Febbraio 2024

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Il valore dell’esperienza | FEBBRAIO 2024 | Anno XLVI - n. 2 - € 2,50 I.P.

PRIMO PIANO

Social media: l’universo parallelo da vivere con consapevolezza Le voci di esperti e influencer a vent’anni dalla nascita di Facebook Come cambiano le priorità di giovani e senior PERSONAGGI Biagio Antonacci si racconta Vita e musica del cantautore milanese

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SOCIALE Anziani in fuga dalle guerre Saada, 102 anni «Non siamo solo un numero»

CULTURA L’opera di Artemisia Gentileschi Il coraggio di sfidare le convenzioni

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Sommario

Anno XLVI - n. 2 - febbraio 2024 50&Più il valore dell’esperienza

Seguici su: /50epiu /company/50epiu /50epiu Per contattare la Redazione scrivere a: redazione@50epiu.it

Carlo Sangalli

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Anna Grazia Concilio

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Dario De Felicis

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Valerio Maria Urru

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Indimenticabile Shirley Temple

Anna Costalunga

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Valeria Sechi, una over in passerella

Elisabetta Pagano

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Veronesi: «Vi racconto il mio film»

Giulia Bianconi

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Alessio Boni, tra cinema, tv e teatro

Raffaello Carabini

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Uniti, verso una società più giusta Quando l’iperconnessione crea distanze fisiche e sociali

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C.Ludovisi

ANZIANI IN FUGA DALLE GUERRE

Provati fisicamente e psicologicamente, i profughi anziani rischiamo spesso abusi e abbandono. Da un’analisi di UNHCR, una guida per gli operatori che si occupano di loro

In questo numero Periscopio Oche, guardiane di confini e detenuti

Maria Silvia Barbieri 84

Previdenza

Alessandra De Feo 86

Fisco

32 “Banco 13” contro gli sprechi Al Mercato Centrale di Livorno un progetto di recupero e redistribuzione di alimenti di Rosario Sardella

C.Caridi

ESTERI, L’ELETTRICO NON DECOLLA

In Germania, entro il 2030 saranno in circolazione al massimo 9 milioni di vetture elettriche

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Social Network Consapevolezza e professionalità le parole d’ordine per vivere i social nei prossimi vent’anni di Leonardo Guzzo, Chiara Ludovisi, Linda Russo, Francesca Cutolo, Valerio Maria Urru

Rubriche Gianrico e Giorgia Carofiglio

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Il terzo tempo

Lidia Ravera

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Anni possibili

Marco Trabucchi

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Effetto Terra

Francesca Santolini

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La forma delle nuvole

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I.Romano

E-CIGARETTE COSA NE SAPPIAMO?

Uno studio condotto dalla Fondazione Airc ci aiuta a comprendere se e quanto sia dannoso fumare le sigarette elettroniche di ultima generazione 50&Più | febbraio 2024

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Direttore Editoriale Anna Maria Melloni @ am.melloni@50epiu.it

Personaggi Biagio Antonacci «Ho imparato che il bello arriverà»

di Raffaello Carabini 20

Direttore Responsabile Anna Grazia Concilio @ a.g.concilio@50epiu.it Design Massimo Cervoni @ m.cervoni@50epiu.it Editoriale 50&Più Srl Amministratori Antonio Fanucchi (Presidente) Giuseppina Belardinelli Franco Bonini Antonino Frattagli Brigida Gallinaro Procuratore Gabriele Sampaolo Amministrazione Editoriale Cinquanta & Più Srl 00186 Roma - via del Melangolo, 26 Telefono 06.688831 - Fax 06.6872597 mail: editoriale@50epiu.it Direzione e Redazione 00186 Roma - via del Melangolo, 26 Telefono 06.68134552 www.50epiueditoriale.it

Speciale Carnevale 2024

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Stampa e Spedizione Spadamedia Srl 00198 Roma - via Panama, 88

Paese che vai, Carnevale che trovi Un giro del mondo per scoprire le feste carnascialesche meno note di Donatella Ottavi

Registrazione Tribunale di Roma n. 17653 del 12/04/79 Iscrizione al ROC n. 5433 del 15/06/1998

Cultura e tempo libero Incontro con l’Autore, Libri, Arte, Cinema, Teatro

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I viaggi di 50&Più

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Vivere in armonia

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Giochi

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Bazar

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Credit foto: Agf, Contrasto, Shutterstock, Antonio Barella, ©Alessandro Carofiglio. Shutterstock: franz12, stu.dio, OlegDoroshin, Featureflash Photo Agency, Postmodern Studio, lucarista, Curioso.Photography, FadiBarghouthy, Maridav, GSK919, Istvan Csak. Foto di copertina: Shutterstock Illustrazioni: Enrico Riposati Abbonamenti annuali: Italia (11 numeri) euro 22,00 sostenitore euro 40,00 copia singola euro 2,50 euro 4,50 copia arretrata Estero euro 41,50

Finito di stampare: 2 febbraio 2024

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Per posta: via del Melangolo, 26 - 00186 Roma Per telefono: 06.68134552 - Per fax: 06.6872597 m@il: redazione@50epiu.it Per il pagamento effettuare i versamenti sul c/c postale n. 98767007 intestato a Editoriale Cinquanta & Più Srl - Roma L’abbonamento andrà in corso dal primo numero raggiungibile e può avere inizio in qualunque momento dell’anno, ma avrà comunque validità annuale. Concessionaria esclusiva pubblicità: 50&PiùMedia Srl - largo Arenula 34, Roma Tel. 06.68883469 - mail: 50epiumedia@50epiu.it Per la pubblicità: Luigi Valitutti - Tel. 335491325 mail: l.valitutti@50epiumedia.it

Manoscritti e fotografie Anche se non pubblicati, non verranno restituiti. © Editoriale Cinquanta & Più Srl tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. Tutela dati Editoriale Cinquanta & Più Srl tratterà i dati personali forniti dagli abbonati nel rispetto di quanto previsto dal Regolamento (UE) 2016/679 e delle disposizioni per l’adeguamento della normativa nazionale ed al solo scopo di inviare il mensile 50&Più ed i relativi allegati. L’informativa di cui all’art. 13 del Regolamento (UE) 2016/679 è consultabile tramite il sito internet www.spazio50.org. I diritti riconosciuti dagli articoli 15 a 21 del suddetto regolamento, potranno essere esercitati nei confronti del Titolare Editoriale Cinquanta & Più Srl - via del Melangolo 26 - 00186 Roma e del Responsabile della Protezione dei Dati 50&Più - via del Melangolo 26 - 00186 Roma. NUMERO CERTIFICATO 9118 DELL’ 8/03/2023 ASSOCIATO ALL’USPI UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

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UNITI VERSO UNA SOCIETÀ PIÙ GIUSTA Il rispetto e la tutela dei diritti, soprattutto dei più fragili dipendono da ognuno di noi. Non lasciamo spazio all’indifferenza Tutti siamo coinvolti in un processo di giustizia sociale La lotta alla povertà e alle tensioni sociali, la parità di genere, l’uguaglianza, il benessere di tutte e tutti devono essere al centro dell’agenda pubblica e politica del nostro Paese e, soprattutto, al centro del nostro impegno quotidiano. Febbraio è un mese particolarmente importante perché ci ricorda un appuntamento che mai come oggi diventa irrinunciabile: la celebrazione della Giornata internazionale della giustizia sociale, promossa dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. L’epoca in cui viviamo ci mette costantemente alla prova: le crisi economiche e i conflitti lacerano un tessuto sociale già particolarmente pro-

della pelle. E ancora, di chi si deve nascondere per amore, di chi deve espatriare, anche lontano dalla famiglia, per cercare un lavoro o di chi al lavoro deve rinunciare perché si trova a un bivio, quello tra carriera e figli. Non pensiamo che tutto questo non ci riguardi o che non sia un nostro dovere intervenire perché tutti siamo coinvolti - certamente ognuno per il proprio ruolo - in un processo di giustizia sociale. E lasciatemelo dire, non dovremmo nemmeno aspettare che l’Onu ci fissi un impegno in calendario per agire. Cosa può fare ognuno di noi? La risposta è semplice: tanto. Come prima cosa, è importante che nessuno si giri dall’altro lato e che le ingiustizie le veda, le ascolti. Parte da qui, esat«UNA SOCIETÀ EQUILIBRATA tamente dall’assunzione di questa E GIUSTA TUTELA I DIRITTI consapevolezza, il nostro senso di reMA SOPRATTUTTO sponsabilità nei confronti del prossiLI PROTEGGE E INTERVIENE mo, nei confronti di chi non ha voce SE VENGONO CALPESTATI» per chiedere il rispetto dei suoi diritti. Perché vedete, una società più giusta, vato in molte zone del pianeta. Noi più equilibrata - anche da un punto siamo, senz’altro, ‘privilegiati’ perdi vista economico e di ricchezza - è ché abbiamo avuto la fortuna di nauna società che i diritti li tutela sì, ma di Carlo Sangalli scere in una parte del mondo nella li protegge soprattutto e interviene Presidente Nazionale 50&Più quale maggiori sono il benessere e quando vengono calpestati. le opportunità. Abbiamo per questa ragione il dovere di La giustizia sociale inizia da noi, da quanto siamo disposti batterci perché in Italia e non solo ci sia sempre più una a metterci in gioco per gli altri. Lo abbiamo fatto tante vera giustizia sociale. Una giustizia sociale che non sia volte e lo faremo ancora perché dell’ascolto delle esigenze quella proposta dai media, quella di facciata, ma sia con- dei fragili abbiamo fatto il nostro impegno. Care amiche creta, che abbia prima di tutto un punto fisso: il rispetto e cari amici, continuiamo così, percorriamo la strada che e la tutela dei diritti di tutti e in particolare dei fragili e abbiamo tracciato da tempo con passi sempre più grandi di chi si prende cura di loro. Di chi non mette insieme e sempre più decisi. Andiamo avanti uniti, tutte e tutti, il pranzo con la cena, di chi non può permettersi le cure per una società dove l’equità e il benessere non siano mediche, di chi ancora deve subire angherie per il colore un’eccezione ma diventino la regola.

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Anna Grazia Concilio Direttrice responsabile 50&Più

QUANDO L’IPERCONNESSIONE CREA DISTANZE FISICHE E SOCIALI Gli abbracci diventano emoticon in un mondo dove i social network occupano sempre più spazio nella quotidianità di ognuno di noi. Avviare una riflessione sul loro utilizzo è un dovere ma anche un passo verso una consapevolezza più matura e funzionale. Perché un divertimento non ci renda schiavi Siamo continuamente connessi. Per la maggior parte di noi, lo smartphone è l’ultimo oggetto che posiamo la sera prima di andare a letto e il primo che prendiamo tra le mani al mattino. La frenesia quotidiana, la velocità con cui accadono i fatti e quella con cui noi li recepiamo, ci hanno portato a vivere un universo parallelo dove i social - lo possiamo dire senza nasconderci - la fanno da padrone. E questo avviene per ogni età. Avviene per diletto, sì, ma avviene anche per lavoro. Capita, sempre più spesso, di vedere gruppi di giovani seduti sulla stessa panchina, o allo stesso tavolino di un bar, con gli occhi puntati sullo schermo dei loro telefoni. E capita anche di vedere senior che - accomodati sul divano, in compagnia - leggano notizie dai telefonini, pubblichino post e foto. Se da un lato, questa iperconnessione rende possibile avvicinarci a chi vive dall’altra parte del mondo e a promuovere l’idea sempre più concreta della globalizzazione, dall’altro lato crea le distanze fisiche e sociali. Fisiche perché anche la telefonata per augurare ‘buon compleanno’ a un’amica viene sostituita da un messaggio virtuale, lasciato su una bacheca altrettanto virtuale. Il fine è lo stesso: gli auguri sono arrivati, ma dov’è finito il calore delle parole? 6

Dove sono finiti gli abbracci che diventano emoticon? E crea le distanze anche sociali perché si tende - vuoi per l’algoritmo, vuoi per una scelta precisa - a raggiungere persone che appartengono quasi esclusivamente a un determinato mondo, senza confronto, abbandonando quel concetto di prossimità sociale tipico della comunità. La cronaca di queste ultime settimane, poi, apre uno spaccato anche meno ‘felice’ dei social network. Lo fa perché ci racconta del possibile suicidio di una imprenditrice del nord che - stando ai fatti di questi giorni - si sarebbe tolta la vita perché vittima della gogna mediatica. Una gogna che, vale la pena ricordare, sarebbe stata attuata dai social e dai mezzi di comunicazione in generale. Poco prima di Natale, a tenere banco sulle cronache nazionali, è stato il cosiddetto ‘balocco-gate’ che vede protagonisti la nota azienda dolciaria e una famosa influencer italiana che, con i social, ha costruito un impero di decine di milioni di euro: entrambi i protagonisti sono ad oggi indagati per truffa. Ora, senza entrare nel merito di vicende giudiziarie (ancora in corso mentre scriviamo) e senza sederci dalla parte della ragione per partito preso, rimane una domanda: come utilizziamo i social? Chi lo fa

per lavoro ha poche alternative, li usa principalmente perché impegnato a studiare strategie, grafiche, indicizzazioni che portino traffico e generino consensi, dal commercio alla politica. Chi lo fa per divertimento, invece, può ancora scegliere come usare il tempo che ha a disposizione, con parsimonia e provando a stare più dentro la vita reale che quella virtuale. Qualche tempo fa, è stata introdotta sul mercato un’applicazione che consente di monitorare il rapporto che abbiamo con i cellulari, segnalando quante volte nell’arco di una giornata tocchiamo lo schermo del telefonino. Lo studio, ante-Covid, rivela che in media si tocca il cellulare millecinquecento volte in una settimana. Troppo? Troppo poco? Dipende dai punti di vista, dalla relatività tipica di ogni fenomeno di massa. E allora è forse giunto il momento, a vent’anni dall’entrata in vigore di Facebook, di avviare una riflessione per capire - ognuno per proprio conto - quanto i social condizionino la nostra vita, le nostre scelte (etiche prima di tutto), la nostra quotidianità. Ho rimarcato volutamente la parola ‘nostro’ perché non dobbiamo mai dimenticare che c’è un privato da proteggere, comunque si decida di leggere questa storia.

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Punti di vista

ROBERT DOISNEAU (1912-1994) Celebre fotografo francese, le sue opere hanno influenzato profondamente la fotografia “street”, catturando con poesia e umorismo la spontaneità della vita urbana

«Sono Robert Doisneau penso che tu sia piuttosto affascinante, accetteresti di baciare davanti a me davanti alla mia macchina fotografica?» Resterà per sempre la donna del “Bacio all’Hotel de Ville” la celebre foto di Robert Doisneau, scattata nel 1950 a Parigi È morta all’età di 93 anni in Normandia Francoise Bornet aveva solo vent’anni quando posò con il suo compagno di allora davanti all’obiettivo di Doisneau. Era stata la rivista americana Life a commissionare questo reportage al fotografo per raccontare gli effetti del secondo dopoguerra

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La forma delle nuvole

Un padre e una figlia osservano il mondo

VIVIAMO I BUONI PROPOSITI CON SERENITÀ di Gianrico e Giorgia Carofiglio

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«Per sviluppare nuove abitudini positive è utile puntare ad obiettivi precisi e raggiungibili concentrandosi sui piccoli progressi e non sul risultato» 10

ennaio è il mese dei buoni propositi, una miniera d’oro per i guru dell’auto-aiuto e il periodo in cui i libri sulle diete vanno a ruba. Febbraio è il mese in cui i buoni propositi inesorabilmente si incagliano. Anche tra coloro a cui piace dedicarsi agli obiettivi per il nuovo anno, l’entusiasmo e la motivazione tendono a ridursi già dopo poche settimane. Passa poco tempo prima di archiviare i tentativi di miglioramento e tornare alle routine consuete, persi nelle incombenze della vita quotidiana. Forse è perché vogliamo raggiungere traguardi irrealistici, desideriamo cambiamenti drastici impossibili da mettere in pratica, o semplicemente perché modificare le nostre abitudini è difficile. Il fenomeno è così comune che il secondo venerdì di gennaio è chiamato, nei Paesi anglosassoni, “quitters day”, il giorno di chi molla: è il momento in cui in media finisce lo slancio e si tende ad abbandonare i propri piani. Temendo di fallire, molti decidono fin da subito di astenersi. Non vogliono essere delusi da se stessi, incapaci di dare seguito al desiderio di migliorarsi, e in generale non amano torturarsi con piani elaborati. Eppure non dovremmo privarci dell’opportunità di immaginare nuovi inizi, una nuova versione di noi stessi e delle nostre vite, anche se non dovessero mai diventare re-

altà. È l’attimo che più si avvicina all’esperienza, quando si è ancora piccoli, di avere davanti a sé tutte le possibilità del mondo. Un’esperienza che agli adulti è perlopiù preclusa. La sensazione che ogni strada sia aperta e ancora da esplorare, che ci sia una vita tutta da costruire. È un’occasione per provare ancora una volta, anche se per poco, una gioia piena, quasi infantile. Il consiglio di molti esperti per sviluppare, ben oltre gennaio, nuove abitudini positive è quello di puntare ad obiettivi precisi e raggiungibili, dedicarsi a piccoli cambiamenti giorno dopo giorno, scegliere di concentrarsi sul progresso e non sul risultato. Sono consigli utili e perfettamente ragionevoli. Ma la verità è che forse dovremmo vedere i buoni propositi, in qualunque momento dell’anno, non come duri e temibili obblighi verso noi stessi, ma come esercizi di immaginazione e di allegria. Come modi per coltivare un rinnovato senso di possibilità, senza flagellarci se non riusciamo nei nostri intenti, se non siamo perfetti. La capacità di vedere tutto con occhi curiosi e senza preconcetti, come farebbe un bambino, è chiamata nel buddismo zen “shoshin”, mente del principiante. Un concetto che è stato introdotto in Occidente da Shunryu Suzuki, un maestro zen che ha reso popolare negli Stati Uniti la pratica della meditazione, nel mezzo del fermento culturale degli anni

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Sessanta. “Nella mente del principiante ci sono molte possibilità: in quella dell’esperto ce ne sono poche”. Il principiante, colui che non ha ancora certezze e impalcature intellettuali, ha una mente che indaga, aperta a qualunque cosa accada, curiosa. Una mente che cerca, ma non con avidità. Semplicemente osserva cosa succede. All’inizio dell’anno speriamo che le nostre vite saranno migliori, che faremo più cose che ci piacciono, che metteremo da parte abitudini insalubri, che dimagriremo, e che raggiungendo questi obiettivi saremo finalmente felici. Il risultato è spesso una profonda frustrazione con noi stessi. Nel quotidiano, ci sentiamo spes-

so oppressi dagli obblighi, dalle responsabilità, dalle scadenze e in generale da una soffocante assenza di fantasia. Se ci liberiamo del peso di aspettative rigide e inflessibili, la pratica dei buoni propositi può diventare un modo per creare un varco nell’ordinarietà, per provare la sensazione che le cose non sono mai definitive, ma sempre aperte. Sviluppare una mente da principiante significa liberarsi da ogni aspettativa predeterminata su ciò che deve accadere e, così facendo, guardare tutto come se fosse nuovo, mai scontato. Per cui, se non lo avete fatto ad inizio anno, siete ancora in tempo. Prendete un foglio di carta (in questa famiglia privilegiamo quaderni

nuovi di zecca che presto finiranno abbandonati) e scrivete i vostri buoni propositi. Pensate a degli obiettivi possibili e allegri. Aggiungetene due o tre in più rispetto a quanti pensate di riuscire a portare avanti. Divertitevi. Non fatevi guidare dalla frustrazione con voi stessi, dal senso di colpa o dal desiderio di punirvi per non essere all’altezza delle vostre aspettative. Sentite la gioia delle occasioni che vi fioriscono davanti agli occhi, la leggerezza di pensare che non siete obbligati ad essere sempre uguali. E poi provate davvero a fare ciò che vi siete prefissati o che desiderate, con curiosità e pronti a scoprire cosa accade. Senza punirvi se non riuscite. In fondo c’è sempre l’anno prossimo. 50&Più | febbraio 2024

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Il terzo tempo

UN INCREDIBILE DESIDERIO DI AFFETTO

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di Lidia Ravera

i chiamava Iris ed era una creatura dalla bellezza seconda soltanto all’intelligenza, all’intuito, al talento di seduttrice. Si è ammalata gravemente nel pieno di una maturità brillante. È stata operata, rioperata, curata. Quando non c’è stato più niente da fare è stata coccolata, consolata, carezzata. Fino alla fine. C’è stato un funerale commovente. Poi un banchetto sobrio ma ottimo. In piedi, reggendo ciascuna la propria tartina o il calice di prosecco, abbiamo parlato di lei. Era - pare - una gatta dolcissima, generosa e dominante. Aveva un carattere signorile. Era sprezzante ma curiosa. Non si abbassava certo a mangiare i topi, lei che aveva accesso al cuore del filetto di manzo, però li uccideva e scaricava il cadavere sui piedi della sua “mamma”, che apprezzava il regalo e, per non offendere la donatrice, cercava di non vomitare davanti al topo morto, come tutto il suo stomaco sommessamente chiedeva. Tornando a casa dalla cerimonia ero perplessa: tutte le mie amiche hanno uno o più animali. Andiamo dall’estremo di Silvia che ha un numero variabile di gatti e sei cani, al cane unico di Roberta che però, al suo cane, si dedica assai più di quanto io mi sia mai

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dedicata ai miei figli (e non ero una cattiva madre). C’è poi Sandra che ha quattro cani e quando vive in campagna tutto va bene, ma quando li porta a Roma e gira per le strade del centro sembra una pazza, con quei quattro guinzagli che la tirano di qua e di là. Poi c’è Marianna che parla con Mafalda come se fosse una bambina adorata invece che un Carlino dal muso simpatico. E qui mi fermo, ma potrei continuare: c’è chi alla gattina dà da mangiare soltanto filetto di branzino cotto al vapore e c’è chi porta il cagnolino tutte le settimane da una psicologa per animali che - al costo di una seduta da 50 minuti - le fa superare il trauma di essere stata buttata nel bidone dell’indifferenziata quando era appena nata. Tutte e tutti, senza interruzione, sono in grado di intrattenerti per giorni sulle varie forme del loro amore e della loro conseguente ansia per tutto quello che può succedere ai loro animaletti: un morso da parte di altro cane, una polpetta avvelenata ad opera di vicini criminali, una fuga nel traffico conclusa con incidente mortale. Si sa che più si ama più si sta preoccupati, ma la domanda è: perché amiamo così tanto i nostri piccoli animali? Nei Paesi in cui la povertà è ben visi-

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bile, come in certe zone dell’India, vedi cani magri e selvatici aggirarsi senza collare per le strade frugando nell’immondizia. Qui da noi i cani hanno fiocchetti e cappottini, godono di una condizione antropomorfa e privilegiata: sono i bambini che non abbiamo più il coraggio di mettere al mondo? Nessuno ha mai osato considerare la crescita zero in relazione con il moltiplicarsi esponenziale dei “pet shop”, l’acquisto di quadrupedi da compagnia e la passione dilagante per i propri animali. «Sono i bambini degli egoisti, quelli che rifuggono dalle responsabilità ma vogliono lo stesso la loro quota di tenerezza», ha sentenziato su Facebook un campione della categoria degli odiatori non professionisti. Quelli che dissentono da tutto, ma ragionevolmente. «Sono bambini che non crescono, non diventano adolescenti, non se ne vanno di casa, non finiscono di essere uomini e donne come noi. Non ci dimenticano», ha spiegato, sconsolata Maria. Ha ottantadue anni, Maria. Aggiunge, con un filo di malinconia: «Sono bambini che possiamo avere anche noi, noi anziane, infertili da trent’anni, condannate a frequentarci fra noi senza mai aprire una finestra sulle generazioni venute dopo». Non ha avuto figli, Maria. E quindi non è benedetta dai nipotini. Riversa su Boby e Berta, due golden retriever di rara bellezza, tutta la sua voglia di amare. Ma anche Boby e Berta hanno un’età. Tredici anni e mezzo uno, quasi quindici l’altra. Maria sostiene che quando moriranno non potrà prendere un altro cane. «Perché?», chiedo. Mi guarda come se fossi appena sgusciata fuori da un uovo o scesa da un albero. «Come perché? Quando loro verranno a mancare io avrò già 85 an-

ni, magari 86… il nuovo cane mi sopravviverà di sicuro. E chi si prenderà cura di lui/lei quando io sarò morta e sepolta? È da irresponsabili crescere “un orfano, un’orfana”». Scopro poi che i canili non ti fanno prendere cani cuccioli o giovani se non sei, anche tu, abbastanza giovane da garantire una famiglia efficiente per tutta la durata della sua vita canina. Lo capisco, tuttavia mi rattrista. Come mi rattrista questo amore struggente per una specie che non è quella a cui apparteniamo. È davvero diventata così dura la vita di noi donne e uomini occidentali, ben annidati in un presente di benestanti distratti e freddi? Abbiamo maturato un bisogno di affetto superiore a quello che possiamo aspettarci dai nostri simili? Nelle nostre esistenze ben pianificate un cane che scodinzola per la gioia di rivederci, un gatto che fa le fusa sul nostro grembo arido, sono diventate necessità primarie, risarcimenti a cui non possiamo rinunciare.

PARLIAMONE

Per scrivere a Lidia Ravera

posta - C/O Redazione 50&Più via del Melangolo, 26 - (RM) fax - 066872597 email - redazione@50epiu.it 50&Più | febbraio 2024

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Anni possibili

SETTE REGOLE PER UN INVECCHIAMENTO POSSIBILE

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di Marco Trabucchi

ecentemente il New York Times ha pubblicato un articolo nel quale sono indicate le sette “chiavi”, basate su evidenze scientifiche, per invecchiare bene. È opportuno ritornare sull’argomento, perché in questi ul-

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timi anni siamo stati investiti da una enorme mole di indicazioni per un “invecchiamento di successo”, frase mal tradotta dall’inglese “successful aging”, che peraltro ha un significato meno commerciale. Oggi troppi interessi stanno crescendo attorno

a questo argomento, creando false illusioni e spese inutili da parte di molte persone. Ritengo sia, invece, doveroso offrire indicazioni precise, come ha fatto il NYT e come riassumo di seguito. L’obiettivo principale non è tanto evitare lo spreco di denaro (ogni cittadino, fortunatamente, è libero di decidere come investire i propri soldi!), ma evitare le attese frustrate, le delusioni, il rischio di non separare correttamente ciò che è una speranza, più o meno fondata, da ciò che invece è cura di eventuali malattie, con la precisa esigenza di trattamenti. Infine, l’obiettivo più importante è suggerire alle persone di ogni età le misure che realisticamente permettono un migliore invecchiamento, senza inseguire indicazioni prive di fondamento (il NYT nel titolo scrive: “Ignora le camere iperbariche e i raggi infrarossi”). È invece davvero possibile ridurre gli effetti dell’età,

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sa, il colesterolo o la glicemia, ma queste pratiche non devono diventare un’ossessione, una sorta di dipendenza. Se una persona rientra nei parametri di normalità deve seguire le indicazioni del medico, attente a non creare condizioni di ansia che producono danni più gravi di quelli che si vorrebbero evitare. La seconda importante indicazione è il movimento. Penso che ogni cittadi-

re troppo. È una regola indiscutibile e di grande rilievo per gli aspetti negativi che può provocare il mancato rispetto. Sesta chiave: coltivare le relazioni e i contatti sociali, dando loro un giusto posto nella vita. È una regola ferrea, che non ammette deroghe, perché la solitudine e l’isolamento fanno male alla salute come il fumo! Il medico deve sempre chiedere all’anziano du-

L’obiettivo più importante è suggerire alle persone di ogni età le misure che realisticamente permettono un migliore invecchiamento, senza inseguire indicazioni prive di fondamento

con realismo, ma anche un po’ di generosità verso se stessi, senza ricorrere ad atti che non offrono nessun vero supporto. Di seguito le sette regole, ricordando però che si tratta di indicazioni generali, che ogni cittadino deve essere in grado di adattare alla sua personale condizione (salute, relazioni, sensibilità, disponibilità di tempo); è, in particolare, importante, in caso di incertezze sull’opportunità di una o l’altra azione, di ricorrere ad un medico informato. Poi però è importante seguirne i consigli; in alcuni casi, infatti, il “fare di testa propria”, come talvolta si è tentati, comporta dei rischi. La prima chiave per invecchiare bene è affrontare con attenzione e serietà le eventuali malattie croniche. A questo proposito è molto importante un comportamento equilibrato; è, ad esempio, necessario rilevare periodicamente la pressione arterio-

no sia oggi convinto del beneficio del movimento. Il problema non è quindi teorico, ma concreto, cioè combattere la pigrizia, la consuetudine della poltrona, la svogliatezza. L’Associazione Americana di Cardiologia raccomanda 150 minuti alla settimana di esercizio moderato, cioè camminare circa 20 minuti al giorno. Non è molto, ma capisco la difficoltà di abbandonare le comodità della casa o del luogo di lavoro, anche solo per poco tempo. Il momento cruciale è l’inizio, poi la passeggiata diviene un momento “normale”. Terza chiave: mangiare più frutta e verdura. Questa non dovrebbe essere un’azione faticosa. Basta iniziare, magari con un po’ di impegno a scegliere questi cibi alla mensa e quando si mangia a casa. Quarta chiave. È necessario dormire un numero adeguato di ore; diventando vecchi si raccomandano da 7 a 9 ore di sonno; al contrario, è stato dimostrato da alcuni studi che meno di 5 ore di sonno a notte raddoppia il rischio di contrarre una demenza. Ovviamente queste indicazioni sono di carattere indicativo, però non ci si deve allontanare troppo! Quinta chiave: non fumare e non be-

rante una visita: “Quanti amici e parenti hai incontrato nella scorsa settimana?”. Una risposta imbarazzata impone di prescrivere l’opportunità di contatti, quasi fossero una medicina (anzi, sono proprio una medicina, perché permettono di evitare demenze, malattie di cuore, ictus). Settima chiave, forse quella più importante: cerca di essere ottimista, di trovare anche nelle piccole cose di ogni giorno l’occasione per pensare positivamente. È un atteggiamento che permette di guardare la vita senza angosce e quindi di agire curandosi di se stessi e delle amicizie. “Ricordati - ha scritto un medico famoso - che se non riesci a muoverti abbastanza, almeno devi impegnarti a guardare alla tua vita con serenità”.

