Giugno 2024

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PRIMO PIANO

Rivoluzione IA

Come l’intelligenza artificiale sta cambiando il nostro mondo

Potenzialità e rischi, l’intervento dell’Europa

PERSONAGGI

Carlotta Natoli in tv con Il Santone

«Vivo tra autenticità e ironia

Pensando al debutto in regia»

SOCIETÀ

Addiopizzo compie 20 anni

La lotta di Palermo alla mafia

«Siamo in prima linea»

SPECIALE AMBIENTE

Prospettiva Terra e Agenda Antartica

L’impegno per il pianeta contro il cambiamento climatico

Il valore dell’esperienza | GIUGNO 2024 | Anno XLVI - n. 6 - € 2,50 I.P.

Anno XLVI - n. 6 - giugno 2024

Verso una democrazia più forte e inclusiva

Prima di tutto, parliamo di equità

In questo numero

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Carlo Sangalli 5

Anna Grazia Concilio 6

Erborista, identikit di un mestiere antico Francesca Cutolo 25

Carceri oggi, detenuti sempre più over Valerio Maria Urru 34

Lo scandalo della papessa Giovanna

In vacanza con fido, istruzioni per l’uso

Anna Costalunga 58

Irene Cassi 78

Agli italiani il primato della gestualità Donatella Ottavi 80

Previdenza, Opzione donna 2024

Maria Silvia Barbieri 84 Fisco, le novità del Modello 730/2024

Alessandra De Feo 86

Viaggi: eventi 50&Più, Thailandia Andalusia, Dubai a cura di 50&Più Turismo 88

Giugno, alle porte dell’estate

a cura di Barbanera 92

Speciale Ambiente

Terra e mare progetti di salvaguardia di B.Falcone, I.Romano, L. Guzzo 45 36

Rivoluzione intelligenza artificiale di D.Ottavi, L.Russo V.M.Urru, A.Costalunga

Rubriche

La forma delle nuvole Gianrico e Giorgia Carofiglio 10

Il terzo tempo Lidia Ravera 12

Anni possibili

Marco Trabucchi 14

Effetto Terra Francesca Santolini 16

LA LOTTA AL RACKET DI ADDIOPIZZO 22

A.Giuffrida

Da vent’anni contro le mafie a Palermo. Pico Di Trapani: «Non è vero che chi si ribella viene ammazzato» Abbracciano il progetto commercianti e comuni cittadini

CONTRO GLI ABUSI SUGLI ANZIANI 28

C.Ludovisi

La Società Italiana di Gerontologia e Geriatria: «Combattiamo l’ageismo in ambito sanitario. Salviamo i senior partendo dalla gentilezza»

C.Caridi

GIOCHI OLIMPICI ’24 RISCHIO CAOS

La capitale francese si prepara al grande evento tra entusiasmo, timori per la sicurezza e la tenuta dell’organizzazione logistica. Per la sindaca «Sarà una festa»

50&Più | giugno 2024 3 Sommario
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Personaggi

Carlotta Natoli torna in tv «Mio padre Piero mi ha insegnato l’importanza di essere autentici»

di Giulia Bianconi 18

Salute

Cultura

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Instabilità della spalla

Le patologie e i possibili trattamenti per l’articolazione più mobile del corpo

76 di Alessandro Mascia

Chi dice e chi tace, Chiara Valerio racconta il nuovo libro 68

David di Donatello, Paola Cortellesi vince sei statuette 70

Il jazz di Fred Hersch è un ‘tappeto volante’ 72

La mosca nell’arte, curiosità e simboli 74

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VERSO UNA DEMOCRAZIA PIÙ FORTE E INCLUSIVA

Dura poco più di quattro minuti il video, intitolato Usa il tuo voto, non lasciare che altri decidano per te, che il Parlamento europeo ha lanciato per invitare tutti i cittadini dell’Unione al voto l’8 e il 9 giugno. Il tempo è breve, ma il messaggio chiaro: non si può mai dare per scontata la democrazia, che il nostro continente vive come condizione di normalità da quasi 80 anni. È interessante notare che i protago -

«LE PERSONE ANZIANE CHE INVITANO AL VOTO

LANCIANO UN MESSAGGIO

DI IMPEGNO CIVICO

CON UN IMPATTO INTERGENERAZIONALE FORTE»

nisti di questo spot siano proprio gli anziani, che hanno avuto esperienza - e sono oggi la memoria - dell’orrore della guerra e delle persecuzioni, che conoscono la fragilità della libertà d’espressione e di scelta, che hanno lottato o hanno conosciuto chi ha lottato per queste istituzioni, queste libertà, queste possibilità.

ricordano che diritti che oggi diamo per scontati sono stati guadagnati con fatica, enormi sacrifici e c’è stato un tempo in cui scontati non lo erano affatto. Inoltre, le persone anziane che invitano al voto lanciano un messaggio di impegno civico con un impatto intergenerazionale forte: se vale la pena esprimere la propria opinione e il proprio voto per chi ha già speso la gran parte della propria vita, perché non dovrebbero farlo i più giovani che hanno tutto l’interesse a provare a influenzare, cambiare, migliorare il grande futuro che hanno davanti? Il voto è il gesto simbolico più forte che esprime una democrazia. Votando, pertanto, non solo scegliamo di scegliere, scegliamo anche la democrazia. Votando esprimiamo una posizione, ma dichiariamo anche appartenenza a una comunità e manifestiamo un senso di rispetto verso il passato e un senso di responsabilità verso il futuro. La democrazia cresce e si consolida quando tutti si sentono artefici e al tempo stesso responsabili del suo stato di salute e contribuiscono al suo sviluppo.

In un tempo in cui sembra a tutti di essere troppo ‘piccoli’ per contare, per influenzare i grandi fenomeni che sconvolgono le nostre vite e avere un impatto sul mondo, gli anziani sono ambasciatori formidabili. Perché ci

Come ha detto Jaume Duch, portavoce del Parlamento europeo: «La democrazia è una responsabilità collettiva». Tuttavia non possiamo dimenticare che essa nasce, ogni giorno, da una scelta individuale: quella di esserci, di partecipare e - quando dobbiamo - di votare.

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PRIMA DI TUTTO, PARLIAMO DI EQUITÀ

La recente approvazione del regolamento sull’intelligenza artificiale da parte del Parlamento europeo, i fondi stanziati dal Pnrr in questo ambito, i nuovi e numerosi centri di ricerca per rendere questa tecnologia sempre più funzionale sono necessari. Certamente. Da soli però non bastano. Non bastano perché, se da un lato abbiamo il progresso pronto ad aggravare il divario digitale, dall’altro abbiamo il divario sociale. È su quello che dobbiamo agire tutti e subito. E dobbiamo farlo perché, se restiamo fermi, in questo senso, il divario già importante continuerà ad aumentare e avrà come unica e sola conseguenza l’avanzamento delle distanze. Penso alle distanze sociali, a quelle economiche ma anche a quelle legate all’età. È per questa ragione che, prima di tutto, dobbiamo parlare di equità e dobbiamo farlo prima ancora di parlare di uguaglianza. Quando parliamo di colmare il digital divide non possiamo limitarci al concetto di uguaglianza, che implica una distribuzione uniforme delle risorse. Dobbiamo invece puntare all’equità, che significa fornire a cia-

scuno ciò di cui ha specificamente bisogno per raggiungere il proprio potenziale. Questo concetto di equità richiede interventi mirati e personalizzati, che tengano conto delle diverse esigenze delle comunità e delle persone. Per avvicinare le periferie al centro, è necessario un impegno significativo da parte delle istituzioni pubbliche e private nell’investire in infrastrutture digitali. Portare la banda larga nelle aree rurali e periferiche è un passo fondamentale, ma non sufficiente. Occorre anche implementare programmi di alfabetizzazione digitale che forniscano alle persone le competenze necessarie per navigare nel mondo digitale. Questi programmi devono essere accessibili a tutti e devono tenere conto delle diverse esigenze, con particolare attenzione ai gruppi più fragili, come gli anziani e le comunità marginalizzate. È fondamentale che il punto di partenza sia lo stesso per tutti, per chi gode di autonomia economica, per chi vive in condizioni di indigenza, per chi può accedere a titoli di studio elevati e per chi non ha la possibilità di farlo, per chi è giova-

ne e può attrezzarsi senza difficoltà per l’utilizzo di nuove tecnologie e per chi ha bisogno di supporto. Per chi vive in centri urbanizzati e per chi vive in periferia. Se tutti fossimo nelle stesse condizioni di apprendere, di scegliere, di decidere come vivere il nostro futuro, anche la comunità ne gioverebbe perché non ci sarebbero differenze e tutti avremmo anche gli strumenti per decriptare quanto ogni giorno ci viene proposto nei vari ambiti della quotidianità. È grazie allo studio, alla scienza che oggi possiamo vantare la conoscenza di applicativi informatici che rendono migliore il nostro quotidiano, offrendo delle potenzialità straordinarie. Dalla sfera sociale a quella pubblica e personale. Tanti i passi avanti nel campo della ricerca scientifica, della sanità, della sostenibilità. Non vanifichiamo l’enorme lavoro di questi ultimi anni, impegniamoci affinché il progresso e i benefici delle comunità siano frutto di un lavoro collettivo perché è solo quando ci si sente partecipi di un cambiamento che quel processo diventa universale, condiviso e prezioso.

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Punti di vista

FRANCESCO FERLA

ARCHITECT, DESIGNER

VIRTUAL RESEARCHER

@FRANCESCO_FERLA

Digitalizzare il nostro patrimonio artistico

L’architetto palermitano, attraverso mappature e avvalendosi del supporto digitale, esplora l’essenza costruttiva delle forme che si cela dietro a un monumento, offrendo l’opportunità di osservare il nostro patrimonio artistico dal punto di vista dell’armonia e dell’equilibrio

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a cura di Elisa Rossi

Scegli un vero ascensore, non un montascale

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La forma delle nuvole Un padre e una figlia osservano il mondo

CONTRO LE INSIDIE DELL’ABITUDINE

Nel 1967 la Svezia si imbarcò in un’impresa senza precedenti, dai risvolti potenzialmente catastrofici: quella di spostare la guida da sinistra a destra. Bisognava far cambiare a centinaia di migliaia di automobilisti le abitudini di una vita. Era necessario agire capillarmente, trasferire i semafori e le fermate degli autobus, riprogettare gli incroci, sostituire migliaia di segnali stradali. La preparazione nei mesi precedenti fu frenetica. Si attivarono le amministrazioni comunali e il governo, file di funzionari e militari lavorarono fino a tarda notte per garantire che tutto fosse pronto per la data prevista. I programmi televisivi si riempirono di celebrità per attirare il pubblico e informarlo del cambiamento. Venne addirittura indetto un concorso musicale per scegliere una canzone a tema.

Ma perché cambiare? Solo un decennio prima l’83% degli svedesi si era detto contrario. La strada era in salita, ma il governo, sempre più preoccupato per la sicurezza e desideroso di allineare il paese al resto dell’Europa continentale, non aveva dubbi. I paesi vicini, Danimarca, Norvegia e Finlan-

dia, guidavano già a destra, causando spesso collisioni al confine. Inoltre una buona parte dei cittadini aveva iniziato ad acquistare macchine importate con il volante a sinistra, che circolavano a migliaia sulle strade aumentando il rischio di incidenti.

Domenica 3 settembre, alle 4:50 del mattino, dopo un countdown radiofonico, tutti i veicoli in circolazione si fermarono. Auto, camion, bus, biciclette si spostarono sul lato destro della strada, poi si arrestarono nuovamente per dare agli altri il tempo di cambiare lato. Tutto era stato pianificato meticolosamente: non solo la logistica, ma in particolare la campagna informativa, progettata per raggiungere fino all’ultimo svedese, con pubblicità in tv, alla radio, sugli autobus e addirittura sui cartoni del latte. Ma rimaneva un’impresa rischiosa. Gli automobilisti si sarebbero adeguati facilmente? Sarebbero aumentati gli incidenti stradali, almeno nel breve periodo? Ci sarebbero stati più errori di distrazione alla guida? Avvenne l’opposto. Il primo giorno si verificarono solo incidenti minori, in quantità inferiore alla media. Ma ancora più impressionante fu l’effetto a medio termine: il numero di incidenti

mortali calò per i due anni successivi, prima di tornare ai numeri di sempre. Noi esseri umani abbiamo la capacità, piuttosto notevole, di abituarci praticamente a tutto. In questo caso non si trattò però di un esempio di adattamento straordinario. Quello che accadde è meno intuitivo: fu proprio lo strappo all’abitudine a rendere più caute le persone e ridurre la mortalità. Il cambiamento del lato di guida modi-

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La nostra attenzione si attiva solo quando succede qualcosa di imprevisto e tende a ignorare gli eventi ripetitivi: ecco perché non facciamo caso al ronzio di un condizionatore o al brusio dei commensali seduti accanto

ficò la percezione degli svedesi, che temevano più del solito di rimanere coinvolti in un incidente automobilistico. Le situazioni in cui ci sentiamo più al sicuro sono spesso le più pericolose, perché sottovalutiamo la possibilità che ci accada qualcosa. Se guidiamo per anni senza avere mai un incidente, la nostra percezione del rischio in auto diminuirà, matureremo un’ingiustificata convinzione di immunità. Il

nostro cervello reagisce quando nota un cambiamento, mentre ha la fondamentale capacità di assuefarsi alle situazioni conosciute. Ciò è naturale: l’ambiente intorno a noi è fonte di un flusso continuo di informazioni e se le percepissimo tutte saremmo sopraffatti, incapaci di elaborare ipotesi, fare valutazioni, prendere decisioni, insomma agire. La nostra attenzione si attiva solo quando succede qualcosa di

imprevisto e tende a ignorare gli eventi ripetitivi: ecco perché finiamo per non fare più caso al ronzio persistente di un condizionatore o al brusio dei commensali seduti al tavolo accanto. Finché gli stimoli sono innocui, non c’è problema. Anzi, l’abitudine ci aiuta a gestire situazioni fastidiose o moleste. Ma la nostra assuefazione coinvolge anche circostanze pericolose e altera la percezione del rischio. Per due anni, il cambiamento aveva allertato gli svedesi sui rischi che si corrono al volante. Quando si furono abituati alle nuove regole, il numero degli incidenti tornò quello di prima. Possiamo trarre vantaggio dalla tendenza che abbiamo a reagire ai cambiamenti. È quello che sostengono Tali Sharot e Cass R. Sunstein nel loro libro Look Again: The Power of Noticing What Was Always There, se i governi, le organizzazioni e i datori di lavoro vogliono fare in modo che le persone siano consapevoli dei rischi insiti nelle loro attività quotidiane, devono scuotere le loro abitudini.

Ma disabituarsi può anche avere effetti disastrosi. Dopo l’Undici settembre, gli americani - che avevano assai vivide le immagini dello schianto - sopravvalutarono così tanto il rischio di un viaggio aereo da preferire gli spostamenti in auto, ben più pericolosi. L’aumento del traffico stradale causò un eccesso di circa milleseicento morti rispetto all’anno precedente. La paura, se non governata, può essere insidiosa quanto l’assuefazione.

Per scrivere a Gianrico e Giorgia Carofiglio posta - C/O Redazione 50&Più via del Melangolo, 26 - (RM) fax - 066872597 email - redazione@50epiu.it

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PARLIAMONE

Il terzo tempo

L’INTELLIGENZA

ARTIFICIALE TRA POTENZIALITÀ E RISERVE

Sono tutti ossessionati e affascinati da ChatGPT. Quella specie di intelligenza artificiale che dovrebbe soppiantare l’intelligenza umana, la nostra, la nostra intelligenza, quella poetica, fallibile, faticosa, esaltante ginnastica che va sotto il titolo di esercizio del Pensiero.

Ti dicono, con gli occhi che brillano: clicchi qua e zap zap zap… ChatGPT ti compone una poesia, ti svolge il tema in classe, ti costruisce un soggetto per il cinema, ti mette insieme una lettera d’amore, di licenziamento, di minaccia, ti formalizza un curriculum. Ti risolve un problema di algebra. Ti spiega la teoria della relatività. Ti scrive il discorso per il matrimonio di tua figlia e quello per il funerale di tuo zio.

Ti dicono: “Ti fa da segretario, da caposervizio, da competitor se vuoi giocare a scacchi, a burraco, a bridge, a poker”. Ti racconta le barzellette e ti spiega il pensiero di Benedetto Croce, ti canta una vecchia canzone e ti compone un valzer di Strauss. Sul serio, lo sa fare: basta che tu gli dica “fammelo come Strauss”.

Ti dicono: “Se lo conosci, se impari a usarlo non avrai più bisogno di nessuno. Non dovrai più neppure imparare una lingua straniera, ChatGPT ti traduce, ti interpreta, ti avvolge di frasi idiomatiche”.

Ti dicono: “La vita cambierà vedrai, cambierà il mercato del lavoro. I doppiatori del cinema? Tutti licenziati: le voci dei più grandi attori, anche morti, saranno campionate e riprodotte, adattate ai dialoghi e tutto sarà più bello più di qualità e a un costo inferiore”. Sono maschi, naturalmente, quelli che cantano le lodi di un mondo dominato da dispositivi elettronici più ancora di quanto lo sia adesso.

La scomparsa di migliaia di posti di lavoro non pare preoccuparli granché, basta che sia salvo il loro. Continuano beati a elencare le future vittime del Nuovo Mondo. “Operai? Ne basterà uno su dieci, e gli altri nove? Tutti a casa. Agenzie di viaggi: già adesso stentano perché, ormai, chiunque trova il B&B in rete, fa i biglietti, guarda le cartoline, visita il museo, tutto in rete. Tanto varrebbe

50&Più | giugno 2024 12

Non voglio prendere per oro colato tutto quello che si attacca a una presa. Non voglio immaginare un futuro in cui gli umani vivano circondati da macchine parlanti

neanche partire. Sai che risparmio!”. Inutile far notare al maschio soddisfatto che le poesie composte da ChatGPT sono brutte, inerti, che un possibile romanzo fabbricato da ChatGPT non potrebbe che essere un incrocio di intollerabili stereotipi.

Svolte prevedibili, incroci di banalità, dialoghi precotti.

Lavora, ChatGPT, con il materiale che è già stato prodotto, metabolizzato e più volte rielaborato nei secoli, è una pappa senz’anima, mai originale, mai sorprendente. Tutto inutile, ogni argomentazione si infrange contro il muro di un sollievo da ultimi della classe. È il sogno della pigrizia realizzata. Il retropensiero è “mi compro un robot che pensi al posto mio. Così posso dormire”. Un elettrizzante anticipo del sonno eterno, che piace tanto agli uomini della mia età.

E noi donne, io e voi, noi donne nate e cresciute nel secolo scorso, ma invecchiate in questo nuovo millennio, come ci sentiamo, come ci poniamo di fronte alle sempre nuove conquiste dell’alta tecnologia?

Io intimidita.

Uso l’iPad da venti e più anni, da trentacinque almeno ho mollato la mia Lettera 22 e il suo quieto ticchettare. Uso lo smartphone come tutti, ma non ci casco dentro, se devo sapere che giornata ho davanti, la mattina, apro la finestra della mia camera da letto, non l’app 3B meteo. Anche se poi sì, la consulto l’app, giusto per sapere a che ora dovrò prendere l’ombrello.

