattie del secolo: le ulcere e le gastriti. 1980: si inizia a pensare ad un’origine infettiva dell’ulcera. 1982: Robin Warren e Barry Marshall, medici australiani, isolano per la prima volta l’Helicobacter pylori. All’inizio, in pochi li considerano. 1994: negli USA il National Institute of Health dichiara che c’è un’associazione fra l’ulcera gastroduodenale e l’infezione da Helicobacter; l’International Agency for Research on Cancer (IARC) inserisce l’Helicobacter pylori tra i fattori di rischio per il tumore allo stomaco. 1996: approvato negli USA il primo trattamento antibiotico specifico per l’Helicobacter pylori. 2005: Robin Warren e Barry Marshall ricevono il premio Nobel per la Medicina.

La diagnosi Al giorno d’oggi il test più utilizzato per rilevare un’infezione da Helicobacter pylori è un esame non invasivo basato sul respiro, l’Urea Breath Test. Il batterio può anche essere segnalato da un esame del sangue, delle urine o 50&Più | dicembre 2023

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Tecnologia e dintorni CURIOSITÀ

a cura di Valerio Maria Urru

Il termine Intelligenza Artificiale fu usato la prima volta nel 1956 da John McCarthy, informatico e scienziato cognitivo americano in una conferenza al Dartmouth College. Nasceva così un nuovo campo di studi

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IL DIRITTO DI RIPARARE I DISPOSITIVI ELETTRONICI Più vicina una norma “green” per un’economia circolare

Ogni anno, nell’UE, buttiamo circa 35 milioni di tonnellate di prodotti elettronici ancora usabili. L’impatto a livello ambientale e di perdita di materie prime preziose è notevole. Il solo sostituire, invece che riparare, ci costa quasi 12 miliardi di euro l’anno. Sebbene attenda il voto dell’assemblea plenaria del Parlamento europeo, pare prossima una legge che favorisca la riparazione e il reimpiego dei dispositivi elettronici grazie anche all’istituzione di una piattaforma online che faciliti il collegamento tra consumatori e riparatori locali.

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IL FURTO DI IDENTITÀ CORRE SU WHATSAPP Con un semplice sms i cybercriminali possono rubarci l’account

Tutto inizia con un messaggio WhatsApp. Magari da un caro amico o un parente che ci chiede di rimandargli indietro un codice che sostiene di averci inviato per sbaglio via sms. Attenzione: è una vecchia truffa che girava già qualche tempo fa e che si sta diffondendo di nuovo a macchia d’olio. In un attimo i cybercriminali si fanno comunicare il codice rubandoci così l’identità. In questo modo eseguono una specie di clonazione dell’account e accedono ai dati salvati sul telefono. Diffidate da chi vi manda “per errore” codici. Non è chi dice di essere.

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TROPPO RUMORE: MISURIAMOLO CON UN’APP Con OpeNoise è possibile rilevarlo attraverso smartphone e tablet

Per una giusta misurazione dell’intensità del rumore bisognerebbe usare un “fonometro”. Sviluppata da Arpa Piemonte, in collaborazione con l’Istituto Superiore Mario Boella, OpeNoise è l’app che consente di misurare in modo facile livelli sonori e frequenze. La sua attendibilità è stata verificata da numerosi test, ma prima di usarla è bene calibrare il dispositivo che usiamo facendo un confronto con livelli noti. Ogni apparecchio infatti ha una sua risposta al rumore.

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INCENTIVI PER I VECCHI SMARTPHONE? FORSE Circa 700 milioni di telefoni cellulari giacciono nei cassetti

Vecchi? Certamente sì. Inutili? Non proprio. Si stima che nell’Ue siano circa 700 milioni i telefoni cellulari inutilizzati: una miniera di materiali il cui tasso di raccolta è sotto il 5% e che l’Unione, con la direttiva RAEE 2012/19, sta cercando di incentivare. Agli Stati Membri ha fornito persino una serie di raccomandazioni, tra cui quella di promuovere “incentivi finanziari per la restituzione dei dispositivi, come sconti, buoni o premi in denaro, strumenti per stimare il valore dei dispositivi da riacquistare…”. Lo faranno? Si vedrà.

LO SAPEVATE CHE? 74

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Previdenza

a cura di Maria Silvia Barbieri

PENSIONI: NEL 2024 PIÙ DIFFICILE L’USCITA ANTICIPATA

Confermata la proroga per Quota 103, opzione donna e Ape sociale, ma la nuova stretta sui requisiti limita ulteriormente la flessibilità in uscita

A

nche quest’anno sul fronte pensioni molti lavoratori potrebbero rimanere delusi. Proprio nelle ore in cui scriviamo queste righe infatti, dopo l’autorizzazione del presidente Sergio Mattarella, la Legge di Bilancio è approdata in Parlamento, con diverse novità tutt’altro che positive in materia previdenziale. La misura principale, come vi abbiamo anticipato a ottobre, è rappresentata dalla proroga fino al 31 dicembre 2024 di “Quota 103”, ossia la possibilità di uscita anticipata con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Tuttavia, chi sceglierà l’accesso anticipato alla pensione dovrà probabilmente fare i conti con una doppia decurtazione dell’assegno. La prestazione sarà infatti interamente calcolata con il sistema contributivo e fino al compimento dell’età pensionabile non potrà essere superiore a quattro volte il trattamento minimo Inps (€ 2.272 lordi al mese), in luogo delle attuali cinque volte (€ 2.840 lordi mensili). 76

Cambiano anche le finestre mobili, che passerebbero da tre mesi a sei mesi per i lavoratori privati e da sei a nove mesi per i dipendenti pubblici. Sono confermati l’impossibilità di cumulare reddito da lavoro e pensione fino al compimento del 67° anno di età e l’incentivo in busta paga per chi, pur potendo accedere a “Quota 103”, deciderà di posticipare il pensionamento. Sembra svanire anche l’ipotesi di un ampliamento della platea di lavoratrici interessate a “opzione donna”, che dovrebbe essere prorogata con le attuali restrizioni e con un innalzamento dell’età anagrafica da 60 a 61 anni. Confermate la riduzione di un anno - fino a un massimo di due - del requisito anagrafico per ogni figlio e le finestre mobili di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le autonome. Proroga fino al 31 dicembre 2024, ma con innalzamento del requisito anagrafico, anche per l’Ape Sociale: si potrà accedere all’anticipo pensionistico con almeno 63 anni e cinque mesi, in

luogo degli attuali 63. Verrebbero anche meno l’ampliamento delle categorie di lavoratori gravosi riconosciute dalle Legge n. 234/2021 per il biennio 2022-2023 e le riduzioni contributive per edili e ceramisti. Dovrebbe inoltre scattare la totale incumulabilità della prestazione con i redditi di lavoro dipendente e autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale fino a un massimo di € 5.000 lordi annui. Cattive notizie anche per i cosiddetti “contributivi puri”, ossia i soggetti privi di anzianità al 31.12.1995, se sceglieranno di andare in pensione prima dei 67 anni. Infatti, se per l’accesso alla pensione di vecchiaia verrà eliminato il vincolo dell’importo soglia pari a 1,5 volte l’assegno sociale, verranno inaspriti non poco i requisiti necessari per la pensione anticipata. L’importo soglia dovrebbe aumentare a 3 volte l’assegno sociale e il requisito contributivo, come quello anagrafico, sarà adeguato alla speranza di vita. Inoltre, l’importo dell’assegno, che attualmente non prevede limiti, non potrà essere superiore a cinque volte il minimo Inps fino al compimento del 67° anno di età. Introdotta anche una finestra mobile di tre mesi dalla maturazione dei requisiti, oggi assente. Anche se è stato annunciato che i partiti di maggioranza non presenteranno emendamenti alla Manovra, è probabile che durante l’iter di approvazione il testo subisca qualche aggiustamento. Diversi esponenti del Governo, tra cui il ministro del Lavoro Marina Calderone, hanno parlato della possibilità di un “maxi emendamento” firmato proprio dall’esecutivo per intervenire sui temi più urgenti. Dovremo perciò attendere l’inizio del nuovo anno per potervi fornire, senza usare troppi condizionali, un quadro completo delle novità in materia pensionistica.

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Fisco

a cura di Alessandra De Feo

CRIPTO ATTIVITÀ

ASPETTI FISCALI DI UN SETTORE SEMPRE PIÙ DI INTERESSE

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ome è noto, la cripto-attività si è diffusa in modo rapido e con varietà molto complesse. Tutto ciò denota una complessità del fenomeno tale da non consentirne la riconducibilità ad unitarietà e, dunque, di qualificare “in astratto” e “a priori” le varie fattispecie riscontrabili sul mercato. In tale quadro, è possibile individuare diverse attività che, pur utilizzando la medesima tecnologia, non hanno natura omogenea e qualificazione giuridica. Proprio per queste ragioni, la Legge di Bilancio 2023 si è interessata a dettare una normativa che disciplini la materia, rappresentando, così, una linea di demarcazione rispetto a quanto è accaduto fino al 31 dicembre 2022. Il 27 ottobre 2023, anche l’Agenzia delle Entrate si è interessata a fornire chiarimenti, emanando una apposita circolare. Il legislatore ha previsto una nuova categoria di redditi diversi introducendo la lettera c-sexies) al comma 1 dell’articolo 67, del D.P.R. n. 917/1986, che definisce le cripto-attività come “una rappresentazione digitale di valore o di diritti che possono essere trasferiti e memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia di registro distribuito o una tecnologia analoga”. Nell’ambito applicativo della norma rientra ogni fenomeno reddituale riconducibile alla “detenzione”, al rimborso e al “trasferimento” di “valori” e “diritti”, mediante la tecnologia distribuita (distributed ledger technologies, DLT). Le plusvalenze realizzate e gli altri proventi percepiti per effetto di operazioni aventi ad oggetto dette cripto-attività, comunque denominate,