PARLIAMONE Per scrivere a Marco Trabucchi posta - C/O Redazione 50&Più via del Melangolo, 26 - (RM) fax - 066872597 email - redazione@50epiu.it 50&Più | febbraio 2024

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Effetto Terra

ECCO PERCHÉ NON PARLIAMO TUTTI I GIORNI DI CAMBIAMENTO CLIMATICO di Francesca Santolini

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entre il mondo è teatro di conflitti, tragedie e violenze, sempre più spesso viene da chiedersi quale spazio occupi la questione climatica nell’agenda politica e mediatica. Il conflitto in Medioriente, così come la guerra in Ucraina, sono eventi che abbiamo seguito in tempo reale, e che hanno monopolizzato l’attenzione senza lasciare spazio per altro.

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Nel frattempo è come se il dibattito pubblico sull’ambiente si fosse fermato ad aspettare. In momenti come questo, l’urgenza della crisi climatica è chiara e assordante, un fatto di importanza epocale, la sfida del secolo, un’enorme notizia per il futuro dell’umanità, ma non necessariamente la notizia più importante del giorno. È complicato, a livello cognitivo e non solo, preoccuparsi del benessere delle

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E allora perché non riusciamo a interessarci al cambiamento climatico e, anzi, cerchiamo il più possibile di distogliere lo sguardo dal fenomeno? In effetti, psicologi, neurologi e filosofi spiegano che tutti noi abbiamo, inconsapevolmente, dei bias, e cioè dei pregiudizi, delle distorsioni della percezione della realtà, che ci fanno considerare il cambiamento climatico come qualcosa di lontano nello spazio e nel tempo.

A livello cognitivo però è difficile collegare tra loro le conseguenze, assegnarle alla stessa causa. Eventi meteorologici estremi, scioglimento dei ghiacciai, incendi sempre più estesi: è difficile comprendere che sono la manifestazione di uno stesso fenomeno complesso, non crisi separate. Anche per questo la narrazione assume toni apocalittici: soltanto quando un’alluvione, l’esondazione di un fiume, la canicola estiva provocano

I conflitti in atto hanno inevitabilmente monopolizzato l’attenzione politica e mediatica distraendo dalla crisi climatica, che tuttavia resta “la” sfida del presente e delle future generazioni

future generazioni, delle prospettive di vita che avremo nel 2030 o 2050, quando il presente è così marcato da guerre, conflitti, carestie che affliggono milioni di persone. Tuttavia, l’angoscia che proviene dalla crisi in Medioriente ricorda a noi che osserviamo da una posizione più distante, che occuparsi e preoccuparsi di cambiamento climatico, rappresenta un atto di speranza nei confronti del futuro. Eppure sembra che i media italiani non riescano a comunicare adeguatamente quanto un argomento di origine prettamente scientifica entri dentro la dimensione politica, economica, sociale, ambientale della vita pubblica, e sia una delle sfide più importanti per la nostra epoca e per le prospettive di benessere delle future generazioni.

Siamo incapaci di immaginare cose di cui non abbiamo esperienza, che non abbiamo vissuto in prima persona. Dopo il Covid siamo diventati, a un costo altissimo, coscienti della nostra vulnerabilità e ora se vogliamo vincere la sfida contro il cambiamento climatico, dobbiamo assicurarci che questa coscienza diventi un elemento permanente del nostro immaginario collettivo. Di recente un editorialista del Whashington Post si chiedeva come mai - vista la gravità della situazione e le evidenze scientifiche - i media non parlino di cambiamenti climatici tutti i giorni, tutto il giorno. La risposta, in estrema sintesi, è che si tratta di una tragedia in “slow motion”, al rallentatore, e l’attenzione umana attribuisce molto più valore agli eventi catastrofici che a fenomeni quasi invisibili, anche per questo i giornali e i media tradizionali ne parlano solo in termini sensazionalistici. Il punto è che oggi il cambiamento climatico non ha più carattere di straordinarietà, perché ormai gli eventi climatici estremi sono all’ordine del giorno, anche qui in Italia, non solo nell’oceano Pacifico.

veri e propri disastri, i talk show si attivano, con il solito servizio che illustra i danni e i soliti politici che ripetono slogan vetusti e argomentazioni banali. Non se ne parla mai in termini di informazione e di programmazione. Perché non parlare della chimica verde (di cui siamo leader nel mondo), degli impatti della produzione di cibo sulla sostenibilità, dei piani di adattamento per il cambiamento del clima, delle filiere del recupero dei rifiuti che oggi rappresentano l’economia reale? L’elenco è lungo, lunghissimo. Ed è fatto di temi ambientali che trasversalmente toccano ogni ambito della politica del nostro Paese: economia, lavoro, politica estera, innovazione, cultura. Perché oggi tutto è clima e tutto dipende dal clima.

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Periscopio Periscopio

ALLA RISCOPERTA DELLE PAROLE PERDUTE

a cura di Dario De Felicis

Nella lingua italiana si nascondono perle lessicali ormai dimenticate parole che una volta scorrevano correntemente sulle labbra di tutti trasportando significati profondi e sfumature che, ora, rischiano di perdersi nell’oblio Facciamo un piccolo esercizio di stile utilizzando qualche termine obsoleto

obnubila chiosare gaglioffo lapalissiano mellifluo

inanità

Ipotizziamo di conoscere un tale decisamente eristico, tipico di coloro che durante una discussione vogliono portare avanti una polemica per il solo gusto dello scontro dialettico. Magari è uno smargiasso, che vuol farsi notare a tutti i costi quando in realtà è solo un solipsista che crede di essere l’unica persona che conta nel mondo reale. Non deve essere particolarmente piacevole parlare con queste persone, per usare un pleonasmo (o un eufemismo) e non dire altro. E sempre questo gaglioffo, che di simpatico non ha niente, ci obnubila con le sue chiacchiere piene di nulla, risultando sì forbito ma ridondante. È lì, davanti a noi, con il suo sproloquio talvolta tonante, talvolta mellifluo, mentre cerca di convincerci, con tono fintamente gentile, di avere ragione su tutto. Ma mentre lo ascoltiamo fare la sua ramanzina, trasecoliamo, quasi sbalorditi all’improvviso da un suo enorme granciporro, un grosso errore. Il briccone, infatti, è convinto che l’utilizzo di computer e Internet sia destinato a non durare nel tempo e che anzi presto torneremo ad usare solo carta e penna, come una volta. Un ragionamento assai bislacco, tipico di un misoneista come lui, che si oppone al cambiamento e all’innovazione. Quindi, voi pazientemente iniziate a compitare, enunciando parola per parola, tutti i motivi per cui il suo stoltiloquio è vano e astruso. Lui, naturalmente non ci sta ad essere ripreso, carico com’è di burbanza, alterigia vanitosa. Tra di voi ne nasce un’aspra diatriba verbale, che diventa presto alterco. Si alzano i toni della discussione e iniziate ad apostrofarvi con parole poco lusinghiere. Eppure, poco dopo, vi rendete conto che proprio non vale la pena continuare un litigio per una questione di lana caprina. Entrambi siete caduti nell’inanità, inutile e vana, della discussione ed ora è tempo di chiosare, finalmente, mettere un punto alle chiacchiere e trovare un punto in comune. Può sembrare lapalissiano, cioè estremamente evidente, ma qual è il modo migliore per fare pace? Naturalmente sedersi tutti insieme ad un tavolo davanti ad un pasto luculliano, abbondante e carico di ogni prelibatezza. La nostra lingua è una ricca tavolozza di colori lessicali che si svelano attraverso termini dimenticati, regalando al nostro linguaggio profondità e singolare bellezza. Riscoprire e apprezzare queste parole non solo arricchisce il nostro vocabolario, ma ci permette di immergerci in sfumature di significato che altrimenti rischierebbero di scomparire. 18

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In giro per il mondo

GLI OCCHI EVOLUTI DEL CAMALEONTE

A PROPOSITO DI...

Oltre alla nota capacità di cambiare colore in base all’ambiente circostante, l’abilità dei camaleonti di muovere indipendentemente ciascun occhio è una qualità evolutiva unica. Ciò permette loro di monitorare l’ambiente circostante a 360°, il che è particolarmente utile dove la visibilità è limitata.

NUMERI RECORD

SIMBIOSI MUTUALISTICA Alcune piante, come l’acacia cornigera, il limone e l’aloe vera, sviluppano relazioni simbiotiche con le formiche, fornendo loro cibo e rifugio in cambio di difesa e protezione. Questo fenomeno naturale è chiamato simbiosi mutualistica, cioè quando entrambi gli organismi traggono beneficio l’uno dall’altro. www.tuttogreen.it

www.greenstyle.it

CREDERE (TROPPO) IN SE STESSI L’Effetto Dunning-Kruger è un meccanismo psicologico che si verifica quando persone poco competenti in un dato campo sovrastimano le proprie abilità, mentre quelle altamente competenti tendono a sottovalutarle. Un ribaltamento di ruoli definito anche “pregiudizio cognitivo della superiorità illusoria”.

UN AMORE DURATURO Nel 2013 Ekkachai e Laksana Tiranarat, una coppia tailandese, durante la competizione chiamata “maratona del bacio” si è baciata per 58 ore, 35 minuti e 58 secondi.

UN AMORE PER LA REGINA La regina Elisabetta II è stata un’appassionata amante dei cani di razza corgi, avendone posseduti più di 30 durante il suo regno. Elisabetta II ricevette il suo primo corgi, Susan, come regalo di compleanno nel 1944; da allora era solita portare i suoi “pets” sempre con sé, in viaggio e nelle cerimonie di Stato.

www.biomedicalcue.it

www.amoreaquattrozampe.it

UNA LUNGHISSIMA PISTA DI DNA

IL “NONNO” DEI SUPER COMPUTER

Il dna contenuto in una singola cellula umana è lungo circa 2,18 metri. Se questo dna fosse steso in linea retta, sarebbe lungo circa 10.000 volte il diametro della Terra, che è di circa 12.742 chilometri. In altre parole, sarebbe abbastanza lungo da raggiungere la Luna e tornare più di 10.000 volte.

L’ENIAC, acronimo di Electronic Numerical Integrator and Computer, era un computer elettronico programmabile progettato e costruito negli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale. Presentato al pubblico nel 1946, è stato il primo computer elettronico a essere in grado di eseguire calcoli complessi.

www.aulascienze.scuola.zanichelli.it

MOLTO PIÙ IN BASSO L’altitudine media di tutto il territorio del Bangladesh è di soli 5 metri sul livello del mare, rendendolo il Paese più basso del mondo.

www.fastweb.it

IN NUMERI - LE GRANDI MIGRAZIONI Gli uccelli sono gli esseri viventi che più frequentemente compiono migrazioni, spostamenti periodici da una regione all’altra, per motivi legati al clima, al cibo o alla riproduzione. Queste enormi migrazioni di massa sono tra i fenomeni più affascinanti e misteriosi della natura, perché richiedono una grande capacità di orientamento, resistenza e coordinazione. Alcuni uccelli compiono ogni anno dei veri e propri viaggi intorno al mondo:

STERNA ARTICA (STERNA PARADISAEA)

circa 30.000 km

CHIURLO MAGGIORE (NUMENIUS MADAGASCARIENSIS)

circa 29.000 km

PISPOLA (FRINGILLA COELEBS)

circa 22.000 km

PITTIMA MINORE (LIMOSA LAPPONICA)

circa 20.000 km 50&Più | febbraio 2024

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Personaggi

L’INIZIO DI BIAGIO ANTONACCI A più di quattro anni da “Chiaramente visibili dallo spazio” il cantautore milanese propone il suo 16esimo disco di inediti di Raffaello Carabini

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iagio Antonacci da Rozzano, periferia sud di Milano, 60 anni. Professione imprenditore agricolo in quel di Bertinoro, sulle colline romagnole, dove produce un olio di pregio che chiama “Liscio”, un po’ per la sua limpidezza, un po’ in omaggio al ballo tipico di quelle terre. Hobby cantautore, giunto in questi giorni al suo 16° album di inediti: L’inizio. Sono passati 50 mesi dalla pubblicazione del suo precedente cd. Non aveva mai fatto trascorrere un tempo così lungo. Con gli anni l’ispirazione diminuisce oppure aumentano solo le esigenze? Si è più esigenti. Invecchiando si dice “se devo fare qualcosa, devo farla bene”. Non che prima non fosse così, ma si pensava che il tempo poi cicatrizzasse anche le sbavature, gli errori. Quando diventi più grande non puoi permetterti di dire “se tornassi indietro…”, devi ragionare solo sull’avanti. In questo senso il titolo è perfetto. L’inizio è la proiezione verso quello che accadrà. Avevo del tempo, nessuno mi correva dietro, non avevo obblighi dalla casa discografica, non volevo correre dei rischi. Ho scritto tante canzoni.

Ne ho messe 14 nuove nel disco più il rifacimento di Sognami (con il contributo della voce di Tananai e la ritmica di Don Joe, ndr.), ma ne avevo 35 e poi avevo 50 appunti con i memo, con piccole registrazioni che faccio perché non so scrivere la musica. Quando mi venivano di notte, per non svegliare nessuno, me ne andavo in bagno a cantare sottovoce la melodia. Alla fine di un album cosa dice a se stesso? “Tolto il dente, tolto il dolore” oppure “Se potessi continuare farei di meglio”? Assolutamente mi dico che avrei potuto continuare. Non si è mai visto, per noi della vecchia generazione, che uscissero ben tre singoli prima dell’album, e io avrei anche aspettato la fine dell’estate, perché sarebbe di sicuro venuto fuori un pezzo nuovo, diverso. Però mi sono accorto che, con A cena con gli dei, avevo chiuso un ciclo. L’ho lasciata anche come singolo perché la vedo dissonante rispetto a tutte le altre. Ricorda il rock, il pop, e poi ha questo ritmo del pianoforte di cui mi sono innamorato e con cui inizierò i concerti mettendolo in loop. Mi ricordo che, quando ero giovane, fare il geometra per nove anni senza riuscire

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Personaggi

© PAOLA CARDINALE

«Da giovane ho fatto il geometra per nove anni senza riuscire ad avere successo È stata la chiave di tutto»

ad avere successo è stato la chiave di tutto. Ho imparato l’attesa, che il bello arriverà, che qualcosa accadrà. Mi sento meno messo in gioco, con meno paura di non essere accettato per quello che sono, però oggi sono di fronte ancora a una nuova ripartenza, con tanta voglia di fare. L’inizio, che l’ha visto collaborare con il figlio Paolo, i fedelissimi Placido Salamone e Michele Canova Iorfida, e con Giorgio Poi, che gli ha offerto la title-track, il secondo brano di tutta la sua carriera scritto per lui completamente da un altro (dopo Le veterane di Paolo Conte del 2014), presenta un pop a tutto tondo, sempre corposo e ricco di sfumature. Brani intensi su amori finiti, amori adolescenziali, amori maturi e perfino un amore “martire”, quello di Anita, la terza e più celebre moglie di Giuseppe Garibaldi («lei rappresenta la donna del futuro») ritratta in punto di morte. Le esperienze acquisite e le certezze personali, che non è possi-

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bile dimenticare, sono un freno ai nuovi inizi. Allora quale può essere lo spunto? Lo spunto è che si deve cominciare a pensare a se stessi. Lo spunto si chiama egoismo. Se sei egoista, il passato lo vedi come un qualcosa che puoi lasciare andare. Se non lo sei, subentra subito la malinconia e allora ti porti dietro il calvario nel senso di colpa. Il futuro diventa ansia e paura di rischiare. Ti puoi liberare pensando solamente un po’ a te stesso. Il mondo continua e i tuoi affetti continuano, anche se tu non ti senti più soggetto a loro. Diventi il vero protagonista della tua vita. Il perno per i tuoi figli, per la tua compagna, per la tua famiglia di nascita. Dici “io ci sono, ma attenzione adesso faccio quello che voglio fare. Voi seguitemi se volete, altrimenti non guardatemi, non giudicatemi”. Però con il passare del tempo, con l’avanzare dell’età, i sogni, i desideri, le possibilità si riducono di dimensione e di valore. Come resistere a questo progressivo rimpicciolirsi degli orizzonti? Vivendo il doppio ogni momento. Quando eravamo giovani facevamo correre il tempo. Vivevamo trattenuti, senza spendere tutto, perché tanto c’era domani. Invece oggi che il domani è meno futuristico dal punto di vista dell’età ti devi liberare. Devi dire “finché posso faccio veramente ciò che voglio e non penso più di poter lasciare qualcosa a qualcuno che verrà, perché me lo voglio godere io. Non penso più di essere in debito con qualcuno, voglio vincere come persona”. Ti devi posizionare un po’ al centro, non mettere la libertà dopo gli affetti. Il guaio è che, se tu cambi, ti si mettono contro tutti. Appena fai qualcosa di diverso, non sei considerato in gamba, sei sempre visto come quello che ha fatto una cosa inusuale, non prevedibile, sostanzialmente negativa. Perciò fallo, ma fai attenzione.

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Sociale

GLI ANZIANI CHE FUGGONO DALLE GUERRE I VOLTI, LE STORIE LE NECESSITÀ

Per fuggire dai loro Paesi diventano vittime invisibili di traumi fisici e psicologici Lo studio di UNHCR e HelpAge International per aiutare gli operatori che lavorano con loro di Chiara Ludovisi

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ono oltre 110 milioni, in questo momento, le persone scappate da guerre, persecuzioni, violenze e violazioni di diritti umani in tutto il mondo. Sono i cosiddetti “profughi”: uomini, donne e bambini costretti a vivere lontano dalla propria terra, a volte poco oltre il confine, altre volte a migliaia di chilometri di distanza, spesso in condizioni precarie. Tra questa moltitudine di uomini e donne in fuga, tanti sono anziani: secondo UNHCR (Agenzia ONU per i Rifugiati), gli over 60 rappresentano oggi circa l’8,5% di questa popolazione 24

in fuga ed entro il 2050 nel mondo saranno più degli under 12. Va precisato che le Nazioni Unite considerano “anziana” una persona che abbia più di 60 anni, però traumi, malnutrizione, povertà e guerra abbassano le aspettative di vita e anticipano l’invecchiamento. Quando parliamo di profughi, la fragilità fisica e psicologica di una persona di 50 anni è, a tutti gli effetti, la fragilità di un anziano. È per questa fragilità che gli anziani sono particolarmente a rischio di abuso e abbandono durante conflitti o disastri naturali, ma allo stesso

tempo sono spesso gli ultimi a fuggire per la riluttanza che hanno nel lasciare la propria terra e la propria casa. Gli anziani sono quelli che più soffrono e faticano durante il viaggio, ma anche quelli che rischiano maggiormente solitudine e isolamento nel Paese di accoglienza. Gli anziani in fuga, insomma, hanno fragilità e bisogni che richiedono un’attenzione grande e specifica. Per questo, nel 2020, UNHCR e HelpAge International hanno condotto una ricerca sui profughi anziani in alcune regioni del mondo, evidenziandone le condizioni di fragilità e le difficoltà. Risultato di quest’analisi è una guida per i facilitatori, che UNHCR ha diffuso e messo a disposizione sul proprio sito, con indicazioni operative utili per chi lavora in questi contesti. Per quanto riguarda in particolare l’Italia, i rifugiati anziani sono una

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piccola minoranza, probabilmente per via delle difficoltà del viaggio per raggiungere il nostro Paese. Secondo i dati Istat, sul totale dei cittadini non comunitari soggiornanti in Italia con un permesso per asilo politico o protezione sussidiaria (circa 106.000 persone), solo il 2% (circa 2.000 persone) ha più di 60 anni. Gli anziani fuggono per lo più in Paesi limitrofi, raggiungibili con viaggi più brevi e meno faticosi. Dalla Siria, per esempio, molti di loro sono andati in Libano. Come Saada, una donna di 102 anni, che ha preteso di restare nella sua casa anche sotto i bombardamenti, fin quando il nipote non l’ha convinta a fuggire, promettendole che un giorno l’avrebbe riportata indietro, viva o morta, per seppellirla accanto al fratello. Quella di Saada è una delle 12 storie di ultracentenari siriani raccolte da UNHCR qualche anno fa: la maggior parte di loro sono morti lontani dal Paese che amavano, tuttora martoriato da conflitti e violenze. Nel frattempo, altre crisi devastanti sono scoppiate in diverse parti nel mondo e anche in Europa: in particolare, negli ultimi due anni, l’invasione dell’Ucraina ha messo in fuga milioni di persone, tra cui tanti anziani. In questo caso, l’Italia è tra i Paesi più prossimi e ha quindi accolto un gran numero di persone, riconoscendo loro un permesso di protezione temporanea. Secondo i dati Istat, circa 15.000 di loro (oltre il 10% del totale) hanno più di 60 anni. Come ha evidenziato Amnesty International nel recente Rapporto dedicato all’impatto di questo conflitto sulle persone fragili, l’Ucraina è uno degli stati al mondo con la maggiore percentuale di persone anziane: circa il 25%, prima del febbraio 2022. «Anche dopo che sono state sfollate in zone più sicure dell’Ucraina, le persone an-

Sopra, rifugiate provenienti dall’Ucraina presso il centro UNHCR di Varsavia A sinistra, il primo Natale in esilio per i profughi ucraini. Sotto, una donna ucraina al centro di accoglienza di Medyka (Polonia)

ziane, specie se con disabilità, hanno enormi difficoltà nel ricostruirsi una vita degna - spiega Laura Mills, ricercatrice di Amnesty International -. Migliaia di loro finiscono segregate nelle strutture statali». Anche gli anziani che sono riusciti a lasciare l’Ucraina, stanno incontrando però grandi difficoltà: lo ha evidenziato recentemente l’Agenzia ONU per i Rifugiati, in un rapporto

dedicato ai rischi e ai bisogni dei rifugiati provenienti dall’Ucraina basato su interviste condotte tra oltre 17.700 rifugiati in Paesi confinanti. Circa il 13% delle famiglie interpellate comprende una o più persone anziane e dichiara di aver incontrato, per questo, specifiche difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria, come pure all’alloggio: il 24% di queste famiglie vive infatti in centri collettivi o insieme a parenti. Perfino ottenere la documentazione d’identità è più difficile per le famiglie con anziani: ben il 52% di queste ha riferito di non essere in grado di ricevere la documentazione d’identità nei Paesi ospitanti. I rifugiati anziani chiedono dunque un’attenzione speciale: è una richiesta urgente, espressa con grande forza dalle parole di Saada, che fino all’ultimo ha sognato di tornare nel suo Paese: «Abbiamo bisogno di più che una semplice scatola di cibo. Abbiamo bisogno di relazioni, per ricordarci che siamo ancora esseri umani e non solo un numero». 50&Più | febbraio 2024

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Attualità

L’ITALIA ADOTTA IL PIANO DI ADATTAMENTO AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

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sei anni dalla prima bozza, l’Italia si è dotata di un Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC), uno strumento di coordinamento per ridurre i rischi ambientali e aumentare la resilienza dei sistemi naturali e socio-economici rispetto le nuove condizioni climatiche. Il Piano, approvato lo scorso dicembre dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, e adottato il 2 gennaio di quest’anno dal Ministero dell’Ambiente e della sovranità energetica (MASE), è accompagnato da quattro allegati dedicati alle strategie regionali, a quelle locali, agli impatti e alla vulnerabilità, e alle azioni. La sua struttura è articolata in sei parti: il quadro giuridico di riferimento; il quadro climatico nazionale; impatti dei cambiamenti climatici in Italia e vulnerabilità settoriali; misure e azioni; finanziare l’adattamento ai cambiamenti climatici; governance dell’adattamento. A commentare 26

di Dario De Felicis Il Decreto ha come obiettivo principale quello di ridurre i rischi ambientali. Per la realizzazione, fondamentale il supporto di Regioni e Provincie autonome l’adozione del Piano, con una nota, anche Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente: «L’Italia è sempre più esposta alla crisi climatica che avanza e all’intensificarsi degli eventi meteorologici estremi che nel 2023 sono arrivati a quota 378, +22% rispetto all’anno precedente. Per questo è fondamentale che metta in campo una chiara e decisa strategia di prevenzione attuando al più presto le 361 azioni individuate nel Piano». Gli obiettivi del PNACC sono ambiziosi: la protezione della salute umana, la sicurezza alimentare, la gestione sostenibile delle risorse idriche e la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi, la prevenzione e il contrasto dei rischi naturali nelle aree abitate.

Il Piano, inoltre, si occuperà di programmare la promozione di una mobilità a bassa emissione, di aiutare le imprese ad essere sempre più competitive nel campo dell’innovazione, senza dimenticare di dare un nuovo impulso alla valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico italiano. Il Decreto attuativo sarà implementato attraverso un processo di concertazione con le Regioni, le Province autonome e gli altri enti locali, chiamati a definire i propri obiettivi in linea con le indicazioni nazionali. Questo servirà a pianificare e attuare le strategie del nostro Paese che dovrà sempre restare in linea con gli impegni internazionali ed europei. Nella sua determinazione e nella sua complessità, il Piano è un documento ambizioso, che contiene le basi per una strategia nazionale di adattamento ai mutamenti climatici ad ampio respiro. Adesso è necessario che il Governo e le Regioni si impegnino per attuarlo in modo concreto e garantirne l’efficacia.

