Gennaio 2024

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Il valore dell’esperienza | GENNAIO 2024 | Anno XLVI - n. 1 - € 2,50 I.P.

INCHIESTA

Senior e politica Storia di un rapporto in crisi Una nostra indagine rivela che 8 italiani su 10 non hanno fiducia nelle istituzioni Aumenta la delusione su sanità, burocrazia e sicurezza PERSONAGGI Giorgio Colangeli «Ascoltare è diventato impopolare ma è fondamentale»

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INCLUSIONE Chi sono i Neet Perché dobbiamo occuparci di loro Quale futuro tra le disuguaglianze

SOCIETÀ Anche gli over65 migrano al nord Svimez: «Per motivi sanitari e familiari»

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Sommario

Anno XLVI - n. 1 - gennaio 2024 50&Più il valore dell’esperienza

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Il sonno della ragione (e della generazione)

Carlo Sangalli

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Anna Grazia Concilio

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Dario De Felicis

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70 anni fa nasceva la tv italiana

Anna Costalunga

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Cubo Rubik, icona intramontabile

Donatella Ottavi

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Cinque medaglie al valor militare

Francesca Cutolo

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I neet, tra disuguaglianze e pregiudizi

Chiara Ludovisi

38

Dal Sud al Nord, le nuove migrazioni

Ilaria Romano

40

Elisabetta Pagano

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Maria Silvia Barbieri

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Alessandra De Feo

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Over 50 e politica Un rapporto da ricostruire

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V.M.Urru

I SENIOR NELLA SOCIETÀ DIGITALE

Solo una persona su quattro ha competenze informatiche di base Questo è un ostacolo per l’uso dei servizi essenziali e mina l’esercizio dei diritti fondamentali

In questo numero Periscopio

La tecnologia non ferma le favole Previdenza Fisco

63 Concorsi 2024 La chiamata alle arti dell’Associazione 50&Più a cura di Redazione

C.Ludovisi

LAVORO MINORILE E SICUREZZA

A fare luce un’indagine promossa dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. Garlatti: «È necessario conoscere gli ambienti e intervenire con correttivi mirati»

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Primo Piano Senior e politica storia di un rapporto in crisi di V.M.Urru, A.Costalunga, A.G.Concilio, D.De Felicis, L.Guzzo

Rubriche Gianrico e Giorgia Carofiglio

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Il terzo tempo

Lidia Ravera

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Anni possibili

Marco Trabucchi

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Effetto Terra

Francesca Santolini

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La forma delle nuvole

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A. G. Concilio

A TRIESTE NASCE “NAUTAVERSO” Il progetto di rigenerazione urbana si estende su un’area di oltre 17mila metri quadrati e valorizzerà il legame tra la città e il mare 50&Più | gennaio 2024

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Direttore Editoriale Anna Maria Melloni @ am.melloni@50epiu.it

Personaggi Giorgio Colangeli «Oggi si racconta molto ma si ascolta troppo poco»

di Giulia Bianconi

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Direttore Responsabile Anna Grazia Concilio @ a.g.concilio@50epiu.it Design Massimo Cervoni @ m.cervoni@50epiu.it Editoriale 50&Più Srl Amministratori Antonio Fanucchi (Presidente) Giuseppina Belardinelli Franco Bonini Antonino Frattagli Brigida Gallinaro Procuratore Gabriele Sampaolo Amministrazione Editoriale Cinquanta & Più Srl 00186 Roma - via del Melangolo, 26 Telefono 06.688831 - Fax 06.6872597 mail: editoriale@50epiu.it Direzione e Redazione 00186 Roma - via del Melangolo, 26 Telefono 06.68134552 www.50epiueditoriale.it

Salute

68 Il massaggio, elisir di lunga vita

Stampa e Spedizione Spadamedia Srl 00198 Roma - via Panama, 88

Una pratica antica che permette la corretta circolazione dei fluidi corporei a cura di Alessandro Mascia

Registrazione Tribunale di Roma n. 17653 del 12/04/79 Iscrizione al ROC n. 5433 del 15/06/1998

Cultura e tempo libero I viaggi di 50&Più

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Incontro con l’Autore, Libri, Arte, Cinema, Musica, Teatro

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Vivere in Armonia

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Giochi

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Bazar

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Credit foto: Agf, Contrasto, Masterfile, Shutterstock, Antonio Barella, ©Alessandro Carofiglio, Ufficio stampa Sacbo. Shutterstock: Wachiwit, T. Schneider, Mateusz Kropiwnicki, simona flamigni. Foto di copertina: Shutterstock Illustrazioni: Enrico Riposati

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Finito di stampare: 04 gennaio 2024

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IL SONNO DELLA RAGIONE (E DELLA GENERAZIONE) L’invecchiamento della popolazione è un tema serio, che tuttavia viene spesso trascurato Contrastare questa tendenza è un dovere, ma bisogna agire subito e con fermezza anziana e il lavoro: un futuro da costruire, nato dalla collaborazione con Fondazione Leonardo. È necessario promuovere un più ampio coinvolgimento delle fasce senior della popolazione nella vita attiva permettendo di rimanere più a lungo nel mondo del lavoro, coinvolgendoli di più, offrendo loro soluzioni su misura, sensibilizzando tutti sui pericoli dell’ageismo, migliorando l’alfabetizzazione digitale e l’accessibilità alle nuove tecnologie. È una questione di buon senso, di responsabilità verso gli obiettivi presi nei «OCCORRE PROMUOVERE confronti dell’Europa e anche di doUN PIÙ AMPIO vere nei confronti delle prossime geCOINVOLGIMENTO nerazioni. DELLE FASCE SENIOR Come 50&Più, proprio questo rimaNELLA VITA ATTIVA» ne uno dei “buoni propositi” 2024: l’impegno a valorizzare le aspettadiventare «sonnambuli», dove semtive, le necessità, ma soprattutto briamo svegli, ma non siamo realle potenzialità dei nostri associati, di Carlo Sangalli mente consapevoli. che hanno dato tanto e hanno anPresidente Nazionale 50&Più Un tema al centro di questo “soncora tantissimo da dare, e dall’altra nambulismo”, che è sotto gli occhi di tutti, ma non su- parte l’avviamento della Fondazione 50&Più, che sarà un scita la dovuta attenzione (e preoccupazione) è quello osservatorio dei cambiamenti della popolazione e delle dell’invecchiamento della popolazione. I dati (negativi), esigenze delle generazioni senior. Tra gli scopi della Foncollegati alla demografia combinati con il fattore (positi- dazione c’è quello di perseguire obiettivi di solidarietà e vo) dell’allungamento della vita media, danno un risul- promuovere il diffondersi di una cultura che prevenga tato chiaro: arrivati alla fatidica data del 2050, l’Italia la “cattiva vecchiaia”; che valorizzi l’età anziana come avrà perso complessivamente 4,5 milioni di residenti, ricchezza della persona e la persona anziana come riin pratica le popolazioni sommate di Roma e Milano. sorsa della comunità. E, mentre mancheranno all’appello 3,7 milioni di perso- L’insostenibilità demografica del nostro Paese e il suo disene con meno di 35 anni, ci saranno 4,6 milioni di persone quilibrio generazionale è infatti processo che non esplode in più over 65 e 1,6 milioni in più over 85. Soprattutto, da un giorno all’altro (e per questo viene considerato mastando così le cose, nel 2050 si stimano quasi 8 milioni gari importante, ma spesso non urgente e quindi risulta di persone in età attiva in meno, con tutte le conseguenze derubricato a considerazioni di scenario). Se è lento, tuttaeconomiche e sociali che ne possono conseguire. via, è un processo inesorabile, che minaccia la sostenibilità Non è quindi soltanto l’invecchiamento della popolazio- economica, culturale e sociale italiana. Possiamo invertire ne a doverci preoccupare, ma anche quello della forza la- questa rotta, ma lo dobbiamo fare con decisione e fin da voro e, in generale, la possibilità di spostare la vita attiva subito: che il 2024 possa essere ricordato come un anno in avanti. È questo tema che l’Associazione 50&Più ha decisivo da questo punto di vista. Rimbocchiamoci dungià ampiamente affrontato nel volume La popolazione que le maniche, allora. Anzi, svegliamoci! Il rapporto annuale del Censis ha descritto il 2023 appena concluso come un anno di “ipertrofia emotiva”, tra continui allarmi, una varietà di stimoli difficile - se non impossibile - da metabolizzare, e un bombardamento di informazioni che alzano costantemente l’asticella della preoccupazione e abbassano quella dell’attenzione. Il risultato, conclude il Censis, è che oggi per gli italiani tutto è emergenza, dunque, alla fine, nulla lo è veramente, con il rischio di

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Anna Grazia Concilio Direttrice responsabile 50&Più

OVER 50 E POLITICA UN RAPPORTO DA RICOSTRUIRE I senior di oggi sono i giovani e i giovanissimi di ieri che nelle sezioni di partito e nei circoli territoriali hanno militato, consapevoli di quanto quelle azioni fossero importanti per la vita pubblica. Sono delusi dalle istituzioni ma credono nel potere del voto, soprattutto perché consente di esercitare un diritto È un anno in salita quello che ci aspetta. Tante le cose da fare, tante anche le priorità. Una su tutte: la politica deve ricostruire un rapporto con gli over 50 e deve farlo basato sull’ascolto e sul dialogo. I numeri che abbiamo raccolto parlano chiaro: otto italiani su dieci non hanno fiducia nelle istituzioni. Questi dati devono essere sovvertiti perché la politica prima e le istituzioni dopo non possono uscire dalla vita dei senior: sono parte di essa. Lo leggiamo nelle pagine della nostra indagine - realizzata dal Centro Studi 50&Più in collaborazione con Format Research -, c’è delusione tra le persone anziane e il livello di delusione è inversamente proporzionale al gradimento e alle aspettative. Su tutti, l’assistenza sanitaria ma anche lo snellimento della burocrazia e la sicurezza giocano un ruolo chiave nella quotidianità degli over 50. Colpisce molto la risposta che

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molti degli intervistati hanno dato nel corso dell’indagine: «Andrei a votare anche oggi e lo farei per esercitare un mio diritto». Già, perché la politica riflette - com’è giusto che sia - la vita di tutti i giorni, la politica dovrebbe mettersi al servizio del cittadino partendo proprio dall’ascolto delle istanze. È inutile nascondersi dietro un dito: alle esigenze di molti, oggi, risponde l’associazionismo, il terzo settore. Va da sé però che l’associazionismo e il terzo settore - da soli - non possono sopperire alle carenze delle istituzioni perché hanno volontà, sensibilità e possono sicuramente contribuire a scrivere leggi e decreti ma non possono fare in modo che questi vengano attuati. Più che mai è necessario che i senior si sentano rappresentati dalle istituzioni e quindi dalla politica che c’è dietro il loro agire, la loro programmazione. I senior di oggi sono i giovani e

i giovanissimi di ieri, sono coloro che nelle scuole di partito sono cresciuti, che hanno fatto della militanza uno stile di vita e sono delusi, sì, sono molto delusi, perché la politica di oggi non li rappresenta. Ma c’è una speranza in fondo al tunnel - direbbe qualcuno -, la speranza è rappresentata dalla volontà di andare a votare che in tanti hanno espresso. E le persone anziane sanno più dei giovani quanto potere ci sia in una matita, quanto forte sia l’azione che esercitiamo barrando un simbolo perché con quel segno stiamo consegnando il nostro futuro nelle mani di qualcuno che dovrà farne tesoro. A ognuno le proprie responsabilità, dunque, alla politica quella di mettersi in ascolto dei cittadini, soprattutto dei più fragili, alle persone anziane, invece, la responsabilità di trasmettere ai più giovani l’importanza di essere parte di una comunità attiva.

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Punti di vista

«Sarò qui finchè tutti non sapranno leggere» «HO LETTO PIÙ DI 4.000 LIBRI QUINDI HO VISSUTO PIÙ DI 4.000 VITE TUTTI DOVREBBERO AVERE UNA POSSIBILITÀ»

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Mohammed Aziz e la sua libreria a Rabat, Marocco

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La forma delle nuvole

Un padre e una figlia osservano il mondo

IL CONTRASTO ALLA VIOLENZA PASSA DALL’USO DELLE PAROLE di Gianrico e Giorgia Carofiglio

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«I termini che usiamo creano la realtà, fanno e disfano le cose sono spesso atti di cui bisogna prevedere e fronteggiare le conseguenze in molti ambiti privati e pubblici» 10

a ricerca criminologica ci dice che gli individui più violenti possiedono strumenti linguistici scarsi e inefficaci, sul piano del lessico, della grammatica e della sintassi. Non sanno nominare - dunque comprendere e controllare - le proprie emozioni, una riflessione che si aggiunge a margine dei femminicidi commessi da uomini e ragazzi (apparentemente) normali fino al momento dell’evento tragico. Questo vale a tutti i livelli della gerarchia sociale, ma soprattutto ai gradi più bassi. Quando, per ragioni sociali, economiche, familiari, non si dispone di adeguati strumenti linguistici; quando le parole fanno paura, e più di tutte proprio le parole che dicono la paura, la fragilità, la differenza, la tristezza; quando manca la capacità di nominare le cose e le emozioni, manca un meccanismo fondamentale di controllo sulla realtà e su se stessi. La violenza incontrollata è uno degli esiti possibili, se non probabili, di questa carenza. I ragazzi sprovvisti delle parole per dire i loro sentimenti di tristezza, di rabbia, di frustrazione hanno un solo modo per liberarli e liberarsi di sofferenze a volte insopportabili: la violenza fisica. Chi non ha i nomi per la sofferenza la esprime volgendola in violenza, con esiti spesso drammatici. Nelle scienze cognitive questo fenomeno - la mancanza di parole, e dunque di idee e modelli di interpretazione della realtà, esteriore e interiore - è chiamato ipocognizio-

ne. Si tratta di un concetto elaborato a seguito degli studi condotti negli anni Cinquanta dall’antropologo Bob Levy. Nel tentativo di individuare la ragione dell’altissimo numero di suicidi registrati a Tahiti, Levy scoprì che i tahitiani avevano le parole per indicare il dolore fisico ma non quello psichico. Non possedevano il concetto di dolore spirituale, e pertanto quando lo provavano non erano in grado di identificarlo. La conseguenza di questa incapacità, nei casi di sofferenze intense e (per loro) incomprensibili, era spesso il drammatico cortocircuito che portava al suicidio. Questo impressionante aneddoto scientifico fa comprendere, molto più di un lungo discorso, quale sia l’importanza pratica - quasi materiale delle parole. Queste infatti - le parole che usiamo, che sentiamo, che leggiamo - hanno un effetto sostanziale e profondo sulla nostra percezione prima ancora che sulla nostra rappresentazione della realtà. Immaginiamo di avere fatto un’esperienza spiacevole - un litigio, un incidente stradale, un insuccesso professionale - e pensiamo ai vari modi in cui potremmo descrivere lo stato d’animo che ne è derivato. Se dicessimo di essere pazzi di rabbia, sentiremmo tensione al collo e alle mascelle, stringeremmo i pugni, saremmo pronti a gesti scomposti. Se dicessimo di essere arrabbiati, avvertiremmo tensione emotiva ma saremmo in grado di dominarci e di

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evitare azioni di cui potremmo in seguito pentirci. Se dicessimo semplicemente di essere seccati, saremmo pronti a reagire in modo razionale all’infortunio, scegliendo le soluzioni più adeguate. Soprattutto saremmo pronti a uscire presto dall’esperienza negativa per tornare a una situazione di benessere emotivo. Le parole che utilizziamo possono avere un impatto straordinario non solo sulle nostre vite individuali, ma anche su quelle collettive. «Non è possibile pensare con chiarezza se non si è capaci di parlare e scrivere con chiarezza». Sono parole del filosofo John Searle, teorico del rapporto fra linguaggio e realtà istituzionali. Le società vengono costruite e si reggono, per Searle, sul fatto che formulare un’affermazione comporti

un impegno di verità e di correttezza nei confronti dei destinatari. Non osservare questo impegno mette in pericolo la fiducia in un linguaggio condiviso. Le società (come la nostra, purtroppo) nelle quali nel discorso pubblico prevalgono le asserzioni vuote di significato sono in cattiva salute: in esse, alla perdita di senso dei discorsi, consegue il crollo nella fiducia delle istituzioni. Le parole creano la realtà, fanno - e disfano - le cose; sono spesso atti di cui bisogna prevedere e fronteggiare le conseguenze, in molti ambiti privati e pubblici. Per questo l’uso della lingua è uno dei terreni di battaglia principali nella lotta per i diritti delle donne. Non è un impegno futile, uno spreco di energie. Le parole che usiamo non riflettono solo lo status

quo, costituiscono l’impalcatura del pensare collettivo. Gli apprezzamenti urlati per strada, le battute e i termini sessisti, il linguaggio che racconta il corteggiamento come un gioco di conquista tutto al maschile, fenomeni che le attiviste spesso denunciano, non sono un problema individuale, né semplicemente i sintomi di una cultura antiquata e pericolosa. Sono i mattoni che la tengono in piedi. Come ha spiegato Iris Marion Young, una delle più importanti filosofe politiche degli ultimi cinquant’anni, le diseguaglianze sono sempre anche il risultato di milioni di interazioni quotidiane, da nulla, e di una cultura che legittima e rende invisibile l’ingiustizia. Per porre fine alla violenza contro le donne occorre passare anche dalle parole. 50&Più | gennaio 2024

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Il terzo tempo

È FONDAMENTALE INVESTIRE NELLA SANITÀ PUBBLICA ANCHE PER CONTRASTARE LE TRUFFE AGLI ANZIANI di Lidia Ravera

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l telefono squilla, il telefono di casa, quello che non squilla quasi mai perché ormai i cellulari l’hanno soppiantato. Olivia afferra la cornetta già un po’ preoccupata. Al suo “Pronto chi parla” una voce risponde con un “È lei la signora Olivia X? Sono Carmine Y, non si ricorda di me? Sono l’avvocato amico stretto della vostra nuora, sono quello che le ha fatto avere quel bel rimborso per l’incidente di motorino di vostra nipote, Marta. Eh, si ricorda?” Olivia non ricorda. Sua nipote non si chiama Marta, bensì Maria Luisa. E sua nuora non le ha mai presentato un avvocato. Eppure Olivia resta in ascolto, e non dice “Lei chi è”, non dice che non esiste nessuna Marta. Non dice che non c’è stato nessun incidente di motorino, fra l’altro Maria Luisa ha 11 anni e in motorino, per fortuna, ancora non ci va. Non dà corpo a nessuna delle sue perplessità, però, Olivia, perché

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ha ottantatré anni, è soggetta a vuoti di memoria frequenti, di cui - chissà perché - si vergogna come una studentessa impreparata. E ha imparato a far finta di ricordare. Lo sconosciuto Carmine le impasta tutta una storia sul suo nipote più grande che avrebbe messo sotto con la macchina un ciclista, non si sarebbe fermato a soccorrere la vittima e sarebbe al momento in stato di fermo e il fermo si sarebbe trasformato in arresto se nessuno avesse pagato il silenzio dell’investito, che stava al momento in ospedale. «Mio nipote Matteo?», chiede sbalordita Olivia. «Matteo, sì certo, proprio lui». Il nome gliel’ha fornito lei su un piatto d’argento, ma non ci fa caso. Tutto le sembra improvvisamente reale, perché Matteo, che ha la patente da due anni, incidenti ne ha già fatti tre, così quando Carmine le chiede di fargli avere cinquemila euro, Olivia va in banca e li preleva.

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Poi si reca, dominando l’ansia, all’incontro con questo strano avvocato nel bar vicino alla banca. È un puro colpo di fortuna che, proprio in quel momento, un attimo prima dell’incontro fatale con versamento di soldi, proprio in quel bar Giorgia, la nuora di Olivia, stia prendendo un caffè con un’amica. Olivia trasecola: «E tu te ne stai qua a chiacchierare mentre Matteo sta in un guaio?». Giorgia si fa raccontare tutto. Carmine che è appena fuori dalla porta a vetri le vede confabulare e si allontana di qualche passo. Giorgia si fa dare da Olivia la busta col danaro e chiama i carabinieri. Lieto fine, questa volta. Cioè, non così lieto: Olivia quella notte non ha dormito, ha pianto. Si è sentita stupida, incapace di vivere, infantile. Ha pensato che da quando è morto suo marito, il mondo le fa paura, le fanno paura gli altri, le pare di non essere più in grado di gestire la relazione con loro. Sono dunque tutti cattivi? Suo figlio e sua nuora hanno cercato di consolarla. Le hanno detto che è una dei tanti, delle tante, dei troppi anziani raggirati. Il crimine è particolarmente disgustoso perché approfitta di due sentimenti: l’amore per i nipotini, la solitudine. E conta sullo smarrimento, sull’ingenuità, sull’ansia, sul bisogno di sentirsi utili. Ai figli, ai figli dei figli. La longevità, coniugata con la crescita zero, ha trasformato l’Italia in un Paese di vecchi. E le truffe che raggirano e derubano gli anziani sono in crescita esponenziale. Sono in crescita i costi della sanità, perché il 23,8% degli italiani ha più di sessantacinque anni. Perché la vita dura, ormai, 86 anni per le donne e poco meno per gli uomini. E purtroppo, quando si invecchia, il corpo, quasi sempre, presenta il conto. Dovrebbero esserci Case della Salute sparse

ovunque, in ogni quartiere. Dovrebbero lavorarci giovani medici e infermiere e infermieri che hanno seguito corsi di specializzazione psicologica, che sanno sorridere e ascoltare, consigliare e sconsigliare, e soprattutto instancabilmente - spiegare. Perché è terribile essere messi a confronto con il mistero del corpo, senza nessuno strumento di giudizio, ti porta ad ingigantire un piccolo dolore, a immaginare il peggio, senza altra competenza che la paura. A pensarti spacciata quando hai un piccolo risolvibile problema. Sarebbe fondamentale investire, in questo momento, nella sanità pubblica, in una sanità capillare e mirata, plasmata sulle necessità anche psicologiche di questa silenziosa vessata maggioranza: i vecchi. Se fossero lasciati meno soli, sarebbero anche capaci di non farsi truffare. Se fosse meno disprezzata, stigmatizzata e temuta, questa fase della vita (perché si tratta di una fase della vita e non di una punizione) non inviterebbe i peggiori ad approfittarsene. “La più grave patologia della vecchiaia è l’idea che se ne ha”, scriveva il grande James Hillman. Ed è vero. Bisogna partire da lì, influenzare l’immaginario collettivo positivamente, cambiare l’immagine stereotipata della vecchiaia, rinnovarla. Chiarire una volta per tutte che le persone anziane non sono una manica di rimbecilliti che cascano in qualsiasi trappola. Ci sarebbero meno truffe se ci fosse meno disprezzo, meno automatismi denigratori, meno svalutazione. Siete d’accordo?

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Per scrivere a Lidia Ravera

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Anni possibili

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LE CURE DELL’ANZIANO MONDI POSSIBILI MA DIFFICILI DA REALIZZARE

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di Marco Trabucchi

on un mondo possibile, ma un mondo che potrebbe essere possibile. Mi riferisco all’incendio dell’ospedale di Tivoli con i suoi morti, alle attese lunghissime nei pronto soccorso denunciate dai cittadini, alle ripetute dimostrazioni di scarsa attenzione verso gli anziani da parte dei servizi sanitari, ad ogni livello. Invece i vecchi, qualsiasi sia la loro età e la condizione di salute, avrebbero diritto (soggettivamente e oggettivamente) ad accedere a un sistema sanitario in grado di ridurne la sofferenza, di limitare la perdita di autosufficienza, rispettandone allo stesso tempo la dignità e la libertà. Perché questo “mondo possibile” è ancora così lontano da realizzarsi? Perché l’anziano ammalaÈ possibile pensare alla costruzione di mondi possibili purché tutti ad ogni livello sentano l’impegno etico e professionale a cambiare le cose, ciascuno per la sua parte

to non può essere trattato all’interno di un mondo che lo protegge, lo accompagna, si preoccupa di conservarne la serenità? La gran parte delle risposte si sofferma sulla mancanza di finanziamenti sufficienti per fornire cure adeguate. Però mi sottraggo a questo luogo comune, che rimanda sempre ad altri la responsabilità di quanto non è fatto bene; il primo motivo del dissenso si fonda sul convincimento che sia tempo per gli operatori sanitari di assumere un pezzo di responsabilità personale per il malfunzionamento delle strutture; il secondo perché un’attenta analisi delle problematiche dei finanziamenti dimostrerebbe che vi è una montagna di soldi non spesi in vari settori della sanità (ignavia da parte della diade politica-burocrazia?). È quindi possibile pensare alla costruzione di mondi possibili purché tutti, ad ogni livello, sentano l’impegno etico e professionale a cambiare le cose, ciascuno per la sua parte, andando avanti anche da solo, se necessario, per raggiungere un obiettivo (in molti casi l’attesa di un accordo allargato su metodi e obiettivi crea condizioni paralizzanti). Chi mi potrebbe dare una

dignitosa giustificazione per il cumulo di immondizia accanto all’ospedale di Tivoli? Se il direttore generale dell’azienda avesse avuto un minimo di amore per il suo lavoro, avrebbe trovato il modo per rimuovere la montagna di sporco. Con un po’ di “amore” (mi riferisco al gusto di fare le cose bene, semplicemente, subito, senza necessariamente tirare in ballo le grandi motivazioni, pur importantissime, come il dovere di proteggere la vita dei cittadini!) avrebbe trovato il modo per risolvere il problema. Come faceva ogni mattina a passare accanto all’odore e alla vista delle immondizie senza sentirsi menomato nella sua personale dignità? E come faceva a dormire di notte sapendo che nell’ospedale il sistema antincendio non funzionava? Se nessuno aveva queste attenzioni per la salute dei cittadini, è chiaro che si lascia andare avanti un mondo dove le possibilità di una vita buona per tutti erano ridotte. Qualcuno potrebbe pensare che le mie considerazioni siano fuori dal mondo, perché il mondo non girerebbe nella direzione che ho cercato di delineare. Ma allora come possiamo pensare di costruire mondi possibili per i cittadini di ogni età? Sono, invece, convinto che, per quanto difficile da realizzare, sia possibile vivere in un mondo dove l’anziano è aiutato ad affrontare le difficoltà, cercando quando possibile di evitarle e di ridurne il danno alla qualità della sua vita o alla vita stessa.

PARLIAMONE Per scrivere a Marco Trabucchi posta - C/O Redazione 50&Più via del Melangolo, 26 - (RM) fax - 066872597 email - redazione@50epiu.it 50&Più | gennaio 2024

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Effetto Terra

ABBANDONIAMO I FOSSILI LO DICONO 196 PAESI di Francesca Santolini

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iciamocelo, fino all’ultimo momento nessuno ci sperava davvero che la Conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (COP28) più controversa della storia dei negoziati climatici terminasse con un Accordo da molti definito “storico”. Per la prima volta in una Conferenza sul clima si parla di superamento delle fonti fossili, mettendo nero su bianco in un documento multilaterale dell’Onu, sottoscritto da 196 Paesi, la parola Transitioning away,

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abbandono delle fonti fossili. Certamente si tratta di una formula più sfumata rispetto a quella voluta da un fronte di centoventi Paesi che andava dall’Europa agli Stati più vulnerabili: il phase out dai combustibili fossili e cioè l’eliminazione. Più sfumata, ma pur sempre nella stessa direzione, e cioè la fine della dipendenza dalle fonti fossili. E la notizia è stata proprio questa: è stato trovato un accettabile compromesso a COP28. E pensare che i negoziati erano partiti decisamente in salita. Gli Emirati, che

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Dopo trecento ore di negoziati serratissimi e una serie di turbolenze molto violente, alla fine in pochi minuti i delegati hanno votato un documento che ci porterà fuori dall’era dei combustibili fossili

Dubai, Cop28 - Chiusura della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. In foto il presidente di Cop28 il sultano Ahmed Al Jaber

ospitavano la Cop, sono un Paese che vive di petrolio e gas: Dubai è il settimo produttore di petrolio al mondo e il quinto per riserve di gas. E a guidare il negoziato è stato il sultano Al Jaber, in veste sia di presidente della Cop (quindi capo diplomatico, arbitro della partita) che di Ceo di Adnoc, azienda petrolifera di stato (quindi giocatore della partita). Un conflitto di interessi problematico che non lasciava presagire niente di buono per il futuro del clima e per tutti noi. Eppure dopo trecento ore di negoziati serratissimi e una serie di turbolenze molto violente, alla fine in pochi minuti i delegati hanno votato un documento che ci porterà fuori dall’era dei combustibili fossili. Perché se per anni è stata la scienza a ricordarci che

il clima è un problema di combustibili fossili e che si risolve partendo da questi, da oggi questo è patrimonio di tutta la comunità umana. E l’inizio della fine dell’era dei combustibili fossili è cominciato sotto la guida di un Paese produttore di petrolio e di gas (sempre più spesso la realtà supera di gran lunga la fantasia…). Certo, non saranno tutte “rose e fiori”, come per ogni dipendenza, sarà una fine lunga, annacquata, piena di contraddizioni ma, da questo punto di vista, possiamo definirlo un risultato storico. Uno dei punti più importanti di questo Accordo è quello sulla cornice temporale: non c’è più solo una blanda e pericolosa formulazione sul 2050, come nelle prime bozze, quelle che strizzavano l’occhio ai petrolieri dell’Opec, ma l’invito a intervenire nel corso di questo decennio “critico”, come chiesto dalla comunità scientifica per non sprecare l’ultima finestra di opportunità per contenere la crisi climatica entro limiti gestibili. Il testo riconosce che per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C senza alcun superamento o con un superamento limitato, servono riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni globali di gas serra: del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035 rispetto al livello del 2019, raggiungendo così lo zero netto di emissioni di anidride carbonica entro il 2050. Altro punto chiave del testo è il riconoscimento della necessità di triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e di raddoppiare il tasso medio globale annuale dei miglioramenti dell’efficienza energetica entro il 2030.

Va ricordato che in queste conferenze gli impegni non sono vincolanti, ma una semplice dichiarazione di intenti dei Paesi che partecipano a COP 28, da perseguire su base volontaria, dato che il testo sul Global Stocktake, il bilancio globale, si limita ad invitare le parti a una serie di azioni. Invitare, non altro. Non ci sono obblighi. E in ogni caso l’aggiornamento degli obiettivi e cioè degli NDC, gli impegni volontari nazionali, sarà fatto solo nel 2025. Quindi, con calma. Ma almeno una strada è tracciata e se il valore legale del testo è scarso, quello politico è immenso. La notizia di un patto stretto, di fronte all’opinione pubblica del mondo, per l’abbandono dei combustibili arriverà sulle scrivanie di amministratori delegati, funzionari, leader di ogni nazione, creando una pressione che andrà a frenare lo sviluppo di gas, carbone e petrolio, oggi incompatibili con gli obiettivi climatici. “A prova di futuro”, è così che in questa COP28, i grandi della Terra hanno deciso di reinventare il ventunesimo secolo, il secolo del cambiamento climatico. Con la consapevolezza che essere “a prova di futuro” significa avere una visione di lungo termine e la responsabilità di agire per i diritti delle future generazioni.