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sono imponibili fiscalmente, in capo alle persone fisiche (purché il reddito non sia conseguito nell’esercizio di attività d’impresa, arti o professioni o in qualità di lavoratore dipendente), agli enti non commerciali (se l’operazione da cui deriva il reddito non è effettuata nell’esercizio di impresa commerciale), alle società semplici ed equiparate ai sensi dell’articolo 5 del D.P.R. n. 917/1986, ai soggetti non residenti senza stabile organizzazione nel territorio dello Stato, quando il reddito si considera prodotto nel medesimo territorio ai sensi dell’articolo 23 del D.P.R. n. 917/1986, come redditi diversi e assoggettati a tassazione, con la medesima aliquota applicabile alle attività finanziarie (26%). In particolare il nuovo comma 9-bis del successivo articolo 68 prevede che “Le plusvalenze di cui alla lettera c-sexies) del comma 1 dell’articolo 67 sono costituite dalla differenza tra il corrispettivo percepito ovvero il valore normale delle cripto-attività permutate e il costo o il valore di acquisto. Le plusvalenze di cui al primo periodo sono sommate algebricamente alle relative minusvalenze; se le minusvalenze sono superiori alle plusvalenze per un importo superiore a 2.000 euro, l’eccedenza è riportata in deduzione integralmente dall’ammontare delle plusvalenze dei periodi successivi, ma non oltre il quarto, a condizione che sia indicata nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo di imposta nel quale le minusvalenze sono state realizzate. Nel caso di acquisto per successione, si assume come costo il valore definito o, in mancanza, quello dichiarato agli effetti dell’imposta di successione. Nel caso di acquisto per donazione, si assume come costo il

costo del donante. Il costo o valore di acquisto è documentato con elementi certi e precisi a cura del contribuente; in mancanza, il costo è pari a zero. I proventi derivanti dalla detenzione di cripto-attività percepiti nel periodo di imposta sono assoggettati a tassazione senza alcuna deduzione”. Qualora il corrispettivo sia costituito da un’altra cripto-attività avente diverse caratteristiche e funzioni, si assume come valore normale della cripto-attività ricevuta quella rilevabile sul sito attraverso il quale è avvenuto lo scambio alla data in cui lo stesso è concluso. In mancanza di detta rilevazione, il valore normale della cripto-attività acquisita si determina secondo il principio di cui al comma 3 dell’articolo 9 del D.P.R. n. 917/1986. Importante considerazione da sottolineare è rappresentata anche dal fatto che il comma 9-bis del suddetto articolo 68, nella determinazione dei redditi diversi derivanti dalle cripto-attività, non consente di tener conto dei costi inerenti l’acquisto e la cessione, e ciò a differenza di quanto, invece, previsto per le attività finanziarie di cui al precedente comma 6. Va anche rilevato che la legge, in considerazione della modifica del regime fiscale, ha previsto la possibilità per i contribuenti che già detenevano cripto-attività alla data del 1° gennaio 2023 di poter regolarizzare la propria posizione, seppur ciò, in dottrina, ha suscitato opposte opinioni di pensiero sull’opportunità o meno di aderire a detta disposizione. Per la complessità della materia e, per le relative conseguenze fiscali che ne deriverebbero, si consiglia il lettore di rivolgersi a competenti della materia.

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Le sedi 50&Più provinciali Abruzzo Telefono L’Aquila - viale Corrado IV, 40/F 0862204226 Chieti - via F. Salomone, 67 087164657 Pescara - via Aldo Moro, 1/3 0854313623 Teramo - corso De Michetti, 2 0861252057 Basilicata Telefono Matera - via Don Luigi Sturzo, 16/2 0835385714 Potenza - via Centomani, 11 097122201 Telefono Calabria Cosenza - viale degli Alimena, 5 098422041 Catanzaro - via Milano, 9 0961721246 Crotone - via Regina Margherita, 28 096221794 Reggio Calabria - via Tenente Panella, 20 0965891543 Vibo Valentia - via Spogliatore snc 096343485 Telefono Campania Avellino - via Salvatore De Renzi, 28 082538549 Benevento - via delle Puglie, 28 0824313555 Caserta - via Roma, 90 0823326453 Napoli - via Cervantes, 55 int. 14 0812514037 Salerno - via Zammarelli, 12 089227600 Emilia Romagna Telefono Bologna - via Tiarini, 22/m 0514150680 Forlì - piazzale della Vittoria, 23 054324118 Ferrara - via Girolamo Baruffaldi, 14/18 0532234211 Modena - via Begarelli, 31 0597364203 Piacenza - strada Bobbiese, 2 - c/o Unione Comm.ti 0523/461831-32-61 Parma - via Abbeveratoia, 61/A 0521944278 Ravenna - via di Roma, 104 0544515707 Reggio Emilia - viale Timavo, 43 0522708565-553 Rimini - viale Italia, 9/11 0541743202 Telefono Friuli Venezia Giulia 048132325 Gorizia - via Vittorio Locchi, 22 Pordenone - piazzale dei Mutilati, 6 0434549462 Trieste - via Mazzini, 22 0407707340 Udine - viale Duodo, 5 04321850037 Lazio Telefono Frosinone - via Moro, 481 0775855273 0773611108 Latina - via dei Volsini, 60 Rieti - largo Cairoli, 4 0746483612 Roma - via Cola di Rienzo, 240 0668891796 Viterbo - via Belluno, 39/G 0761341718 Liguria Telefono 010543042 Genova - via XX Settembre, 40/5 Imperia - via Gian Francesco De Marchi, 81 0183275334 La Spezia - via del Torretto, 57/1 0187731142 Savona - corso A. Ricci - Torre Vespucci, 14 019853582 Lombardia Telefono 0354120126 Bergamo - via Borgo Palazzo, 133 Brescia - via Trento, 15/R 0303771785 Como - via Bellini, 14 031265361 Cremona - via Alessandro Manzoni, 2 037225745-458715 Lecco - piazza Giuseppe Garibaldi, 4 0341287279 Lodi - viale Savoia, 7 0371432575

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Mantova - via Valsesia, 46 0376288505 Milano - corso Venezia, 47 0276013399 Pavia - via Ticinello, 22 038228411 Sondrio - via del Vecchio Macello, 4/C 0342533311 Varese - via Valle Venosta, 4 0332342280 Marche Telefono Ancona - via Alcide De Gasperi, 31 0712075009 Ascoli Piceno - viale Vittorio Emanuele Orlando, 16 0736051102 Macerata - via Maffeo Pantaleoni, 48a 0733261393 Pesaro - strada delle Marche, 58 0721698224/5 Telefono Molise Campobasso - via Giuseppe Garibaldi, 48 0874483194 Isernia - via XXIV Maggio, 331 0865411713 Telefono Piemonte Alba - piazza S. Paolo, 3 0173226611 0131260380 Alessandria - via Trotti, 46 Asti - corso Felice Cavallotti, 37 0141353494 Biella - via Trieste, 15 01530789 Cuneo - via Avogadro, 32 0171604198 Novara - via Giovanni Battista Paletta, 1 032130232 Torino - via Andrea Massena, 18 011533806 Verbania - via Roma, 29 032352350 Vercelli - via Duchessa Jolanda, 26 0161215344 Telefono Puglia Bari - piazza Aldo Moro, 28 0805240342 Brindisi - via Appia, 159/B 0831524187 Foggia - via Luigi Miranda, 8 0881723151 Lecce - via Cicolella, 3 0832343923 Taranto - via Giacomo Lacaita, 5 0997796444 Telefono Sardegna Cagliari - via Santa Gilla, 6 070280251 Nuoro - galleria Emanuela Loi, 8 0784232804 Oristano - via Sebastiano Mele, 7/G 078373612 Sassari - via Giovanni Pascoli, 59 079243652 Telefono Sicilia Agrigento - via Imera, 223/C 0922595682 Caltanissetta - via Messina, 84 0934575798 Catania - via Mandrà, 8 095239495 Enna - via Vulturo, 34 093524983 Messina - via Santa Maria Alemanna, 5 090673914 Palermo - via Emerico Amari, 11 091334920 Ragusa - viale del Fante, 10 0932246958 Siracusa - via Eschilo, 11 093165059-415119 Trapani - via Marino Torre, 117 0923547829 Toscana Telefono Arezzo - via XXV Aprile, 12 0575354292 Carrara - via Don Minzoni, 20/A 058570973-570672 Firenze - via Costantino Nigra, 23-25 055664795 Grosseto - via Tevere, 5/7/9 0564410703 Livorno - via Serristori, 15 0586898276 Lucca - via Fillungo, 121 - c/o Confcommercio 0583473170 Pisa - via Chiassatello, 67 05025196-0507846635/30 Prato - via San Jacopo, 20-22-24 057423896

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05 99 11 11 80 no 09 02 93 /5 no 94 13 no 11 80 94 89 98 32 06 50 44 no 42 87 51 23 44 no 51 04 12 52 no 82 98 95 83 14 20 58 19 29 no 92 72 95 03 76 70 30 96

W W W. 5 0 E P I U . I T

Pistoia - viale Adua, 128 Siena - via del Giglio, 10-12-14 Trentino Alto Adige Bolzano - Mitterweg - via di Mezzo ai Piani, 5 Trento - via Solteri, 78 Umbria Perugia - via Settevalli, 320 Terni - via Aristide Gabelli, 14/16/18 Valle d’Aosta Aosta - piazza Arco d’Augusto, 10 Veneto Belluno - piazza Martiri, 16 Padova - via degli Zabarella, 40/42 Rovigo - viale del Lavoro, 4 Treviso - via Sebastiano Venier, 55 Venezia Mestre - viale Ancona, 9 Vicenza - via Luigi Faccio, 38 Verona - via Sommacampagna, 63/H - Sc. B

0573991500 0577283914 Telefono 0471978032 0461880408 Telefono 0755067178 0744390152 Telefono 016545981 Telefono 0437215264 049655130 0425404267 042256481 0415316355 0444964300 045953502