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Esteri

Elettrico, la difficile transizione tedesca C’è stato un cambiamento di rotta nel mercato delle auto elettriche in Germania, costretto a fare i conti con la crisi globale e problemi di infrastrutture interne. E il futuro dell’automotive rimane tuttora in bilico di Cosimo Caridi

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elle prospettive del governo tedesco il 2024/25 dovrebbe essere il biennio della crescita esponenziale delle vetture elettriche in circolazione. Non sarà così, anzi. Costo dell’energia, concorrenza cinese, stagnazione economica, carenza di infrastrutture; tutto indica che non solo non si raggiungeranno gli obiettivi, ma il mercato dell’elettrico ha bruscamente rallentato la sua crescita. Anche le case automobilistiche stanno tentando di ridimensionare le aspettative dell’opinione pubblica e, soprattutto, della politica. Il cancelliere Olaf Scholz, a fine 2021, ha creato la coalizione di governo con Verdi e liberali dell’Fdp. I socialdemocratici, con le due forze che rappresentano ecologia e industria, avrebbero dovuto affrontare “la sfida del secolo”: la transizione ecologica. Sulla carta la combinazione è vincente, quindi hanno fissato l’asticella in alto: entro il 2030 il 30% delle vetture in circolazione dovranno essere elet-

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triche. Nel 2022 sulle strade tedesche hanno viaggiato 48 milioni di auto, in otto anni 15 milioni dovrebbero essere elettriche. Se c’è uno Stato al mondo che è preparato a fare questo salto è la Germania. La terza economia del mondo basa circa il 24% del suo Pil sulla manifattura, l’industria automobilistica rappresenta da sola un quarto di questo fatturato. Ci sono le fabbriche, i fondi e i tedeschi hanno la mentalità per affrontare la sfida prima di Paesi più fragili e con meno infrastrutture. Almeno queste erano le premesse. A fine 2023 il cancelliere ha ricevuto le delegazioni delle grandi industrie dell’automotive: 15 milioni per il 2030 è fuori scala, probabilmente nove è un numero più raggiungibile. Nelle stesse ore in cui a Berlino si discuteva del ridimensiona-

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mento delle aspettative, il rispettato quotidiano economico Handelsblatt ha gelato tutti, “sette milioni, se non insorgono altri problemi nei prossimi anni”. Negli ultimi decenni la Germania ha fatto tre grandi scommesse che attualmente stanno causando problemi al paese. «Una sul gas russo - ha spiegato Moritz Schularick, presidente del Kiel Institute, il più importante centro di ricerca tedesco - come fonte energetica a basso costo per l’industria. Una scommessa sul miracolo economico cinese come motore delle esportazioni tedesche. E una scommessa sulla Pax Americana, sull’esternalizzazione della sicurezza nazionale all’America». Tutte e tre le puntate si stanno rivelando perdenti. Inflazione e stagnazione economica hanno costretto i tedeschi, per la prima volta dalla riunificazione, a fare i conti con una riduzione del potere di acquisto. La crisi ucraina ha innescato importanti aumenti del costo dell’energia. Tra il 2022 e il 2023 il costo di un kWh a una colonnina di ricarica è aumentato in Germania del 26%, in Italia del 21%, in Francia dell’11% mentre in Spagna il costo è sceso del 41%. Anche ricaricare l’auto a casa ha un costo crescente; il kWh per l’uso domestico vale 0,454 euro in Germania, 0,414 in Italia, contro una media della zona euro di 0,332. Con queste cifre per percorrere 100 km con una Tesla, caricata a un ‘supercharger’, l’automobilista tedesco spende circa 5,7 euro. Nonostante gli aumenti, resta più conveniente che un motore A sinistra, una Model X della Tesla casa automobilistica americana che lo scorso anno ha prodotto circa 63mila veicoli elettrici

a combustione per una macchina di pari categoria, sia benzina che diesel. A spingere i consumatori verso l’elettrico c’era anche un importante piano di incentivi: minimo 4.500 euro sul prezzo di listino venivano coperti con fondi statali. Per fare questo, e finanziare altri incentivi per la transizione energetica, il governo Scholz aveva messo a bilancio 60 miliardi di euro rimasti inutilizzati dell’emergenza Covid. A fine novembre 2023 la Corte Costituzionale di Berlino ha giudicato non corretta la nuova distribuzione dei fondi, non potevano essere spostati dal Covid a un altro capitolo di spesa. Scholz ha dovuto cancellare tutti gli incentivi. Gli effetti non si vedono ancora sui dati delle vendite, ma i numeri del 2023 non sono incoraggianti. La vendita di auto ibride è crollata di circa il 50% rispetto al 2022, mentre l’aumento di quelle elettriche è solo dell’11%. Secondo l’autorità federale dei trasporti automobilistici, lo scorso anno sono state immatricolate 524.219 auto elettriche su 2,84 milioni di macchine nuove vedute. Il momentum delle EV si è fortemente indebolito rispetto al 2022, quando era stata registrata una crescita del 32,2%. In testa alle vendite dello scorso anno c’è la Model Y di Tesla (46mila unità), al secondo posto la Volkswagen ID.4 (36mila) e chiude il podio la Skoda Enyaq (23mila). Il totale delle auto elettriche prodotte nel 2023 dalla VW sfiora le 148mila, mentre sono 63mila quelle di Tesla. Ed è proprio l’azienda californiana che può far capire le difficoltà di produzione in Germania. Dopo aver aperto un grande impianto nel 2022, vicino Berlino, Tesla ha avuto diversi ritardi nella messa a punto della catena di montaggio. Secondo gli annunci di Elon Musk, la fabbrica dovrebbe raggiungere entro i prossimi 12/24 mesi il mezzo milione di auto all’anno, numero otto volte maggiore di quello che produce oggi. 50&Più | febbraio 2024

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Società

ACCESS CITY AWARD 2024 VINCE SAN CRISTÓBAL DE LA LAGUNA di Valerio Urru

La città spagnola si è aggiudicata il premio che ogni anno viene assegnato dall’Unione europea alle realtà urbane che migliorano la qualità di vita delle persone con disabilità

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ono numeri che colpiscono: nell’UE sono circa 87 milioni le persone che presentano una qualche forma di disabilità. Scuole, luoghi di lavoro, infrastrutture, servizi digitali non sono purtroppo tutti accessibili per loro. Ciò vuol dire che non hanno le stesse opportunità del resto della popolazione. Secondo i dati della Commissione Europea, infatti, il 28,4% delle persone con disabilità è a rischio di povertà o esclusione sociale e il 52% si sente discriminato. L’Unione europea e gli Stati membri, in virtù della Carta dei diritti fondamentali, si stanno impegnando da tempo per migliorare la situazione socioeconomica delle persone con disabilità. È il motivo per cui dal 2010 è stato istituito l’“Access City Award”, un premio che sensibilizza sulla disabilità e promuove iniziative in materia di accessibilità nelle città europee con oltre 50.000 abitanti. Il riconoscimento rientra nella “Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030” per costruire un’Europa senza barriere. Celebra ogni anno quelle città che hanno fatto e fanno dell’accessibilità la loro priorità e - per

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la cronaca - l’unica città italiana a vincerlo è stata Milano nel 2016. Lo scorso anno, invece, se lo è aggiudicato Skellefteå, in Svezia; nel 2022, Lussemburgo; nel 2021, Jönköping, sempre in Svezia. Nel 2020 è stata la volta di Varsavia, in Polonia. E così via, sino ad Avila, in Spagna, la prima a vederselo riconosciuto nel 2011. L’edizione 2024 ha premiato ancora una volta una città spagnola, San Cristóbal de La Laguna. Il piccolo comune nelle Isole Canarie - in lizza con altre quattro finaliste: Łódź (Polonia), Saint-Quentin (Francia), County Dublin South (Irlanda) e Tübingen (Germania) - ha ricevuto il premio “Città Accessibile” per il suo impegno. Il premio è stato consegnato da Helena Dalli, commissaria europea per l’uguaglianza, durante la conferenza per la Giornata Europea delle Persone con Disabilità all’inizio dello scorso dicembre. Tutte e cinque le città finaliste hanno attuato le migliori pratiche per garantire l’accesso alla vita urbana ad anziani e persone con disabilità, non tralasciando alcun aspetto: edilizia, trasporti pubblici, strutture, servizi, tecnologie dell’informazione e del-

la comunicazione. Da parte sua, San Cristóbal de La Laguna per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità si è concentrata sull’accesso agli spazi urbani, ai sistemi di trasporto e alle attività sociali. Tutti i veicoli e le stazioni della rete tramviaria cittadina, ad esempio, sono completamente accessibili, così come il centro della città che dispone di semafori acustici e pavimentazioni tattili per guidare le persone ipovedenti. Ma l’impegno di San Cristóbal si è concretizzato anche in altre iniziative. Fra queste, l’adozione di una dichiarazione istituzionale per la difesa dei diritti delle persone con disabilità, nonché un Consiglio per la Disabilità (che coinvolge le persone con disabilità nei processi decisionali) e un difensore civico apposito (che fornisce consulenza indipendente al Consiglio Comunale, coordinando e promuovendo le iniziative). Nel 2021, inoltre, la città spagnola ha lanciato l’Orange Point. Si tratta di uno spazio “mobile”, dotato di risorse per aiutare ad organizzare eventi inclusivi e accessibili. Quest’ultimo - tra le varie cose - fornisce anche interpreti del linguaggio dei segni e personale formato.

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Società

“BANCO 13” CONTRO GLI SPRECHI ALIMENTARI Il progetto all’interno del mercato centrale di Livorno per supportare famiglie in difficoltà. Il sindaco Salvetti: «Abbiamo creato un punto di riferimento per chi vuole aiutare gli altri». La città nominata Ambasciatrice dell’Economia Civile di Rosario Sardella

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a mattina, alle nove, vengo ad aprire il banco e sistemare le cassette. E poi, insieme agli altri e alle altre volontarie, aspettiamo le persone che vengono a prenotarsele. Quello che recuperiamo è tutto il cibo che non viene venduto al mercato. Quindi la frutta e la verdura che si presenta ancora consumabile ma che non arriverebbe in buone condizioni al mercato del giorno successivo», racconta Sara Morena Zanella, volontaria del progetto “Banco 13 Ri-Generi Alimentari”, banco alimentare allestito nel salone delle Gabbrigiane del Merca-

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to Centrale. Cibo buono, che diventerebbe rifiuto, viene così raccolto dagli operatori, sistemato in cassette e donato agli utenti che hanno prenotato il ritiro nelle ore precedenti. Siamo a Livorno, dentro il mercato delle Vettovaglie, conosciuto come Mercato Centrale o Coperto, un edificio stile Liberty, considerato il più bel mercato coperto d’Europa. Si trova sugli Scali Aurelio Saffi, lungo il Fosso Reale di Livorno. Il mercato è un elemento di unione tra la città vecchia e quella nuova, infatti lì vicino, ad un centinaio di metri, si trova il piccolo mercato ortofrutticolo di piazza Caval-

lotti. Ogni giorno i volontari indossano la casacca di colore arancione e dal Banco 13 si dirigono verso la piazza per recuperare il dono dei commercianti. «In soli 15 giorni gli esercenti delle aree mercatali del centro cittadino hanno donato oltre 800 kg di cibo invenduto, permettendo agli operatori che presidiano il punto di raccolta di confezionare 120 cassette di frutta e verdura poi consegnate ad altrettanti cittadini richiedenti», commenta soddisfatto il sindaco Luca Salvetti, tanto più quando racconta l’emozione per essere stati nominati come città di Livorno, lo scorso 1 ottobre, a Palazzo Vecchio a Firenze, Ambasciatore dell’Economia Civile 2023. «Abbiamo creato un punto di riferimento per chi voleva portare qualcosa e metterlo a disposizione degli altri, di chi ne ha bisogno, sia singoli cittadini sia associazioni», continua Salvetti. Ispirato all’esperienza portata avanti presso il Mercato Porta Palazzo di Torino, il Banco 13, vede coinvolti più settori dell’Amministrazione Comunale con il supporto di Aamps RetiAmbiente e la collaborazione della Cooperativa sociale Brikke Brakke. «È

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un progetto che nasce facendo sposare due attività: quella di recupero del cibo e quella di integrazione sociale attraverso il cibo», commenta Federico Beconi, consigliere della Cooperativa Sociale Brikke Brakke. Questo perché fino a qualche mese fa del progetto facevano parte alcuni cittadini percettori del reddito di cittadinanza, che venivano impiegati nei progetti utili alla collettività (PUC). «Riuscire a mantenere i prodotti vuol dire anche dare importanza al processo produttivo che c’è stato dietro, è un discorso proprio etico», chiude Beconi. Sono le 11 e la signora Ljudmila, ucraina arrivata in Italia da alcuni mesi in seguito allo scoppio della guerra nel suo Paese, scrive il suo nome e cognome sul foglietto delle prenotazioni. È visibilmente contenta quando saluta con la mano, uno ad uno, i ragazzi del Banco 13. «Vengono molti stranieri, loro sono i più fragili, ma anche tanti italiani. Ultimamente con la crisi economica sono aumentati», afferma Sara Morena Zanella nel mentre sistema i broccoli e il fagiolino nelle otto cassette che oggi distribuiranno. E così

Livorno, Mercato Centrale: volontari del Banco 13 distribuiscono le cassette prenotate

fino alle 13 diverse persone iscrivono il loro nome e si prenotano. La distribuzione inizierà solo a chiusura del mercato, alle 14. Ma prima c’è anche la raccolta del pane, insieme ai pezzi di rosticceria rimasti invenduti presso le varie “case del pane” presenti sia dentro che fuori il mercato. A piazza Cavallotti le bancarelle di frutta lasciano il posto ad una piazza pulita, nessuno “scarto” viene lasciato lì. «Per conto nostro che siamo l’azienda che gestisce i rifiuti della città di Livorno abbiamo evitato di produr-

re degli scarti che sarebbero stati un costo e sarebbero finiti in un inceneritore, e dall’altra parte abbiamo aiutato le persone che hanno bisogno. Questo è un vero esempio di economia circolare», commenta così Raphael Rossi, amministratore unico di Aamps. Già, un esempio bello di economia circolare che contrasta lo spreco alimentare e i suoi effetti a livello globale, se pensiamo che il 36% della produzione di cibo per l’alimentazione umana viene sprecato e non consumato. Secondo le stime della Fao, il cibo perso e sprecato potrebbe sfamare ogni anno 1,26 miliardi di persone. C’è uno studio, dal titolo Spreco e fame, pubblicato dal centro studi Divulga, che dimostra come in Italia vengono sprecati ogni anno 8,65 milioni di tonnellate di cibo. Peggio di noi, in Europa, fanno solo Germania, con 10,9 tonnellate e la Francia con 9. Nel 2020 la lotta agli sprechi è diventata una parte fondamentale della strategia europea che ha imposto agli Stati membri di includere la prevenzione dei rifiuti alimentari nei propri programmi nazionali. In questo senso l’Italia è un Paese all’avanguardia essendosi dotata, già dal 2003, della “legge del buon samaritano”, che ha favorito la ricollocazione dei prodotti per fini di solidarietà. Prevenire è meglio che… sprecare. 50&Più | febbraio 2024

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Europa

LA MAPPA DELLA FELICITÀ IN EUROPA SUL PODIO SALGONO AUSTRIA, POLONIA E ROMANIA MILLENNIAL E GENERAZIONE Z PIÙ FELICI DEGLI OVER 65

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pari opportunità, e balza all’occhio che uropa felix”. Nonostante le di Anna Costalunga la qualità di vita è influenzata da diverproteste, l’incertezza politica, l’aumento del costo della vita, la violenza si fattori, come l’età e la situazione familiare. Si scopre di genere e i conflitti internazionali, gli eu- così che Millennial e Generazione Z (i giovani tra 16 e 29 ropei sono in generale soddisfatti della propria vita, con anni) sono più felici degli over 65 in quasi tutti i Paesi, una media di 7,1 punti in un range da 0 a 10. Lo dice l’ul- ad eccezione di Danimarca, Svezia, Irlanda, Paesi Bassi, timo report di Eurostat, l’agenzia statistica dell’Unione Lussemburgo e Finlandia. Le differenze più marcate tra Europea, che annualmente misura il grado di felicità dei il benessere giovanile e quello dei boomer si riscontrano cittadini che vivono negli Stati Membri. Lo studio rive- in Croazia, Bulgaria, Lituania e Slovacchia (molto meno la anche colpi di scena. Primo fra tutti che il benessere in Italia), mentre in Germania i due gruppi di età hanno economico è sì importante, ma anche insufficiente per la stessa soddisfazione di vita e in Danimarca sono i più anziani a dichiararsi più felici dei giovani. Fattori deteruna vita appagante. Se infatti non sorprende il primo posto in questa classifi- minanti per il benessere sono poi l’istruzione, fare coppia ca della felicità della florida Austria (nel 2023 Vienna si e avere figli. In tutti i Paesi dell’UE, infatti, la qualità di conferma “città più vivibile al mondo”), stupisce trovare al vita aumenta con l’istruzione ed è maggiore per le famisecondo e terzo due nazioni non certo ricche come Polonia glie con prole, mentre i single sono più infelici. Un dato, e Romania. Mentre la Germania, una delle economie più quest’ultimo, solo europeo, giacché studi simili in altri forti d’Europa, è penultima, seguita dalla Bulgaria. Anche continenti dimostrano il contrario. se il risultato tedesco si può spiegare con un calo di stato C’è poi il fattore geografico: in generale, gli abitanti dei d’animo collettivo, gravato dalle incertezze sul futuro e Paesi del nord e dell’ovest tendono a essere più soddisfatti rispetto ai cittadini dei Paesi Baltici, mentre chi vive ad est dall’attuale stagnazione. L’Italia condivide il 13° posto con Estonia, Cipro e Lus- e nell’area mediterranea è più infelice. La buona notizia semburgo, posizionandosi così a metà della graduatoria. per l’Italia è che la situazione si sta riequilibrando. Tra il Gli indicatori utilizzati per il report non riguardano so- 2018 e il 2022, nei Paesi in cui la soddisfazione di vita è lo il tipo di impiego, il livello economico o la qualità del generalmente più bassa, si sono registrati lievi aumenti, tempo libero. Giocano un ruolo importante anche lo sta- mentre l’opposto si è verificato nei Paesi tipicamente più to di salute, la speranza di vita, la coesione sociale e le felici. Tiriamo un sospiro di sollievo.

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Vuoi dare una mano a Don Nicolò? Difficilmente la pasta artigianale prodotta in Italia non è buona, ma qualche volta... può diventare ancora più buona. Succede, ad esempio, nel Pastificio Futuro, nato nel carcere minorile di Casal del Marmo, a Roma, alla fine del 2023. Qui possono lavorare giovani detenuti ed ex detenuti, ai quali chi si prende cura di loro sta cercando di offrire una seconda opportunità. Uno di questi è don Nicolò Ceccolini, sacerdote trentaseienne che da sei anni è il cappellano di questo istituto penale per minorenni. «Un ragazzo che arriva in carcere – spiega don Nicolò – è come una nave alla deriva che avanza senza più timoniere, sballottata di qua e di là dalle onde fino a infrangersi sulla scogliera, finendo in mille pezzi. Gli operatori del carcere devono rimettere a posto i diversi pezzi. È un lento e paziente lavoro di ricostruzione». Il carcere «è sempre un luogo di sofferenza, che rischia di cambiarti in peggio – prosegue il sacerdote –. Il rischio che gli effetti negativi della detenzione siano maggiori rispetto a quelli positivi è alto. Ma l’impatto con il carcere può anche avere effetti positivi. Il Pastificio Futuro nasce da qui, dal nostro desiderio del bene vero e autentico per questi ragazzi. Vuole essere un segno concreto di fiducia e

di speranza». Ai ragazzi, conclude, «non basta trovare un posto dove stare e un lavoro ma li devi seguire, accompagnare da vicino, perché loro muoiono di solitudine. Ci vogliono delle relazioni altrimenti non se ne viene fuori e questa è la sfida più alta e più difficile». Una sfida che don Niccolò affronta ogni giorno con tutto sé stesso, in carcere come pure nella parrocchia in cui vive. Dal 1989, per legge, il sostentamento dei sacerdoti non è più a carico dello Stato ma è stato affidato a tutti noi. A tutte quelle persone di buona volontà che, attraverso la firma per l’8xmille alla Chiesa cattolica o direttamente attraverso le offerte deducibili per i sacerdoti possono contribuire a garantire loro un tenore di vita dignitoso. Dalle montagne alle isole, nelle grandi città come nei piccoli paesi, grazie ad un sistema che si fonda sulla perequazione e la corresponsabilità, ciascuno di loro ha bisogno del contributo di tutti. Anche del tuo. Scopri come donare, in modo semplice e sicuro, nel sito Unitineldono.it. Magari poco, ma in tanti. Don Nicolò, e tanti altri don come lui, te ne saranno grati, insieme alle loro comunità.

In foto: don Nicolò Ceccolini Cappellano del carcere minorile di Casal del Marmo (RM)


Sociale

FOTO ©MOHAMED KEITA

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osso, arancione e giallo. I tre colori si impongono con forza tra il grigio delle torri che rappresentano, da oltre quarant’anni, il simbolo di una periferia spesso dimenticata, a est di Roma. E se le cronache nazionali vogliono Tor Bella Monaca il quartiere con le più grandi piazze di spaccio del Paese e d’Europa, c’è chi - in questo fazzoletto di terra che conta circa 30mila abitanti - vede un quartiere destinato a rinascere. E a farlo, con un progetto partecipato in cui la voce più forte è quella di chi il quartiere lo vive, è Fondazione Paolo Bulgari, in collaborazione con il dipartimento DICEA dell’Università La Sapienza di Roma e con l’Associazione culturale Cubo Libro, e realizzato con il supporto dell’Assessorato Ambiente di Roma Capitale e del VI Municipio Le Torri. CRESCO è il nome del progetto, avviato già nel 2020 con l’ascolto delle esigenze degli abitanti attraverso un processo partecipativo. Rigenerazione urbana e sociale che parte da largo Mengaroni e arriva a via

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RIGENERAZIONE URBANA E SOCIALE TOR BELLA MONACA RIPARTE DA QUI

I progetti della Fondazione Paolo Bulgari, supportati dalle realtà locali, riqualificano uno dei quartieri della periferia più fragile della Capitale Attività e iniziative dentro e fuori la scuola per supportare bambini, famiglie e insegnanti di Anna Grazia Concilio dell’Archeologia - nella scuola di frontiera ‘Melissa Bassi’ - e in viale Duilio Cambellotti, con l’assistenza e il supporto ai bambini e alle loro famiglie. Un nuovo parco giochi, uno skate park, un campo da street basket, un palco per gli spettacoli all’aperto e altre occasioni di incontro: largo Mengaroni, da luogo abbandonato è diventato il

cuore pulsante della periferia romana che conta sull’apporto di educatori e animatori di comunità, ma soprattutto sui giovani abitanti e i loro genitori che più volte hanno dimostrato di avere a cuore la nuova piazza. Come è successo all’indomani del Capodanno, quando al risveglio la piazza aveva i segni di una notte di botti. Si sono rim-

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boccati le maniche e hanno ripulito l’area perché tornasse presto fruibile. A promuovere l’aggregazione nella nuova piazza, Cubo Libro. Claudia Bernabucci, la presidente: «Il nostro ruolo all’interno del progetto è stato quello di facilitatore rispetto alla relazione tra promotori e quartiere. Abbiamo firmato il patto di collaborazione tra le realtà della piazza e le istituzioni per garantire una crescita futura di largo Mengaroni come spazio pubblico. Da sempre facciamo animazione culturale qui perché vogliamo raccontare una narrazione positiva del quartiere, con le buone pratiche di Tor Bella Monaca». In piazza, da circa trent’anni, anche Mario Cecchetti del El Chentro Sociale. Ha commentato così l’impatto che il progetto ha sul quartiere: «Fin dal primo momento abbiamo puntato sul coinvolgimento degli abitanti e con questa premessa lavoriamo anche sulla manutenzione della piazza. Inoltre, abbiamo provveduto - nell’ambito del progetto Coloronda - a realizzare opere di street art sulla pista da skate». Parte del programma avviato dalla Fondazione, anche il progetto Tornasole che promuove l’alleanza tra una rete di 14 scuole di frontiera a Roma Est e 6 realtà educative nei territori di

intervento. Tra le realtà impegnate anche Associazione Pianoterra. È Pamela Caprioli, psicoterapeuta, a spiegare: «Il nostro intervento si rivolge ai bambini di età compresa tra gli zero e i sei anni. Ci prendiamo cura degli attori protagonisti della vita di un bambino, i genitori e le maestre. Svolgiamo quindi attività fuori e dentro la scuola». Dal plesso di via dell’Archeologia, Alessandra Scamardella, dirigente scolastico ‘IC Melissa Bassi’ ha detto: «Constatiamo con successo che le attività di

co-progettazione hanno arricchito e continuano ad arricchire la stessa offerta formativa della scuola, sia per i docenti sia per l’allargamento degli spazi, grazie alla realizzazione delle aule giardino che ci hanno permesso di sperimentare nuove opportunità». A tirare le somme del progetto, a quattro anni dall’avvio, è Giulio Cederna, direttore di Fondazione Paolo Bulgari: «Abbiamo scelto di fare di Tor Bella Monaca un’Area Prioritaria di Intervento concentrando due programmi pluriennali e multiattore (scuole, associazioni, università; urbanisti, architetti, insegnanti, educatori, psicologi); abbiamo promosso un sistema articolato e multidimensionale di interventi di rigenerazione che mette al centro la scuola e lo spazio educativo». Cederna, ha poi aggiunto: «Il nostro cantiere prevede interventi di rigenerazione dello spazio fisico (il giardino della scuola in via dell’Archeologia, la piazza in largo Ferruccio Mengaroni); interventi di rigenerazione educativa attraverso la promozione dell’inter-professionalità in classe, lo sviluppo di attività di formazione, il sostegno alla genitorialità e all’educativa di strada. Infine, interventi di rigenerazione comunitaria con il coinvolgimento degli abitanti prima nella progettazione della piazza e oggi attraverso il patto di collaborazione per la sua cura e la sua manutenzione».

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Attualità

SIGARETTE ELETTRONICHE COSA SAPPIAMO DAVVERO?

Lo studio della Fondazione Airc su migliaia di italiani per comprendere quali rischi possono provocare i prodotti di ultima generazione Il commento di Silvano Gallus ricercatore a capo del Laboratorio di ricerca sugli stili di vita dell’Istituto Mario Negri di Ilaria Romano

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he siano quelle a ricarica liquida o a tabacco riscaldato, sulle sigarette elettroniche si è diffusa l’idea che siano meno dannose di quelle tradizionali e che possano addirittura essere d’aiuto a chi decide di smettere di fumare. Eppure, recentemente, anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha preso posizione contro questi prodotti, e ha lanciato un allarme rispetto alla diffusione in aumento, soprattutto fra i giovanissimi. Che non si tratti di un consumo innocuo né tantomeno benefico lo sostiene anche la Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, che sta finanziando i progetti di pro-

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mozione della prevenzione primaria e degli stili di vita condotti dall’Istituto Mario Negri di Milano. «Non sappiamo ancora se le sigarette elettroniche possano essere meno dannose per la salute rispetto a quelle tradizionali - spiega Silvano Gallus, ricercatore a capo del Laboratorio di ricerca sugli stili di vita dell’Istituto Mario Negri, che da dieci anni si occupa di controllo del tabagismo e uso delle sigarette elettroniche -, possiamo ipotizzarlo per le concentrazioni inferiori di alcune sostanze cancerogene, ma dobbiamo tenere presente che ne contengono molte altre non ancora studiate che non ci consen-

tono di sapere quali effetti abbiano». Quali sono le difficoltà di studio, in relazione alle sigarette elettroniche? Innanzitutto la varietà, perché esistono un’infinità di tipologie, e poi molte persone fanno un uso duale, ossia consumano sigarette elettroniche e tradizionali, per cui è difficile capire se gli effetti siano causati dalle une o dalle altre, o dall’interazione di entrambe. Con Airc stiamo conducendo uno studio di coorte che ci consente di intervistare migliaia di italiani per seguirli nel tempo e vedere se i consumatori di sigaretta elettronica hanno un maggiore o minore rischio, rispetto ai consumatori di sigaretta tradizionale, di sviluppare patologie respiratorie o cardiovascolari. Nei prossimi cinque anni speriamo di dare qualche risposta in più. Dai dati che state raccogliendo è possibile stimare se le persone smettano di fumare più facilmente con la sigaretta elettronica? Abbiamo dimostrato che questo prodotto non fa smettere di fumare, anzi: i consumatori di sigaretta elettronica hanno più difficoltà a smettere. Inoltre, chi non ha mai consumato sigarette tradizionali ha un rischio dieci volte superiore di cominciare a fumare la sigaretta elettronica; ed è pure un incentivo a ricominciare per chi ha già smesso.

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«L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha preso posizione contro questi prodotti lanciando un allarme rispetto alla diffusione in aumento, soprattutto fra i giovanissimi»

Il ricercatore Silvano Gallus, a capo del Laboratorio di ricerca sugli stili di vita dell’Istituto Mario Negri

I dati degli ultimi decenni mostrano una percentuale di fumatori costantemente in calo: cosa è cambiato con l’introduzione delle sigarette elettroniche sul mercato? Gli italiani che fumano erano in netto calo da decenni, grazie a misure efficaci, come la Legge Sirchia, ma negli ultimi dieci anni questa diminuzione si è arrestata. Nel 2023 gli italiani hanno consumato le stesse sigarette del 2013, perché abbiamo un prodotto che può essere utilizzato anche dove non arrivano le sigarette tradizionali, che si tratti del luogo di lavoro, di un luogo pubblico o della propria casa. Il 75% degli utilizzatori duali dichiarano di consumarla dove è vietata quella tradizionale. E questa non è certo una strategia efficace per la riduzione del danno. Mentre gli effetti nocivi della sigaretta tradizionale sono noti e vengono oggi veicolati in maniera chiara, sulla sigaretta elettronica si nota una certa minimizzazione del rischio: perché? Siamo di fronte a un prodotto che non sappiamo quanto faccia male, ma che di sicuro fa male. Il paradosso è che

l’industria del tabacco ha il monopolio della vendita della maggior parte delle sigarette elettroniche, ed è interessata a promuoverle nell’ottica della riduzione del danno. Non si tratta solo di messaggi pubblicitari, ma anche del finanziamento di progetti di ricerca in merito. Inoltre questi prodotti, anziché essere tassati pesantemente come i tradizionali pacchetti di sigarette, hanno ottenuto agevolazioni fiscali. Tutto contribuisce a minimizzarne la pericolosità, tanto che se ne registra una diffusione allarmante già nei giovanissimi: nel 2019 il 55% dei ragazzi fra i 13 e i 15 anni aveva provato la sigaretta elettronica. Non solo la legge non viene rispettata, ma c’è anche un problema di accettabilità sociale di questi prodotti, promossi come sicuri anche se non lo sono, in primis perché danno dipendenza. E poi c’è questo effetto di “gateway” verso la sigaretta tradizionale. Lo vediamo confrontando i sistemi di sorveglianza: fra i 13-15enni l’uso è quasi esclusivo, nei 17enni c’è un passaggio netto a quella tradizionale. E su 75 Paesi analizzati

l’Italia è quello a più alta prevalenza di adolescenti che hanno provato la sigaretta elettronica, senza contare la diffusione, allarmante, di nuovi prodotti come i sali di nicotina, che nell’aspetto ricordano semplici caramelle. Come si può contribuire alla ricerca e quindi anche a combattere la disinformazione? È fondamentale promuovere, attraverso la ricerca, corretti stili di vita. A questo proposito Airc ha rilanciato per il mese di febbraio le Arance rosse della ricerca, che potranno essere acquistate nei punti vendita della grande distribuzione per devolvere un contributo a questo fine. Non sono molti oggi gli enti e le fondazioni che consentono di lavorare sulla prevenzione, e invece è questa la chiave per preservare la salute, e avere un servizio sanitario più efficiente. Tutti possiamo partecipare, non solo supportando progetti come questo, ma adottando comportamenti il più possibile sani, e facendoci aiutare, come nel caso del tabagismo, dai centri specializzati, che in Italia sono oltre trecento.