I giornali li leggo cartacei o non li leggo. Non so fare un bonifico né prenotarmi un ristorante, ma soltanto perché c’è chi lo fa al posto mio (marito), e mantengo, anche io, le mie piccole pigrizie. Non uso nemmeno un decimo delle potenzialità dei device di cui mi servo. Uso Spotify per ascoltare musica e un allenatore vocale per saper quanti chilometri corro e quanto ci metto. Ho un buon rapporto con Alexa, alla quale chiedo di sintonizzarsi su Rai Radio 3 o sui Rolling Stones, dipende dall’umore. Ma è davvero più sopportabile la vita, se hai sempre un po’ di musica addosso. Godo delle nuove possibilità, delle facilitazioni. Pensate: avere un telefono in tasca e muoverti liberamente invece di dover restare a casa finché non arriva quella telefonata. Ma vi rendete conto, voi nati dopo, quanto era più faticosa la vita di prima?

Non rimpiango niente, sia chiaro, non rimpiango i fax né la carta carbone. Non rimpiango certo il duplex, ve lo ricordate il duplex? Quando, per pagare meno, il tuo telefono, oltre che essere un apparecchio appeso in cucina era in co-proprietà con un altro sconosciuto utente e, se era un chiacchierone, non potevi chiamare né ricevere per ore. Non glasso di zucchero il passato, ma non voglio prendere per oro colato tutto quello che si attacca ad una presa, non voglio immaginare un futuro in cui gli umani vivano nell’indigenza circondati da macchine parlanti che non sanno dare una carezza.

PARLIAMONE

Per scrivere a Lidia Ravera

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50&Più | giugno 2024 13

Anni possibili

Dedico questo articolo alle persone con Alzheimer che vivono un’esperienza particolare, in un ambiente che permette condizioni di vita rispettose della loro dignità e libertà. Di fatto, con questo modello di organizzazione dell’assistenza si costruisce un “mondo possibile” per chi deve affrontare le difficili giornate della malattia.

A Monza è in atto una sperimentazione che ha portato alla costruzione di un villaggio dove possono vivere le persone con demenza nelle fasi lievi e medie e dotate di autonomia motoria. Il villaggio, “Il Paese Ritrovato”, è realmente un ‘mondo possibile’ per persone che altrimenti dovrebbero rimanere a casa, dove è difficile ricevere un’assistenza adeguata, o in una Rsa, insieme con donne e uomini la cui salute somatica e cognitiva è maggiormente compromessa. Premetto che qualsiasi intervento che voglia raggiungere risultati in questi ambiti deve essere studiato con attenzione, sottoponendosi a continue verifiche dell’efficacia e del rispetto delle persone coinvolte. Purtroppo, attorno al problema delle demenze si muovono, invece, interessi commerciali e di altro genere, il cui scopo non è sempre quello di garantire il benessere. È quindi necessario distinguere con attenzione quello che è progettato per costruire mondi possibili e quello che invece ha come scopo primario il vantaggio economico. Il villaggio di Monza è costituito da un insieme di appartamenti localizzati in edifici indipendenti, che danno sulle strade del villaggio, dove si trovano alcuni negozi, luoghi per la vita comune, giardini e orti, la chiesa. L’impegno degli operatori è rendere il villaggio il più possibile simile a un luogo vitale e ‘normale’, dove le persone possono muoversi liberamente, incontrarsi, in un’atmosfera

UN ‘MONDO POSSIBILE’ PER GLI AMMALATI DI ALZHEIMER

50&Più | giugno 2024 14

protetta e serena. Gli operatori condividono con i residenti le ore della giornata, in un continuo impegno di relazione, e non vestono abiti da lavoro. È quindi davvero un mondo possibile per chi è ammalato di Alzheimer? Per dare una risposta si deve partire dalla valutazione della reale condizione di fatica di vivere nella quale si trovano le persone colpite da una demenza. Nelle fasi iniziali della malattia la vita in famiglia è difficile sul piano organizzativo e psicologico, con la possibilità che il disagio si tramuti in tensione e agitazione da parte della persona ammalata e stress fisico e mentale per chi convive e gestisce le loro giornate. Nelle fasi più avanzate

la persona con demenza non sempre riceve un adeguato livello di assistenza, sia sul piano strettamente clinico (chi è molto anziano spesso è colpito da diverse malattie contemporaneamente) sia per quanto riguarda le modalità di vita, che garantisca un supporto senza interruzione a chi non è più in grado di affrontare le attività quotidiane di base e tantomeno quelle strumentali. Inoltre, l’ammalato può essere colpito da disturbi comportamentali (ansia, insonnia, allucinazioni, disturbi alimentari, ecc.), che rendono particolarmente faticoso e doloroso il rapporto con il caregiver. In questi casi spesso la persona viene ospitata presso una residenza per anziani, luogo dove riceve un’adeguata assistenza. Queste sono le modalità più frequenti di gestione dell’ammalato con disturbi cognitivi, attraverso le quali le comunità si impegnano per rendere meno difficile la vita degli ammalati, combattendo le solitudini, gli abbandoni, le crisi famigliari. In questa prospettiva gioca un ruolo significativo il villaggio di Monza, dove si studiano soluzioni abitative il più serene possibili per gli ammalati, creando condizioni che si avvicinano alla normalità anche per i famigliari. È un luogo dove la libertà dell’abitante, insieme con la generosità, l’intelligenza e la lievità degli operatori, creano un’atmosfera vivibile dove sembra che tutto avvenga in maniera naturale (invece è ben chiaro che i risultati raggiunti sono frutto di studi approfonditi, di alternative sperimentate, di analisi condotte con determinazione). Le soluzioni abitative per le persone con demenza sono al centro dell’interesse e degli studi in tutto il mondo. La logica di garantire il massimo rispetto della dignità e della libertà degli ammalati impone analisi complesse. Infatti, ogni modello di villaggio è adatto ad una certa tipologia di ammalati e deve essere inserito in una continuità

Un luogo dove la libertà dell’abitante insieme a generosità intelligenza e lievità degli operatori creano un’atmosfera vivibile

assistenziale che prevede l’eventuale spostamento del residente in altra struttura, quando l’evoluzione della malattia impone risposte che non possono più essere date. Recentemente l’esperienza de “Il Paese Ritrovato” è stata ripresa in un docufilm di grande intensità, La memoria delle emozioni, magistralmente diretto da Marco Falorni, che è stato trasmesso dalla Rai e si può visionare su diverse piattaforme.

PARLIAMONE

Per scrivere a Marco Trabucchi

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50&Più | giugno 2024 15

FORESTE A RISCHIO CLIMA E UOMO SORVEGLIATI SPECIALI

La storia del bostrico, un coleottero autoctono che è diventato il flagello dei boschi italiani (questa volta non possiamo prendercela con la specie aliena di turno), inizia con la tempesta Vaia e diventa drammatica con la grande siccità dell’estate 2022. Era il 28 ottobre 2018 quando Vaia, uno dei cicloni extratropicali più devastanti degli ultimi decenni, si abbatte su alcune regioni del Nord Italia, spazzando via più di 40mila ettari di boschi, facendo un paragone più immediato, parliamo dell’equivalente di circa 65.000 campi da calcio. Stiamo parlando di venti che hanno raggiunto addirittura i 204 km/h, e per dare l’idea della potenza di questo ciclone, si è registrato un totale di circa 245.000 scariche di fulmini. Per quanto riguarda la quantità d’acqua venuta giù, i dati parlano da soli: oltre 600 mm in tre giorni, che vuol dire la stessa quantità di pioggia che dovrebbe piovere in sei mesi. In termini economici, tutti i danni nel loro insieme sono stati stimati in circa 3 miliardi di euro.

A farne le spese sono soprattutto gli abeti rossi, una specie molto importante per gli ecosistemi alpini, ma anche molto vulnerabile. Tronchi abbattuti, rami spezzati, radici strappate di circa 15 milioni di alberi giacciono a terra, diventando ben presto fonte di cibo per il piccolo bostrico la cui popolazione, nel corso di un paio di anni, cresce in modo esponenziale. Una volta terminato il cibo degli alberi schiantati a terra, un sempre più folto esercito di coleotteri si dirige sugli abeti sopravvissuti alla tempesta, in particolare gli abeti rossi.

L’insetto ha potuto mangiare tutto quel che incontrava anche perché la biodiversità del luogo non è stata rispettata. E a questo si sono aggiunti altri due fattori: le temperature sempre più alte e la siccità, che non hanno aiutato a interrompere la corsa del coleottero, perché hanno indebolito gli alberi e reso più forti le larve. Complici dunque la prolungata siccità e le temperature sopra la media, gli abeti non riescono a difendersi lasciando campo libero al bostrico,

che in diverse aree del Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia ha già colpito 34mila ettari di bosco. E purtroppo l’epidemia è destinata a continuare.

La storia del bostrico, questo insetto che trae profitto dal riscaldamento globale, ci insegna molto anche sul nostro rapporto con i boschi che, è bene ricordarlo, in Italia rappresen-

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Effetto Terra

Il bostrico si espande in modo capillare perché è stata introdotta una monocoltura di abete rosso in contesti in cui sarebbero state necessarie anche altre specie

tano il 40% della superficie nazionale. L’aumento delle temperature favorisce la moltiplicazione di questa specie, con inverni più miti che consentono ai coleotteri di sopravvivere e arrivare in primavera con una popolazione raddoppiata, passando da una presenza endemica ad una presenza epidemica. Emerge in questa storia anche un

tema strategico di gestione forestale. Questo insetto si espande in modo così capillare, perché è stata introdotta una monocoltura di abete rosso in contesti in cui sarebbero state necessarie anche altre specie, e questo è successo per ragioni economiche: l’abete è una pianta pregiata, ha un grande valore commerciale e cresce velocemente. Come ha evidenziato uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications le foreste in Europa sono in aumento, ma a crescere è anche la loro vulnerabilità alle tempeste di vento, a incendi e ad agenti patogeni, come appunto il bostrico. Per questo oggi è importante progettare i boschi di domani non solo tenendo necessariamente in conto gli scenari climatici che abbiamo a disposizione, ma anche imparando a gestire la loro evoluzione all’insegna di un maggiore equilibrio con l’ecosistema.

ped explige ntibeaque

In conclusione, è stata la mano dell’uomo a trasformare il bostrico in una minaccia, l’idea stessa di guardare e plasmare la natura a nostro piacimento può rivelarsi fatale. Se non fosse per la coltivazione dell’abete rosso al di fuori del suo areale e per il cambiamento climatico, il bostrico rimarrebbe lì dove è sempre stato, senza interferire nell’ecosistema e senza provocare danni così estesi e potenzialmente catastrofici.

Per scrivere a Francesca Santolini

posta - C/O Redazione 50&Più via del Melangolo, 26 - (RM) fax - 066872597 email - redazione@50epiu.it

50&Più | giugno 2024 17
PARLIAMONE

CARLOTTA NATOLI

«Mio padre Piero mi ha insegnato l’importanza di essere

autentici»

L’attrice romana torna in tv con Il Santone, presentato all’ultimo

Riviera International Film Festival È impegnata nella difesa dei diritti dei lavoratori dello spettacolo

«Siamo riusciti a ottenere un contratto nazionale nell’audiovisivo»

La sua prima esperienza sul set è stata a 8 anni, diretta dal papà Piero. «Mi ha insegnato l’importanza dell’autenticità in questo mestiere, come nella vita, a mettere i pensieri in quello che fai e ad avere una buona dose di ironia e simpatia. Lui ne aveva molta». Carlotta Natoli non sa dire se ha scelto di fare l’attrice o se è il mestiere ad aver scelto lei. Quel che è certo è che da quell’esordio nel 1980, nel film Con… fusione, non ha più smesso di recitare. Con il padre, scomparso prematuramente nel 2001, l’attrice romana, classe 1971, ha girato altri tre film. Ha lavorato al cinema con Michele Placido, Francesco Nuti, Ivan Cotroneo, Francesca Comencini. E per il piccolo schermo in serie molto amate dal pubblico, da Distretto di polizia a Braccialetti rossi e La compagnia del cigno. Ora è la protagonista della seconda stagione de Il Santone - #lepiùbellefrasidiOscio, disponibile su RaiPlay, presentata all’ultimo Riviera International Film Festival (Riff), dove l’abbiamo incontrata.

Dopo la morte del marito Enzo (Neri Marcorè) - che da antennista del quartiere romano di Centocelle improvvisamente era diventato Oscio, carismatico santone in grado di attirare l’attenzione dei media nazionali -,

Personaggi
A sinistra, l’attrice al Riviera International Film Festival; sopra, ne Il Santone 2 di Giulia Bianconi

sarà proprio la moglie Teresa a prendere il suo posto, indossando il ‘mundu’ (abito indiano ndr) e cercando di fronteggiare il sedicente Only Oscio (Francesco Paolantoni).

Natoli, questa seconda stagione dovrebbe chiamarsi La santona Beh, in effetti. Anche se all’inizio Teresa ha una certa diffidenza quando nel quartiere iniziano a prendere lei come punto di riferimento. Poi decide di voler ricoprire quel ruolo, ma non si adagia su una sedia, agisce. Nel frattempo, deve continuare a fare la madre a una figlia adolescente che le crea un po’ di preoccupazione e problemi, oltre a cercare di fermare un truffatore che dice di essere lui il vero santone. È una serie molto romana e tipizzata, ma piena di spunti di riflessione.

In cosa si sente vicina a Teresa? Sono combattiva e determinata come lei. Ho cercato di partire da queste caratteristiche che abbiamo in comune per interpretarla, pur avendo noi storie completamente diverse. Anche quando affronta i momenti di difficoltà, lei non si arrende. E anche io sono così, lotto sempre, cercando di mantenere una mia autenticità in un mondo in cui sono in molti a fare finta di essere altro.

Paga sempre essere autentici?

Io non ci vedo un’alternativa. Me lo ha insegnato mio papà quanto conti in questo lavoro, come nella vita, l’autenticità. Come mi ha insegnato a mettere la testa in quello che fai e che bisogna prendere tutto con una certa dose di ironia e simpatia.

Ha debuttato proprio con suo padre a 8 anni in Con... fusione. Già allora aveva capito che avrebbe fatto l’attrice?

Ricordo che a Venezia, dove fu presentato il film, durante un’intervista mi chiesero cosa avrei fatto da grande. Ricordo di aver risposto “l’attrice”, ma non potevo avere la consapevolezza per capire se lo avrei fatto davvero. An-

cora oggi non so dire se questo mestiere mi ha scelto o sono io ad aver scelto lui. Ognuno occupa lo spazio che deve occupare nel mondo. Probabilmente io ero segnata da un processo familiare. Oggi come sceglie i progetti?

Viviamo in un momento in cui non c’è così tanto lavoro da poter decidere cosa fare e cosa no. In generale, seguo l’istinto. Se c’è qualcosa che mi piace, allora lo faccio. L’importante è non avere rimpianti. Preferisco fare e sbagliare, piuttosto che avere il rammarico di non averlo fatto.

Fa parte dell’Unione Nazionale

Interpreti Teatro e Audiovisivo (Unita), che si batte per i diritti dei lavoratori dello spettacolo. Siamo riusciti a ottenere finalmente un contratto nazionale nell’audiovisivo. Una vittoria davvero storica. Siamo nati per sostenere la categoria, e per farlo servono delle azioni. Si parte da buone idee, ma poi si deve agire, in collettività. Non esiste l’individualità. Siamo mossi da un unico obiettivo: l’arte, che esiste per riconoscerci, emozionarci, smuovere la nostra anima e quella degli altri.

C’è bisogno di più storie al femminile?

Assolutamente. Proveniamo da una società patriarcale e ancora oggi spesso i ruoli per le attrici sono relegati a essere la madre di o la moglie di. Bisogna lavorare affinché ci siano sempre più ruoli dove le donne possano mostrare tanti aspetti. Confidiamo nella creatività. Il Santone 2, ad esempio, è una serie al femminile, con donne (interpretate da Rossella Brescia, Beatrice De Mei e Chiara Bassermann, ndr) che cercano un riscatto.

Ci sarà una terza stagione?

Vedremo. Sarebbe bello che il pubblico partecipasse a questo processo creativo e venisse realizzato un prodotto condiviso.

Sono oltre quarant’anni che recita. Ha mai pensato di passare dietro la macchina da presa? Ci penso sempre. Voglio fare un film come regista per prendere il posto di mio papà. Sto aspettando solo di essere convinta di passare dall’altra parte. Serve uno slancio molto forte, oltre alla storia giusta.

50&Più | giugno 2024 19
Sul set di Con...fusione insieme al papà Piero

VENT’ANNI DI LOTTA AL RACKET

La rivoluzione culturale a Palermo

In prima linea nell’azione di contrasto alle mafie

Tra i volontari Pico Di Trapani: «Non è vero che chi si ribella viene ammazzato». Ad abbracciare il progetto commercianti e comuni cittadini

“Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. È questa la frase che, nella notte tra il 28 e il 29 giugno 2004, viene scritta su centinaia di adesivi attaccati tra le strade di Palermo. E oggi è ancora un messaggio forte di lotta al racket. L’iniziativa di sette ragazzi palermitani, amici e compagni di studio, diventa una scintilla per riattivare la coscienza col-

lettiva e il senso di comunità. Nasce da qui ‘Comitato Addiopizzo’. Quando i giovani decisero di aprire un pub in centro a Palermo scoprirono che tra i rischi d’impresa c’era anche il pizzo e l’eventualità di dover pagare e sottostare a Cosa nostra. «Fu una doccia fredda. Sappiamo che la presenza della mafia è dura da scalfire. Però, quella fu la molla che ci fece riflettere», racconta Pico Di Trapani, volontario e

componente dell’organo direttivo di Addiopizzo. Da quel momento, dopo i primi adesivi anonimi che iniziarono a «sbattere in faccia ai palermitani questa realtà che tutti noi sappiamo, ma che ignoriamo voltandoci dall’altra parte», continua Pico, le iniziative continuarono a viso scoperto e a testa alta. «Siamo nati nel 2004. Il 2005 e 2006 sono stati gli anni dell’entusiasmo con gli adesivi, i lenzuoli su viale della Regione Siciliana e al festino di Santa Rosalia con scritto ‘Santa Rosalia, liberaci dal pizzo’. Per tutti eravamo i ‘ragazzi di Addiopizzo’ che ispirano simpatia, appoggio incondizionato. E questo è stato estremamente utile - spiega Di Trapani -. Poi, quando negli anni abbiamo intrapreso battaglie, polemiche contro casi di collusione, i ‘ragazzi di Addiopizzo’ è diventata un’espressione trattata con superiorità: ‘I ragazzi si sono montati la testa. Mettiamoli a posto’. Siamo diventati necessariamente antipatici, insomma. Anche perché abbiamo sempre puntato il dito contro noi stessi: come

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Società
di Anna Giuffrida

popolo siciliano, siamo responsabili di indifferenza». E aggiunge: «Negli anni, però, la partecipazione è stata ampia. È stato facile dialogare con gli studenti a scuola o con gli universitari. Se all’inizio eravamo una presenza nuova, ora siamo una presenza solida, radicata». Dai primi adesivi per strada si arriva a quelli sulle vetrine dei negozi con il logo di Consumo Critico, nato nel 2006. Uno strumento di contrasto al racket che coinvolge, tutt’ora, i commercianti che denunciano le richieste di pizzo e i clienti, incoraggiati ad un consumo responsabile. «Questa è stata la nostra strategia per creare un vasto fronte antimafia, che fosse efficace e di massa ma non rischioso, visto che fare acquisti non ti espone a ritorsione. Volevamo dimostrare che noi siamo dalla parte di chi denuncia. E con l’adesivo volevamo incoraggiare i palermitani a supportare questi negozianti. In seguito, è diventato uno straordinario deterrente. L’adesivo lo vedevano anche i mafiosi, e proprio i mafiosi non entravano più

in quei negozi. Lo abbiamo scoperto, anni dopo, da intercettazioni e dai collaboratori di giustizia. Questo per noi è stato un riconoscimento», precisa Pico. Un movimento dal basso, che ha avviato un inedito fronte di impegno per la legalità, ragionando sul ruolo di ognuno nella lotta al racket e alla mafia. «Riguardo al pizzo, e alla mafia in genere, reagiamo pensando che non ci coinvolga direttamente. Perché magari non ho un’attività commerciale o non sono vittima di estorsione, quindi non mi riguarda. I mafiosi però vivono in quel contesto e prendono i soldi di tutti, e con quei soldi loro diventano più forti e noi restiamo comunque coinvolti - afferma con chiarezza Pico Di Trapani -. Libero Grassi fu assassinato per questo. Non è vero che chi si ribella viene ammazzato. Chi si ribella viene ammazzato se il contesto in cui vive non manifesta

vicinanza, non condivide il suo gesto». In questi vent’anni il fenomeno del racket è cambiato, e sono cambiate anche le denunce. Se gli ultimi quattro anni hanno registrato un calo generale delle denunce, complice la crisi post pandemia, ha fatto però clamore il caso di due operai di Palermo che hanno testimoniato contro gli estorsori dell’impresa per cui lavorano ancora oggi, supportati in fase di processo da Addiopizzo. «È il punto più avanzato di un lavoro che va avanti. Un evento storico che può aprire un nuovo fronte. Abbiamo invitato i sindacati a un’interlocuzione, a prendere posizionecommenta Pico Di Trapani -. Oggi si denuncia anche ‘scavalcandoci’, recandosi dalle forze dell’ordine, perché c’è più fiducia. Cosa nostra è stata messa in ginocchio da denunce e arresti e ha diminuito la pressione sui commercianti. Poi, le denunce diminuiscono anche perché alcuni operatori hanno rapporti storici di collusione con la mafia. Se lo facessero, denuncerebbero sé stessi». L’anniversario porta nuove sfide. «Nel 2004 non avevamo un piano, ci siamo buttati in mare aperto. La sfida dei prossimi dieci anni è non perdere l’entusiasmo, l’attaccamento a Palermo e al contesto socioeconomico. Senza mollare un secondo», annuncia Pico.