PARLIAMONE Per scrivere a Francesca Santolini posta - C/O Redazione 50&Più via del Melangolo, 26 - (RM) fax - 066872597 email - redazione@50epiu.it 50&Più | gennaio 2024

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Periscopio

I ROBOTAXI GUIDANO IL CAMBIAMENTO

a cura di Dario De Felicis

San Francisco (Usa), un robotaxi in fase di test

Non hanno conducenti e favoriscono la riduzione di gas serra. La scommessa di San Francisco per rendere la città più pulita e innovativa tra benefici ambientali e dibattiti sociali Negli Stati Uniti sta iniziando una piccola rivoluzione che potrebbe cambiare per sempre il concetto di trasporto pubblico. Il consiglio comunale di San Francisco, già nel 2020, ha avviato una serie di processi normativi per prevedere la circolazione di soli taxi elettrici entro il 2025. Questa politica è stata accolta fin da subito con favore dalle associazioni ambientaliste che hanno elogiato la città per il suo impegno a ridurre le emissioni di gas serra, promuovendo una transizione verso una mobilità sostenibile e innovativa. Michael Schneider, direttore esecutivo della Clean Air Coalition of San Francisco (ONG che si occupa di promuovere la qualità dell’aria) ha detto: «Questa è una grande vittoria per l’ambiente. I taxi elettrici sono una soluzione pulita e silenziosa ai 18

problemi di inquinamento atmosferico e rumore urbano». Quelli che sono stati ribattezzati “robotaxi” sono i primi veicoli pubblici al mondo a guida autonoma poiché usano camere e sensori per raccogliere informazioni sulla strada e un software per gestirle e manovrare il veicolo. Non hanno bisogno di un conducente umano, ma - per sicurezza - possono essere monitorati da remoto in caso di emergenza. Naturalmente la diffusione di veicoli elettrici richiede la creazione di un’adeguata infrastruttura di ricarica, cosa che San Francisco sta facendo con l’installazione di circa 2.000 nuove colonnine di ricarica. Eppure, non tutti sono convinti di questa rivoluzione green. Molte persone ancora non si fidano dei veicoli senza conducente, soprattutto in città trafficate e complesse

come San Francisco, e anche se in numero inferiore rispetto ai mezzi a guida umana, questi taxi sono ancora soggetti a incidenti. I robotaxi, inoltre, raccolgono una grande quantità di dati sui passeggeri (che accedono al servizio tramite app) e potrebbero essere utilizzati per scopi di marketing o di sorveglianza. In ultimo, c’è chi è contrario a questo cambiamento perché l’introduzione di auto pubbliche che viaggiano in autonomia potrebbe portare alla disoccupazione dei conducenti di taxi tradizionali. Che si decida di abbracciare il futuro o che si nutra diffidenza verso l’innovazione, i taxi elettrici di San Francisco sono una realtà in rapida evoluzione, con una lunga lista di vantaggi ecologici ma anche sfide per il lavoro, i trasporti e la sicurezza dei cittadini.

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In giro per il mondo

DORMENDO S’IMPARA Il cervello è più attivo quando si dorme. Durante il sonno in fase REM, le onde cerebrali sono simili all’attività cerebrale vigile e contribuiscono a sogni e apprendimento. Svolgendo processi cruciali per la salute mentale e la funzionalità cognitiva, queste onde migliorano le prestazioni al risveglio.

A PROPOSITO DI... NUMERI RECORD

INGEGNERI ANTE LITTERAM I Romani svilupparono un tipo di cemento chiamato opus caementicium, molto più resistente rispetto ai materiali precedentemente utilizzati. Costituito da una mescolanza di malta e pietre grezze spezzate, questo materiale permise loro di costruire edifici di dimensioni e altezze impressionanti, come il Pantheon. www.news.mit.edu

www.sleepfoundation.org

RICICLARE UN SEGNO DI CIVILTÀ

UN GESTO NOBILE In Svezia, i donatori di sangue sono informati tramite sms quando il loro plasma viene usato per aiutare qualcuno. Questo serve a farli sentire apprezzati e a motivarli a donare ancora. L’atteggiamento positivo verso la donazione di sangue è sostenuto da campagne educative e dalla presenza di molti centri di raccolta organizzati in tutto il Paese.

PERICOLO IN ATTIVITÀ

Il più alto vulcano attivo del mondo è l’Ojos del Salado, in Cile, e ha due cime: la più alta raggiunge i 6.893 metri di altezza.

Il Giappone ha un sistema di smaltimento rifiuti molto efficace. I rifiuti combustibili vengono polverizzati e i fumi filtrati. La cenere che ne rimane viene aggiunta alle miscele di cemento per la costruzione di edifici e infrastrutture. L’attenzione per l’ambiente si manifesta con una raccolta differenziata molto precisa.

www.everplans.com

www.recyclist.co

LA FORZA DELLE DONNE RIVOLUZIONARIE

IL PADRE DI TUTTI GLI SMARTPHONE

Le donne ebbero un ruolo significativo nella Rivoluzione francese. Molte di loro guidarono manifestazioni, firmarono petizioni e parteciparono attivamente alla politica. Nel 1793 - durante il periodo noto come “Il Terrore” - alcune formarono anche i “Club delle Donne” per promuovere i loro interessi politici.

Il primo telefono cellulare - chiamato DynaTAC 8000X - pesava circa 1,5 kg e misurava 22,8 cm di lunghezza. Creato nel 1973 da Martin Cooper, un ingegnere americano che lavorava per Motorola, il DynaTAC era un dispositivo molto costoso: venduto a circa 3.995 dollari, aveva un’autonomia di 30 minuti.

www.thoughtco.com

IL MAGHETTO PIÙ FAMOSO

La saga di “Harry Potter”, scritta da J.K. Rowling e composta da 7 libri, ha venduto più di 500 milioni di copie in tutto il mondo.

www.cultura.biografieonline.it

IN NUMERI - LE PASSWORD PIÙ UTILIZZATE NEL MONDO Usiamo password per accedere alla posta elettronica, alle utenze domestiche online, alle piattaforme di streaming e ad altre piattaforme protette da credenziali. Tendiamo, pertanto, in fase di registrazione a un servizio, di creare chiavi di accesso semplici e intuitive (forse anche troppo). Secondo una ricerca del portale Safety Detectives, milioni di password sono troppo prevedibili e rischiano di essere hackerate in meno di un secondo. La classifica delle prime 4 non lascia spazio a molti dubbi.

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Personaggi

GIORGIO COLANGELI «OGGI SI RACCONTA MOLTO, MA SI ASCOLTA TROPPO POCO» Diviso fra teatro, cinema e televisione, è stato interprete di ruoli spesso complessi, come quello di ‘sor Ottorino in ‘C’è ancora domani’. A 50&Più svela i suoi impegni lavorativi attuali e futuri di Giulia Bianconi

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ue anni fa ha recitato a memoria la Divina Commedia in uno spettacolo eroico. Fino a febbraio sarà in tournée teatrale nei panni di Benedetto XVI nello spettacolo I due Papi (l’altro, Bergoglio, è Mariano Rigillo), mentre si gode il successo di C’è ancora domani di Paola Cortellesi. Prossimamente arriverà nelle sale come protagonista di Castelrotto, diretto da Damiano Giacomelli e presentato all’ultimo Torino Film Festival. Giorgio Colangeli, romano, 74 anni, un David di Donatello da non protagonista per L’aria salata e un Nastro d’argento per La cena, racconta a 50&Più il suo lavoro di attore tra cinema, teatro e tv, fatto di fatica e soddisfazioni, e personaggi di una certa maturità e complessità. Colangeli, si aspettava il risultato clamoroso di C’è ancora domani? Non se lo aspettava nessuno, neanche Paola. Spesso il cinema d’autore è troppo cerebrale e intellettuale, questo film, invece, sa essere popolare e di grande comunicazione e questo è piaciuto al pubblico. C’è stata un’importante risposta da parte degli spettatori per un film che ha fun20

zionato anche grazie al passaparola e che fa bene all’industria. Lei interpreta Sor Ottorino, un patriarca dispotico e livoroso. Io sono un orco in una favolona in bianco e nero. Per interpretarlo l’ho abbracciato e non giudicato. In questa commedia si ride di cose serie, compresa la violenza. È una pellicola che ci dà un’indicazione del limite culturale che viviamo oggi con il politicamente corretto. In un film drammatico un personaggio così non ci sarebbe stato. Qui è possibile e significativo, eppure la satira ha le ali tarpate, quando non dovremmo auto-censurarci. Il prossimo anno la vedremo protagonista di Castelrotto, un revenge movie sulle fake news dove interpreta Ottone, ex cronista locale e maestro elementare in pensione, che approfitta di un misterioso incidente nel paese per vendicarsi di un vecchio torto subito. Mi hanno affascinato la scrittura di questo film e questo personaggio che sa essere diretto, pur compiendo azioni sbagliate. Ha un’onestà intellettuale. Crea una falsa verità, ma poi si pente e fa ammenda pubblica, anche se poi scopriremo un’ulterio-

FOTO @CLAUDIOIANNONE_HD-CAD-558

re verità. Ottone è stato un maestro elementare e io ho fatto il Teatro Ragazzi per diversi anni, questo mi ha legato a lui. Credo che la forza più grande del film stia nel racconto e in una storia che gioca con la verità. Oggi si racconta molto, ma si ascolta troppo poco? Si racconta, anche troppo. Purtroppo, è diventato impopolare ascoltare, quando è in realtà fondamentale. I social e internet hanno autorizzato un’autorialità diffusa, senza ragionare troppo sul destinatario. Viviamo in un mondo di comunicazione unilaterale, quando bisognerebbe pensare di più a chi ci ascolta o ci guarda. La mancanza di un interlocutore può generare anche delle fake news. Ottone è più un uomo che è stato lasciato solo o che ha deciso di esserlo?

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Sopra, Giorgio Colangeli con Valerio Mastandrea in una scena del film “C’è ancora domani”

È stato una persona socievole, poi quello che è accaduto alla nipote ha cambiato tutto. E lo ha portato a fare il vuoto intorno a sé. Si è sentito responsabile di quello che è successo alla ragazza, ma ora cerca di scaricare le colpe sugli altri, cercando qualcuno di cui vendicarsi. Nel film si racconta anche una specie di solitudine pubblica che si vive in provincia. A Roma Ottone avrebbe vissuto una solitudine diversa. Lui sente che c’è una socialità intorno a lui, che vibra una comunità, ma comunque ha scelto di

rimanere solo. Oggi cosa le interessa raccontare? Mi piacciono i personaggi complessi come Ottone. Cerco ruoli che sembrano una cosa e poi ne sono un’altra, oppure che cambiano in un percorso di crescita. Personaggi così ci invitano anche alla tolleranza perché sono imprevedibili. Quello che vediamo è un’apparenza e prima di emettere un giudi-

«La terza età è una fase della vita in cui hai immagazzinato una certa esperienza e maturità che vale la pena raccontare» 50&Più | gennaio 2024

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Personaggi

zio dobbiamo dargli il tempo di venire fuori. Il cinema può dare più possibilità di raccontare la maturità della vita? Il cinema d’autore dovrebbe guardare al passato per pensare al futuro. La terza età è una fase della vita in cui hai già immagazzinato una certa esperienza e maturità e che vale la pena sicuramente raccontare. Oggi, invece, l’audiovisivo commerciale e televisivo punta troppo sui teen con protagonisti adolescenti. Ora è a teatro, in giro per l’Italia, con I due Papi, uno spettacolo sul complesso rapporto tra Joseph Ratzinger e Jorge Mario Bergoglio, appena prima delle dimissioni di Benedetto XVI e della successiva elezione di papa Francesco nel 2013. Come sta andando? C’è una risposta positiva da parte del pubblico a un’opera teatrale scritta da Anthony McCarten, che è diventata quattro anni fa anche un film. È una commedia di due ore che riesce a comunicare le emozioni dei 22

due personaggi attraverso i dialoghi e i racconti. La parola può essere più suggestiva ed emotiva delle immagini. Farà ancora la Divina Commedia? La ripasso continuamente, ma non so se sarà possibile riproporla nella sua versione integrale. È stata un’esperienza immensa e una grande fatica

condivisa con il pubblico. Non è semplice sentire sedici, diciassette canti a spettacolo. I primi sei del Purgatorio mi capita di farli ancora nelle scuole con un accompagnamento musicale. In una vita in cui facciamo di tutto per raggiungere la comodità, le cose scomode fortunatamente continuano ad affascinare.

In alto, l’attore nei panni di Benedetto XVI nella commedia “I due Papi” Sopra, in una scena del film “Castelrotto”, presentato al Torino Film Festival 2023

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Informazione pubblicitaria

Ecco spiegato perché non dovreste ignorare questi sintomi

DIARREA, DOLORI ADDOMINALI, FLATULENZA? I disturbi intestinali ricorrenti come diarrea, dolori addominali, flatulenza e costipazione possono limitare la vita di chi ne è affetto. Un prodotto come Kijimea Colon Irritabile PRO può costituire un aiuto.

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olte persone soffrono spesso di disturbi intestinali quali diarrea, dolori addominali, flatulenza o stitichezza. Se i sintomi si ripresentano regolarmente, potrebbe trattarsi della cosiddetta sindrome dell’intestino irritabile. Un prodotto come Kijimea Colon Irritabile PRO (in farmacia) può essere d’aiuto. Si ritiene che una barriera intestinale danneggiata sia spesso la cauAgente patogeno

sa dei disturbi intestinali cronici. Anche i più piccoli danni alla barriera intestinale sono infatti sufficienti per permettere agli agenti patogeni e alle sostanze nocive di penetrare attraverso la barriera: questi provocano l’irritazione del sistema nervoso enterico e generano infiammazioni. Le conseguenze sono molteplici: diarrea ricorrente, spesso accompagnata da dolori addominali, flatulenza e a volte costipazione. B. bifidum HI-MIMBb75

A partire da questi presupposti è stato sviluppato Kijimea Colon Irritabile PRO. I bifidobatteri del ceppo HI-MIMBb75, contenuti in Kijimea Colon Irritabile PRO, aderiscono alle aree danneggiate della barriera intestinale: possiamo immaginarli come un cerotto su una ferita. L’idea: al di sotto di questo cerotto, la barriera intestinale può rigenerarsi e i disturbi intestinali possono attenuarsi. Kijimea Colon Irritabile PRO potrebbe quindi offrire un aiuto a chi soffre di disturbi intestinali ricorrenti, come diarrea, dolori addominali, flatulenza e stitichezza.

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Europa

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pportunità o limite? Per tutti o solo per alcuni? Se spostiamo lo sguardo e la prospettiva, la tecnologia oggi incarna sempre più questi estremi. Da una parte, offre numerosi e indiscutibili vantaggi, come quello di migliorare la comunicazione e l’ingresso ai servizi pubblici (compresi quelli sanitari e di assistenza sociale); dall’altra, però, non sempre è di facile accesso, né immediata e comprensibile. Quest’ultimo aspetto, spesso in secondo piano, rivela i problemi che possono nascere da una digitalizzazione sempre più diffusa e veloce della nostra società. Non tutte le persone, infatti, hanno pari motivazione, opportunità e competenze quando si tratta di sfruttarne i vantaggi. Inoltre, il digital divide - come viene definito il divario che può ma-

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LE PERSONE ANZIANE E LA SOCIETÀ DIGITALE UNA QUESTIONE DI DIRITTI Solo una persona su quattro, con un’età compresa tra i 65 e i 74 anni ha competenze digitali di base Questo rappresenta un ostacolo per l’uso di servizi essenziali e rischia di minare l’esercizio di diritti fondamentali, come l’accesso all’assistenza sanitaria e alle pensioni di Valerio Maria Urru nifestarsi tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione e chi ne è escluso, in modo parziale o totale - tende a crescere con l’età anagrafica, isola e crea distanza fra le fasce di popolazione.

A evidenziare i rischi di una tecnologia più “espulsiva” che “inclusiva” per i senior ci ha pensato l’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea per i Diritti Umani, ovvero Diritti fondamentali delle persone anziane:

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garantire l’accesso ai servizi pubblici nella società digitale, secondo cui nei 27 Stati membri dell’Unione solo il 25% dei cittadini tra i 65 e i 74 anni (una persona su quattro, quindi) può vantare le cosiddette competenze digitali “di base”. I dati contenuti nel rapporto hanno acceso i riflettori su un problema concreto: la “disuguaglianza digitale”. A lungo andare questa può inasprire le disparità sociali tra coloro che non hanno accesso a Internet o non hanno sviluppato sufficienti abilità digitali. Queste ultime, con il supporto di strumenti tecnologici aggiornati, sono ormai la chiave d’ingresso per poter partecipare alla vita pubblica, come sottolinea l’Agenzia Europea. Consultazioni e discussioni politiche si svolgono ormai sempre più online, con il rischio che le persone anziane non possa-

no esercitare i propri diritti civili e politici. Da un lato, quindi, c’è la popolazione europea che sta invecchiando sempre più: dagli Anni ’50 del secolo scorso, gli Stati Membri dell’UE - anche se con velocità variabili di Paese in Paese - hanno iniziato a sperimentare un progressivo invecchiamento demografico. Se nel 2001, il 16% dei cittadini nell’UE aveva 65 anni o più, circa vent’anni dopo, nel 2020, questa percentuale è salita al 21% e nel 2050 dovrebbe toccare quasi il 30% in media. Dall’altro, invece, c’è una società sempre più legata alla tecnologia che, almeno negli ultimi vent’anni, ha visto i servizi digitali diventare fondamentali nella vita quotidiana, nelle amministrazioni e nei servizi pubblici. È anche il motivo per cui il “Decennio Digitale Europeo” (2020-2030), così si chiama il programma promosso dall’UE per una transizione tecnologica inclusiva che non lasci indietro nessuno, ha fissato degli obiettivi per garantire che i diritti fondamentali e sociali siano rispettati online e offline. Tra questi - oltre a infrastrutture digitali sostenibili, trasformazione digitale delle imprese e digitalizzazione dei servizi pubblici - c’è quello di una popolazione digitalmente qualificata, indipendentemente dall’età. Nell’UE, tra il 2011 e il 2021, la percentuale di persone con età compresa tra i 55 e i 74 anni che hanno utilizzato Internet nei 12 mesi precedenti è passata dal 42% al 78%. I progressi sono stati tangibili, eppure il divario digitale resiste e l’Agenzia Europea per i Diritti Umani ha evidenziato come la legislazione dei Paesi dell’Unione non sempre affronti in modo diretto il rischio di esclusione. In linea generale, gli Stati Membri garantiscono il principio di non discriminazione nelle loro

costituzioni o leggi fondamentali. Ci sono due modi fondamentali con cui affrontano la parità di accesso ai servizi pubblici che stanno subendo la digitalizzazione: attraverso leggi generiche di e-government o attraverso leggi particolari. E l’Italia? Al di là di garantire una parità di accesso, il nostro Paese - insieme a Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Slovacchia e Slovenia - è uno dei sei Stati Membri che sta affrontando il rischio di esclusione digitale delle persone anziane attraverso misure e politiche concrete. Lo fa con l’iniziativa nazionale “Repubblica Digitale”, con cui promuove lo sviluppo di programmi di apprendimento permanente contro il divario digitale. Inoltre, riconosce e premia tutti i soggetti interessati alla diffusione di competenze digitali volte a rafforzare l’inclusione tecnologica.

Il rapporto Diritti fondamentali delle persone anziane: garantire l’accesso ai servizi pubblici nella società digitale ha evidenziato una notevole ‘disuguaglianza digitale’ tra gli over 65. Una situazione che, nel tempo, potrebbe inasprire le disparità sociali tra coloro che non hanno accesso a Internet o hanno insufficienti abilità digitali. 50&Più | gennaio 2024

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Anniversari Fulvia Colombo prima annunciatrice Rai

“SIGNORE E SIGNORI, BUONASERA” SETTANT’ANNI FA NASCEVA LA TELEVISIONE ITALIANA Il 2024 celebra il doppio anniversario del servizio pubblico 100 anni di radio e 70 del piccolo schermo. Un viaggio nella storia dei mass media che hanno unito il nostro Paese di Anna Costalunga È il 3 gennaio 1954, quando la voce di Fulvia Colombo legge - davanti a pochi privilegiati - il messaggio inaugurale delle prime trasmissioni televisive, rigorosamente in bianco e nero. Il successo è strepitoso, tanto che gli abbonati passeranno dagli 88mila di quell’anno agli oltre 4 milioni del 1963, in pieno boom. La prima televisione dedica molto spazio all’educazione e all’informazione e l’intrattenimento è relegato al venerdì sera. Negli anni del miracolo economico l’Italia è ancora un paese rurale, nel quale solo 26

1 italiano su 5 parla correttamente la lingua e molti sono ancora analfabeti. Il ruolo della televisione diventa dunque quello di “alfabetizzare” la società. Nasce così “Non è mai troppo tardi”, il programma che dal 1960 al 1968 insegna a migliaia di italiani a leggere e a scrivere attraverso le lezioni in diretta condotte dal maestro Alberto Manzi. La nascita della televisione italiana segue di qualche anno l’avvento della radio. Anche in questo caso è una voce femminile, quella di Maria Luisa Boncompagni, a leggere lo storico

annuncio: “URI, Unione Radiofonica Italiana. 1-RO: Stazione di Roma. Lunghezza d’onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera. Sono le ore 21.00 del 6 ottobre 1924”. La programmazione iniziale è ancora scarna, per lo più si trasmettono musica operistica e da camera, accompagnate da un bollettino meteorologico e dalle notizie della Borsa. Del resto il ristretto pubblico di ascoltatori (nell’Italia degli anni Venti un apparecchio costava circa 3.000 lire quando il reddito medio annuo non superava le 1.000 lire) era inizialmente interessato più all’aspetto tecnologico del mezzo che non ai programmi veri e propri. Ma i tempi cambiano: nel 1933 si diffonde la Radiorurale, un ricevitore a prezzo imposto e con caratteristiche standard per la diffusione della radio in ambienti collettivi, soprattutto nelle zone rurali delle bonifiche agrarie. L’apparecchio è acquistabile solo dagli enti governativi e dagli istituti scolastici o assegnato per donazione agli stessi. Più di tre milioni di scolari si appassionano alle trasmissioni radiofoniche che diffondono la conoscenza della lingua italiana. Da quel momento la giovane radio conquista un pubblico sempre più numeroso interessato a divertimento, cultura e informazione. Nell’era della trasformazione digitale e delle trasmissioni on demand, si guarda oggi alla vecchia Radio Tv, - per anni quasi “una di famiglia” - con un misto di tenerezza e nostalgia. Pur tra le polemiche - prima fra tutte l’accusa di diffusione dei consumi di massa - non si può ignorare il merito di un servizio pubblico che (parafrasando D’Azeglio), fatta l’Italia ha certamente contribuito a fare gli italiani. Senza, sarebbe stato difficile omologare in breve tempo i costumi, la lingua e la visione comunitaria di una popolazione uscita dalla Guerra ancora divisa per tradizioni, usi e dialetti.

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Ricerche

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sonnambuli ciechi dinanzi ai presagi. È questa la fotografia dell’Italia e degli italiani che il Centro Studi Investimenti Sociali (Censis) fornisce sull’anno 2023. Al centro del 57° Rapporto troviamo i timori degli italiani, le priorità, e ancora dati su occupazione e turismo. I ricercatori evidenziano come alcuni processi economici e sociali, largamente prevedibili nei loro effetti, sembrano rimossi dall’agenda collettiva del Paese. “La società italiana sembra affetta da sonnambulismo, precipitata in un sonno profondo del calcolo raziocinante che servirebbe per affrontare dinamiche strutturali dagli esiti funesti. Nel 2050 l’Italia avrà perso complessivamente 4,5 milioni di residenti (come se le due più grandi città, Roma e Milano insieme, scomparissero)” si legge ancora nel documento pubblicato lo scorso dicembre. Come saranno gli anziani di domani Gli anziani rappresentano oggi il 24,1% della popolazione complessiva e nel 2050 saranno 4,6 milioni in più con un peso del 34,5%, saranno sempre più senza figli e più soli. Il numero medio dei componenti delle famiglie scenderà da 2,31 nel 2023 a 2,15 nel 2040. Le coppie con figli diminuiranno fino a rappresentare nel 2040 solo il 25,8% del totale, mentre le famiglie unipersonali aumenteranno fino a 9,7 milioni (il 37,0% del totale). Di queste, quelle costituite da anziani diventeranno nel 2040 quasi il 60% (5,6 milioni). Nel 2021 gli anziani con gravi limitazioni funzionali erano 1,9 milioni: il 13,7% del totale degli anziani e il 63,1% del totale delle persone con limitazioni in Italia. Secondo le stime, nel 2040 il 10,3% degli anziani continuerà ad avere problemi di disabilità. Rimane quindi sul tappeto la questione ineludibile del bisogno assistenziale legato agli effetti epidemiologici dell’invecchia-

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CIECHI DINANZI AI PRESAGI IL 57° RAPPORTO CENSIS SULLA SITUAZIONE SOCIALE DEL PAESE Il sonnambulismo degli italiani e della classe dirigente al centro del lavoro del Centro Studi Investimenti Sociali. In cima alle preoccupazioni il clima ‘impazzito’ guerra e flussi migratori. Tra i temi anche l’economia l’occupazione e la rivincita dei territori a cura di Redazione mento demografico. Il clima, la preoccupazione principale degli italiani L’84,0% degli italiani è impaurito dal clima «impazzito», il 73,4% teme che i problemi strutturali irrisolti del nostro Paese provocheranno nei prossimi anni una crisi economica generando povertà diffusa e violenza, per il 73% gli sconvolgimenti globali sottoporranno l’Italia alla pressione di flussi migratori sempre più intensi e ingestibili. Il 53,1% ha paura che il colossale de-

bito pubblico provocherà il collasso finanziario dello Stato. Il 59,9% degli italiani teme che scoppierà un conflitto mondiale che coinvolgerà anche l’Italia, per il 59,2% il nostro Paese non è in grado di proteggersi da attacchi terroristici di stampo jihadista, il 49,9% è convinto che l’Italia non sarebbe capace di difendersi militarmente se aggredita da un Paese nemico. Anche il welfare del futuro instilla nell’immaginario collettivo grandi preoccupazioni: il 73,8% degli italiani

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ha paura che negli anni a venire non ci sarà un numero sufficiente di lavoratori per pagare le pensioni e il 69,2% pensa che non tutti potranno curarsi, perché la sanità pubblica non riuscirà a garantire prestazioni adeguate La felicità è nel tempo libero Come cercano il benessere gli italiani? Per l’87,3% degli occupati mettere il lavoro al centro della vita è un errore. Non è il rifiuto del lavoro in sé, ma un suo declassamento nella gerarchia dei valori esistenziali. Non sorprende che il 62,1% degli italiani avverta il desiderio quotidiano di momenti da dedicare a sé stessi o che un plebiscitario 94,7% rivaluti la felicità derivante dalle piccole cose di ogni giorno, il tempo libero, gli hobby, le passioni personali. L’81,0% degli italiani dedica molta più attenzione alla gestione dello stress e alla cura delle relazioni, perni del benessere psicofisico individuale. Aumenta l’occupazione La fase espansiva dell’occupazione, avviata già nel 2021, si è consolidata nel primo semestre di quest’anno. Tra il 2021 e il 2022 gli occupati sono aumentati del 2,4% e nei primi sei mesi dell’anno la crescita rispetto allo stesso periodo del 2022 è stata del 2,0%. Sono 23.449.000, dunque, gli occupati

Come cercano il benessere gli italiani? Non mettere il lavoro al centro della vita Desiderio quotidiano di momenti da dedicare a sé stessi

Flussi migratori sempre più intensi Debito pubblico Conflitto mondiale Attacchi terroristici Mancanza di difesa militare Numero insufficiente di lavoratori per pagare le pensioni Cure non per tutti

94,7%

Gestione dello stress e alla cura delle relazioni

81,0%

Base campione: 1.000 casi I dati sono riportati all’universo

Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research

al primo semestre: il dato più elevato di sempre. Tuttavia, l’Italia rimane comunque all’ultimo posto nell’Unione europea per tasso di occupazione. Buone nuove sul turismo: la spesa complessiva dei viaggiatori stranieri in Italia è aumentata dai 21,3 miliardi di euro del 2021 ai 44,3 miliardi del 2022 (+108,1%), quella specificamente per le vacanze è salita da 10,4 a 26,6 miliardi di euro (+155,9%), quella del turismo per motivi culturali e verso le città d’arte è lievitata da 3,3 a 12,4 miliardi di euro (+274,9%). I diritti civili All’interno del Rapporto anche il tema

84,0 73,4 73,0 53,1 59,2 59,2 49,9 73,8 69,2 Fonte: 57° Rapporto Censis

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62,1%

Tempo libero, gli hobby, le passioni personali

Cosa temono di più gli italiani? Clima «impazzito» Crisi economica e sociale

87,3%

dei diritti civili. In quanto a famiglie, su 25,3 milioni, le tradizionali sono il 52,4% del totale e oggi 1,6 milioni di famiglie (l’11,4% del totale) sono costituite da coppie non coniugate. Dal 2018 al 2021 sono state celebrate 8.792 unioni civili. Sull’eutanasia, il 74% si dice favorevole e il 70,3% approva l’adozione di figli da parte dei single, il 65,6% si schiera a favore del matrimonio egualitario tra persone dello stesso sesso, il 54,3% è d’accordo con l’adozione di figli da parte di persone dello stesso sesso. Pochi, invece, gli italiani che approvano la gestazione per altri (Gpa), (il 34,4%). Infine, il 72,5% è favorevole all’introduzione dello ius soli. In fuga dall’Italia Sembra abissale la distanza esistenziale dei giovani di oggi dalle generazioni che li hanno preceduti. I 18-34enni sono poco più di 10 milioni, pari al 17,5% della popolazione le previsioni per il futuro sono negative. Basti pensare che nel 2050 i 18-34enni saranno poco più di 8 milioni, il 15,2% della popolazione. Continua la ‘tendenza’ a espatriare: sono più di 5,9 milioni gli italiani attualmente residenti all’estero, pari al 10,1% dei residenti in Italia; sono, invece, 5 milioni gli stranieri residenti in Italia, pari all’8,6%. 50&Più | gennaio 2024

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Curiosità

IL CUBO DI RUBIK COMPIE 50 ANNI

E RESTA UN’ICONA INTRAMONTABILE

Il rompicapo più famoso al mondo continua a conquistare intere generazioni La sua storia tra agguerrite competizioni e curiosità, regala la fotografia di uno spaccato anche sociale di Donatella Ottavi

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n cubo e sei facce di altrettanti colori - bianco, giallo, verde, blu, arancione e rosso - divise in nove cubetti ciascuna. Una descrizione che non può che riportare alla memoria il Cubo di Rubik, il rompicapo tra i più famosi al mondo che quest’anno compie cinquant’anni. È il 1974 quando Erno Rubik, docente di architettura presso l’Accademia d’Arte Applicata Moholy-Nagy di Budapest, progetta una sorta di puzzle destinato a rimanere nella storia. Il suo intento è quello di offrire un supporto didattico agli studenti per far comprendere con immediatezza la geometria tridimensionale. L’anno successivo il gioco subisce alcune modifiche assumendo le caratteristiche distintive conosciute ancora oggi, ma solo nel 1977 travalica i confini ungheresi iniziando a diffondersi in Europa e in America. Il successo del rompicapo è immediato, basti pensare che solo nel 1982 ne vengono venduti oltre 100 milioni di pezzi. Ma come funziona? Un meccanismo interno al cubo permette alle facce di ruotare in modo da mescolare tutti i colori. Lo scopo del gioco è quello di ricomporre ognuna delle sei facce riportandole al proprio colore. Un’im-

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presa affatto semplice che ha coinvolto - e coinvolge - migliaia di appassionati in agguerrite competizioni tanto che, nel 2003, viene costituita l’associazione che organizza e disciplina le gare in tutto il mondo, la World Cube Association. Il regolamento della World Cube Association prevede diverse tipologie di competizione per la risoluzione del cubo. Tra le gare più diffuse, quella di “Speed Solving”, in cui è possibile ricomporre il puzzle utilizzando entrambe le mani; il “Blindfolded Solving”, dove il concorrente deve ricostruire le sei facce del cubo con una benda sugli occhi; il “One-Handed Solving”, in cui è possibile utilizzare una sola mano per la ricomposizione del gioco. Il tutto con un denominatore comune: la velocità di esecuzione. Il rompicapo di Erno Rubik, originariamente battezzato “Cubo Magico”, era di legno e aveva gli angoli smussati. Nel corso degli anni, poi, sono state introdotte sul mercato numerose (e stravaganti) varianti per dimensioni, forma e livello di difficoltà, come il Megaminx, un dodecaedro a facce pentagonali, il Pyraminx, una piramide a quattro facce o il Clock, di forma circolare.