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Curiosità

OCHE GUARDIANE DEI CONFINI di Valerio Maria Urru

Dai tempi dell’antica Roma, questi pennuti sono considerati sentinelle Di recente, il loro impiego anche in un penitenziario brasiliano per evitare l’evasione dei detenuti Hanno un’ottima vista notturna, sono molto vigili e possono contare su un forte istinto territoriale. Le oche hanno proprio tutto ciò che si potrebbe chiedere ad un guardiano fidato e affidabile. Forse anche per questo, da tempo, vengono usate per fare “la guardia” in alternativa (o insieme) ai cani. C’è persino chi deve loro la propria salvezza, come narra Tito Livio in Ab Urbae Condita (V, 47) tracciando la storia della Caput Mundi. Intorno al 390 a.C., infatti, le oche sacre a Giunone sventarono un’invasione notturna di Roma da parte dei Galli guidati da Brenno. Starnazzarono così rumorosamente sul Campidoglio da svegliare in tempo i Romani che respinsero gli assedianti. Prima di Cave canem!, insomma, quello che sarebbe diventato il più potente impero del mondo poteva dire Cave ocam! E a ragion veduta. Anche se qualcuno sostiene che l’epi40

sodio del Campidoglio sia stato solo una leggenda, il passaggio dal mito alla realtà - transitando per la storia - non è poi così inverosimile. Le oche sono animali tutt’altro che ridicoli, indifesi o poco intelligenti. Quel loro muoversi in gruppo, apparentemente indifferenti, lascia spazio a reazioni per nulla pacifiche se provocate. Sanno essere coraggiose e senza paura, capaci persino di respingere i lupi. Proprio come è accaduto lo scorso settembre in Valsamoggia, a Castello di Serravalle (Bo), dove - riprese dalle telecamere di videosorveglianza - tre oche non si sono fatte intimorire e hanno dato filo da torcere ad un gruppo di lupi che cercava di penetrare in un ovile di 200 pecore. Alla fine, i lupi si sono allontanati, nessuna delle oche si è fatta male e anche le pecore sono rimaste illese. In Brasile, in un carcere di Sao Pedro di Alcantara nello Stato di Santa Caterina, hanno pensato ad un uso un po’ più “creativo” delle oche. Un gruppo di questi pennuti ha sostituito i cani da guardia ed è impiegato per evitare possibili fughe dei reclusi. Dato che garantire il servizio di sicurezza è un’attività stancante,

nelle pause viene concesso alle oche “guardiane” di nuotare nel loro laghetto privato. Se qualcuno pensa che la loro sorveglianza non sia efficace, si sbaglia: il carcere di giorno è un posto così silenzioso che il loro starnazzare in caso di evasione si sentirebbe al pari di una sirena. In Cina si sono spinti più in là, impiegandone le indiscutibili doti di sorveglianza per tutelare i “sacri confini” e arginare il diffondersi del Covid. Nel 2021 la prefettura di Chongzou, al confine con il Vietnam, ha approntato una guarnigione di 500 oche per impedire il passaggio illegale della frontiera e, quindi, la diffusione del virus. Sfruttandone il feroce attaccamento che sviluppano quando si installano in un territorio, le oche sono state messe a pattugliare una vasta area in supporto ad un contingente di 400 cani da guardia. Meglio non sottovalutarle, quindi. Le potenti grida che emettono non sono semplici avvertimenti, le oche sono in grado di attaccare. Persino quando dormono sono vigili: possono lasciare attivo un lato del cervello e l’occhio che vi è collegato - aperto - sorveglia e rileva le minacce. Impossibile sfuggire al loro controllo.

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PRODIGIOSA INDIMENTICABILE

SHIRLEY TEMPLE

Dieci anni fa scompariva l’attrice bambina più famosa al mondo che da adulta seppe reinventarsi protagonista della politica internazionale di Anna Costalunga

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i Shirley Temple, scomparsa a 85 anni il 10 febbraio del 2014 in California, si può dire che abbia vissuto due volte. La prima come enfant prodige del cinema hollywoodiano degli Anni ’30. La seconda come politica e ambasciatrice impegnata per il governo statunitense. Shirley, soprannominata ‘Riccioli d’0ro’, inizia a prendere lezioni di

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danza all’età di tre anni e a sei, alla fine del 1934, è una delle stelle più brillanti di Hollywood. Dopo il suo primo ruolo in Little Miss Marker (E io mi gioco la bambina), la consacrazione arriva con Bright Eyes (La mascotte dell’aeroporto). Nel musical, dove interpreta il ruolo di un’orfana (che diventerà un suo cliché), canta il suo brano più famoso, On the Good Ship Lollipop.

Dal 1935 al 1939 è la star del cinema più popolare in America (fra il 1933 e il 1935 la Fox le corrisponde 20.000 dollari la settimana), seguita da Clark Gable. Riceve più posta di Greta Garbo ed è fotografata più del presidente Franklin Roosevelt, che dirà: «È fantastico che per 50 centesimi un americano possa andare al cinema, vedere una bimba sorridente e dimenticare i suoi problemi». I

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film non sono realizzati con estrema cura e le trame sono un espediente per mettere in mostra le abilità di cantante e ballerina di tip tap della piccola Shirley. Il sorriso con le fossette, i riccioli biondi e l’immagine positiva che emana dai suoi personaggi, sono però perfetti per sollevare gli animi degli americani alle prese con la Grande Depressione. Tutti disposti a spendere migliaia di dollari in qualsiasi oggetto porti il suo nome - tazze, cappelli, vestiti -. Lei diventa la regina del merchandising, al punto da ispirare una bambola (presto sold out) e un cocktail analcolico col suo nome. Verso la fine degli Anni ’30 la popolarità inizia a scemare: il suo ultimo grande successo è A Little Princess (La piccola principessa) nel 1939. Dopo poco si interrompe il suo contratto con la 20th Century-Fox. Nel 1945, a 17 anni, sposa John Agar, e nel 1949 realizza il suo ultimo film, A Kiss for Corliss (Bella e bugiarda), ma l’interesse del pubblico verso l’ex bambina prodigio ormai adolescente, è scemato. Shirley non si abbatte e torna alla ribalta negli Anni ’60 nel sorprendente nuovo ruolo di diplomatica. Dopo la fine del matrimonio e le nuove nozze con l’uomo d’affari Charles Black, inizia la carriera politica tra i Repubblicani, sostiene la guerra in Vietnam e nel 1967 si candida - senza successo - per un seggio alla Camera degli Stati Uniti. Diventa delegata all’Assemblea generale dell’ONU, e quando nel 1972 le viene diagnosticato un cancro al seno, è la prima “celeb” a rendere pubblica la malattia. Negli Anni ’70 è ambasciatrice degli Stati Uniti in Ghana e poi in Cecoslovacchia, ricevendo per la carriera di attrice e di servizio pubblico, il Kennedy Center Honor nel 1998

e nel 2005 il premio alla carriera Screen Actors Guild. L’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger la definì “molto intelligente, molto tenace, molto disciplinata”. Il giusto tributo ad una donna che aveva lasciato la recitazione a 22 anni perché, disse, “ne aveva abbastanza di fingere”. Alla sua scomparsa, la beniamina della Grande Depressione resta per sempre nell’immaginario di tutti, anche di chi i suoi film non li ha mai visti: Shirley Temple, l’attrice bambina dai riccioli d’oro.

Sopra, alcune immagini tratte dai numerosi film che hanno visto protagonista la bambina prodigio. A destra, la Temple agli “Screen Actors Guild Awards” del 2006, dove ha ricevuto il 42° “Life Achievement Award” 50&Più | febbraio 2024

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50 ANNI DI HAPPY DAYS MANIA

Su questa scia si muovono i protagonisti: il padre Howard, proprietario di un negozio di ferramenta, la madre Marion, casalinga, e i loro tre figli: Chuck (presto uscito di scena), Richie e la piccola Joanie. Accanto a loro gli amici, Ralph Malph

In una puntata spunta fuori anche un simpatico alieno, Mork, interpretato dal travolgente Robin Williams, che conquista il pubblico dando vita ad uno spin-off di successo: Mork & Mindy. Tra rimandi a Gioventù Bruciata (il personaggio di Fonzie), balli scolastici in stile Grease e primi palpiti del cuore, nella sceneggiatura emerge spesso il tema dell’indipendenza economica, ma il conflitto intergenerazionale viene sempre risolto senza strappi, con il sostegno familiare e degli amici. Dopo 11 stagioni di clamoroso successo, nel 1984 la serie chiude, mentre il sipario sui Cunningham sembra non calare mai, come dimostrano le innumerevoli repliche che attirano sem-

e Warren Webber, Potsie, e Arthur Fonzarelli, “Fonzie”, con l’inseparabile chiodo di pelle. A quest’ultimo, un po’ Marlon Brando un po’ James Dean, tocca - accanto ai genitori adulti - un ruolo fondamentale nell’aiutare il giovane Richie ad affrontare i delicati passaggi dell’adolescenza.

pre nuovi fan. Per dare un’idea, il 19 agosto 2008 al centro di Milwaukee è stata eretta una statua in bronzo, con le fattezze del protagonista forse più iconico del telefilm, Fonzie. La statua lo ritrae nella sua posa classica: spalle leggermente indietro, braccia in avanti e pollici in su: “Heeey!”.

La prima puntata va in onda negli Stati Uniti nel 1974, in Italia la serie diventa subito cult di Anna Costalunga

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inquanta anni fa l’emittente statunitense Abc inizia a trasmettere una situation comedy che in breve tempo guadagna più di mezzo miliardo di spettatori in tutto il mondo. I 255 episodi di Happy Days, della durata di circa 24 minuti, vanno in onda ogni sera su Rai 1 alle 19.20 - tra la tv dei piccoli e il telegiornale -, diventando l’appuntamento irrinunciabile per un pubblico di ogni età, appassionato alle vicende della famiglia Cunningham. I “Giorni Felici” del resto sono molto lontani dai loro competitor di allora sul piccolo schermo, ambientati in un passato troppo lontano (La casa nella prateria) o in un futuro decisamente poco rassicurante (Star Trek e Ufo). Nella serie si respira un’atmosfera da “happy family” idealizzata, centrata sulle vicende di una famiglia media americana di Milwaukee tra gli Anni ’50 e ’60 e dei loro amici. Con buona pace della guerra in Corea e del conflitto nel Vietnam, la serie rappresenta nei dialoghi e nelle situazioni tutte le sfumature dell’“American dream” ambientato in una mitica “età dell’oro”: l’amicizia, i primi amori e persino la musica, a fare da colonna sonora a un’intera generazione di adolescenti. Uno stile di vita chiamato “all’americana”, nel quale trionfano principi come vita, libertà e ricerca della felicità, con un tocco borghese di moralità.

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SOCIAL NETWORK IL SEGRETO È LA CONSAPEVOLEZZA «I social riempiono vuoti creano spazi di relazione e nuove opportunità. Essenziale è l’uso consapevole di cui deve farsi carico il sistema educativo», sostiene il professor Amendola dell’Università di Salerno di Leonardo Guzzo

C’è vita fuori dai social? È l’interrogativo, più o meno provocatorio, che molti osservatori si pongono a proposito dell’estensione e della pervasività delle comunità virtuali di Facebook, Instagram, TikTok, YouTube e affini. Un fenomeno ormai consolidato, sebbene in continua ridefinizione, che suscita le più disparate reazioni di entusiasmo e di apprensione, lodi da chi decanta straordinarie opportunità di connessione e condivisione e critiche da chi lamenta tribune offerte agli ignoranti e ai maliziosi. Per il professor Alfonso Amendola, docente di Sociologia dei processi culturali e Internet Studies all’Università di Salerno, bisogna innanzitutto storicizzare la questione. «Con la fine del Novecento e della sua dimensione culturale - spiega si è determinato l’avvento del cosiddetto web 2.0, basato sulla comunicazione da molti a molti. Si è aperta l’era dei media ‘partecipativi’, fondati cioè sull’interazione dei soggetti che ne usufruiscono. È quella che il sociologo spagnolo Manuel Castells ha definito ‘società digitale’, in cui si vive la ‘multi-life’ e le dimensioni online e offline, quella concreta e quella virtuale, si fondono in un’unica grande visione del mondo. Un altro sociologo, Giovanni Boccia Artieri, professore all’Università di Urbino, ha parlato di ‘stato permanente di connessio-

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Primo piano ne’, a indicare che la dimensione online è sempre presente nelle nostre vite, ci richiama e ci distrae anche quando non siamo di fatto online». Un processo pervasivo e per molti versi affascinante, inevitabilmente legato allo sviluppo tecnologico. “Il digitale e i social network sono ormai ubiqui. Hanno una presa intergenerazionale e intervengono in ogni spazio di relazione, non solo quello privato ma anche (e in certi casi soprattutto) quello economico e istituzionale. Sono ‘motori generativi’ che, una volta accesi, si riposizionano sulla base di esigenze pratiche ed economiche e vivono anch’essi la parabola di ogni esistenza: sviluppo, apice, declino. I social costituiscono ormai una sorta di palinsesto emotivo e generazionale: si differenziano e attraggono utenti a seconda dell’uso che se ne può fare e di specifiche esigenze a cui sono più o meno in grado di rispondere. Così Facebook è preferito, secondo i dati a nostra disposizione, dagli over 40, Instagram dai ventenni e dai trentenni, TikTok dalla generazione Z. Le novità sono continue e il riposizionamento tumultuoso: si pensi all’ascesa di Twitch, la piattaforma di streaming che promette di rivoluzionare la fruizione dei contenuti televisivi». La stessa pervasività dei social, il fascino che emanano e il disorientamento che producono, determina spesso una polarizzazione di opinioni riguardo al fenomeno. Amendola ha una visione chiara: «È innegabile che il digitale sia entrato in tutti i processi sociali - relazionali, comunicativi, professionali - e abbia occupato molti spazi dell’affettività e dell’emotività. Il mio giudizio è essenzialmente positivo, soprattutto guardando al presupposto di 46

Alfonso Amendola, docente di Sociologia dei processi culturali e Internet Studies all’Università di Salerno

partenza. I social colmano vuoti di solitudine, sono un riempitivo sociale, un modo per rafforzare, ampliare e recuperare i legami sociali e per facilitare gli approcci relazionali. Hanno una funzione positiva anche dal punto di vista lavorativo: hanno ‘mandato in pensione’ alcuni lavori, ma ne creano continuamente di nuovi, stimolando nuove competenze professionali che sono centrali soprattutto nell’universo giovanile. La cosa più importante è l’uso intelligente, strategico dei social. L’aspetto negativo di questi strumenti è determinato dall’abuso, dallo ‘scroll’ infinito che diventa dipendenza. Credo che la parola chiave, e lo dico anche ai miei studenti, sia ‘consapevolezza’. Fare un uso consapevole dei social, usarne il meglio, stabilire una soglia di interesse che disciplini la convenienza dell’accesso. In questo campo hanno un ruolo fondamentale le famiglie e il sistema educativo, la scuola». Un elemento peculiare all’interno della galassia dei social è l’affermazione della figura dell’influencer, una sorta di grande consigliere, e talvolta di vero e proprio idolo mediatico, che attira l’attenzione e sposta

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se utilizzata inserire la gerenza; OlegDoroshin

il consenso del popolo del web. «Gli influencer - spiega il professor Amendola - sono in qualche modo sempre esistiti. Si pensi ai ‘maitre a penser’ e agli ‘opinion leader’ dei secoli scorsi. Certo la figura specifica dell’influencer è nata nel mondo dei social. Lo si può definire come un intermediario fortemente informato, che esprime opinioni, condiziona i consumi, crea una propria community. Questo in virtù di una specifica ‘competence’, una competenza professionale settoriale lucida e leggibile, che si accompagna a una grande capacità comunicativa e soprattutto a una ‘brand reputation’, una certa credibilità del proprio marchio che si costruisce attraverso operazioni di marketing a tavolino non meno che attraverso il carisma e la fortuna». La recente vicenda di Chiara Ferragni, attaccata dalla sua stessa ‘fandom’ per un’operazione economica nebulosa con l’azienda Balocco, evidenzia forse un corto circuito nel sistema di fiducia. Amendola amplia il ragionamento: «Anche gli influencer hanno una loro parabola. Come tutti i membri dello star system, sono soggetti alla caduta; e, anzi, la caduta è un’eventualità che la stessa folla adorante auspica, come prova di fallibilità e umanità. Il caso di Chiara Ferragni dimostra come, ancora più che raggiungere il successo, sia difficile mantenerlo, al prezzo di un continuo aggiornamento e di una costante capacità di ‘stare sul pezzo’. Chiara Ferragni è incappata in un errore di comunicazione: ha mostrato disattenzione e approssimazione a fronte di un’immagine solitamente glamour, fondata sul luccichio e il perfezionismo, ed è stata punita dai suoi stessi follower che si sono sentiti traditi. Ci sono elementi imponderabili, ma di base si sta parlando di marketing: un gioco serio con le sue regole». 50&Più | febbraio 2024

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L’INCLUSIONE CORRE SUI SOCIAL PIAZZE ACCESSIBILI E SENZA BARRIERE Valentina Tomirotti e Michele Sanguine dalle pagine Instagram, raccontano la loro disabilità e lo fanno attraverso l’ironia e la comicità «Siamo persone che hanno voglia di divertirsi» di Chiara Ludovisi

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a piazza vera, a volte, è una piazza virtuale, è la piazza dei social, perché è qui che più facilmente iniziano alcune “rivoluzioni”. Quella per l’inclusione, per esempio, è una battaglia che trova nei social un luogo privilegiato: lo dimostrano il gran numero di pagine dedicate alla disabilità sui principali social, come pure i tanti seguitissimi profili di utenti con diverse disabilità - fisica, sensoriale, cognitiva, mentale - oppure di caregiver familiari, persone che tutto il giorno e tutti i giorni si prendono cura, nella maggior parte dei casi, di un figlio o di una figlia con disabilità. Forse perché sui social non ci sono barriere architettoniche e ci si muove agevolmente, anche se si sta in sedia a ruote; non ci sono barriere sensoriali, o almeno è facile superarle, per essere attivi e aggiornati anche se non si può vedere o non si può sentire, o non si può usare la parola. Sarà per questo che, sui social, la disabilità si mostra per quella che è: una condizione umana, che non rende né martiri né eroi né speciali, ma che soprattutto non può certo esaurire l’identità di una persona. “Non siamo la nostra di-

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sabilità” è una delle dichiarazioni maggiormente condivise dalle persone con disabilità. Ed è forse da questa consapevolezza che inizia la cultura dell’inclusione. In che modo e in che misura i social contribuiscono a costruirla, questa cultura, a superare gli stereotipi sulla disabilità? Lo abbiamo chiesto a Valentina Tomirotti, in arte Pepitosa, “giornalista a rotelle”, fondatrice e presidente dell’associazione di turismo accessibile “Pepitosa

Valentina Tomirotti in arte Pepitosa, “giornalista a rotelle”

in carrozza”. E a Michele Sanguine, noto sui social come Toro Seduto. I loro volti e le loro voci raggiungono ogni giorno centinaia di migliaia di persone, raccontando la vita di una persona con disabilità, dal punto di vista della persona, appunto, e non della sua disabilità. «Ho iniziato a usare attivamente i social in occasione del lancio del mio progetto fotografico ‘Boudoir disability’, su sessualità e disabilità. Da allora non mi sono più fermata: diritti civili, diversity, inclusione e accessibilità sono i punti cardine della mia vita, sia offline che online - ci racconta Valentina Tomirotti, che tra i social preferisce “quelli in cui si mette la faccia”, nel vero senso della parola: quindi Instagram, tanto le stories quanto i reel -. Coccolo la mia community come fosse una seconda famiglia e pubblico contenuti ogni giorno. Non è mai un peso, ma una quotidianità, una bella routine per me». Se inclusione e accessibilità sono i principali temi per cui “Pepitosa” si batte, la disabilità non è certo l’unico argomento di cui si occupa sui social: «Non mi piacciono le persone con disabilità che usano i social come vetrina di pietà: non fanno altro che alimentare gli stereotipi in cui la nostra società ancora galleggia quando si parla di noi. Al vittimismo, preferisco l’ironia e la provocazione. Noi non siamo la nostra disabilità e non possiamo parlare solo di questo, sui social come nella vita di ogni giorno. Io mostro e narro la disabilità in modo diverso, sfruttando la grande opportunità che i social mi offrono: farmi vedere e farmi sentire, senza che altri parlino di me o mostrino la disabilità che vedono in me». Visitate il suo profilo Instagram (https:// www.instagram.com/valetomirotti), per capire quanto i social possa-

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Michele Sanguine, noto su Instagram come “Toro Seduto”

no diventare strumenti di denuncia, di narrazione e di rivoluzione. Oppure, provate a cercare il profilo di Michele Sanguine (https:// www.instagram.com/torosedutoreal), nato 39 anni fa con una grave malattia, la distrofia di Duchenne, che certamente gli rende la vita più complicata, ma che non è mai riuscita a fermarlo. Conosciuto come Toro Seduto, Sanguine è rapper, ideatore ed organizzatore di “Gran Premi in carrozzina” (“Wheelchair Gp”), nonché attore e regista della webserie Nonno seduto. Non crede che i social possano cambiare il mondo, ma forse possono cambiare, attraverso il racconto e le immagini, la visione della disabilità e correggere i luoghi comuni e le visioni parziali. «Attraverso i social rappresento semplicemente me stesso, così come

«Noi non siamo la nostra disabilità e non possiamo parlare solo di questo sui social e nella vita di tutti i giorni»

sono: pubblico foto della mia vita privata, divulgo le mie attività e provo a divertirmi, condividendo contenuti di comicità demenziale, brani musicali e tanto altro. Attenzione, però, perché i social sono un’arma a doppio taglio per quanto riguarda la disabilità: se da una parte aiutano a mettersi nei nostri panni e a comprendere la nostra condizione, dall’altro espongono facilmente le persone con disabilità a derisione e prese in giro. Dobbiamo esserne consapevoli, noi che sui social ci mettiamo la faccia ogni giorno».

Ne vale la pena? Io penso proprio di sì. Certo, per creare vera inclusione ci vuole altro: innanzitutto, bisognerebbe capire che noi abbiamo bisogno di divertimento, amicizia, svago, non solo di assistenza! Anzi, penso che i social possano essere utili innanzitutto per questo: per divertirci, per fare rete, per fare quattro risate e per far capire chi siamo veramente: persone che hanno bisogno di divertirsi, come tutti: perché non possiamo pensare solo a lanciare messaggi positivi e a costruire cultura! 50&Più | febbraio 2024

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GENERAZIONI

Licia ed Emanuele, nonna e nipote, raccontano l’anzianità attraverso i social un podcast e un blog. Per la Bbc, lei è una delle 100 donne più influenti al mondo. La loro storia in un’intervista doppia rilasciata a 50&Più di Linda Russo

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uando, nel 2008, Licia Fertz è rimasta vedova lo sconforto ha preso il sopravvento. Suo nipote Emanuele, cercando di rallegrarla, ha tentato di tutto. A un certo punto le ha chiesto di mettersi in posa e di lasciarsi scattare qualche foto per provare la sua nuova macchina fotografica. Nel giro di poco tempo, con un profilo Instagram di oltre 250mila follower, Licia Fertz - 93 anni - è diventata una star del web. Lei ed Emanuele, oggi 38enne, raccontano l’anzianità avvalendosi di uno strumento - quello dei social - spesso, appannaggio dei più giovani. Hanno aperto un blog e ideato un podcast: con ‘Buongiorno nonna’ e ‘La bambina ha 90 anni’, Licia e suo nipote offrono una narrazione diversa dell’età anziana. Li abbiamo incontrati. Cosa sono i social per lei? Uno strumento bellissimo, mi aiutano tanto e mi fanno stare a contatto con persone di tutto il mondo. In tanti, mi scrivono, mi seguono, mi danno affetto e io li ringrazio e ricambio. Entrare a contatto con i social mi ha aiutato a combattere la solitudine. Quando ha capito di essere diventata un’influencer? L’ho capito quando tante persone hanno cominciato a seguirmi, a chiedermi di posare per alcuni scatti, a farmi tante domande, a volermi intervistare. E arrivavano richieste da tutto il mondo! Mi sono un po’ entusiasmata e mi sono sempre prestata con grande gioia.

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LICIA FERTZ Nel 2023 la Bbc l’ha inserita nella lista delle 100 donne più influenti: qual è il suo segreto? A mio avviso le caratteristiche che mi hanno permesso di essere in questa lista sono la mia spontaneità, la mia semplicità e il mio dire sempre la verità anche sui social. Senza che nulla sembri artefatto e costruito. Attraverso social e podcast racconta l’anzianità da una prospettiva ottimista. Come costruisce le sue narrazioni? Tutto si basa sulla spontaneità. Si inizia al mattino con quello che vorrei fare, vorrei mangiare o seguire. La cosa più bella è proprio il fatto che essendo sinceri non si deve recitare una parte. Racconto un’anzianità da una prospettiva ottimista perché è così che la vivo. La mattina mi alzo e chiedo a Google

le informazioni meteo per la giornata, poi faccio meditazione e mi aiuta: mi sento più buona, più serena e che posso essere di aiuto alle persone. Poi faccio colazione e mi metto a tavolino con Emanuele, che mi aiuta tanto. Insieme organizziamo la giornata in base alle mie esigenze e ai miei gusti e intanto ci informiamo su quello che accade nel mondo. Mi realizzo più che posso: sono anziana, ma mi piace seguire tutto e andare dappertutto. Cos’ha significato diventare anziana, ricevere supporto da suo nipote e raccontarlo sui social? Per me l’anzianità è una tappa bellissima, è un traguardo essere arrivata fin qui. Certo, senza Emanuele sarebbe impossibile poter fare tutto questo, ma se si pensa alla vecchiaia come una malattia non si farà altro che viverla in questo modo. È importante avere sempre nuovi obiettivi e nuovi traguardi da raggiungere. Viaggiare, conoscere altra gente, comunicare con il prossimo mi dà tanta emozione. Recentemente ho preso l’aereo con mio nipote per la prima volta e sono andata in Sicilia. È un ricordo così bello che a volte lo sogno. Non avrei mai pensato di vivere tutte queste emozioni alla mia età, ma se si ha la fortuna di avere caregiver presenti e amorevoli e lo spirito giusto, allora è possibile. È un grande regalo poter raccontare la mia visione dell’anzianità ai miei coetanei, e aiutare chi si prende cura di nonni o genitori grazie ai social.

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A CONFRONTO

Cosa sono i social per lei? Una grandissima incognita: il 2024 è iniziato facendo capire quanto sia potente il cambiamento in corso. Stiamo assistendo a un bisogno disperato di ridefinizione dei social, in cui ognuno può e deve fare la sua parte. Quando ho iniziato questo lavoro, Instagram era uno spazio creativo ma ora è il social dell’omologazione, in cui si reclama il bisogno di una spontaneità che, tuttavia, risulta artefatta. Rifletto da tempo sul mio lavoro con i social e sull’eventuale permanenza futura analizzando benefici e “danni”. Quando siamo con amici trascorriamo il tempo sullo smartphone, tentiamo disperatamente di raggiungere modelli irrealizzabili veicolati dai social e abbiamo una soglia dell’attenzione sempre più scarsa. Sono felice dell’approccio che ho utilizzato fino ad ora e del contributo che posso aver portato, ma inizio a chiedermi come andrà. Forse “sopravviverà” solo chi ha davvero qualcosa da comunicare. Quando ha capito che lei e sua nonna siete diventati influencer? Credo che si diventi influencer quando l’impegno diventa un lavoro a tempo pieno. A noi è successo in seguito a un servizio del programma tv Le iene: in una notte abbiamo guadagnato più di 50mila follower. Subito dopo hanno iniziato a contattarci aziende per chiedere di collaborare, giornali per interviste e tanto altro. Lì ho iniziato a capire che mia nonna era diventata una influencer e io con lei, ma ho capito anche che - con ciò che pubblicavamo - potevamo comunicare delle cose e cambiare la tendenza di temi fino a quel momento dimenticati.

EMANUELE USAI Nel 2023 la Bbc ha inserito sua nonna nella lista delle 100 donne più influenti: qual è il suo segreto? L’anno scorso ho ricevuto un messaggio su Instagram di una giornalista della Bbc che mi diceva che avrebbe voluto inserire mia nonna nella lista delle 100 donne più influenti. Incredulo, ho cercato in rete il nome della giornalista e la parola “scam” (“truffa” in inglese, ndr) perché non credevo fosse vero. Quando poi ho ricevuto la mail ufficiale ho iniziato a capire che era vero e ancora oggi stento a credere a tutte le pieghe inaspettate e bellissime che sta prendendo il nostro progetto. Attraverso social e podcast racconta l’anzianità da una prospettiva ottimista. Come costruisce le sue narrazioni? Le narrazioni iniziano sempre dall’esperienza personale e, nel mio caso, dal ruolo di caregiver. Ho un carattere ottimista e sono convinto che per ogni problema esistano più soluzioni. Per questo propongo ciò che è stato utile

per me e racconto la nostra quotidianità partendo da stimoli del momento, da battute di mia nonna e dalla nostra spontaneità. Ci racconti cos’ha significato per lei diventare un caregiver e raccontarlo sui social? Ha significato trovare un equilibrio e stare bene con me stesso restituendo l’amore ricevuto. Ho perso mia mamma (figlia di Licia, ndr) all’età di 4 anni e mezzo e questo desiderio è sempre stato forte. Non ho mai voluto che i miei nonni si trasferissero in una struttura o che qualcun altro si prendesse cura di loro. Raccontarlo sui social per me significa “colorare” il tema della cura degli anziani. In Italia, quando si parla di anziani, di salute e di cura spesso si tende a utilizzare colori cupi e scuri quasi a richiamare sottotesti come la tristezza e la malinconia, mentre all’estero non è così. Essere sui social permette ad altri caregiver di vedere che non sono soli, dà la possibilità a mia nonna di ridisegnare la sua idea di vecchiaia e rompe lo stereotipo del caregiver donna, mostrando come anche gli uomini possano fare la loro parte.