50&Più SISTEMA ASSOCIATIVO E DI SERVIZI

Le sedi 50&Più estere Argentina Buenos Aires Villa Bosch Australia Perth Belgio Bruxelles Brasile Florianopolis San Paolo Canada Burnaby - Vancouver BC Hamilton Woodbridge Montreal Riviere des Prairies Montreal Saint Leonard Ottawa St. Catharines Toronto Germania Dusseldorf Portogallo Lisbona Spagna Valencia Svizzera Lugano Uruguay Montevideo USA Fort Lauderdale

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Telefono 0054 11 45477105 0054 9113501-9361 Telefono 0061 864680197 Telefono 0032 25341527 Telefono 0055 4832222513 0055 1132591806 Telefono 001 6042942023 001 9053184488 001 9052660048 001 5144946902 001 5142525041 001 6135674532 001 9056466555 001 4166523759 Telefono 0049 021190220201 Telefono 00351 914145345 Telefono 0034 961030890 Telefono 0041 919212050 Telefono 0059 825076416 Telefono 001 9546300086

VITA ASSOCIATIVA ASSISTENZA PREVIDENZIALE ASSISTENZA FISCALE

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PROGR

Turismo

DAL 26 FEBBRAIO AL 5 MARZO

8 NOTTI/9 GIORNI

ALLA SCOPERTA DEL NEPAL - L’ANTICO REGNO HIMALAYANO Un viaggio in un luogo magico e speciale, il Nepal, ricco di templi buddisti e induisti, pagode e palazzi imperiali, mercati e quartieri immersi in atmosfere antiche. Nella valle di Kathmandu, i ritmi della vita quotidiana sembrano perdersi in un glorioso passato di re e divinità. A completare il tour e l’indimenticabile esperienza, un’escursione nel Parco Nazionale di Chitwan dove si possono avvistare numerose specie animali.

PROGRAMMA 1° GIORNO: Partenza con volo dall’Italia. 2° GIORNO: KATHMANDU Visita della città e dei principali siti: il fiorente quartiere di Thamel, Durbar Square, cuore pulsante della città, l’antico complesso religioso di Swayambhunath (noto come il Tempio delle Scimmie) sacro per i buddisti. 3° GIORNO: PANAUTI – BHAKTAPUR - NAGARKOT Tappa alla tranquilla cittadina di Panauti e proseguimento per Bhaktapur, dalla splendida architettura medievale, ricca di case antiche, mercati e botteghe artigiane. 4° GIORNO: CHANGU NARAYAN – KATHMANDU Alla scoperta di un importantissimo tempio situato in cima a una collina da cui si gode di panorami spettacolari. Viaggio verso la capitale e sosta allo Stupa di Boudhanath, costruito con 4 paia di occhi del Buddha che guardano le 4 direzioni cardinali. 5° GIORNO: THARU - CHITWAN Trasferimento per raggiungere il Parco Nazionale di Chitwan. Sosta ai villaggi Tharu, con case fatte di bambù, argilla e paglia. 6° GIORNO: PARCO NAZIONALE DI CHITWAN Breve attraversamento del fiume con imbarcazioni tipiche ed escursione in jeep alla ricerca degli animali del Parco. 7° GIORNO: KATHMANDU Lungo trasferimento per rientrare a Kathmandu e tempo per il relax. 8° GIORNO: DASHINKALI - PATAN Partenza per Dashinkali e visita al tempio dedicato alla dea Kali. A seguire arrivo a Patan, la cui piazza principale racchiude capolavori architettonici e stradine affollate. Visita all’area del tempio di Pashupatinath, sulle rive del fiume sacro Bagmati. 9° GIORNO: KATHMANDU - ITALIA Rientro in Italia.

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QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE Minimo 15 partecipanti

€ 2.350

Supplemento camera singola

€ 480

Tasse aeroportuali

€ 470

La quota comprende: Voli di linea da Roma • Sistemazione in Hotel 4 stelle locali • Trattamento di pensione completa (esclusi 2 pranzi e le bevande) • Trasferimenti con mezzo privato • Visite guidate come da programma • Escursioni nel Parco di Chitwan con ranger • Guida locale parlante italiano • Accompagnatore 50&Più dall’Italia • Visto turistico d’ingresso • Assicurazione medico-bagaglio e annullamento. La quota non comprende: Tasse aeroportuali • Bevande e pasti non previsti • Mance, extra, facchinaggio e tutto quanto non specificato alla voce “La quota comprende”. Le quote di soggiorno sopra riportate sono riservate ai soci 50&Più Associazione. Quota supplementare per i non soci: € 50

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PROGRAMMA

PASQUA

2024

CROCIERA FLUVIALE IN OLANDA E BELGIO Fiori d’Olanda e tesori delle Fiandre Dal 26 marzo al 2 aprile 2024

Da Amsterdam si parte in navigazione lungo fiumi e canali, attraversando panorami incantevoli. Si visiteranno Rotterdam, con il suo Porto, il più grande d’Europa; L’Aia (visita facoltativa), affacciata sul Mare del Nord; Gand nelle Fiandre, con il suo patrimonio storico importante e Bruges, scrigno di tesori antichi. Inoltre, si raggiungeranno Bruxelles, la Capitale del Belgio e dell’Europa e Anversa, città portuale di origine medievale, famosa per la lavorazione dei diamanti. Visita della cittadina di Dordrecht, una tra le più antiche dell’Olanda e proseguimento in navigazione per Amsterdam. Avrete l’opportunità di trascorrere due giorni nella Venezia del Nord, visitando la bella città e partecipando alle escursioni facoltative tra cui Keukenhof, un meraviglioso parco che racchiude oltre 7 milioni di fiori da bulbo. La mattina del 31 marzo possibilità di assistere alla S. Messa di Pasqua nella Basilica di San Nicola. L’itinerario, le visite e le escursioni possono variare, anche in funzione delle condizioni di navigazione e della disponibilità portuale

A bordo della M/nave MS OSCAR WILDE (5 stelle) Navigheremo attraverso incantevoli panorami lungo un itinerario tra i più suggestivi d’Europa, nel comfort della lussuosa motonave che conta 88 cabine - tutte esterne, ampie e arredate con stile - disposte su 3 ponti. Anche un luminoso ristorante, un salone e un bar panoramico. Inoltre, una zona benessere con sauna, bagno turco e solarium con vasca idromassaggio, sala lettura e giochi a carte, negozio di bordo.

QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE Ponte diamante

in cabina doppia

€ 1.630

Ponte rubino

in cabina doppia

€ 1.550

Ponte smeraldo

in cabina doppia

€ 1.400

Suite/Junior Suite

Su richiesta

La quota comprende: Crociera di 8 giorni/7 notti in cabina della categoria prescelta • Trattamento di pensione completa a bordo dalla cena del 1° giorno alla prima colazione dell’8° giorno • Cocktail di benvenuto e cena di gala a bordo • Escursioni e visite guidate inserite nel programma (ingressi esclusi, ove previsti) • Tasse portuali • Assicurazione medico/bagaglio e annullamento viaggio (fino a un massimale di € 2.100) • Assistenza di medica a bordo • Assistenza staff 50&Più. La quota non comprende: Viaggio dall’Italia ad Amsterdam e viceversa • Trasferimenti dall’aeroporto o stazione al porto di imbarco A/R • Assicurazione integrativa (oltre il massimale indicato) • Ingressi durante le visite, ove previsti (da pagare in loco) • Escursioni indicate come facoltative (da acquistare prima della partenza) • Eventuali adeguamenti costi carburante aereo/nave • Tutte le bevande, mance, extra in genere e tutto quanto non sopra specificato. Trasferimenti in aereo con voli di linea o voli low cost per e da Amsterdam dai principali aeroporti italiani. Al momento della prenotazione saranno verificate le migliori tariffe disponibili. Trasferimenti A/R dall’aeroporto di Amsterdam alla Motonave, da definire al momento delle prenotazioni.

(Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 - Email: info@50epiuturismo.it www.50epiuturismo.it

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Turismo

GRANDI CROCIERE 50&PIÙ ITALIA, FRANCIA, SPAGNA CON COSTA SMERALDA

DAL 25 APRILE AL 2 MAGGIO 2024 8 GIORNI/7 NOTTI

La nave Costa Smeralda è sinonimo di vacanza italiana: esperienze di gusto e divertimento vista mare. È la nave scelta per Sanremo, durante il Festival della canzone italiana. Tutti i giorni a bordo spettacoli, veri e propri viaggi nel gusto tra gli undici ristoranti, una Spa e una palestra di ultima generazione e tanto altro. L’itinerario, che fa risaltare tutte le sfumature del Mediterraneo, comprende Italia, Francia e Spagna. Partendo dall’intramontabile bellezza di Roma, si prosegue per Genova e si raggiungono Marsiglia e la Provenza. A seguire, Barcellona con la Sagrada Famiglia (Patrimonio Unesco), Cagliari e Napoli, con possibilità di escursioni a Capri o alla Reggia di Caserta.