Tra i record mondiali, l’ultimo è andato al giovane americano Max Park, che lo scorso anno ha completato il cubo di Rubik in 3,134 secondi, superando quello stabilito nel 2018 dal cinese Yusheng Du, con 3,47 secondi. Tutto italiano, invece, è il record del giovanissimo Matteo Maggiali, 13 anni, che ha recentemente ricomposto un cubo Pyraminx in 1,94 secondi gareggiando al “Valle d’Aosta 2023 Open”, competizione regionale che ha visto la partecipazione di concorrenti provenienti da Francia, Svizzera, Inghilterra, India, Romania e Ucraina. Il più grande Cubo al mondo è alto 3 metri e pesa 500 chilogrammi. Fu esposto nel 1982 nel padiglione ungherese ospite dell’Esposizione Universale del tenutasi a Knoxville, Tennessee (Usa); quello più piccolo è made in Giappone. Realizzato in metallo, misura 9,9 millimetri e pesa circa 2 grammi. Un cubo prezioso è quello creato nel 1995 da Fred Cueller, noto tagliatore di diamanti. Realizzato in oro giallo a 18 carati e 185 carati di pietre preziose, tra cui rubini, smeraldi, zaffiri e diamanti bianchi, ha un valore di 2,5 milioni di dollari.

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Storie

LE CINQUE MEDAGLIE D’ORO AL VALOR MILITARE IN VITA

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a più famosa è quella dedicata al Milite Ignoto. È la Medaglia d’Oro al Valor Militare che è stata istituita nel 1833 per volontà di Carlo Alberto, Re di Sardegna, per premiare “le azioni di segnalato valore che avranno luogo nelle Armate”. Sono 2.604 le decorazioni conferite in questi 190 anni, comprese le concessioni individuali (per circa il 95% “alla memoria”) e quelle collettive (a Unità delle Forze Armate, Comuni, Province, Regioni, Università). Il ricordo dei militari e delle loro azioni è tenuto vivo da un ente morale, il Gruppo MOVM, con sede a Roma in via dell’Amba Aradam, fondato il 12 aprile 1923 per volontà dei Decorati di Medaglia d’Oro al Valore Militare che effettuarono la scorta d’onore all’Altare della Patria al feretro del “Soldato Ignoto”, trasportandolo a spalla sino al Sacello,

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Sono Rosario Aiosa, Marco Coira, Paola del Din Gianfranco Paglia e Andrea Adorno A loro una onorificenza importante per l’impegno dimostrato in particolari situazioni di pericolo «Non siamo eroi, anche nei momenti più difficili si può lavorare per la collettività» di Francesca Cutolo dove tuttora il Milite Ignoto è custodito e onorato. Abbiamo incontrato il Generale dei carabinieri Rosario Aiosa, presidente del MOVM e una delle 5 Medaglie d’Oro al Valor Militare in vita. Nel 1977 era giovane Capitano a Porto San Giorgio, Ascoli Piceno; in una sparatoria durante l’inseguimento di quattro criminali, viene ferito, ma riesce a reagire al fuoco ferendo mortalmente uno degli aggressori. Noncurante delle lesioni riportate trova

la forza per assistere i compagni a terra e a dare le informazioni utili per portare a termine l’operazione per sgominare l’intera banda. «Questa onorificenza - spiega - costituisce, nello stesso tempo, un vero e proprio “trauma”, irreversibile e permanente per lo stesso decorato. Nel 1978, quando partecipai alla prima Assemblea dei “Soci effettivi di diritto” del Gruppo, un anziano Collega, valoroso e famoso combattente della Seconda Guerra Mondiale, nel salutarmi con

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In foto, da sinistra, il caporal maggiore Andrea Adorno, il maresciallo Marco Coira, il generale Umberto Rocca, il Ministro della Difesa Guido Crosetto, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la “veterana” Paola del Din, il sottotenente Gianfranco Paglia e il generale Rosario Aiosa

cordiale affettuosità, volle avvertirmi più o meno con queste parole: “La Medaglia d’Oro al Valor Militare non è un assegno, ma una cambiale, … che dovrai pagare per tutta la vita”. E aveva pienamente ragione». L’altro carabiniere vivente insignito è il Maresciallo Marco Coira, comandante della Stazione di Roma Giardinetti che nel 1999 libero dal servizio in abiti civili interviene in un supermercato per contrastare tre malviventi nell’atto di fare una rapina, ingaggiando con uno di questi una violenta colluttazione. Aggredito dagli altri due complici, che lo percuotevano selvaggiamente e lo ferivano con alcuni colpi di pistola, persisteva nella sua azione, costringendo i malviventi alla fuga. Sembra un personaggio di un romanzo la “Veterana” del Gruppo, Paola del Din, 100 anni lo scorso agosto, 4 figli, una vita dedicata all’insegnamento. A lei è appena stato dedicato il libro di Alessandro Carlini, dal titolo Nome in codice: Renata. Nel 1944 prende il nome del fratello, Renato, tenente alpino della Brigata Osoppo caduto in battaglia, e inizia la sua vita da partigiana. Prima semplice staffetta, poi designata a compiti sempre più pericolosi. Passa dal Friuli alla Puglia e viene addestrata a lanciarsi di notte con il paracadute (prima donna in Italia ad effettuare un lancio militare). In un atterraggio riporta la frattura della caviglia ed una torsione della spina dorsale, ma nonostante il dolore lancinante, si preoccupa di prendere subito contatto con la Missione

alleata nella zona per consegnare i documenti che aveva portato con sé. Un altro paracadutista, quasi 50 anni dopo, il Sottotenente Gianfranco Paglia, in Somalia per l’operazione umanitaria delle Nazioni Unite, partecipa con il 183° Rgt. Par. “NEMBO” al rastrellamento di un quartiere di Mogadiscio. Nel corso dei combattimenti con miliziani somali, si occupa con i suoi uomini di tirare fuori e mettere in sicurezza alcuni carri rimasti intrappolati nell’abitato. Dopo aver sgomberato con il proprio veicolo corazzato dei militari feriti, di iniziativa torna nella zona di combattimento e, incurante dell’incessante fuoco nemico, continua a combattere a fianco dei propri uomini. Viene colpito più volte da alcuni cecchini mentre si sporgeva dal carro per avere più efficacia nel tiro. Soccorso e trasferito presso una struttura sanitaria di Mogadiscio, riporta menomazioni permanenti. La Medaglia d’Oro più recente, nel 2010 in Afghanistan, viene concessa al Caporal Maggiore Alpino Paracadutista Andrea Adorno, nel corso dell’operazione contro i talebani “Maashin IV”. Il militare, accorgendosi che il nemico si apprestava ad investire con il fuoco i militari di un’altra squadra del suo plotone, non esitava a frapporsi tra essi e i talebani, limitandone l’offensiva. Seriamente ferito ad una gamba, manteneva stoicamente la posizione garantendo la sicurezza necessaria per la riorganizzazione della sua unità. Sono queste in pillole le Storie delle cinque Medaglie d’Oro al Valor Militare ancora in vita, un paio di mesi fa è venuta a mancare la sesta, il Generale Umberto Rocca, ma dietro

di loro c’è una folta schiera di uomini e donne che hanno sacrificato la propria vita per la nostra Nazione. «Ai giovani di oggi - conclude il Generale Aiosa - trasmetterei questo messaggio: noi non siamo eroi, e non abbiamo agito per diventare eroi, e non vogliamo presentarci come modelli per nessuno. Siamo semplicemente persone che si sono trovate ad affrontare un forte pericolo anche a rischio della vita. Le nostre medaglie rappresentano la sublimazione di tutti i valori militari. Sappiate che anche nelle condizioni più difficili è possibile operare per il bene della Patria e della collettività».

Non vogliamo presentarci come modelli per nessuno. Siamo semplicemente persone che si sono trovate ad affrontare un forte pericolo anche a rischio della vita 50&Più | gennaio 2024

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Curiosità

IL NUOVO ANNO

INIZIA SEMPRE DA KIRIBATI

Non lontano dalle più note Isolingua locale della parola ChristL’arcipelago della Micronesia le Fiji e Samoa, in Micronesia, si mas, dal momento che l’esploraè il primo posto al mondo trova la repubblica di Kiribati, il tore inglese James Cook lo avviprimo luogo al mondo a festegstò alla vigilia di Natale del 1777. a festeggiare la nuova alba giare il Capodanno grazie alla sua Passeggiare per i suoi 388 chiloTra primati e tradizioni particolare posizione geografica. metri quadrati significa fare il giuniche al mondo Le isole Kiribati, nonostante la faro dell’Europa circondati dal blu ma, non soffrono i contraccolpi di immenso dell’Oceano. I nomi dei un viaggio nelle isole un turismo di lusso e gli abitanti villaggi dell’arcipelago ricordano che rischiano di sparire sono molto ospitali e fortemente quelli del Vecchio Continente: Pacon il cambiamento climatico ris, Poland, London. I suoi abitanorgogliosi dei loro usi e costumi. In queste isole, ad esempio, è inti (che per indicare l’aereo usano dice di maleducazione stendere il termine “canoa volante”) hanno le gambe incrociate quando si è una forte passione per le vele, tandi Anna Costalunga seduti a terra ed è offensivo into che il Parlamento della piccola dossare pantaloni che superino repubblica presidenziale (una Cail ginocchio. Tra le stranezze degli isolani anche una par- mera con 46 membri) si riunisce in un edificio costruito su ticolare credenza riguardante una specie endemica di uc- un isolotto artificiale a forma di vela. Questa predilezione celli. Gli abitanti di Kiribati sono convinti che le piume dei si ritrova anche nella forma dell’edificio, un’Opera House bokikokiko, ormai in via di estinzione, abbiano un effetto di Sidney in scala ridotta. afrodisiaco e rinvigorente per la virilità. Tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo, l’innalzamento Con le sue 33 isole (delle quali solo 20 abitate), sparse nel del livello del mare dovuto al cambiamento climatico miblu profondo del Pacifico, questo piccolo stato insulare si nacciò di sommergere le isole più basse. Alcune delle straincunea nella linea internazionale del cambio di data verso tegie pensate dal governo per garantire la futura sicurezza est. Per questo ogni nuovo giorno si affaccia qui prima che dei cittadini - come l’invito ai lavoratori più qualificati di altrove e prima ancora che in ogni altro Paese alla stessa spostarsi all’estero - possono apparire sconcertanti. Altre longitudine. Il primato spetta in particolare all’atollo Ca- prevedono l’acquisto di terre in diverse zone del Pacifico e rolina che, pur disabitato, ha goduto di grande popolarità la creazione di isolotti artificiali, dove trasferire la popolaquando, a Capodanno del 2000, ha accolto i festeggia- zione qualora le isole di Kiribati diventino inabitabili. Nel menti per il nuovo Millennio, tanto da essere ribattezza- 2014 il governo ha persino acquistato 20 km quadrati di to Millenium Island. Da quella data in poi il brindisi si è terreno sull’isola di Vanua Levu, nelle Fiji, alla ricerca di spostato nell’atollo abitato di Kiribati, traslitterazione in una nuova patria in caso di necessità. 34

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Sociale

LAVORO MINORILE L’INDAGINE DELL’AUTORITÀ GARANTE SU FORMAZIONE E SICUREZZA Carla Garlatti: «Chiediamo che i dati siano disaggregati per conoscere in quali ambienti e in quali circostanze avvengono gli incidenti e per intervenire con correttivi mirati» di Chiara Ludovisi

I

n Italia ci sono più di un milione di minorenni che lavorano: è un dato che forse non ci aspetteremmo, abituati a pensare che il lavoro minorile sia semplicemente “irregolare”, vietato dalle nostre leggi, retaggio di paesi dove la cultura dei diritti dell’infanzia fatica ad affermarsi. In realtà, il lavoro minorile regolare esiste, previsto dalla nostra Costituzione e contemplato, a livello internazionale, dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia. In Italia, in particolare, si può lavorare solo dopo aver compiuto 15 anni di età e non prima di aver concluso il periodo di istruzione obbligatoria: in ogni caso, anche dopo che l’obbligo scolastico sia stato assolto, il lavoro deve essere accompagnato da attività formative fino all’età di 18 anni, o comunque fino al conseguimento di un diploma di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale. Di fatto, il rispetto di questi obblighi e di queste tutele non è monitorato e non riceve alcuna attenzione nel nostro Paese, nonostante il gran nume-

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ro di ragazzi che lavorano: non esistono neanche dati specifici sul lavoro minorile, visto che le statistiche lo assimilano al lavoro giovanile, il quale include anche i maggiorenni. A far luce su questo universo oscuro, in cui la mancanza di dati, attenzioni e di precauzioni espongono a rischio lo sviluppo, ma anche la salute e la sicurezza di questi giovanissimi lavoratori, ha pensato l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti, che ha voluto e condotto l’indagine “Il lavoro regolare minorile tra formazione e sicurezza”, con la collaborazione dell’Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali E.T.S. e della Fondazione Censis. Per realizzarla, l’Autorità garante ha incontrato e ascoltato personalmente i principali interlocutori in 11 regioni, da Nord a Sud Italia: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. L’indagine, recentemente presentata, distingue quattro gruppi di minorenni che lavorano: primo, gli

studenti in alternanza, ovvero circa un milione di minorenni iscritti alla scuola secondaria superiore o agli istituti di formazione professionale, impegnati ogni anno in attività di PCTO, stage e tirocini. Il secondo gruppo è rappresentato da poco meno di 8mila apprendisti, il terzo da circa 42.000 lavoratori minorenni assunti con contratti a tempo determinato, per lo più studenti che lavorano saltuariamente per assicurarsi un reddito minimo. Infine, ci sono i minorenni occupati a tempo indeterminato, che hanno scelto la strada del lavoro dopo aver assolto l’obbligo scolastico: nel 2022, erano 4.253. Sicurezza e formazione sono i due “diritti mancati” su cui l’indagine si sofferma, evidenziando alcuni numeri: nel 2022 Inail ha registrato

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©️ Foto di Vance Osterhout

17.531 denunce per infortuni di minorenni: di queste, 14.867 hanno riguardato studenti (641 dei quali impegnati in alternanza scuola-lavoro) e 2.664 lavoratori (tra cui 285 allievi di corsi di formazione professionale). In tre casi gli infortuni hanno avuto un esito mortale. Rispetto invece alla tutela del diritto-dovere alla formazione dei minorenni, la ricerca segnala rilevanti differenze territoriali rispetto agli standard formativi offerti. Dottoressa Garlatti, cosa avete voluto indagare, studiando que-

sto universo così poco conosciuto? Innanzitutto, abbiamo voluto verificare se la salute e la sicurezza dei minorenni lavoratori siano davvero tutelate come previsto dalla legge: una domanda resa urgente soprattutto in seguito ad alcuni fatti di cronaca, anche drammatici, in contesti di lavoro minorile regolare. In secondo luogo, abbiamo indagato il rispetto dell’obbligo formativo. Ricordo infatti che il minorenne deve restare in fase formativa almeno fino al 18° anno. Questo significa che anche chi decide di lasciare la scuola

«Rispetto alla formazione, abbiamo scoperto un’Italia a macchia di leopardo: scuole professionali e corsi formativi ci sono e questi ultimi funzionano soprattutto al Nord»

dopo aver assolto l’obbligo, per entrare nel mondo del lavoro deve aver garantito il diritto alla formazione: una formazione culturale, oltre che professionale, perché questi ragazzi non rischino di impoverirsi e di essere, un domani, meno competenti e competitivi dei coetanei che hanno seguito un altro percorso scolastico. E cosa avete rilevato? Rispetto alla sicurezza, un’attenzione c’è, ma va detto che le aziende tendono a non assumersi la responsabilità di far lavorare minorenni. Rispetto alla formazione, andando nelle varie regioni, abbiamo scoperto un’Italia a macchia di leopardo: scuole professionali e corsi formativi ci sono e questi ultimi funzionano soprattutto al Nord (60%). A proposito di tale formazione professionale in alcune regioni del Sud abbiamo infatti riscontrato forti criticità, come corsi che partono in ritardo, o si interrompono dopo una o due annualità, o non arrivano all’esame finale. Queste difficoltà fanno mancare ai ragazzi quella opportunità di crescita, sviluppo e arricchimento culturale di cui hanno bisogno e diritto. Quali sono, dunque, le vostre richieste, per garantire il rispetto dei diritti dei minorenni che lavorano? Per quanto riguarda il diritto alla sicurezza, chiediamo che i dati siano disaggregati per conoscere in quali ambienti e in quali circostanze avvengono gli incidenti e per intervenire con correttivi mirati. Riguardo invece la formazione, chiediamo che siano garantiti a tutti e in tutti i contesti percorsi di qualità, capaci di fornire strumenti e competenze non solo professionali, ma anche culturali, che arricchiscano la personalità dei ragazzi e delle ragazze e assicurino a tutti le stesse opportunità di crescita. 50&Più | gennaio 2024

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Sociale

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FOTO DILETTA GRELLA

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di Chiara Ludovisi

NEET: CHI SONO E PERCHÉ DOBBIAMO OCCUPARCI DI LORO Tra disuguaglianze territoriali, di genere di cittadinanza, vivono in un limbo L’opinione pubblica li vuole ‘fannulloni’ Katia Scannavini (ActionAid) spiega il motivo l’Italia sono più di quelli che rientrano. Non solo: se in Europa si parla di Neet dai 15 ai 29 anni, in Italia la categoria arriva fino a 34 anni. Qualcuno li chiama “bambacioni”, o fannulloni, o “divanisti”... È una narrazione falsa e stereotipata, che dobbiamo al più presto superare: nessuno sceglie di essere Neet, è

piuttosto una condizione che viene subita e della quale le istituzioni e la società tutta devono assumersi la responsabilità. Le nuove generazioni vivono in un contesto di complessità e rapidi cambiamenti: è vero che hanno davanti più opzioni e opportunità, ma è ancora più vero che questo rende più difficili le scelte e provoca

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FOTO GIOVANNI ALOISI

on vanno a scuola, non frequentano un corso, non hanno un lavoro e molti di loro neanche lo cercano: li chiamiamo “Neet” e questo acronimo è ormai entrato nel linguaggio comune. Sta per “Not in Education, Employment or Training”. Qualcuno li chiama “fannulloni” o “divanisti”, ma i dati e le storie ci dicono che, nella maggior parte dei casi, non hanno scelto questa condizione, piuttosto la subiscono e la soffrono. Hanno tra i 15 e i 34 anni e una gamma variegata di ragioni, bisogni, aspettative. Nel 2020, i Neet in Italia erano più di 3 milioni, con una prevalenza femminile di 1,7 milioni: numeri da primato europeo, per il nostro Paese. L’incidenza dei Neet raddoppia nel Sud rispetto al Nord, è maggiore tra le donne, nelle due fasce d’età più adulta, 25-29 anni (30,7%) e 30-34 anni (30,4%), più si cresce con l’età, più aumenta la loro quota. Un quadro preoccupante caratterizzato da disuguaglianze territoriali, di genere e di cittadinanza, monitorato da ActionAid, che ai Neet guarda con preoccupazione, ma che questa preoccupazione trasforma in azione, con progetti dedicati proprio a questo anello debole della popolazione. Di chi sono e quanti sono i Neet, ma soprattutto di come si possano aiutare a uscire da questo “limbo”, parliamo con Katia Scannavini, vicesegretaria generale di ActionAid. Da quando parliamo di Neet? E perché se ne parla sempre di più? In Europa, si è iniziato a parlare di Neet circa 20 anni fa. In Italia se ne parla di più, perché sempre più è un fenomeno strutturale e rilevante: le percentuali nel nostro Paese sono molto più alte della media europea e questo ha un forte impatto sociale. C’è un altro dato, che dovremmo leggere accanto a quello sui Neet: negli ultimi 10 anni, i giovani che lasciano


giovani, per lo più tra i 20 e i 24 anni, alla ricerca di prima occupazione, molti dei quali vivono in un nucleo familiare monogenitoriale; gli ex occupati in cerca di nuovo lavoro, che hanno tra i 25 e i 29 anni, sono soprattutto maschi e si concentrano nel Centro Italia; infine, quelli che chiamiamo “gli scoraggiati”, che hanno tra i 30 e i 34 anni e, dopo aver avuto e perso un’attività di lavoro, sono diventati inattivi perché hanno smesso di cercare. E poi c’è un gruppo su cui vorrei richiamare l’attenzione: le donne e soprattutto le ragazze, particolarmente numerose nel gruppo dei cosiddetti “inattivi”. Se però andiamo a conoscerle, spesso scopriamo che non sono affatto inattive: al contrario, non riescono a entrare nel mercato del lavoro perché responsabilizzate nel lavoro di cura, rivolto per lo più a figli piccoli, ma anche a fratelli, soprattutto nelle situazioni di disagio sociale; oppure a familiari anziani o con disabilità. È quel lavoro di cura invisibile, su cui tanto ci sarebbe da dire e da fare. Insomma, dobbiamo qualificare i dati, perché dietro i dati si scopre il mondo.

Quali sono le prime azioni da mettere in campo, per affrontare efficacemente la questione? Primo, contrastare la precarietà lavorativa: rivedere i contratti di lavoro, che sono un’infinità, non sono tutelanti e tendono alla precarietà. Secondo, rafforzare il sistema a rete dei territori, promuovendo servizi di prossimità, che sul territorio vadano letteralmente a cercare e agganciare i giovani. Terzo, investire nella conoscenza, per riuscire a dare risposte differenziate per fasce d’età, contesto geografico, genere ecc. Infine, crediamo tanto nella promozione della partecipazione democratica: i giovani devono e vogliono essere resi protagonisti, nessuno di loro vuole veramente guardare il mondo dal divano!

«Nessuno sceglie di esserlo, è piuttosto una condizione che viene subìta e della quale le istituzioni e la società tutta devono assumersi la responsabililtà»

FOTO GIOVANNI ALOISI

FOTO DILETTA GRELLA

disorientamento. Dobbiamo fornire a questi giovani strumenti, opportunità e “cassette degli attrezzi”, perché possano governare questo labirinto pieno di input, di cui oggi non hanno la mappa. Tocca alla scuola? Sì, ma non soltanto: la scuola ha certamente il compito di prevenire e anche di recuperare i ragazzi che scivolano in questa condizione. Non ci riesce, perché non ci sono investimenti. Poi ci sono le politiche giovanili e in questo ambito qualcosa è stato fatto: penso a Garanzia Giovani, che ha prodotto buoni risultati. Eppure, la percentuale dei Neet non è diminuita: vuol dire che si sono create soluzioni contingenti, ma non si è affrontato il problema in modo strutturale. Cos’è che non funziona negli interventi messi in campo finora? Si basano su una visione dei Neet come categoria fissa e immobile. ActionAid, incontrando questi giovani nei loro diversi contesti, ha scoperto orientamenti e caratterizzazioni differenti, individuando almeno quattro gruppi: i giovanissimi, tra i 14 e i 19 anni, usciti dal percorso educativo; i

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Società

DAL SUD AL NORD FRA NUOVE E VECCHIE MIGRAZIONI ITALIANE Chi lascia il Mezzogiorno è un giovane laureato che cerca lavoro alle altezze delle aspettative e delle competenze. È anche un over 65 che al Settentrione riceve prestazioni sanitarie diverse o raggiunge figli e nipoti per dare una mano. A commentare il fenomeno Luca Bianchi, presidente Svimez di Ilaria Romano

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« «La migrazione della cura rappresenta la conseguenza di uno dei più inaccettabili divari di cittadinanza, ossia quello della carenza di offerta sanitaria» 40

e me lo avessero detto vent’anni fa che da pensionata sarei finita al Nord, mi sarei fatta una risata - scherza Rita, 71 anni, pugliese di origine e da tre anni a Milano - ma con la nascita dei miei nipoti, a così breve distanza l’uno dall’altro, ho capito che potevo essere più utile vicino a mia figlia, che ha ripreso a lavorare in entrambi i casi a tre mesi dal parto». Per dare una mano senza perdere la sua indipendenza, Rita ha deciso di prendere un monolocale in affitto nello stesso quartiere della figlia. «I costi non sono certo favorevoli - racconta - ma in fondo a me basta uno spazio piccolo, giusto per conservare la mia privacy quando voglio stare da sola, e soprattutto non vincolare gli altri con

la mia presenza in un appartamento dove le due camere da letto sono già occupate e dovrei sistemarmi sul divano. Ho scelto di tenere la mia casa in provincia di Lecce, dove faccio ritorno nei mesi estivi e ogni volta che posso, ma ho venduto la macchina, che qui in città non serve, dato che per i piccoli spostamenti quotidiani posso muovermi a piedi o prendere i mezzi pubblici». Costanza invece si è trasferita per ragioni di salute, a 75 anni. «Ho avuto bisogno di un intervento di angioplastica alle carotidi un anno e mezzo fa - racconta - e avendo un figlio medico che lavora stabilmente a Milano ormai da quasi vent’anni, mi sono fidata di lui e ho deciso di sottopormi all’operazione qui al Nord. Inizialmente fa-

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cevo la “pendolare” da Cosenza ogni tre mesi per i controlli, poi con mio marito abbiamo pensato di fare questo passo. Non è stato semplice, ma dal punto di vista sanitario mi sento più sicura a restare qui, e poi avere gli affetti nuovamente vicino dopo tanti anni non ha prezzo. Lasciare il posto dove sei nato e dove hai lavorato per una vita non è facile, ma le opportunità di cura che offre il Nord noi purtroppo non le abbiamo. Speriamo che qualcosa cambi, magari in futuro». Quella di Rita e Costanza è una nuova forma di migrazione degli over 65, di chi si sposta non più solo per cercare lavoro, ma per avere servizi migliori che non trova nella sua Regione o per ricongiungersi con i figli e i nipoti che, dopo gli studi, si sono costruiti una vita lontano dal Mezzogiorno. È la nuova questione meridionale, un’altra faccia del divario Nord-Sud che il nostro Paese non è ancora riuscito a colmare. Eppure, i segnali positivi che parlano di una crescita del Meridione ci sono. «Il Sud ha agganciato la ripresa post Covid ed è cresciuto fra il 2021 e il 2022 quasi quanto il Centro-Nord spiega a 50&Più Luca Bianchi, presidente di Svimez, commentando i dati dell’ultimo Rapporto 2023 - e questo è un fatto positivo dal punto di vista quantitativo. Ma il problema è la qualità della ripresa, perché si è creata occupazione prevalentemente in settori a più basso valore aggiunto e con salari mediamente bassi». Quali sono le maggiori criticità che non hanno ancora permesso di superare il divario Nord-Sud? Il Sud sconta una debolezza nella qualità dei servizi. Nel Rapporto ci siamo concentrati in particolare sul tema dell’istruzione, dall’offerta di asili nido al tempo pieno nelle scuole elementari, che impattano da un lato sulle competenze acquisite dai ragazzi, e dall’altro sul tasso di occupazione femminile, che forse di tutti i divari di cui il Sud

Luca Bianchi, presidente Svimez

soffre è quello più evidente. Le donne che lavorano nel Mezzogiorno sono poco più del 30%, la percentuale più bassa in Europa. L’esperienza internazionale ci dimostra che solo l’incremento del tasso di occupazione femminile fa crescere il tasso di fertilità e quindi combatte il gelo demografico, e dato che le previsioni della natalità sono drammatiche, questa potrebbe essere in parte una risposta. L’emigrazione dal Sud al Nord Italia resta una costante per molti giovani in cerca di lavoro? Qual è il loro “profilo”? Il tasso di emigrazione giovanile resta alto ed è sempre più selettivo, nel senso che è sempre più consistente la componente di laureati. Gli ultimi dati ci dicono che la quota è passata dal 30% al 50%, in pratica un giovane su due che va via dal Mezzogiorno è laureato. Questo significa che anche i posti di lavoro che stiamo creando nel Mezzogiorno spesso non intercettano le aspettative dei più qualificati. Accanto all’emigrazione per motivi di lavoro, sempre più spesso assistiamo a casi di trasferimenti da Sud a Nord per cure mediche, soprattutto fra gli over 65. La migrazione della cura rappresen-

ta la conseguenza di uno dei più inaccettabili divari di cittadinanza, ossia quello della carenza di offerta sanitaria, con la necessità di doversi spostare per farsi curare. In questo caso l’effetto negativo è doppio: individuale in termini di costi, e collettivo perché si tratta di risorse che le Regioni del Sud devono trasferire al Nord, indebolendo gli investimenti che fanno sul territorio, in un meccanismo che porta ad ampliare le disuguaglianze. Quali sono gli effetti di questa emigrazione “senior”? Dal punto di vista quantitativo, abbiamo notato che si sono ridotti i rientri al Sud degli over 65 rispetto a qualche anno fa, e poi per effetto dei divari sanitari i genitori hanno cominciato a seguire i figli trasferiti al Nord. L’impatto più rilevante è sulle aree interne, dove gli anziani che partono - e i giovani che non tornano - contribuiscono allo spopolamento costante. In pratica possiamo oggi affermare che esistano due tipi di emigrazione: quella “classica” per ragioni di lavoro, e quella per i servizi, che riguarda i senior ma pure i giovanissimi, dato che è in crescita il numero dei ragazzi che sceglie direttamente di andare a frequentare le università del Centro-Nord. 50&Più | gennaio 2024