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PROFESSIONE INFLUENCER DIRITTI E TUTELE Quali richieste alla politica? Lo spiega Jacopo Ierussi, docente universitario vicepresidente della Fide. Da anni specializzato nelle tematiche dell’innovazione e del mondo che cambia di Francesca Cutolo

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o sviluppo della digitalizzazione e l’esplosione dei social ha influenzato i rapporti tra le persone e ha contagiato anche il mondo del lavoro con la nascita di figure nuove in cerca di tutele. A raccontare lo stato dell’arte è Jacopo Ierussi, docente universitario vicepresidente della Fide. Perché un’associazione per gli influencer? Come è nata l’idea? Assoinfluencer nasce formalmente nel 2019 con l’obiettivo di promuovere e tutelare la figura di influencer/ creator come categoria professionale. Il tutto è scaturito da una semplice domanda: “in un momento di crisi del sindacato tradizionale, quali sono le professioni di nuova generazione ancora fuori dal sistema delle relazioni industriali che hanno bisogno di essere rappresentate?”. Dopo alcune indagini a contatto con i professionisti del settore, in Italia siamo oltre 300mila, avvertita la mancanza di tutele e certezze, abbiamo deciso di avviare un percorso di caratura istituzionale che ci ha portato ad essere inseriti, al termine di un periodo di esame, nell’elenco ufficiale delle associazioni professionali non ordinistiche tenuto a norma di legge dal Ministero delle Imprese del Made in

Italy (ex MISE) e, in seguito, ad entrare in Confcommercio Professioni. Cosa consiglierebbe ad un giovane che vorrebbe intraprendere la professione di influencer? Senza alcun dubbio gli direi di studiare. L’improvvisazione non è sufficiente e dopo un po’ bisogna sapersi rinnovare in termini di format altrimenti la community si sente trascurata. Per fare ciò bisogna sapere leggere KPI, utilizzare tool, etc. Si devono conoscere le regole che vigono nel settore per non commettere errori lato giuridico/fiscale che potrebbero costare caro. È una professione come un’altra, perciò si può fallire così co-

me potrebbe avvenire aprendo uno studio legale. Voi siete liberi professionisti non iscritti ad ordini, quali tutele avete, quali sono le vostre richieste alla politica? Di richieste ne abbiamo formulate diverse in questi anni. In virtù dell’attività svolta sino ad ora, siamo stati ricevuti in audizione presso la Commissione Lavoro Pubblico e Privato della Camera dei Deputati nell’ambito dell’indagine conoscitiva “sui lavoratori che svolgono attività di creazione di contenuti digitali” che poi ha portato all’entrata in vigore del cd. “Emendamento Creators”. Abbiamo avuto modo di tornare in Parlamento altre due volte promuovendo gli ‘esports’ durante le audizioni alla Camera dei Deputati sulla Riforma del Lavoro Sportivo e al Senato abbiamo fatto sentire la nostra voce in piena crisi META/SIAE. Al contempo, abbiamo preso parte alla consultazione pubblica avviata dalla Commissione Europea in merito alla futura Direttiva sui lavoratori delle piattaforme digitali che ha portato alla pubblicazione delle nuove linee guida per la contrattazione collettiva per i lavoratori autonomi individuali ai sensi delle norme sul-

Jacopo Ierussi, vicepresidente della Fide

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la concorrenza dell’UE. Con il supporto di Confcommercio Professioni e, in particolare, della presidente Anna Rita Fioroni che ha creduto in noi, stiamo promuovendo a livello Istat e Eurostat l’introduzione di un codice ATECO ad hoc per la professione che rappresentiamo; quest’ultima battaglia per noi è molto sentita. Quali sono i settori in cui l’influencer può dare un contributo importante e fare la differenza? Gli influencer sono figure trasversali che trattano di una moltitudine di tematiche diverse che vanno dalla cosmesi alla politica. Possono certamente fare la differenza nel promuovere il patrimonio culturale ed imprenditoriale del nostro Paese. Quali insidie e pericoli si nascondono dietro l’angolo della vostra professione? Purtroppo ce ne sono parecchie. Spesso e volentieri la percezione della collettività verso questa professione è negativa, al punto che molti non lo considerano un lavoro, il che è insensato. Se grazie a una data attività, intellettuale e/o non, paghi tasse, contributi e ti rendi economicamente autosufficiente, questa deve essere classificata come un lavoro. Il rischio è di farsi catturare dalla suddetta illusione collettiva e abbandonare le accortezze del caso così come l’essere vittima della propria community o dimenticare di dare priorità alla propria salute psico-fisica. Ribadisco, il lavoro è lavoro e deve gratificare e aiutare a costruire una propria identità. A ciò aggiungo il tema della cybersecurity che sta diventando pressante. Sempre più creator sono vittime di hacker che vedono nei loro profili social media un mezzo per estorsioni e/o una merce da rivendere nel ‘dark web’. Per questa ragione da poco abbiamo chiuso una partnership con Kopjira che è specializzata nel tutelare i professionisti in questo genere di situazioni. 50&Più | febbraio 2024

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Primo piano

«I SOCIAL MEDIA HANNO RIVOLUZIONATO TUTTO. VI SPIEGO PERCHÉ» Luca La Mesa, esperto di Social Media Marketing e innovazione, premiato da P&G Alumni Global tra i “40 under 40” più meritevoli in tutto il mondo spiega quali professioni sono nate in seguito all’avvento di Facebook e Instagram di Francesca Cutolo

Il web come strumento di business e sviluppo aziendale. Quali professioni sono nate negli ultimi vent’anni? E quale futuro? A spiegarlo è Luca La Mesa, esperto di

Social Media Marketing e innovazione. Docente (13.000 studenti online). Imprenditore e investitore. Premiato da P&G Alumni Global tra i “40 under 40” più meritevoli in tutto il mondo. Vincitore Global Startup Award (Copenaghen ‘21). Nel 2024 Facebook compie 20 anni. Se potesse guardarsi allo specchio vedrebbe un giovane pieno di vita o un adulto in fase di declino? Un adolescente con qualche problema a combattere gli inconvenienti della sua età e che guarda molto a come si comportano i suoi coetanei/concorrenti invece di cercare una propria identità. Come è cambiato il lavoro con l’avvento dei social ? I social media, e in particolare la famiglia Meta (Facebook e Instagram), sono stati veramente rivoluzionari per tutti noi. Le due parole cruciali “Connect” e “Share” ci hanno permesso di entrare in contatto, o restare in contatto, con tantissime persone sviluppando un numero incredibile di opportunità lavorative. Per non citare poi WhatsApp, che in molti ambiti ha sostituLuca La Mesa, esperto di Social Media Marketing e innovazione

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ito in parte l’e-mail e che, se potesse parlare, conoscerebbe molto di noi e dei nostri progetti. Ormai qualsiasi ambito professionale, in modo magari differente, impatta con il mondo dei social network. Secondo la tua esperienza, l’utilizzo nell’attività lavorativa dei social è sempre possibile in qualsiasi settore? I social non sono la bacchetta magica con la quale risolvere i problemi di tutti i clienti in tutti i mercati, ma hanno un potenziale enorme per chi li sa usare professionalmente. Nel mio caso sono stati insostituibili per alcuni progetti business che senza i social sarebbero stati molto più difficili da realizzare. Ad esempio, molto spesso, quando voglio entrare in contatto con qualche azienda chiedo alla mia rete social “chi ha contatti in ‘questa’ società per un progetto molto importante?”. In pochi minuti riesco quasi sempre ad avere un’introduzione qualificata con la maggior parte delle aziende italiane. Ma ciò è il frutto di un uso professionale e continuativo dello strumento e dell’aver coltivato una buona rete di relazioni. Se oggi qualcuno si iscrivesse e facesse una domanda del genere senza aver coltivato prima la propria rete sociale, non avrebbe alcun risultato. Da anni organizzo cene in tutta Italia con i più brillanti imprenditori del territorio e molto spesso ho chiesto “chi sono gli imprenditori e le imprenditrici più brillanti di Milano/Parma/ Torino/Cagliari ecc…” e ho conosciuto professionisti di grande spessore. Tutto sta nel saperli usare e mettersi a disposizione per generare valore per gli altri prima di chiedere una mano su qualcosa. L’esempio più particolare che ti viene in mente? Vi strappo un sorriso anche se è un tema serio: qualche anno fa ho utilizzato Tinder (social per cercare l’anima

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gemella) per aumentare i tassi di adozioni dei cani dai canili. Mi sono ispirato ad una campagna “Puppy Love” in America e ho chiesto ai miei studenti di aiutarmi a replicarla in Italia. E poi ho fatto lo stesso test con Legambiente mettendo su Tinder le loro tartarughe che si potevano adottare virtualmente. Tu in particolare sei un super esperto di social media marketing, ci puoi spiegare cosa è? E come può aiutare a fare business? Una definizione classica direbbe che “Il Social Media Marketing è una branca del digital marketing che sfrutta la forza e il potere dei social network per mettere in connessione i brand con i potenziali clienti, o le persone con altre persone”. Per me, ripeto, il SMM è riassumibile nelle logiche di “Connect and Share”. La capacità unica di creare connessioni per condividere contenuti. Rispetto agli altri canali tradizionali (cosiddetti “old media”) esprimono il loro vero potenziale non quando li usiamo “dall’alto verso il basso” pubblicando un contenuto e sperando che qualcuno lo legga, ma quando studiamo delle strategie che siano in grado di attivare una logica a “L”. Cosa intendo? Nella “L” c’è comunque la parte verticale in cui viene pubblicato dall’alto un contenuto, ma si spera che molte persone lo condividano in modo da attivare la parte orizzontale della “L”. Molte aziende sbagliano strategie e rischiano di sprecare tempo e risorse. Se usati professionalmente possono dare dei risultati misurabili, scalabili e molto migliori rispetto ad altri canali. Nel mio caso specifico, oltre a gestire i social media di molte importanti aziende, li utilizzo per promuovere i miei corsi di formazione. I social sono sempre alleati di chi li usa oppure possono presentare insidie e problemi? È molto facile “iniziare” ad usare i social media ma è molto difficile usarli

in maniera professionale. Chi si improvvisa o non presta le dovute attenzioni può pregiudicare la propria reputazione. Il consiglio che do sempre a tutti i livelli, dagli imprenditori/ CEO a social media assistant, è passare tempo a studiare chi ha sbagliato in passato in modo da esercitare la giusta sensibilità con la quale muoversi in questo mondo. Alcuni casi hanno fatto veramente scuola. Credo che anche l’evoluzione del caso “Ferragni” resterà una pietra importante sulla trasparenza e la corretta comunicazione degli influencer e dei brand. Sottostimare alcune dinamiche può essere molto pericoloso. Il Presidente della Repubblica nel suo discorso di fine anno ha parlato anche di opportunità e rischi dell’intelligenza artificiale. Saremo destinati a modificare profondamente le nostre abitudini professionali, sociali, relazionali. Qual è la tua riflessione? Assolutamente sì. Nel 2015 ho partecipato all’Executive Program della Singularity University (NASA Ames Research Center) e da circa 9 anni mi occupo di queste tematiche e di come la tecnologia avrà un impatto sulla vita di tutti noi. Solo attraverso una maggiore consapevolezza possiamo tutti quanti capire come amplificare le opportunità offerte, ad esempio dall’intelligenza

artificiale, e come ridurne al minimo i rischi. Abbiamo recentemente fatto un lungo reportage su RaiNews proprio sui temi legati all’intelligenza artificiale e alle truffe sui social e c’è grande bisogno di parlarne, in particolare per tutelare le aziende e le persone meno

esperte di queste tematiche e dunque più vulnerabili. I social media tra 20 anni: quale fotografia potremmo avere davanti? Con l’AI i ritmi di evoluzione saranno talmente rapidi che fare una previsione a 20 anni avrebbe poco senso. Quello che credo fortemente è che il futuro dei social media dovrà basarsi sulla maggiore qualità dei contenuti, sulla certezza delle metriche (troppo spesso le metriche si sono rivelate poco affidabili) e sulla trasparenza nell’uso dei dati. Le aziende che per prime capiranno come evolvere e come utilizzare al meglio questi preziosi canali avranno benefici sempre più rilevanti e un notevole vantaggio competitivo. 50&Più | febbraio 2024

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OVER 65, SOCIAL MA NON TROPPO

Gli stereotipi diffusi sugli anziani hanno posto un accento negativo sul rapporto età/innovazioni tecnologiche In realtà, è un’interazione complessa soprattutto nell’uso dei social media di Valerio Maria Urru

N

el 2020 si è verificato un notevole incremento mondiale degli utenti di Internet e dei social media. A premere l’acceleratore verso il digitale è stata la pandemia, ovviamente, e i cambiamenti che ha innescato. A gennaio 2021, secondo il Digital 2021: Global Overview Report realizzato dalle Nazioni Unite in collaborazione con diversi istituti di ricerca e market data, erano 4,66 miliardi gli utenti che usavano la Rete. Rispetto allo stesso periodo del 2020 la crescita era stata del 7,3%. Tradotto in

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numeri voleva dire 316 milioni di persone in più, una crescita che ha prodotto massicce ricadute anche sulla popolazione anziana. Nello stesso periodo, infatti, è stata registrata un’altra importante tendenza, sempre legata all’età, nell’uso dei social media: Facebook ha visto un aumento del 25% degli utenti over 65. L’adesione si è rivelata quasi doppia rispetto alla media del 13% riscontrata nelle altre fasce anagrafiche. Gli utenti di età superiore ai 50 anni, inoltre, rappresentavano il segmento di pubblico che stava crescendo più rapidamente nell’impie-

go di Snapchat, app di messaggistica e social network. L’aumento è stato di circa il 25% negli ultimi 3 mesi del 2020, con quasi un over 50 su tre in possesso di un account Snapchat. Sebbene negli ultimi anni il “gap” tecnologico tra generazioni si sia ridotto, parte del divario sopravvive nell’impiego della Rete e dei social network. In Italia, secondo il 17° Rapporto del Censis sulla comunicazione del 2021, la fascia 14-29 anni ha fatto progressi nell’uso dei media, in generale, e delle piattaforme online, in particolare. Anche i più anziani - con 65 anni e oltre - non sono stati a guardare, passando nell’impiego di Internet dal 42% al 51,4% e dal 36,5% al 47,7% in quello dei social media. I dati però hanno anche evidenziato la distanza tra giovani e anziani nell’uso delle applicazioni ‘social’. Infatti, tra gli under 30 la percentuale di coloro che impiegano Internet supera il 90%, tra gli over 65 invece è inferiore al 42%. Le motivazioni di questa distanza potrebbero essere quelle emerse anche dal progetto “SeniorVlog”. Finanziato dall’UE, è stato lanciato per incrementare la partecipazione attiva degli over 65 a Internet e ai social media aumentando la conoscenza delle iniziative di “vlogging” senior, cioè quelle forme di racconto tramite video o web tv per trasmettere un’idea di invecchiamento positiva. I risultati sono stati raccolti in un report con i dati dei Paesi che hanno partecipato (Polonia, Italia, Portogallo, Cipro e Grecia). Tra i fattori che allontanano gli anziani dall’uso dei social media ci sono anche la mancanza di fiducia nelle attività online e la preoccupazione per la sicurezza dei dati personali. Tuttavia, per i senior che li usano sono utili per diversi motivi, tra cui rafforzare e arricchire i legami sociali o mantenersi attivi condividendo informazioni e immagini con amici e familiari.

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Speciale Carnevale 2024

PAESE CHE VAI CARNEVALE CHE TROVI

Dall’India all’Ungheria fino alla Bolivia, un giro del mondo per scoprire tradizioni e curiosità delle feste carnascialesche meno conosciute di Donatella Ottavi

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n’esplosione di colori, musica e allegria. È questo il Carnevale e, ovunque si celebri, ha il potere di coinvolgere e avvolgere tutti in una atmosfera gioiosa. Carri allegorici, sfilate in maschera e danze coreografiche si fanno strada tra capannelli di persone appositamente giunte per vivere questa festa attesa non solo dai più piccoli. Ma, si sa, “paese che vai, usanza che trovi”, e così ogni luogo del mondo vive il ‘proprio’ Carnevale. Allora, senza nulla togliere alle manifestazioni più famose del pianeta - tra cui Venezia e Rio de Janeiro -, intraprendiamo un giro del mondo virtuale facendo tappa tra le feste carnascialesche meno note, ma non per questo meno suggestive.

Nizza (Francia)

Goa (India)

Per l’isola di Goa il Carnevale rappresenta da sempre un evento molto atteso, tanto che i preparativi prendono il via già dal mese di dicembre. Uno spettacolo garantito anche in virtù dei pittoreschi costumi indiani che, assieme a decine di carri, colorano le vie della città di Panaji, addobbata con luci e festoni. Protagonista di rilievo della festa è “King Momo”, una sorta di “re del caos” che ogni anno viene eletto allo scopo di presiedere i festeggiamenti al motto di “Mangia, bevi e sii allegro”. Dal 10 al 13 febbraio

Le celebrazioni del Carnaval de Nice prevedono due settimane di festeggiamenti, regalando un’atmosfera accogliente e vivace grazie ad artisti di strada, gruppi musicali internazionali e ballerini che si esibiscono lungo le strade della città sotto una moltitudine di giochi di luci. Particolarmente nota è la “battaglia dei fiori”, durante la quale persone in maschera lanciano sulla folla coloratissimi fiori, in particolare gerbere, mimose e gigli. Dal 17 febbraio al 3 marzo

Quebec (Canada)

Il Quebec Winter Carnival si svolge all’insegna della tradizione e dello sport, e ha come protagonista indiscusso il freddo. Dalle imponenti sculture di ghiaccio - realizzate da artisti provenienti da ogni parte del mondo - alle sfilate in maschera notturne, fino alle competizioni come la corsa in canoa sul fiume ghiacciato, i tornei di hockey o la corsa su slitta trainata dai cani. Circa venti giorni di puro divertimento con una media di 500.000 visitatori l’anno. Fino all’11 febbraio 50&Più | febbraio 2024

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Speciale Carnevale 2024 Basilea (Svizzera)

Il Carnevale di Basilea inizia alle 4.00 del mattino con il caratteristico “Morgestraich”, quando il centro cittadino viene illuminato da una moltitudine di lanterne, mentre migliaia di persone in maschera sfilano suonando tamburi e pifferi. Tre giorni di divertimento in cui tutti percorrono le strade della città indossando fantasiosi costumi e distribuendo “dääfeli” (caramelle fatte in casa). La marcia dell’“Ändstraich” conclude i festeggiamenti al rintocco delle 4.00 del mattino del giovedì grasso. Dal 19 al 21 febbraio

Oruro (Bolivia)

Un Carnevale dalle origini antiche e dalle connotazioni religiose quello di Oruro, in cui le tipiche sfilate in costumi sfarzosi - dedicate alla Virgen del Socavón - mettono in atto rappresentazioni in cui il bene sconfigge il male. Fulcro della festa sono le spettacolari coreografie e i balli tradizionali come la “Diablada”, dove “diavoli” danzanti - che rappresentano i sette peccati capitali vengono fronteggiati dall’Arcangelo Michele munito di scudo e spada. Dieci giorni di festeggiamenti in cui non si smette mai di danzare. Dal 3 al 13 febbraio

Mohács (Ungheria)

Il Carnevale di Mohács affonda le sue radici in un’antica leggenda legata all’occupazione turca del XVII secolo, quando agli abitanti del paese - esiliati nella foresta - apparve un cavaliere che suggerì loro di costruire terribili maschere con cui terrorizzare i turchi e riprendere così possesso delle loro case. Da qui la nascita dei “busos”, le spaventose maschere che sfilano in cortei, parate e balli fino al “Farsangtemetès”, giorno che conclude i festeggiamenti con l’accensione di un falò. Dall’8 al 13 febbraio 60

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CON LA PALEOBIONICA I FOSSILI TORNANO A VIVERE Biologia evolutiva, paleontologia e robotica li trasformano in robot

Anche la robotica può svelare i segreti dell’evoluzione della vita. È la conclusione a cui sono giunti alcuni ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Meccanica della Carnegie-Mellon University (USA) che, con alcuni paleontologi, hanno fondato la paleobionica. Frutto dell’unione di biologia evolutiva, paleontologia e robotica, la paleobionica parte dai fossili per riprodurre organismi ormai estinti. I robot progettati con elementi stampati in 3D e polimeri flessibili aiutano a svelare un particolare essenziale: come si muovevano.

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UN CANE ROBOT ARRUOLATO NEI CARABINIERI Si chiama Saetta e sarà impiegato per attività di ricognizione

Il suo nome richiama il simbolo sulle vetture dell’Arma. Saetta, il primo cane robot arruolato dalle Forze dell’ordine, è alto circa 50 centimetri, sale le scale, si muove su terreni accidentati comandato da un semplice tablet in un raggio di 150 metri. Il suo braccio meccanico apre porte, sposta ordigni e ostacoli. Grazie ai suoi sistemi di rilevazione e sensori laser e termici può trasmettere mappe delle aree sotto sorveglianza. Per ora è assegnato agli artificieri di Roma per attività di ricognizione e disinnesco di esplosivi.

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PIÙ SICURI CON L’EU CYBER RESILIENCE ACT Le nuove regole per proteggere i prodotti digitali nell’Unione

Dai baby monitor agli smartwatch, i prodotti e i software con componenti digitali sono ormai ovunque. Meno evidenti sono i rischi che comportano per la sicurezza. Con le nuove norme del Cyber Resilience Act, l’UE intende garantire che tali dispositivi siano affidabili e resistenti alle cyber minacce. Ma soprattutto mira a tutelare i consumatori e le aziende introducendo requisiti obbligatori di sicurezza informatica per produttori e rivenditori.

https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/policies/cyber-resilience-act

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MIMO, L’APP PER IMPARARE A PROGRAMMARE Permette di farlo anche impiegando lo smartphone

Consente di padroneggiare i linguaggi di programmazione trasformando il tutto in un’esperienza accessibile e coinvolgente. Mimo è un’App che aiuta a sviluppare la conoscenza della programmazione sia per i principianti che per gli esperti. Pensata per offrire percorsi di apprendimento guidati, è disponibile per ambiente iOS e Android. Si scarica gratuitamente ma per l’accesso completo e illimitato a tutti i corsi offerti serve un abbonamento.

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LO SAPEVATE CHE? 62

Dal 14 al 15 febbraio 2024, presso l’Allianz MiCo di Milano, si svolge l’AI Festival, il primo Festival Internazionale dedicato all’Intelligenza Artificiale Per maggiori informazioni: www.aifestival.it

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«IO MODELLA OVER 50 VI RACCONTO LA MIA RIVOLUZIONE CULTURALE»

FOTO FABIO GHIDINI

Storie

di Elisabetta Pagano

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ioniere di una rivoluzione annunciata nell’industria della moda, emergono con forza e tenacia sfidando gli stereotipi e i canoni estetici. Sono loro, modelle dai capelli grigi, le protagoniste del cambiamento. Come si diventa icona di stile? Quanto è difficile andare ‘contro corrente’? A spiegarlo è Valeria Sechi, ‘modella overanta’, come lei stessa si definisce dalle pagine del suo blog, in cui sottolinea questo concetto: ‘La bellezza non ha età’. Cosa l’ha spinta a intraprendere la carriera di modella a 50 anni? Nel 2016, l’avvicinarsi dei miei 50 anni è stato uno tsunami emotivo. Immersa nella vita frenetica, con mille responsabilità e cinque figli da crescere, ho improvvisamente realizzato che il tempo vissuto superava di gran lunga ciò che mi restava da vivere. Questa consapevolezza ha scatenato in me la

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Classe ’66, sarda di nascita e bresciana d’adozione ha iniziato a lavorare nel mondo della moda per sfidare gli stereotipi legati all’età

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sta nell’aspetto fisico, bensì risiede nell’anima. Come ha affrontato le opinioni riguardo alla decisione di non tingere i capelli grigi? I capelli grigi sono la mia bandiera, rappresentano il rapporto positivo che ho con l’invecchiamento. Nonostante le critiche, ho mantenuto la mia scelta, volendo comunicare che invecchiare è un privilegio. La rappresentazione positiva dei capelli grigi ha fatto progressi, influenzata anche da cambiamenti culturali evidenziati da film come Il diavolo veste Prada. Lei vive la vita con entusiasmo. Qual è il suo segreto? La mia prospettiva ottimistica trae linfa dalla consapevolezza della mortalità. Questa verità mi spinge a cogliere con gioia ogni istante e a concentrare le energie su ciò che mi rende felice. Riconosco il potere delle scelte, e affrontare le sfide con un atteggiamento positivo rappresenta sempre la miglior decisione, impedendo a qualsiasi ostacolo di offuscare il nostro sorriso. La sua idea di bellezza è legata allo stato d’animo più che all’aspetto fisico. Come ha sviluppato questa prospettiva? Sono profondamente convinta che l’aspetto esteriore rifletta il nostro essere interiore. L’armonia tra corpo e anima crea un’equazione perfetta che si traduce in una bellezza assoluta. La vera bellezza dimora nell’entusiasmo, nella gioia e nella vitalità, messaggio che cerco instancabilmente di trasmettere con il mio lavoro a donne di tutte le età. Le sue foto senza filtri hanno influenzato la percezione della bellezza delle donne? Le donne che mi seguono sui social apprezzano la mia autenticità. Siamo tutte più belle dopo due caffè e due ore di trucco! Io invece cerco di comunicare con il mio lavoro, la fierezza dell’es-

FOTO FABIO GHIDINI

ricerca di nuove prospettive. Non accettando l’invisibilità spesso riservata alle donne over 50, ho deciso di essere parte attiva nella sfida degli stereotipi, decidendo di intraprendere la carriera di modella a 50 anni. Cosa andrebbe cambiato nella moda per rendere la rappresentazione delle donne più inclusiva? Sicuramente andrebbe condotta un’analisi di mercato più accurata. Questo approfondimento, farebbe emergere chiaramente che le donne moderne dedicano sempre più attenzione a loro stesse, invecchiano meglio e godono di una vita prolungata, mantenendo un potere di acquisto notevole. È innegabile che le donne over 50 si configurino come le testimonial più autentiche e rappresentative. Ci sono state difficoltà inizialmente? Come le ha affrontate? Avviare la mia carriera nel mondo della moda partendo da zero è stato un percorso impegnativo, fatto di numerose sfide. Nonostante le difficoltà iniziali, il mio desiderio di contribuire a una rivoluzione culturale, insieme al prezioso sostegno delle donne incontrate attraverso i social media, hanno rappresentato un motore fondamentale che ha alimentato la mia perseveranza. Qual è il suo approccio di fronte alle proposte pubblicitarie che veicolano stereotipi legati all’età? Un netto rifiuto. Anche quando gli ingaggi promettono una buona retribuzione, io declino, poiché il mio obiettivo principale è comunicare la vitalità e la bellezza intrinseca legata al processo di invecchiamento. Cosa direbbe a chi si sente messo sotto pressione dai canoni di bellezza imposti? Abbandonare l’illusione della perfezione è un prezioso dono che accompagna l’avanzare dell’età. La vera essenza del nostro valore non è ripo-

sere autenticamente donne over 50. Quale messaggio di bellezza trasmette alle sue figlie e alle giovani donne? Il messaggio che voglio condividere con le mie figlie e le giovani donne è che la bellezza risiede nell’armonia tra corpo e anima. L’amore per il proprio corpo, anche nelle sue imperfezioni, è la chiave per raggiungere un’armonia estetica assoluta. Cosa consiglierebbe alle donne over 50 che desiderano intraprendere nuove sfide o reinventarsi? Di non cadere nella trappola dell’“ormai”. Non importa quanti anni hai o in che situazione ti trovi, l’importante è la motivazione e la quantità di carburante nel motore. “Una Panda scassata col pieno fa più strada di una Ferrari a secco!”.