Data 25-04 giov 26-04 ven 27-04 sab 28-04 dom 29-04 lun 30-04 mar 01-05 mer 02-05 giov QUOTE PER PERSONA Tipo cabina

CAT

in camera doppia

Interne (tasse escluse)

IC

€ 400

Esterne (tasse escluse)

EC

€ 510

Balcone (tasse escluse)

BC

€ 610

Quota d’iscrizione per i non soci: € 50

SUPPLEMENTI E TASSE Cabina singola

Su richiesta in numero limitato

Tasse Portuali

€ 160

Quote di servizio (obbligatorie e da pagare a bordo) € 77 Assicurazione e annullamento viaggio (obbligatoria) € 40

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PROGRAMMA

Porto Civitavecchia/Roma Genova (Italia) Marsiglia (Francia) Barcellona (Spagna) in navigazione Cagliari (Italia) Napoli (Italia) Civitavecchia/Roma

Arrivo 08.30 09.00 08.00 07.00 10.00 08.00

Partenza 19.00 18.00 18.00 18.00 16.00 20.00 -

La quota comprende: Sistemazione nella cabina prescelta dotata di ogni comfort: servizi privati, aria condizionata, telefono, filodiffusione, Tv via satellite, cassaforte e frigobar • Trattamento di pensione completa a bordo: caffè mattutino, prima colazione, pranzo, cena, tè pomeridiani, buffet e sorprese gastronomiche di mezzanotte • Utilizzo (non in esclusiva) di tutte le attrezzature della nave: piscine, lettini, palestra, vasche idromassaggio, discoteca, sauna, bagno turco, biblioteca • Partecipazione (non in esclusiva) alle attività di animazione di bordo, spettacoli musicali o di cabaret nel teatro di bordo, balli e feste in programma tutte le sere durante la crociera • Corsi di ginnastica (aerobica, stretching, bodydancing, ecc.) e assistenza di istruttori nella palestra • Polizza Medico/Bagaglio Europ Assistance • Assistenza dell’accompagnatore 50&Più durante tutta la crociera al raggiungimento di 20 partecipanti • Facchinaggio dei bagagli nei porti d’imbarco e di sbarco • Mezzi d’imbarco e di sbarco nei vari scali (non in esclusiva). La quota non comprende: Bevande ai bar e ai pasti • Tasse portuali (€ 160) • Eventuali adeguamenti carburante • Escursioni e tour organizzati • Quote di servizio (€ 77) • Polizza annullamento crociera (€ 40) • Servizi di carattere personale (trattamenti estetici, acquisti nelle boutique di bordo, telefonate dalla nave a terra etc.) • Extra in genere e quanto non espressamente indicato alla voce “Le quote comprendono”.

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QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE (5 notti/6 giorni)

€ 795

In camera doppia In camera doppia uso singola Supplemento polizza annullamento viaggio (facoltativa)

€ 1.070 € 20

Quota supplementare per i non soci: € 50

ULTIME DISPONIBILITÀ

CAPODANNO A SORRENTO Dal 28 dicembre al 2 gennaio 2024 GRAND HOTEL LA PACE (5 Stelle) S. AGNELLO DI SORRENTO (NA) Situato in posizione panoramica, non lontano dal centro di Sorrento (solo 2km da piazza Tasso), il Grand Hotel La Pace è stato ideato e progettato combinando il gusto e il lusso del passato alle comodità e alla praticità dei tempi moderni. La sua posizione strategica permette di effettuare escursioni nei dintorni (Capri, Ischia, Amalfi e Positano, Pompei e Napoli). A disposizione dei clienti: wi-fi gratuito, servizio di navetta, palestra, sauna e idromassaggio.

LA THUILE (AO) Il TH La Thuile - Planibel Hotel & Residence (4 stelle sup.) è un meraviglioso complesso in stile alpino. La struttura è situata a pochi passi dal paese La Thuile, il comune più occidentale della Valle d’Aosta. I residence e l’hotel sono di recente ristrutturazione e sono collegati tra loro da una piazzetta su cui affacciano negozi e boutiques: un luogo di ritrovo per lo shopping e lo svago.

QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE (7 notti/8 giorni)

In camera doppia uso singola Suppl. polizza annullamento viaggio (facoltativa)

Non sono compresi: Trasporti da e per Sorrento • Bevande oltre quelle previste, mance, extra personali e tutto quanto non sopra specificato • Imposta comunale di soggiorno da saldare in Hotel • Polizza Annullamento Viaggio facoltativa (€ 20).

SETTIMANA BIANCA

Dal 21 al 28 gennaio 2024

In camera doppia

Il soggiorno comprende: pernottamento al Grand Hotel La Pace (5 stelle) in camere standard • Trattamento di mezza pensione con prima colazione a buffet e cena incluse bevande (½ minerale + ¼ vino) • Galà di Capodanno con Veglione, musica dal vivo e spumante • Pranzo di inizio anno il 1° gennaio, incluse bevande (½ minerale + ¼ vino) • Serate danzanti in hotel • Escursioni come da programma • Servizio navetta per Sorrento 4 volte al giorno (per tutti i clienti dell’hotel) • Polizza bagaglio/sanitaria Unipol Ass. • Assistenza dello staff 50&Più Associazione.

€ 730 € 1.025 € 30

Quota supplementare per i non soci: € 50

RIDUZIONI III e IV letto: anni 3-15 in camera con 2 adulti: -50%; anni 3-15 in camera doppia comunicante: -25%; adulti -30%; adulti in camera doppia comunicante: -15%; adulto + bambino (1° bambino 3-15 anni in camera con un adulto) -50% sulla quota intera adulto, 2° bambino in camera con un adulto -70% sulla quota intera adulto. Le età si intendono per anni non compiuti al momento del soggiorno. (N.B.: i minori devono necessariamente pernottare con i propri genitori o nucleo famigliare).

ULTIME DISPONIBILITÀ La quota comprende: soggiorno presso Th-Thuile Planibel Hotel nella sistemazione prescelta (N.B.: le camere saranno disponibili il giorno dell’arrivo a partire dalle ore 17.00 e dovranno essere rilasciate entro le 10.00 del giorno di partenza) • Trattamento di prima colazione e cena bevande incluse durante i pasti (vino e acqua) • Free Wi-fi • Animazione diurna e serale • SPA e PISCINA: ingresso gratuito soggetto a disponibilità e solo con prenotazione (regolamento disponibile in hotel). La quota non comprende: trasporti da e per La Thuile - Polizza annullamento viaggio facoltativa (€ 30 a persona) • Ski pass individuale • Lezioni di sci • Tassa di soggiorno (se prevista sarà richiesta secondo le normative vigenti) • Trattamento massaggi al Centro benessere • Mance, extra in genere e tutto quanto non specificato. * La polizza annullamento, se si sceglie di stipularla, è a persona e deve essere emessa per tutti i componenti della camera, sia adulti che bambini. Garage: coperto e disponibile fino ad esaurimento posti: € 12 al giorno. Da prenotare. Supplementi: THinky Card obbligatoria per i bambini 0-3 anni € 210 a settimana, quota di gestione obbligatoria dai 3 anni € 14 a persona (include polizza medico-bagaglio). (Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 - Email: info@50epiuturismo.it www.50epiuturismo.it

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Cultura

QUANDO IL ROCK HA FATTO STORIA “Batti il tempo” di Stefano Mannucci racconta piccoli e grandi momenti storici del rock «È un libro sul senso della grande musica catturare il ritmo della storia ed evitarne gli agguati» di Leonardo Guzzo “It’s not only rock’n’roll that’s why I like it”. “Non è solo rock’n’roll, perciò mi piace”. Potrebbe essere il motto di Stefano Mannucci, giornalista di lungo corso, storico conduttore di Rai Stereonotte e popolare “Doctor Mann” di Radiofreccia, che torna in libreria con un viaggio attraverso i retroscena storici dell’età dell’oro del rock, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Batti il tempo, pubblicato da Il Castello Editore, non è solo un libro sulla musica ma un giro largo nella storia di quel periodo esaltante e delicatissimo che va dalle lotte per i diritti civili dei neri al trauma della guerra in Vietnam, dalle proteste studentesche del 1968 al movimento di emancipazione delle donne, dagli anni della corsa alla luna a quelli dello scandalo Watergate e dell’austerity 86

economica. La voce calda e febbrile del Doctor Mann fissa i capisaldi di un lavoro dalla spiccata verve narrativa, che fa leva sull’emozione e rifiuta ogni connotazione specialistica. «Detesto i libri musicali in sé. Mi piace ragionare sui contesti, sugli impulsi che producono la musica e sulla capacità della musica di interpretarli e rappresentarli. Il contesto storico emana un magnetismo irresistibile per gli artisti illuminati; e questi artisti illuminati, in quanto tali, riescono a catturarlo e metterlo in movimento nella propria arte. Negli anni Sessanta e Settanta la grande musica ha cercato di cambiare la storia, di spostare l’asse di rotazione del pianeta terra, e anche se non ci è riuscita ha lasciato un’eredità di energia e di simboli che sopravvive e fa presa an-

cora oggi». I giovani del terzo millennio sono i principali destinatari del libro, spiega Mannucci. «Batti il tempo è stato immaginato per i ventenni del ventunesimo secolo, quelli che hanno ricevuto un triste imprinting dall’attentato alle Torri Gemelle e dai tragici eventi che da allora si sono susseguiti nel mondo: guerre, atti terroristici, crisi economiche, fino ad arrivare alla recente pandemia. Si tratta di giovani disillusi, impauriti, anche giustamente; che però, come tutti i giovani, hanno bisogno di capire e di rappresentare il loro tempo. Detto in termini musicali: di cogliere il ritmo di quest’epoca e trasformarlo in inno, per domarne e usarne l’energia. Batti il tempo vuol dire anche ‘vai più veloce della storia’, perché la storia è una bestia feroce: l’acchiappi e la domi oppure