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Innovazione

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nnovazione e tecnologia tra sostenibilità ambientale e rigenerazione urbana. È questo Nautaverso, il progetto che si estende su una superficie di oltre 17mila metri quadrati per un valore di circa 32 milioni e mezzo di euro (di cui 24 da fondi camerali). Con l’affidamento dei lavori nell’autunno del 2024, l’opera sarà ultimata nel 2027. A raccontare la storia di una rivoluzione digitale - che ha, tra gli altri, l’obiettivo di valorizzare il legame di Trieste con il mare - è Antonio Paoletti, Presidente della Camera di Commercio Venezia Giulia, che ha ideato e promosso l’iniziativa: «Sono stati necessari vent’anni ma la determinazione ha prevalso». Già perché la storia di Nautaverso inizia nel 2004 quando la città di Trieste stava partecipando alle selezioni per l’Expo: è stato allora che Paoletti ha iniziato

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NAUTAVERSO LA RIGENERAZIONE URBANA PASSA DA TRIESTE

Il progetto, promosso dalla Camera di Commercio Venezia Giulia, ha l’obiettivo di valorizzare il legame della città con il mare. Si estende su una superficie di oltre 17mila metri quadrati di Anna Grazia Concilio a immaginare la costruzione di un acquario, individuando per la realizzazione - dapprima - un’area da diporto di proprietà del Comune e, infine, una zona denominata ‘Porto Lido’. Da quel momento, è ini-

ziato un iter molto lungo, percorso non senza difficoltà, che ha portato nel 2020 a un project financing con Costa Edutainment (già impegnata con l’Acquario di Genova) e Banca Iccrea. La superficie interessata dal

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progetto è attualmente caratterizzata da uno spazio chiuso, con edifici fatiscenti, la cui demolizione è iniziata intorno alla metà di novembre dello scorso anno, proprio nei giorni in cui veniva presentato il primo Digital Experience Center d’Italia con un evento che ha visto la partecipazione di oltre 1300 persone. Di proprietà del demanio portuale, l’area è data in concessione – per la durata di 40 anni – alla società Trieste Navigando Srl che la Camera di Commercio ha di recente acquisito da Invitalia. Il progetto dell’acquario, ideato fino ad ora, subisce uno stravolgimento quando Paoletti – in occasione dell’Expo 2020 a Dubai – scopre una città completamente digitale nel padiglione della Arabia Saudita. «Vedo una realtà viva in una città virtuale – spiega – ne resto molto impressionato e decido che l’acquario non avrebbe più avuto pesci veri ma digitali. E che al progetto si sarebbero aggiunte altre novità». Nautaverso (inteso come navigatore) – questo il nome che il Presidente della Camera di Commercio Venezia Giulia ha individuato per il ‘nativo digitale’ –si estenderà su un’area di 17.300mq dove troverà posto un edificio, pronto ad accogliere Nautaverso Digital Experience Center di 4.700mq, le aree tecniche del Marina per 835mq, e ancora negozi e servizi per mille metri quadrati, dove il mare sarà raccontato in tutti i suoi aspetti. Sarà un luogo dove il visitatore verrà catapultato nell’atmosfera di un vero fondale marino, per osservare specie mai viste o estinte, dove si potrà osservare la barriera corallina con effetti sonori, nuotare a fianco di uno squalo, giocare con i delfini o muoversi sotto il pack dell’Antartide: tutto questo grazie alle più moderne tecnologie applicate alla percezione e alla sensoria-

In apertura e sopra, immagini riprodotte al computer del Digital Experience Center Sotto, Antonio Paoletti, presidente della Camera di Commercio Venezia Giulia ideatore e promotore del progetto

lità. Funzionerà da polo attrattivo in grado di accrescere la visibilità internazionale di Trieste. Un luogo dove vivere esperienze uniche, conoscere il mare, imparare a rispettarlo, rappresentandolo attraverso i supporti visivi più moderni, adottando le tecnologie più innovative e perseguendo i principi della sostenibilità ambientale legata al mare. L’experience principale del DEC sarà quella prevista nella METAHALL, uno

spazio di oltre 1.000 mq per interagire con un ambiente virtuale senza dover indossare alcun device, muovendosi all’interno di spazi virtuali fra proiezioni a 360 gradi e ologrammi 3D, un metaverso virtuale con utenti reali. La novità sarà proprio la commistione fra virtuale e reale che solo al Parco del Mare sarà possibile vivere. «È stato concepito, disegnato e prodotto per essere totalmente digitale, con migliaia di metri quadrati di tecnologie, sale immersive, il battiscafo Trieste, la possibilità di studiare, laboratori per i giovani, un prodotto che non c’è ancora in Italia e in Europa. Sarà un Digital Experience Center, perché le esperienze digitali saranno davvero importanti» ha concluso Paoletti.

«Concepito, disegnato e prodotto per essere totalmente digitale» 50&Più | gennaio 2024

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Sociale

Da sinistra, Giorgio Grenzi, Franca Gordini, Gian Lauro Rossi, Franco Bonini e Salvatore Cavini

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CUPLA: «SNELLIRE L’ACCESSO AI PRONTO SOCCORSO È LA NOSTRA PRIORITÀ»

l dialogo tra gli assessoraaggiunto: «In questa occasione All’appuntamento annuale ti di competenza e le orgaabbiamo approfondito le tematiil Comitato “Unitario nizzazioni sindacali degli che trattate all’interno dei tavoli Pensionati Lavoro Autonomo” anziani, la stesura definidi confronto e di concertazione ha tirato le somme di quanto tiva del Piano Socio-Sanitario istituiti dalla Regione Emilia-Rofatto fino ad ora, con uno (PSRR) e la nascita dei centri di magna per elaborare la stesura sguardo agli obiettivi futuri assistenza di urgenza per snellire del nuovo Piano Socio-Sanitario l’accesso ai pronto soccorso. SoRegionale». La discussione e il Bonini: «A disposizione no queste le tematiche che il CUconfronto sulle questioni emerse l’impegno del Coordinamento PLA Emilia-Romagna ha messo e illustrate dai rappresentanti del Regionale dell’Emilia Romagna sul tavolo dell’appuntamento anCUPLA intervenuti hanno posto per supportare le realtà nuale lo scorso novembre. le basi per nuove sfide. «Stiamo provinciali». A Bologna anche L’evento - organizzato dal CUprestando grande attenzione alla il coordinatore nazionale PLA Regionale, di cui è attuanascita dei CAU, quindi Centri di le coordinatore pro-tempore il Assistenza e Urgenza, che hanCUPLA Gian Lauro Rossi presidente 50&Più di Piacenza no l’obiettivo di snellire l’accesso Franco Bonini, si è svolto presai pronto soccorso», ha spiegaa cura di Redazione so il Salone dei Carracci di Conto ancora Bonini sottolineando fcommercio Bologna. All’apl’impegno del comitato. puntamento hanno preso parte anche il coordinatore «All’appuntamento di novembre - ha aggiunto il Coordinazionale CUPLA, Gian Lauro Rossi, Franca Gordini, natore pro-tempore - abbiamo aggiornato i CUPLA prorappresentante Cupla al tavolo PAR e Salvatore Cavini, vinciali su quanto è stato fatto e, soprattutto, su quanto rappresentante CUPLA al Tavolo di consultazione regio- c’è fa fare. Abbiamo voluto sottolineare quanto sia impornale per il PSRR. tante che ognuno faccia la propria parte ed entri in scena «Come ogni anno, abbiamo provato a tirare le somme di pienamente affinché si costruisca insieme - con una magquanto fatto e a prevedere azioni da mettere in campo in giore coesione - un futuro a misura delle persone anziane futuro», ha spiegato Bonini. Il Coordinatore Regionale ha in ambito sanitario e sociale».

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Inchiesta

SENIOR E POLITICA STORIA DI UN RAPPORTO IN CRISI L’indagine è un viaggio nelle aspettative e nei dubbi degli over 50 verso la politica e le istituzioni Un’esplorazione del desiderio di partecipazione e della percezione dei partiti e dei politici Cosa pensano della situazione socioeconomica del Paese e quale futuro? di Valerio Maria Urru

Sono delusi dalla politica, ma non al punto da non considerarla più, da tenersene lontani o cancellarla. Andare a votare per loro è molto importante - anche domani se necessario -, nonostante la percezione negativa dei partiti. Chiedono di essere ascoltati dalle istituzioni, di essere integrati di più nelle decisioni. Non sono soddisfatti per come la politica stia affrontando i costi della Pubblica Amministrazione, lo snellimento della burocrazia, la meritocrazia, l’efficienza della giustizia civile. Pensano che riduzione della pressione fiscale, calo demografico e tutela dei valori familiari siano priorità. In parte è questa la visione che gli over 50 hanno di politica e istituzioni emersa dall’indagine Aspettative e sentiment verso le Istituzioni che Format Research ha eseguito per 50&Più. Nella fotografia scattata le ombre sovrastano le luci. C’è sfiducia, pessimismo, una visione opaca del presente e del futuro. Il nucleo del malcontento è la delusione verso la politica e le istituzioni. Ma non tutto è perso: in filigrana traspare il desiderio di partecipare, di essere ascoltati, coinvolti. Non si percepisce disincanto, bensì un bisogno di riconoscimento che annulli la distanza che percepiscono verso istituzioni e politica. Lo studio è stato effettuato su un campione statisticamente rappresentativo della popolazione italiana di 1.000 persone con un’età superiore ai 50 anni - le classi di età analizzate sono state 50/64 anni, 65/74

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Inchiesta e over 75 - e la ricerca suddivisa in tre grandi filoni di indagine: fiducia verso le Istituzioni, fiducia verso la politica, attese future. Cominciamo proprio dalle istituzioni. La fiducia nelle istituzioni si salva solo la Sanità Dalle interviste emerge subito un’inquietudine “istituzionale”. Verso le istituzioni - che siano legate al welfare, agli enti locali, alle politiche pubbliche o ai politici - il sentimento di fiducia degli over 50 è basso. Al primo posto, con appena il 43,5%, troviamo quelle che si occupano di welfare (sanità, previdenza e assistenza sociale). A fidarsi di più sono soprattutto gli over 65 (48,6%), gli uomini (48,8% contro il 39,5% delle donne) e chi risiede nel Centro Italia (46,3%) e Nord Est (45,6%). Un cospicuo 56,5% però non si sente rappresentato. Al secondo posto, in ordine di fiducia, si attestano gli enti locali. A sentirsi rappresentati da istituzioni regionali e del posto sono il 39,5% degli over 50 contro il 60,5% del campione. A favore di quelle che sono le istituzioni più vicine al cittadino - o che dovrebbero esserlo - presentano

valori superiori alla media gli uomini (41,9%), gli over 75 anni (40,7%), chi vive nel Nord Est (46,4%). A mano a mano che si sale nelle gerarchie e si arriva alle istituzioni nelle politiche pubbliche e poi agli attori della politica, l’aspettativa nella rappresentanza crolla. In precedenza, i dati non erano confortanti, ora al terzo e quarto posto troviamo rispettivamente le “istituzioni nelle politiche e nei programmi pubblici” e “i politici e i rappresentanti istituzionali”. Si sente rappresentato dalle prime solo il 28,4% del campione: si tratta soprattutto di cittadini over 75 (30,3%), uomini (31,2%), del Nord-Est (29,8%) e Centro Italia (29,9%). Sui secondi invece il dato è nettissimo, oltre che basso: solo un quarto degli over 50 (25%) ha fiducia nei politici e rappresentanti istituzionali. A fidarsi di più sono i residenti nel Centro (27,9%) e Sud-Italia (28,1%). Al Nord la fiducia scende a quasi un intervistato su 5. Nell’incertezza generale si salvano le istituzioni che si occupano di welfare: gli over 50 si sentono rappresentati ob torto collo da quelle che trattano salute, pensioni, assistenza sociale. Il resto, troppo vicino alla

In che modo oggi, si sente rappresentato dalle istituzioni? Istituzioni che si occupano di temi specifici, come la salute, la pensione, l'assistenza sociale

56,5%

Non si sentono rappresentati

Si sentono rappresentati Base campione: 1.000 casi I dati sono riportati all’universo

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43,5%

Istituzioni locali e regionali

60,5%

Non si sentono rappresentati

Si sentono rappresentati

39,5%

Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research

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In che modo oggi, si sente rappresentato dalle istituzioni? Istituzioni nelle politiche e nei programmi pubblici

71,6%

Non si sentono rappresentati

Si sentono rappresentati

28,4%

Base campione: 1.000 casi I dati sono riportati all’universo

politica tout court, non li convince. Tranne che nel primo caso, infatti, le percentuali degli altri tre comparti istituzionali sono basse. È un concetto, questo, che ritorna quando gli viene chiesto a quali istituzioni e organizzazioni attribuiscano più valore in termini di fiducia. In cima e in fondo alla classifica troviamo rispettivamente Vigili del Fuoco e partiti politici. Tra loro c’è la Società Civile con oltre il 60%, una linea di confine tra un’aspettativa elevata ed una piuttosto bassa in cui, scendendo, si incontra soprattutto la politica con i Comuni, lo Stato, l’attuale Governo, etc. Probabilmente qui influisce una percezione di scarsa efficienza: neppure un cittadino su tre ritiene le istituzioni efficienti. Che sulle istituzioni pesi un giudizio tutt’altro che positivo, lo conferma l’importanza attribuita dagli intervistati ad alcuni aspetti della vita civile in rapporto al loro grado di soddisfazione. Ad esempio, tra le preoccupazioni maggiori ci sono un’assistenza sanitaria di qualità e accessibile nonché un pensionamento decoroso: lo sono rispettivamente per l’87,9% e l’86% del campione, ma la loro percentuale di soddisfazione

Politici e rappresentanti istituzionali

75%

Non si sentono rappresentati

Si sentono rappresentati

25%

Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research

è assai bassa, 35% e 30,7%. Anche la sicurezza pubblica e la lotta alla criminalità e la sicurezza e tutela dei diritti non convincono: fondamentali per l’87,2% e l’85,7%, soddisfano solo il 38,6% e 34,8% del campione. Così per l’assistenza sociale e protezione sociale “per coloro che si trovano in difficoltà”: è importante per l’82,5% ma ha un livello di soddisfazione di appena il 28,3%. Del resto, forse non a caso, la trasparenza delle istituzioni è tra gli aspetti più rilevanti per l’85,5% del campione. Ma solo il 26% - tra le percentuali più basse - ne è soddisfatto. Il dato si incastra a perfezione con un altro: gli over 50 vedono nella burocrazia e nella complessità delle procedure la principale criticità delle istituzioni (è così per il 67%). A seguire, ci sono l’attenzione alle esigenze dei cittadini (56,2%), la capacità di risolvere i problemi (52,1%) e di nuovo la trasparenza (43,6%). È l’idea che gli over 50 hanno delle istituzioni: complesse, non sempre attente alle esigenze dei cittadini, non sempre pronte a trovare una soluzione, a volte poco trasparenti. Forse per questo quasi 9 intervistati su 10 non si sentono coinvol50&Più | gennaio 2024

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Inchiesta ti nei processi decisionali della democrazia rappresentativa: solo il 11,3% dice di sentirsi ascoltato contro l’88,7%. Questo però non sembra avere un impatto sul desiderio di partecipazione politica e di attenzione alle istituzioni e alla politica,

ziale per l’81,3% del campione. Stessa situazione per lo snellimento della burocrazia: è importante per l’83,9%, ma in fondo alla classifica a livello di soddisfazione (appena il 12,4%). Proprio quest’ultimo dato richiama uno dei fattori di maggiore critici-

In generale, quanto ritiene che venga dato ascolto a lei come cittadino e ai cittadini (tutti) nei processi decisionali?

11,3%

si sentono ascoltati nei processi decisionali

88,7%

non si sentono ascoltati nei processi decisionali 56,2%

Molto

Abbastanza

Base campione: 1.000 casi I dati sono riportati all’universo

come mostra la rilevanza conferita al voto: andare a votare è importante per oltre l’80% del campione, un tasso molto elevato (tabella, pag. 54). Ma qui siamo già entrati nella seconda area d’indagine: la fiducia verso la politica e i politici. Delusi ma non distanti la politica vista attraverso gli occhi degli over 50 Il dato negativo emerso sui partiti trascina con sé anche politici e politica. Per gli over 50 fare riforme e cambiare il Paese non fa rima con l’attuale classe politica: quasi 3 su 4 non hanno fiducia in essa; quasi 8 su 10 si sentono poco o per nulla rappresentati dalla politica. Il giudizio complessivo sui politici è sfavorevole, così come sul modo di affrontare le priorità in Italia. Solo il 14,5% si dichiara soddisfatto, ad esempio, per la riduzione dei costi della PA, essen48

32,5%

10%

1,3%

Poco

Per nulla

Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research

tà addebitati alle istituzioni: la loro complessità e difficoltà nel trovare soluzioni per il cittadino. È il segnale che gli over 50 chiedono di essere ascoltati dalla politica per sentirsi rappresentati e coinvolti nei processi decisionali. Per quasi 1 su 2, infatti, la politica risulta peggiorata rispetto a 10 anni fa. Nonostante ciò, la stragrande maggioranza ritiene importante andare a votare. Gli over 50,

evidentemente, credono nella politica e nelle istituzioni, le avvertono come un valore che va salvaguardato con la partecipazione. Non a caso poco meno dell’80% andrebbe a votare anche domani e 2 su 3 lo farebbero per esercitare un proprio diritto. È l’ulteriore dimostrazione che non si sentono distanti dalla politica e dalle istituzioni. C’è semmai un senso di delusione verso di esse e di disagio per il mancato coinvolgimento nei processi decisionali. Attese future e riflessioni sul presente La delusione degli over 50, legata all’incapacità di istituzioni e politica di coinvolgerli, è il sostrato di una visione non positiva dell’Italia di oggi e di domani. Alla luce di tutto questo vediamo cosa pensino gli over 50 dell’attuale situazione economica e sociale del Paese. Per quasi il 60% il momento è critico, solo per poco più del 3% il Paese è in buona salute. Per la restante percentuale le criticità ci sono ma anche i segnali positivi. Gli over 50 mostrano insomma pessimismo, li attraversa un malessere sociale. Gli elementi di preoccupazione sono soprattutto economici: in testa troviamo aumento dell’inflazione, evasione fiscale/corruzione, povertà/diseguaglianza, disoccupazione. Per questo oltre il 60% degli intervistati ritiene che - tra 5/10 anni - a livello economico l’Italia sarà fortemente impoverita e con scarse prospettive future, mentre quasi il 60% pensa che a livello politico sarà un Paese in cui la voce dei cittadini continuerà ad essere scarsamente ascoltata. C’è dunque un orizzonte di fiducia e di prospettiva che investe, in media, solo il 35/40% degli over 50. Per il restante 60% circa il futuro migliore è alle spalle e per vederlo deve voltarsi indietro.

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PIÙ CREDITO ALLE DIVISE MENO AI PARTITI POLITICI

I Vigili del Fuoco sono al primo posto nella classifica di gradimento degli italiani: è nei loro confronti che gli over 50 ripongono maggiore fiducia. Seguono le Forze dell’ordine e il Presidente Mattarella. Fanalino di coda i partiti politici. Chi sono gli eroi speciali? Lo chiediamo a Marco Cervoni, Comandante del Reparto Volo dei Vigili del Fuoco di Roma di Anna Costalunga

Tra i Corpi in cui i cittadini ripongono massima fiducia, spicca l’altissimo apprezzamento verso i Vigili del Fuoco che, con l’85,5% di indice di gradimento, sono considerati al pari di “eroi speciali”. Seguono (71%) le Forze dell’ordine, che costituiscono il tratto di vicinanza tra il cittadino e il sistema istituzionale. Quest’ultimo, nella persona dell’attuale Presidente della Repubblica, riceve il 68,9% di gradimento, segno di apprezzamento della sua funzione di garante e della sua autorevolezza. E anche perché la sua figura rappresenta bene il biso-

gno di unità dei cittadini a fronte di una situazione mondiale e climatica in forte crisi. Nell’elenco di gradimento, immediatamente dopo si trova la Società Civile, meritevole di fiducia per il 62,7% degli intervistati. Una percentuale legata non solo dalla volontà di partecipazione del singolo allo spazio pubblico, ma anche all’idea di costruzione di una società futura più giusta. Ne è testimonianza indiretta il deciso incremento negli ultimi 10 anni del trend di raccolta fondi da lasciti solidali. La fiducia, però, barcolla davanti al-

E quanto ha fiducia nei confronti delle seguenti stituzioni e organizzazioni? Vigili del Fuoco Forze dell’ordine Presidente della Repubblica (Mattarella) La Società civile Il Comune Lo Stato Italiano Governo Italiano (a guida Meloni) La Magistratura Associazioni di categoria Unione Europea La Regione Il Parlamento italiano I partiti politici Base campione: 1.000 casi I dati sono riportati all’universo

51% (media)

85,5 71 68,9 62,7

48,2 47,9 44,8 43,5 41,8 40,4 38,8 31,2

18,4

Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research

le istituzioni territoriali: il Comune di appartenenza (fermo al 48,2%) e lo Stato italiano (47,9%). Il 44,8% delle preferenze va al Governo in carica, mentre la Magistratura, nell’occhio del ciclone per alcune recenti sentenze, sconta le criticità del sistema giudiziario, guadagnando il 43,5% di gradimento. Non va meglio alle Associazioni di categoria (41,8%), all’Unione Europea (40,4%), alla Regione di residenza (38,8%), al Parlamento italiano, coinvolto da numerosi scandali, (31,2%) e ai partiti politici, fanalino di coda con solo il 18,4%. Questa diffidenza, a più di 30 anni di distanza dalla nascita di Tangentopoli, evidenzia platealmente il “distacco” da una istituzione colpita da scandali, abusi e immunità. L’esatto contrario di una società ideale, all’insegna della partecipazione e dell’uguaglianza, verso la quale è proiettato il campione intervistato. C’è poi un ulteriore aspetto, che riguarda più specificatamente l’efficienza delle Istituzioni, ossia la risposta concreta del loro operato sui cittadini. Qui il dato maggioritario (57%) corrisponde al “poco efficienti” contro un 2% di “molto efficienti”. Probabilmente al giudizio non è estranea una valutazione “morale”, in quanto un’Istituzione percepita come inefficiente tradisce nella sostanza le sue stesse intenzioni e il danno è maggiore in quanto la sua immoralità nell’inefficienza è molto più grave di quella del singolo. Le differenze, presumibilmente, dipendono dai livelli di efficienza sperimentati dai cittadini a livello locale nel quotidiano. Più severi sono gli abitanti del Nord Ovest: Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta (27%). Il gradimento maggiore viene invece da Emilia-Romagna, Friuli-Vene50&Più | gennaio 2024

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Inchiesta zia Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto (32%). Di queste, due sono a statuto speciale ed una (l’Emilia–Romagna) è nota da tempo per l’attenzione verso il welfare. Centro e Isole si attestano su valori di poco superiori al 30%. Un Vigile del Fuoco è un eroe spe-

per questo che il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è composto da diverse unità operative: le squadre di terra, i sommozzatori, gli elicotteristi - come nel mio caso-, il nucleo NBCR (Nucleare - Biologico - Chimico - Radiologico). Per fare il Vigile del Fuoco sono necessari una forte

Come percepisce l'efficienza delle istituzioni in generale? 57% 27,6%

29,6%

PERCEPISCONO LE ISTITUZIONI COME EFFICIENTI

Base campione: 1.000 casi I dati sono riportati all’universo

ciale, si legge nel rapporto, lo è soprattutto grazie alla particolare narrazione del suo lavoro e all’idea diffusa che questo consista quasi esclusivamente nel salvare vite. Quali ruoli e quali compiti svolgono per il Paese? Lo chiediamo a Marco Cervoni, da 28 anni nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco (di cui 24 trascorsi come elicotterista) e oggi Comandante del Reparto Volo dei Vigili del Fuoco di Roma. Cosa rende un Vigile del Fuoco un eroe speciale? Il Vigile del Fuoco è innanzitutto una persona con le proprie paure. È il desiderio di superarle, probabilmente, a diventare la miccia che ci permette di affrontare le difficoltà del nostro lavoro. Gli interventi possono avvenire nei contesti e nelle situazioni più disparate, ed è 50

PE R

TI IEN FIC EF

AB BA ST AN ZA

13,4% CO PO

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2%

NU LL A

EF FIC IEN TI

Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research

vocazione e una solida motivazione, non solo per i contesti complessi in cui operiamo ma anche perché siamo continuamente esposti alla sofferenza delle persone a cui prestiamo il nostro aiuto. Possiamo trovarci di fronte ad un incidente stradale, ad un incendio in un appartamento, oppure dobbiamo affrontare eventi catastrofici di più grande portata come alluvioni, terremoti o valanghe. Negli ultimi venti anni sono stato direttamente coinvolto nelle più importanti operazioni di salvataggio nel nostro Paese: il terremoto de L’Aquila e l’esplosione di Viareggio del 2009, il naufragio della Costa Concordia del 2012, le alluvioni (tra le più recenti quelle dell’Emilia-Romagna e della Toscana del 2023). Il minimo comune denominatore di tutte queste situazioni è sempre sta-

to uno, ed è quello che citavo all’inizio: la paura. Ciò vale sia per la mia esperienza che per quella di chiunque intraprenda questa carriera. L’addestramento ci aiuta a normalizzare la presenza della paura nel momento dell’intervento operativo, ma ciò che ho imparato è che questa deve rimanere comunque presente, perché è proprio la paura a permetterci di comprendere il pericolo a cui stiamo andando incontro, che non deve essere mai sottovalutato. Il Vigile del Fuoco non è un eroe: è una persona come le altre che ha però imparato a gestire il pericolo e che sfrutta tale capacità per portare aiuto e soccorso ai cittadini. Ricorda la sua missione più pericolosa o quella che l’ha colpita di più? Può raccontarla brevemente? Essere un Vigile del Fuoco comporta anche dover fare i conti con situazioni che comportano un notevole impatto emotivo. Nel mio caso, quella del terremoto di Amatrice (avvenuto la notte del 24 agosto 2016, n.d.r.) è senza dubbio la missione che mi ha coinvolto maggiormente. Con il mio reparto abbiamo decollato alle prime luci dell’alba e siamo arrivati sul luogo del disastro alle 6.40 della mattina: di fronte avevamo una scena raccapricciante, tutto intorno a noi era raso al suolo, le richieste di aiuto numerosissime, dovevamo prestare soccorso praticamente ovunque. Non sapevamo da che parte iniziare, come capita quando affrontiamo eventi calamitosi di tale entità. Abbiamo portato via tante vittime, e proprio tale ingrato compito ci ha particolarmente segnato e coinvolto sul piano emotivo. Siamo stati i primi ad arrivare quella notte, smobilitando la nostra squadra dall’area soltanto dopo un anno. Come Reparto Volo Roma siamo sta-

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ti impegnati lì per lungo tempo, e ciò ci ha lasciato molti ricordi nello svolgimento delle nostre attività di sostegno e aiuto ai cittadini, compito che per noi rimane sempre primario. Con riferimento, invece, alle operazioni più complesse, mi viene in mente certamente quella della valanga di Rigopiano (avvenuta il 18 gennaio 2017, n.d.r.): la neve non ci consentiva di atterrare e la visibilità era molto ridotta; praticamente la metà dei nostri soccorsi è stata compiuta grazie all’utilizzo del verricello (con il quale il soccorritore può essere calato dall’elicottero, n.d.r.), individuando le persone in pericolo e trasportandole in luoghi più sicuri. Quali sono i vostri compiti istituzionali? Sono cambiati negli anni? Il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso pubblico e della Difesa civile ha come compito principale quello di portare soccorso tecnico urgente a persone, animali ma anche a immobili. Nell’esercizio delle attività istituzionali, la normativa

Marco Cervoni, Comandante del Reparto Volo dei Vigili del Fuoco di Roma

nazionale attribuisce al personale dei Vigili del Fuoco funzioni di polizia giudiziaria. Un esempio può essere rappresentato dal recente incendio avvenuto all’ospedale di Tivoli (in provincia di Roma), dove le attività di polizia giudiziaria sono state demandate al Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Roma. In generale, negli anni i compiti istituzionali dei Vigili del Fuoco

Amatrice, l’orologio della torre campanaria nella zona rossa, a un anno dal sisma

sono rimasti sostanzialmente invariati, sebbene vi siano stati alcuni ampliamenti in termini di funzione: con lo scioglimento del Corpo Forestale dello Stato (ad opera del d.lgs. 177/2016, n.d.r.) ai Vigili del Fuoco sono state attribuite le competenze in materia di lotta attiva contro gli incendi boschivi e spegnimento con mezzi aerei degli stessi. I cittadini riconoscono il valore del vostro operato, ma forse la politica troppo spesso se ne dimentica, come dimostrano i tagli fatti in passato. Mezzi, retribuzione e attrezzature sono adeguati al rischio che vi viene chiesto? Ci tengo a specificare che il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è impegnato in un processo di continuo aggiornamento di formazione. Un esempio è rappresentato dall’avvento delle automobili elettriche che ci pongono di fronte ad una diversificazione del rischio di incendio a cui dobbiamo rispondere in maniera differenziata. Abbiamo recentemente aggiornato il nostro comparto di elicotteri: oggi vantano più elevati standard di sicurezza e tecnologia. Un processo simile sta avvenendo anche all’interno degli altri comparti operativi: un Vigile del Fuoco di terra ha a disposizione dispositivi di protezione individuale all’avanguardia, ma lo stesso vale per i sommozzatori. Sulla retribuzione, l’obiettivo rimane - ad oggi - quello di portare gli stipendi dei Vigili del Fuoco al pari di quelli di tutte le altre Forze dell’ordine, considerando comunque una fase storica in cui le difficoltà economiche sono condivise all’interno di tutta la società. Va da sé specificare che il valore delle nostre attività di soccorso non è monetizzabile, e che l’apprezzamento istituzionale e dei cittadini rappresenta un elemento per noi insostituibile. 50&Più | gennaio 2024

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Inchiesta

PER OTTO ITALIANI SU DIECI LA POLITICA NON RAPPRESENTA I CITTADINI Perché questa sfiducia? Lo chiediamo a Nella Converti, presidente Commissione Politiche sociali del Comune di Roma, e a Franca Asciutto consigliera comunale a Ladispoli di Anna Grazia Concilio

O

ltre il 70% degli over 50 non ha fiducia nella capacità della classe politica di fare riforme e di cambiare il Paese. Ad avere meno fiducia sono le persone di età compresa tra i 50 e i 74 anni d’età e i residenti del Nord Italia. Questi dati - insieme ad altri emergono dall’indagine che il Centro Studi 50&Più ha condotto in collaborazione con Format Research. Una percentuale che fa il paio con quella sulla rappresentatività: già perché, se il 72,9% del campione non ha fiducia nella politica (tabella pag. 53), oltre il

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77% non si sente rappresentato dalla classe dirigente. Dati che si possono tradurre così: quasi otto italiani su dieci non si sentono rappresentati dalla politica. E in questo perimetro così ampio, rientrano coloro che si sentono poco rappresentati (44,1%) e coloro che non si sentono per nulla rappresentati (33,7%). Le cause di questo ‘disinnamoramento’ nei confronti della politica potrebbero leggersi con riferimenti espliciti ai politici, indipendentemente dal partito a cui essi appartengono. Ed ecco che per meno del 40% degli intervistati

i politici sono competenti. Su questa espressione infatti ‘I politici sono competenti, sono portatori di sapere tecnico’ è d’accordo solo il 38,5%. Percentuali simili – che oscillano tra il 36% e il 37% - rappresentano chi sostiene che i politici del nostro Paese sono buoni amministratori, all’altezza dei compiti che i cittadini gli assegnano e mantengono le promesse. Severo è il giudizio degli italiani intervistati sui temi che animano il dibattito pubblico. In media solo il 24,6% si dichiara soddisfatto rispetto ad alcuni ambiti: in buona sostanza, l’indice di soddisfazione è inversamente proporzionale all’importanza del tema. Proviamo a disegnare un quadro nitido avvalendoci di esempi. Per l’86,1% del campione è prioritaria l’assistenza sanitaria e la soddisfazione rispetto a questo si attesta su poco più del

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30%. In ordine di importanza, gli altri ambiti del dibattito pubblico riguardano la sicurezza pubblica e la lotta alla criminalità con l’85,2% e una percentuale di soddisfazione inferiore al 30%; a pari punti troviamo, invece, la scuola e l’istruzione e lo snellimento della burocrazia. Nel primo caso, con una soddisfazione intorno al 27%, nel secondo caso poco più del 12%. Seguono l’efficienza delle infrastrutture, la riduzione dei costi della Pubblica Amministrazione, la meritocrazia. Gli ambiti per cui gli intervistati esprimono maggiore soddisfazione sono i valori familiari (36,1%), i trasporti pubblici (33,4%), la tutela della diversità e delle minoranze (32,6%). Se si chiede una classifica, i temi indicati più importanti sono: la riduzione della pressione fiscale, il calo demografico e, appunto, i valori famigliari. Con un picco del 48,3% e - di contro - un 22,4%, nel mezzo troviamo: lotta alla evasione fiscale (37%), attenzione nei confronti della sostenibilità (36,3%), gender gap (36%), educazione sentimentale, sessuale e affettiva (34,5%), scuola e istruzione (33,2%) e ancora efficienza delle infrastrutture (29,3%), trasporti pubblici (27,9%), efficienza della giustizia civile (27,7%), mobilità sociale (25,8%), snellimento della burocrazia (25,5%). E, infine, tutela della diversità e delle minoranze (24,7%), sicurezza pubblica e lotta alla criminalità (24,4%), meritocrazia (23,2%) e riduzione costi della Pubblica Amministrazione (22,4%). Non è un quadro ottimistico quello che emerge dall’indagine. E ne è la riprova il fatto che per un intervistato su due la politica, nel suo complesso, è peggiorata rispetto a dieci anni fa. A sostenerlo è il 49,2% del campione, solo per il 12,2% la situazione è migliorata. Nel mezzo, poi, una per-

Indipendentemente dal suo orientamento di voto, quanta fiducia nutre nei confronti della classe politica italiana attuale di fare le riforme e cambiare il Paese?