«Abbandonare l’illusione della perfezione è un prezioso dono che accompagna l’avanzare dell’età. La vera essenza del nostro valore non è riposta nell’aspetto fisico bensì risiede nell’anima» 50&Più | febbraio 2024

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Buone pratiche 50&Più

IL DECALOGO DEI DIRITTI DEGLI ANZIANI È REALTÀ 50&Più Genova e il Garante dei diritti degli anziani hanno stilato un documento presentato al Silver Economy Forum del capoluogo ligure Gallinaro: «Alcuni di essi sono prioritari» a cura di Redazione Un documento con l’elenco di dieci diritti che sarà consegnato alle scuole del territorio e ad altre realtà che gravitano nella vita delle persone anziane perché si rispetti la figura degli over 50 e dei più fragili. È questo l’obiettivo che 50&Più Genova, in collaborazione con il Garante dei diritti degli anziani, si propone di raggiungere attraverso il decalogo, presentato lo scorso novembre durante il ‘Silver Economy Forum’, che si è svolto nel capoluogo ligure. A raccontare la genesi del progetto è Brigida Gallinaro, vice presidente nazionale 50&Più. «L’idea è nata l’estate scorsa, durante una chiacchierata con il professor Paolo Tanganelli e a seguito della lettura del libro a cura del presidente 50&Più

In foto: Brigida Gallinaro e Paolo Tanganelli

Carlo Sangalli e del professor Marco Trabucchi a proposito di diritti». Sulle motivazioni ha aggiunto: «Il diritto

alla salute è prioritario, non è tollerabile che persone over 90 trascorrano la notte ai pronto soccorso su una barella, soprattutto in un Paese con una altissima percentuale di persone anziane. Il decalogo è utile anche per dare lustro alla nostra associazione e diffondere sempre di più la conoscenza della nostra realtà, anche alle istituzioni». È ancora 50&Più Genova a ricordare che le persone anziane hanno anche doveri: «L’aspetto prioritario di tutto questo è che ognuno di noi si impegni ad essere un buon cittadino, chiedendo sì il rispetto dei diritti ma anche l’affermazione dei doveri». A commentare il documento anche il professor Paolo Tanganelli: «Non a caso il Manifesto nasce a Genova, nella città con l’età media più alta d’Italia e in cui gli anziani soli sopra i 75 anni sono oltre 38.000, una vera cittadella. Insieme agli altri Garanti degli anziani già nominati (Alessandria, Arezzo, Fiorenzuola, Roma, Pescara, Sorrento, Tortona) chiediamo a tutte le amministrazioni locali di recepire e dare concreta realizzazione a quanto previsto dal documento e di dotarsi della figura del Garante a tutela di questa fascia sempre più ampia della nostra popolazione». Il decalogo: diritto a non essere discriminati, diritto ad una informazione adeguata sui propri diritti, diritto alla salute e al benessere migliore possibile, il diritto di essere accudito e curato nell’ambiente che meglio garantisca la propria dignità, il diritto al rispetto della propria volontà decisionale e di conservare la libertà di scegliere dove vivere e con chi si desidera, il diritto a mantenere il controllo della propria vita il più a lungo possibile, il diritto a una piena inclusione sociale, il diritto alla sicurezza sia all’interno che all’esterno della propria abitazione, il diritto ad una abitazione dignitosa e, infine, il diritto ad avere un fine vita dignitoso. 50&Più | febbraio 2024

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Tradizioni

A SAN VALENTINO IL GIRO DEL MONDO IN UN BACIO In ogni Paese la festa degli innamorati è molto sentita, anche se viene celebrata in modi diversi, in base alle differenti culture

I

di Dario De Felicis

l 14 febbraio il mondo si tinge di rosso, per tutti gli innamorati che celebrano San Valentino. Questa festività, nata secoli fa, continua a essere un’occasione speciale per esprimere e celebrare l’amore in tutte le sue forme. Le origini si devono ai Lupercalia, una ricorrenza pagana dell’antica Roma dedicata a Luperco, dio della fertilità e della pastorizia. Si celebrava il 15 febbraio e prevedeva festeggiamenti sfrenati. Questa festa dai contorni lascivi ed esagerati fu poi cristianizzata nel IV secolo d.C. da papa Gelasio I. La tradizione narra che un sacerdote cristiano di nome Valentino sfidò le leggi dell’imperatore Claudio II, che vietavano i matrimoni

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per i giovani soldati, continuando a sposare le coppie in segreto. Condannato a morte per il suo atto di amore e disobbedienza, Valentino divenne il simbolo della passione e della dedizione amorosa. In Italia, S.Valentino è una festa molto sentita e celebrata in maniera tradizionale. Gli innamorati si scambiano doni, organizzano cene romantiche e trascorrono la giornata insieme. Ma non in tutto il mondo la celebrazione della ricorrenza avviene con le stesse modalità. In Giappone, ad esempio, c’è una leggera variazione rispetto all’Italia: qui sono le donne a regalare cioccolatini agli uomini, e il mese successivo, il 14 marzo, noto come White Day,

gli uomini ricambiano il gesto regalando dolciumi alle donne. In Corea del Sud, oltre alla festa del 14 febbraio c’è anche quella del 14 aprile, detto “il giorno nero”, in cui i single si consolano mangiando spaghetti al nero di seppia. In Cina, invece, la festa degli innamorati si chiama Qixi e cade il settimo giorno del settimo mese lunare, in ricordo di una famosa leggenda su due amanti divisi dalla Via Lattea. Nei Paesi latinoamericani le strade si riempiono di colori, balli e musica romantica. Le persone si abbracciano, si baciano e si scambiano gesti affettuosi liberamente, creando un momento di amore e connessione. Esempio palese sono il Messico e la Colombia che hanno chiamato questa giornata Día del Amor y la Amistad (Giorno dell’Amore e dell’Amicizia). Caso a parte per il Brasile, dove San Valentino si festeggia il 12 giugno, alla vigilia della giornata dedicata a Sant’Antonio, il santo che aiuta a trovare l’anima gemella. Tornando in Europa, in Spagna, è usanza che sia l’uomo a regalare una rosa rossa alla sua innamorata, mentre in Catalogna la vera festa degli innamorati si celebra un po’ più in là, il 23 aprile, giorno di San Giorgio. In Finlandia ed Estonia, invece, questa ricorrenza è vista come festa dell’amicizia e si regalano piccoli doni e cartoline agli amici. Un po’ come gli Stati Uniti, dove il Valentine Day è la festa di “chi si vuole bene” e coinvolge la famiglia e gli amici. In alcune Nazioni a maggioranza musulmana, invece, la festa è accolta in modo discreto, con una maggiore attenzione ai gesti romantici privati piuttosto che alle dimostrazioni pubbliche. In qualsiasi Paese del mondo si festeggi, San Valentino ci ricorda che l’amore parla un linguaggio universale, forse l’unico capace di superare tutte le barriere, anche quelle culturali.

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Cultura

PAOLO DI PAOLO LE PAROLE PER RESTARE UMANI

L’ultimo libro dello scrittore “Romanzo senza umani”, racconta estremi quelli climatici della piccola glaciazione del 1573 e quelli emotivi nella vita del protagonista strappata e ricucita a fatica. Un lavoro sui tranelli della memoria sul narrare come “atto interamente umano” di Leonardo Guzzo Come si riscatta un uomo dalle sue intemperie, dall’estremità gelata dove lui stesso si è confinato e dalla quale a un certo punto decide di tornare? Come si riprendono relazioni interrotte da quindici anni, come si “ripara” la memoria degli altri per farla corrispondere alla nostra? Mauro Barbi, storico di professione, appassionato studioso della “piccola glaciazione”, che congelò il lago di Costanza per tutto un lunghissimo inverno, nel 1573, prova a uscire dall’isolamento di una vita ormai senza calore. Lo fa con un viaggio “catartico”, nel luogo che ha monopolizzato i suoi interessi, come fosse la tana della sua anima: un viaggio che Paolo Di Paolo - scrittore, saggista e giornalista - racconta nel suo sesto romanzo, pubblicato dall’editore Feltrinelli e originale fin dal titolo. «Romanzo senza umani suona come una provocazione - spiega l’autore con un discorso preciso e suggestivo, che somiglia alle pagine del libro -. Una contraddizione in termini, diciamo pure. Un romanzo che parla di un lago, di una glaciazione, di una landa desolata può per questo definirsi non umano? Evidentemente no, perché è umana la mano che lo scrive ed è umano lo sguardo che lo modella. Mentre altre funzioni si sono ormai ibridate, la narrazione resta una qualità interamente umana. Il romanzo è, forse per eccellenza, la traccia che l’umanità lascia nella storia». Lo spunto di partenza del libro, l’episodio - reale e metaforico - intorno a cui ruota il meccanismo narrativo è altrettanto originale. «Mi sono imbattuto nella storia della piccola glaciazione del lago di Costanza - spiega Di Paolo - leggendo il saggio Storia culturale del clima di Wolfgang Behringer, che esamina l’impatto del clima sulle civiltà umane nel 50&Più | febbraio 2024

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FOTO STEFANIA CASELLATO

Incontro con l’autore

corso della storia. L’episodio del lago mi ha colpito perché mostra come un estremo climatico, che sconvolge un ambiente e lo rende inospitale, costituisca per chi lo abita uno shock così grave da portare alla disperazione e alla follia, da innescare una reazione a catena che arriva a polverizzare le relazioni umane in un’intera comunità. Ho trovato affascinante raccontare questo scenario non ricorrendo a ROMANZO SENZA UMANI un espediente distopico, ma volgendi Paolo Di Paolo do lo sguardo al passato e alla realtà Feltrinelli | pp. 214 | storica. Si tratta, ovviamente, di un Prezzo: 17 euro episodio istruttivo anche per il nostro cambiamento climatico, che pure avviene nel segno del riscaldamento. La storia della piccola glaciazione è un monito a tenere mi bilanci, la memoria è diventata anche una questione gli occhi aperti, a sorvegliare gli estremismi climatici per esistenziale, ampliata dalla lente della paternità. Quale non finirne vittime». Chi cerca di sorvegliare se stesso e memoria lascerò a mia figlia? La scena finale del romanzo la sua vita è il protagonista del libro, l’introverso profes- offre una soluzione eludendo la domanda. Non possiamo sor Barbi, che teme le aspettative degli altri, si chiude per controllare la memoria, il modo in cui gli eventi divendifesa, rompe relazioni e nel ricucirle, forse fuori tempo teranno storia, ma possiamo concentrarci sul presente, massimo, prova a imporre agli altri la propria versione dei sulla memoria mentre si fa. Quanto alla comunicazione, fatti. Secondo l’autore, «Barbi parte da una petizione in la nostra epoca ha un problema con la complessità. Si tenqualche modo narcisistica ma si apre pian piano a un’ac- de a semplificare, a restare in superficie, salvo riscoprire quisizione fondamentale della letteratura novecentesca: la nei frangenti critici (si pensi all’emergenza del Covid) il nostra identità non è un blocco monolitico, è parcellizzata valore del sapere complesso. Il romanzo si interroga, con negli altri al pari del nostro ricordo; la memoria si collo- ironia, anche su questo aspetto. Il professor Barbi viene ca in una dimensione impalpabile che continuamente si invitato a una trasmissione televisiva e ha trentasette ridefinisce, è uno spolverio di atomi che avvolge più sog- secondi per esprimere un concetto, trentasette secongetti e più percezioni. Questa progressiva consapevolezza di in cui stipare il suo sapere. Un esercizio insensato e guida Barbi a una sorta di guarigione». La scelta di uno praticamente impossibile». E se fosse proprio il romanstudioso, un professore universitario, come protagonista zo lo strumento in grado di comunicare la complessità del libro è certamente coraggiosa. Tanto più che lo studio del sapere? Di Paolo si illumina: «A un certo punto del ha nella storia un ruolo ambiguo: prima causa di isola- libro si capisce che c’è un romanzo nel romanzo. Che il mento e poi strumento di riscatto. «Sul tema mi sento di protagonista della pagina scritta scrive a sua volta. Era il sospendere il giudizio - confessa Di Paolo -. Nello studio mio modo per rispondere al problema di comunicare la io mi sono sentito ‘imbozzolato’, protetto. Ho provato complessità e per rendere omaggio alla forma-romanzo. la sensazione di immergermi fino a toccare una qualche A mio parere il romanzo è una sorta di ‘faldone narrativo’ forma di verità profonda. Credo che lo studio risponda a in cui entrano molti saperi: una macchina della conoscenuna ricerca di senso e sia in grado - saltuariamente, fu- za in movimento, in cui pezzi specifici di cultura, anche gacemente - di trovarlo. Ma può avere anche un risvolto molto raffinati, si piegano alle esigenze della storia. Sono tirannico: può essere un filtro, uno schermo che ci separa convinto che il romanzo sia uno strumento formidabile dalla vita pratica». Il peso del sapere è tra i temi forti del di comunicazione del sapere, perché accattivante (grazie romanzo, insieme alla memoria, personale e collettiva, e all’espediente della narrazione) e duttile, come una cassa alle insidie della comunicazione. «Il tema della memo- armonica che ha in serbo, al suo interno, una gamma di ria - privata e condivisa, da un Paese o dal mondo - mi suoni buona per ogni esigenza». Pausa di riflessione, poi ha sempre affascinato. Tutti i miei romanzi hanno un un’ultima pennellata al pensiero. «Una cornucopia, ecco. impianto storico. Ora, da quarantenne alle prese coi pri- Un romanzo è una cornucopia». 50&Più | febbraio 2024

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Cultura Il più bel geranio del mio giardino. È questo il titolo del libro d’esordio di Carla Agosti, edito da Eracle Editore. Il lavoro autobiografico racconta la storia di Carla e della sua famiglia negli ultimi trentasette anni: la nascita di Romina, primogenita, con sindrome di Down sconvolge la vita di tutti, di Carla, suo marito Massimo, e influisce sulle vite dei figli Daniele e Francesco: la sua famiglia. Dalle pagine del libro trasudano amore e forza ma soprattutto il coraggio di non arrendersi. Come nasce l’idea di questo libro? Dall’esigenza di raccontare la storia della mia vita affinché possa essere di esempio e di supporto alle coppie che si trovano a vivere la stessa situazione. Dalle pagine del libro emerge come la sua vita e quella di Massimo siano state intervallate da salite ripide e brevi discese. Quali sono quelle che ricorda in maniera particolare? Ricordo particolarmente le tappe della crescita di Romina, le stesse di tutti i bambini ma, nel caso di mia figlia, hanno assunto una connotazione diversa fatta di apprensione e ansia, perché vissute con l’idea di non poterci permettere errori. Fin dalla nascita di Romina ha incontrato persone che in qualche modo hanno contribuito a renderla la madre di ora. Chi, in questi anni è stato un supporto e chi un ostacolo? La nascita di Romina mi ha fatto crescere in fretta, come madre e soprattutto mi ha insegnato le fragilità. Il mio ringraziamento più grande va a lei perché mi ha reso la mamma che sono oggi. Da alcune persone ho attinto coraggio e forza. Altre, invece, mi hanno ostacolato, spesso sbagliando, ma questo mi ha dato la grinta e la forza di andare avanti e non fermarmi mai. 72

IL PIÙ BEL GERANIO DEL MIO GIARDINO Carla Agosti ERACLE - 152 Pagine 15,00 euro

di Donatella Ottavi La nascita di Daniele prima e di Francesco poi hanno segnato un momento importante, dal punto di vista affettivo ma anche organizzativo. Come è andata? La nascita di Daniele ha creato scompiglio come in tutte le famiglie. Crescerlo è stato bello, ma lo scompiglio vero l’ha subito lui. Penso, ad esempio, a quando doveva seguirmi durante le terapie di Romina provando invidia per sua sorella che entrava nelle stanze piene di giochi, mentre lui e io dovevamo restare in sala d’attesa. Per i fratelli non è facile e a loro va rivolta l’attenzione maggiore. Poi, a distanza di 18 anni da Romina e di 16 anni da Daniele, è arrivato Francesco, un dono sia per i fratelli, sia per noi genitori. La notevole differenza d’età ha permesso a Francesco di vivere la sua infanzia con serenità, senza l’impegno delle

terapie di Romina, mentre lei iniziava a vivere la sua vita di adulta. Tuttavia, anche per Francesco, l’accettazione della diversità non è stata facile, ma ce l’abbiamo fatta. All’interno delle vostre rispettive famiglie, le cose non sono andate sempre come sperava. Negli anni ho imparato che ognuno ha la sua “verità” ed è per questo che ai miei figli dico spesso: “Fate sempre quello che credete giusto perché la mattina, quando vi lavate il viso, è il vostro volto che vedete”. I successi di Romina sono stati tanti in questi anni. Quali sono quelli più emozionanti? Mia figlia ha fatto tantissime cose in diversi ambiti: televisione, un tour in quattro città italiane, cinema, sfilate di moda. Ha collezionato tanti successi e raggiunto molti traguardi ma, se ci penso, quello che mi ha emozionato di più è stato il momento in cui mi ha chiamata “mamma”. Se tornasse indietro cosa rifarebbe e cosa no? Vorrei tornare indietro per ascoltare meno i professionisti e fidarmi di più dell’istinto di madre, e vivere la mia piccola Romina con spensieratezza. Oggi sono contenta di quello che mia figlia è riuscita a realizzare, è una ragazza libera, ha la sua autonomia, vuole scegliere, desidera andare a vivere da sola e sposarsi. Questo per me è molto importante e deve esserlo anche per i fratelli perché, quando noi genitori non ci saremo più, ognuno di loro avrà la propria vita. Cosa farà con i proventi del libro? Li donerò alle associazioni e alle realtà che hanno dato supporto a me e alla mia famiglia fin dalla nascita di Romina e che sono state una costante nelle nostre vite. Mi sembra un bel gesto per ricambiare quanto ricevuto.

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Libri

CARO AMICO TI SCRIVO di Francesco Torre e Antonello Frattagli Etabeta edizioni | 159 pagine | 15 euro

Caro amico ti scrivo è una delicata e profonda immersione nell’arte antica della corrispondenza epistolare, un viaggio attraverso le vite intrecciate di due amici, Francesco Torre e Antonello Frattagli, che dopo anni si ritrovano. La raccolta di lettere esplora l’amore, la tenerezza e le preoccupazioni, scritte (con ispirazione nelle parole di Lucio Dalla) anche “per distrarsi un po’”. L’articolato scambio di pensieri affidati alla carta si trasforma presto in un’opportunità per condividere esperienze, emozionarsi su ricordi passati e riflettere sulla storia del nostro Paese. La narrazione si sviluppa nel corso del tempo, dando vita a storie che si intrecciano e trasformano. Le lettere diventano così un mezzo per ricordare e continuare a ricordare: l’infanzia, le bombe della guerra, le storie a scuola, i maestri, lo studio. Frattagli e Torre condividono riflessioni sul passato e sul presente; ogni parola trasuda la profondità degli anni vissuti, con echi di colori e odori che si mescolano alle emozioni. Gli autori affidano ai lettori un’esperienza avvolgente, ricca di sentimenti e suggestioni, che si insinua nei cuori con la stessa intensità delle missive scambiate tra due amici affiatati. Un’opera che trasuda passione e che, tra le righe, invita a riflettere sulla vita, sull’amore e sulla continuità delle esperienze umane.

COME UN FIUME di Teresa Angela Del Carmine Gruppo Albatros Il Filo | 314 pagine | 16,50 euro

Il libro di Teresa Angela Del Carmine è un racconto che cresce piano, attraverso i meandri della storia personale e collettiva, dove il fascismo e la Seconda guerra mondiale emergono come testimonianza viva. Così “nonna Teresa” racconta ai suoi nipoti di quando era bambina; frammenti di storia spesso raccontati solo a piccoli pezzi. Si siede accanto al camino e si trasforma in una narratrice di fiabe nella vita reale, rivelando i segreti sepolti nei meandri della sua memoria. La partenza per la guerra (che passa anche per la Spagna franchista) di amici e parenti, la rabbia e le preoccupazioni delle famiglie diventano le tessere di un mosaico, dove il lettore si ritrova a partecipare come se fosse il suo stesso racconto. La bellezza di Come un fiume, sta nel fatto che la nonna e i nipoti condividono le stesse inquietudini e lo stesso vortice di emozioni. Ma nonostante il dramma, il racconto di Teresa è permeato di vita e speranza. I ricordi dei rifugi antiaerei e il timore dei temporali che evocano bombardamenti si intrecciano con la forza della resilienza e l’affetto di persone speciali che hanno attraversato quegli anni tumultuosi insieme a lei. Attraverso le sue parole, i nipoti si immedesimano nella storia, chiedono e si incuriosiscono, contribuendo a creare un ponte tra passato e presente. La narrazione diventa così un lungo flashback e una fotografia vivida di tempi lontani, ma con tante somiglianze con il mondo moderno; un intreccio tra passato e presente, i cui fili sono tessuti dalle domande curiose e attente dei nipoti. C’è tutta la Storia negli eventi che via via compongono un flusso che arriva fino ai giorni nostri. E tutto sta nelle parole dei nipoti – e del lettore - che ascoltando rapiti gli eventi chiedono: “Nonna, se non sei troppo stanca, continua il tuo racconto”.

STORIA DI UN SERVO INUTILE di Luigi Billi (con la collaborazione di Massimo Pettinau) Isolapalma Edizioni | pp. 262 | Prezzo: 22 euro

Un viaggio. Nella vita. Nel tempo. Nella memoria. Nei luoghi. “Sono nato a monte Santa Maria… al centro della Sabina, da genitori di umile provenienza…”: inizia così il racconto di Luigi Billi, autore di questo libro permeato di un amore soprannaturale e di una fede che si fa concretezza, azione per il prossimo. Pagina dopo pagina scorre la vita di un semplice cristiano che faticosamente, accanto ad altri cristiani, compie un percorso di conversione. La “Serva” a cui si allude nel sottotitolo è la Vergine Maria: è attraverso di lei infatti che incontra Gesù, dopo un viaggio a Medjugorje nel 1990 con la famiglia. Da quel momento in poi Luigi Billi si dedica sempre di più al prossimo, al servizio di Dio e di chi ha bisogno. Cambia la sua esistenza, ma anche quella di chi gli sta accanto, perché le opere di carità finiscono con il varcare la soglia della terra in cui vive, dell’Italia, toccano la Bosnia, l’Africa, il Sud America. Fino a questo stesso libro i cui proventi saranno destinati a chi si trova in uno stato di necessità materiale e spirituale. 50&Più | febbraio 2024

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Cultura

ARTEMISIA GENTILESCHI IL CORAGGIO DI SFIDARE LE CONVENZIONI L’artista ha saputo affermarsi grazie a un talento innato e straordinarie qualità pittoriche. A Palazzo Ducale di Genova la mostra a lei dedicata di Serena Colombo «Il nome di donna fa stare in dubbio finché non si è vista l’opera ma farò vedere a Vostra Signoria che cosa sa fare una donna». Sono le parole, vergate con mano incerta ma con profonda consapevolezza, da Artemisia Gentileschi (1593-1653), la più importante pittrice del Seicento, cui è dedicata una mostra a Palazzo Ducale di Genova. È il 1649, Artemisia si trova a Napoli. La lettera è indirizzata ad Antonio Ruffo, collezionista e mecenate, per procurarsi nuove opportunità di lavoro. L’artista è ormai al termine della propria carriera (morirà quattro anni dopo), ha ricevuto commissioni importanti tra Roma, Firenze, Genova, Venezia e la città partenopea, eppure deve ancora combattere contro il pregiudizio di chi ritiene che una donna non possa eguagliare i risultati dei pittori. Artista di una caratura eccezionale, dotata di straordinaria libertà e sintesi stilistica, capace di imporsi ovunque vada come nemmeno maestri come Caravaggio, Rubens, Van Dyck e Velázquez erano riusciti a fare, è stata a lungo imprigionata alla sua biografia che ha prevalso per oscurare lo studio dell’opera. Dagli anni Sessanta del secolo scorso, lo stupro che Artemisia ha subito da parte del pittore di paesaggi Agostino Tassi, collega del padre Orazio, ha finito per farla assurgere al ruolo di icona della lotta per i diritti femminili. «Credo sia venuto il tempo di considerare questo evento come momento fondamentale della sua vita, perché ne ha cambiato le sorti, ma soprattutto di rivalutare il suo talento pittorico», afferma Costan74

tino d’Orazio, curatore della mostra, che abbiamo raggiunto a Perugia dove è da poco diventato direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria. «In un mondo nel quale per le donne era difficile - ci racconta d’Orazio - se non quasi impossibile, svolgere una professione pubblica, Artemisia ha dimostrato un talento e una abilità eccezionali, che l’hanno portata a essere una delle artiste più apprezzate d’Europa. Ha saputo apprendere dal padre Orazio la tecnica più all’avanguardia dell’epoca - quella caravaggesca - e ha saputo trattare con grande tenacia con i committenti più esigenti, dal Granduca di Toscana al Viceré di Napoli, fino al Re d’Inghilterra. Questo apprezzamento è dovuto soprattutto a una qualità pittorica fuori dal comune, che ha sviluppato in casa grazie a suo padre, ma poi ha raggiunto livelli

Sopra, l’opera di Artemisia Gentileschi intitolata “Cleopatra”, 1640-1645 Collezione privata, Napoli, Italia

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Arte A sinistra, l’opera “Susanna e i vecchioni” di Artemisia Gentileschi, 1610 © Pommersfelden Kunstsammlungen Graf von Schönborn A destra, il dipinto dal titolo “Sansone e Dalila”, 1610-1615, Collezione privata

straordinari. Dobbiamo guardare soprattutto alla sua capacità espressiva e al suo talento nel costruire lo spazio attraverso il movimento dei corpi. Solo Caravaggio era riuscito a ottenere questi risultati prima di lei». Coraggio di sfidare le convenzioni e passione assoluta per la pittura si percepiscono nel noto Autoritratto come allegoria della Pittura (Kensington Palace, Londra), in cui inedita è - rispetto ai più tradizionali ritratti in posa - l’attitudine dell’artista, come impegnata in un corpo a corpo con la tela. Non guarda fuori dal dipinto, verso lo spettatore, non si preoccupa di rialzare la ciocca di capelli che le adombra il viso. Per le sue doti Artemisia nel 1616 è la prima donna a essere ammessa all’Accademia del Disegno, fondata nel 1563 da Cosimo I de’ Medici. In quello stesso anno, Michelangelo il giovane, nipote del maestro della Sistina, le salda sei fiorini per un’opera che le ha commissionato per il soffitto della Galleria della casa di famiglia in via Ghibellina. Il soggetto dell’opera è l’Inclinazione, personificazione della naturale disposizione a fare qualcosa per cui si è ricevuto un dono. Artemisia realizza un bellissimo e sensuale nudo femminile, un autoritratto senza veli (successivamente coperto da un drappo azzurro). Questa fanciulla con i capelli agitati dal vento e le carni morbide, i movimenti aggraziati, lo sguardo profondo, è la parte più segreta di Artemisia che nessuno specchio potrà mai restituire. La tela segna uno dei momenti più alti delle tecniche pittoriche di Artemisia Gentileschi ed è esposta per la prima volta in una mostra fuori dalla sua sede originale. In una carrellata di una cinquantina di capolavori arrivati da Europa e Sta-

ti Uniti (tra cui tre nuove attribuzioni presentate sulla base degli studi di Riccardo Lattuada), dai primi lavori fino agli anni della maturità, sfilano anche opere di pittrici vissute tra Cinquecento e Settecento, Properzia de Rossi (1490-1530), Sofonisba Anguissola (1532-1625), Lavinia Fontana (15521614), figlia del bolognese Prospero, Fede Galizia (1578-1630), Elisabetta Sirani (1638-1665), morta troppo giovane dopo un decennio trascorso a dipingere e costruire una carriera contro ogni pregiudizio e diffidenza. Essere donna e volere essere artista di professione, racconta ancora d’Orazio, «era un privilegio, una vera rarità. Le donne purtroppo avevano accesso soltanto al mercato privato: a loro non erano quasi mai commissionate opere pubbliche, perché erano ritenute, a torto, incapaci di gestire l’anatomia dei corpi maschili. In fondo, il pregiudizio sociale che impediva loro di studiare l’anatomia maschile dal vero, incideva sullo sviluppo della loro carriera. Ebbene, Artemisia, nell’ultima parte della sua vita, supera anche questo ostacolo e ottiene l’incarico di realizzare alcune pale nella Cattedrale di Pozzuoli: un traguardo unico nella sua generazione». Artemisia Gentileschi Coraggio e Passione Genova, Palazzo Ducale fino al 1 aprile 2024 www.palazzoducale.genova.it 50&Più | febbraio 2024

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Cultura

GIOVANNI VERONESI «ISPIRATO DA SHAKESPEARE RACCONTO IL PROBLEMA IDENTITARIO DEI GIOVANI»

FOTO @ DAVIDE LANZILAO

Giovanni Veronesi, 61 anni, sente di far parte di quel gruppo di «piccoli eroi che ancora oggi ama il cinema e lo fa». Torna nelle sale, il 14 febbraio con Vision (anche produttore insieme a Indiana e Capri Entertainment), con la sua nuova commedia Romeo è Giulietta. Nessun errore di battitura. Il verbo essere prende il posto della congiunzione nel titolo di questa storia che il regista e sceneggiatore toscano ha scritto con Pilar Fogliati, qui anche protagonista nei panni dell’attrice Vittoria che si finge un ragazzo per ottenere la parte di Romeo nello spettacolo diretto da un cinico ed egocentrico regista teatrale (Sergio Castellitto). Veronesi, basta un accento e il titolo di un dramma di Shakespeare acquisisce un altro significato. Il nostro idioma è unico al mondo. Aggiungendo l’accento la “e” si tra76

Regista e sceneggiatore ha firmato diverse pellicole di successo La sua carriera, tra lavori passati e progetti futuri In questi giorni è nelle sale con “Romeo è Giulietta” di Giulia Bianconi

sforma nel verbo essere, forse il più importante della nostra lingua. E questo è un film che parla proprio di identità, non di genere, ma dell’essere qualcun altro nel mondo di oggi in cui i giovani affrontano la vita senza sapere bene chi sono. Hanno paura del fallimento, nella società non si sentono inseriti. E io l’ho raccontato attraverso ciò che conosco, il mondo degli attori, prendendo in prestito il

titolo del dramma shakespeariano. Anche nel suo film c’è un amore impossibile? Ce ne sono tanti. Shakespeare chiude la sua storia in tragedia. Qui tutto si trasforma in commedia, ci sono eventi traumatici raccontati con un’ironia di fondo. Come protagonista ha scelto Pilar Fogliati. Non lo dirà mai, ma anche lei si nasconde come Vittoria dietro ai personaggi. Su questo ruolo aveva mille perplessità. Perché finché ci si nasconde dietro a una maschera tutto funziona, ma quando bisogna parlare di se stessi allora le cose cambiano. Anche Pilar vive un problema di identità, oggi a trent’anni è difficile capire chi si è e cosa si vuole. Il problema identitario è legato anche al mondo dei social? Da una parte i social hanno aiutato i giovani a venire fuori, dall’altra li ha

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Cultura Come si fa a mantenere la propria identità e originalità? Io vengo dal passato e l’identità è ciò che mi hanno insegnato, proprio in generale nella vita. Mio padre mi diceva che dovevo scegliere io per me e non gli altri. Ancora oggi scelgo un progetto, la responsabilità è mia, e ci «Io vengo dal passato e l’identità è ciò che mi hanno insegnato in generale nella vita. Mio padre mi diceva che dovevo scegliere io per me e non gli altri» metto sempre molto di mio. Manuale d’amore era basato sulle mie storie sentimentali e la gente rideva delle mie disgrazie. Alla fine non riesco a vedere la vita senza autoironia e sarcasmo. Per me è importante che ci sia una necessità nel raccontare qualcosa.

E, invece, il cinema negli ultimi anni è dipeso troppo dal denaro, gli americani ci hanno messo il carico e più che una forma di espressione artistica il cinema è diventato un’industria. Ma per un autore, non deve essere così. Il prossimo anno I laureati, che ha scritto insieme a Leonardo Pieraccioni, festeggia trent’anni. Si parla di un possibile sequel. Leonardo è un po’ che ci ragiona. Potrebbe essere curioso rivedere quei personaggi dopo tutto questo tempo. Ma bisogna capire bene cosa raccontare. C’è il rischio di sciupare un’occasione. Intanto il suo Romeo è Giulietta arriva nelle sale a San Valentino. Aspettative? Io ne ho sempre. Mi considero ancora uno di quei piccoli eroi che fa e ama il cinema. E quando vedo le persone che vanno in sala, posso solo essere contento. Dunque, rifiuto l’offerta dei social e vado avanti così.