50&Più | giugno 2024 23
A sinistra e in basso attivisti di Addiopizzo; sopra adesivi su vetrate e lampioni

DICHIARAZIONE DI SUCCESSIONE

Ti aiutiamo noi!

Rivolgiti ai nostri uffici per le pratiche di SUCCESSIONE E VOLTURE CATASTALI

La dichiarazione di successione va presentata dagli eredi entro un anno dalla data del decesso del titolare dei beni. Ti aspettiamo nei nostri uffici per aiutarti con la presentazione della dichiarazione.

50&PiùCaf, grazie all’accordo stipulato con il Patronato 50&PiùEnasco, offre inoltre assistenza per la pensione di reversibilità.

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Commercio

ERBORISTA MESTIERE ANTICO IN CERCA D’AUTORE

Circa quattromila le attività presenti in Italia. Identikit di una professione che resiste al tempo, conservando le ricette del passato, tra storie e curiosità

Di Muzio: «Chiederemo una legge ad hoc per il riconoscimento di questa figura»

Achi, quando si parla di erboristeria, non vengono in mente immagini che si perdono nel passato? L’utilizzo delle erbe e delle piante a scopi terapeutici ha origini antichissime. Nel nostro immaginario l’erborista è una figura spesso sospesa tra l’arte e la scienza: un mestiere pieno di fascino. Il settore negli anni è rimasto in buona salute. Sono un po’ meno di 4.000 le erboristerie italiane, stando ai dati Istat 2022 - gli ultimi disponibili - e sostanzialmente il numero non si sposta di molto dagli anni precedenti: «La nostra attività - spiega Angelo Di Muzio, presidente della Fei, Federazione Erboristi Italiani di Confcommercio - resiste al mercato perché si tratta di una professione fortemente radicata a livello di tradizione nell’uso delle piante officinali

e attenta all’innovazione scientifica. Chi decide di rivolgersi all’erborista può contare su un professionista qualificato e costantemente aggiornato, anche e soprattutto attraverso corsi di formazione che noi organizziamo regolarmente. All’erborista si

rivolge chi vuole provare a migliorare la propria salute utilizzando, quando è possibile, le piante officinali, con un approccio più olistico e naturale. In erboristeria si trova un tecnico specializzato che può consigliare e indirizzare la scelta di un prodotto, verificare se ci sono controindicazioni con altri farmaci che magari si stanno assumendo».

Osservando le richieste della clientela si potrebbe prendere lo spunto per un’analisi psico-sociologica della nostra società: «In 20 anni siamo passati dal ginseng alla passiflorainizia così a raccontare la sua lunga esperienza, Luciana Caponi, che da 40 anni ha una erboristeria all’Argentario, nella turistica Orbetello -. Non stavamo dietro agli ordini, tra erbe stimolanti e prodotti tonici, ora l’esatto contrario, tutti chiedono

Angelo Di Muzio, presidente Federazione Erboristi Italiani di Confcommercio
50&Più | giugno 2024 25

rimedi per combattere ansia e stress, fino a prodotti calmanti e a preparati per problemi di insonnia, complice sicuramente il periodo del Covid, ma non solo. Gli erboristicontinua Caponi - sono figure particolari, con noi le persone si confidano e spesso mettono a nudo le proprie fragilità. Dobbiamo essere empatici, a volte un po’ psicologi. La clientela è trasversale, anche se le donne, per natura molto più attente al loro corpo, hanno fatto da apripista negli Anni ’90 con le richieste di prodotti per le diete. Oggi il cliente tipo non c’è più, c’è più informazione e c’è più cultura, addirittura c’è molta sensibilizzazione sulle tematiche ambientali e sostenibili. La maggior parte delle persone sa quello che vuole o comunque si affida alla nostra professionalità in maniera consapevole».

Ma come si diventa erboristi, oggi? È più semplice del passato. In Italia, una decina di università hanno attivato il corso di laurea in Scienze e tecnologie erboristiche o denominazioni affini, che sfornano ogni anno circa trecento nuovi erboristi. Ovviamente non tutti i neolaureati riescono ad aprire un’attività propria. Molti trovano impiego in laboratori erboristici come tecnici specializzati nel controllo qualità, nella preparazione di integratori alimentari, altri trovano spazio nel mondo agricolo per la coltivazione e raccolta di piante officinali, oppure possono anche lavorare come dipendenti nelle farmacie o nelle parafarmacie. Non sono tutte luci quelle che splendono sul settore. Una grande ombra c’è: «Purtroppo ci stiamo battendo da anni per riuscire ad ottenere il riconoscimento professionale di questa figura. Manca una legge quadro sul riordino del nostro comparto. Ci sono anche categorie che ci ostacolano fortemente. Attualmente abbiamo

una norma, il decreto n.75 del 2018, che attribuisce delle caratteristiche operative agli erboristi che sono gli unici, insieme ai farmacisti, che possono miscelare e preparare a livello estemporaneo piante officinali e i loro derivati nei loro laboratori che, da qualche anno, sono obbligatori per attivare un esercizio di erboristeria», spiega Di Muzio.

Da Confcommercio, infine, la richiesta: «Noi vogliamo anche chiedere un riconoscimento di carattere sanitario perché la laurea si svolge presso la facoltà di Farmacia e sarebbe opportuno che anche all’erborista venisse riconosciuta una va-

lenza nell’ambito del supporto alle persone, non voglio dire a livello di cura, ma per riequilibrare e migliorare il loro stato di salute. Oggi più che mai - conclude il presidente Fei - è diventato urgente mettere ordine nella professione. Pensate solo alle insidie che ci sono spesso sul web, con siti che pubblicizzano prodotti con piante e integratori non ammessi. Rivolgetevi sempre all’erborista, potete fidarvi solo di lui. Però, se non è riconosciuto, come si fa? Come Federazione siamo agguerriti e, dopo l’estate, ripartiremo all’attacco con una proposta di legge ad hoc per riconoscere la figura dell’erborista».

50&Più | giugno 2024 26
Luciana Caponi, titolare dell’Erboristeria Tasso Barbasso di Orbetello (Gr)
Commercio

Diarrea, dolori addominali, flatulenza:

cosa si può fare contro i disturbi intestinali ricorrenti?

IL MISTERO DEL COLON IRRITABILE «N

on so più cosa mangiare». «Ho regolarmente la diarrea». «Il mal di pancia fa ormai parte della mia vita quotidiana». Le persone che lamentano questi sintomi, potrebbero soffrire della cosiddetta sindrome dell’intestino irritabile. Questa comporta disturbi intestinali cronici come crampi addominali, dolori e flatulenza, spesso associati a diarrea e/o costipazione. Un rimedio che potrebbe essere d’aiuto a tutti coloro che ne sono affetti: Kijimea Colon Irritabile PRO.

Si ritiene che una barriera intestinale danneggiata sia spesso la causa di disturbi intestinali cronici. Anche i più piccoli danni (le cosiddette microlesioni) sono infatti sufficienti perché agenti patogeni e sostanze nocive penetrino

attraverso la barriera intestinale. Di conseguenza si ha un’irritazione del sistema nervoso enterico, seguita da diarrea ricorrente, spesso accompagnata da dolori addominali, flatulenza e talvolta costipazione. A partire da questi presupposti è stato sviluppato Kijimea Colon Irritabile PRO. I bifidobatteri del ceppo HI-MIMBb75, contenuti in Kijimea Colon Irritabile PRO, aderiscono alle aree danneggiate della barriera intestinale, come un cerotto su una ferita. L’idea: al di sotto di questo cerotto la barriera intestinale può rigenerarsi e i disturbi intestinali possono attenuarsi. Kijimea Colon Irritabile PRO potrebbe quindi offrire un aiuto a chi soffre di disturbi intestinali ricorrenti, come diarrea, dolori addominali, flatulenza e costipazione.

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«DIFENDIAMO GLI ANZIANI PARTENDO DALLA GENTILEZZA»

Il 15 giugno ricorre la Giornata mondiale di sensibilizzazione contro gli abusi. Ungar: «Abuso è anche lasciare un anziano sporco per ore, o rivolgersi a lui con arroganza Bisogna combattere l’ageismo soprattutto in ambito sanitario»

«Gli abusi contro gli anziani sono una ‘malattia cronica’, gravemente sottovalutata, poco studiata e inadeguatamente compresa». La denuncia arriva, in occasione della Giornata mondiale contro gli abusi sugli anziani (15 giugno) da Andrea Ungar, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg) e professore ordinario di Geriatria all’Università di Firenze.

Lo scorso anno, nella stessa occasione, la Sigg ha invocato la “gentilezza”, come strumento per pre -

venire e combattere un fenomeno dilagante come gli abusi sugli anziani. Secondo i più recenti dati del Global report on ageism dell’Oms, nel mondo 1 anziano (over 60) su 6, in un solo anno ha subìto qualche forma di abuso in contesti comunitari. I casi più gravi infatti si verificano soprattutto - ma non soltantonelle strutture di assistenza a lungo termine, dove due operatori su tre ammettono di aver commesso una forma di abuso.

Oggi, a un anno di distanza, quell’appello a “difendere gli anziani con la gentilezza” è più attuale che mai, vi-

sto che la situazione non accenna a migliorare e l’allarme resta alto. «La Sigg ha un gruppo di lavoro dedicato proprio al tema degli abusi - riferisce Ungar -. Sappiamo bene quanto siano frequenti a diversi livelli e in diversi contesti, non soltanto in quello istituzionale». Perché l’abuso non è solo la violenza fisica che fa notizia, ma abbraccia una serie di situazioni che facilmente si verificano anche nella quotidianità. «L’abuso è fortemente connesso con l’ageismo - spiega Ungar - che è presente in tanti ambiti della società, specialmente in quello sanitario.

50&Più | giugno 2024 28 Sociale

L’abuso non è solo l’anziano picchiato in Rsa o in ospedale: quelli, per fortuna, sono casi abbastanza rari. Non cambiare un pannolone a un anziano per ore è un abuso. Rivolgersi in modo sprezzante a un anziano con disturbo comportamentale o con decadimento cognitivo è un abuso. Lasciare un anziano sempre solo è un abuso. Farlo aspettare per ore in pronto soccorso, facendo passare avanti i più giovani: anche questo è un abuso». Per combattere e ridurre gli abusi, occorre innanzitutto coltivare e promuovere questa nuova consapevolezza: ogni volta che un anziano non viene trattato con dignità e rispetto, siamo di fronte ad un abuso. E questo accade, più di quanto non si creda, anche all’interno delle mura domestiche. «Tutte le volte che diciamo a un anziano “questo sì, questo no” e pretendiamo di decidere al posto suo, di fatto commettiamo un abuso. Spesso a fin di bene, anche i figli o i nipoti commettono abusi nei confronti dei loro anziani, probabilmente senza esserne consapevoli».

Ci sono abusi più o meno gravi, più o meno consapevoli, ma tutti lasciano il segno, più di quanto si possa immaginare: «Come hanno dimostrato importanti studi internazionali, gli abusi generano spesso solitudine, depressione, infortuni, invii al pronto soccorso, istituzionalizzazione. Nei casi più gravi, possono portare all’alcolismo e degenerare fino al suicidio. Abbiamo un’incidenza importante e molto sottovalutata di abuso di alcol e rischio suicidario tra gli anziani», riferisce Ungar. Cosa si può fare allora, concretamente, per prevenire, contrastare e arginare gli abusi, garantendo a tutti gli anziani il rispetto e la dignità che spetta a ciascuno essere umano, in ogni ambito e contesto?

Per sollevare l’attenzione sul problema dell’ageismo, specialmente in ambito sanitario, un paio di mesi fa la Sigg ha promosso e sottoscritto la Carta di Firenze. «Durante il convegno in cui l’abbiamo presentata, è intervenuto uno dei più grandi esperti mondiali di abusi sugli anziani, Mark Lachs, della Cornell University. Ha definito gli abusi come una malattia cronica e massima espressione di ageismo. E ha lanciato un appello, che possiamo fare nostro: dobbiamo imparare dai pediatri. Un pediatra non urla a un bambino, anche perché se questo accadesse, la mamma del bambino lo denuncerebbe. Ma se un medico urla a un anziano con decadimento cognitivo, quasi sempre questo viene tollerato. Esistono ospedali a misura di bambini, ma non esistono ospedali a misura di anziani: crearli potrebbe essere un primo passo importante per prevenire e contrastare l’ageismo e gli abusi». Un altro strumento indispensabile per portare avanti questa piccola, grande rivoluzione è il riconoscimento e la formazione del personale sociosanitario dedicato agli anziani. «Esiste un forte legame tra il burn-out degli operatori e l’ageismo: occorre sostenere i professionisti con un riconoscimento economico e sociale, e assicurando adeguato riposo. Un infermiere o un operatore socio-sanitario che deve prendersi cura di 80 anziani con disturbi comportamentali in una Rsa difficilmente riuscirà a trattarli con quella gentilezza necessaria nel rapporto di cura. Ora abbiamo una legge nuova e bellissima, che dovrebbe cambiare il paradigma dell’assistenza agli anziani. Se sarà applicata, potremo finalmente assicurare dignità e qualità della vita a quella ‘quarta generazione’ di cui non possiamo più ignorare l’esistenza».

50&Più | giugno 2024 29
Andrea Ungar, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria

Tra le sfide future che l’Unione europea dovrà affrontare, quella demografica è certamente la più impegnativa, insieme al cambiamento climatico. Non solo per la necessità di lavorare ad una società attenta alle trasformazioni che verranno, ma anche per dare maggiore visibilità alle persone anziane, alla loro partecipazione e alla loro tutela.

Dati alla mano, l’Eurostat prevede che nell’Ue la fascia di popolazione tra i 75 e gli 84 anni aumenterà del 56,1% entro il 2050, mentre quella tra i 65 e i 74 anni crescerà del 16,6%.

Anche se abbiamo di fronte ancora un quarto di secolo, questa silenziosa e inevitabile evoluzione richiede lungimiranza, per prepararsi sin da subito ad uno dei più grandi cambiamenti mai avvenuti nella storia umana: una popolazione sempre più anziana.

FIAPA SI RIVOLGE ALL’EUROPA: UNIAMOCI CONTRO L’AGEISMO

La Federazione Internazionale delle Associazioni degli Anziani lancia il suo manifesto in vista delle elezioni europee. Dieci punti per creare un futuro in cui invecchiare con dignità e rispetto di Valerio Maria Urru

Fiapa, la Federazione Internazionale delle Associazioni degli Anziani di cui 50&Più è fondatrice e parte integrante, in occasione dell’appuntamento con le prossime elezioni europee intende richiamare l’attenzione della politica attraverso un manife-

sto: dieci punti che mettono in luce i bisogni e le aspirazioni degli anziani e che propongono azioni concrete per migliorare le loro condizioni di vita. Il decalogo è nato da un lavoro congiunto delle associazioni aderenti a Fiapa, frutto dell’esperienza maturata

50&Più | giugno 2024 30
Diritti

in diversi paesi, il cui comune denominatore è il rispetto dei diritti dei senior. I punti proposti vogliono essere la stella polare del cambiamento, a cominciare dalla lotta contro l’ageismo - primo tema a richiedere un impegno collettivo - sino allo sviluppo di un linguaggio inclusivo a tutela degli anziani.

Nel mezzo, racchiusi tra queste due milestones (pietre miliari ndr), gli altri otto ambiti che richiederanno il supporto di tutti: garantire la partecipazione attiva degli anziani; investire nel capitale umano; adattare l’habitat umano e i servizi associati; promuovere l’autonomia e facilitare l’accesso all’assistenza sanitaria; investire nelle innovazioni tecnologiche per prevenire e ridurre il divario digitale; promuovere la tutela pubblica della non autosufficienza; istituire la figura di un Garante europeo dei Diritti delle persone anziane; garantire pensioni adeguate ad una vita dignitosa. Sulla costruzione di un’Europa che rispetti e valorizzi i suoi anziani le parole di Alain Koskas, presidente della Fiapa, risuonano come un importante richiamo verso la politica e le istituzioni: «È nostro dovere creare un futuro in cui tutti possano invecchiare con rispetto e dignità - afferma -. Invitiamo tutti a unirsi a noi in questo

impegno cruciale. Mettiamo insieme tutte le nostre esperienze e le nostre aspettative. Diamo un’occhiata alle domande poste dalle diverse generazioni. Uniamo ciò che ci preoccupa e ciò che ci stimola ad affrontare le sfide attuali e future».