27,1%

nutrono fiducia nella CLASSE POLITICA ITALIANA ATTUALE nel fare le riforme e cambiare il Paese

non nutrono fiducia nella CLASSE POLITICA ITALIANA ATTUALE nel fare le riforme e cambiare il Paese 44,6%

22,9%

4,2% Molto

72,9%

Abbastanza

Base campione: 1.000 casi I dati sono riportati all’universo

centuale pari al 38,6 che ritiene la politica invariata: non risulta difficile, pertanto, pensare che chi appartiene a questa percentuale - proprio perché non si esprime sul miglioramento possa convergere sulla percentuale dei delusi (tabella pag. 54). Eppure, in questo scenario non propriamente idilliaco, l’80,2% degli intervistati ritiene importante andare a votare (tabella pag. 54). A non ritenerlo importante è solo il 17,6%. Nel dettaglio, è ‘molto importante’ andare a votare per il 52,4% del campione

Poco

28,3% Per nulla

Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research

over 50, è ‘abbastanza importante’ per il 27,8% e, ancora, è ‘poco importante’ per il 10,2%, ‘per nulla importante’ per il 7,4%. A questa domanda un significativo 2,2% non ha risposto. E come sarebbe la percentuale se si andasse a votare oggi? È presto detto: si recherebbe alle urne il 79,1% degli intervistati. Non andrebbe a votare poco più del 7% e poco più del 13% non sa cosa farebbe. Quali sono, dunque, le motivazioni che spingono gli over50 raggiunti dall’indagine a votare oggi? In cima alla classifica, con

Se si svolgessero le elezioni politiche domani, andrebbe a votare? No, non andrei a votare Sì, andrei a votare

79,1%

7,4%

Non sa/non risponde

13,5%

Base campione: 1.000 casi I dati sono riportati all’universo

Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research

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Inchiesta un 67,4% c’è questa motivazione: esercitare un diritto. Seguono ‘esprimere la mia preferenza politica’ con un 40,8%; per ‘supporti ai candidati che più rappresentano i miei interessi’ (39,7%) e ancora ‘per contribuire a migliorare la società’ (32,1%), ‘contrastare una politica che non mi è affine e per fornire un segnale di dissenso’ (27,7%) e con un 26,1% ‘per dare un segnale di cambiamento’. Tuttavia, in quel 7,4% che non andrebbe a votare i disillusi dalla politica sono molti, oltre la metà (52,9%). Chi non andrebbe a votare lo farebbe sicura-

Rispetto a 10 anni fa la politica nel suo complesso è migliorata, peggiorata o rimasta uguale?

sociali del Comune di Roma (Partito Democratico) e Franca Asciutto, consigliera del Comune di Ladispoli, città del litorale laziale (Fratelli d’Italia). Converti, perché gli italiani non hanno fiducia nei partiti politici? «Per una totale assenza di radicalità e di idee chiare. Oggi, invece che il partito, va avanti il leader di turno. Il partito - che dovrebbe essere la struttura portante - ha ormai poco peso purtroppo e questo ci fa perdere le nostre origini e l’indirizzo politico. Oltre questo va detto che manca la politica di territorio, quella più im-

In generale, quanto è importante per lei andare a votare? MOLTO

Migliorata

12,2%

ABBASTANZA

Rimasta invariata

POCO

38,6% Peggiorata

49,2%

Base campione: 1.000 casi I dati sono riportati all’universo

mente perché è disilluso, dicevamo, e anche perché non simpatizza per nessun partito, perché in disaccordo con il sistema politico (46,5%), perché non crede che votare serva a qualcosa (44,3%), non è informato sulla politica, sui candidati e sui movimenti (5,1%), perché è impossibilitato a farlo (3,5%). Dalla nostra indagine, i partiti politici sono all’ultimo posto nella classifica di gradimento degli over 50. Perché? Lo abbiamo chiesto a due elette, rispettivamente Nella Converti, presidente della commissione politiche 54

52,4%

27,8%

10,2%

PER NULLA

7,4%

MOLTO + ABBASTANZA

80,2% POCO + PER NULLA

17,6%

NON RISPONDE

2,2%

Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research

portante perché la piccola sezione o i rappresentanti territoriali - se riconosciuti - vengono identificati con il partito. L’assenza totale di strutture ha fatto sì che la fiducia nei partiti sia praticamente nulla e ciò causa anche una serie di conseguenze. Nonostante io sia una persona molto radicata sul territorio - ho preso le mie preferenze particolarmente nelle periferie e su alcune tematiche - le persone mi identificano comunque con il partito e spesso mi sento dire Eh però il Pd…. Credo che il sentimento emerso dalla vostra indagine si traduca anche così.

Il senso di sfiducia è molto forte, soprattutto ai margini delle grandi città. Basti pensare che nelle periferie di Roma, a ogni tornata elettorale viene eletto un partito diverso perché la disperazione porta gli elettori a votare per tentativi. Dopo questi dati, al mio partito suggerirei una maggiore radicalità su alcuni temi e un ricambio della classe dirigente». Se da un lato ci sono i cittadini e gli elettori delusi dalle istituzioni, dall’altro, dunque, ci sono i politici che - dal canto loro - devono favorire la ricostruzione del rapporto. Asciutto, cosa dovrebbero fare i politici per avvicinare i cittadini? «Coinvolgerli, prima di tutto, nelle scelte dell’amministrazione e mettere in atto la ‘politica partecipata’. Perché non va mai dimenticato che siamo noi politici ad essere al servizio del cittadino. Non viviamo in uno stato autoritario e, pertanto, dobbiamo mettere in campo ogni azione possibile per facilitare la loro vita, a partire dallo snellimento della burocrazia. Anche prenotare un appuntamento in Comune per una persona che non sa utilizzare la piattaforma digitale può diventare difficile e questo comporta l’allontanamento dei cittadini della vita politica del posto in cui abitano, creando non poco disagio. Che cosa dovrebbero fare nel concreto gli amministratori? Aprire le porte dei loro uffici. Io l’ho fatto anche recentemente quando ho lavorato alla realizzazione del PEBA (Piano Urbanistico Eliminazione delle Barriere Architettoniche), coinvolgendo i cittadini destinatari del progetto perché è centrale nella stesura di un piano come questo la partecipazione di chi vive la disabilità che bene conosce il territorio e le sue difficoltà da abbattere. Ho voluto ascoltare i cittadini e con loro lavorare».

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COME SARÀ IL FUTURO TRA SPERANZA E PREOCCUPAZIONI

Aleggia un diffuso pessimismo tra i senior riguardo al presente e all’avvenire del Paese: preoccupazioni aumento dell’inflazione, diseguaglianze sociali Rimane viva una minoranza che vede ipotesi di miglioramento nei prossimi anni di Dario De Felicis

Soprattutto pessimisti. Preoccupati per l’aumento dell’inflazione, dell’evasione fiscale, delle diseguaglianze. Non molto fiduciosi nell’avvenire. Nella variegata fotografia sulle aspettative e la percezione che i senior hanno verso istituzioni e politica, emerge da subito la loro complessa visione del futuro del Paese, tra speranze, per-

plessità e poche certezze. Cominciamo con il presente. Secondo il 58,1% degli intervistati l’Italia sta attraversando un periodo critico sotto il profilo economico e sociale. È certamente una percentuale significativa del campione indagato, che pone l’accento sulle preoccupazioni che si celano dietro la direzione che il

Paese ha preso in questi ultimi anni. Tuttavia, resta una fascia consistente, pari al 37,5%, che mostra invece una visione meno pessimista. Per coloro che fanno parte di questa percentuale, l’Italia sta attraversando un periodo caratterizzato sì da alcune problematiche, ma al contempo sono presenti segnali positivi che fanno intravedere una possibile ripresa. Un segmento di intervistati che riconosce le sfide ma che guarda con ottimismo verso eventuali miglioramenti nel prossimo futuro. Pochissimi invece quelli che avvertono un Paese in buona salute. Sono appena il 3,5% degli intervistati, concentrandosi sul contesto attuale come base su cui costruire ulteriori progressi e miglioramenti. Ancora meno coloro che non si esprimono, “non sanno”: sono solo lo 0,9%. Quali sono però le cause maggiori della difficile situazione dell’Italia? Sono soprattutto economiche. Tra chi ha parlato di criticità sul futuro traspaiono, nello specifico, le motivazioni di una visione particolarmente problematica. Con il 43,7%, l’aumento dell’inflazione viene ritenuta una delle ragioni principali di tale crisi. L’inevitabile impatto sull’economia e sui cittadini rende questa componente un nodo cruciale da sciogliere. A seguire, l’evasione fiscale con il 43,4%: emerge come una piaga che mina la stabilità finanziaria, contribuendo a un circolo vizioso che comporta pesanti ripercussioni sulla qualità dei servizi e sul benessere generale. Anche la povertà e le disuguaglianze sociali, con il 37%, insieme alla disoccupazione, con il 34,9%, si collocano tra le problematiche principali. Altri elementi rilevanti - anche se le percentuali cominciano a scendere - includono il progressivo invecchiamento della popolazione e la denatalità (21,2%), e la frammentazione politica (20,1%) 50&Più | gennaio 2024

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Inchiesta che si rivela come un elemento destabilizzante, in grado di rallentare le decisioni strategiche necessarie per rispondere alle sfide del contesto globale. Ulteriori elementi critici che richiedono attenzione sono la mancanza di un orientamento strategico (18,9%), il declino industriale (18,1%), il disagio giovanile (18%) e i flussi migratori potenzialmente generatori di tensioni sociali (17,2%). Scorrendo la lista delle principali cause dei problemi socioeconomici, l’indagine mostra percentuali minori nella rigidità del mercato del lavoro (17%), nell’emergenza climatica (16,2%), nella mancanza di leadership (15,4%), e nella cultura del lavoro poco produttiva e poco competitiva (13,1%). In ultimo, con appena il 12,3%, troviamo le tensioni tra Occidente e Russia. La guerra in Europa non sembra preoccupare più di tanto il campione intervistato, quasi ad ignorare la complessità della posizione italiana nello scacchiere internazionale. Arriviamo quindi al futuro dell’Italia. È un’immagine dai toni piuttosto foschi quella che emerge in prospettiva, sia dal punto di vista economico che politico. Secondo l’indagine, una significativa percentuale - pari al 65,8% - si proietta in un’Italia economicamente impoverita tra cinque/dieci anni, con scarse prospettive per i suoi cittadini. Tale percezione riflette una profonda preoccupazione riguardo alle conseguenze prolungate della crisi economica, generando il timore di un futuro grigio e difficile per la popolazione. Dall’altra parte, il 34,2% degli intervistati conserva un sentimento di speranza e immagina un Paese capace di risorgere con nuove energie dopo le crisi economiche, capace di reinventarsi e di offrire prospettive di 56

In base alla sua esperienza e conoscenza, come giudica l'attuale situazione economica e sociale dell'Italia? L’Italia è un Paese in buona salute

L’Italia sta vivendo un periodo critico dal punto di vista economico e sociale

3,5 %

Non so

0,9 %

58,1%

L’Italia sta vivendo un periodo con alcune criticità ma anche segnali positivi, di ripresa.

37,5 %

Base campione: 1.000 casi I dati sono riportati all’universo

crescita per i suoi cittadini. Il panorama politico, altrettanto delicato, suscita dubbi sulla capacità del sistema di rappresentare efficacemente le esigenze della popolazione. Il 59,9% degli intervistati teme che tra cinque/dieci anni ci troveremo in un Paese nel quale la voce dei cittadini continuerà ad essere scarsamente ascoltata dalle istituzioni politiche. Questo dato pone una serie di interrogativi sul funzionamento del sistema democratico e sull’efficacia

Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research

delle istituzioni nel rispondere alle esigenze della popolazione. Appare, però, una speranza di cambiamento politico: emerge dal 40,1% degli intervistati, che auspica un Paese con un sistema politico meno chiuso su se stesso e più orientato ad ascoltare le esigenze dei cittadini. Questa visione positiva, anche se minoritaria, proietta un’immagine di un’Italia capace di riformare le Istituzioni per rispondere in modo più efficace alle sfide del presente e del futuro.

Lei ritiene che tra cinque/dieci anni l’Italia sarà…? A livello economico

65,8%

Un Paese ormai fortemente e per sempre impoverito dalla crisi economica e con scarse prospettive per i cittadini

40,1%

Un Paese dotato di un sistema politico meno ripiegato su se stesso, e più attento alle esigenze ed ai bisogni dei cittadini

Base campione: 1.000 casi I dati sono riportati all’universo

34,2%

Un Paese nuovo, che ha saputo ritrovare energie e stimoli dopo le crisi economiche e con ottime prospettive per i cittadini

A livello politico

59,9%

Un Paese nel quale la voce dei cittadini non è ascoltata dalla politica Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research

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Gregory Alegi

L’ETÀ DELLO SCONTENTO L’indagine Aspettative e sentiment verso le istituzioni dipinge un quadro a tinte fosche «Uno scenario prevedibile con qualche sorpresa. Gli over 50 si sentono isolati e faticano a decifrare la complessità che li circonda» commenta Gregory Alegi, esperto di storia e politica (LUISS) di Leonardo Guzzo

È una generale sfiducia il sentimento prevalente che emerge dal sondaggio di Format Research sul rapporto tra gli ultracinquantenni e le istituzioni. Le risposte fotografano una situazione difficile: di disorientamento e scollamento rispetto al sistema istituzionale e al quadro politico da parte di una fetta consistente della popolazione italiana. «In termini generali non si tratta di dati sorprendenti», commenta il professor Gregory Alegi, esperto di

storia e politica, docente di relazioni internazionali alla LUISS Guido Carli di Roma, «sebbene alcuni elementi specifici catturino la nostra attenzione». Per quanto riguarda il rapporto con le istituzioni, è evidente come la fiducia degli ultracinquantenni diminuisca man mano che si passa da una dimensione più specifica (istituzioni settoriali e locali) a una dimensione più ampia (istituzioni pubbliche nazionali e internazionali). «Un fenomeno legato al

concetto di prossimità. Più un ambito amministrativo e decisionale è fisicamente vicino alla persona, più è percepito come semplice e più una persona crede - a torto o a ragione - di poter partecipare facilmente e di poter influire efficacemente sulle decisioni. Al contrario, si tende a diffidare delle dimensioni più ampie, dispersive e complesse», spiega Alegi. In cima alla fiducia del campione statistico ci sono istituzioni che operano nel campo della sicurezza (i Vigili del fuoco e le Forze dell’ordine) o istituzioni simboliche, di indirizzo e garanzia, come il Presidente della Repubblica. La fiducia diminuisce sensibilmente nei confronti delle istituzioni con un potere decisionale più concreto: il governo, la magistratura, il parlamento. La diffidenza maggiore interessa le istituzioni rappresentative: solo due intervistati su dieci si fidano delle Camere e dei partiti. «La preoccupazione per la sicurezza spiega il primato delle istituzioni 50&Più | gennaio 2024

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Inchiesta

chiamate a garantirla. Quanto al Presidente della Repubblica, si tratta di un simbolo forte, che evidentemente svolge bene il ruolo di rappresentante dell’unità nazionale. Ma non stupisce che sia percepito come più affidabile rispetto alle istituzioni più operative, che scelgono - più o meno bene - e per ciò stesso rischiano di indurre sfiducia. Sarebbe a tal proposito interessante osservare l’evoluzione della fiducia nel tempo e magari comparare l’atteggiamento degli ultracinquantenni con quello di altre fasce della popolazione. Stupisce di più la posizione della magistratura, che è un’istituzione assai meno politica del governo. Sul giudizio del campione influiscono probabilmente la percezione di un’inefficienza del sistema giudiziario e di un costo eccessivo (non solo in termini economici) degli atti e dei procedimenti. Inoltre è probabile che alcuni ‘scandali’, che hanno peraltro 58

riguardato istituzioni come le forze dell’ordine, vengono percepiti nel caso della magistratura come fenomeni di sistema piuttosto che come errori individuali». Gli over 50 si sentono alquanto esclusi dal processo decisionale. Percepiscono una barriera nei rapporti con le istituzioni, dovuta alla burocrazia e alla mancanza di trasparenza, diffidano in generale della politica per un difetto di competenza, di capacità e di sincerità da parte di chi fa politica. Alegi accetta i dati con qualche riserva: «La lontananza delle istituzioni percepita dai cittadini mi ispira una riflessione sull’indebolimento dei cosiddetti corpi intermedi. Le associazioni di categoria, i sindacati, gli stessi partiti politici nel ruolo di mediatori sociali hanno perso peso e i cittadini (specie quelli abituati alla mediazione) si sentono più isolati, meno coinvolti nei processi decisionali. Quanto alla sfiducia ver-

so la politica, pure giustificata per certi versi, ho l’impressione che ci sia un fraintendimento di base. Aspettarsi che la politica risolva tutti i problemi e lamentarne la mancata soluzione rivela in realtà un deficit di cultura politica e una concezione anacronistica, vagamente paternalistica dello Stato. Nel mondo globale, quello dell’homo oeconomicus e delle multinazionali, molte problematiche sfuggono al controllo dei singoli Stati e le istituzioni governative non sono più in grado di garantire protezione ai cittadini. La generica sfiducia verso la politica nasconde anche l’incapacità - e in parte l’impossibilità - di vedere quanto complesso sia il quadro, di conciliare la prospettiva individuale con quella sociale e globale. La difficoltà a decifrare la complessità e l’assenza di strumenti che facilitino questa decodificazione determina, a mio modo di vedere, il diffuso pessimismo con cui si guarda al futuro». In apparente controtendenza rispetto al giudizio sulla politica e le istituzioni, gli ultracinquantenni ritengono in larga maggioranza (circa l’80%) che sia importante andare a votare. Un dato di quindici punti superiore a quello (relativo però all’intera popolazione) dell’affluenza alle urne nelle elezioni politiche del 2022. «Il voto è visto come l’unico, e l’ultimo, strumento per propiziare un cambiamento. E tuttavia, dalle risposte del campione, si evince che votare viene più che altro considerato un dovere civico, l’esercizio indispensabile di un diritto ‘sacro’. Sono relativamente pochi quelli che attribuiscono al proprio voto il potere di incidere, per via di un contributo costruttivo o di un segnale di dissenso, sulla realtà» conclude Alegi.

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Sociale

LA TECNOLOGIA NON FERMA LE FAVOLE Le storie ricoprono ancora un ruolo importante nella crescita e nello sviluppo emotivo dei bambini A raccontarle, nonostante i ritmi di vita frenetici e l’avvento di dispositivi elettronici sempre più accessibili, sono i genitori e i nonni di Elisabetta Pagano

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accontare favole ai bambini è stata una pratica diffusa per molte generazioni in molte culture. I genitori e i nonni, spesso, condividono storie per intrattenerli, insegnare loro valori morali e incoraggiare lo sviluppo del linguaggio e dell’immaginazione. Come direbbe Einstein “Se volete che vostro figlio sia intelligente, raccontategli delle fiabe, se volete che sia molto intelligente, raccontategliene di più”. Nonostante l’avvento della tecnologia e i ritmi di vita più frenetici, oggi, c’è ancora chi racconta favole? A rispondere è Simona Battaglia, pedagogista e da più di vent’anni impegnata nelle scuole dell’infanzia: «Stimolare la curiosità e fornire modelli positivi sono ancora pilastri cruciali per un ambiente educativo favorevole allo sviluppo ottimale dei bambini, illuminando il percorso nella psicopedagogia moderna». I genitori e i nonni continuano a raccontare storie ai bambini? Questa antica pratica può variare a seconda delle abitudini culturali, delle influenze della tecnologia 50&Più | gennaio 2024

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Sociale e di altri fattori sociali, ma tra alti e bassi, fortunatamente è ancora viva. Che ruolo hanno fiabe e favole nello sviluppo della creatività del bambino? Le fiabe e le favole giocano un ruolo cruciale nello sviluppo dell’immaginazione infantile, offrendo ai bambini l’opportunità di intraprendere viaggi fantastici e esplorare mondi inediti. Queste storie fungono da ponte tra realtà e fantasia, consentendo ai piccoli di sviluppare creatività e acquisire competenze emotive e sociali fondamentali. La loro importanza come veicoli narrativi è innegabile nell’arricchire l’esperienza cognitiva ed emotiva dei bambini. Quali sono le distinzioni significative tra fiabe e favole? I bambini mostrano preferenze? La distinzione tra fiaba e favola evidenzia due aspetti unici della narrativa per bambini. Le fiabe, con i loro personaggi magici, creano mondi incantati che affascinano i più piccoli, offrendo un’esperienza di meraviglia e stupore. D’altra parte, le favole, con un tono più riflessivo e un insegnamento morale, necessitano di tempo, elaborazione e comprensione del significato; pertanto, sono rivolte a bambini di fascia di età compresa tra i 6 e i 12 anni. Le preferenze variano in base all’ambiente socioculturale? L’ambiente sereno in cui gli adulti si dedicano al racconto è essenziale, superando influenze socioculturali. La comunicazione e l’interazione umana durante il racconto creano connessioni profonde tra adulti e bambini, oltrepassando barriere culturali e facilitando la crescita. Raccontare favole dipende da una precisa scelta educativa? Le scelte educative moderne riflettono una rottura con i ruoli di genere 60

predefiniti, privilegiando narrazioni brevi, semplici e visivamente impattanti. Questo si allinea con un’educazione che promuove l’uguaglianza di opportunità, stimola la curiosità e favorisce un apprendimento autonomo, adattandosi a una società veloce e tecnologica. La scuola ha rilevato una tendenza in negativo? Valuta che ciò possa aver influito sullo sviluppo psicologico e sull’apprendimento del bambino? L’accelerato ritmo di vita impatta sullo sviluppo dei bambini, generando sovra stimolazione. È essenziale mitigare questi impatti, offrendo spazi di tranquillità per lo sviluppo sano delle capacità cognitive ed emotive. Da parte della scuola vengono messe in atto strategie per compensare eventuali carenze? Quali sono? La scuola assume un ruolo più ampio, non solo trasmettendo conoscenze ma anche valorizzando l’identità, il benessere dei bambini e loro tempi. L’approccio pedagogico si concentra sulla comprensione individuale e sulla crescita globale.

Nelle storie contemporanee esiste un maggior impegno nel superare gli stereotipi? La letteratura per bambini oggi incorpora temi contemporanei come multiculturalità, rispetto e solidarietà, promuovendo l’inclusione e la consapevolezza delle diversità. Diventa uno strumento educativo potente in grado di plasmare la percezione del mondo dei bambini. In che misura l’uso della tecnologia incide sul racconto delle storie? Gli strumenti tecnologici, sebbene offrano accesso a contenuti vari, non possono sostituire l’esperienza unica della narrazione tradizionale con il genitore. La connessione diretta durante la condivisione di una storia contribuisce alla formazione di legami emotivi fin dalla più tenera età.