FOTO @ENRICO DE LUIGI

messi in difficoltà. Oggi possono dire quello che pensano, passando attraverso i giudizi dei follower, qualcosa che punta solo all’apparenza senza andare nel profondo. Vivono una bolla di superficialità clamorosa. Lei i social li usa, però. Io li prendo in giro. Sul mio profilo ho scritto #influencer. Avendo sessant’anni non posso pensare di inserirmi in un mondo che non mi appartiene. Quelli della mia età che vogliono far finta di essere tipi da social sono ridicoli. I ragazzi, invece, essendo nati in questa bolla, scoppieranno insieme a un mondo fatto di cose che non esistono, e che valgono come i soldi del Monopoli. Oggi fare commedia quanto è complicato? In questi ultimi vent’anni questo genere è stato sciupato e abusato. Funzionava bene negli anni Novanta e all’inizio del Duemila, poi hanno iniziato a fare tutti la commedia, senza distinzione con i film comici, che sono un’altra cosa. Ci sono delle regole che sono state bistrattate e maltrattate. Oggi non si capisce più che siamo gli eredi della commedia all’italiana. Quel genere che un tempo portava la gente al cinema è un ibrido che galleggia e non si riconosce più. Colpa anche di una carenza di idee, visti i tanti remake che si fanno in Italia? I film vengono studiati a tavolino dai produttori. Si cercano successi di altri Paesi da rifare da noi. Ma un autore, qualsiasi sia la sua qualità, è difficile che faccia un remake. L’autore inventa una storia e la scrive. Oggi la cosa tremenda che piace tanto ai produttori è il ‘concept’, la rovina delle storie. Un conto è avere un’idea brillante, un conto fare un bel film. C’è un livellamento narrativo anche dovuto all’eccessivo consumo di film, per via delle piattaforme sempre alla ricerca di contenuti.

Cinema

Giovanni Veronesi, regista e sceneggiatore 50&Più | febbraio 2024

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PH. GIANMARCO CHIEREGATO

Cultura

ALESSIO BONI

«È LA CORALITÀ CHE FA L’ATTORE» Dopo aver interpretato il maresciallo Pietro Fenoglio e il gerarca Dino Grandi, l’attore è in tournée nei teatri di mezza Italia vestendo i panni di Zeus e Achille nella rivisitazione del poema omerico “Iliade” di Raffaello Carabini Orazio Costa Giovangigli è stato, oltre che ottimo regista, il nostro più grande didatta di recitazione, uno dei massimi esponenti europei di pedagogia teatrale. Seguendo il suo corso nel 1992 si è diplomato all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica a Roma uno degli attori più amati di oggi, 78

il bergamasco - è nato a Sarnico, sul lago d’Iseo - Alessio Boni. «Durante tutto il nostro corso ci ha insegnato il valore della coralità», ci ha detto durante un incontro a corollario del debutto con Iliade. Il gioco degli dei, poco prima di entrare in camerino al Teatro Donizetti di Bergamo. Lo spet-

tacolo è in programmazione nei teatri di mezza Italia, da Foggia a La Spezia, da Gorizia a Firenze, da Trieste fino a Roma, dove chiuderà questa prima stagione dal 13 al 24 marzo. «Eravamo 18 ragazzi, c’erano Pierfrancesco Favino, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio, Domenico Galasso (che nel 2011 ha fondato a Pescara il Piccolo Teatro Orazio Costa, ndr.), e il maestro ci faceva fare esercizi specifici di apprendimento dagli altri. In particolare, e l’ho poi portato come saggio d’esame, interpretavamo l’Amleto di William Shakespeare, ruotando i ruoli. Quando all’inizio facevamo il monologo “Essere o non essere” eravamo dei ragazzini, le nostre recitazioni erano quisquilie, ma dovevamo essere attenti agli altri, assorbire quanto di buono esprimevano. Così alla fine del corso eravamo 18 volte più forti e più autorevoli. Del resto l’identità dell’uomo è sociale, è un’esigenza il viverla attraverso gli altri. Si cresce se ci dicono “sei bravo”». È del tutto corale la ripresa del grande poema omerico che Il Quadrivio, la compagnia che Boni ha formato dieci anni fa con Roberto Aldorasi, Francesco Niccolini e Marcello Prayer, offre seguendo il tema dell’antropomorfizzazione, cinica, indifferente, apatica, spesso canzonatoria, delle capricciose divinità dell’antica Grecia. Naufragate dall’Olimpo su una spiaggia deserta, ormai private della venerazione degli umani, ricordano nostalgiche l’ultima grande epopea di cui furono protagoniste, nonostante i loro poteri e le loro macchinazioni fossero comunque e sempre soggette all’ineluttabilità del Fato, del destino. La guerra di Troia, in cui gli stessi attori, dei e anche guerrieri, dee e anche regine, agiscono dietro marionette che sono megafono dell’azione e del dramma, diventa simbolo di tutte

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le guerre, dell’incapacità dell’uomo di dire no all’uso della violenza, del dimenticare ogni volta l’orrore di certe azioni. «Iliade. Il gioco degli dei è uno spettacolo del tutto corale - continua Boni -. Anche il pubblico fa sì che in qualche modo la conversazione che abbiamo sul palco cambi. È la stessa coralità di questa società che vive sui conflitti, con i potenti di oggi, gli oligarchi, che giocano, come gli dei di allora, con le vite delle persone. L’insolenza del potere mi ha sempre creato grande insofferenza. E un certo magone perché continua nel tempo. Siamo usciti dalla pandemia per entrare in due guerre spaventose: cos’è cambiato?». Lei passa da icone di ieri, Don Chisciotte, Molière, Zeus/Achille, a personaggi di oggi, come il docente di Conservatorio Marioni o il maresciallo Fenoglio. Cosa le lasciano nella loro diversità? Anche se l’attore ogni volta deve affrontare il nuovo ruolo come una tabula rasa pronta a essere ridisegnata e scolpita ex novo con le caratteristiche e la personalità di chi si va a interpretare, i personaggi precedenti ti rimangono dentro. Diventano il sostrato su cui erigere quelli nuovi, una sorta di fondamenta ogni volta in crescita, mutevoli. E mi fanno crescere in maniera fondamentale come persona: io sono quello che sono per tutti i ruoli che ho interpretato. Però Fenoglio, che non ama la violenza né le armi, è completamente diverso dal guerriero Achille Non così tanto. Fenoglio ha il suo metodo, controllato, schivo, quasi non vorrebbe neppure esibire il tesserino, ma è quasi ossessionato dal suo lavoro che ama moltissimo. Achille è sì il più efferato dei guerrieri, ma incredibilmente dice ciò che ognuno

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Teatro

dovrebbe sapere: “Tutte le ricchezze che Troia possiede non valgono quel che vale la vita di un uomo”. Trasmette anche lui quel senso di pace che serpeggia nell’Iliade, soprattutto tra le donne, Andromaca, Ecuba, Elena. La pace che abbiamo la responsabilità di trasmettere ai nostri figli, facendo tacere per sempre quella sete di vendetta e quella ferocia che albergano in tutti noi. Per ritornare alla coralità dello spettacolo teatrale: chi è cresciuto con il mito del mattatore e pensa che lei lo sia cosa ha sbagliato? Niente (sorride, ndr.). Però il mattatore non è nulla senza tutti gli altri. Anche se è unico, se possiede qualcosa che trascina e può agire da leader, ha bisogno di tutti. Se no, non è niente. Un attore che parla davanti a se stesso non è, anche quando declama un monologo. Recitare è sempre una

sorta di terapia di gruppo da sviluppare insieme, al cast, autori, registi, scenografi, costumisti, direttori della fotografia e anche al pubblico. Quanto cresce un attore interpretando per mesi un ruolo così autorevole come quello di un Dio? Questo glielo dirò alla fine della stagione. Alessio Boni, dopo la tournée teatrale, riprenderà quest’estate i panni del maresciallo torinese di stanza a Bari per le riprese della nuova stagione della serie Il metodo Fenoglio. Nel frattempo ha vestito anche i panni del gerarca Dino Grandi, nei sei episodi de La grande notte, che raccontano le tre settimane precedenti la notte tra il 24 e il 25 luglio 1943 in cui si svolse l’ultima riunione del Gran Consiglio del Fascismo, organo supremo del partito, che sancì la caduta di Benito Mussolini e la fine del regime. 50&Più | febbraio 2024

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Cultura

Teatro

DIVERTENTE E DRAMMATICO DA NON PERDERE CLASSICO E CONTEMPORANEO di Mila Sarti CITTÀ DI CASTELLO (PG) IL TEATRO È PER TUTTI Drammaturgia Rilancio, progettualità e interdisciplinarietà, queste le tre nuove linee guida del Teatro di Roma che punta alla partecipazione e all’inclusione C’è un’aria diversa al Teatro di RomaTeatro Nazionale, si respira una gran voglia di rilancio e in effetti lo sforzo comune con cui si è lavorato, mostra una rigenerazione che fa «guardare con fiducia e speranza al futuro», come ha dichiarato l’assessore alla Cultura Miguel Gotor durante la conferenza stampa di presentazione della Stagione 2023-2024. Con sguardo positivo e idee costruttive si è messo in moto il progetto di ripartenza sostenuto da nuovi organi e nuovi percorsi, delineando le linee guida che hanno ispirato il cartellone del Teatro Argentina, dell’India e di Villa Torlonia. Una stagione ambiziosa con 60 titoli, di cui 23 produzioni, 34 ospitalità e altri allestimenti, programmi di qualità che raccontano l’esigenza di andare oltre, sconfinare, rinforzando il dialogo interculturale, solidale e partecipativo. 80

Nasce così il progetto speciale dedicato al leggendario teatro di Eugenio Barba e dell’Odin Teatret, e poi Sciroppo di Teatro prima idea di welfare culturale che, attraverso la ‘prescrizione’ pediatrica di spettacoli, invita bambini e famiglie ad andare a teatro, o il primo Ciclo divulgativo sullo Spazio, e anche le attività di promozione per pubblico e scuole, senza dimenticare la rassegna Prospettive della danza contemporanea, la decima edizione di Luce dell’Archeologia e il Laboratorio Teatrale Integrato Piero Gabrielli. Autorevoli le partecipazioni di grandi della scena, questo mese all’Argentina Massimo Popolizio col nuovo spettacolo L’albergo dei poveri e Silvio Orlando con Ciarlatani. Al Teatro India Lucia Lavia, Maria Paiato, Francesco Sframeli e Spiro Scimone, Vincenzo Pirrotta diretto da Roberto Andò e Arianna Lanci.

italiana e inglese al Teatro degli Illuminati

In scena Così è (se vi pare) di Pirandello, dramma esistenziale interpretato dalla signora del palcoscenico Milena Vukotic, Pino Micol e Gianluca Ferrato diretti da Geppy Gleijeses. Il malloppo di Joe Orton, divertente black comedy con Gianfelice Imparato, Marina Massironi e Valerio Santoro, regia di Saponaro. TRIESTE

Politeama Rossetti, travolti da una valanga di spettacoli Una decina tra prosa e musical. Ricordiamo fra gli artisti Arturo Cirillo, Elio Germano, Massimo Romeo Piparo, Edoardo Leo, Monica Guerritore e Pietro Bontempo, Umberto Orsini e Franco Branciaroli diretti da Massimo Popolizio, Massimo Ranieri, Giò Di Tonno, Nando Paone e Daniela Giovanetti.

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ORTI (IN BALCONE), CONSIGLI PER L’USO Creare un piccolo orto in spazi limitati migliora la qualità della vita e offre benefici estetici, oltre che fornire verdure fresche a portata di mano

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adatte alla coltivazione in vaso. L’imporoprattutto nelle aree maggiormendi Dario De Felicis tante è usare contenitori adeguati, con un te urbanizzate, dove lo spazio verde è spesso un lusso, esiste una soluzione brillante buon drenaggio e un terriccio fertile e leggero, e innaffiae accessibile per coloro che vogliono portare un po’ re regolarmente, senza esagerare. È inoltre fondamentale di natura nella loro vita quotidiana: coltivare un orto in concimare le piante, per assicurarsi che ricevano tutte le balcone. Possedere un angolo verde dona vita all’ambien- sostanze nutritive di cui hanno bisogno. te domestico, migliora la qualità dell’aria e regala colori e Sistemare al meglio il proprio orto non è solo un’attività profumi che trasformano il balcone in un’oasi di serenità. utile e salutare ma anche esteticamente piacevole. EsistoStudi recenti raccontano di come la tendenza sia in au- no infatti molte soluzioni originali e creative per rendere il mento. Inoltre, la coltivazione di piccoli orti domestici può balcone un angolo verde e accogliente, sfruttando lo spazio essere un’attività molto gratificante, che aiuta a rilassarsi anche in altezza. Ad esempio, si possono usare dei bancali e a ridurre lo stress. Prendersi cura delle proprie piante, di legno, delle bottiglie di plastica aperte, dei tubi o delle osservarle crescere e raccoglierle al momento giusto può scaffalature per creare degli orti verticali, che occupano poco spazio e creano un effetto scenografico. Si possono essere un’esperienza molto appagante. Anche chi non ha mai avuto il pollice verde può sperimen- anche appendere dei vasi a soffitto, a parete o a ringhiera, tare, apprendere e affinare le proprie abilità di giardinag- o usare dei moduli prefabbricati appositi per creare uno gio fin da subito, basta seguire dei semplici accorgimenti. spazio verticale. L’importante è lasciare aria e luce alle Per creare il proprio orticello è importante scegliere le piante, e abbinare i colori e i materiali in modo armonioso. piante giuste, in base all’esposizione al sole e alla grandez- Il balcone può così diventare uno spazio artistico dove la za del balcone. Alcune piante, come pomodori, peperoni e creatività può sbocciare insieme alle piante. melanzane, necessitano di molto sole, mentre altre, come Un orto cancella lo stress ed è un gioiellino per gli occhi, lattuga, cicoria e spinaci, possono crescere anche in zone ma non va dimenticato l’aspetto più importante: niente più ombreggiate. Ma la varietà di verdure a disposizione è batte il sapore dei prodotti appena raccolti. Questi piccoli davvero ampia. Tra le più adatte ci sono le insalate, le biete, giardini forniscono un accesso immediato a erbe aromai rapanelli, le fragole, gli spinaci e, tra le erbe aromatiche, tiche fresche, verdure e frutta, che oltre a migliorare il il basilico e il prezzemolo. Si possono anche coltivare ce- sapore dei piatti incoraggia anche a fare scelte alimentrioli, zucchine e carote, magari scegliendo varietà nane o tari più sane.

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Previdenza

a cura di Maria Silvia Barbieri

LA MANOVRA 2024 È LEGGE

CONFERMATA LA STRETTA SULLE PENSIONI La Legge di Bilancio 2024 si concentra sul taglio del cuneo fiscale e la riforma dell’Irpef. Poche le risorse a disposizione per il capitolo pensioni

A

nche quest’anno non c’è stato spazio per il superamento della Legge Fornero, né tantomeno per una riforma strutturale del sistema previdenziale, più volte annunciata ma per il momento non realizzata e neppure concretamente avviata. La maggior parte delle risorse disponibili sono state utilizzate per il taglio del cuneo fiscale e la riforma dell’Irpef e, in materia di pensioni, dobbiamo confermare ai nostri lettori tutte le novità tutt’altro che positive anticipate a dicembre. Vediamo nel dettaglio le possibilità di pensionamento nel 2024, ricordando che le nuove e più stringenti regole non riguarderanno chi, pur non andando in pensione, ne ha maturato il diritto sulla base delle norme precedentemente in vigore. Restano invariati i requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia (67 anni di età e almeno 20 anni di contributi) e alla pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne). Confermata per il 2024, ma fortemente penalizzata, “Quota 103”. Sarà ancora possibile accedere alla pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi, ma l’assegno sarà calcolato con il sistema contributivo e fino al compimento dell’età pensionabile non potrà essere superiore a 2.394 euro lordi mensili (quattro volte il trattamento minimo Inps). Si allungano le finestre mobili, che passano da tre a sette mesi per i lavoratori privati e da sei a nove mesi per i dipendenti pubblici. Confermati l’impossibilità di cumulare reddito da lavoro e pensione fino al 84

compimento del 67° anno di età e l’incentivo in busta paga per chi deciderà di posticipare il pensionamento. Prorogata anche “opzione donna”, ma con tutte le restrizioni entrate in vigore nel 2023 e con un innalzamento dell’età anagrafica da 60 a 61 anni. Confermate la riduzione di un anno fino a un massimo di due - del requisito anagrafico per ogni figlio e le finestre mobili di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le autonome. Proroga di un anno anche per l’Ape Sociale, ma il requisito anagrafico passa da 63 a 63 anni e cinque mesi. Vengono meno l’ampliamento delle categorie di lavoratori gravosi e le riduzioni contributive per edili e ceramisti. Scatta inoltre l’incumulabilità della prestazione con i redditi di lavoro dipendente e autonomo, ad eccezione del lavoro autonomo occasionale entro un massimo di 5.000 euro lordi annui. Inaspriti anche i requisiti per la pensione anticipata contributiva. L’importo soglia aumenta a 3 volte l’assegno sociale (ridotto a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per le donne con due o più figli) e il requisito contributivo (20 anni di contributi), come quello anagrafico (64 anni di età), sarà adeguato alla speranza di vita. Inoltre, l’importo dell’assegno non potrà essere superiore a cinque volte il minimo Inps (2.993 euro) fino al compimento del 67° anno di età. Introdotta anche una finestra di tre mesi dalla maturazione dei requisiti. L’unico correttivo in tema di pensioni, apportato dal Governo in fase di approvazione definitiva della Manovra, ha riguardato il taglio alle pensioni dei

dipendenti pubblici. I diritti acquisiti al 31 dicembre 2023 sono fatti salvi, così come le pensioni di vecchiaia. Le penalizzazioni scattano dal 2024 solo per gli assegni anticipati, per i quali vengono anche introdotte finestre progressivamente più ampie. I soli interventi in materia previdenziale che sembrano andare in una diversa direzione sono rappresentati dalla diminuzione dell’importo soglia per la pensione di vecchiaia contributiva (da 1,5 a 1 volta l’importo dell’assegno sociale) e dalla reintroduzione, per il biennio 2024-2025 e solo per soggetti privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, della facoltà di riscatto di periodi non coperti da contribuzione fino a un massimo di cinque anni. «Penso che il tema delle pensioni vada affrontato in maniera più organica di quanto si sia fatto finora anche da noi, è sicuramente una materia che va affrontata anche con le parti sociali soprattutto se le parti sociali hanno voglia di fare questo lavoro con noi». Lo ha dichiarato la premier Giorgia Meloni durante la conferenza stampa dello scorso 4 gennaio, e ha aggiunto: «Chiaramente la sostenibilità del sistema pensionistico va costruita con un equilibrio: deve essere il sistema migliore possibile, ma deve essere uguale per tutti». Dichiarazioni senza dubbio condivisibili, ma il confronto tra Governo e parti sociali sconta nei fatti l’esiguità delle risorse a disposizione. Il cosiddetto cantiere pensioni rimane aperto e per il momento è difficile prevedere la “fine lavori”.

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Sono state riconfermate anche per il 2024 le prestazioni pensionistiche “QUOTA 103”, “OPZIONE DONNA” e “APE SOCIALE” con alcune novità. TI ASPETTIAMO PER VALUTARE INSIEME QUAL È IL TRATTAMENTO PER TE PIÙ CONVENIENTE.

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CAMBIANO I REQUISITI NEL 2024

TRA LE NOVITÀ INTRODOTTE DALLA LEGGE DI BILANCIO 2024, NUOVI REQUISITI ANAGRAFICI PER: Quota 103: 62 anni di età e 41 di contributi Opzione Donna: 61 anni di età Ape Sociale: 63 anni e 5 mesi di età

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ISTITUTO DI PATRONATO E DI ASSISTENZA SOCIALE

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Fisco

a cura di Alessandra De Feo

PRIMA CASA FONDO GARANZIA MUTUI La Legge 213/2023 ha elevato all’80% la misura massima della garanzia concedibile dal Fondo Chi può usufruirne e a quali condizioni

L

a Legge di Bilancio 2024 (Legge n. 213/2023) ha confermato la proroga al 31.12.2024 del termine di cui all’articolo 64, comma 3, D.L. n. 73/2021. Ha elevato, a favore delle “categorie prioritarie”, dal 50 all’80% la misura massima della garanzia concedibile dal Fondo garanzia “prima casa” di cui all’articolo 1, comma 48, lettera c), Legge n. 147/2013, per i finanziamenti superiori all’80% del prezzo d’acquisto dell’immobile (inclusivo degli oneri accessori) da parte delle giovani coppie/nuclei familiari monogenitoriali con figli minori, conduttori di alloggi di proprietà di IACP, comunque denominati, nonché dei giovani che non hanno compiuto 36 anni di età, qualora in possesso di un indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) non superiore a € 40mila annui. Con una dotazione ulteriore di 282 milioni di euro per tutto il 2024, è stato rifinanziato il Fondo di Garanzia dei

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Mutui Prima Casa, grazie al quale è possibile usufruire della garanzia pubblica dello Stato sugli acquisti di immobili adibiti ad abitazione principale, non di lusso e di valore non superiore a € 250.000. In particolare, sono ammissibili alla garanzia del Fondo i mutui ipotecari, erogati da banche o intermediari finanziari: di ammontare non superiore a € 250.000; destinati all’acquisto - ovvero all’acquisto e per interventi di ristrutturazione e accrescimento di efficienza energetica - di immobili adibiti ad abitazione principale, anche con accollo da frazionamento, non rientranti nelle categorie catastali A1, A8 e A9 o con caratteristiche di lusso. L’accesso al predetto Fondo è riservato, alle “categorie prioritarie”, che sono: le giovani coppie; i nuclei familiari mono genitoriali con figli minori;

i conduttori di alloggi IACP; i giovani di età inferiore ai 36 anni, con un ISEE non superiore a € 40.000. In sede di approvazione è stata prevista per il 2024, al fine di supportare l’acquisto della casa di abitazione da parte di famiglie numerose, l’inclusione tra le categorie aventi priorità per l’accesso al predetto fondo dei seguenti nuclei familiari: nuclei familiari che includono 3 figli di età inferiore a 21 anni con un ISEE non superiore a € 40.000; nuclei familiari che includono 4 figli di età inferiore a 21 anni con un ISEE non superiore a € 45.000; nuclei familiari che includono 5 o più figli di età inferiore a 21 anni con un ISEE non superiore a € 50.000. Per accedere al Fondo con la garanzia del 50 o dell’80%, occorre compilare il modulo pubblicato sul sito di Consap (www.consap.it/fondo-prima-casa/modulistica) e presentarlo a una delle banche e degli intermediari finanziari aderenti, allegando un documento di identità (oppure il passaporto unitamente al permesso di soggiorno per cittadini stranieri). Nel caso di garanzia dell’80%, al modulo occorre allegare anche la dichiarazione ISEE non superiore a € 40.000 annui. Il mutuatario, alla data di presentazione della domanda di mutuo, non deve essere proprietario di altri immobili ad uso abitativo, salvo quelli di cui il mutuatario abbia acquistato la proprietà per successione a causa di morte, anche in comunione con altro successore, e che siano in uso a titolo gratuito a genitori o fratelli. Si ricorda infine che non sono state invece prorogate le agevolazioni per l’acquisto della “prima casa” a favore degli under 36 con un ISEE non superiore a € 40.000, di cui al Decreto Legge n. 73/2021 e prorogate dalla Legge di Bilancio 2022 e Legge di Bilancio 2023.

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Le sedi 50&Più provinciali Abruzzo Telefono L’Aquila - viale Corrado IV, 40/F 0862204226 Chieti - via F. Salomone, 67 087164657 Pescara - via Aldo Moro, 1/3 0854313623 Teramo - corso De Michetti, 2 0861252057 Basilicata Telefono Matera - via Don Luigi Sturzo, 16/2 0835385714 Potenza - via Centomani, 11 097122201 Calabria Telefono Cosenza - viale degli Alimena, 5 098422041 Catanzaro - via Milano, 9 0961721246 Crotone - via Regina Margherita, 28 096221794 Reggio Calabria - via Tenente Panella, 20 0965891543 Vibo Valentia - via Spogliatore snc 096343485 Telefono Campania Avellino - via Salvatore De Renzi, 28 082538549 Benevento - via delle Puglie, 28 0824313555 Caserta - via Roma, 90 0823326453 Napoli - via Cervantes, 55 int. 14 0812514037 Salerno - via Zammarelli, 12 089227600 Emilia Romagna Telefono Bologna - via Tiarini, 22/m 0514150680 Forlì - piazzale della Vittoria, 23 054324118 Ferrara - via Girolamo Baruffaldi, 14/18 0532234211 Modena - via Begarelli, 31 0597364203 Piacenza - strada Bobbiese, 2 - c/o Unione Comm.ti 0523/461831-32-61 Parma - via Abbeveratoia, 61/A 0521944278 Ravenna - via di Roma, 104 0544515707 Reggio Emilia - viale Timavo, 43 0522708565-553 Rimini - viale Italia, 9/11 0541743202 Telefono Friuli Venezia Giulia 048132325 Gorizia - via Vittorio Locchi, 22 Pordenone - piazzale dei Mutilati, 6 0434549462 Trieste - via Mazzini, 22 0407707340 Udine - viale Duodo, 5 04321850037 Lazio Telefono Frosinone - via Moro, 481 0775855273 0773611108 Latina - via dei Volsini, 60 Rieti - largo Cairoli, 4 0746483612 Roma - via Cola di Rienzo, 240 0668891796 Viterbo - via Belluno, 39/G 0761341718 Liguria Telefono 010543042 Genova - via XX Settembre, 40/5 Imperia - via Gian Francesco De Marchi, 81 0183275334 La Spezia - via del Torretto, 57/1 0187731142 Savona - corso A. Ricci - Torre Vespucci, 14 019853582 Lombardia Telefono 0354120126 Bergamo - via Borgo Palazzo, 133 Brescia - via Trento, 15/R 0303771785 Como - via Bellini, 14 031265361 Cremona - via Alessandro Manzoni, 2 037225745-458715 Lecco - piazza Giuseppe Garibaldi, 4 0341287279 Lodi - viale Savoia, 7 0371432575

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Mantova - via Valsesia, 46 0376288505 Milano - corso Venezia, 47 0276013399 Pavia - via Ticinello, 22 038228411 Sondrio - via del Vecchio Macello, 4/C 0342533311 Varese - via Valle Venosta, 4 0332342280 Marche Telefono Ancona - via Alcide De Gasperi, 31 0712075009 Ascoli Piceno - viale Vittorio Emanuele Orlando, 16 0736051102 Macerata - via Maffeo Pantaleoni, 48a 0733261393 Pesaro - strada delle Marche, 58 0721698224/5 Molise Telefono Campobasso - via Giuseppe Garibaldi, 48 0874483194 Isernia - via XXIV Maggio, 331 0865411713 Piemonte Telefono Alba - piazza S. Paolo, 3 0173226611 0131260380 Alessandria - via Trotti, 46 Asti - corso Felice Cavallotti, 37 0141353494 Biella - via Trieste, 15 01530789 Cuneo - via Avogadro, 32 0171604198 Novara - via Giovanni Battista Paletta, 1 032130232 Torino - via Andrea Massena, 18 011533806 Verbania - via Roma, 29 032352350 Vercelli - via Duchessa Jolanda, 26 0161215344 Puglia Telefono Bari - piazza Aldo Moro, 28 0805240342 Brindisi - via Appia, 159/B 0831524187 Foggia - via Luigi Miranda, 8 0881723151 Lecce - via Cicolella, 3 0832343923 Taranto - via Giacomo Lacaita, 5 0997796444 Sardegna Telefono Cagliari - via Santa Gilla, 6 070280251 Nuoro - galleria Emanuela Loi, 8 0784232804 Oristano - via Sebastiano Mele, 7/G 078373612 Sassari - via Giovanni Pascoli, 59 079243652 Sicilia Telefono Agrigento - via Imera, 223/C 0922595682 Caltanissetta - via Messina, 84 0934575798 Catania - via Mandrà, 8 095239495 Enna - via Vulturo, 34 093524983 Messina - via Santa Maria Alemanna, 5 090673914 Palermo - via Emerico Amari, 11 091334920 Ragusa - viale del Fante, 10 0932246958 Siracusa - via Eschilo, 11 093165059-415119 Trapani - via Marino Torre, 117 0923547829 Toscana Telefono Arezzo - via XXV Aprile, 12 0575354292 Carrara - via Don Minzoni, 20/A 058570973-570672 Firenze - via Costantino Nigra, 23-25 055664795 Grosseto - via Tevere, 5/7/9 0564410703 Livorno - via Serristori, 15 0586898276 Lucca - via Fillungo, 121 - c/o Confcommercio 0583473170 Pisa - via Chiassatello, 67 05025196-0507846635/30 Prato - via San Jacopo, 20-22-24 057423896

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05 99 11 11 80 no 09 02 93 /5 no 94 13 no 11 80 94 89 98 32 06 50 44 no 42 87 51 23 44 no 51 04 12 52 no 82 98 95 83 14 20 58 19 29 no 92 72 95 03 76 70 30 96

W W W. 5 0 E P I U . I T

Pistoia - viale Adua, 128 Siena - via del Giglio, 10-12-14 Trentino Alto Adige Bolzano - Mitterweg - via di Mezzo ai Piani, 5 Trento - via Solteri, 78 Umbria Perugia - via Settevalli, 320 Terni - via Aristide Gabelli, 14/16/18 Valle d’Aosta Aosta - piazza Arco d’Augusto, 10 Veneto Belluno - piazza Martiri, 16 Padova - via degli Zabarella, 40/42 Rovigo - viale del Lavoro, 4 Treviso - via Sebastiano Venier, 55 Venezia Mestre - viale Ancona, 9 Vicenza - via Luigi Faccio, 38 Verona - via Sommacampagna, 63/H - Sc. B

0573991500 0577283914 Telefono 0471978032 0461880408 Telefono 0755067178 0744390152 Telefono 016545981 Telefono 0437215264 049655130 0425404267 042256481 0415316355 0444964300 045953502

50&Più SISTEMA ASSOCIATIVO E DI SERVIZI

Le sedi 50&Più estere Argentina Buenos Aires Villa Bosch Australia Perth Belgio Bruxelles Brasile Florianopolis San Paolo Canada Burnaby - Vancouver BC Hamilton Woodbridge Montreal Riviere des Prairies Montreal Saint Leonard Ottawa St. Catharines Toronto Germania Dusseldorf Portogallo Lisbona Svizzera Lugano Uruguay Montevideo USA Fort Lauderdale

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Telefono 0054 11 45477105 0054 9113501-9361 Telefono 0061 864680197 Telefono 0032 25341527 Telefono 0055 4832222513 0055 1132591806 Telefono 001 6042942023 001 9053184488 001 9052660048 001 5144946902 001 5142525041 001 6135674532 001 9056466555 001 4166523759 Telefono 0049 021190220201 Telefono 00351 914145345 Telefono 0041 919212050 Telefono 0059 825076416 Telefono 001 9546300086

VITA ASSOCIATIVA ASSISTENZA PREVIDENZIALE ASSISTENZA FISCALE

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Turismo

30 maggio 8 giugno

(9 notti/10 giorni) Ragusa

Siracusa

Marispica MARISPICA

2024 In Sicilia con i GRANDI VIAGGI (iGV) Presso il Villaggio di Marispica (RG) Dal 30 maggio al 16 giugno

8 - 16 giugno

(8 notti/9 giorni)

Partecipare agli “Incontri 50&Più” significa condividere il piacere di trascorrere una vacanza all’insegna del mare incantevole, della buona cucina siciliana, del divertimento e del relax, e insieme prendere parte a una festa di inizio estate, incontrando soci 50&Più provenienti da tutta Italia. Il soggiorno è personalizzato e arricchito con attività culturali e sportive, incontri dedicati, gara di ballo, torneo di burraco, cinema serale e molto altro. L’assistenza dello staff 50&Più in loco per tutto il soggiorno è un valore aggiunto, che insieme alla ricchezza delle attività proposte, determina il grande successo di partecipazione conquistato negli anni da questo evento.