50&Più | dicembre 2023

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Incontro con l’autore

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Stefano Mannucci con Alessandro Mannarino alla prima presentazione del libro - Feltrinelli, via Appia Nuova - Roma

ti sbrana. È importante che i ventenni di oggi abbiano questo impulso, come ce l’avevano i ventenni autori della rivoluzione musicale degli anni Sessanta e Settanta: Bob Dylan che aprì le vene all’America, i Beatles che inventarono un suono nuovo, i Pink Floyd che costruirono un moderno epos della condizione umana attraverso la metafora del lato oscuro della luna». Ma non è la storia del rock degli anni Sessanta e Settanta che Mannucci vuole raccontare. «Su quella storia - precisa - sono passato a volo d’uccello, per descrivere una traiettoria eccentrica. Per individuare personaggi specifici, simbolici, suggestivi, posarmi al loro fianco e narrare come e quando i loro destini hanno incrociato la storia del mondo. Non si tratta per forza di musicisti (i campioni come Miles Davis e Aretha Franklin e gli outsider appartati come Nick Drake e Robert Wyatt) o di personaggi famosi come Martin Luther King e Malcom X: a volte sono persone che diventano loro malgrado icone di un’epoca e fonti di ispirazione per la

musica. È il caso di Caroline, la giovane di buona famiglia che partecipa alle proteste del maggio francese, nel 1968: a un certo punto ha male ai piedi, si toglie le scarpe e un amico la prende a cavalcioni, le mettono in mano una bandiera del Vietnam, la fotografano e viene salutata come la nuova ‘Marianna di Francia’. Succede anche a Mary Ann Vecchio, una ragazza italo-americana che nel maggio del 1970 si china accanto al corpo di uno studente ucciso dai soldati della guardia nazionale alla Kent State University e diventa la ‘Pietà’ del XX secolo. Neil Young vede la sua foto su Life e scrive Ohio, la canzone simbolo delle proteste studentesche che aliena al presidente Nixon i favori della gioventù americana». Una piccola raccolta di fotografie iconiche prova a restituire visivamente i moti interni ed esterni di quegli anni, ma il vero asso nella manica del libro è probabilmente il bagaglio di ricordi personali che l’autore inserisce con abilità nel racconto. «Da più di quarant’anni ho il privilegio di fare un mestiere che

mi ha portato a conoscere personaggi strepitosi e accumulare aneddoti altrettanto eccezionali. Nel 1981, da giovane cronista, intervistai a Roma Grace Slick, la musa dei Jefferson Airplane, che con una faccia furbetta mi raccontò di aver tentato di versare dell’LSD nel tè di Nixon durante una visita alla Casa Bianca. Lì per lì non le credetti e non scrissi nulla. Ma per il libro ho deciso di raccontare quella storia incredibile di ribellione, confermata peraltro da alcuni resoconti dell’epoca». Il senso di ribellione, di rischio e di avventura è, per Stefano Mannucci, alla radice stessa della musica rock: «Il rock è uno spirito, prima che un suono. È un’attitudine, un senso di condivisione; è un intento, un ideale che diventa energia, nerbo, sangue vivo. Oggi non ha senso ricreare archeologicamente il rock degli anni Sessanta e Settanta, anche se fanno bene al cuore quegli artisti, come i Maneskin, che spingono i giovani a riscoprirlo. Sono un catalizzatore. Ma la vera sfida è trovare, nello spirito del rock, il suono di questo tempo». 50&Più | dicembre 2023

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Cultura

Libri

IL VALICO DEI BRIGANTI VINCENZO PARDINI VALLECCHI 272 PAGINE 18,00 EURO

IL BANDITO SENZA CONFINI L’ascesa di Barbanera, criminale partito dall’Italia per andare ad arricchirsi in America e poi tornare Verità ed invenzione si mescolano in un racconto che intreccia malaffare, amicizia e conflitti morali di Renato Minore “Fu così che il ragazzo dell’Appennino iniziò la vita di bandito sul terreno dell’America”. Nella Bagni di Lucca dell’Ottocento, Vlademaro Taddei, protagonista de Il valico dei briganti di Vincenzo Pardini, inaugura da bambino la sua formazione di criminale con raggiri, furti, delitti fino a diventare il temutissimo Barbanera, su cui si intrecceranno storia e leggenda. Braccato per i primi crimini, con l’amico Jodo Cartamigli, sbarca in America per fare il portavalori a San Diego. Poi passa dalla parte dei banditi e, accumulato un certo malloppo, decide di tornare in patria. Non c’è mito né epica nel suo Far West. Una vita dura e pericolosa. Territori sconfinati, infestati di fuorilegge all’attacco di diligenze, nessun eroe, molti ranger in combutta coi banditi. In Lucchesia, grazie anche alle strategie apprese in campo criminale, Vlademaro si mette al comando di una banda di briganti dividendosi tra lavoro, impegno familiare, rapine, furti, qualche

omicidio e stupro, anche una serie di crimini dai risvolti sacrileghi. Ma la sua vita è come segnata da un’ombra: è ancora Cartamigli, un personaggio che appare spesso in Pardini, ora alter- ego mortale in una sfida che può ricordare “I duellanti” di Conrad. Pardini lo riconosciamo da sempre, è un narratore vero, un po’ “antico” che, con una struttura solida di movimento e suspense , mette in scena (dice bene Simone Gambacorta) un racconto carico di avventura, umori antropologici, connotazioni ambientali, crudo e predatorio vivere. Un continuo roteare e collidere di eventi, un moto d’insieme che trasforma la spirale in un’unica e fatale circolarità. “Le vere storie non hanno mai una fine, tanto meno quella che ci aspettavamo. “Un prisma che gira”: così conclude Pardini, garantito dalla sua scrittura che “gira” intrecciando reale, verosimile e invenzione. Cioè: il libro di formazione, il noir, il western rivisitato sulle sue ceneri, il romanzo storico.

“Ma non è un sogno, /è, invece, qualcosa/ che va ricercato ogni volta, ad ogni plenilunio, /ad ogni notturno sereno, ad ogni cascata/che può fare da prisma. / Alida Maria Sessa Ad ogni latitudine del cuore”. Il tempo, il suo consumo, la percezione e l’essere De Luca Editori consumata nel suo svanire, l’emozione che colora lo scorrere del verso. Una bella d’Arte raccolta di poesie, questa di Alida Maria Sessa, Equazioni dell’umano, ricca di esche 144 pagine cognitive e sentimentali. Cerca non la verità, ma la “sua” verità dentro idee conPrezzo: 24 euro densate in un pensiero potente che (dice bene Alessandro Masi) si sliricizza nella sfida di narrarsi. Come piccoli quadri di vita quotidiana, riflessioni anche minime sul sé e sul fuori da sé, la scoperta di rapidi sguardi di vita cittadina e anche i ricordi come racconti che si costruiscono su questi ricordi. Da leggere e rileggersi. EQUAZIONI DELL’UMANO

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Arte

ANDY WARHOL Il padre della pop art

Attraverso oltre 250 opere provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private l’esposizione racconta l’intero percorso umano e professionale dell’artista L’appuntamento a Roma fino al 17 marzo di Serena Colombo Andy Warhol. After - Campbell’s Vegetable made with beef stock - Serie Soup Cans

«Nel futuro ognuno avrà il suo quarto d’ora di celebrità». Un pensiero che, come un mantra, ha accompagnato l’intera avventura umana e professionale di Andy Warhol (1928-1987), l’artista capace di rivoluzionare i codici delle arti del secondo Novecento e insieme di penetrare con acutezza la civiltà dei consumi dell’Occidente nel dopoguerra. Al suo mondo caleidoscopico è dedicata la mostra Universo Warhol, curata da Achille Bonito Oliva e Vincenzo Sanfo (con Red Ronnie per la sezione musicale) e allestita nel Museo Storico della Fanteria a Roma, patrimonio dell’Esercito Italiano gestito da Difesa Servizi. Attraverso oltre 250 opere, provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private, l’esposizione racconta l’intero percorso artistico e umano di Warhol, grafico pubblicitario, talent scout, produttore, editore, fotografo e regista. Figlio di immigrati cecoslovacchi, nato a Pittsburgh nel 1928 e morto in un ospedale di New York nel 1987 dopo un’operazione alla cistifellea, arrivò nella Grande Mela appena ventenne. «La cosa che ricordo di più di quei

giorni sono gli scarafaggi. Ogni appartamento in cui stavo ne era zeppo. Non ho mai scordato l’umiliazione di quando, portata la mia cartella nell’ufficio di Carmel Snow, da “Harper’s Bazaar”, la aprii giusto in tempo perché ne uscisse uno scarafaggio. Lei si rammaricò così tanto per me da darmi del lavoro». Iniziò così la carriera di Warhol come illustratore per riviste di moda, da Vogue a Glamour a prestigiose catene di negozi. Dal mondo della comunicazione pubblicitaria, il “Raffaello della società di massa americana” - secondo Bonito Oliva - approdò a quello dell’arte, rivoluzionandolo con le sue icone ripetute di personalità famose, da Marylin a Jackie Kennedy o le immagini pubblicitarie di grandi marchi commerciali (la zuppa Campbell’s, la Coca Cola, il detersivo Brill). In mostra è ricostruita la “Silver Factory”, un loft di Manhattan interamente rivestito di stagnola e vernice argentata, frequentato da artisti, amici e aspiranti attrici o modelle, famoso per le feste all’avanguardia. Lo studio divenne punto di incontro di musicisti e registi come Lou Reed, Bob Dylan, Truman Capo-

te e Mick Jagger. Per The Velvet Underground Warhol realizzò la famosa copertina con la “banana sbucciabile”, mentre per i Rolling Stones disegnò i mitici “jeans incernierati” dell’album Sticky Fingers; produsse film come Empire (1964), una pellicola di 8 ore e 5 minuti con le immagini dell’Empire State Building dal tramonto all’alba. Poco prima di morire Warhol aveva presenziato a Milano all’inaugurazione della sua ultima opera, dedicata al Cenacolo di Leonardo. Le foto lo mostrano magrissimo e silenzioso, con una felpa nera e gli occhialoni incorniciati dalla frangetta argento. Un’immagine di sé che aveva plasmato come un’opera d’arte, trasformandola in icona pubblicitaria, emblema della modernità, «vera superstar, desiderosa di essere sempre in cima all’Olimpo, eppure pronta a nascondersi nella stanza più segreta della propria abitazione». Informazioni sulla mostra Universo Warhol Museo Storico della Fanteria, Roma Fino al 17 marzo 2024 Info: 3513558588 50&Più | dicembre 2023