«Le fiabe e le favole fungono da ponte tra realtà e fantasia consentendo ai piccoli di sviluppare creatività e acquisire competenze emotive e sociali fondamentali»

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Buone pratiche 50&Più

AD AREZZO NASCE IL ‘GIARDINO DEI LIBRI’ LA BIBLIOTECA CHE CREA SOCIALITÀ

Lo spazio è aperto tutti i martedì pomeriggio Una volta al mese il gruppo di soci e amici di 50&Più si incontra per leggere romanzi, fumetti, storie e creare dibattito

a cura di Redazione Romanzi rosa, gialli, grandi classici della letteratura italiana e straniera e fumetti ma anche testi che trattano di attualità, fantasia, avventura e gli immancabili volumi della collana ‘Perle di memoria’. Sono questi i generi letterari dei quattrocento libri che animano gli scaffali bianchi della biblioteca sapientemente organizzata dai soci 50&Più. ‘Il Giardino dei libri’, così è stato battezzato lo spazio dedicato, è aperto tutti i martedì dalle ore 16.00 alle ore 18.00. Una volta al mese, poi, vengono organizzati gli incontri di lettura. A fare gli onori di casa sono Nicoletta, scrittrice, e Donatella, ex insegnante di lettere e che - al civico 12 di viale XXV Aprile (sede dell’Associazione 50&Più Arezzo) - riveste anche il ruolo di bibliotecaria. È a loro che si deve l’idea del progetto, avviato già agli inizi del mese di dicembre. «Questa biblioteca è un ‘angolo della fantasia’ in cui trova un proprio spazio anche il gruppo di lettura, che una volta al mese, ci regala occasioni di svago, approfondimenti su tematiche particolari, occasioni di ascolto e di scambio di opinioni. Ci regala anche opportunità di incontro attraverso le pagine dei nostri più veri e fidati amici: i libri», hanno commentato Donatella e Nicoletta. I soci 50&Più, e gli aspiranti tali, pos62

sono donare un libro in biblioteca, prenderne in prestito uno da leggere o curiosare tra gli scaffali per visionare il catalogo dei titoli, controllare la disponibilità dei testi. Il venerdì, i soci 50&Più e i non soci possono partecipare ai ‘gruppi di lettura’ che si svolgono all’interno dello stesso spazio. «In ogni occasione scegliamo un’opera e la leggiamo, poi la commentiamo e diamo interpretazioni varie - hanno

aggiunto Donatella e Nicoletta -, spesso ci divertiamo a interpretare i personaggi del libro o a inventarci giochi. È bello che le persone escano per andare a leggere un libro». All’interno dello spazio culturale, anche carte da gioco e occasioni per trascorrere un pomeriggio all’insegna dell’amicizia e della partecipazione tra un caffè e un tè. «Sono particolarmente felice di aver contribuito a realizzare questo progetto - ha spiegato Claudio Magi, presidente di 50&Più Arezzo -. L’idea è nata a seguito della presentazione di un libro e da una intuizione di Nicoletta e Donatella. Abbiamo messo insieme le forze ed ecco qui il ‘Giardino dei libri’». Ha aggiunto: «Le nostre iniziative hanno tutte un filo conduttore: favorire la partecipazione. In tanti, dopo un evento, ci ringraziano per aver avuto occasioni di svago e l’opportunità di conoscere nuovi amici, che spesso diventano soci. Io, dal canto mio, ringrazio tutti quelli che rendono possibili questi appuntamenti e queste iniziative». 50&Più Arezzo, sulla scia della nuova esperienza avviata a dicembre, fa sue le parole di Alberto Campoleoni nel libro L’intervista: “Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere, sarò tutti i personaggi che vorrò essere”. A sinistra Nicoletta Rossi e Donatella Dini; in basso i soci in biblioteca

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CHIAMATA ALLE ARTI, CONCORSI 2024 Corti di Lunga Vita, Italia In…Canto e Concorso 50&Più. Sono questi gli appuntamenti fissati in calendario per i prossimi mesi. Occasioni di socialità di incontro e l’opportunità di mettersi in gioco per fare emergere passione e talento

I

l 2024 è l’anno del Cinquantennale: 50&Più compie il suo primo mezzo secolo di vita. Un’occasione per celebrare il percorso fatto al fianco del mondo senior a partire dal 1974, quando l’Associazione ha iniziato a impegnarsi per dare agli over50 visibilità e sostegno, promuovendo l’importante ruolo sociale che essi ricoprono. Il traguardo - che sarà celebrato il prossimo mese di novembre con un grande evento a Roma - non è l’unico appuntamento fissato in calendario. Tornano, quest’anno, anche i grandi eventi firmati 50&Più, a iniziare da ‘Corti di Lunga Vita’, il concorso internazionale di cortometraggi. Nell’ambito della sesta edizione - come per quelle precedenti - i partecipanti consegneranno un’opera audio-

a cura di Redazione

visiva che tratti il tema dell’anzianità, declinato in vari ambiti. Dopo ‘Energia’, il tema scelto per lo scorso anno, nel 2024 i partecipanti dovranno cimentarsi con la realizzazione di opere che ricordino la parola ‘Eccomi’. I lavori saranno selezionati e premiati da una giuria di esperti. Nel programma degli eventi, spazio a ‘Italia In…Canto’, il concorso canoro nazionale riservato agli over 50 dilettanti che si metteranno in gioco per valorizzare il grande patrimonio musicale italiano. Quest’anno si svolgeranno le audizioni in tutte le province italiane e i concorrenti che supereranno le selezioni avranno accesso alla finale del Concorso, la XX edi-

zione fissata in calendario nel 2025. Il 2024 è anche l’anno della 42sima edizione del Concorso 50&Più che si svolge nell’ambito della Settimana della Creatività e offre ai senior l’opportunità di esprimere il proprio talento artistico attraverso opere di prosa, poesia, pittura e fotografia. Una manifestazione storica dell’Associazione che propone giornate intense e partecipate tra seminari e laboratori. È in questo evento che si assiste alla premiazione delle opere vincitrici del Concorso. I concorsi 50&Più rappresentano un’occasione di condivisione e di socialità, offrono l’opportunità di mettersi in gioco e far emergere la propria passione e le proprie ambizioni. Non è mai troppo tardi per scoprirsi talenti. 50&Più | gennaio 2024

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Concorsi 50&Più

‘ECCOMI’ IL TEMA DALLA SESTA EDIZIONE DI ‘CORTI DI LUNGA VITA’

Il concorso internazionale di cortometraggi, firmato 50&Più, ha l’obiettivo di promuovere la realizzazione di opere che raccontano temi legati all’anzianità A spiegare la scelta del tema è Gabriele Sampaolo Segretario Generale dell’Associazione di Redazione

Pubblicato il bando ‘Corti di Lunga Vita’, il concorso internazionale di cortometraggi, ideato e promosso da Associazione 50&Più e dedicato a opere che raccontino temi legati all’anzianità. I lavori, che dovranno essere consegnati entro il 29 marzo, saranno valutati da una giuria tecnica dopo un’attenta selezione del Centro Studi 50&Più. Ogni edizione è incentrata su un tema: ognuno legato da un filo condutto64

re che riflette il più alto significato dell’impegno di 50&Più nei confronti dell’anzianità. E se con ‘Energia’ (tema del 2023) l’Associazione ha voluto concentrarsi sull’attualità del termine e riferirsi al concetto di forza che ci spinge ad agire, con ‘Eccomi’ – tema di quest’anno – 50&Più vuole indicare una presenza pronta a mettersi al servizio degli altri. A spiegare perché è Gabriele Sampaolo,

Segretario Generale di 50&Più. “Eccomi è una parola – a mio avviso – bellissima perché porta con se un significato molto importante non solo per chi la pronuncia ma anche per chi la riceve” ha detto Sampaolo. “Dire ‘eccomi’ a qualcuno significa mettersi al servizio, farlo con gioia, con entusiasmo, consapevole che il proprio impegno, la propria azione saranno utili a chi in quel momento ha bisogno di aiuto. D’altro canto, chi ascolta la parola ‘Eccomi’ si sente meno solo, sa che da quell’istante può contare sull’aiuto di un’altra persona che è lì per lui, ‘eccomi’ accorcia le distanze”. Il riferimento alla parola ‘Eccomi’ vuole, in questo contesto, rappresentare anche la più alta accezione della disponibilità a fare. “Mettersi al servizio degli altri significa – ha continuato il Segretario Generale - anche mettersi al servizio di una intera comunità affinché si possano condividere le difficoltà e trovare insieme una via d’uscita. Sono convinto che ‘eccomi’ non indichi ‘qui e ora’, o certamente non solo questo. Eccomi intende la pienezza del momento, certo, ma anche l’impegno del futuro”. Ha concluso: “La cronaca di tutti i giorni, dai conflitti in Ucraina e in Medio-Oriente, fino alle tragedie di casa nostra, ci insegna quanto sia importante esserci l’uno per l’altro”. Infine, sulle aspettative ha commentato: “Cosa mi aspetto di vedere dalle opere in concorso? Senz’altro delle belle storie che parlino di umanità, che raccontino i sentimenti e che lo facciano pensando all’oggi ma strizzando l’occhio al futuro perché è importante lavorare per costruire il domani, un domani che sarà sicuramente migliore se siamo pronti ad accoglierlo”. Il bando Corti di Lunga Vita è disponibile su www.spazio50.org.

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ITALIA IN...CANTO EMOZIONI DI MUSICA PER GLI OVER 50

Tornano le selezioni per il concorso canoro riservato ai senior, con tanti partecipanti pronti a mettersi alla prova per mostrare il proprio talento. Le iscrizioni sono aperte fino al 19 aprile di Redazione

In attesa della prossima edizione di Italia In...Canto, iniziano quest’anno le selezioni virtuali del concorso canoro biennale dedicato agli over 50. Gli artisti dilettanti potranno inviare online i loro provini, cogliendo l’opportunità di conquistare la giuria, istituita dall’Associazione 50&Più. Per chi vorrà mettersi alla prova il palcoscenico è già pronto. Le iscrizioni per partecipare sono aperte fino alle ore 12.00 del 19 aprile e tutto quello che serve è a portata di click collegandosi a www.spazio50.org e

inviando, tramite WeTransfer, un video con l’esibizione di due brani celebri e editi di musica italiana. I semifinalisti saranno svelati entro il 10 giugno e si esibiranno dal vivo nella semifinale, una tappa importante che si svolgerà presso il Ti Blu Village a Marina di Pisticci (MT) durante l’evento Immagina 2024 di settembre. Da qui si arriverà alla scelta dei partecipanti alla finale del 2025: in quella occasione venti finalisti - iscritti a 50&Più - si sfideranno in un’emozionante competizione per aggiudicarsi il titolo della 20ª

edizione di Italia In...Canto. La manifestazione nasce nel 2000 dalla visione del presidente Vincenzo Cozzolino (recentemente scomparso), con il titolo “Campania In... Canto”, e l’intento di omaggiare la tradizione della canzone napoletana. Enorme il successo della prima edizione - celebrata il 27 febbraio al teatro America Hall di Napoli con l’orchestra dal vivo - tanto da rendere necessario uno spazio più ampio per ospitare socie e amici dell’associazione provenienti da ogni parte d’Italia. Presto, le canzoni in gara valicano il confine partenopeo e diventano quelle della cultura popolare del Paese. Fin dalla sua prima edizione, Italia In...Canto mostra la grande qualità delle opere rappresentate in gara e con il tempo la manifestazione continua a crescere, appassionare e coinvolgere tantissime persone. Le canzoni vengono valutate da una giuria artistica che negli anni ha ospitato, tra gli altri, Paolo Limiti, Wilma De Angelis, Tullio De Piscopo, Orietta Berti, Iva Zanicchi, Peppe Vessicchio e Manuela Villa: tutti hanno contribuito a rendere ogni edizione unica e indimenticabile. Ma oltre i nomi, la vera magia della kermesse è nello spirito di chi partecipa. I concorrenti, anche quelli che non vengono ammessi alle fasi finali, si uniscono in gruppo creando un’amicizia senza competizione. Perché il bello di Italia In...Canto è proprio questo: salire sul palco e vivere l’emozione di cimentarsi nell’interpretazione di una canzone ascoltata solo in televisione o alla radio. Partecipare a Italia In...Canto significa, inoltre, avere l’opportunità di esprimere la propria passione per la musica e di diventare protagonisti di uno spettacolo unico. Il bando Italia In...Canto è disponibile su www. spazio50.org. 50&Più | gennaio 2024

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Concorso 50&Più - Bando dell’edizione 2024 Il Concorso 50&Più è ideato e organizzato dall’Associazione 50&Più e prevede la partecipazione di opere artistiche a tema libero realizzate da autori over 50 non professionisti. 1. Al concorso possono partecipare tutti coloro che abbiano compiuto 50 anni all’atto dell’iscrizione, purché non siano scrittori, poeti, pittori o fotografi professionisti. 2. Gli autori possono partecipare esclusivamente con opere da loro realizzate. 3. Le opere concorrenti devono essere inedite. 4. Il Concorso prevede quattro categorie: Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia. È possibile partecipare a più categorie, con massimo un’opera per ogni categoria. 5. Una giuria tecnica, istituita dall’Associazione 50&Più, valuterà le opere. 6. Il Concorso prevede i seguenti premi / riconoscimenti: • Farfalla 50&Più assegnato a tutte le opere ammesse al Concorso 50&Più. • Libellula 50&Più assegnato dalla giuria a cinque opere per ogni categoria. • Superfarfalla riservato ai vincitori dell’edizione 2023 del Concorso e assegnato dai lettori di Spazio50 e della rivista 50&Più. I vincitori del premio Libellula 50&Più riceveranno uno sconto pari al 30% sulla quota di partecipazione alla Settimana della Creatività edizione 2025. 7. Le opere in Concorso devono rispondere alle seguenti caratteristiche: • Prosa - lingua italiana, massimo 7.200 battute spazi inclusi (2 cartelle da 40 righe a pagina) scritta al computer (formati ammessi doc, docx, pdf, txt, odt); • Poesia - lingua italiana, massimo 35 versi scritti al computer (formati ammessi doc, docx, pdf, txt, odt); • Pittura - olio/acrilico/acquerello/grafica/collage, dimensione massima 60×80 cm comprensivi di eventuale cornice (in fase di iscrizione allegare una fotografia digitale dell’opera); • Fotografia - bianco e nero o a colori, formato digitale 20×30 cm in alta definizione 300 dpi. Il mancato rispetto dei formati e delle misure indicate, comporta l’esclusione dell’opera dal Concorso. 8. L’iscrizione può essere effettuata online o per posta ordinaria, entro le ore 12 del 19 aprile 2024. • Online: collegarsi al sito www.spazio50.org e compilare la scheda di iscrizione allegando l’opera con cui si inten66

de concorrere nei formati indicati al punto 7 del presente bando (per le opere pittoriche inviare solo la fotografia*); • posta ordinaria: compilare la scheda di iscrizione presente nella pagina successiva inviando il file digitale dell’opera con cui si intende concorrere su chiavetta usb e nei formati indicati al punto 7 del presente bando. Inviare a: Concorso 50&Più, Via del Melangolo n. 26, 00186 - Roma. *Le opere pittoriche dovranno essere spedite alla sede espositiva della mostra secondo indicazioni che saranno fornite successivamente La partecipazione al concorso prevede il versamento di un contributo pari a: Per chi non è socio: 40 € per concorrere con un’opera 70 € per concorrere con due opere 95 € per concorrere con tre opere 120 € per concorrere con quattro opere. Per i soci: 30 € per concorrere con un’opera 40 € per concorrere con due opere 55 € per concorrere con tre opere 70 € per concorrere con quattro opere. Il versamento può essere effettuato tramite: • c/c postale n. 19898006 - causale: partecipazione Concorso 50&Più ed. 2024 (al momento dell’iscrizione allegare copia della ricevuta); • bonifico bancario - IBAN IT33H0832703247000000047010 - causale: Partecipazione 50&Più ed. 2024 (al momento dell’iscrizione allegare copia della ricevuta); • carta di credito o Paypal disponibile al momento dell’iscrizione online sul sito www.spazio50.org. 9. Le spese di spedizione sono a carico del partecipante. Le opere, ad eccezione di quelle pittoriche, in nessun caso verranno restituite all’autore che ne dovesse fare richiesta. 10. La composizione della giuria, il luogo e la data delle premiazioni verranno resi noti sul sito www.spazio50.org entro il 17 maggio 2024. 11. L’organizzazione si impegna a promuovere il concorso con comunicati stampa e recensioni sia su organi di stampa che media digitali. 12. In caso di controversie è competente il Tribunale di Roma. 13. La partecipazione al concorso comporta l’accettazione e l’osservanza di tutte le norme del presente bando.

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Scheda di iscrizione da inviare entro il 19 aprile 2024 Il sottoscritto: Cognome

Nome

Nato/a

il

Residente a

Via

Cap

Prov.

Codice fiscale Tel.

Cell.

Email

chiede di partecipare alla 42a edizione del Concorso Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia con: un’opera di Prosa dal titolo:

allegare 1 copia dell’opera in formato digitale su chiavetta usb in formato doc, docx, pdf, txt, odt - (max 7.200 battute spazi inclusi)

un’opera di Poesia dal titolo:

allegare 1 copia dell’opera in formato digitale su chiavetta usb, in formato doc, docx, pdf, txt, odt - (lunghezza massima 35 versi)

un’opera di Pittura dal titolo:

allegare la foto dell’opera in formato digitale su chiavetta usb, con l’indicazione delle tecniche adottate - (misure quadro massimo 60x80 cm)

un’opera di Fotografia dal titolo:

allegare la fotografia in formato digitale su chiavetta usb, in alta definizione 300 dpi, con l’indicazione dell’apparecchio usato e delle tecniche adottate - (formato foto 20x30)

A tal fine provvede al versamento di: Non socio 40 € per concorrere con un’opera 70 € per concorrere con due opere 95 € per concorrere con tre opere 120 € per concorrere con quattro opere

Socio

Numero tessera

30 € per concorrere con un’opera 40 € per concorrere con due opere 55 € per concorrere con tre opere 70 € per concorrere con quattro opere

mediante: versamento c/c postale n. 19898006 intestato a 50&Più causale: Partecipazione Concorso ed. 2024 (allegare ricevuta) bonifico bancario intestato a 50&Più - codice IBAN IT33H0832703247000000047010 causale: Partecipazione Concorso ed. 2024 (allegare ricevuta) carta di credito o Paypal disponibile al momento dell’iscrizione online sul sito www.spazio50.org (allegare ricevuta) Biografia:

COME PREVISTO DAL REGOLAMENTO DEL CONCORSO 50&PIÙ, IL SOTTOSCRITTO DICHIARA DI ESSERE L’AUTORE DELL’OPERA PRESENTATA, DI NON ESSERE UN PROFESSIONISTA, DI NON AVER MAI TRATTO PROFITTO DALL’ATTIVITÀ LETTERARIA, PITTORICA O FOTOGRAFICA E NE AUTORIZZA LA PUBBLICAZIONE SENZA RICHIESTA DEI DIRITTI D’AUTORE.

Firma

I dati personali contenuti nella presente scheda, dei quali consento il trattamento, verranno utilizzati esclusivamente ai soli fini e scopi dell’evento anche per quanto concerne la pubblicazione delle opere sulla rivista 50&Più e su internet di immagini e video relativi al predetto Concorso 50&Più (art. 96 Legge 633/41). Tali dati potranno, su mia richiesta, essere aggiornati o eliminati in qualsiasi momento, come previsto dal Regolamento (UE) 2016/679 e dal Decreto Legislativo 30.06.2003.

Firma PER INFORMAZIONI CONTATTARE LA SEGRETERIA DEL CONCORSO 50&PIÙ - TEL. 06-68883297 - CELL 334-6252880 - E-MAIL: infoeventi@50epiu.it.

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Salute

IL MASSAGGIO

ELISIR DI LUNGA VITA

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el corpo umano circolano mediamente tra i 4 ed i 6 litri di sangue variabili a seconda del peso corporeo. È un fluido che diffonde i nutrienti nel corpo ma che contiene anche i rifiuti del metabolismo cellulare, ossia le sostanze che dal corpo devono essere eliminate. Per nutrienti si intendono numerose sostanze organiche come glucidi, lipidi, proteine, amminoacidi, vitamine, ormoni e sali minerali. Le sostanze che invece vengono eliminate dagli organi emuntori o escretori (come la cute, i polmoni, i reni e l’intestino)

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Una pratica antica che permette la corretta circolazione dei fluidi corporei perché un organo ben vascolarizzato è “ben nutrito” ma anche “ben drenato” dalle tossine e “ben difeso” dal sistema immunitario di Alessandro Mascia

sono per lo più anidride carbonica, sostanze non assorbite dall’intestino, sostanze azotate provenienti dalla demolizione delle proteine, i sali minerali e l’acqua in eccesso. Sono scorie che si formano prevalentemente durante i processi di digestione e scomposizione delle grandi molecole contenute nel cibo. Questo cappello introduttivo è indispensabile per dare un’idea di quanto sia importante una ottimale vascolarizzazione di tutto il corpo. Antefatto che vale non soltanto per la circolazione sanguigna ma anche per quella linfatica, sede di tutti i processi cellu-

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UN PO’ DI STORIA In Europa sono state ritrovate incisioni in grotte che ritraggono la pratica del massaggio e che risalgono ad un periodo che dovrebbe collocarsi intorno al 15000 a.C. Il tutto avvalorato dal fatto che in questi siti sono state anche trovate tracce di oli e unguenti a base di erbe, utilizzati per facilitare la guarigione dalle ferite ma anche per nutrire la pelle. Anche in oriente la pratica del massaggio ha una storia antichissima e i primi manoscritti nei quali ne vengono menzionati i grandi benefici risalgono al 2700 a.C. In India, intorno all’anno 1000 a.C., alcuni testi di medicina consigliavano i massaggi per ritardare l’insorgenza della fatica per chi era sottoposto a sforzi fisici continui. Arrivando poi a tempi più recenti dove in tutto l’Impero romano il massaggio era una pratica ampiamente utilizzata per la tutela della salute e il massaggiatore era considerato alla stregua del medico. Nell’antica Grecia, durante i giochi olimpici, gli atleti erano obbligati a sottoporsi al massaggio per alleviare la fatica, curare le ferite ma anche per “migliorare il tono dell’umore e la carica psicologica”.

lari alla base della forza del sistema immunitario. È in questo contesto che si può comprendere l’eccezionale contributo della corretta circolazione dei fluidi corporei, garantita e amplificata dal movimento e ancor più dalla pratica del massaggio. Esistono da migliaia di anni diverse pratiche di massaggio che affondano le radici in popoli e culture anche estremamente differenti e lontane tra loro. Possiamo elencarne alcune come il massaggio classico curativo, il massaggio sportivo, il drenaggio linfatico manuale, la riflessologia plantare, il massaggio ayurvedico, il massaggio dei punti dell’agopuntura e molti altri sempre altrettanto utili ed efficaci. L’attivazione del sistema vascolare e linfatico è garantita da qualsiasi tipologia di mobilizzazione del corpo e da qualsiasi attività motoria. Il cammino, la pratica di attività fisica e il movimento in generale attivano dei sistemi di pompa dei quali è fornito il corpo umano. Dal basso verso l’alto possiamo elencare la fascia plantare, il pavimento pelvico, il muscolo diaframma, ma anche la gola, la parte alta del torace e una struttura fasciale contenuta nel cranio che prende il nome di “tentorio del cervelletto”. Grazie all’azione del massaggio, nelle sue più ampie applicazioni (da superficiale a profondo, da delicato a energico), si ottiene il miglioramento dell’elasticità dei tessuti del corpo e il mantenimento di un adeguato apporto di nutrienti a tutti i sistemi e apparati del corpo. Un organo ben vascolarizzato è un organo “ben nutrito” ma anche “ben drenato” dalle tossine e “ben difeso” dal sistema immunitario. È quindi un organo con una prospettiva di grande longevità. Estendendo questo semplice concetto a tutto il corpo si può comprendere il grande beneficio del massaggio per ogni individuo.

Questo principio può valere sin dalla nascita. In molti paesi, come ad esempio in India, esiste da sempre la pratica di massaggiare i neonati per svilupparne al meglio il sistema psicomotorio, ma anche per rilassarli e aiutarli a dormire sonni sereni. Inoltre le puerpere venivano da sempre aiutate, con tecniche specifiche di massaggio, per favorire il recupero del tono e il riposizionamento dell’utero, oltreché per favorire il riequilibrio degli organi interni.

SE IL CORPO SI INTOSSICA La buona circolazione e la filtrazione del sangue venoso (pregno di sostanze di scarto del metabolismo cellulare) sono fondamentali per prevenire una condizione da accumulo di tossine chiamata “endotossiemia”. È una sindrome determinata dal passaggio di tossine dall’interno dell’intestino verso il sangue, causato da una patologica permeabilità della barriera intestinale. Fattori scatenanti possono essere la cattiva alimentazione, l’assunzione di molti farmaci, intolleranze o allergie alimentari, ma anche - e non da ultimo - lo stress. Il risultato è una condizione di stanchezza cronica, dolorabilità diffusa, insorgenza di patologie reumatiche, colon irritabile, Alzheimer, abbassamento delle difese immunitarie, depressione e ansia. 50&Più | gennaio 2024

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Tecnologia e dintorni CURIOSITÀ

a cura di Valerio Maria Urru

Quanto pesa in un anno ricaricare lo smartphone sulla bolletta elettrica? I fattori in ballo sono tanti, ma un dispositivo con una batteria da 3.000 mAh con le attuali tariffe, costerebbe circa 2,16 euro

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CARICABATTERIE, CAMBIA TUTTO DA DICEMBRE A fine anno, nell’UE, si passerà al connettore USB di tipo C

Quanti tipi di caricabatterie abbiamo visto (e usato) negli ultimi anni? Tra USB Tipo A, B o C, mini USB e micro USB, davvero tanti. Ora, con la Direttiva 2022/965, l’UE ha reso obbligatoria la porta di ricarica USB di tipo C per tutti i dispositivi mobili venduti sul suo territorio. Entrerà in vigore il 28 dicembre 2024 e l’obbligo riguarderà tutti i dispositivi con una potenza di ricarica superiore a 5 watt: smartphone, tablet, fotocamere digitali, videocamere, console per videogiochi portatili, auricolari e cuffie, altoparlanti portatili e molto altro.

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A SINGAPORE, UN ROBOT ASSISTE GLI ANZIANI Fornisce pasti, porta farmaci, gestisce la biancheria

Per il momento è in fase di sperimentazione e così rimarrà sino a febbraio. Intanto però, a Singapore, presso Block 151 Mei Ling Street, il robot AIDEN - “Autonomous Intelligence for Delivery and Engagement” - ha una missione: liberare il personale sanitario da compiti di routine a favore di interventi più urgenti. AIDEN, infatti, si orienta bene nei condomini di Queenstown e con il suo piccolo braccio può chiamare l’ascensore per consegnare due pasti al giorno agli anziani, portare i farmaci e gestire la biancheria.

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CENSIS: IL CYBERCRIME È AUMENTATO Restano alti i numeri delle minacce informatiche e delle truffe

Secondo il 57° Rapporto Censis, nel corso del 2023, il 76,9% degli italiani si è imbattuto in almeno una minaccia informatica. Una percentuale che sale all’87,3% tra i nativi digitali. In particolare, al 60,9% è arrivato un sms o un messaggio su WhatsApp con un link sospetto; il 56% ha ricevuto e-mail ingannevoli per ottenere informazioni; l’8,9% ha subito una truffa mentre faceva acquisti online; infine, il 6,6% ha scoperto che sono stati effettuati pagamenti fraudolenti con la propria carta di credito.

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ALLTRAILS, L’APP DI CHI AMA IL TREKKING E LA BICI La piattaforma digitale adatta agli escursionisti

Nata nel 2010 per tracciare i percorsi escursionistici, AllTrails si è poi evoluta da semplice App in una piattaforma per gli appassionati di outdoor e natura. Oggi, con oltre 45 milioni di utenti, fornisce informazioni sull’escursionismo, tra mappe di oltre 400.000 sentieri, indicazioni sui percorsi (suddivisi per località, difficoltà e lunghezza), recensioni, foto dei siti e molto altro. Tutto questo per rendere le escursioni quanto più accessibili e sicure per tutti.

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Previdenza

a cura di Maria Silvia Barbieri

che si è verificata negli indici A GENNAIO PENSIONE PIÙ RICCA centuale dei prezzi al consumo forniti dall’Istat

TRA RIVALUTAZIONE E TAGLIO IRPEF Fissato al 5,4% l’indice provvisorio di rivalutazione delle pensioni, ma anche quest’anno non tutti i pensionati riceveranno l’adeguamento pieno Ecco le sei fasce previste dalla Manovra 2024

B

uone notizie per molti pensionati. Il 27 novembre scorso infatti, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, di concerto con il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone, ha firmato il decreto

che dispone, a partire da gennaio 2024, una percentuale di adeguamento delle pensioni all’inflazione pari al 5,4%. “L’aumento, che verrà riconosciuto nelle modalità previste dalla normativa - spiega il Ministero - è stato calcolato sulla base della variazione per-

ANNO 2024 IMPORTO COMPLESSIVO TRATTAMENTI PENSIONISTICI

IMPORTO SOGLIA

PERCENTUALE DI RIVALUTAZIONE

Fino a 4 volte il trattamento minimo

Fino a € 2.271,76

100% (5,4%)

Da 4 a 5 volte il trattamento minimo

Fino a € 2.839,70

85% (4,59%)

Da 5 a 6 volte il trattamento minimo

Fino a € 3.407,64

53% (2,862%)

Da 6 a 8 volte il trattamento minimo

Fino a € 4.543,52

47% (2,538%)

Da 8 a 10 volte il trattamento minimo

Fino a € 5.679,40

37% (1,998%)

Oltre 10 volte il trattamento minimo

Oltre € 5.679,40

22% (1,188%)

IMPORTO COMPLESSIVO TRATTAMENTI PENSIONISTICI

IMPORTO SOGLIA

PERCENTUALE DI RIVALUTAZIONE

Fino a 4 volte il trattamento minimo

Fino a € 2.101,52

100% (8,1%)

Da 4 a 5 volte il trattamento minimo

Fino a € 2.626,90

85% (6,885%)

Da 5 a 6 volte il trattamento minimo

Fino a € 3.152,28

53% (4,293%)

Da 6 a 8 volte il trattamento minimo

Fino a € 4.203,04

47% (3,807%)

Da 8 a 10 volte il trattamento minimo

Fino a € 5.253,80

37% (2,997%)

Oltre 10 volte il trattamento minimo

Oltre € 5.253,80

32% (2,592%)

ANNO 2023

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il 7 novembre 2023”. Già la Manovra 2023 aveva previsto una revisione del meccanismo di indicizzazione delle pensioni per gli anni 2023 e 2024. Ora, anche la Legge di Bilancio 2024, in fase di approvazione proprio nelle ore in cui scriviamo queste righe, non manca di intervenire ulteriormente sul sistema di rivalutazione delle pensioni, modificando - non senza polemiche - l’ultimo scaglione e prevedendo un’aliquota che passa dall’attuale 32 al 22%. Ecco le percentuali di rivalutazione riconosciute in base ai sei scaglioni previsti per il 2024, messe a confronto con i valori definitivi di perequazione 2023. Con la rivalutazione del 5,4%, nel 2024 il trattamento minimo salirà da 567,94 a 598,60 euro al mese, con un aumento di 30,67 euro, a cui si dovrebbe aggiungere un ulteriore incremento del 2,7% previsto dalla Manovra 2023, mentre l’assegno sociale passerà da 507,03 euro a 534,40 euro, con un aumento di 27,10 euro. Oltre alla perequazione automatica, è previsto anche l’accorpamento dei primi due scaglioni IRPEF, che si tradurrà di fatto in una riduzione delle tasse anche sulle pensioni. La modifica, che a causa dell’esiguità delle risorse disponibili si limita per ora all’anno 2024, interessa in particolare lo scaglione di reddito compreso tra 15.001 e 28.000 euro, al quale si applicherà l’aliquota del 23%, in luogo di quella precedentemente in vigore pari al 25%, con un risparmio massimo di 260 euro.

50&Più | gennaio 2024

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ASSEGNO UNICO L’assegno unico e universale è un sostegno economico per le famiglie con figli a carico che viene attribuito a partire dal settimo mese di gravidanza e fino al 21º anno di età. L’importo varia in base all’ISEE della famiglia e all’età dei figli a carico. Per continuare a ricevere l’importo spettante i soggetti interessati devono rinnovare l’ISEE entro il 28 febbraio.