Al parterre politico che dal 2024 al 2029 sarà protagonista della nuova legislatura, Fiapa chiede di lavorare alacremente alla costruzione di una società delle generazioni, partendo proprio da queste dieci linee guida. Riconoscere le nuove sfide legate all’invecchiamento, infatti, è un cambio di paradigma necessario perché l’Europa di oggi e quella di domani rispetti e valorizzi una fascia di popolazione sempre più numerosa. Solo

così è possibile garantire la partecipazione delle persone anziane ad ogni fase della programmazione e dell’attuazione delle politiche a loro mirate. Solo così si può evitare ogni forma di discriminazione, solitudine, abbandono ed emarginazione, rafforzando allo stesso tempo la coesione sociale. “Nessuno deve essere lasciato indietro”, come riporta lo stesso manifesto Fiapa in apertura. Soprattutto, chi vive una condizione di fragilità e non autosufficienza. La politica può dare un contributo importante una volta definiti gli ambiti di intervento, ma l’efficacia delle risposte resta appannaggio di una cultura della reciprocità, dai giovani agli anziani e viceversa: garantire l’adeguamento della società e dei servizi alle esigenze dei senior, facilitare la transizione digitale e tecnologica, adeguare gli ambienti lavorativi, incentivare la transizione ecologica, favorire le occasioni di incontro e scambio non sono risultati che si ottengono solo a colpi di legge. Serve, parafrasando in parte le parole di Alain Koskas, una visione comune, che colleghi esperienze ed aspettative delle diverse generazioni, che veda nella diversità anagrafica non più conflitto e scontro, ma la possibilità di lavorare per promuovere e garantire gli interessi di tutti. Un progetto che Fiapa, attraverso il suo manifesto, intende continuare a portare avanti contro ogni tentativo di limitare la partecipazione e il contributo alla vita attiva delle persone anziane.

«Invitiamo tutti a impegnarsi per questo risultato Mettiamo insieme

le nostre esperienze e le nostre aspettative»

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Alain Koskas, presidente Fiapa

LIBERTÀ DI STAMPA NEL MONDO L’ITALIA AL 46° POSTO

Reporter Senza Frontiere stila la classifica annuale

globale dei paesi in cui l’attività giornalistica

è sottoposta a limitazioni o censure

Tra i più censurati Afghanistan, Siria e Eritrea

di Berardo Falcone

Il World Press Freedom Index 2024 , la classifica che Reporter Senza Frontiere (Rsf) pubblica ogni anno, getta ombre preoccupanti sulla libertà di stampa che sembra essere minacciata soprattutto da parte di chi dovrebbe tutelarla, ovvero le autorità politiche.

Lo dimostra il fatto che, tra i cinque indicatori utilizzati per stilare la classifica (Pluralismo, Indipendenza politica, Ambiente e autocensura, Quadro giuridico e Infrastrutture), è proprio quello politico ad aver subito un calo maggiore, con una diminuzione globale di 7,6 punti rispetto al 2023. La classifica di Rsf ha analizzato 180 paesi, suddivisi per aree geografiche. L’Unione europea, che ha recentemente adottato la sua prima legge sulla libertà dei media (Media Freedom Act), rappresenta l’area con i paesi più virtuosi. Il podio è tutto scandinavo, con il primo posto occupato della Norvegia, seguita da Danimarca e Svezia. Quarto e quinto posto per Olanda e Finlandia. Rimanendo in Europa, i paesi con la situazione più problematica sono Ungheria (67°), Malta (73°) e Grecia (88°). L’Italia si posiziona solo al 46° posto in classifica, perdendo 5 posizioni rispetto all’anno precedente. Più a est spirano venti di guerra. Russia (162°) e Ucraina (61° posto, che però guadagna 18 posizioni rispetto al 2023) combattono anche sul fronte della censura, della propaganda e della disinformazione. A farne le spese è la libera circolazione di notizie. Si registra un notevole calo anche per gli Stati Uniti, scesi di 10 posizioni rispetto al 2023 e attualmente al 55° posto, mentre in tutto il Sud America la situazione

appare piuttosto critica, appesantita dall’impossibilità di affrontare in maniera libera argomenti legati alla criminalità organizzata e alla corruzione. Ne è un chiaro esempio il Messico (121°) che continua ad essere il paese sudamericano più pericoloso per i giornalisti. Una forte ondata di repressione politica che ha inibito la stampa si è abbattuta su tutta la zona dell’Africa sub sahariana, in particolare sulla Nigeria (112°), Togo (113°) e Madagascar (100°); qui si trova anche l’Eritrea che con la 180° posizione è considerato il paese con la più bassa libertà di stampa del mondo. Non va meglio in Nord Africa, dove la situazione è considerata da Rsf come “molto grave”. E non brilla neppure l’Asia del versante Pacifico che ha il triste record di ospitare 5 tra i 10 paesi più pericolosi al mondo per chi fa il giornalista: Myanmar (171°), Cina (172°), Vietnam (174°), Corea del Nord (177°) e Afghanistan (178°). Il Medio Oriente, infine, desta non poche preoccupazioni non solo in conseguenza del conflitto tra Israele (101°) e Palestina (157°). Tutta l’area è considerata “rossa”, molto preoccupante, con sette paesi, Yemen (154°) Arabia Saudita (166°), Iraq (169°), Egitto (170°) Bahrein (173°), Iran (176°) e Siria (179°) che stazionano nella parte inferiore della classifica assoluta.

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Diritti

DETENUTI SEMPRE PIÙ ANZIANI «BISOGNA RIPENSARE LE MISURE DI REINSERIMENTO»

«Infine vidi l’ombra delle sbarre / come una grata lavorata in piombo / profilarsi sul muro di calce / di fronte alla branda (…)». I versi sono quelli di Oscar Wilde, ne La Ballata del carcere di Reading del 1897. Lo scrittore raccontò, a fine Ottocento, l’alienazione e la solitudine di una carcerazione fatta di una routine opprimente, vuota e senza via d’uscita. Oggi la detenzione deve tendere alla rieducazione del condannato, offrire opportunità di istruzione, formazione professionale e

supporto psicologico per aiutare a reintegrarsi. Ma quando la pena detentiva traligna tutto questo, quando sovraffollamento, assenza di infrastrutture e di progetti spingono a gesti estremi chi sta pagando il suo debito verso la società, scoperchiando ogni fragilità, quando persino scontare anni o solo mesi di reclusione diventa troppo difficile, se non impossibile, un paese dovrebbe interrogarsi sul suo grado di civiltà.

In Italia, gli istituti carcerari vivono una crisi che non accenna

Diritti
di Valerio Maria Urru
«Inserirsi

socialmente è già complesso per un cinquantenne incensurato possiamo immaginare quanto lo sia per chi ha lo stigma della pena»

a ridursi. Semmai ad aggravarsi, soprattutto a causa del sovraffollamento: al 31 marzo 2024 - secondo i dati del XX Rapporto di Antigone sulle condizioni delle carceri - i detenuti erano 61.049 a fronte di una capienza ufficiale di 51.178 posti. Numeri che superano molto la capacità di accoglienza e che condannano ancora di più i detenuti e chi lavora accanto a loro. È cresciuta anche l’età media dei detenuti, sempre più anziani, con un aumento soprattutto della fascia 45/59 anni. Appena dieci anni fa erano il 25,3%, oggi sono quelli più rappresentativi della popolazione carceraria con il 32,2%. Anche i detenuti over 60 sono aumentati, salendo al 10%.

Per Patrizio Gonnella, attivista, giurista e presidente di Antigone, associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale, spezzare il legame tra sovraffollamento e innalzamento dell’età rischia di diventare una missione complessa: «Rispetto agli anni precedenti - dichiara - abbiamo riscontrato una crescita dell’età media dei detenuti, ma anche una minore facilità per chi è più anziano ad uscire grazie a misure alternative alla detenzione. Questo è dovuto al fatto che si tratta di persone che hanno una maggiore difficoltà a trovare occasioni di lavoro e di studio, spesso un po’ più mirate ad una popolazione carceraria tendenzialmente più giovane. Inserirsi socialmente è già complesso per un cinquantenne incensurato, possiamo immaginare quanto possa es -

serlo per un cinquantenne con lo stigma della pena. Alla luce di questo cambiamento anagrafico della popolazione detenuta, bisognerebbe pensare allora a misure di reintegrazione sociale che non siano tutte proiettate intorno alla centralità del lavoro. Servono strategie che siano di impegno da parte delle comunità territoriali, diversificando ad esempio le opzioni di intervento all’esterno. Il tutto sapendo che ogni persona che ha una chance di risocializzazione è un investimento in termini di sicurezza collettiva. Come Associazione Antigone lo affermiamo da tempo e continueremo a farlo: chiunque ha avuto in carcere occasioni significative di reinserimento sociale presenta un tasso di recidiva tre volte più basso rispetto a chi queste opportunità non le ha avute. Vuol dire quindi avere meno reati dopo la scarcerazione e più risorse per la società. Purtroppo, invece, intorno ad una cattiva informazione si finisce spesso col costruire paure collettive e politiche che vanno in un’altra direzione». Nell’ultimo anno appena trascorso, dicevamo, le presenze sono aumentate in maniera ancora più massiccia. Se da fine 2019 a fine 2020 le misure deflattive per la pandemia avevano prodotto un temporaneo calo di 7.405 unità, le presenze sono ritornate a crescere: l’incremento è stato di 770 unità nel 2021, di 2.062 nel 2022 e di 3.970 nel 2023. Nell’ultimo anno la crescita è stata in media di 331 unità al mese. Se ve -

nisse confermata nel 2024, questa tendenza allarmante ci porterebbe oltre la soglia delle 65.000 presenze entro fine anno.

A livello nazionale il tasso di affollamento ufficiale è salito al 119,3%, con punte regionali del 152,1% in Puglia, del 143,9% in Lombardia e del 134,4% in Veneto. Neppure i numeri della criminalità sembrano giustificare tale andamento: dal 1° gennaio al 31 luglio 2023, infatti, sono stati commessi in Italia 1.228.454 delitti, il 5,5% in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. Se si fa una proiezione di questi dati sull’intero anno è evidente che la decrescita del crimine è in ripresa. Secondo l’Istat - che riporta i delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria - negli ultimi nove anni il decremento è stato continuo. È solo nel biennio 2020-2022 che si è verificata una crescita delle denunce, legata però al crollo registrato in pandemia. Dietro questo aumento, ci dice il Rapporto dall’Associazione Antigone, si nascondono in realtà sempre le stesse cause: maggiore lunghezza delle pene, minore predisposizione a concedere misure alternative alla detenzione o alla liberazione anticipata, ingresso di nuove norme penali e pratiche di polizia che producono un aumento degli ingressi. Risolvere il problema solo dal punto di vista ‘edilizio’? Pura utopia. Neanche questo sarebbe risolutivo: i tempi medi di costruzione di un carcere sono di 8-10 anni e il costo di una struttura per 400 persone è di circa 30 milioni di euro. Servirebbero quindi circa 40 nuovi istituti di pena per un costo di 1 miliardo e 200 milioni di euro. Senza contare la necessità di assumere altre 12.000 guardie di polizia penitenziaria, oltre a tutte le altre figure professionali necessarie a far funzionare gli istituti.

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Speciale Ambiente

Abruzzo, fiume Foro

Trionfano sostenibilità e bellezza, l’Italia issa Bandiere Blu su 236 comuni. A premiare le zone di riviera è Fondazione per l’Educazione Ambientale Italia (Fee, organizzazione no-profit riconosciuta dall’Unesco e presente in 81 stati) che ha riconosciuto qualità e sostenibilità a 485 spiagge e 81 approdi turistici. Un nuovo record che consolida il nostro paese come uno dei migliori in assoluto per numero di riconoscimenti (l’11,5% su scala mondiale), confermando l’impegno verso un turismo sempre più attento all’ambiente. Rispetto allo scorso anno, sono state riconosciute 14 località balneari in più, dislocate in 10 comuni: le nuove spiagge e i nuovi approdi entrati nella classifica, a partire da Nord, sono Tenno e Vallelaghi (Trentino-Alto Adige), Recco e Borgio Verezzi (Liguria), Porto Sant’Elpidio (Marche), Ortona (Abruzzo), Cellole (Campania), Lecce, Patù e Manduria (Puglia), Parghelia (Calabria), Letojanni, Taormina e Scicli (Sicilia). Tra le regioni italiane con il maggior

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BANDIERE BLU LA CLASSIFICA DELLE MIGLIORI

SPIAGGE ITALIANE

Anche nel 2024 Liguria e Puglia si confermano ‘regine del mare’, seguono Campania e Calabria

Entrano in elenco 14 nuove località

numero di riconoscimenti figurano Liguria (34) e Puglia (24). Seguono Campania e Calabria con 20 Bandiere Blu - una in più rispetto al 2023 -, Marche con 19, Toscana con 18. La Sardegna conferma le sue 15 località

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così come l’Abruzzo, seguita da 14 Bandiere della Sicilia e 12 del Trentino Alto-Adige. Il Lazio, rispetto al 2023, rimane stabile con 10. Poco più giù, Emilia-Romagna e Veneto con 9. La Basilicata conserva 5 località, come il Piemonte. Infine, 3 località riconosciute alla Lombardia, 2 al Friuli-Venezia Giulia e al Molise. Quali sono i criteri di selezione per ottenere la Bandiera Blu? Innanzitutto la qualità delle acque destinate alla balneazione. La Fee incrocia i dati dichiarati dai comuni con le analisi condotte dalle Agenzie regionali - supervisionate dal ministero della Salute - per la protezione dell’ambiente, nell’ambito di un programma nazionale di monitoraggio. E ancora, la gestione del territorio e le iniziative di sensibilizzazione ambientale promosse dalle amministrazioni locali, utili a favorire il turismo sostenibile. Per conquistare la Bandiera Blu bisogna quindi aver ottenuto la valutazione di ‘eccellente’ negli ultimi quattro anni. Non solo acque pulite. Tra le altre specifiche, le località che aspirano al riconoscimento devono rispondere a rigide norme di accessibilità per tutti i bagnanti e per la loro sicurezza, assicurare una corretta gestione dei rifiuti e disporre di validi impianti di depurazione. Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, il litorale e le acque costiere limitrofe devono garantire la valorizzazione delle aree naturalistiche e la tutela della biodiversità marina.

Sventolare la Bandiera Blu non è solo un vanto per le zone marine e lacustri, rappresenta un grande incentivo per il turismo. I visitatori, ormai sempre più attenti all’ambiente e alla qualità delle loro esperienze, ricercano destinazioni che offrono un giusto equilibrio tra relax e rispetto per l’ecosistema. La certificazione di eccellenza di una spiaggia diventa

quindi garanzia di qualità, un sigillo di fiducia che certifica la bellezza incontaminata dei lidi, la limpidezza delle acque e l’efficienza dei servizi. Se si considera che il mercato globale del turismo, soprattutto dopo la pandemia, è sempre più competitivo, la Bandiera Blu rappresenta un vantaggio inestimabile: accresce la reputazione locale e attira un pubblico sempre più esigente. Questo si traduce in un aumento del fatturato per le attività economiche locali, con benefici diffusi per l’intero tessuto socioeconomico. Il modello di gestione sostenibile promosso da questo riconoscimento rappresenta un esempio virtuoso per l’intero territorio perché incoraggia ‘buone pratiche’ ambientali che sensibilizzano i cittadini e i villeggianti verso la tutela dell’ecosistema. Per il futuro la Fee si pone un obiet-

tivo molto ambizioso: ampliare il programma Bandiera Blu, includendo nuovi criteri di sostenibilità che abbracciano aspetti come l’efficienza energetica, la mobilità ‘green’ e la valorizzazione del patrimonio culturale. Un modo per rendere il turismo ancora più responsabile e tutelare il pianeta.

«Il riconoscimento rappresenta anche un incentivo per il turismo, poiché i visitatori sono sempre più attenti all’ambiente e alla qualità delle loro esperienze»

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Sicilia, Taormina

Speciale Ambiente

Su 300 piante della Biblioteca degli alberi di Milano è in corso una sperimentazione che ha previsto l’installazione di altrettanti sensori in grado di “dare voce” al mondo vegetale.

Si tratta di dispositivi sviluppati da Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio internazionale di Neurobiologia Vegetale, e da Pnat, start up dell’Università di Firenze che si occupa di tecnologia e interazione con le piante. Il progetto si chiama ‘Prospettiva Terra’ ed è partito dall’idea del professor Mancuso e di Omnicom Group, con l’obiettivo di affrontare il cambiamento climatico mettendo al centro le piante nel contesto urbano. Ne è nato un manifesto sottoscritto dalle aziende partner McDonald’s, Henkel, Ricola, Acone Associati e Publitalia ’80 con il patrocinio del Comune di Milano, per promuovere la salvaguardia dell’ambiente.

Ma cosa misurano concretamente questi sensori?

I sensori hanno due finalità princi-

COSA CI RACCONTANO

GLI ALBERI

Con l’obiettivo di affrontare il cambiamento climatico nasce un progetto che coniuga natura e tecnologia, ponendo al centro dell’attenzione le piante nel contesto urbano

di Ilaria Romano

pali - ha spiegato a 50&Più Camilla Pandolfi, PhD in Space Life Science e coordinatrice di Pnat -, una è legata all’acquisizione di dati ambientali, e quindi temperatura, umidità, che vengono utilizzati per calcolare in tempo reale il beneficio che l’albero apporta nel contesto in cui si trova. I sensori rilevano anche la Co2 accumulata, le polveri sottili e gli altri inquinanti rimossi dall’ambiente grazie agli alberi. L’altra è di tipo diagnostico e rappresenta la parte più sperimentale del progetto: i sensori mo-

nitorano in tempo reale le vibrazioni dell’albero al vento, perché il modo con cui l’albero oscilla è un’indicazione del suo stato meccanico, e ci indica quanto è ancorato al terreno, quanto robusto è il tronco, quanto forte è la chioma. Il suo stato di salute, insomma. Quando interviene un cambiamento, che sia una potatura molto radicale o un attacco di patogeni, la condizione dell’albero cambia e di conseguenza anche le sue vibrazioni. In base all’allerta che riceviamo andiamo a verificare se ci sono elemen-

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A destra, Camilla Pandolfi

in Space Life Science

coordinatrice di Pnat

Sotto, uno dei sensori utilizzati nella sperimentazione

ti che potrebbero mettere a rischio la stabilità della pianta e di conseguenza anche l’incolumità di persone e cose che si trovano in prossimità. Qual è l’obiettivo di questo monitoraggio e come si può implementare?

Il nostro obiettivo è quello di fornire alle amministrazioni uno strumento in più per avere informazioni in tempo reale soprattutto nelle aree più sensibili, che possono essere i cortili delle scuole, i viali alberati, gli alberi storici che si vogliono preservare anche come patrimonio culturale. È un progetto che deve estendersi, l’uso delle piante in ambiente urbano deve crescere dando degli strumenti che siano sempre più pronti a cogliere le esigenze dovute ai cambiamenti climatici che mettono alla prova anche la cura del verde. Ad esempio, sappiamo che le ondate di calore e questi periodi di forte siccità mettono gli alberi sotto pressione, soprattutto nei contesti urbani, innescando fenomeni di disseccamento che portano le amministrazioni a dover intensificare le operazioni di manutenzione. Allo stesso tempo, però, sono proprio gli alberi che ci aiutano a contrastare il cambiamento climatico e quindi dobbiamo trovare il modo di incentivarne l’utilizzo. Cosa possiamo imparare dalle piante e dalla loro capacità di scambiare informazioni?