AL MARE CON 50&PIÙ

La Sicilia è il luogo ideale per chi desidera trascorrere giornate di relax al sole, immergendosi in acqua cristalline, assaporando le delizie della tradizione culinaria siciliana. Quale occasione migliore se non una vacanza 50&Più all’insegna di allegria e divertimento, insieme ad amici provenienti da tutta Italia. Partecipando al soggiorno nel bellissimo Villaggio iGV di Marispica, collocato nella splendida cornice della Costa Iblea, una delle zone balneari più suggestive d’Italia, avrete inoltre la possibilità di scoprire e visitare le bellezze storiche, architettoniche e naturalistiche che questa regione offre ai suoi visitatori. Contatta subito la sede 50&Più della tua Provincia per ricevere informazione e prenota la tua vacanza al mare con 50&Più. 90

50&Più | febbraio 2024

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L’iGV Club Marispica è situato nell’estremo sud della Sicilia, a 10 km da Ispica, inserito in un paesaggio in cui si fondono lunghe spiagge e macchia mediterranea, completamente immerso nel verde di splendidi giardini fioriti. La struttura dispone di 2 ristoranti, 3 bar, piano-bar, anfiteatro, cinema, piscina (con acqua dolce), palestra, bazaar-boutique, artigianato, fotografo, nursery, baby e mini club, junior e young club, servizio medico e pediatrico ambulatoriale, parcheggio esterno non custodito. Servizi a pagamento: noleggio auto e scooter, teli mare, servizio lavanderia, massaggi e trattamenti estetici. Wi-Fi area-Internet point (nella hall, in piscina e sulla terrazza bar). RISTORAZIONE - Il ristorante centrale prevede: prima colazione, pranzo e cena a buffet; acqua naturale/mineralizzata e vino inclusi. I tavoli verranno assegnati secondo il numero di persone di ogni gruppo provinciale. Il ristorante al mare prevede: aperto sia a mezzogiorno che la sera (escluso il sabato), offre buffet di antipasti, carne e pesce alla griglia, pizze a cena, frutta e dolce, acqua e vino. Prenotazione obbligatoria.

LA VITA AL CLUB Lo staff di animatori del Villaggio proporrà durante il soggiorno attività sportive, giochi e tornei. E la sera potrai divertirti in anfiteatro con splendidi spettacoli di cabaret, musical, commedie e spettacoli. Dopo lo spettacolo, il divertimento continua al piano-bar con balli e musica. CINEMA In alternativa agli spettacoli di animazione, l’auditorium di Marispica offre splendide rassegne cinematografiche dedicate agli appassionati del cinema. ESCURSIONI Saranno previste escursioni a: Ragusa Ibla, Siracusa, Modica, Noto, Etna, Taormina. Escursione in catamarano all’isola di Malta. TRASPORTI (quote su richiesta) • In aereo: dai principali aeroporti italiani per Catania A/R, con voli Ita Airways e low cost • In pullman: GT organizzati dalle Sedi 50&Più provinciali

QUOTE DI SOGGIORNO PER PERSONA (camere standard) Riduzioni bambini su richiesta

DOPPIA

DOPPIA USO SINGOLA

3° e 4° LETTO ADULTI

Dal 30 maggio all’8 giugno (9 notti/10 giorni)

€ 790

€ 1.080

€ 715

Dall’8 giugno al 16 giugno (8 notti/9 giorni)

€ 765

€ 1.040

€ 690

QUOTE DI SOGGIORNO PER PERSONA (camere Superior/Suite) Riduzioni bambini su richiesta

DOPPIA

DOPPIA USO SINGOLA

3° e 4° LETTO ADULTI

Dal 30 maggio all’8 giugno (9 notti/10 giorni)

€ 880

-

€ 790

Dall’8 giugno al 16 giugno (8 notti/9 giorni)

€ 855

-

€ 770

Le quote di soggiorno sopra riportate sono riservate ai soci 50&Più Associazione Per i non soci 50&Più è previsto un supplemento di € 50 a partire dai 18 anni LA QUOTA COMPRENDE: Soggiorno al Marispica iGV • Trattamento di pensione completa a buffet, bevande incluse • Servizi balneari in spiaggia attrezzata (1 ombrellone, 1 lettino e 1 sdraio per camera) • Facchinaggio in arrivo e in partenza • Animazione diurna e serale con spettacoli, piano bar, giochi e tornei • Partecipazione ad attività culturali e ricreative organizzate da 50&Più • Assistenza in loco di personale medico dedicato H24 • Assistenza in loco di personale 50&Più e 50&Più Turismo • Assicurazione bagaglio/sanitaria e annullamento

LA QUOTA NON COMPRENDE: Trasporti da e per il Village di Marispica • Escursioni da prenotare e pagare in loco • Eventuale pasti extra, da regolare in loco • Imposta di soggiorno comunale (attualmente € 2,50 al giorno per persona oltre i 12 anni) • Noleggio Telo mare € 5,00 (compresi 2 cambi) •Tutto quanto non sopra specificato

(Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 - Email: info@50epiuturismo.it www.50epiuturismo.it

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Grandi crociere 50&Più

MEDITERRANEO ITALIA, FRANCIA, SPAGNA CON COSTA SMERALDA

DAL 25 APRILE AL 2 MAGGIO 2024 8 GIORNI/7 NOTTI

La nave Costa Smeralda è sinonimo di vacanza italiana: esperienze di gusto e divertimento vista mare. È la nave scelta per Sanremo, durante il Festival della canzone italiana. Tutti i giorni a bordo spettacoli, veri e propri viaggi nel gusto tra gli undici ristoranti, una Spa e una palestra di ultima generazione e tanto altro. L’itinerario, che fa risaltare tutte le sfumature del Mediterraneo, comprende Italia, Francia e Spagna. Partendo dall’intramontabile bellezza di Roma, si prosegue per Genova e si raggiungono Marsiglia e la Provenza. A seguire, Barcellona con la Sagrada Famiglia (Patrimonio Unesco), Cagliari e Napoli, con possibilità di escursioni a Capri o alla Reggia di Caserta.

Data

25-04 giov 26-04 ven 27-04 sab 28-04 dom 29-04 lun 30-04 mar 01-05 mer 02-05 giov QUOTA PER PERSONA Tipo cabina

CAT

in camera doppia

Interne

IC

€ 400 (tasse escluse) + € 300 in singola

Esterne

EC

€ 510 (tasse escluse) + € 320 in singola

Balcone

BC

€ 610 (tasse escluse) + € 360 in singola

Quota d’iscrizione per i non soci: € 50 SUPPLEMENTI E TASSE Tasse Portuali

€ 160

Quote di servizio (obbligatorie e da pagare a bordo) € 77 Assicurazione e annullamento viaggio (obbligatoria) € 30

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Porto

PROGRAMMA

Civitavecchia/Roma Genova (Italia) Marsiglia (Francia) Barcellona (Spagna) in navigazione Cagliari (Italia) Napoli (Italia) Civitavecchia/Roma

Arrivo 08.30 09.00 08.00 07.00 10.00 08.00

Partenza 19.00 18.00 18.00 18.00 16.00 20.00 -

La quota comprende: Sistemazione nella cabina prescelta dotata di ogni comfort: servizi privati, aria condizionata, telefono, filodiffusione, Tv via satellite, cassaforte e frigobar • Trattamento di pensione completa a bordo: caffè mattutino, prima colazione, pranzo, cena, tè pomeridiani, buffet e sorprese gastronomiche di mezzanotte • Utilizzo (non in esclusiva) di tutte le attrezzature della nave: piscine, lettini, palestra, vasche idromassaggio, discoteca, sauna, bagno turco, biblioteca • Partecipazione (non in esclusiva) alle attività di animazione di bordo, spettacoli musicali o di cabaret nel teatro di bordo, balli e feste in programma tutte le sere durante la crociera • Corsi di ginnastica (aerobica, stretching, bodydancing, ecc.) e assistenza di istruttori nella palestra • Polizza Medico/Bagaglio Europ Assistance • Assistenza dell’accompagnatore 50&Più durante tutta la crociera al raggiungimento di 20 partecipanti • Facchinaggio dei bagagli nei porti d’imbarco e di sbarco • Mezzi d’imbarco e di sbarco nei vari scali (non in esclusiva). La quota non comprende: Bevande ai bar e ai pasti • Tasse portuali (€ 160) • Eventuali adeguamenti carburante • Escursioni e tour organizzati • Quote di servizio (€ 77) • Polizza annullamento crociera (€ 40) • Servizi di carattere personale (trattamenti estetici, acquisti nelle boutique di bordo, telefonate dalla nave a terra etc.) • Extra in genere e quanto non espressamente indicato alla voce “Le quote comprendono”.

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F

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DAL 12 AL 19 LUGLIO 2024

FIORDI NORVEGESI CON COSTA DIADEMA

8 GIORNI/7 NOTTI

L’imponenza dei panorami, l’aria pulita e frizzante, l’intensità della luce, con il sole che praticamente non tramonta mai: l’estate al Nord è un’esplosione di natura e di colori. Tutta da scoprire al ritmo lento della crociera, con la nave che vi porta nel cuore dei fiordi, vi fa ammirare cime innevate e ghiacciai da una prospettiva straordinaria, vi fa entrare nelle città da una porta d’ingresso speciale. Costa opera in Nord Europa dal 1973: oltre 50 anni di esperienza per garantirvi ÅLESUND organizzazione e qualità non solo a bordo, ma anche a terra. HELLESYLT

Data

GEIRANGER

Porto

PROGRAMMA

12-07 ven Kiel 13-07 sab Copenhagen 56.9 N. 12.1 E - Mar Baltico 14-07 dom in navigazione Mar di Norvegia 15-07 lun Hellesylt Fiordo di Geiranger Geiranger 16-07 mar Alesund 17-07 mer Stavanger 18-07 giov in navigazione 19-07 ven Kiel

BERGEN STAVANGER

COPENAGHEN KIEL

QUOTA PER PERSONA

nelle cabine prescelte con volo da Roma

Tipo cabina

CAT

in camera doppia

Interne

IC

€ 1.320 (tasse escluse) + € 400 in singola

Esterne

EP

€ 1.500 (tasse escluse) + € 520 in singola

Esterne con balcone

BC

€ 1.620 (tasse escluse) + € 620 in singola

Quota d’iscrizione per i non soci: € 50 SUPPLEMENTI E TASSE OBBLIGATORI Tasse Portuali

€ 180

Quote di servizio (obbligatorie e da pagare a bordo)

€ 77

Assicurazione e annullamento viaggio (obbligatoria) € 60

Arrivo 10.00 23.30 23.30 08.30 10.00 11.30 07.00 10.00 08.00

Partenza 20.00 18.00 23.59 23.59 09.30 11.00 18.00 17.00 20.00 -

La quota comprende: Volo da Roma/Kiel a/r e trasferimenti per il porto • Sistemazione nella cabina prescelta dotata di ogni comfort: servizi privati, aria condizionata, telefono, filodiffusione , Tv via satellite, cassaforte e frigobar • Trattamento di pensione completa a bordo: caffè mattutino, prima colazione (anche in cabina con supplemento), pranzo, cena, tè pomeridiani, buffet e sorprese gastronomiche di mezzanotte • Utilizzo (non in esclusiva) di tutte le attrezzature della nave: piscine, lettini, palestra, vasche idromassaggio, discoteca, sauna, bagno turco, biblioteca • Partecipazione (non in esclusiva) alle attività di animazione di bordo, spettacoli musicali o di cabaret nel teatro di bordo, balli e feste in programma tutte le sere durante la crociera • Corsi di ginnastica (aerobica, stretching, bodydancing etc.) e l’assistenza di istruttori nella palestra • Polizza Medico Bagaglio • Assistenza di personale di lingua italiana durante tutta la crociera (non in esclusiva) • Facchinaggio dei bagagli nei porti d’imbarco e di sbarco • Mezzi d’imbarco e di sbarco nei vari scali (non in esclusiva). La quota non comprende: Bevande ai bar e ai pasti • Pacchetto bibite intera giornata “My drinks” € 170 p.p. • Tasse portuali (€ 180) • Adeguamenti carburante • Escursioni e i tour organizzati • Quote di servizio • Polizza Annullamento Crociera • Servizi di carattere personale (trattamenti estetici, acquisti nelle boutique di bordo, telefonate dalla nave a terra etc.) • Extra in genere e quanto non espressamente indicato alla voce “La quota comprende”. (Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 - Email: info@50epiuturismo.it www.50epiuturismo.it

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Vivere in armonia

seguendo le stagioni

LA TERRA ALLUNGA IL SUO RESPIRO «Il mese di Febbraio è sempre pericoloso Perciò nel levarsi dal letto al mattino bisogna a poco a poco prendere aria e non uscire di un tratto alla via» Almanacco Barbanera 1886

a cura di

FEBBRAIO Il mese più corto e più freddo dell’anno, si sa, si fa notare e, nonostante tutto, anche amare, perché a scaldarci sono stati chiamati - nel cuore dell’inverno - il Carnevale e san Valentino, che pian piano sciolgono neve e gelo. Inoltre, tra un’allegrezza e l’altra, il 3 febbraio si festeggia san Biagio, autorevole santo dell’inverno, pronto a proteggerci da mal di gola e raffreddamenti. Intanto, al riparo da tristezze e malinconie, i canti e i balli danno gioia al cuore, mentre nelle padelle friggono i croccanti dolci della festa che, insieme a maschere e stelle filanti, ci distraggono dal tempo ordinario, concedendo spazio ad un pizzico di innocente follia. E se nella terra il gelo tiene ancora tutto nella sua salutare morsa, è tempo di tornare nell’orto e nel giardino, per riprendere con nuova lena i lavori: le semine, le potature, la cura delle aromatiche. Perché la terra ha allungato il suo respiro, come le giornate che faranno pian piano spuntare a fine mese le prime, timide, profumatissime, violette. 94

QUEI PICCOLI FRUTTI Anche se tutto appare fermo, è il momento di mettere a dimora, nell’orto e sul balcone, le piante dei piccoli frutti: ribes rosso e bianco, uva spina. Si devono scegliere piantine a radice nuda, meno costose e più capaci di attecchire. Amano il sole ma non il troppo caldo e non necessitano di irrigazioni abbondanti. L’ideale è collocarle lungo il bordo dell’orto, dove la loro ombra non danneggia gli ortaggi. Importante invece una leggera pacciamatura - foglie, cortecce, paglia e rami - che le protegga dal freddo alla base del tronco. Temono l’umidità, che le rende sensibili all’oidio, muffa bianca che si previene trattando con lo zolfo. Si pota in questo mese con la Luna calante, per favorire una buona ramificazione, sfoltendo invece i rami interni per il miglior passaggio dell’aria. Verdi amicizie Un gran bene gli farà la vicinanza dei pomodori, che riducono la presenza di alcuni insetti parassiti. Attenzione agli uccelli che, ghiotti dei piccoli frutti, richiedono l’uso di reti. Da sapere Nella raccolta non sgranate il ribes. Il grappolo si mantiene di più.

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50&Più | febbraio 2024

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BUONO A SAPERSI! La pulizia quotidiana del parquet si effettua con un panno antistatico o con un aspirapolvere munito di spazzole. Se avete un parquet opaco, per mantenerlo integro è sufficiente lavarlo una volta alla settimana con un nutriente per legno o con un po’ acqua e una percentuale di alcol, usando un panno morbido ben strizzato. Sul parquet lucido, invece, si passa la cera non più di una volta al mese, stendendone poca con uno straccio morbido lungo le venature del legno. Poi si lucida bene. FIORI E FRUTTI SUL BALCONE LO ZAFFERANO SELVATICO Il Grocus vernus, comunemente definito zafferano selvatico, è un fiore invernale che non teme il freddo. Schiude i suoi calici, violetti o bianchi, a febbraio diversamente dal Crocus satius, lo zafferano “vero”, che fiorisce a ottobre donando la spezia a tutti nota. Lo zafferano selvatico ama le radure dei boschi, in particolare i castagneti, ma si può coltivare facilmente anche in vaso. I bulbi si interrano con la fase di Luna crescente alla fine dell’estate oppure in autunno. Ama una posizione soleggiata.

DICE IL PROVERBIO Chi vuole un buon erbaio lo semini a febbraio Se rannuvola sulla brina piove la sera o la mattina Meglio un aiuto che cinquanta consigli

NELL’ORTO, NEL GIARDINO, SUL BALCONE Nel mese in cui riprendono a pieno ritmo le semine, la Luna crescente chiede di mettere mano a ceci, rucola, zafferano, piselli (al nord), di seminare in semenzaio i peperoni e mettere a dimora le zampe di asparago. In Luna calante è il momento per la semina in semenzaio di basilico, bietola da coste, cipolla bianca, erba cipollina, lattuga, prezzemolo, ravanello e sedano. All’aperto, invece, bietola da orto, le varietà precoci di carote, cavolo cappuccio primaverile-estivo, rape e spinaci. Se non si è già provveduto, si possono ancora piantare i bulbilli di aglio e il topinambur. Rincalzare i piselli seminati in autunno.

COLTIVARE CON LA LUNA

NEL GIARDINO Con l’aiuto della Luna crescente è tempo di propagare per talea begonie, dalie e viti americane e posizionarle in substrato di sabbia e terriccio. Mettere a dimora forsizia, cotogno giapponese, clematide e rose. Tra i rampicanti piantare convolvolo e pisello odoroso, proteggendo il terreno con della pacciamatura per evitare che le gelate danneggino le radici. Potare le rose per averle a gambo lungo. Seminare viola e violacciocca in vaso e pelargoni in semenzaio. In Luna calante potare e cimare (ovvero ridurre la cima) le siepi delle specie spoglianti, gli arbusti a fioritura autunnale e quelli che hanno già perso i frutti. È il momento di iniziare a potare anche le ortensie e le erbe aromatiche. NUOVE SEMINE Si possono preparare a fine febbraio i nuovi letti di semina degli ortaggi. Eliminare i residui vegetali e smuovere con un rastrello la superficie della terra, per poi aggiungere terriccio sbriciolato ricco di compost. Ce ne vuole di più per patate e cavoli, di meno per carote e piselli. Modellando la superficie in modo da avere una sorta di cumulo rialzato, si anticiperà il riscaldamento del terreno e si avranno ortaggi in anticipo!

SE HAI MEZZA GIORNATA

IL SOLE: L’1 sorge alle 07:13 e tramonta alle 17:14 L’11 sorge alle 07:02 e tramonta alle 17:27 Il 21 sorge alle 06:48 e tramonta alle 17:40 L’1 si hanno 10 ore e 1 minuto di luce solare A fine mese, 72 minuti di luce in più LA LUNA: L’1 tramonta alle 10:08 e sorge alle 23:57 L’11 sorge alle 08:10 e tramonta alle 19:29 Il 21 tramonta alle 05:35 e sorge alle 14:31 Luna calante dall’1 all’8 e dal 25 al 29 Luna crescente dal 10 al 23 Luna Piena il 24, Luna Nuova il 9 50&Più | febbraio 2024

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Giochi

Stuzzica Cervello

di Lionello e Favolino

di Enrico Diglio

TEST 1 - Osservate attentamente le sei seguenti figure e dite

quale colore deve avere il cerchio di dimensioni minori contrassegnato dal punto interrogativo nella figura f), secondo un criterio logico da determinare. a) b) c)

e)

d)

f) ?

?

REBUS Lionello 10 1 8 5 5

TEST 2 - Osservate attentamente le seguenti sei coppie di lettere

(formate da una lettera più grande con al suo interno una lettera di dimensioni minori) e i numeri riportati sotto ogni coppia e dite quale lettera, tra quelle di seguito rappresentate, va sostituita secondo logica al punto interrogativo all’interno della sesta coppia.

A M Z VEN T

L

5

REBUS Lionello 4 2 5 8

» DONNE DELLA MIA VITA Quanti nomi rammento: con Ginevra penso a Vittoria e a Costanza…e i loro occhi azzurri rivedo, nello specchio dolcissimo dell’onda dei ricordi.

N

H

6

6

a) M

b) A

A

5

c) Z

7

?

7

d) T

TEST 3 - Osservate attentamente i due seguenti gruppi di cinque

parole ciascuno e ottenete, utilizzando un criterio logico da determinare, cinque coppie di parole formate ognuna da una parola del gruppo a) e da una del gruppo b). a) SALE COSA VINO

GOLE LIRA

b) TELO

POLI

NANI

INDOVINELLO Favolino

NASO CERA

TEST 4 - Leggete attentamente il seguente brano e andate a pa» IL BRAVO FUNZIONARIO Pur se a denti stretti si adopera a mettere in riga anche i più ribelli… pur di farsi bello con il capo

INDOVINELLO Lionello

gina 98. Alice percorre da casa cinque chilometri per raggiungere con la sua bicicletta la scuola nel piccolo e ridente paese di Ariamite. La prima cosa che incontra è il ponte che attraversa il fiume Verdolino, poi raggiunge il Parco delle Mimose e poi, una volta passata sotto il ponte della ferrovia che collega Ariamite con il capoluogo di provincia Cittàgrande, giunge all’entrata della sua scuola che è costituita da un edificio di due piani che ospita venti classi e duecento alunni.

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BAZAR

a cura del Centro Studi 50&Più

Informazioni, curiosità, notizie utili, luogo d’incontro e di scambio Inviate segnalazioni e quesiti a: centrostudi@50epiu.it

TECNOLOGIA

DEMOGRAFIA

SALUTE

MYTHERAPY L’APP PROMEMORIA MyTherapy è un’applicazione gratuita e molto utile che consente di memorizzare la terapia farmacologica da assumere quotidianamente e di ricevere un promemoria per l’assunzione. Non solo: permette anche di visualizzare la cronologia dei farmaci che sono stati assunti e di tenere traccia dei propri parametri personali come peso, pressione sanguigna, leggera attività fisica e via dicendo. Con MyTheraphy, inoltre, è persino possibile monitorare le scorte di medicinali in proprio possesso e di generare in modo quasi immediato un report che riepiloghi il tutto. Molto utile quando è necessario fare il punto col proprio medico.

ASPETTATIVE DI VITA IN EUROPA Su tutto il territorio dell’Unione europea l’indicatore dell’aspettativa di vita è in crescita ormai da molto tempo. Nonostante una leggera battuta di arresto, dagli Anni ’60 ad oggi è aumentata infatti di oltre 2 anni per decennio. Si tratta di un dato fondamentale per comprendere anche il grado di benessere acquisito. Con una media di 83,3 anni il Paese in cui alla nascita si può sperare di vivere più a lungo sembra essere la Spagna. La seguono la Svezia (83,1 anni), il Lussemburgo e l’Italia (entrambi 82,7 anni). Dove si vive di meno? In Bulgaria (71,4 anni), Romania (72,8 anni) e Lettonia (73,1 anni).

L’ALZHEIMER SVELATO DA UN ALGORITMO La University of Southern California (Los Angeles) ha sviluppato un’Intelligenza Artificiale in grado di individuare i casi di morbo di Alzheimer. L’IA usa la risonanza magnetica del cervello per comprendere se una persona ne sia affetta o meno. Si tratta di una vera e propria svolta nel campo della diagnosi, dal momento che, in media, oltre due pazienti su tre non hanno una diagnosi attendibile con questa patologia che tarda anni prima di palesarsi con i deficit cognitivi. A causa di ciò i trattamenti subiscono spesso un ritardo, mentre al contrario sarebbe fondamentale iniziarli il prima possibile.

NEUROSCIENZE

TELEMEDICINA

LIBRI

MENTE E RISERVA COGNITIVA Dopo i 60 anni il volume del cervello cala, specie nelle aree frontali e nell’ippocampo. Allo stesso tempo la corteccia cerebrale si assottiglia, le cellule si diradano, hanno meno connessioni fra loro e diminuisce la produzione di neurotrasmettitori. Tuttavia, stando a risultati di uno studio della Columbia University, si ritiene che la neurogenesi possa avvenire perfino dopo i 70 anni. Di certo le performance mentali si possono migliorare stimolando il cervello con la lettura, le relazioni, le esperienze culturali, l’apprendimento e ricordando che ogni capacità - memoria, attenzione, concentrazione, linguaggio, logica, creatività, ragionamento - va esercitata.

NEL 2024 IN AUMENTO LE CURE ONLINE Nel 2024 partiranno i primi servizi di telemedicina previsti dal Pnrr: televisite, telemonitoraggi, telecontrolli e teleconsulti. Nel 2025 cresceranno, raggiungendo entro settembre oltre 475mila pazienti, salendo ancora nel 2026 quando, ad essere raggiunti dal telemonitoraggio, saranno 792mila italiani con malattie croniche. Le prestazioni prevederanno differenze regionali anche importanti: in Lombardia, ad esempio, si passerà dai 40mila pazienti cronici assistiti in telemonitoraggio nel 2024 ai 200mila nel 2026; nel Lazio dai 3.410 ai 17.050 nel 2026; dai 19.328 iniziali della Puglia ai 96.640 nel 2026; in Friuli, dai soli 968 (2024) a 4.830 (nel 2026).

LE PAROLE CHE NON TI ASPETTI a cura di L. Calzà e M. Trabucchi Il Mulino, 2023, pagine 232 Il nucleo di questo libro - il cui sottotitolo è Il lento svanire della mente: le demenze fra dimensione biologica, clinica, sociale e spirituale - è la dignità dell’ammalato. Per questo promuove un approccio “umanistico” al tema della demenza senza la pretesa di essere un manuale ma uno strumento di informazione anche per chi è coinvolto nelle cure. Lo fa usando parole inusuali per sfidare questa malattia nei tempi attuali, parole come benessere, diritti, discriminazione, dolore, doveri, cure, ospedale, reti, servizi, solitudine, sostenibilità. Ma soprattutto speranza. 50&Più | febbraio 2024

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Soluzioni giochi

REBUS (10 1 8 5 5) AS seconda ride; SI deride LL agente = Assecondar i desideri della gente

REBUS (4 2 5 8) VI va, L O sporti, tali A, no = Viva lo sport italiano

GIOCHI IN VERSI INDOVINELLI Donne della mia vita = laghi - Il bravo funzionario = pettine

Stuzzica cervello TEST 1 - Il cerchio di dimensioni minori nella figura f) è di colore verde. Le sei figure, infatti, non sono altro che tre coppie di figure in ognuna delle quali la posizione dei cerchi più piccoli è invertita rispetto al cerchio giallo di dimensioni maggiori. In particolare, le coppie di figure sono: a) e c); b) ed e); d) e f).

Le posizioni dei cerchi di dimensioni minori sono invertite rispetto al cerchio giallo TEST 2 - La lettera che va sostituita al punto interrogativo all’interno della lettera N (sesta lettera di dimensioni maggiori) è la M. Essa, infatti, è composta da quattro tratti rettilei che sommati ai tre della lettera N permette di ottenere un totale di sette tratti rettilinei come il numero posto sotto la sesta coppia. lettera M composta da quattro tratti rettilinei lettera N composta da tre tratti rettilinei per un totale di sette tratti rettilinei TEST 3 - Le cinque coppie di parole che si formano utilizzando una parola del gruppo a) e una del gruppo b) sono: SALE - CERA COSA - NASO GOLE - TELO VINO - POLI LIRA - NANI In tali coppie, infatti, la prima e la seconda parola hanno le stesse vocali ma in ordine invertito. TEST 4 - Quante sono le classi e quanti sono gli alunni che frequentano la scuola di Ariamite? 98

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Il percorso della vitalità

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