C’È TEMPO FINO AL 28 FEBBRAIO PER RINNOVARE L’ISEE E CONTINUARE A PERCEPIRE L’IMPORTO SPETTANTE

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Fisco

a cura di Alessandra De Feo

BOZZA DI LEGGE DI BILANCIO

NOVITÀ SUGLI ADEMPIMENTI DEI RESIDENTI IN ITALIA CON INVESTIMENTI ALL’ESTERO

L

a bozza della Legge di Bilancio 2024, con l’articolo 24, comma 4, si interessa della tassazione degli investimenti detenuti all’estero, dai residenti in Italia, elevandola come segue: ● l’aliquota ordinaria dell’IVIE dallo 0,76 all’1,06%; ● l’aliquota dell’IVAFE dal 2 al 4% annuo per i prodotti finanziari detenuti in Stati o territori a regime fiscale privilegiato. Il dossier alla Legge diffuso in data 6 novembre specifica che con l’aumento dell’aliquota ordinaria IVIE viene equiparata a quella applicata agli immobili tenuti a disposizione in Italia. Nell’attesa di conferme sulla novità annunciata dal testo in bozza ricordiamo la disciplina vigente. Cosa è L’IVIE L’IVIE (imposta sul valore degli immobili situati all’estero) è stata istituita e disciplinata dall’articolo 19, comma 15 del decreto legge n. 201 del 2011 e poi modificata dalla Legge di Bilancio 2020 che ha previsto per le persone fisiche residenti in Italia, che nel periodo di imposta di interesse possiedono immobili all’estero, l’obbligo di versare l’imposta. Il calcolo dell’IVIE è eseguito a seguito di redazione del quadro dichiarativo aggiuntivo, RW, che potrà essere presentato all’Agenzia delle Entrate, alternativamente: ● in aggiunta al modello 730; ● insieme al PF modello Redditi. In particolare, l’imposta è dovuta dai: ● proprietari di fabbricati, aree fabbricabili e terreni a qualsiasi uso destinati, compresi quelli strumentali per natura o per destinazione destinati ad attività d’impresa o di lavoro autonomo; ● titolari dei diritti reali di usufrutto,

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uso o abitazione, enfiteusi e superficie sugli stessi; ● concessionari, nel caso di concessione di aree demaniali; ● locatari, per gli immobili, anche da costruire o in corso di costruzione, concessi in locazione finanziaria. L’aliquota, fino alla dichiarazione per l’anno di imposta 2022, è stata pari, ordinariamente, allo 0,76% del valore degli immobili, ed è calcolata in proporzione alla quota di possesso e ai mesi dell’anno nei quali il possesso c’è stato (viene conteggiato per intero il mese nel quale il possesso si è protratto per almeno quindici giorni). Il valore degli immobili è, in via principale, rappresentato dal costo di acquisto, che deve risultare dall’atto di compravendita stipulato dal notaio. Il versamento non è dovuto se l’importo complessivo (calcolato a prescindere da quote e periodo di possesso e senza tenere conto delle detrazioni previste per lo scomputo dei crediti di imposta) non supera i 200 euro. L’aliquota scende allo 0,4% per gli immobili adibiti ad abitazione principale che in Italia risultano classificati nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, per i quali è possibile, inoltre, detrarre dall’imposta (fino a concorrenza del suo ammontare) un ammontare pari a 200 euro, rapportati al periodo dell’anno durante il quale l’immobile è destinato ad abitazione principale. Nel caso di immobile adibito ad abitazione principale da più soggetti passivi, la detrazione spetta a ciascun soggetto in proporzione alla quota per la quale la destinazione medesima si verifica. Cosa è L’IVAFE L’IVAFE (imposta sul valore delle at-

tività finanziarie all’estero) colpisce i conti correnti, i libretti di risparmio, le assicurazioni, le azioni e, in genere, i titoli, detenuti all’estero. L’imposta è dovuta dalle persone fisiche residenti all’estero ma, per effetto della già citata Legge di Bilancio 2020 (commi 710 e 711), sono soggetti passivi anche gli enti non commerciali e le società semplici, residenti in Italia, che sono tenuti agli obblighi di dichiarazione per gli investimenti e le attività previsti dall’articolo 4 del decreto legge n. 167/1990. La base imponibile dell’IVAFE è costituita dal valore dei prodotti finanziari (dei conti correnti e dei libretti di risparmio, dei titoli, ecc.), detenuti all’estero dalle persone fisiche residenti nello Stato (articolo 19, comma 18, del decreto legge n. 201 del 2011). L’IVAFE è dovuta proporzionalmente alla quota e al periodo di detenzione, nella misura del 2% e del valore dei prodotti finanziari (comma 20). Per i conti correnti e i libretti di risparmio l’imposta è stabilita in misura fissa (pari a 34,20 euro per le persone fisiche e a 100 euro per i soggetti diversi dalle persone fisiche). Nel rispetto del divieto della doppia imposizione, dall’IVAFE si deduce, fino a concorrenza del suo ammontare, un credito d’imposta pari all’ammontare dell’eventuale imposta patrimoniale versata nello Stato in cui sono detenuti i prodotti finanziari, i conti correnti e i libretti di risparmio. In caso, l’investimento, sia detenuto in uno degli Stati o territori a regime agevolato, è prevista un aumento della aliquota di tassazione che, la bozza di Bilancio 2024, incrementerebbe ulteriormente come sopra indicato.

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Le sedi 50&Più provinciali Abruzzo Telefono L’Aquila - viale Corrado IV, 40/F 0862204226 Chieti - via F. Salomone, 67 087164657 Pescara - via Aldo Moro, 1/3 0854313623 Teramo - corso De Michetti, 2 0861252057 Basilicata Telefono Matera - via Don Luigi Sturzo, 16/2 0835385714 Potenza - via Centomani, 11 097122201 Telefono Calabria Cosenza - viale degli Alimena, 5 098422041 Catanzaro - via Milano, 9 0961721246 Crotone - via Regina Margherita, 28 096221794 Reggio Calabria - via Tenente Panella, 20 0965891543 Vibo Valentia - via Spogliatore snc 096343485 Telefono Campania Avellino - via Salvatore De Renzi, 28 082538549 Benevento - via delle Puglie, 28 0824313555 Caserta - via Roma, 90 0823326453 Napoli - via Cervantes, 55 int. 14 0812514037 Salerno - via Zammarelli, 12 089227600 Emilia Romagna Telefono Bologna - via Tiarini, 22/m 0514150680 Forlì - piazzale della Vittoria, 23 054324118 Ferrara - via Girolamo Baruffaldi, 14/18 0532234211 Modena - via Begarelli, 31 0597364203 Piacenza - strada Bobbiese, 2 - c/o Unione Comm.ti 0523/461831-32-61 Parma - via Abbeveratoia, 61/A 0521944278 Ravenna - via di Roma, 104 0544515707 Reggio Emilia - viale Timavo, 43 0522708565-553 Rimini - viale Italia, 9/11 0541743202 Telefono Friuli Venezia Giulia 048132325 Gorizia - via Vittorio Locchi, 22 Pordenone - piazzale dei Mutilati, 6 0434549462 Trieste - via Mazzini, 22 0407707340 Udine - viale Duodo, 5 04321850037 Lazio Telefono Frosinone - via Moro, 481 0775855273 0773611108 Latina - via dei Volsini, 60 Rieti - largo Cairoli, 4 0746483612 Roma - via Cola di Rienzo, 240 0668891796 Viterbo - via Belluno, 39/G 0761341718 Liguria Telefono 010543042 Genova - via XX Settembre, 40/5 Imperia - via Gian Francesco De Marchi, 81 0183275334 La Spezia - via del Torretto, 57/1 0187731142 Savona - corso A. Ricci - Torre Vespucci, 14 019853582 Lombardia Telefono 0354120126 Bergamo - via Borgo Palazzo, 133 Brescia - via Trento, 15/R 0303771785 Como - via Bellini, 14 031265361 Cremona - via Alessandro Manzoni, 2 037225745-458715 Lecco - piazza Giuseppe Garibaldi, 4 0341287279 Lodi - viale Savoia, 7 0371432575

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Mantova - via Valsesia, 46 0376288505 Milano - corso Venezia, 47 0276013399 Pavia - via Ticinello, 22 038228411 Sondrio - via del Vecchio Macello, 4/C 0342533311 Varese - via Valle Venosta, 4 0332342280 Marche Telefono Ancona - via Alcide De Gasperi, 31 0712075009 Ascoli Piceno - viale Vittorio Emanuele Orlando, 16 0736051102 Macerata - via Maffeo Pantaleoni, 48a 0733261393 Pesaro - strada delle Marche, 58 0721698224/5 Telefono Molise Campobasso - via Giuseppe Garibaldi, 48 0874483194 Isernia - via XXIV Maggio, 331 0865411713 Telefono Piemonte Alba - piazza S. Paolo, 3 0173226611 0131260380 Alessandria - via Trotti, 46 Asti - corso Felice Cavallotti, 37 0141353494 Biella - via Trieste, 15 01530789 Cuneo - via Avogadro, 32 0171604198 Novara - via Giovanni Battista Paletta, 1 032130232 Torino - via Andrea Massena, 18 011533806 Verbania - via Roma, 29 032352350 Vercelli - via Duchessa Jolanda, 26 0161215344 Telefono Puglia Bari - piazza Aldo Moro, 28 0805240342 Brindisi - via Appia, 159/B 0831524187 Foggia - via Luigi Miranda, 8 0881723151 Lecce - via Cicolella, 3 0832343923 Taranto - via Giacomo Lacaita, 5 0997796444 Telefono Sardegna Cagliari - via Santa Gilla, 6 070280251 Nuoro - galleria Emanuela Loi, 8 0784232804 Oristano - via Sebastiano Mele, 7/G 078373612 Sassari - via Giovanni Pascoli, 59 079243652 Telefono Sicilia Agrigento - via Imera, 223/C 0922595682 Caltanissetta - via Messina, 84 0934575798 Catania - via Mandrà, 8 095239495 Enna - via Vulturo, 34 093524983 Messina - via Santa Maria Alemanna, 5 090673914 Palermo - via Emerico Amari, 11 091334920 Ragusa - viale del Fante, 10 0932246958 Siracusa - via Eschilo, 11 093165059-415119 Trapani - via Marino Torre, 117 0923547829 Toscana Telefono Arezzo - via XXV Aprile, 12 0575354292 Carrara - via Don Minzoni, 20/A 058570973-570672 Firenze - via Costantino Nigra, 23-25 055664795 Grosseto - via Tevere, 5/7/9 0564410703 Livorno - via Serristori, 15 0586898276 Lucca - via Fillungo, 121 - c/o Confcommercio 0583473170 Pisa - via Chiassatello, 67 05025196-0507846635/30 Prato - via San Jacopo, 20-22-24 057423896

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05 99 11 11 80 no 09 02 93 /5 no 94 13 no 11 80 94 89 98 32 06 50 44 no 42 87 51 23 44 no 51 04 12 52 no 82 98 95 83 14 20 58 19 29 no 92 72 95 03 76 70 30 96

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Pistoia - viale Adua, 128 Siena - via del Giglio, 10-12-14 Trentino Alto Adige Bolzano - Mitterweg - via di Mezzo ai Piani, 5 Trento - via Solteri, 78 Umbria Perugia - via Settevalli, 320 Terni - via Aristide Gabelli, 14/16/18 Valle d’Aosta Aosta - piazza Arco d’Augusto, 10 Veneto Belluno - piazza Martiri, 16 Padova - via degli Zabarella, 40/42 Rovigo - viale del Lavoro, 4 Treviso - via Sebastiano Venier, 55 Venezia Mestre - viale Ancona, 9 Vicenza - via Luigi Faccio, 38 Verona - via Sommacampagna, 63/H - Sc. B

0573991500 0577283914 Telefono 0471978032 0461880408 Telefono 0755067178 0744390152 Telefono 016545981 Telefono 0437215264 049655130 0425404267 042256481 0415316355 0444964300 045953502

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Le sedi 50&Più estere Argentina Buenos Aires Villa Bosch Australia Perth Belgio Bruxelles Brasile Florianopolis San Paolo Canada Burnaby - Vancouver BC Hamilton Woodbridge Montreal Riviere des Prairies Montreal Saint Leonard Ottawa St. Catharines Toronto Germania Dusseldorf Portogallo Lisbona Spagna Valencia Svizzera Lugano Uruguay Montevideo USA Fort Lauderdale

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Telefono 0054 11 45477105 0054 9113501-9361 Telefono 0061 864680197 Telefono 0032 25341527 Telefono 0055 4832222513 0055 1132591806 Telefono 001 6042942023 001 9053184488 001 9052660048 001 5144946902 001 5142525041 001 6135674532 001 9056466555 001 4166523759 Telefono 0049 021190220201 Telefono 00351 914145345 Telefono 0034 961030890 Telefono 0041 919212050 Telefono 0059 825076416 Telefono 001 9546300086

VITA ASSOCIATIVA ASSISTENZA PREVIDENZIALE ASSISTENZA FISCALE

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Turismo

30 maggio 8 giugno

(9 notti/10 giorni) Ragusa

Siracusa

Marispica MARISPICA

2024 In Sicilia con i GRANDI VIAGGI (iGV) Presso il Villaggio di Marispica (RG) Dal 30 maggio al 16 giugno

8 - 16 giugno

(8 notti/9 giorni)

Partecipare agli “Incontri 50&Più” significa condividere il piacere di trascorrere una vacanza all’insegna del mare incantevole, della buona cucina siciliana, del divertimento e del relax, e insieme prendere parte a una festa di inizio estate, incontrando soci 50&Più provenienti da tutta Italia. Il soggiorno è personalizzato e arricchito con attività culturali e sportive, incontri dedicati, gara di ballo, torneo di burraco, cinema serale e molto altro. L’assistenza dello staff 50&Più in loco per tutto il soggiorno è un valore aggiunto, che insieme alla ricchezza delle attività proposte, determina il grande successo di partecipazione conquistato negli anni da questo evento.

AL MARE CON 50&PIÙ

La Sicilia è il luogo ideale per chi desidera trascorrere giornate di relax al sole, immergendosi in acqua cristalline, assaporando le delizie della tradizione culinaria siciliana. Quale occasione migliore se non una vacanza 50&Più all’insegna di allegria e divertimento, insieme ad amici provenienti da tutta Italia. Partecipando al soggiorno nel bellissimo Villaggio iGV di Marispica, collocato nella splendida cornice della Costa Iblea, una delle zone balneari più suggestive d’Italia, avrete inoltre la possibilità di scoprire e visitare le bellezze storiche, architettoniche e naturalistiche che questa regione offre ai suoi visitatori. Contatta subito la sede 50&Più della tua Provincia per ricevere informazione e prenota la tua vacanza al mare con 50&Più. 78

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L’iGV Club Marispica è situato nell’estremo sud della Sicilia, a 10 km da Ispica, inserito in un paesaggio in cui si fondono lunghe spiagge e macchia mediterranea, completamente immerso nel verde di splendidi giardini fioriti. La struttura dispone di 2 ristoranti, 3 bar, piano-bar, anfiteatro, cinema, piscina (con acqua dolce), palestra, bazaar-boutique, artigianato, fotografo, nursery, baby e mini club, junior e young club, servizio medico e pediatrico ambulatoriale, parcheggio esterno non custodito. Servizi a pagamento: noleggio auto e scooter, teli mare, servizio lavanderia, massaggi e trattamenti estetici. Wi-Fi area-Internet point (nella hall, in piscina e sulla terrazza bar). RISTORAZIONE - Il ristorante centrale prevede: prima colazione, pranzo e cena a buffet; acqua naturale/mineralizzata e vino inclusi. I tavoli verranno assegnati secondo il numero di persone di ogni gruppo provinciale. Il ristorante al mare prevede: aperto sia a mezzogiorno che la sera (escluso il sabato), offre buffet di antipasti, carne e pesce alla griglia, pizze a cena, frutta e dolce, acqua e vino. Prenotazione obbligatoria.

LA VITA AL CLUB Lo staff di animatori del Villaggio proporrà durante il soggiorno attività sportive, giochi e tornei. E la sera potrai divertirti in anfiteatro con splendidi spettacoli di cabaret, musical, commedie e spettacoli. Dopo lo spettacolo, il divertimento continua al piano-bar con balli e musica. CINEMA In alternativa agli spettacoli di animazione, l’auditorium di Marispica offre splendide rassegne cinematografiche dedicate agli appassionati del cinema. ESCURSIONI Saranno previste escursioni a: Ragusa Ibla, Siracusa, Modica, Noto, Etna, Taormina. Escursione in catamarano all’isola di Malta. TRASPORTI (quote su richiesta) • In aereo: dai principali aeroporti italiani per Catania A/R, con voli Ita Airways e low cost • In pullman: GT organizzati dalle Sedi 50&Più provinciali

QUOTE DI SOGGIORNO PER PERSONA (camere standard) Riduzioni bambini su richiesta

DOPPIA

DOPPIA USO SINGOLA

3° e 4° LETTO ADULTI

Dal 30 maggio all’8 giugno (9 notti/10 giorni)

€ 790

€ 1.080

€ 715

Dall’8 giugno al 16 giugno (8 notti/9 giorni)

€ 765

€ 1.040

€ 690

QUOTE DI SOGGIORNO PER PERSONA (camere Superior/Suite) Riduzioni bambini su richiesta

DOPPIA

DOPPIA USO SINGOLA

3° e 4° LETTO ADULTI

Dal 30 maggio all’8 giugno (9 notti/10 giorni)

€ 880

-

€ 790

Dall’8 giugno al 16 giugno (8 notti/9 giorni)

€ 855

-

€ 770

Le quote di soggiorno sopra riportate sono riservate ai soci 50&Più Associazione Per i non soci 50&Più è previsto un supplemento di € 50 a partire dai 18 anni LA QUOTA COMPRENDE: Soggiorno al Marispica iGV • Trattamento di pensione completa a buffet, bevande incluse • Servizi balneari in spiaggia attrezzata (1 ombrellone, 1 lettino e 1 sdraio per camera) • Facchinaggio in arrivo e in partenza • Animazione diurna e serale con spettacoli, piano bar, giochi e tornei • Partecipazione ad attività culturali e ricreative organizzate da 50&Più • Assistenza in loco di personale medico dedicato H24 • Assistenza in loco di personale 50&Più e 50&Più Turismo • Assicurazione bagaglio/sanitaria e annullamento

LA QUOTA NON COMPRENDE: Trasporti da e per il Village di Marispica • Escursioni da prenotare e pagare in loco • Eventuale pasti extra, da regolare in loco • Imposta di soggiorno comunale (attualmente € 2,50 al giorno per persona oltre i 12 anni) • Noleggio Telo mare € 5,00 (compresi 2 cambi) •Tutto quanto non sopra specificato

(Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 - Email: info@50epiuturismo.it www.50epiuturismo.it

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Turismo

CINQUANTENNALE ASSOCIAZIONE 50&PIÙ Appuntamento a Roma dall’11 al 13 novembre per celebrare insieme un traguardo importante: i 50 anni dell’Associazione 50&Più. Sarà una grande festa, un’occasione per incontrarci, tra visite guidate alla scoperta delle meraviglie della Capitale, musica, spettacolo, momenti di riflessione e tante sorprese, all’insegna di condivisione e partecipazione.

VI ASPETTIAMO!

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SISTEMAZIONE ALBERGHIERA - QUOTA PER PERSONA Trattamento mezza pensione

2 notti - 3 giorni

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da € 385

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3 stelle

da € 260

da € 380

Per ulteriori informazioni sui pacchetti rivolgersi agli uffici provinciali

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GRANDI CROCIERE 50&PIÙ ITALIA, FRANCIA, SPAGNA CON COSTA SMERALDA

DAL 25 APRILE AL 2 MAGGIO 2024 8 GIORNI/7 NOTTI

La nave Costa Smeralda è sinonimo di vacanza italiana: esperienze di gusto e divertimento vista mare. È la nave scelta per Sanremo, durante il Festival della canzone italiana. Tutti i giorni a bordo spettacoli, veri e propri viaggi nel gusto tra gli undici ristoranti, una Spa e una palestra di ultima generazione e tanto altro. L’itinerario, che fa risaltare tutte le sfumature del Mediterraneo, comprende Italia, Francia e Spagna. Partendo dall’intramontabile bellezza di Roma, si prosegue per Genova e si raggiungono Marsiglia e la Provenza. A seguire, Barcellona con la Sagrada Famiglia (Patrimonio Unesco), Cagliari e Napoli, con possibilità di escursioni a Capri o alla Reggia di Caserta.

Data

25-04 giov 26-04 ven 27-04 sab 28-04 dom 29-04 lun 30-04 mar 01-05 mer 02-05 giov QUOTA PER PERSONA Tipo cabina

CAT

in camera doppia

Interne (tasse escluse)

IC

€ 400

Esterne (tasse escluse)

EC

€ 510

Balcone (tasse escluse)

BC

€ 610

Quota d’iscrizione per i non soci: € 50 SUPPLEMENTI E TASSE Cabina singola

Su richiesta in numero limitato

Tasse Portuali

€ 160

Quote di servizio (obbligatorie e da pagare a bordo) € 77 Assicurazione e annullamento viaggio (obbligatoria) € 40

PROGRAMMA

Porto

Civitavecchia/Roma Genova (Italia) Marsiglia (Francia) Barcellona (Spagna) in navigazione Cagliari (Italia) Napoli (Italia) Civitavecchia/Roma

Arrivo 08.30 09.00 08.00 07.00 10.00 08.00

Partenza 19.00 18.00 18.00 18.00 16.00 20.00 -

La quota comprende: Sistemazione nella cabina prescelta dotata di ogni comfort: servizi privati, aria condizionata, telefono, filodiffusione, Tv via satellite, cassaforte e frigobar • Trattamento di pensione completa a bordo: caffè mattutino, prima colazione, pranzo, cena, tè pomeridiani, buffet e sorprese gastronomiche di mezzanotte • Utilizzo (non in esclusiva) di tutte le attrezzature della nave: piscine, lettini, palestra, vasche idromassaggio, discoteca, sauna, bagno turco, biblioteca • Partecipazione (non in esclusiva) alle attività di animazione di bordo, spettacoli musicali o di cabaret nel teatro di bordo, balli e feste in programma tutte le sere durante la crociera • Corsi di ginnastica (aerobica, stretching, bodydancing, ecc.) e assistenza di istruttori nella palestra • Polizza Medico/Bagaglio Europ Assistance • Assistenza dell’accompagnatore 50&Più durante tutta la crociera al raggiungimento di 20 partecipanti • Facchinaggio dei bagagli nei porti d’imbarco e di sbarco • Mezzi d’imbarco e di sbarco nei vari scali (non in esclusiva). La quota non comprende: Bevande ai bar e ai pasti • Tasse portuali (€ 160) • Eventuali adeguamenti carburante • Escursioni e tour organizzati • Quote di servizio (€ 77) • Polizza annullamento crociera (€ 40) • Servizi di carattere personale (trattamenti estetici, acquisti nelle boutique di bordo, telefonate dalla nave a terra etc.) • Extra in genere e quanto non espressamente indicato alla voce “Le quote comprendono”.

(Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 - Email: info@50epiuturismo.it www.50epiuturismo.it

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Un lascito nel tuo testamento a Fondazione Umberto Veronesi permetterà di sostenere la ricerca sui tumori per migliorare la vita delle generazioni future e delle persone che ami di più. Scegli oggi di aiutare chi avrà bisogno di cure domani. Contattaci per saperne di più: tel. 02 76018187 - lasciti.fondazioneveronesi.it


Cultura

UNA MACCHINA DEL TEMPO CHIAMATA POMPEI “Pompei. La città incantata” è l’omaggio di Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico alla città sepolta dal Vesuvio nel 79 dopo Cristo. Un viaggio nelle pieghe di un tesoro unico al mondo e insieme una lettera d’amore all’archeologia di Leonardo Guzzo

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poco più di quarant’anni, Gabriel Zuchtriegel ha già compiuto uno straordinario viaggio nello spazio e nel tempo, dalla natia Baviera alle radici della civiltà occidentale. Un viaggio verso sud, partito dalla prestigiosa università Humboldt di Berlino, dove si è laureato in archeologia nel 2006, e arrivato in Italia, alle campagne di scavo nei siti di Gabi e Selinunte, all’insegnamento presso l’Università della Basilicata e poi alla direzione di due dei più importanti parchi archeologici nazionali: quello di Paestum e Velia, dal 2015 al 2020, e quello di Pompei,

da febbraio del 2021. Al centro sepolto dalla terribile eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Zuchtriegel ha dedicato il suo ultimo libro, Pompei. La città incantata, pubblicato dall’editore Feltrinelli. Un resoconto scientifico e umano dell’esperienza di direttore del parco archeologico, che parla con chiarezza ai lettori e unisce i tratti dell’opera di divulgazione a quelli del diario intimo e del memoir. Una lettera d’amore all’archeologia, innanzitutto. «L’archeologia permette di toccare con mano il passato», ci spiega, in un italiano cristallino come i suoi occhi nordici e con una cordialità tutta medi-

POMPEI La città incantata

di Gabriel Zuchtriegel FELTRINELLI 192 PAGINE 22 EURO

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Cultura terranea. «Permette di andare alla fonte delle nostre conoscenze, di fare parlare le pietre - dei templi come delle costruzioni più umili - scavando nella loro scabra eppure preziosissima materialità. L’archeologia tratta tutto: ha qualcosa di avventuroso, di imprevedibile e di profondamente democratico; al contrario dei testi, che spesso si concentrano solo sulla vita dei ricchi e dei potenti». Il titolo del libro, da solo, dice bene quale fortuna sia per un archeologo occuparsi di Pompei. Zuchtriegel conferma: «L’incanto di Pompei risiede innanzitutto nel prodigio di una città del I secolo dopo Cristo rimasta miracolosamente intatta. Questo prodigio consente di capire, come in pochissimi altri luoghi al mondo, il modo in cui si svolgeva la vita quotidiana nell’antichità, e più precisamente all’interno di una delle più grandi costruzioni politiche e sociali della storia, quale era l’impero romano. Ma l’eccezionale stato di

Incontro con l’autore

conservazione degli ambienti ci mette in contatto, in maniera altrettanto eccezionale, con quello che c’era dietro la facciata. Il dolore della tragedia del 79 d.C., e poi le speranze, le attese, le occupazioni, le pene anche solo del giorno prima. Pompei risveglia il bambino che è in noi, quello che sogna il viaggio nel tempo; ma ci racconta al contempo una favola molto seria, che ci riporta alle radici della nostra civiltà». La città cristallizzata dall’eruzione del Vesuvio testimonia lo splendore dell’impero romano e insieme ne denuncia le criticità. «Pompei era una città grande e ricca - racconta Zuchtriegel - connessa con tutto il mondo mediterraneo in una sorta di globalizzazione ante litteram; e tuttavia era afflitta dalla piaga della schiavitù, da problemi economici dovuti ad esempio alle carestie e da forti squilibri sociali. Ce lo rivelano gli ambienti servili e la cosiddetta “stanza degli schiavi”, scoperta di recente du-

Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei dal 2021

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rante un intervento che doveva essere di semplice conservazione e che ci ha invece riservato una sorpresa storica. Al momento della tragica scomparsa, poi, Pompei sperimentava un certo dinamismo religioso, legato non solo ai culti tradizionali ma anche all’arrivo di nuove influenze provenienti per lo più dall’Oriente». Il libro racconta un’epoca coi suoi splendori e le sue miserie, i suoi slanci e le sue sfide: uno schema che, sottolinea Zuchtriegel, non vale solo per l’antichità. «Pompei ci offre una prospettiva più larga sul mondo e sulla storia. Ci fa vedere un’umanità molto diversa da quella di oggi, che in condizioni molto diverse da quelle odierne riusciva a vivere e a prosperare. Ci dà una lezione sul cambiamento e l’adattabilità. Una lezione di speranza, se vogliamo. Dice che, se ci organizziamo e non ci facciamo cogliere impreparati, possiamo adattarci proficuamente a circostanze di vita che cambiano di continuo». Una retrospettiva completa sul way of life pompeiano è offerta dalla mostra L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio, inaugurata lo scorso 15 dicembre, che amplia l’offerta già notevole del parco archeologico e ribadisce i principi ispiratori della gestione di Zuchtriegel. «Mettere in contatto il locale e il globale è la straordinaria opportunità offerta dai siti archeologici italiani. Avvicinare turisti provenienti da tutto il mondo al paesaggio culturale che sta intorno al parco e che è riconducibile alle caratteristiche della comunità che lo ha prodotto. Per questo è necessario promuovere l’integrazione tra la comunità locale e il sito archeologico, renderlo fruibile - come accade a Pompei - per attività creative e ricreative, per esempio il teatro e il giardinaggio. Un parco archeologico come quello di Pompei può essere il volano dello sviluppo, non solo economico ma anche sociale, di un intero territorio».

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Libri

JAZZ CAFÉ

RAFFAELE SIMONE LA NAVE DI TESEO 348 PAGINE 20,00 EURO

SETTE GIRI DI VITA Tra momenti comici e piccole tragedie si consuma il valzer di storie messo in atto dal linguista Raffaele Simone. Tanti personaggi diversi tra loro, uniti da un destino comune: la ricerca della felicità di Renato Minore È una sorta di commedia umana quella messa in scena da Raffaele Simone, un laboratorio di simulazioni, di piccole e grandi angosce e vari contrattempi, ricordi che premono, vite monche che cercano di riavviarsi in qualche modo. I sette racconti di Jazz Café hanno lampi ora comici, ora grotteschi, ora dolorosi e anche tragici perché, in cerca di una possibile rigenerazione sentimentale, può capitare di sprofondare in acqua durante la corsa in moto. Un letterato di fama si trova smarrito e desolatamente solo con i suoi ricordi durante una riunione di ex compagni di studi ora del tutto estranei. L’austero avvocato deve ricorrere a mezzi estremi per liberarsi di alcuni “marmocchi” rumorosi nel cortile. E ancora il giovane che, durante i funerali di un papa, fa i conti con i suoi ricordi, visita un antico amore, “in attesa di quell’angelo invisibile, di quella grazia immeditata , ma tanto desiderata”. E il giudice del Cana-

DIMMI UN VERSO ANIMA MIA Nicola Crocetti e Davide Brullo Crocetti Editore 1260 pagine Prezzo: 50 euro

ro, in vacanza nella Parigi della “Nuit Blance”, si rende conto che il massimo della giustizia può corrispondere al massimo di ingiustizia. Pur nella differenza di situazioni, ora minime e quotidiane, ora nuove, impreviste, circola in tutti i racconti un sentimento di attesa e possibile smacco che vuole riscattarsi, come qualcosa che tutte le accomuna. Nello sfiorarsi, nel combaciare di piccoli lembi, è una sorta di ronda fatale, di disillusa fabula sulla difficoltà dei sentimenti e la ricerca di una possibile felicità che affiora con un tono aspro, sofferto, meditativo, mai supponente. Simone è un famoso linguista e un versatile saggista, particolarmente dotato sul costume contemporaneo. Jazz Café è il suo esordio letterario di vent’anni fa, pubblicato dopo il romanzo Le passioni dell’anima del 2012, che racconta le vicissitudini ultime di Cartesio. La felice conferma di un “doppio” letterario.