Le piante sono la nostra fonte di ispirazione principale, come Pnat e come direzione scientifica del professor Mancuso. Hanno tante lezioni da darci, fra cui quella di cooperare e di scambiare informazioni per migliorare la loro capacità di adattamento: essendo organismi statici, non possono spostarsi, e quindi si scambiano informazioni per essere pronti a quello che succederà.

Cos’è Pnat e perché il campo di intervento è il contesto urbano e l’interazione con gli organismi vegetali?

Pnat è una start up costituita da figure interdisciplinari: siamo agronomi, botanici, ingegneri, architetti, e lavoriamo tutti con l’obiettivo di mettere a sistema le competenze che abbiamo per lo sviluppo e la messa a punto di soluzioni innovative che abbiano al centro le piante. Che si tratti di strumenti per migliorare e ottimizzare la vita degli organismi vegetali nei contesti urbani, oppure che le piante siano esse stesse utilizzate come ‘collaboratori’, potenziandone le capacità. Pnat ha tutta una serie di progetti in corso che vedono le piante al centro, e la nostra mission è utilizzarle,

insieme alla tecnologia, per risolvere le sfide dell’uomo, che in questo momento storico si concentrano soprattutto nel contesto urbano. Come si coniuga la conoscenza del mondo naturale con la creazione di innovativi supporti tecnologici?

Noi siamo la dimostrazione che si possono coniugare due mondi così diversi, facendoli parlare un linguaggio comune. Cerchiamo di far passare il concetto che l’utilizzo delle piante è innovazione, perché spesso tutto ciò che è legato al mondo vegetale viene visto come un ritorno al passato, mentre invece è il futuro, soprattutto grazie alla tecnologia, che evidenzia ciò che la natura sa già fare benissimo.

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SOS ANTARTIDE

LA PLASTICA MINACCIA IL CONTINENTE BIANCO

Agenda Antártica, organizzazione latinoamericana, lancia l’allarme sui rischi della contaminazione da microplastiche

L’Antartide è forse l’archetipo stesso dell’incontaminato. Il più ‘nuovo’ tra i continenti: terra perennemente coperta da strati di ghiaccio candido e purissimo, l’immagine di una bellezza selvaggia ed elementare. Ma una recente ricerca dell’Università di Canterbury, in Nuova Zelanda, pare purtroppo smentire il luogo comune, l’immagine cristallizzata nel nostro immaginario. Anche la purezza selvaggia dell’Antartide è stata intaccata dall’inquinamento globale da microplastiche. Si tratta delle particelle in cui l’enorme quantità di plastica prodotta e utilizzata dal ‘mondo civile’ progressivamente si decompone, senza mai dissolversi, infiltrandosi negli alimenti, negli organi umani, attraverso l’alimentazione o l’inalazione, e negli ambienti più estremi e inospitali. Frammenti di plastica di gran-

dezza inferiore a cinque millimetri (da cui la definizione di ‘microplastiche’) sono stati rinvenuti all’interno della neve antartica, suscitando sorpresa e apprensione negli studiosi di questo territorio immenso, remoto e al tempo stesso fondamentale per l’equilibrio ecologico del pianeta. La plastica riscalda la temperatura dei banchi di ghiaccio e rappresenta una grave minaccia per le specie viventi nella regione del Polo Sud. È un dato di fatto, ormai, anche la contaminazione da microplastiche del krill, la concentrazione di minuscoli crostacei trasportata dalle correnti e particolarmente ricca nei mari polari, che costituisce l’alimento primario di numerose specie marine, dalle balene alle foche, dagli uccelli alle mante.

A lanciare l’allarme sui danni delle microplastiche all’ecosistema polare è Agenda Antártica, un’organizzazio-

© AGENDA ANTÁRCTICA
Ambiente
Speciale

ne non governativa latinoamericana che dal 2012 lavora per preservare l’integrità ambientale del continente antartico e dell’oceano circostante. Membro della Coalizione delle Agenzie Non-governative per la Difesa dell’Antartico e dei Mari Meridionali, editore dal 2014 del Journal of Antarctic Affaires, l’organizzazione promuove la ricerca sull’ambiente polare e la cooperazione tra i popoli dell’emisfero australe. La mobilitazione auspicata da Agenda Antártica chiama in causa Graham Bartram, celebre vessillologo britannico, autore di una fortunata proposta di bandiera dell’Antartide. Sebbene non sia ancora stata adottata una bandiera ufficiale del continente antartico, la proposta elaborata da Bartram nel 1996 - la sagoma bianca dell’Antartide su uno sfondo celeste che somiglia a quello della bandiera delle Nazioni Unite - è la più largamente riconosciuta da enti privati e istituzioni pubbliche. Su proposta di Agenda Antártica, Bartram ha accettato di ridisegnare il vessillo per sensibilizzare la comunità internazionale e propiziare una discussione globale a proposito dei rischi dell’inquinamento da microplastiche. Nella nuova versione della bandiera l’Antartide non è più una figura bianca e compatta: la sua caratteristica sagoma è ricreata attraverso l’accostamento di tante particelle colorate che riproducono i tipi e le forme delle microplastiche rinvenute nel continente. Il simbolo candido dell’integrità ambientale, della coesistenza pacifica e della collaborazione scientifica tra le nazioni è diventato così il segnale della pervasività e della natura illusoria e infida delle microplastiche. «Oltre a ribadire l’importanza dell’Antartide per l’intero ecosistema terrestre, la nuova bandiera vuole assecondare e stimolare ancora di più il dibattito sul degrado ambientale e l’esigenza di pratiche improntate alla sostenibilità», spiega il dottor Horacio Werner, argentino, direttore esecutivo di Agenda Antártica. «Non si tratta di un mero simbolo, ma di un gesto concreto, un appello urgente a nazio-

esecutivo e direttore sociale e governance di Agenda Antàrtica - assieme ad alcune rappresentanti del governo argentino; sotto, Stefanie Arndt, glaciologa tedesca. Tutti sostenitori della mission dell’organizzazione non governativa latinoamericana

ni, corporazioni e individui perché affrontino seriamente la minaccia delle microplastiche, ponendo un argine alla loro diffusione e provando a risanare gli ambienti compromessi». All’iniziativa di ridisegnare la bandiera dell’Antartide è stato dedicato un apposito sito web - www.antarcticaflagredesigned.org - che fornisce agli utenti informazioni dettagliate sull’impatto dell’inquinamento da microplastiche e li invita ad assumere comportamenti responsabili di prevenzione e di contrasto. L’intera campagna mira a raggiungere il maggior numero possibile di adesioni a una petizione che chiede l’adozione di un forte Trattato Globale sulla Plastica, attualmente negoziato da 175 paesi del mondo sulla base di una risoluzione delle Nazioni Unite. La petizione sottolinea l’esigenza di limitare la produzione di plastica vergine, ridurre l’impiego di confezioni monouso e imporre una quantità minima di materiale riciclato all’interno dei nuovi prodotti. La firma dell’accordo è prevista per il mese di novembre del 2024 a Busan, in Corea del Sud, ma ancora persistono differenze e distanze tra i negoziatori, divisi tra l’esigenza di misure coercitive globali e la preferenza per un approccio nazionale e volontaristico. «Impegnarsi per la sostenibilità ambientale e per la preservazione dell’ecosistema del pianeta, a cominciare dalle aree più remote e delicate come l’Antartide, è ormai un imperativo inderogabile», sostiene la professoressa Patricia Cavalcanti, brasiliana, responsabile dei programmi di Agenda Antártica. «Il continente antartico è il laboratorio naturale più importante del mondo: ci dà notizie incontrovertibili sullo stato di salute della terra. Ora tutti gli indicatori mostrano chiaramente che è il momento di agire. Farlo subito e bene, iniziando dalla fine del mondo».

© AGENDA ANTÁRCTICA
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Sopra, da sinistra, Horacio Werner e Mariano Aguas - direttore

GIOCHI DI PARIGI 2024

LE OLIMPIADI DEL CAOS

La capitale francese si prepara al grande evento tra entusiasmo, timori per la sicurezza e la tenuta logistica dell’organizzazione Per la sindaca «Sarà una festa»

di Cosimo Caridi

Ad ascoltare i parigini il 26 luglio non inizieranno i Giochi Olimpici, ma una lunga puntata di ‘giochi senza frontiere’. La capitale francese è già una delle città più visitate al mondo: 14,4 milioni di presenze nel 2023. Le Olimpiadi saranno una vetrina, ma al tempo stesso un grande catalizzatore dei problemi della Ville Lumière. Ogni settimana i media francesi raccontano di limitazioni e inconvenienti che dovrà affrontare chi si troverà in città per quei giorni. «Alle fermate della metropolitana sono apparsi dei cartelli che invitano i cittadini ad anticipare i loro spostamenti e consigliano di andare a piedi invece che prendere i mezzi pub-

blici». Chiara Piotto, corrispondente in Francia per SkyTg24, spiega come siano proprio i trasporti uno dei principali interrogativi per i residenti. Nel 2017 a far prevalere Parigi sulle altre candidature per ospitare i giochi fu an-

che l’enorme rete di trasporti pubblici presenti in città. Le autorità regionali dell’Île-de-France approvarono un progetto che prevedeva quattro nuove linee di metro e una serie di collegamenti con gli aeroporti. Due anni dopo ci fu il primo annuncio: non si potrà fare tutto. I cantieri erano partiti, ma in una città da due milioni di abitanti, che arrivano a 13 se si considera l’hinterland, i lavori non potevano procedere spediti come aveva promesso la politica. Poi è arrivato il Covid e tutto si è fermato. Rimettere in marcia la macchina organizzativa è stato difficile, ma soprattutto costoso. Tra gli annunci della prima ora c’era quello del trasporto pubblico gratuito durante le Olimpiadi. In realtà, i biglietti sono stati aumentati: da 2,1 a 4 euro per ogni corsa. Anche i prezzi di alberghi e appartamenti hanno subìto un’impennata: per il fine settimana di apertura dei Giochi è praticamente impossibile trovare una sistemazione a meno di 500 euro a notte. «Diversi proprietari di case hanno disdetto gli affitti a lungo termine per aumentare i prezzi e ospitare i turisti durante le Olimpiadi - spiega Piotto - ma la cosa non sembra funzionare, tutto trop-

50&Più | giugno 2024 42 Esteri
La Frigia Olimpica, mascotte

po caro». Anche i biglietti per le gare non sono a buon mercato. Il presidente Emmanuel Macron ha presentato i giochi come un evento per tutti. La cerimonia d’apertura voleva rappresentare esattamente questo spirito. Fino a oggi tutte le Olimpiadi sono iniziate dentro uno stadio, con scenografie e spettacoli incredibili. Per l’inaugurazione al London Stadium nel 2012 la Regina Elisabetta arrivò in elicottero, con finto lancio in paracadute, scortata da James Bond (Daniel Craig). Per superare tutte le edizioni passate, il comitato organizzatore francese ha progettato una cerimonia di apertura sulla Senna. Centinaia di barche cariche di atleti e 600mila persone sulle banchine, oltre la metà senza alcun biglietto. Ben presto l’antiterrorismo ha segnalato i punti deboli di questa cerimonia. Il numero di spettatori è sceso a meno della metà, si potrà comprare il ticket d’ingresso, i più economici a 90 euro sono terminati da tempo, e ci saranno decine di migliaia di invitati, cioè biglietti distribuiti dalle autorità. «La cerimonia di apertura sarà un punto di svolta, se tutto andrà bene i giochi saranno visti di buon occhio da tutto il mondo», racconta Iñaki Esnal, corrispondente spagnolo dell’emittente basca Etb. Il gior-

nalista si trova nella strana situazione di essere costretto a rimanere in città per lavorare durante le Olimpiadi, ma di non essere stato accreditato dall’organizzazione. «Le procedure per richiedere i pass - spiega Esnal - dovevano essere fatte con 18 mesi di anticipo, io sono arrivato a Parigi nove mesi fa, non so come potrò spostarmi». Le sedi dei giochi sono sparpagliate in vari angoli della città e trasformano le aree circostanti in punti sensibili per la sicurezza. La polizia sta istituendo barriere attra-

versabili solo con codici digitali concessi a residenti, atleti e giornalisti. Molti negozianti lamentano che i loro esercizi commerciali saranno irraggiungibili per settimane. La Francia, Parigi in particolare, convive da tempo con la paura di attentati terroristici. «Qui vive la più grande comunità ebraica d’Europa e la Francia è il paese con la minoranza musulmana più numerosa della regione - dice il giornalista basco -, la situazione internazionale avrà un peso sulla gestione della sicurezza e dell’ordine pubblico». La sindaca, Anne Hidalgo, sta tentando di convincere i parigini a non lasciare la città: «Sarà una festa» ripete da mesi. Purtroppo, nella mente di molti è ancora viva l’immagine di maggio 2022, quando allo Stade de France, nella banlieue (periferia, ndr) parigina di Saint Denis, si giocò la finale di Champions League. Fu il caos, con scontri, metro bloccata e inizio ritardato della partita. L’allora ministro dell’Interno diede la colpa ai tifosi britannici e alla cattiva organizzazione della Uefa. Lo stadio principale usato per le Olimpiadi sarà lo stesso del 2022. Come vuole la tradizione, tutte le critiche verranno incenerite dall’ingresso a Parigi della torcia olimpica.

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In alto, a sinistra, cantieri olimpici su Champ-de-Mars. In alto, il presidente del Comitato olimpico ellenico, Spyros Capralos, consegna la torcia olimpica a Tony Estanguet presidente del Comitato organizzatore dei Giochi olimpici “Parigi 2024” Sopra, Marsiglia: la cerimonia di arrivo della torcia olimpica a bordo del veliero Belem
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RIVOLUZIONE INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Come la nuova tecnologia sta cambiando la nostra vita Investimenti, posti di lavoro, guadagni e pericoli una panoramica dalla Cina all’Italia dove esperti e ricercatori studiano sistemi, soluzioni, funzionalità e limiti giuridici. Per la prima volta al mondo il Parlamento europeo approva il regolamento sull’IA

Primo piano
a cura di Donatella Ottavi, Linda Russo Valerio Maria Urru, Anna Costalunga

Primo piano

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

C’È LA CINA SUL TETTO

DEL MONDO

Posti di lavoro, brevetti, sviluppo normativo-politico dati e risultati nello studio della Stanford University

di Donatella Ottavi

Fino a poco tempo fa guardata con sospetto, l’intelligenza artificiale è oggi una realtà che sta modificando il nostro modo di vivere e lavorare. Pur permanendo dubbi e interrogativi, come le implicazioni etiche e i potenziali rischi legati al suo utilizzo, l’impiego di questa super tecnologia sta subendo una veloce evoluzione.

Un quadro chiaro e autorevole della situazione lo fornisce l’Artificial Intelligence Index Report 2024, elaborato dall’Human-Centered Artificial Intelligence Institute della Stanford University che, analizzando il contesto mondiale, rende una panoramica sulle principali tendenze degli ambiti in cui l’IA si è maggiormente distinta rispetto all’uomo: classificazione delle immagini, ragionamento visivo e comprensione dalla lingua inglese. Continua tuttavia a vacillare in settori più complessi, come la matematica di massimo livello, il ragionamento visivo basato sul ‘buon senso’ e la pianificazione.

Rispetto ai ‘guadagni’ derivanti dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale, la Cina si piazza al primo posto con risultati eccellenti, grazie a una solida politica di investimenti e ad un parallelo lavoro sulle risorse umane. A seguire, in netto stacco, l’America settentrionale. L’Europa, invece, divisa tra Sud e Nord, si piazza rispettivamente al terzo e quinto posto, intervallate

dall’India ‘sviluppata’, al quarto posto. Il panorama degli investimenti è decisamente dominato dagli Stati Uniti che, nel 2023, hanno raggiunto i 67,2 miliardi di dollari, con uno stacco di circa 8,7 volte rispetto alla Cina. Tuttavia, a fronte di questo importante risultato, gli Usa registrano un calo

dei posti di lavoro che dal 2% iniziale scende all’1,6%. L’IA, inoltre, sta di fatto contribuendo a ridurre i costi e ad aumentare i ricavi per le aziende. Diminuiscono anche gli investimenti complessivi nel settore, ma le nuove aziende finanziate aumentano del 40,6%, così come cresce il numero delle organizzazioni che utilizzano l’intelligenza artificiale almeno in parte (55%).

In calo anche la quota di brevetti made in Usa (20,9%), ambito in cui il primato spetta alla Cina (61,1%) che cresce anche nella robotica industriale. La rapida evoluzione dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale sta conducendo inevitabilmente a un significativo sviluppo normativo-politico. Negli Stati Uniti, il numero di regolamen-

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tazioni è passato da una nel 2016 a 25 nel 2023, registrando una crescita del 56,3% solo nell’ultimo anno. Anche l’Unione europea ha avanzato proposte di rilievo per promuoverne la regolamentazione, con la firma di un ordine esecutivo sul tema da parte dell’attuale presidente statunitense e l’approvazione dell’IA Act nell’Unione europea nel 2024. L’attenzione dei legislatori cresce anche a livello internazionale, con un raddoppio nel 2023 delle menzioni nei procedimenti legislativi da parte di 49 paesi.

Ovviamente l’adozione dell’intelligenza artificiale nelle piccole e medie imprese rappresenta una mossa strategica cruciale anche per l’Italia, data la loro centralità nell’economia del paese. Tuttavia, molti imprenditori italiani assumono una posizione piuttosto ‘prudente’ in tema di investimenti in tecnologie avanzate, tendenza spesso dovuta a limitazioni di budget, di risorse e a una generale carenza di competenze interne specifiche. Non si tratta però di un rifiuto all’innovazione, ma di una cauta valutazione del ritorno sull’investimento e dell’impatto operativo.

Un fattore chiave in questo processo è rappresentato dalle associazioni di categoria e dei distretti industriali, che possono svolgere un ruolo essenziale nel fornire una piattaforma condivisa per la formazione e l’acquisizione collettiva di tecnologie. Un approccio collaborativo può aiutare a superare le barriere economiche, permettendo anche alle piccole imprese di esplorare l’utilizzo dell’IA, una condizione che tuttavia necessita di una maggiore apertura verso la condivisione delle risorse e delle competenze. Indiscutibilmente rilevante anche il sostegno dato da banche e istituti finanziari, ai quali però si chiede di non limitarsi alla sola erogazione di finanziamenti mirati. È infatti indispensa-

bile fornire anche un’offerta formativa finanziaria specifica per l’intelligenza artificiale, allo scopo di guidare gli imprenditori nella comprensione delle modalità e dei tempi di investimento in queste tecnologie. Le università e i centri di ricerca italiani, peraltro già operativi nell’avanzamento dell’IA, possono anch’essi ampliare il loro impatto, ad esempio attraverso partnership più attive con le imprese. In sostanza, una visione strategica condivisa si rivela fondamentale per il successo dell’integrazione dell’intelligenza artificiale, e ciò include un aggiornamento costante dei curricula in ambito educativo e la creazione di politiche efficaci che semplifichino l’adozione di soluzioni. La collaborazione tra governo, imprese e istituzioni educative si rivela così per preparare le nuove generazioni e per integrare l’IA

nel rispetto dei valori e delle esigenze della società italiana e non solo. Un percorso che richiede un approccio personalizzato, dove la cooperazione tra associazioni di categoria, istituti finanziari, università e settore pubblico rappresenta un fattore indispensabile per affrontare questa transizione. È necessario armonizzare le tecnologie emergenti con le effettive esigenze di mercato, assicurando che l’innovazione conduca a vantaggi oggettivi e sostenga la crescita dell’economia. L’impiego dell’intelligenza artificiale apre dunque a nuovi e importanti scenari di efficienza. È indispensabile, però, imporsi anche una riflessione accurata sui potenziali impatti sociali ed etici che ne derivano, affinché l’evoluzione dell’IA sia equilibrata e inclusiva, e porti benefici a lungo termine alle aziende e alla società intera.