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Cultura

Foto Alberto Terrile

Foto Musacchio, Ianniello & Pasqualini

Teatro

di Mila Sarti

DICEMBRE, UN’IDEA REGALO SOTTO L’ALBERO. SERATA INSIEME A TEATRO DA NON PERDERE

Un programma di grande spessore quello del Teatro della Toscana con al centro delle sue scelte l’attore, la questione ambientale e una pluralità di generi che raccontano la forza della cultura È decisamente un buon segno la sensibilità verso l’ambiente che sempre più si riscontra nei nostri teatri, spazi culturali dove la parola d’ordine è partecipazione, condivisione. Tutto quindi diventa più fruibile. Anche il manifesto creato da Walter Sardonini per la stagione teatrale della Pergola di Firenze: una foglia che nasce dalla pianta. Non una pianta qualsiasi, ma la pianta del teatro col suo palcoscenico e la sua platea, e questa doppia valenza ci fa pensare alla nostra vita, alla natura e al significato profondo della loro armonia. Sul positivo consenso degli innumerevoli spettatori dell’anno passato, il Teatro della Toscana ha presentato il nuovo cartellone della Pergola puntando su tre valori fondativi: Giovani, Europa, Lingua italiana. Dialogheranno così autori italiani e stranieri con capolavori classici e te90

sti contemporanei, tra grande poesia e letteratura, drammaturgia storica e nuova. Impegno e leggerezza accompagneranno gli spettacoli del programma che, fra tanti, ospiterà Stefano Massini, Monica Guerritore, Umberto Orsini, Milena Vukotic, Gabriele Lavia e Neri Marcorè. In scena invece questo mese, Fabrizio Gifuni che ci ha abituato a drammaturgie mai scontate come I fantasmi della nostra storia, dove dà voce a Pasolini e Moro, Lodo Guenzi in Trappola per topi di Agatha Christie, Elio Germano e Teho Teardo fra musica parole ne Il sogno di una cosa da Pasolini, Giuliana De Sio e Alessandro Haber protagonisti de La signora del martedì di Carlotto. Due gli appuntamenti di punta con Isabella Rossellini nel suo monologo dedicato a Darwin e Bob Wilson col progetto su Fernando Pessoa.

NAPOLI

Mercadante la qualità è in scena con grandi spettacoli Anniversario importante per il Teatro di Napoli - Teatro Nazionale, diretto da Roberto Andò, che quest’anno festeggia vent’anni di teatro pubblico della città. Marinoni, Pozzi, Aprea, Villoresi, Carey inaugurano il teatro Mercadante con Maria Stuarda, firmata da Livermore, e i I sogni del gabbiano, regia di Irina Brook. ROMA

Quirino, Natale con Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli C’è solo l’imbarazzo della scelta! Quattro gli spettacoli, diversi fra loro e con attori molto amati, che ci accompagnano in questo periodo di Feste: Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, Il marito invisibile, Anna Karenina e, fino al 7 gennaio, la divertente commedia L’anatra all’arancia, regia di Greg.

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Foto Alberto Terrile

Foto Thomas Toti

Musica

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GRAZIA DI MICHELE E GIOVANNI NUTI CANTANO LUIGI TENCO E DALIDA Due cantautori per due grandi nomi della musica Diciotto canzoni per raccontare Una storia d’amore di Raffaello Carabini Perché riproporre le canzoni di Dalida e Luigi Tenco? Risposta, in coro: «Perché la loro è stata una grande storia d’amore». E proprio Una storia d’amore è il titolo del cd appena pubblicato, che vede insieme la romana Grazia Di Michele, dalla lunga e sfaccettata carriera, iniziata negli anni Settanta e culminata con album del calibro di Le ragazze di Gauguin (1986), Gli amori diversi (1993) e Giverny (2012), e il viareggino ma da tempo milanese Giovanni Nuti, che ha collaborato per oltre tre lustri con la poetessa Alda Merini. «Parlare di una storia d’amore è parlare di tutte le storie d’amore - ci dice Di Michele -. Ognuno vive l’amore a modo suo. E con il trascorrere degli anni si può amare anche di più. In maniera più approfondita e più matura. Non esiste solo l’amore fra due persone, si impara ad amare gli altri, gli animali, la natura, le persone che non stanno bene. Ad amare anche la vita». Una storia d’amore propone 16 brani, tutti evergreen della canzone italiana

e internazionale, da Vedrai vedrai a Quelli erano giorni, da Mi sono innamorato di te a Bang bang, da Non andare via a Un giorno dopo l’altro, proposti con arrangiamenti eleganti e intensi, attenti a non soffocare testi così poetici e proposti con adesione, pathos e la scelta stimolante di invertire i ruoli. Ovvero Giovanni canta le canzoni di Iolanda Cristina Gigliotti (l’anagrafica di Dalida) e Grazia quelle di Tenco. A questi si sommano, interpretati e composti insieme dai protagonisti, due inediti, che hanno il pregio di non sfigurare nel ricco lotto.

«Niente di quello che ha detto Tenco - continua Di Michele - può essere considerato lontano da noi. Niente, perché alla fine abbiamo vissuto tutti il senso del tradimento, l’inadeguatezza, la paura di non farcela e di non aver corrisposto alle aspettative dei nostri genitori. Non c’è niente di quello che lui racconta che non abbiamo vissuto. Il segreto, quando si devono interpretare i brani di altri, è comprendere prima le intenzioni di chi li ha scritti, ma poi cercare nel proprio patrimonio emotivo ed esistenziale la chiave giusta, che c’è sempre perché abbiamo una ricchezza immensa di esperienze, per far risuonare qualcosa dentro di noi». «Ho sempre amato molto la voce di Dalida e il suo carisma -, conclude Nuti -. Ci sono delle caratteristiche in lei che mi appartengono, questa specie di malinconia, anche di dolore, dato che aveva vissuto un’infanzia difficile con un padre violento. Interpretare le sue canzoni è stato veramente un mettermi in viaggio nell’anima, come diceva Alda Merini. Dalida si è sempre messa a nudo, non si è mai risparmiata o nascosta. Lei non scriveva, però sceglieva gli autori dei suoi testi, che quindi sono ogni volta molto diretti». Inutile ricordare che Tenco, uno dei grandi cantautori italiani, si è suicidato, non ancora trentenne, durante il Festival di Sanremo del 1967 e che Dalida si è inferta la stessa fine nel 1987, a soli 54 anni, dopo aver venduto 140 milioni di dischi. 50&Più | dicembre 2023

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Cultura

Cinema

FILM IN USCITA DRAMMA SENTIMENTALE

COUPE DE CHANCE Regia: Woody Allen con: Woody Allen, Sara Martins

Woody Allen torna a interrogarsi sulla sincronicità del destino, e lo fa posando lo sguardo su eventi apparentemente casuali che cambiano la vita. Come già visto in Match Point il regista mescola amore, inganno e tradimento per narrare la storia di due sposi innamorati, Fanny e Jean: una casa di lusso a Parigi e due brillanti carriere. Quando Fanny incontra un suo compagno di liceo, tutto cambia.

DRAMMATICO

PALAZZINA LAF Regia: Michele Riondino con: Elio Germano, Vanessa Scalera Paolo Pierobon

Per il suo esordio alla regia, in un film che rievoca la questione dell’Ilva di Taranto e il degrado sociale intorno al colosso siderurgico, Riondino veste i panni di Cateno: un operaio che come molti sogna il trasferimento in città, ma che per ambizione si adatta a vivere in una strana palazzina, nei pressi della fabbrica, facendo la spia ai padroni. 92

di Alessandra Miccinesi

FINALMENTE L’ALBA

Dal sogno di celluloide, con vaghi echi felliniani, al riscatto di una timida ragazza romana. Il nuovo film di Saverio Costanzo s’ispira a un femminicidio avvenuto nella primavera del ’53 Gli Anni ’50 furono per Cinecittà il periodo d’oro. Una vera rinascita, dopo l’abbandono e i saccheggi durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli studi tornarono a splendere grazie all’intervento delle produzioni statunitensi, che nella ribattezzata “Hollywood sul Tevere” girarono colossal come Ben Hur, Quo vadis e Cleopatra. Film di genere ‘peplum’, che con la manodopera a basso costo e un gran numero di comparse disponibili sul set contribuirono al rilancio del sogno di celluloide. Ispirandosi a questo mood - e a un femminicidio avvenuto a Torvaianica negli anni della Dolce Vita - Costanzo realizza un film definito “il viaggio lungo una notte”. La notte è quella dell’adolescente Mimosa (Rebecca Antonaci)

che come tante ragazze semplici dell’epoca approda a Cinecittà, e accetta l’invito di un gruppo di attori americani a trascorrere con loro una serata mondana. «Volevo scrivere un film sull’omicidio della giovane Wilma Montesi, primo caso di assassinio mediatico per l’Italia», dice il regista. Ma i giornali dell’epoca specularono sulla vicenda che coinvolgeva personalità politiche e dello spettacolo, e il nome di Wilma finì in secondo piano, surclassato dall’importanza dei personaggi coinvolti. Così la storia ha preso un’altra piega e «Invece di far morire l’innocente - chiosa il regista - nel film ne ho cercato il riscatto». Regia: Regia Saverio Costanzo Genere: storico/drammatico

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bacheca a cura della Redazione

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Relazioni personali

Ho 70 anni compiuti da poco, sono di Avellino (Campania). Di aspetto gradevole, economicamente indipendente, affettuosa e molto credente. Cerco un uomo che abbia i miei stessi requisiti, per conoscerci seriamente, volerci veramente bene, per sposarci e stare insieme per tutto il resto della vita. Solo persone seriamente interessate, stessi requisiti. Scrivere a: Fermoposta centrale di Avellino, C.I. CA99688KK Vorrei conoscere un uomo 60/70enne che viva dalle mie parti, Firenze o poco lontano. Sono affettuosa, amo viaggiare, la natura, gli animali, il trekking e il ballo. Non voglio invecchiare da sola ma cerco soprattutto affetto, amore e serietà per restare insieme il resto della vita. No avventure, perditempo, ma relazione seria. Telefonare al 3341963777 83enne, bell’uomo, serio, sincero, posato, senza grilli per la testa e molto fedele, molto sfortunato, senza amici né parenti, solo al mondo, stanco della solitudine. Sono sardo ma abito nella provincia di Caserta e cerco una donna - anche in Germania - che ab-

Relazioni | Lavoro | Collezionismo | Affitto | Vendo | Occasioni Queste pagine sono dedicate a chi cerca un’amicizia, a chi vuole affittare, comprare o vendere immobili. Qui potete assicurarvi un impiego o acquistare oggetti rari e curiosi