Non era mai stata tentata, con queste dimensioni, un’antologia della poesia universale, dai Veda ai poeti odierni, dagli antichi inni egizi a Montale, Heaney e Celan, dai salmi biblici a Saffo a Pound a Luzi. Nicola Crocetti, traduttore e fondatore di Crocetti Editore nel 1981, tenta l’impresa accompagnato da Davide Brullo, fondatore della rivista Pangea. Il risultato è Dimmi un verso anima mia - Antologia della poesia universale, “un salto nella meraviglia lirica di ogni paese e di ogni tempo, un viaggio nella sorpresa e nello smarrimento” . Una lettura per chi, tra le maglie di un sonetto del Seicento o tra gli oscuri canti di un bardo islandese, tra le giaculatorie di uno sciamano dei deserti e negli snodi poetici di un trovatore di Provenza, trova un conforto di curiosità, ha il coraggio di sondare la propria anima. 50&Più | gennaio 2024

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Cultura

LUCI E SPECCHI: LA MAGIA DI YAYOI KUSAMA FA TAPPA IN ITALIA

da bambina. Tutto è iniziato - come racconta lei stessa - in un campo di fiori: «C’era una luce accecante, ero accecata dai fiori, guardandomi intorno vedevo quell’immagine persistente, mi sembrava di sprofondare come se quei fiori volessero annientarmi». I genitori non accettano la sua passione, tanto che sua madre le distrugge i disegni prima che lei riesca a terminarli. È proprio per questo motivo che una delle prime forme d’arte di Yayoi Kusama sono i pois, così veloci da disegnare. Traferitasi negli Stati Uniti nel 1958, consolida nel tempo la sua posizione nell’avanguardia newyorkese e viene considerata una rivoluzionaria. Frequenta numerosi artisti che si ispirano alle sue creazioni, da Andy Warhol a Donald Judd, padre del minimalismo americano, con cui ha una travolgente storia d’amore, a Claes Oldenburg e le sue sculture morbide. Nel 1973 torna in Giappone e quattro anni dopo si fa ricoverare spontaneamente in un istituto psichiatrico dove vive ancora oggi. «Traducendo la paura delle allucinazioni in dipinti, ho cer-

Si intitola “Lucciole sull’acqua” l’installazione dell’artista giapponese che vive - per scelta - in un ospedale psichiatrico. La donna, 95 anni porta lo spettatore in un’altra dimensione, lasciandolo immergere in una stanza buia. Tra l’arte e la vita, dai pois ai riflessi sull’acqua la storia di chi ha ispirato Andy Warhol e Donald Judd di Serena Colombo Caschetto rosso fuoco, sguardo ieratico e abiti dai colori fluo: Yayoi Kusama, artista poliedrica fra le più famose al mondo (secondo The Art Newspaper, la più pop in questo momento), ha spaziato dall’arte alla moda (non ultima la collaborazione con Louis Vuitton), dal design alla danza, senza dimenticare le incursioni letterarie e musicali. In questi mesi è in Italia, a Bergamo, e sta registrando il tutto esaurito con Fireflies on the Water, lucciole sull’acqua, una 86

delle Infinity Mirror Room più iconiche della sua produzione, proveniente dalla collezione del Whitney Museum of American Art di New York. Arte e vita sono indissolubilmente legate per l’artista nata nel 1929 a Matsumoto, duecento chilometri da Tokyo, in una famiglia agiata che aveva immaginato per lei un preciso percorso sociale. L’arte si rivela strumento terapeutico, fondamentale per gestire allucinazioni uditive e visive che si sono manifestate fin

Yayoi Kusama, “Fireflies on the Water”, 2002 ©Yayoi Kusama

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FOTO SHELDAN C. COLLINS

Arte

cato di curare la mia malattia, la mia arte vuole essere una sorta di guarigione per tutta l’umanità», racconta la “signora dei pois” e delle stanze specchianti dall’orizzonte allargato, dispositivi che consentono allo spettatore di vivere un’esperienza percettiva originale, contraddistinta da duplicazioni stranianti e allucinazioni luminose, le medesime sperimentate dall’artista. Fireflies on the Water è una stanza buia rivestita di specchi su tutti i lati. Si entra uno alla volta. In un silenzio ovattato, si arriva al centro della sala, presso una pozza d’acqua dalla superficie appena increspata, su cui si riflettono 150 lucine, che scendono dal soffitto come lucciole e si rifran-

© PH. PAOLO BIAVA

Sopra, una delle installazioni della mostra “Fireflies on the Water” di Yayoi Kusama ospitata a Bergamo, presso il Palazzo della Ragione (nella foto a destra)

gono sulle pareti specchianti. L’effetto è di spaesamento e vertigine, di immersione in una dimensione altra, senza confini di spazio e tempo. È un invito a perdersi per ritrovarsi, alla ricerca di una porzione d’infinito e di un frammento di felicità terrena.

Mostra Bergamo, Palazzo della Ragione, fino al 24 marzo 2024 Orari e informazioni: T. +39.035.19903477 www.theblank.it - associazione@theblank.it 50&Più | gennaio 2024

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Cultura

MARCO RISI, L’ARTE DI METTERE A CONFRONTO LE GENERAZIONI L’ultimo film del regista racconta il rapporto complesso che lega vecchi e giovani. Un omaggio ai grandi maestri del cinema Italiano che diventa una riflessione sulla vita e sulla morte di Giulia Bianconi

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chi”, come ribadisce più volte Risi, intriso di nostalgia, che parla di vita e di morte. Ma è anche un omaggio a quella generazione di grandi autori del cinema italiano che non c’è più, a partire da Dino Risi (il padre del regista scomparso nel 2008), e ancora Mario Monicelli, Pietro Germi e Federico Fellini. Risi, qual è l’origine de Il punto di rugiada? Erano oltre dieci anni che volevo fare un film sui vecchi, ma al cinema in molti pensano ©️ Foto Tania/Contrasto

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i sto avvicinando al momento del grande traguardo, rispetto a chi, come i giovani, non ci pensa per niente. Sto cercando di capire che cosa succede, qual è il pensiero nella testa. Così ho scelto di raccontare una storia che mette a confronto due generazioni, che hanno cinquant’anni di differenza». Il nuovo film di Marco Risi, 72 anni, si intitola Il punto di rugiada. Il regista è partito metaforicamente da questo particolare stato termodinamico per raccontare l’incontro tra Carlo, un ragazzo viziato e sregolato, che una notte provoca da ubriaco un grave incidente d’auto e per questo viene condannato a scontare un anno di lavori socialmente utili in una casa di riposo, e Dino, un fotografo un tempo stimato che oggi sente di non voler più vivere. Presentato in anteprima all’ultimo Torino Film Festival, e nelle sale dall’11 gennaio con Fandango (che l’ha prodotto con Rai Cinema), Il punto di rugiada con Massimo De Francovich, Alessandro Fella, Elena Cotta, Luigi Diberti, Roberto Gudese e Lucia Rossi, è un film sui “vec-

non sia interessante raccontare storie che affrontano temi delicati come questi, non certo da tappeto rosso. Sotto i riflettori è meglio vedere i giovani e i belli. Mi trovavo a un piccolo festival, quando si è avvicinato un maestro di scuola, e scrittore abbastanza noto, Enrico Galiano, che mi ha raccontato che per un periodo era finito in una casa di riposo. Quella storia mi è sembrata da subito interessante. In quei mesi ho iniziato anche a lavorare al libro su mio padre, Forte respiro rapido. Insieme a Riccardo de Torrebruna e Francesco Frangipane, abbiamo messo insieme il tutto cercando di raccontare con quale sguardo differente e diffidente potevano confrontarsi due generazioni. Come nasce l’idea di usare questo titolo per raccontare proprio il rapporto tra generazioni? Ho conosciuto in un ristorante dove vado spesso a mangiare un pianista, Pierluigi, e lui mi ha parlato del punto di rugiada, che in meteorologia rappresenta il freddo all’esterno che entra in contatto con il caldo di un luogo chiuso, formando una condensa e delle goccioline di acqua. Nel mio film i due poli così lontani sono rappresentati da queste generazioni. Ma non è detto che il giovane rappresenti per forza il caldo e il meglio. Anzi, spesso capita che siano i vecchi i più curiosi e abbiano voglia di vita. Il personaggio interpretato da De Francovich si chiama Dino, come suo padre. E gli altri hanno il nome di Mario, Pietro e Federico. Questo film è un omaggio a quella generazione di grandi autori. Mio padre è stato lo spettatore più critico che avevo, ma che tenevo di più in considerazione, e questa è la mia dichiarazione di affetto, stima, simpatia e rispetto per lui. Provo tanta nostalgia. Mi manca tutto di lui e mi dispiace che non possa vedere questo film, co-

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Cinema

©️ Foto Christian Nosel Sopra, Marco Risi dietro la macchina da presa

me gli ultimi che ho fatto. Abbiamo avuto sempre un dialogo aperto sul cinema. Non mi ha mai fatto dei veri complimenti, ha iniziato a farmeli con Mery per sempre, poi anche per L’ultimo Capodanno. Era giusto in quello che mi diceva, nonostante fosse duro. Usava una parola, un aggettivo cogliendo il senso dei miei lavori, anche se non lo capivo subito. Di Ragazzi fuori mi disse che era cupo e aveva ragione con quel finale molto duro. Nel film lei affronta il tema del fine vita. Che punto di vista ha al riguardo? Credo che ognuno debba decidere della propria vita. Secondo alcuni il libero arbitrio non esiste, anche uno psicanalista che conoscevo sosteneva questa cosa. Quando ero un ragazzino mio padre diceva che avrebbe voluto morire come Hemingway. Adesso sto andando verso un’età che di positivo non ha molto, e questo non mi riempie di gioia, anche fisicamente sento una grande differenza. Dunque, qualsiasi cosa mi accada, voglio

essere io a scegliere. Arrivato a questo punto della sua carriera, cosa le interessa? Quello che mi interessava anche all’inizio, raccontare delle storie. Tutto dipende dalle idee giuste al momento giusto. Ora sto lavorando al nuovo progetto di un film tratto da una storia vera, su un uomo che torna in Ucraina. Inizio le riprese il prossimo anno anche se non sarà semplice girare in quei territori. Ma nel cinema bisogna rischiare. Anche il film di Pa-

ola Cortellesi, C’è ancora domani, è un film italiano che ha un peso e dei contenuti, ma che sulla carta, tra il bianco e nero e una storia ambientata dopo la guerra, non andava nella direzione del successo. Eppure... Il mio Mery per sempre allora non lo voleva fare nessuno, con questi ragazzini sconosciuti che parlavano dialetto palermitano e con Michele Placido che faceva poco cinema. Non si deve aver paura di raccontare certe storie. ©️ Foto Christian Nosel

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Cultura

MARCELLA BELLA “Non amo guardare indietro In Etnea racconto me stessa”

Raffinata interprete della musica italiana debutta come cantautrice. L’artista catanese omaggia la sua terra, a sei anni dalla pubblicazione dell’ultimo album Tra tutte un duetto con Loredana Bertè affronta il tema della violenza sulle donne di Raffaello Carabini

E PH PAOLO DE FRANCESCO

ra il 1972 quando al Festival di Sanremo debuttò con una cascata di riccioli e una voce potente, apparentemente timida in mezzo a chi quel palco lo aveva già calcato tante volte. Il ’72, tra gli altri, è stato anche l’anno di debutto di Gianni Morandi e dei Delirium di Ivano Fossati. Montagne verdi, la canzone in gara, ottenne il maggior successo di vendite, entrando di diritto nel songbook italiano. «Ai concerti continuano a chiedermela - dice Marcella Bella, oggi settantuno anni - mi chiedono anche canzoni che non ricordo neppure di aver inciso, il mio repertorio, in 54 anni di carriera, è molto vasto». Nonostante le apparizioni in televisione come coach e giurato in alcuni talent, la cantante siciliana mancava dal mercato discografico dal 2017, dal cd Metà amore metà dolore, curato da Mario Biondi. Oggi si ripresenta con un album che la identifica fin dal titolo, Etnea, aggettivo inevitabile per una catanese doc. «Mi sono sempre sentita figlia del vulcano, sono arrivata fino in cima per scattare la foto di copertina del cd in una valle di lava. In Etnea ci sono io, rappresentata da canzoni splendide, con melodie meravigliose, tra cui Un amore, scritta dai miei fratelli ed io, insieme per la prima volta». Un lavoro variegato e mosso, dove alle tipiche canzoni melodiche, tagliate con arrangiamenti moderni e filanti (tra cui Mi rubi l’anima in duetto con l’amica Loredana Bertè, che affronta il tema della violenza sulle donne), si aggiungono alcuni brani innova-

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tivi, a cominciare da Tacchi a spillo, accessorio che non manca mai nel suo look. «Non volevo farla, troppe parole dette troppo in fretta per il mio modo di cantare. C’è voluto un po’ per convincermi e poi questa metafora della vita di tutti i giorni, perché abbiamo sempre bisogno di stile, di carisma e soprattutto di molto equilibrio, altrimenti cadiamo e soffriamo, è diventata il primo singolo». La novità assoluta del cd è il debutto come autrice di Marcella Bella che firma sette brani con intelligenza e ricchezza di idee. «Ho avuto un maestro fantastico, mio fratello Gianni, che ha sempre scritto per me fin dal 45 giri del 1971 Hai ragione tu, dopo che il mio primo Un ragazzo nel cuore l’avevano composto Mogol e Roberto Soffici. Adesso, con molta umiltà, ho iniziato a scrivere una canzone, poi due, poi sono arrivata a sette, un record per me. Per la prima volta ho provato a scrivere musiche e testi, avevo tutto in testa. Durante la lavorazione, spesso non riuscivo a dormire, registravo le melodie al telefono, andavo a riascoltarle. In alcuni pezzi che raccontano molto della mia anima, ho collaborato con mio fratello Rosario, che è un bravissimo pianista e autore. Ho voluto raccontare me stessa, le mie passioni, le mie emozioni». La cantate di hit come Femmina Bella e Uomo bastardo non poteva essere distratta rispetto alle violenze cui sono sottoposte le donne e con Mi bruci l’anima, cantata con l’amica di sempre, Loredana Bertè, «mi sono ispirata alle donne aggredite da chi ha cercato di cancellare il loro volto con l’acido. E ho voluto chiudere il testo in positivo perché si tratta spesso di donne fortissime, che riescono a superare il dramma, a non farsi intimidire. E poi perché ho comunque molta fiducia in tutti gli altri uomini, che sono fortissimi, fantastici, e che sono certa aiuteranno noi donne in questa causa, in

PH PAOLO DE FRANCESCO

Musica

modo che la mattanza finisca.» In primavera sarà impegnata in una tournée teatrale importante. Qual è il segreto della sua forza? L’entusiasmo. Sono ancora la ragazzina entusiasta degli inizi, che non è stata presa al Festival Voci Nuove di Castrocaro perché non aveva detto di avere quattordici anni. Ne avevo solo tredici e il regolamento non mi permetteva di partecipare, benché mi avessero scelta alle selezioni in Sicilia. Non amo guardare indietro, però, e parlare del passato, perché bisogna cercare di rinnovarsi sempre. Soprattutto artisticamente, e io l’ho fatto con il nuovo brano Tacchi a spillo, che ha sonorità quasi techno e house, distanti

ETNEA

MARCELLA BELLA Vinile ed.ne limitata e numerata

da quello che ho fatto in passato. Per quanto riguarda la tournée devo dirle che amo tantissimo cantare in teatro, perché gli spettatori offrono un’attenzione speciale. Dal punto di vista della personalità cosa le è rimasto della giovane cantante che debuttava a Sanremo al fianco di giganti della canzone italiana e cosa invece le dispiace aver perso? Mi è rimasto molto, come dicevo è grazie al passato che siamo quel che siamo. Sono dei Gemelli, forse è abbastanza scontato che nel mio carattere convivano dei contrasti. Ancora oggi a volte sono bambina, a volte sono donna: chi mi conosce e chi mi sta vicino mi ama così come sono. 50&Più | gennaio 2024

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Cultura

© FOTO STORIA DI UNA CAPINERA

© FOTO GIANMARCO CHIEREGATO LOW

Teatro

VIAGGIO TEATRALE IN ITALIA NEL SEGNO DELLA LEGGEREZZA E DELL’IMPEGNO

Al Duse di Bologna tanti gli artisti fra i più significativi del nostro panorama, da Umberto Orsini a Maddalena Crippa a Franco Branciaroli Sonia Bergamasco Alessandro Haber e Milena Vukotic di Mila Sarti La Direzione Artistica del Teatro Duse di Bologna è composta da ben quattro illuminati personaggi, Walter Mramor, Livia Amabilino, Berto Gavioli e Stefano Degli Esposti che insieme, nel tempo, hanno saputo dare nuova vita allo storico spazio di via Cartoleria. Una rinascita a tutti gli effetti che ha prodotto stagioni teatrali godibili, inclusive, con progetti attenti anche al sociale. Più di 80 i titoli del nuovo programma, 17 gli spettacoli di prosa. «Il cartellone di prosa - dichiara Mramor - racchiude l’essenza del Duse, ovvero l’essere un luogo di cultura aperto a tutti, in cui le voci dei grandi classici parlano il linguaggio del presente e dove si riscopre il potere dell’ascolto…». A questo proposito, affrontando la letteratura greca con lo sguardo di oggi, non possiamo non citare Iliade. Il gioco degli dèi, liberamente ispirato dall’Ilia92

de di Omero, poema epico che racconta la conquista di Troia da parte dei greci. La storia ha inizio sull’Olimpo, monte sacro dove vivevano gli dei che, nel nostro spettacolo, vengono inspiegabilmente e misteriosamente convocati dopo tanto tempo... In scena Alessio Boni, Iaia Forte, Francesco Meoni e Marcello Prayer. Testo di Francesco Niccolini, drammaturgia del Quadrivio. Segue un’altra coinvolgente rappresentazione, 1984 di Orwell, con Ninni Bruschetta, Giancarlo Commare e Violante Placido. Firma la regia Giancarlo Nicoletti. Guglielmo Ferro dirige invece Enrico Guarneri e Nadia De Luca nella Storia di una capinera di Giovanni Verga. Ma il Duse è anche dialogo con la musica, la danza, al femminile, coi giovani, creando appuntamenti originali e trasversali. Info: 051231836

DA NON PERDERE BRINDISI Il Teatro Verdi riapre dopo il restyling

Su il sipario il 23 con Ginger e Fred, omaggio di Monica Guerritore al grande Federico Fellini. In scena la stessa attrice con Pietro Bontempo nei ruoli che furono di Giulietta Masina e Marcello Mastroianni al cinema. Segue la commedia di Eduardo De Filippo, Uomo e galantuomo con Geppy e Lorenzo Gleijeses.

ROMA

Ridere, pensare emozionarsi al Parioli Il Teatro ha fatto proprie queste tre azioni che viviamo attraverso i suoi spettacoli vitali. Quattro gli allestimenti questo mese: Taxi a due piazze con Barbara D’Urso, Mettici la mano con Antonio Milo, In ogni vita la pioggia deve cadere con Leo Gullotta, Farà giorno con Antonello Fassari. Info: 065434851

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Vivere in armonia

seguendo le stagioni

VERSO LE PRIME SEMINE «In questo mese perché la temperatura si abbassa e cade la neve, per il freddo è bene usare dei cibi sostanziosi e non abusare di liquori Almanacco Barbanera 1887

a cura di

GENNAIO “Gennaio è per metà festaio!”, dice il proverbio, perché a scaldare il mese più gelato dell’anno ci sono ancora alcune belle feste che danno il giusto ritmo al nuovo anno. Subito dopo il Capodanno arriva infatti l’Epifania e poi di seguito sant’Antonio, che dà il via all’allegria del Carnevale. Gennaio sa spesso donare buonumore e certamente purifica la terra, preparandola alle prime semine, senza temere qualche fiocco di neve o il freddo pungente. In giardino e nell’orto si dividono gli spazi e si guarda avanti, oltre l’inverno. Restano ancora gli ultimissimi frutti di stagione da raccogliere, come corbezzoli e cachi da gustare freschi o con cui preparare gustose confetture seguendo le ricette della tradizione o quelle di famiglia, magari scovate in qualche vecchia agenda. Tra casseruole che borbottano, barattoli e profumi di memoria nell’aria, la mente e il cuore aspettano e progettano una nuova stagione, godendosi ogni minuto in più di luce e anche i “giorni della merla”, secondo la tradizione, i più gelidi dell’anno. 94

L’ORTAGGIO L’aglio (Allium sativum) Sarà bellissimo guardare il cielo d’inverno e aspettare la fase di Luna calante. Servirà a piantare l’aglio, che va infilato in terra con la punta rivolta verso l’alto ad una profondità di 2-3 cm. Tempo di semina, da gennaio a marzo. Volendo seminarlo sul balcone, si possono mettere tre bulbilli per ogni vaso. Richiede annaffiature moderate. Aroma essenziale in cucina, si può provare a coltivarlo anche scegliendo varietà diverse da quella bianca usata comunemente. Ad esempio le varietà rosse, che si contraddistinguono non solo per il colore, ma anche per avere un ciclo di crescita più breve - tre settimane - e bulbi più grossi. Unica varietà italiana che va a fiore ogni anno, il “rosso di Sulmona”: quei fiori, però, bisogna staccarli, per permettere la formazione dei “bulbilli”. Verdi amicizie Un tempo nelle campagne l’aglio si coltivava insieme alla vite che, non facendo ombra, non lo privava del sole di cui necessita. E l’aglio ricambiava non sottraendo acqua e nutrimento alla vite. Da sapere Non consociarlo con leguminose come fave, fagioli e piselli.

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BUONO A SAPERSI Gli agrumi, una volta colti, non continuano a maturare come fanno invece le mele: staccati dalla pianta, cominciano ad avvizzire e a perdere vitamine. Per questo vanno consumati appena acquistati e conservati in frigorifero nel cassetto della frutta. Se ne avete acquistati troppi, conviene spremerne il succo, grattugiarne la buccia e congelare entrambi, così da conservarne i nutrienti. La buccia è la parte che contiene più fitonutrienti e antiossidanti benefici per la salute, naturalmente se gli agrumi sono biologici. FIORI E FRUTTI SUL BALCONE CALICANTO: SORPRESA D’INVERNO C’è poco di fiorito nel giardino o sul balcone? Allora coltiviamo il calicanto! Proprio ora sbocciano sul nudo ramo profumati fiori che sembrano di cera. In giardino può essere coltivato anche a mezz’ombra, in un angolo, contornato da altre piante. Sul terrazzo ha bisogno invece di un vaso grande con del terriccio medio: collocato accanto ad una finestra ci inonderà con il suo profumo. Il calicanto si pota dopo la fioritura con la fase di Luna calante.

DICE IL PROVERBIO Nebbia di gennaio porta primavera piovosa È più facile criticare che fare meglio Chi a tutti facilmente crede ingannato si vede

NELL’ORTO, NEL GIARDINO, SUL BALCONE Con la natura che rallenta il suo ritmo, anche l’orto non è così rigoglioso come in altre stagioni. Ma a ben vedere si tratta di una fase di ferma soltanto apparente: è infatti il momento ideale per dedicarsi alla sistemazione dell’attrezzatura, alla programmazione delle semine e alla predisposizione delle nuove colture. Inoltre, ci sono da fare le raccolte, tuttora generose di cavoli, porri, valerianella e verze. In Luna crescente si dovranno invece seminare in semenzaio cavolfiori, cavolo broccolo e rucola. In Luna calante sarà tempo di mettere a dimora in piena terra i bulbilli di aglio e di cipolla invernale e di seminare in semenzaio lattuga, radicchio estivo, ravanello, sedano e valerianella.

COLTIVARE CON LA LUNA

NEL GIARDINO Con la Luna crescente è il momento di seminare in semenzaio azalee, begonie, primule, tuberose e bulbi a fioritura primaverile. Seminare piselli odorosi, viole, violacciocche e zinnie. Mettere a dimora e/o trapiantare alberi, arbusti e rampicanti a foglia caduca e rosai a radice nuda. Piantare anche i bulbi dei gladioli e preparare il terreno per avere le fragole in mezzo ai fiori. Con la Luna calante lavorare superficialmente il terreno aggiungendo concimi organici. Eliminare i rami morti, spezzati e inclinati di alberi e arbusti spoglianti. IL SEMENZAIO Per le prime semine dell’anno ci vuole un semenzaio, che si può acquistare o fare da sé. Per una soluzione economica è possibile utilizzare contenitori di polistirolo o semplici cassette di legno. Nel primo caso si deve bucherellare il fondo per favorire lo sgrondo dell’acqua, nel secondo conviene rivestire l’interno della cassetta con fogli di polietilene per impedire la fuoriuscita del terreno. Anche in questo caso, praticare dei fori sul fondo del rivestimento del contenitore.

SE HAI MEZZA GIORNATA

IL SOLE: L’1 sorge alle 07:28 e tramonta alle 16:39 L’11 sorge alle 07:27 e tramonta alle 16:49 Il 21 sorge alle 07:23 e tramonta alle 17:00 L’1 si hanno 9 ore e 11 minuti di luce solare A fine mese, si hanno 48 minuti di luce in più LA LUNA: L’1 sorge alle 22:02 e tramonta alle 10:50 L’11 sorge alle 07:50 e tramonta alle 16:33 Il 21 sorge alle 12:54 e tramonta alle 03:58 Luna calante dall’1 al 10 e dal 26 al 31 Luna crescente dal 12 al 24 Luna Piena il 25. Luna Nuova l’11 50&Più | gennaio 2024

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Giochi

Stuzzica Cervello

di Lionello e Favolino

di Enrico Diglio

TEST 1

Osservate attentamente le quattro seguenti figure e andate a pag. 98

REBUS Lionello 3 2 8 5 5

a)

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TEST 2

Osservate attentamente le sotto riportate cinque sequenze di lettere seguite da un numero a due cifre e dite qual è la sequenza “intrusa” secondo un criterio logico da determinare.

REBUS Lionello 4 1 4 2 6 » MOMENTI DIFFICILI Quando il percorso si fa duro bisogna lo stesso andare avanti cercando di stare in corsa con i tempi o anche migliorarli, anche cambiando certi rapporti e allora sì che si può vincere la crisi e raggiungere l’ambito traguardo

a)

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INDOVINELLO Lionello » UN POCO DI BUONO

TEST 3

È il solito testardo che si ostina a rasentar i limiti concessi… Ha sempre un gran da fare e s’incammina con vento e con acqua. E gira e va

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Informazioni, curiosità, notizie utili, luogo d’incontro e di scambio Inviate segnalazioni e quesiti a: centrostudi@50epiu.it

SALUTE

SOCIETÀ

CINEMA

PRISMA 7, UN PROGETTO SULLA FRAGILITÀ Nel 2024 la Regione Friuli-Venezia Giulia continuerà a portare avanti il progetto Prisma 7 che prevede la somministrazione telefonica di un questionario di sette domande. Le interviste telefoniche intendono rilevare situazioni di fragilità nella popolazione over 75 e orientare i servizi e le attività della Regione verso i loro reali bisogni. Gli operatori chiamano per conto dei Distretti delle Aziende del Servizio Sanitario regionale attraverso il numero 040 064783. Le interviste durano circa 4-6 minuti. Per informazioni: https://invecchiamentoattivo.regione.fvg.it/it/ eventi-news/news/prisma7.html

DEMOCRAZIA, CI CREDONO DI PIÙ GLI OVER Generazione dopo generazione, la fiducia nella democrazia sta svanendo. Secondo il rapporto Can Democracy Deliver? di Open Society Foundations (OSF), la democrazia resta il sistema politico più popolare. Dinanzi a sfide come disuguaglianza e crisi climatica, però, i giovani sembrano meno convinti rispetto agli anziani sul suo impatto. Su 30 Paesi esaminati, solo il 57% degli intervistati tra i 18 e 35 anni ritiene che essa sia preferibile a qualsiasi altra forma di governo, contro il 71% di chi ha più di 56 anni, mentre il 42% dei giovani è favorevole al governo militare, contro il 20% degli anziani intervistati.

LA GUERRA DEI NONNI di G. Ansanelli con V. Salemme e M. Tortora Italia 2023, 96 minuti L’anziano Gerri vive con la figlia, il genero e i nipoti. Nonno premuroso e attento, ha stabilito con i bambini un rapporto affettuoso ma con regole precise. Questo equilibrio conquistato con fatica salta quando arriva nonno Tom. Vivace, chiassoso, esuberante - e del tutto diverso da Gerri -, Tom dopo aver vissuto all’estero vuole recuperare il rapporto con i nipoti assecondandone ogni desiderio. Ma questo non può che far infuriare Gerri che vede andare in fumo tutte le sue regole. Risultato? Una vera e propria guerra tra nonni, senza esclusione di colpi.

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FUMETTI

I GIARDINI TERAPEUTICI FUNZIONANO Negli ultimi anni numerosi progetti sui cosiddetti “Giardini Terapeutici” hanno permesso di scoprire che l’interazione di persone con Alzheimer e altri tipi di demenza con parchi e giardini opportunamente realizzati, può favorire la rigenerazione delle risorse cognitive. Ogni specie scelta per i Giardini Terapeutici, infatti, essendo legata al territorio di provenienza degli assistiti, evoca in loro ricordi sulla vita passata, crea un ambiente riconoscibile e familiare. Una dimostrazione - semmai ce ne fosse ancora bisogno - che la natura ha un ruolo terapeutico e di prevenzione sulla nostra mente.

NON TUTTE LE SOLITUDINI UCCIDONO Secondo uno studio inglese, pubblicato su BMC Medicine, a parità di salute un anziano ha il 39% di probabilità in più di morire rispetto a una persona della stessa età, sesso e condizione ma che può vantare maggiori legami sociali. Lo studio ha distinto tra solitudine soggettiva e oggettiva. La prima è risultata meno letale dell’isolamento sociale (oggettivo). Messi insieme, però, sono fatali. Lo studio ha utilizzato i dati di 458.146 adulti tra i 40 e i 70 anni, reclutati tra il 2006 e il 2010, quando avevano un’età media di 56,5 anni, confrontandoli con i decessi che erano avvenuti nel corso degli anni.

FELLINI A ROMA di Tyto Alba Edizioni NPE, 2023, pagine 80 Ogni notte, ormai anziano e insonne, Federico Fellini percorre le vie di Roma in attesa dell’alba. Inizia così la graphic novel che Tyto Alba ha dedicato al regista italiano. Un racconto sul filo della nostalgia, con un Fellini che sogna e disegna sui suoi taccuini quegli stessi sogni. Si affollano allora i ricordi sulle strade che percorre, sul suo arrivo a Roma, sulla guerra. Tra suggestive atmosfere oniriche sfilano Giulietta Masina, Aldo Fabrizi, Roberto Rossellini, gli studi di Cinecittà. Il risultato è un ritratto poetico di uno dei più grandi registi della storia del cinema. 50&Più | gennaio 2024

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Soluzioni giochi

REBUS (3 2 8 5 5) REBUS (4 1 4 2 6) VI ala; viole NZA dà G; lista DI F are; A M E nodi; FU mare = Via la violenza dagli stadi = Fare a meno di fumare GIOCHI IN VERSI INDOVINELLI di Lionello Momenti difficili = Corridore ciclista FALSO DIMINUITIVO (4/6) di Favolino Un poco di buono = Mulo/mulino

Stuzzica cervello TEST 1 - Quale delle seguenti figure è presente tra quelle prima mostrate?

a)

b)

c)

d)

TEST 2 - La sequenza che può essere considerate “intrusa” è quella contrassegnata dalla lettera b). Essa, infatti, non rispetta il criterio logico alla base delle altre sequenze: il numero posto a destra di ogni sequenza, ad esclusione della b), rappresenta il numero totale di tratti rettilinei che formano le lettere della sequenza. T 2 tratti

L 2 tratti

N 3 tratti

V 2 tratti

Z 3 tratti

K 3 tratti

15 quindi diverso da 12 come erroneamente riportato nella sequenza b

TEST 3 - Quante nuvole, uccelli e vette compaiono rispettivamente nella figura prima mostrata? a) 5, 4 e 6 98

b) 4, 6 e 5

c) 5, 6 e 4

d) 4, 5 e 6

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