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Primo piano

NASCE A PISA IL LABORATORIO ETICO

Si chiama Good AI LAB il centro che si occupa di elaborare sistemi di intelligenza artificiale affidabili. A coordinare il team di ricerca dell’Università, Francesco Marcelloni

«Sviluppiamo e promuoviamo ‘buona’ IA»

Amarzo il Parlamento europeo ha approvato l’AI Act , la legge sull’intelligenza artificiale (IA) che garantisce la sicurezza e il rispetto dei diritti fondamentali e promuove l’innovazione. All’interno del documento si parla anche di trasparenza dei sistemi di intelligenza artificiale. «Significa che dobbiamo essere in grado di capire e di spiegare come lavorano questi sistemi», afferma Francesco Marcelloni, professore di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione all’Università di Pisa. Marcelloni è anche coordinatore del Good AI LAB, il laboratorio multidisciplinare inaugurato pochi mesi fa che studia e promuove sistemi di IA affidabili, sicuri ed etici che permettono di distinguere una ‘buona’ intelligenza artificiale dalle altre proposte. Professore, quali sono i rischi nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale?

Possiamo distinguere due tipologie: quelli generati da “come addestriamo il sistema” e quelli relativi all’“uso che ne facciamo”. I primi sono legati all’apprendimento automatico per cui il sistema potrebbe essere non robusto quando si presentano casi differenti da quelli su cui è stato ad-

destrato e inoltre può ereditare eventuali pregiudizi presenti nei dati. Un esempio noto in letteratura è il sistema di selezione del personale sperimentato da Amazon qualche anno fa. Visto che era stato addestrato con curricula ricevuti prevalentemente da uomini, il sistema penalizzava le candidature femminili. Il secondo tipo di rischi è legato a “come utilizziamo” il sistema e su questo aspetto è la parte di giurisprudenza ed etica a svolgere il ruolo più importante.

E i vantaggi?

I vantaggi sono più ‘evidenti’. Pensiamo, ad esempio, al settore medico: oggi esistono sistemi in grado di esaminare radiografie e fare diagnosi, analizzare i dati clinici dei pazienti per prevedere il rischio di sviluppare specifiche malattie. Ci sono poi sistemi di IA ‘generativa’ come ChatGPT o Bard (specializzati nella conversazione con un utente umano, ndr) che interagiscono con gli utenti come fossero essere umani. Si tratta di applicazioni che si basano sul Large Language Model (LLM), modelli capaci di generare ed elaborare linguaggi con molteplici possibili applicazioni in vari contesti.

Lei è anche il coordinatore del Good AI Lab, uno spazio per la ‘buona’ intelligenza artificiale.

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Professor Francesco Marcelloni

Di cosa si tratta?

L’idea di Good AI Lab prende forma dal fermento nato dai finanziamenti del Pnrr. Dopo l’approvazione del Piano a livello nazionale sono partite diverse linee di ricerca a cui collaborano le università italiane. Una di queste è dedicata all’intelligenza artificiale ed è organizzata con un’entità centrale - chiamata hub - e dieci centri sparsi sul territorio nazionale che fanno attività di ricerca. A Pisa esiste uno di questi centri che si occupa, in particolare, degli aspetti di

interazione tra l’IA e gli esseri umani. La cosa interessante è che sviluppa ricerca in modo multidisciplinare includendo esperti di tecnologie ma anche di aspetti legali, etici, economici, linguistici, eccetera. Da qui ha preso vita il Good AI Lab che offre servizi di supporto alle aziende e alla pubblica amministrazione per lo sviluppo di sistemi di ‘buona’ IA e l’analisi della loro conformità all’AI Act, in modo da evitare che i sistemi prodotti siano rischiosi per gli individui e la società. Qual è la rotta del nostro pae-

se? A che punto siamo rispetto all’Europa?

I fondi del Pnrr hanno stimolato attività in tutti i centri coinvolti, avvicinando ricercatori esperti a giovani di talento: per questo si è creato un network di esperti del settore. L’Italia è a buon punto in merito alla ricerca sull’intelligenza artificiale - anche facendo un raffronto con gli altri paesi europei - e sta offrendo al momento interessanti opportunità ai giovani. Il problema sarà il futuro. Tra un anno e mezzo i finanziamenti del Pnrr finiranno e solo se saremo riusciti a creare una sinergia con il mondo produttivo e ad attrarre finanziamenti privati le competenze acquisite da questi giovani potranno diventare un volano per lo sviluppo del nostro paese. Il digital divide preclude l’utilizzo di alcuni strumenti a certe fasce della popolazione. L’intelligenza artificiale potrebbe colmare la distanza?

L’intelligenza artificiale potrebbe essere un aiuto per colmare il digital divide. Potrebbe consentire di sviluppare degli approcci di Life Long Learning (apprendimento permanente, ndr) che aiutino a ricollocare persone che hanno perso il lavoro oppure potrebbe aiutare a costruire percorsi semplici che consentano a chi ha un rapporto ostico con la tecnologia di acquisire un po’ di conoscenze sull’argomento. E poi l’IA potrebbe semplificare l’interazione tra uomo e macchina rendendola più intuitiva. Nella quotidianità dei senior, ad esempio, potrebbe aiutare le persone a mantenere la propria autosufficienza il più a lungo possibile, colmando eventuali difficoltà. ChatGPT potrebbe essere impiegato per progetti di stimolazione cognitiva. Mentre in campo medico i sistemi di IA potrebbero utilizzare i dati raccolti da alcuni sensori per diagnosi e prevenzione.

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DOVE INIZIA LA RESPONSABILITÀ UMANA?

«La ricerca in campo giuridico serve innanzitutto a rispondere a questa domanda», dice Stefano Preziosi coordinatore scientifico del Centro di Ricerca Intelligenza Artificiale e Diritto

di Valerio Maria Urru

La usiamo più di quanto possiamo immaginare. A volte senza neppure rendercene conto. Dall’assistente virtuale al filtro con cui modifichiamo le foto sui social, l’intelligenza artificiale ha un ruolo sempre più pervasivo. Algoritmi ci suggeriscono acquisti, ci indirizzano verso contenuti multimediali, influenzano le nostre scelte. Una rivoluzione silenziosa che offre vantaggi in termini di comodità

ed efficienza, ma che solleva diversi interrogativi, tra cui: come trovare il giusto equilibrio tra l’utilità dell’intelligenza artificiale e il mantenimento della nostra capacità decisionale? Il mondo del diritto è in cerca di risposte, sempre più interessato a individuare la linea di demarcazione tra la responsabilità dell’essere umano e l’intelligenza artificiale. A Stefano Preziosi, avvocato e professore ordinario di Diritto penale presso l’U-

niversità degli Studi di Roma “Tor Vergata” e coordinatore scientifico del Centro di Ricerca Intelligenza Artificiale e Diritto (Criad) - fondato proprio quest’anno -, abbiamo rivolto alcune domande sul rapporto in continua evoluzione tra legge e IA. Quali sono i campi in cui il Criad interverrà?

Con il Criad abbiamo realizzato un primo convegno di studi, Intelligenza artificiale e responsabilità umana, il 7 maggio scorso - in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati di Roma e con la sponsorizzazione del Coni e dell’Agenzia Spaziale Italiana -, per rappresentare la complessità degli ambiti del diritto toccati dall’IA (sono intervenuti diciannove relatori sui più diversi temi e discipline e, ciononostante, sono molti di più gli ambiti coinvolti). L’obiettivo è promuovere la ricerca nei settori dove è maggiormente avvertito l’impatto

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dell’IA sui diritti (pensiamo ai cosiddetti sistemi ad ‘alto rischio’, secondo la definizione dell’emanando regolamento europeo) e nei quali è necessario un intervento del legislatore o una robusta rivisitazione degli istituti giuridici applicabili (penso alla responsabilità da prodotto nel diritto civile e alla responsabilità colposa nel diritto penale, ma anche all’attività contrattuale e a quella provvedimentale della pubblica amministrazione). Altra finalità è la formazione a vari livelli, anche post lauream e di supporto tecnico scientifico a enti e organizzazioni di impresa o di categoria interessati a promuovere la realizzazione di buone pratiche e a favorire la compliance volontaria da parte di chi impiega sistemi di IA.

C’è allarme sulla tenuta dei sistemi democratici per il ruolo sempre più presente dell’IA. Quali possono essere le tutele per i cittadini?

Il tema è quello dei rischi di manipolazione dell’opinione pubblica, soprattutto negli snodi essenziali per la

vita democratica, ossia le consultazioni elettorali. Dobbiamo, però, fare attenzione a non confondere i piani. Il problema della possibile manipolazione e delle fake news non ritengo sia figlio dell’IA: nasce più in profondità come segnale di crisi delle democrazie che, per dirla con il paradosso

coniato da un grande giurista tedesco, una volta secolarizzate vivono di presupposti che non sono più in grado di garantire. L’IA può esasperare certi meccanismi, facendo smarrire la linea di demarcazione fra il reale e l’immaginario, fra l’informazione come serrato confronto critico con i fatti e la ‘notizia’ quale elaborazione di una rappresentazione della realtà che asseconda le pulsioni dell’immaginario e può seguire qualsiasi linea di sviluppo, analogamente a un reality o a un videogioco. Il diritto, su questo, può avere una funzione determinante in chiave di presidio della trasparenza: deve essere chiaro a chi legge o ascolta se i contenuti sono l’elaborazione della mente umana o di un software di intelligenza artificiale generativa o conversazionale. Pensa che la definitiva approvazione del regolamento europeo porterà regole nell’attuale Far West digitale?

Il regolamento europeo sull’IA cerca di dare una cornice giuridica alla materia, di stabilire dei princìpi,

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Professor Stefano Preziosi

Primo piano

soprattutto quello secondo cui, almeno nelle intenzioni, l’IA non può correre a briglie sciolte. L’Ue vuole affermare un principio politico e umanistico allo stesso tempo, che l’uomo deve rimanere protagonista dello sviluppo tecnico-scientifico e che i valori politici incarnati dall’Unione non sono assoggettabili a una ‘potenza’ nelle mani delle grandi piattaforme digitali o della grande industria che impiega i sistemi intelligenti. Vuole essere, inoltre, un elemento di rasserenamento delle opinioni pubbliche europee, soprattutto quelle rappresentate dai ceti più deboli ed esposti all’innovazione;

vuole mandare un messaggio, che le istituzioni vigileranno affinché l’IA non si traduca in uno strumento nelle mani dei più forti, che può schiacciare i fragili, creare disoccupazione e controllo sociale eccessivo. Questi obiettivi potranno realmente essere perseguiti o rimarranno allo stadio di affermazioni di principio? Non è un caso che il primo quadro giuridico dell’IA nasca in Europa: le società europee probabilmente avvertono di più il bisogno di essere rassicurate su questi temi, rispetto ad altre società extraeuropee meno sensibili su questo.

Non pensa che regolamenta -

re a livello giuridico i sistemi di intelligenza artificiale possa porre, quindi, un limite allo sviluppo scientifico? Questo è un tema quasi ‘antico’, oggi molto sentito. Il problema non è quello di un freno allo sviluppo tecnologico da parte del diritto, che quasi mai c’è stato nella storia - anzi, semmai è accaduto proprio il contrario, che il diritto abbia aperto le strade allo sviluppo tecnologicoma, piuttosto, di una conflittualità fra sistemi regolatori e sviluppo tecnico-scientifico. Il diritto si presenta come neutrale, ma nel momento in cui viene applicato non lo è più,

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perché c’è la volontà e la cultura del giudice che lo deve applicare.

Dietro l’angolo può esserci un atteggiamento difensivo e paternalistico che vede l’IA come strumento dei poteri forti - il che, in un certo senso, è anche vero - da cui si devono difendere i più deboli. Ma questo atteggiamento può provocare una tensione, socialmente molto dannosa, fra scienza e diritto, ove non si sia disposti ad ammettere che bisogna pagare un prezzo alla scienza e che il diritto deve funzionare come fattore equilibratore e non come strumento di vendetta verso una società avvertita come ingiusta.

Alla luce di quanto detto, un’ultima domanda: se l’intelligenza artificiale sbaglia, oggi chi dovrebbe pagare?

La ricerca in campo giuridico serve innanzitutto a rispondere a questa domanda: dove allocare la responsabilità umana quando qualcosa va storto. Ma sempre tenendo conto di un aspetto fondamentale: non sempre ci deve essere qualcuno che ha sbagliato e che, perciò, deve pagare. Una cosa sono i meccanismi di socializzazione dei rischi, per cui la vittima va indennizzata per evitare che funga da capro espiatorio in una società del rischio, altra cosa sono i meccanismi della responsabilità vera e propria che, invece, devono essere molto rigorosi, ossia devono far pagare soltanto chi è realmente colpevole e devono ammettere dei rischi che non si correlano ad altrettante responsabilità. Il governo italiano, il 23 aprile scorso, ha varato un disegno di legge e di legge delega in materia di disciplina dell’IA. Vi sono cose interessanti, vedremo quale sarà l’iter parlamentare.

L’EUROPA REGOLAMENTA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE È LA PRIMA VOLTA AL MONDO

Si chiama AI Act il documento approvato a Bruxelles che protegge l’uomo da un futuro distopico. Entrerà in vigore gradualmente e sarà attuato entro due anni

di Anna Costalunga

Lo scorso 21 maggio i 27 governi riuniti nel Consiglio Telecomunicazioni dell’Ue hanno approvato a Bruxelles, all’unanimità e in via definitiva, l’AI Act, il primo regolamento al mondo sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Con questo atto l’Unione crea un precedente al quale tutti i paesi dovranno rifarsi, in mancanza di una legislazione analoga negli Stati Uniti.

Perché una legge sull’intelligenza

artificiale? Come noto, il termine indica un insieme di tecnologie informatiche in grado di simulare (almeno parzialmente) il pensiero umano che, applicate con spregiudicatezza, possono alterare i valori fondanti della società.

Dal lancio a novembre 2022 di ChatGPT - un software programmato per simulare conversazioni tra esseri umani -, l’IA si è via via appropriata di molti ambiti della vita quotidiana. Tanto che il dibattito

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Primo piano

su un suo uso scorretto va ormai oltre gli aspetti legati al solo tema lavorativo (le professioni più minacciate sono presumibilmente quelle a più alto rischio di automazione), per abbracciare ambiti particolarmente delicati quali i diritti umani. Il rapporto pubblicato lo scorso anno da AlgoRace, An Introduction to AI and Algoritmal Discrimination for Social Movements, contiene numerosi esempi di usi discriminatori dell’intelligenza artificiale a livello europeo. Ad esempio, un sondaggio di Ibm di fine 2023 ha mostrato che il 42% delle aziende britanniche la utilizza “per migliorare la selezione del personale e le risorse umane”. A rischio, però, racconta la cronaca, è proprio ciò che si vuole garantire, ossia l’imparzialità del giudizio. L’IA, infatti, priva dell’empatia umana, non è da sola in grado di assegnare i ruoli in base alle competenze effettive. Ancora: si parla sempre più dei software di polizia predittiva che sfruttano questo tipo di tecnologia per calcolare dove e quando - in base ai contenuti nelle banche dati - è probabile che una persona commetta determinati tipi di reato. Tuttavia, molte ricerche dimostrano la non validità di questi sistemi come nel caso di Syri, il programma olandese per l’equa distribuzione del welfare (sospeso dalla Corte dell’Aia nel 2020, utilizzato per individuare le persone ‘più propense’ a truffare lo stato. Salvo scoprire che in realtà l’algoritmo, in maniera pregiudiziale, discriminava i migranti e le persone a basso reddito. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale può fornire enormi benefici collettivi - dalla sanità all’assistenza, dalla sicurezza alla semplificazione delle pratiche nella pubblica amministrazione - ma l’utilizzo va regolamentato, poiché il suo potenziale

negativo è altrettanto elevato. Per questo governare l’impatto che l’IA ha (e avrà) sulla vita delle persone è un dovere di ogni stato, stretto tra due fuochi alla ricerca del giusto equilibrio tra regola e innovazione.

L’AI Act fa un decisivo passo avanti in questa direzione perché, oltre a creare un contesto favorevole alla ricerca per le imprese tutelando la creatività, mira all’imprescindibile protezione dei diritti umani e alla sicurezza dei cittadini.

La legge classifica i sistemi di intelligenza artificiale in base al rischio che rappresentano per le personeminimo, limitato, alto e inaccettabile - mettendo fuori legge alcune applicazioni di IA che già minacciano i diritti umani. Tra queste, i sistemi di polizia predittiva basati sulla profilazione, perché violano il principio della presunzione di innocenza, e quelli di social scoring (o ‘credito sociale’) - molto utilizzati in Cina -, che derogano agli algoritmi il compito di classificare imprese e cittadini in base ai loro comportamenti. Proibito anche lo scraping, ossia la cattura di immagini facciali da internet o dalle telecamere di sicurezza per creare banche dati. Vietati anche i sistemi di riconoscimento delle emozioni sul luogo di lavoro e nelle scuole e, in generale, quelli che manipolano il comportamento umano o sfruttano la vulnerabilità delle persone.

Il regolamento europeo prevede obblighi di trasparenza per le imprese produttrici di altri sistemi ad alto rischio in grado di arrecare danni alla salute, alla sicurezza, ai diritti fondamentali, all’ambiente e alla democrazia. Rientrano nella categoria, ad esempio, i software per gestire il traffico stradale, valutare i curricula dei candidati, controllare le frontiere o influenzare le elezioni e l’eserci -

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Enti pubblici e privati avranno tempo di adeguarsi

alle nuove regole Scatteranno sanzioni per imprese fuori legge

zio della democrazia. Per questi vige l’obbligo di trasparenza e sorveglianza umana. Un altro aspetto riguarda la riconoscibilità degli algoritmi: chi è in chat in un sistema artificiale deve sapere di relazionarsi con una macchina. Inoltre, le immagini e i video artificiali o manipolati (i deepfake) dovranno essere chiaramente etichettati come tali. Salvaguardie riguardano poi i modelli che, come ChatGpt, elaborano testi di varia natura con l’immissione dei dati. In questi casi, l’utilizzatore deve dichiarare le fonti utilizzate e rispettare i diritti d’autore, utilizzando articoli di giornali o testi di canzoni. L’AI Act entrerà in vigore gradualmente per dare il tempo a enti pubblici e privati di adeguarsi alle nuove regole. La completa attuazione è prevista entro due anni, quando scatteranno anche le sanzioni per le imprese fuori legge, fino a 35 milioni di euro.