Le inserzioni possono essere indirizzate a mezzo posta a: 50&Più, via del Melangolo, 26 00186 Roma, oppure tramite posta elettronica all’indirizzo: redazione@50epiu.it. Vengono accettate solo se firmate in modo leggibile e corredate della fotocopia del documento d’identità del firmatario, fermo restando il diritto all’anonimato per chi ne faccia richiesta.

bia massimo 67 anni, seria e onesta, libera, nubile o vedova, possibilmente senza figli, che mi dia amore e affetto e che mi voglia davvero bene. Spero in una risposta veloce, non fatemi aspettare troppo. Telefonare al 3791078447 oppure al 3533355154 Bravissimo ragazzo, di buona famiglia, comprensivo, buone condizioni economiche, disposto a trasferirmi, amante delle gite in campagna e ai santuari. Mi piace molto viaggiare, amo qualsiasi tipo di musica, sposerei vedova, ragazza divorziata, max 58enne. No perditempo. Telefonare al 3397991133 Signora 70enne, discretamente portati, cerca una persona seria per coltivare una bella amicizia, preferibilmente del centro Italia. Telefonare al 3533882603 76enne pensionato, solo, residente in provincia di Como (Lombardia), conoscerebbe scopo sincera amicizia, signora sola automunita, non potendo guidare per un difetto visivo. Amo il mare e la natura, cerco possibilmente una persona vicino alla mia zona. Telefonare al 3334276676 (anche sms)

Pensionato, imprenditore rurale, cerco una donna di cultura italiana e di sani principi, seconda-terza età, per un futuro insieme, disposta a trasferirsi in campagna nelle verdi colline astigiane, con tutti i vantaggi della natura, dopo un’accurata conoscenza. Telefonare al 3382528203 Ho perso da poco la compagna di una vita ma sento di avere ancora tanto affetto e amore nel mio cuore e cerco una persona a cui dedicarlo e con cui condividere gli anni che mi restano. Ho 75 anni, una posizione solida e sto portando a termine la mia attività di imprenditore. Sono pronto a trasferirmi in qualunque città, possibilmente di mare. Telefonare al 3285715090 (anche sms) 69enne lucano, libero. Riprovo e spero di trovare la donna del mio cuore, non propensa al fumo e all’alcol, età compresa tra i 50 e i 60 anni, disposta a trasferirsi da me, in provincia di Matera. Sono proprietario della casa. Rivolto solo a donne che credono nell’amore intenso (non finto), vero, per relazione duratura. Telefonare al 3293711184 (anche sms-WhatsApp)

TUTTE LE INSERZIONI SONO PUBBLICATE GRATUITAMENTE E NON DEVONO SUPERARE LE 50 PAROLE LA REDAZIONE NON RISPONDE DEL CONTENUTO DELL’INSERZIONE. L’art. 6, comma 8, del D.L. 4/6/2013 n. 63, convertito nella L. 3/8/2013 n. 90, ha imposto di riportare negli annunci di vendita o di locazione di immobili, l’indice di prestazione energetica dell’involucro edilizio globale o dell’unità immobiliare e la classe energetica corrispondente. Lo stesso D.L. ha previsto, inoltre (art. 12), che in caso di violazione di tale obbligo, il responsabile dell’annuncio è punito con una sanzione amministrativa non inferiore a 500 euro e non superiore a 3.000 euro. A tal proposito, evidenziamo che per la pubblicazione accetteremo solo annunci che riportino anche quanto previsto dal suddetto art. 6, comma 8. 50&Più | dicembre 2023

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Vivere in armonia

seguendo le stagioni

LA FESTA È IN TAVOLA «E l’Inverno inizierà aspro e procelloso Continuerà rigido e nevoso nelle alture con piogge fredde e venti settentrionali furiosi: ma vi saranno framezzate delle buone e serene giornate massime sul fine» Almanacco Barbanera 1851 a cura di

DICEMBRE Bisogna aspettare la parte più festosa dell’anno perché le giornate riprendano timidamente ad allungarsi. Dopo il Solstizio, Natale e lo scoppiettante san Silvestro, anche la terra si prepara ad una nuova stagione. Mani indaffarate già pensano alla primavera in giardino, nell’orto e sul balcone, dove solo qualche aromatica e pochi coraggiosi ortaggi non hanno ceduto al freddo. Nei boschi si trovano le bacche del pungitopo e i frutti polposi del corbezzolo, mentre si spalancano le porte a ghirlande, addobbi e al colorato e luccicante albero di Natale. In cucina cachi e corbezzoli regalano profumi di indimenticabili confetture e tutto è quasi pronto per portare sulla tavola natalizia gli antichi sapori della tradizione. In ogni nostra attività, come sempre, la Luna sarà una fedele alleata, pronta a suggerire tempi e pratiche per il buon vivere. 94

L’ORTAGGIO Il radicchio rosso (Cichorium intybus)

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Coltivalo così Per la coltivazione sul balcone, i vasi - meglio se rettangolari - devono essere lunghi almeno un metro e profondi 25 cm. Ci vuole terriccio a medio impasto con sabbia, argilla, torba e ghiaia per favorire il drenaggio dell’acqua. La semina Si effettua in autunno, ma in terra anche tutto l’anno, in Luna calante, interrando i semi a 5 cm l’uno dall’altro e alla profondità di 1-1,5 cm. Annaffiare spesso in estate, ridurre da metà ottobre. Quando le piante presentano 3/4 foglie si devono diradare. Raggiunto il diametro di circa 30 cm, legare le foglie con filo di rafia per l’imbianchimento. Raccolta e conservazione Tagliare i cespi di radicchio 60-90 giorni dopo la semina. Si possono lasciare le radici al loro posto per una nuova fase vegetativa. Come tutte le insalate va consumato fresco. Si mantiene per una settimana se messo in frigorifero avvolto in un panno umido o in un sacchetto di carta bucherellato.

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Fa bene perché Per l’alto contenuto di oligoelementi e minerali, ne è consigliato il consumo a chi soffre di artrosi e reumatismi. Ma è anche depurativo e capace di aiutare chi soffre di cattiva digestione.

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BUONO A SAPERSI

Nella scelta di un gioco valutate sei aspetti: il materiale, la durata, la sicurezza, la lavabilità, il messaggio e quanto stimoli la creatività e l’espressività psicofisica del bambino. I più piccoli possono mettere i giochi in bocca, succhiarli, lanciarli: scegliete allora giochi resistenti, fatti con materiali sani e atossici. Evitate quelli che si possono rompere in diversi pezzi. Le parti più piccole di un giocattolo devono avere un diametro, antisoffocamento, di almeno 5 centimetri. FIORI E FRUTTI SUL BALCONE Un pungitopo in terrazzo Il pungitopo può essere facilmente coltivato in un angolo ombroso del terrazzo, in un vaso poco profondo e largo. Le rosse bacche compaiono a dicembre, pronte per le decorazioni natalizie. Sempreverde, si propaga per talea prelevata dai rami laterali in autunno o a primavera dalla pianta madre, e si trapianta in Luna calante. Un tempo serviva a tenere lontani i topi dalle scorte alimentari, mentre se ne mangiavano i germogli lessati, in frittate o sott’aceto.

DICE IL PROVERBIO Natale a Luna crescente annata promettente Quel che si spreca d’estate si sospira d’inverno Dicembre gelato non va disprezzato

Nell’orto - In questo mese di rigori anche per gli ortaggi è la Luna calante a suggerire i primi lavori da fare. Si dovrà quindi mettere mano al semenzaio per la semina della lattuga a cappuccio, del radicchio e anche della valerianella. In piena terra, aglio e cipolla. Concimare distribuendo letame o compost. Disinfettare i semenzai che andranno utilizzati per le semine. In Luna crescente, invece, procedere alla semina in semenzaio di agretti e rucola. Proseguire la raccolta degli ortaggi resistenti al freddo come cavolo di Bruxelles, cavolo broccolo, cavolo cappuccio, radicchio e verza.

COLTIVARE CON LA LUNA

Nel giardino - Con il freddo e le gelate sempre più frequenti effettuare in Luna calante dei piccoli fori sul tappeto erboso per favorire il drenaggio dell’acqua. Evitare inoltre di calpestare l’erba nelle giornate più gelide dell’inverno. Attendere invece la fase crescente per seminare in coltura protetta - piccoli tunnel o semplici coperture con teli di tessuto non tessuto - le piante annuali da fiore come begonia, garofano e salvia ornamentale. Procedere alla preparazione del terriccio per le semine mescolando 1/3 di torba, 1/3 di sabbia e 1/3 di terra del giardino. Pensando al frutteto - Piantare un albero è semplice. In particolare è questo il momento migliore per gli alberi da frutto, perché possano approfittare dell’umidità invernale per radicare bene e svegliarsi rigogliosi in primavera. In Luna crescente scaviamo una buca larga e profonda, soprattutto se il terreno non è stato ancora lavorato. Aggiungiamo in fondo alla buca terriccio miscelato a compost organico. Allentiamo le radici della zolla dell’albero con le mani smuovendole ma facendo attenzione a non romperle in modo che radichi meglio e poniamolo dentro la buca. Aggiungiamo del terriccio fino al colletto della pianta, per poi concludere l’impianto posizionando un palo tutore per sostenerla.