Intanto, il 23 aprile scorso, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge sugli aspetti più cruciali dell’IA, quali la tutela del trattamento dei dati personali e del lavoro. Se passerà, il disegno di legge affiancherà il regolamento europeo intervenendo sull’aspetto penale con l’introduzione di un nuovo reato: la reclusione da 1 a 5 anni per chi crea danno sfruttando l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento e la creatività.

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Periscopio

in giro per il mondo

I LAVORI DEL FUTURO SONO (QUASI) TUTTI TECH

LinkedIn stila la classifica delle figure professionali più richieste in Italia. Roma, Milano e Torino le città con maggiori possibilità di impiego

LinkedIn, il social network dedicato al lavoro, ha stilato la classifica delle professioni più richieste nel 2024 in Italia, basandosi sui risultati del report 2024 LinkedIn Jobs on the Rise (LinkedIn e lavori emergenti ndr). I dati mostrano che le competenze ricercate per accedere al mondo del lavoro sono cambiate del 25% negli ultimi 8 anni, con una preponderanza verso il settore tecnologico. Osservando le cinque figure professionali più ambite dalle aziende, a partire dall’ultimo posto, troviamo l’ingegnere specializzato nel campo del cloud computing (nuvola informatica ndr), che si occupa principalmente di monitorare e gestire l’infrastruttura informatica e i server aziendali che operano su piattaforme cloud. Al quarto posto, lo specialista di sostenibilità, che aiuta le aziende ad operare senza danneggiare troppo l’ambiente o la comunità. Il podio è tutto “tech”, con il terzo posto occupato dall’analista Soc Security Operation Center, una figura dedicata alla sicurezza informatica aziendale, che ha il compito di monitorare le attività su siti web, server e database alla ricerca di eventuali minacce di cyber pirateria. Al secondo posto una novità assoluta: l’ingegnere esperto di intelligenza artificiale. Sono selezionatissimi e a loro viene chiesto di integrare la tecnologia dell’IA per sviluppare soluzioni aziendali volte ad aumentare la propria efficienza. Nel report il primo posto spetta agli addetti allo sviluppo commerciale, ricercati professionisti mandati a operare nelle principali città italiane, e il loro (non facile) ruolo è quello di utilizzare strumenti informatici per ricercare nuovi clienti per le aziende, proponendo servizi e prodotti sempre adatti e idonei alle varie esigenze del mercato. Nella restante parte della classifica, successivo al quinto posto, troviamo l’ingegnere di dati, il responsabile acquisti, l’ingegnere di sicurezza in rete, il consulente di cloud, il fiscalista, il cacciatore di talenti, l’ingegnere di processo, gli esperti in soluzioni, il referente medico-scientifico e lo sviluppatore back end.

IL GIGANTE SILENZIOSO

Nello stato americano dello Utah si erge Pando, un’antica colonia di pioppi tremuli formata da circa 47.000 fusti geneticamente identici, collegati da un immenso sistema di radici. Con un’estensione di oltre 100 ettari e un peso di 6.615 tonnellate, è uno degli organismi viventi più grandi sulla Terra e vanta un’età di circa 80.000 anni.

UN MONDO DI COLORI

Grazie a un complesso sistema di cellule e processi, gli occhi umani riescono a distinguere oltre 10 milioni di sfumature diverse, una capacità che supera di gran lunga quella di qualsiasi altro animale. Una straordinaria abilità che dipende dalla combinazione di tre tipi di fotorecettori presenti nella retina, i coni, sensibili alla luce rossa, verde e blu.

DENARO “PICCANTE”

Durante il Medioevo, il pepe non era apprezzato solo per il sapore e le proprietà conservanti. Era talmente prezioso che veniva accettato come moneta di scambio e usato per pagare affitti e tasse. La sua essenza pregiata aveva addirittura portato alla nascita di rotte commerciali come la cosiddetta “via del Pepe” che collegava l’Europa all’India.

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di Dario De Felicis

Storia e misteri

PAPESSA GIOVANNA SCANDALO

SUL TRONO DI PIETRO

Una donna travestita da uomo è eletta pontefice era il 17 luglio 855. Inizia così una delle leggende

più enigmatiche e celebri del Medioevo

Il percorso narrativo della misteriosa papessa Giovanna si conclude il 21 febbraio dell’857 a Roma. Mentre il corteo papale si dirige verso il Colosseo accade l’impensabile: il papa, sorpreso dalle doglie, partorisce svelando il suo vero sesso. Madre e neonato muoiono subito, tra lo sdegno e l’orrore dei presenti, colpiti dalla giustizia divina e popolare. L’episodio è narrato dalle cronache del XIII secolo, che vi attribuiscono l’origine della particolarità del seggio dell’incoronazione papale, quella cioè di essere forato per verificare la mascolinità del pontefice (la famosa ‘sedia stercoraria’ del cerimoniale, oggi conservata ai Musei Vaticani, è in realtà parte di una latrina romana).

Non esistono testimonianze o documenti coevi ad un evento così importante da farlo ritenere vero né alcun rituale pontificio che riguardi il controllo della virilità dopo l’elezione al Soglio, ma il racconto dell’inganno del travestimento è così forte da colpire l’immaginario collettivo per secoli. La ricostruzione più famosa è quella de La Cronaca dei Papi e degli Imperatori del frate domenicano Martino Colono (1277). Qui la storia è così ricca di dettagli da farne sostenere a lungo l’autenticità. Nell’800 Giovanna, travestita da uomo e seguendo un monaco suo amante, lascia l’Inghilterra per andare

a studiare ad Atene e poi a Roma. Divenuta celebre per cultura e intelletto, viene eletta papa col nome di Johannes Anglicus e solo il parto improvviso due anni dopo - scrive il cronachista - svela la falsità del suo animo.

La spiegazione più probabile dell’aneddoto è quella di un ammaestramento misogino, nato nel mondo ecclesiale, che indica alle donne come non devono comportarsi, esaltando al contempo la forza della Chiesa, capace - nonostante lo scandalo - di continuare la sua missione.

Questa funzione didattica si spiega in un momento in cui alcune di loro (come Santa Chiara da Assisi) sono alla ricerca di spazi di autonomia, seppure - per tema di eresia - all’interno della Chiesa stessa. Inoltre, già dopo il Mille, molte badesse degli ordini monastici femminili (tra queste la famosa Eloisa protagonista della storia d’amore con Pietro Abelardo) vantano una grande cultura anche teologica, che fa tremare il potere maschile. La narrazione della papessa Giovanna attraversa la storia finché negli anni Sessanta, con un rovesciamento completo, assurge a icona del movimento femminista. Simbolo della capacità femminile di raggiungere, in un mondo di uomini, qualsiasi traguardo. La figura della papessa ha avuto un tale credito che ancora oggi, in via dei Querceti - nota come vicus papissae -, non distante dal Colosseo, si incontra un’antichissima edicola sacra raffigurante una Madonna col bambino. Si dice che sia stata messa lì a monito, per purificare il luogo dove la donna sacrilega e suo figlio appena nato morirono.

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Il parto della papessa Giovanna in una illustrazione del 1473

OBIETTIVO: RESTARE CONNESSI I CORSI DI INFORMATICA

CHE DISEGNANO IL FUTURO

Tante le iniziative di alfabetizzazione digitale proposte dalle 50&Più provinciali per favorire l’apprendimento di nuove tecnologie utili alla fruizione di pc, tablet e telefoni cellulari

Le competenze informatiche sono diventate un requisito fondamentale per rimanere ‘connessi’ con il mondo. Lo sanno bene le associazioni provinciali di Udine e La Spezia che da mesi portano avanti progetti di informazione e formazione. 50&Più Udine ha da poco concluso l’ultimo ciclo di corsi di informatica dedicati ai senior. «Abbiamo ideato il progetto Nonno e nipote - dice il presidente 50&Più Udine, Guido De Michielis - per dare l’opportunità ai nonni di tornare sui banchi di scuola e ai ragazzi di fare da tutor. Un’iniziativa che si è avvalsa del supporto di strutture, strumentazioni e studenti degli

istituti professionali che hanno aderito al progetto». Un’idea partita circa 7 anni fa, poi bloccata a causa del Covid. «È un’iniziativa che credo possa essere replicata in tante altre parti d’Italia - ha proseguito De Michielis -. I corsi offrono un beneficio per entrambe le parti. I senior imparano qualcosa di nuovo e per le scuole che usufruiscono dei fondi del Pnrr è un valido investimento. In più, sono stati l’occasione per fare nuovi soci e far conoscere la 50&Più. L’esperienza è da considerarsi molto positiva, perché i corsi sono la base e lo stimolo per creare la voglia di sentirsi ancora giovani. Stare al passo

con l’informatica, capire la realtà che stiamo vivendo, ci fa comprendere che non tutto ciò che abbiamo intorno è negativo».

Di file, download e navigazione in Internet si è parlato anche nei corsi promossi da 50&Più La Spezia, che si sono svolti tra febbraio e marzo. «Abbiamo voluto realizzare queste lezioni - ha commentato Giorgio Molinari, presidente di 50&Più La Spezia - per rispondere alle esigenze dell’anziano che è sempre meno pratico delle nuove tecnologie: non è un gioco da ragazzi destreggiarsi in questo mondo. Abbiamo pensato inizialmente di fare solo dei corsi base ma per il futuro abbiamo intenzione di passare ad una ‘seconda fase’ e proporre anche corsi avanzati. E poi la partecipazione è stata più che buona, se si pensa che abbiamo utilizzato i locali della nostra sede e abbiamo comprato sette postazioni informatiche».

Durante i corsi sono stati trattati argomenti semplici ma al tempo stesso fondamentali, come inviare una mail, utilizzare Word o salvare un file. «Siamo partiti da zero - ha concluso Molinari -. All’atto pratico è fondamentale saper accendere un computer e poter creare un account per accedere a qualsiasi servizio. Siamo molto soddisfatti. E poi, queste iniziative sono un’ottima strategia per mostrare a tutti che la 50&Più è sempre in prima linea sulla digitalizzazione degli anziani».

A conferma di quanto l’Associazione sia sensibile a queste tematiche altri due appuntamenti. Il primo, a cura della 50&Più Genova, che a maggio ha organizzato l’appuntamento Felici e Connessi per spiegare come usare Spid, PagoPa, QrCode e altre applicazioni. Il secondo è un ciclo di lezioni che 50&Più Piacenza ha concluso lo scorso aprile, in cui agli studenti sono stati forniti strumenti per imparare ad usare al meglio dispositivi come smartphone, tablet e pc.

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Buone pratiche 50&Più
Missioni Don Bosco Valdocco Onlus ▪ Via Maria Ausiliatrice, 32 10152 Torino - Tel. 011/399.01.01 ▪ WhatsApp 3342413832 email: info@missionidonbosco.org - missionidonbosco.org 5x1000.missionidonbosco.org codice fiscale 97792970010 La tua firma fa miracoli! Visita il sito e ricevi il promemoria con il nostro codice fiscale Tu fai miracoli Firma per il tuo 5x1000 a Missioni Don Bosco.

ITALIANI PAZZI PER GLI E-BOOK

ALCUNI CONSIGLI PER LEGGERE BENE

Pratici, comodi e sempre a portata di mano, i libri digitali

sono la scelta preferita dagli italiani, soprattutto nei mesi estivi

A lungo andare possono arrecare danni alla vista?

Suggerimenti per prevenire disturbi

L’arrivo delle vacanze estive fa pregustare quel senso di rilassatezza che induce ad allentare le tensioni, ritrovare tempo per sé stessi, rallentare il passo e magari riscoprire le proprie passioni. Che ci si ritrovi sotto l’ombrellone o in una fresca baita montana, la lettura è senza dubbio tra gli interessi più apprezzati dagli italiani, un piacere che, tra l’altro, offre un generale benessere emotivo e un miglioramento delle capacità di concentrazione e memoria.

Secondo Clinica Baviera, azienda oftalmologica europea tra le più accreditate, i mesi estivi fanno registrare un netto incremento tra i lettori italiani (+35%), il 30% dei quali preferisce utilizzare libri in formato digitale. Pratici e comodi, i dispositivi che consentono la lettura degli e-book - eReader - offrono l’opportunità di avere sempre a portata di mano i volumi che si desidera leggere. Ma il loro utilizzo può mettere a rischio la salute degli occhi? Come sempre, la risposta sta nel nostro buon senso, visto che un potenziale pericolo deriverebbe da un uso smodato degli stessi. Abusarne, infatti, potrebbe causare affaticamento degli occhi, secchezza oculare, prurito, arrossamento e persino visione offuscata. Per evitarlo è quindi necessario utilizzare i dispositivi in modo responsabile e seguire alcuni semplici consigli.

Scegliere un buon lettore e-book è il punto di partenza. Gli schermi degli eReader, infatti, a differenza di quelli ‘convenzionali’tablet, cellulari, computer e televisori - non emettono luce ma la riflettono, offrendo una qualità e un contrasto molto elevati. È, inoltre, opportuno posizionare lo schermo all’altezza degli occhi o poco più in basso; mai più in alto, in quanto si affaticherebbero occhi, collo e colonna vertebrale. Tarando infine in maniera appropriata le dimensioni del carattere di lettura, riduciamo al minimo il rischio di affaticamento visivo. Per rilassare i muscoli oculari è opportuno fare delle piccole pause durante la lettura, seguendo ad esempio la regola ‘20, 20, 20’: distogliere lo sguardo dallo schermo per 20 secondi ogni 20 minuti, focalizzandosi a una distanza di almeno 6 metri (20 piedi). Inoltre, sbattere consapevolmente le palpebre o utilizzare lacrime artificiali - una soluzione liquida che imita la composizione delle lacrime naturali - riduce il rischio di secchezza oculare. Verifichiamo anche che la luce ambientale sia sufficiente e che non abbagli lo schermo né causi riflessi. Scegliere l’e-book preferito e seguire questi importanti accorgimenti aiuta a prendersi cura della propria passione senza trascurare la salute visiva. Perché leggere possa essere sempre un piacere.

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Benessere
di Donatella Ottavi
ZERO

La IV edizione

è in calendario

dal 29 giugno al 5 luglio

All’appuntamento

anche le premiazioni del Concorso 50&Più

SETTIMANA DELLA CREATIVITÀ

L’ARTE SBARCA A MADONNA DI CAMPIGLIO

di Ettore Costa

Dal 29 giugno al 5 luglio il Relais des Alpes di Madonna di Campiglio apre le porte alla quarta edizione della Settimana della Creatività, che - al fianco della collaudata esperienza dei laboratori creativi - ospita, da qualche anno, le premiazioni del Concorso 50&Più dedicato a Prosa, Poesia,

Pittura e Fotografia, giunto oggi alla sua 42ª edizione. La giuria dello storico contest - che quest’anno ospita 167 aspiranti artisti - è composta da Elio Pecora, poeta e saggista (Poesia); Enrico Valenzi, fondatore e docente della scuola di scrittura Omero, (Prosa); dalla fotoreporter Patrizia Copponi (Fotografia) e dalla docente di Storia dell’arte, Serena Colombo (Pittura). Insieme sceglieranno i 20 vincitori (5 per ogni sezione) del premio Libellula 50&Più. A ogni partecipante sarà consegnata una Farfalla d’oro.

Elio Pecora, Enrico Valenzi e Patrizia Copponi saranno anche docenti dei laboratori di poesia, scrittura creativa e fotografia. Sarà invece Andrea Viviani, disegnatore, pittore e scultore a tenere un laboratorio di pittura su ceramica. Infine, un atteso ritorno, quello di Vincenzo De Filippo che con il laboratorio di canto e musica darà modo ai soci di sperimentare nuove forme artistiche. Compositore, arrangiatore, direttore d’orchestra e polistrumentista, il maestro De Filippo è un artista eclettico: compone musica spaziando dalla polifonia rinascimentale alla musica contemporanea. I partecipanti potranno ammirare il suggestivo paesaggio dolomitico anche attraverso le escursioni, presso il lago di Nambino e le cascate di Vallesinella, tutte prenotabili in loco. Imperdibili il Museo della Grande Guerra a Spiazzo Rendena e il Museo del vetro a Pinzolo. I più sportivi, invece, potranno cimentarsi in percorsi energizzanti di Nordic Walking.

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Eventi

La fibra vegetale

Nello stomaco

Assorbe un’elevata quantità d’acqua formando soluzioni ad alta viscosità.

Induce una precoce sensazione di sazietà.

Nell’intestino

Il gel che si forma spinge sulle pareti intestinali e stimola meccanicamente la peristalsi.

Riduce l’assorbimento dei nutrienti

Riduce i picchi glicemici postprandiali (conseguenza indiretta del ridotto assorbimento di zuccheri)

La componente tensioattiva

Contrasta il gonfiore addominale dovuto all’accumulo di gas gastrointestinali, riducendo il girovita.

DIETRO LE QUINTE DI CORTI DI LUNGA VITA PREMIATI I VINCITORI DELLA SESTA EDIZIONE

Oltre sessanta i registi italiani e stranieri che hanno partecipato a ‘Corti di Lunga Vita’, il concorso internazionale di cortometraggi, ideato e promosso da 50&Più. Le premiazioni delle opere vincitrici per entrambe le categorie in gara - internazionale e Premio 50&Più - si sono svolte presso il Cinema Troisi di Roma, lo scorso 14 maggio. All’appuntamento, Sebastiano Casu - vice presidente vicario nazionale 50&Più -, Gabriele Sampaolo - segretario generale 50&Più -, i vice presidenti nazionali e la giunta. In platea soci e spettatori provenienti da ogni parte d’Italia.

Il concorso internazionale

Dopo la valutazione del Centro Studi 50&Più, una giuria d’eccezione - presieduta da Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, e composta dal critico cinematografico Flavio De Bernardinis, la sceneggiatrice Doriana Leondeff e la

Si è svolta presso il Cinema Troisi di Roma la cerimonia di premiazione del Concorso internazionale dedicato ai cortometraggi ideato e promosso da 50&Più A presiedere la giuria Pif, attore e regista

di Luca Martini

scrittrice Lidia Ravera - ha decretato i vincitori del concorso internazionale. Il primo premio è stato assegnato a El regalo di Rosario Pardo, che racconta una storia di speranza, resilienza e possibilità; il secondo a L’alfiere di Romeo Pizzol e Daniele Camerlingo, che mette al centro un legame duraturo che resiste al tempo; il terzo posto a Albicocche di Pasquale Armenante, che celebra il ricordo della nonna nei gesti familiari e nei luoghi cari. A meritare una menzione speciale Il racconto di Ester, diretto da Simone ed Emiliano Barletta e interpretato da Andrea Roncato, che ha

commentato così: «Nell’opera recito una battuta in cui faccio riferimento a quanto si è felici da bambini e penso che, in tanti momenti diversi della vita, quella sia una felicità che tendiamo a ricercare con la memoria».

I vincitori del Premio 50&Più Nella categoria riservata al Premio 50&Più si aggiudica il primo posto Mani tese, realizzato da Ornella Cucci e Valeria Marella per 50&Più Lecce. Il corto racconta una storia di violenza e riscatto collettivo, uno spaccato sociale quanto mai attuale in cui la solidarietà e la disponibili-

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Eventi
SERVIZIO FOTOGRAFICO DI MARIKA GROSSO

tà spalancano le porte alla rinascita. Al secondo posto, Note nel tempo di Andrea Luca Conti, presentato da Tiziana Monforti Ferrario di 50&Più Milano, un racconto emozionante che sa condensare la bellezza della ricerca e la pacatezza dell’attesa. Al terzo posto, infine, Il primo sorriso di Bruno Luca Perrone per 50&Più Brindisi, in cui la narrazione per immagini lascia uno spazio assoluto e poetico all’interiorità del protagonista.