SE HAI ½ GIORNATA

L’abete più amato - Prima di preparare l’amato albero di Natale dovremmo pensare a cosa farne dopo che le festività natalizie saranno trascorse. In alcune città esistono dei centri di raccolta dove restituirli alla natura: una bella soluzione, ma non disponibile ovunque. Allora proviamo a farlo vivere scegliendo un angolo del giardino o anche del balcone dove trasferirlo. In giardino, in una giornata mite, dovremo scavare una buca poco più profonda del contenitore, preferendo un angolo ombreggiato. Ci poseremo quindi uno strato di torba per poi posizionarvi l’albero senza toglierlo dal vaso. Sul terrazzo, invece, inseriremo il vaso con l’abete in un altro vaso poco più grande, colmando lo spazio tra i due con torba e sabbia. Dovremo annaffiare regolarmente e all’arrivo dell’inverno successivo l’albero potrà essere trapiantato in un vaso di dimensioni maggiori. IL SOLE Il 1° sorge alle 07:08 e tramonta alle 16:30 L’11 sorge alle 07:18 e tramonta alle 16:29 Il 21 sorge alle 07:24 e tramonta alle 16:31 Le giornate si allungano. Il 1° si hanno 9 ore e 22 minuti di luce solare e il 22 si hanno 9 ore e 7 minuti: si perdono 15 minuti di luce. Il 23 si hanno 9 ore e 8 minuti e il 31 si hanno 9 ore e 10 minuti: si guadagnano 2 minuti di luce LA LUNA Il 1° tramonta alle 11:03 e sorge alle 20:01 L’11 sorge alle 05:42 e tramonta alle 15:02 Il 21 tramonta alle 01:17 e sorge alle 12:51 Luna calante dal 1° al 12 e dal 28 al 31 Luna crescente dal 14 al 26 Luna Piena il 27. Luna Nuova il 13 50&Più | dicembre 2023

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Giochi

Stuzzica Cervello

di Lionello e Favolino

di Enrico Diglio

TEST 1

Osservate attentamente la seguente sequenza di gruppi di figure e andate a pagina 98.

TEST 2

Osservate attentamente le cinque seguenti coppie di sequenze e dite quali numeri vanno sostituiti ai punti interrogativi nell’ultima sequenza secondo un criterio logico da determinare.

REBUS Lionello 7 2 6

5

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1

4

3

3

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1

1

?

?

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?

?

TEST 3 - Osservate attentamente i seguenti cinque gruppi di figure e i tre numeri posti a destra di ognuno di essi e dite quale numero va sostituito, secondo logica, al punto interrogativo a fianco dell’ultimo gruppo di figure. REBUS Lionello 5 12

3 2 2

4 32

5 4 3

3 22

» DONNINA IMPREVEDIBILE Promette mari e monti, ma è palese ch’è per prenderti in giro garbatamente e tu, disposto, ne farai le spese sapendo che ti manda a quel paese

INDOVINELLO Favolino

4 3? TEST 4

Osservate attentamente la seguente figura e dite quale dei particolari sotto riportati non appartiene ad essa.

» NOBILE EREDE Un bel fusto, di rigida ascendenza d’alto lignaggio e di belle speranze che talora è al verde, tuttavia non si può dire che spiantato sia

INDOVINELLO Favolino

a)

b)

c)

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BAZAR

a cura del Centro Studi 50&Più

Informazioni, curiosità, notizie utili, luogo d’incontro e di scambio Inviate segnalazioni e quesiti a: centrostudi@50epiu.it

SOCIETÀ

SALUTE

FILM

IL SUPPORTO DI 5 MILIONI DI ANZIANI Nel nostro Paese il 24% degli over 65 assiste i propri familiari in qualche modo e il 37% svolge volontariato, per un totale di circa 5 milioni di persone. Il 74% di loro sostiene finanziariamente i giovani del loro nucleo familiare, il 34% li supporta nell’istruzione, il 33% nelle vacanze e nel tempo libero. È quanto emerge dal rapporto “Unifying Generations: Costruire un percorso di solidarietà intergenerazionale in Italia”, indagine promossa dalla Edwards Lifesciences. Gli over 65, insomma, hanno un ruolo centrale sia nella società che nella vita dei più giovani, per quanto riguarda le attività di volontariato, assistenza, tutoraggio e sostegno economico.

GOLF E NORDIC WALKING ALLEATI DELLA MENTE Fare una partita di golf a 18 buche o una camminata di sei chilometri di Nordic Walking sembra avere effetti immediati sulle funzionalità cognitive delle persone anziane. Sono dati che arrivano da uno studio congiunto condotto dall’University of Eastern Finland, l’Università di Edimburgo e l’ETH di Zurigo, secondo il quale queste attività aerobiche sono in grado di migliorarle in modo significativo. Lo studio ha approfondito gli effetti dell’attività aerobica sulla cognizione e sulle risposte biologiche negli anziani in salute, indagando le funzioni cognitive inferiori (attenzione e velocità di elaborazione) e quelle esecutive più impegnative.

IL PEGGIOR LAVORO DELLA MIA VITA regia di T.Gilou con K.Adams, G.Depardieu Dopo aver perso i genitori, Milann è cresciuto in un orfanotrofio sviluppando un carattere svogliato e depresso. Da adulto nulla è cambiato: ha una casa in disordine, passa le serate a giocare alla Playstation, è assediato dai creditori. Un giorno, però, tutto cambia: dopo aver dato in escandescenze con un’anziana cliente nel supermercato dove lavora, è accusato di tentato omicidio e atti vandalici. Per non andare in carcere, dovrà svolgere 300 ore di servizio comunitario in una casa di riposo. Dopo le prime difficoltà, Milann entra in rapporto con Lino Vartan, un ex-pugile, che cambierà il senso della sua permanenza.

DEMOGRAFIA

TECNOLOGIA

LIBRI

MILANO CENTENARIA Dal 1992 a oggi, a Milano, i residenti con più di 100 anni sono passati da 64 a 672. A dirlo è un’analisi della Fondazione per la Sussidiarietà. Sono soprattutto le donne a trainare questa crescita anagrafica. All’inizio del 2023 le over 100 erano 576 - circa l’86% del totale quindi -; ad inizio millennio erano 128. Assai più ridotta la componente maschile: gli uomini ultracentenari risultano essere infatti 96 (il 14%); erano 23 nel 2000. Sempre secondo la stessa ricerca di Fps, attualmente Milano può vantare un centenario ogni 2.041 abitanti: è un’incidenza che supera addirittura quella di tutte le altre grandi città del nostro Paese.

TELEMEDICINA IN ITALIA ANCORA NON CI SIAMO Il 58% delle strutture ambulatoriali private non fa telemedicina. Secondo la prima “Survey nazionale sulla Telemedicina in ambito ambulatoriale privato” - presentata dall’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza della Fondazione B. Visentini con l’ISS e Fasdac - oltre la metà delle strutture ambulatoriali private non fa telemedicina né intende offrirla nel prossimo futuro. L’indagine, condotta su oltre 300 strutture sanitarie private e private convenzionate SSN, ha evidenziato le cause: la complessità organizzativa (24%), la scarsa propensione o collaborazione del personale sanitario (15%), l’onerosità economica (9%).

STORIE DEL MESE AZZURRO LA VECCHIAIA RACCONTATA AI GIOVANI di Fulvio Scaparro Rizzoli 1998, 198 pagine Dopo 25 anni dalla prima edizione di questo saggio, il suo messaggio - ora più che mai - resta attuale. Attraverso un ciclo di conferenze un gruppo di ultrasessantenni spiega agli adolescenti cos’è la vecchiaia. Nel loro racconto non c’è commiserazione, ma vivaci esperienze e intensa memoria. L’anzianità viene proposta così da un altro punto di vista, in cui non c’è spazio per una narrazione pessimistica. Semmai è la memoria stessa a lasciare una porta aperta proprio al futuro e ai rapporti tra le generazioni. 50&Più | dicembre 2023

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Soluzioni giochi

REBUS (7 2 6) SF ilare in parata = Sfilare in parata

REBUS (5 12) O pere, S peri, M e N tali = Opere sperimentali

GIOCHI IN VERSI INDOVINELLI Donnina imprevedibile = Agenzia viaggi Nobile erede = Albero

Stuzzica cervello TEST 1 - Quale delle seguenti sequenze rappresenta quella prima vista? a) b) c)

d)

TEST 2 - I sei numeri da sostituire ai punti interrogativi sono 3, 8, 1, 2, 0, 2. Essi, infatti, rispondono al criterio valido per le altre quattro sequenze: il primo, il terzo e il quinto numero della seconda sequenza di ogni coppia sono uguali al primo, terzo e quinto numero della prima sequenza diminuiti di un’unità; il secondo, il quarto e il sesto numero della seconda sequenza di ogni coppia sono uguali al secondo, quarto e sesto numero della prima sequenza aumentati di un’unità. Quindi:

4 7

2

1

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3 8 1 2 0 2

4 –1 7 + 1 2 –1 1 + 1 1 – 1 1 + 1 =3 =8 =1 =2 =0 =2

TEST 3 - Il numero che va sostituito al punto interrogativo nell’ultimo gruppo di figure è 0. Esso, infatti, rispetta il criterio logico utilizzato negli altri quattro gruppi di figure seguiti da una terna di numeri: il primo numero rappresenta il numero di figure presenti nel gruppo, il secondo numero rappresenta il numero di figure interne al rettangolo esterno, mentre il terzo numero rappresenta il numero di figure interne dello stesso colore. Quindi: nessuna figura interna ugualmente colorata quattro figure: • rettangolo esterno • triangolo, cerchio e quadrato interni, tutti di diverso colore

430 tre figure interne (triangolo, cerchio e quadrato)

TEST 4 - Il particolare che non appartiene alla figura prima vista è quello contrassegnato dalla lettera b). 98

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Preziosa sinergia tra D3 e K2 Integratore alimentare a base di Vitamine K2 e D3 mantenimento di ossa normali ■ normale funzione muscolare ■ n ormale funzione del sistema immunitario ■

Essenziale per il normale assorbimento di calcio e fosforo

VITAMINA D3 VITAMINA K2 Mantiene il benessere delle ossa intervenendo nell’attivazione delle proteine coinvolte nel processo di mineralizzazione

ASSUNZIONE SENZ’ACQUA NESSUN PROBLEMA DI DEGLUTIZIONE

Si ricorda l’importanza di una dieta varia ed equilibrata e di uno stile di vita sano. Prima dell’assunzione leggere le avvertenze riportate sulla confezione di vendita.



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