I commenti

«Questo evento vuole contribuire a far crescere la socialità, un obiettivo che da sempre l’associazione 50&Più persegue e di cui si sente il

bisogno costante. Lo dimostrano anche tutti gli altri appuntamenti nel corso dell’anno, dai concorsi canori e artistici alle olimpiadi, non solo a livello provinciale ma anche nazionale. Il tema di quest’anno rappresenta un messaggio positivo perché indica presenza, ci dà fiducia e forza per superare le difficoltà della vita. Quest’anno, rispetto agli scorsi anni, dalle opere traspare un diffuso ottimismo sul futuro e questo fa ben sperare perché senza un filo di ottimismo tutto diventa più difficile», ha commentato Sebastiano Casu, vice presidente vicario nazionale 50&Più. A spiegare la scelta del tema è Gabriele Sampaolo, segretario generale

50&Più: «‘Corti di Lunga Vita’ si conferma un appuntamento importante per la nostra associazione. Il tema di quest’anno è in linea con quelli delle passate edizioni e vuole significare ‘assunzione di responsabilità’ perché a volte basta una mano tesa per cambiare una situazione. ‘Eccomi’ è un moto inverso: se frammentazione è il contrario di unità e individualismo è il contrario di altruismo, allora il contrario di egoismo è ‘eccomi’. È da qui che tutti dobbiamo partire per fare la differenza e prenderci la responsabilità di rendere la società sempre più inclusiva e altruista. Sarebbe bello se il prossimo anno i corti venissero proiettati anche nelle nostre sedi provinciali, perché sono sempre un messaggio di amicizia, speranza e condivisione».

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1° classificato - 50&Più Lecce Gabriele Sampaolo Sebastiano Casu 2° classificato - 50&Più Milano 3° classificato - 50&Più Brindisi Pierfrancesco Diliberto - Pif

CHI DICE E CHI TACE CHIARA VALERIO RACCONTA IL LIBRO FINALISTA ALLO STREGA

La morte di Vittoria disegna i contorni di una storia intrisa di sentimenti, indagini e scoperte L’opera è un romanzo sulla tolleranza

hi dice e chi tace di Chiara Valerio ha uno sfondo e una cornice quotidiana. Un golfo dalla linea morbida, la lunga spiaggia di sabbia parallela alla via Appia tra due colline, il Monte d’Oro e il Monte d’Argento. Poco più a sud il fiume Garigliano e inizia la Campania. Valerio torna a Scauri dopo quasi quindici anni da quando l’ha raccontata con ironia pungente e qualche indugio elegiaco in Spiaggia libera tutti. Ogni cosa ha origine da un fatto inatteso, tragico. A Scauri annega Vittoria in una vasca da bagno. Stupido, inspiegabile incidente per una nuotatrice provetta,

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Cultura
FOTO LAURA SCIACOVELLI

malore, suicidio o altro? Vittoria era conosciuta da tutti, una sorta di (anche un po’ misterioso) personaggio carismatico, conviveva da vent’anni con una giovane, così giovane da poter essere sua figlia, ma che sua figlia non era. La sua scomparsa sconvolge Lea, giovane avvocato locale, marito e due figlie, che l’ha sempre ammirata per il suo carattere gioviale, la sua indipendenza, per l’inspiegabile fascino. Molte sono le cose da scoprire sul passato e sul presente di Vittoria, come il matrimonio di anni prima e la vera ragione per cui si è rifugiata a Scauri in questa sua seconda vita. L’indagine è un viaggio a ritroso e in avanti “sulle cose viste ma non guardate, capite ma omesse, riconosciute ma non verbalizzate. Un viaggio profondo sulla superficie”. Per Chiara Valerio il suo è “un romanzo sulla tolleranza, difficile e ineludibile. Un libro sulle comunità che giudicano e accolgono. Sul compromesso la cui prima declinazione è che uno deve campare, ma devono campare pure gli altri”. Ma Chi dice e chi tace è anche la storia di un paese e delle molteplici anime. Che paese è la ‘sua’ Scauri: vera/falsa/verisimile?

È geograficamente, topograficamente esatta. L’esattezza però è quella degli anni Novanta. Oggi molti di quegli esercizi sono chiusi e le strade hanno cambiato nome. È stata vera. È come dice Vittoria, non che cos’è la verità, ma quando è la verità.

Lea si innamora di Vittoria , ma Vittoria è morta. Che specie d’amore è questo amore dentro un quasi giallo a tinta nera? Una storia d’amore vissuta fuori sincrono?

Mi piace l’idea della storia d’amore fuori sincrono, la rubo. Però adesso non riesco a risponderle bene perché mi chiedo se quasi tutti gli amori non siano fuori sincrono e se uno ha pazienza e salute poi si risincroniz-

zano. Tutti proiettiamo aspettative e desideri sulla persona della quale ci innamoriamo. E aspettative e desideri sono talmente sovrabbondanti che quasi non importa che quella persona sia morta. Credo di essere partita da questo scherzo tra me e me. Il romanzo è dedicato ai suoi nipoti perché riescano a godersi la provincia. Ma come è possibile oggi godersi la provincia? Non so, sceglieranno loro. Io me la sono goduta. Quando elencava le proprietà delle funzioni il matematico Albino Canfora aggiungeva al verbo classico ‘godere’ - la funzione gode di una tale o tal altra proprietà -, ‘soffrire’ - le funzioni godono e soffrono - e io ridevo tanto mentre lo diceva e capivo tanto. Soprattutto che godere e soffrire vanno insieme, di certo per la vita di provincia.

Ecco la matematica. Lei è laureata in matematica, ha una formazione scientifica. Tutto ciò dà un occhio, un punto di vista particolare per “raccontare”? Lo spero, di certo, contare e raccontare servono a misurare. La matematica ti mette di fronte a concetti come

verità, coerenza, infinità, di tempo e di spazio, paradossi, contraddizioni, contesto, esistenza, unicità, tutte cose che servono per osservare gli esseri umani e sé stessi. Insomma, insegna a guardare, secondo me. E rafforza la curiosità e gli ossimori, anarchici conservatori.

Social, televisione, radio, opinionista sui giornali , in giro per l’Italia a parlare di letteratura e politica. È la missione dell’intellettuale oggi questa visibilità prolungata, infinita che rimbalza da un medium all’altro? No, sono i mezzi di comunicazione che un intellettuale oggi ha a disposizione che funzionano sul riverbero. D’altronde, come ha osservato Ginzburg ne Il formaggio e i vermi, dalla cultura del proprio tempo e della propria classe non si esce se non per entrare nel delirio e nell’impossibilità di comunicazione. Io non amo i deliri e non amo il silenzio imposto dunque, con curiosità e talvolta riottosità, mi adatto alla cultura del mio tempo. Lei è tra i candidati più forti allo Strega di quest’anno che si assegna il 4 luglio. Un premio che è per ogni scrittore una singolare avventura letteraria, unica nel suo genere. Proporsi, cercare voti, una competizione che assicura il massimo di visibilità in Italia. Che rapporto ha con l’inevitabile promozione di sé che esso comporta?

Sa, io penso sempre ai libri, basta restare dietro al libro. Ma non solo per lo Strega, in generale quando si scrive. Accettare pure di starci davanti, ma pensarsi sempre dietro. Quanto al resto, lavoro in editoria da tanti anni, ho fatto, lato editore, lo Strega tante volte, e adesso farlo da autrice mi dà molta allegria. È un premio che guardavo in televisione da bambina, per me sintetizza l’essere scrittori, tipo finire sulle antologie scolastiche.

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Chi dice e chi tace di Chiara Valerio SELLERIO EDITORE PALERMO
Narrativa
288 PAGINE

PAOLA CORTELLESI ALLA CONQUISTA

DEL DAVID DI DONATELLO

Numeri da record per l'attrice romana dopo il debutto alla regia

C'è ancora domani Il film conquista sei statuette

il film italiano rivelazione di questi ultimi mesi. Dopo aver portato nelle sale oltre 5 milioni di persone, incassando più di 35 milioni di euro, dalla sua uscita nei cinema italiani lo scorso 26 ottoC’è ancora domani, opera prima di Paola Cortellesi, ha conquistato sei David di Donatello (tra cui Miglior regista esordiente, Miglior sceneggiatura originale e Miglior attrice protagonista), battendo anche il record di nomination per un esordio, con ben diciannove candidature.

A parte i premi ricevuti, una delle più grandi soddisfazioni per l’attrice romana, 50 anni, è stata l’accoglienza che ha ricevuto il suo film da parte degli spettatori, non solo italiani. Una vera sorpresa per Cortellesi, autrice, insieme a Giulia Calenda e Furio Andreotti, di questa “bizzarra storia in romanesco e in bianco e nero, con le percosse e i balletti”. Un racconto che stava molto a cuore all’attrice, affrontando temi purtroppo ancora tristemente attuali, come la violenza nei confronti delle donne, la cultura patriarcale e la disparità di genere.

Ambientato nella Roma postbellica, a metà degli anni Quaranta, C'è ancora domani (ora disponibile su Netflix e Sky) è la storia di Delia (Cortellesi), moglie di Ivano (Vale -

FOTO EMANUELEMANCO

rio Mastandrea) e madre di tre figli. Questi sono i ruoli che la definiscono, in una città, come l’Italia intera, divisa tra la spinta positiva della liberazione e le miserie della guerra che si è lasciata da poco alle spalle. Ivano è un marito padrone, che usa mani e cinghia contro Delia, un uomo che ha rispetto solo per il padre, il Sor Ottorino (Giorgio Colangeli), un vecchio dispotico di cui Delia è a tutti gli effetti la badante. Gli unici momenti di leggerezza Delia li trascorre con l’amica Marisa (Emanuela Fanelli), con cui condivide anche qualche intima confidenza, mentre sogna per la sua primogenita Marcella (Romana Maggiora Vergano) un futuro diverso e più luminoso, al fianco del giovane borghese Giulio (Francesco Centorame). L’arrivo di una lettera misteriosa, però, accenderà in Delia il coraggio per rovesciare i piani prestabiliti e immaginare un futuro migliore anche per lei, e non solo.

Dopo la presentazione in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, dove già lì la commedia aveva collezionato diversi riconoscimenti e un’attenzione positiva da parte di critica e pubblico, C’è ancora domani ha iniziato a fare il giro del mondo, e nell'arco di otto mesi, è approdato in oltre quaranta paesi, dalla Francia all’Argentina, dalla Corea del Sud all’Australia, dal Brasile alla Nuova Zelanda. «Il successo che sta avendo il film anche fuori dai confini nazionali è molto significativo e anche la dimostrazione che i temi trattati sono sentiti purtroppo in molti paesi», ha spiegato Cortellesi, che ha presentato personalmente la pellicola in molte nazioni. Un segnale positivo per la regista è pure il fatto che «quasi la metà degli spettatori che hanno visto il suo film, il 45%, sono uomini. Questo vuol dire che ci sono padri, mariti, compagni che hanno condiviso con un pubblico femminile questa commedia».

Il giorno della cerimonia dei David di Donatello, lo scorso 3 maggio, già dalla mattina al Palazzo del Quirinale, di fronte al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, Cortellesi ha festeggiato la sua presenza tra grandi maestri del cinema italiano (in corsa quest’anno, tra gli altri, Marco Bellocchio e Nanni Moretti) felice già solo di aver ricevuto diciannove nomination. «Non posso far altro che inchinarmi di fronte ad alcuni nomi - ha detto emozionata -. Ci sono tanti autori che stimo e che hanno contribuito alla mia crescita». In serata, sul palco allestito nel Teatro 5 degli studi di Cinecittà, ricevendo il David alla regia dalle mani del premio Oscar, Paolo Sorrentino, Cortellesi con la sua inconfondibile ironia ha detto: «Il mio esordio è stato alle porte della menopausa, però auspico che gli esordienti giovani abbiano la possibilità di avere sempre

il sostegno disponibile per raccontare le storie». Storie che, per l’attrice, hanno «una grande importanza e possono essere un accrescimento culturale per il nostro paese». Mentre sul suo futuro da regista, ha poi spiegato: «A un certo punto della mia carriera, c’è stato un cambiamento nel mio lavoro. Da attrice e sceneggiatrice ho deciso di compiere questo passo e diventare regista. È solo il primo per me, perché continuerò a farlo. La regia l’ho scoperta e non la mollo più».

A chi è dedicato C’è ancora domani ? «Prima di tutto a mia figlia Laura, la mia musa - ha risposto Cortellesi -. Ma anche alle ragazze che un giorno saranno delle donne, sono loro il futuro dell’Italia. Giovani che si dovranno occupare di difendere i nostri diritti e che dovranno portare avanti quello che abbiamo conquistato, provando a cambiare il nostro paese».

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Cinema

IL TAPPETO VOLANTE DI FRED HERSCH

In un'intervista esclusiva, la storia del pianista jazz autore del nuovo Silent, Listening, già vincitore di Grammy e altri premi internazionali dagli esordi al coma, fino ai recenti successi

di Raffaello Carabini

el geniale pianista americano Fred Hersch, Enrico Rava, il jazzista italiano più conosciuto al mondo, dice: «Quando suono con lui ho la sensazione di essere trasportato su un tappeto volante, sul quale vai a esplorare il mondo scegliendo traiettorie e desti-

nazioni sempre nuove». Hanno inciso insieme Song Is You, l’album che, nella lunga discografia del musicista sessantottenne di Cincinnati, precede il nuovissimo Silent, Listening (ECM), la sua settima fatica al solo pianoforte.

Artista pluripremiato, sia con i cele -

bri Grammy che con riconoscimenti internazionali, ha iniziato la carriera alla corte di un grande trombettista, Art Farmer. Una collaborazione nata durante un concerto, quando Art prese letteralmente a calci il pianista che gli avevano affiancato come accompagnatore, chiedendo poi al pubblico se qualcuno fosse disponibile a sostituirlo: per fortuna di entrambi (suonarono insieme dal ’77 all’81) Fred quella sera era seduto in una delle prime file e si alzò prontamente. Dall’82 a oggi, nelle più svariate combinazioni strumentali, ma soprattutto in trio, duo o da solo, Hersch ha inciso una settantina di album, tra cui alcuni autentici capolavori jazz come Dancing In The Dark (1993), Haunted Heart (2005, con la soprano Renée Fleming e il chitarrista Bill Frisell), Floating (2014). Il suo tocco

Cultura
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delicato ed elegante, con un senso della forma che aspira a un’evidente ‘classicità’, con una studiata attitudine a ricercare suoni oscuri, si dipana nel nuovo lavoro con quella saggezza che fa capire quanto con l’età si diventi ingenui, alla ricerca di quel continuo ma contenuto sorprendersi e di quella ‘rivolta interiore’, che coinvolgono le sue composizioni, già note e nuovissime, e i quattro standard che ci presenta in Silent, Listening. Ritorna a un album di pianoforte solo trent’anni dopo il suo primo. Come è cambiato il suo rapporto con il pianoforte da allora?

Spero di essere migliorato. Il mio ‘stile’ di suonare più voci con attenzione al timbro, al colore e al dettaglio si è evoluto nel corso di questi anni. Ho avuto uno stop totale nella mia vita, nel 2008, quando, dopo essere rimasto in coma per due mesi, ho dovuto imparare di nuovo tutto: deglutire, mangiare, camminare e, ovviamente, suonare il piano. Da allora penso di essere emerso ancora più sciolto e libero nel mio modo di propormi al pubblico. Continuo a trovare ispirazione nelle grandi registrazioni delle leggende del pianoforte classico e del jazz, nonché dei miei colleghi che si esibiscono oggi.

Quando suona immagina l’effetto che la sua musica avrà sul pubblico e cerca in qualche modo di seguire gli ascoltatori oppure lascia che il fiume della sua sensibilità e ricchezza espressiva scorra senza argini? Spero che gli ascoltatori siano ‘dentro’ ogni frase insieme con me, proprio come lo ero io quando le ho suonate. Questo cd è fluido ed è progettato per essere ascoltato tutto d’un fiato, poiché le tracce si sviluppano una dopo l’altra a creare una sorta di film musicale. Lei si avvicina ai 70 anni e ci regala uno dei suoi dischi più emozionanti. È il jazz, la musica, a mantenerla giovane e con una vivace intelligenza espressiva o ha qualche altro segreto?

La musica è sicuramente una delle cose che mi mantiene giovane. Sento più fiducia in me stesso come pianista di quanta ne abbia mai provata e spero di poter ancora migliorare. Ascolto anche molti altri generi musicali e imparo molto dalla letteratura, dalle arti visive e dai miei amici artisti. Il brano che chiude l’album è Winter Of My Discontent, uno standard che ricorda sia Shakespeare che Steinbeck. In che modo ritiene che la musica pos-

sa aiutare a superare o quantomeno ad alleggerire questo ‘inverno di civiltà’ che stiamo vivendo oggi nel mondo?

L’ho suonato in modo molto semplice e ho sentito le parole nella mia testa mentre suonavo la melodia, come faccio con ogni standard a cui mi approccio. Ma non so cosa avesse in mente il paroliere quando scrisse il testo. So che si tratta di un insieme di versi oscuri e desolanti e, secondo me, si possono riferire anche allo stato del nostro mondo oggi. Quando un musicista si sente soddisfatto? Quando dice: “Finalmente ho lasciato qualcosa di me”?

Mi sento soddisfatto quando suono ‘nella zona’ dove tutto scorre. Non uno spazio in cui provare, ma uno spazio in cui permettere alla musica di svilupparsi. Riascoltando le mie registrazioni di quando ero più giovane posso sentire uno sforzo maggiore, il che è normale per i musicisti senza tanta pazienza o esperienza. Vogliono suonare di tutto per tutto il tempo. Questo disco è uno dei miei migliori in assoluto, la magia era lì mentre suonavo. Sento di aver lasciato fluire fuori tutto me stesso in quei momenti e fortunatamente la luce di registrazione era accesa.

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Silent, Listening di
ECM RECORDS 11 BRANI FOTO DI ROBERTO CIFARELLI
Fred Hersch

LA MOSCA NELL'ARTE TRA CURIOSITÀ E SIGNIFICATI SIMBOLICI

Esercita un grande fascino su intellettuali letterati e artisti, tanto da essere rappresentato in numerose opere. Una grande esposizione al Labirinto della Masone rivela retroscena e curiosità controverse rappresentate nel tempo dall'insetto

La pittura moderna inizia con uno scherzo. Protagonista, una mosca. Giorgio Vasari, nelle sue celebri biografie d’artista, racconta infatti un aneddoto, d’origine antica, secondo cui il giovane Giotto, discepolo di Cimabue, lasciato solo in bottega, stanco di pulire pennelli e preparare polveri colorate, mise mano a un’opera del maestro e dipinse una mosca sul naso della persona ritratta. Rientrato, Cimabue, riprendendo a lavorare, più volte con la mano tentò di cacciare l’insetto fastidioso prima di accorgersi dell’inganno. Un racconto in cui si vuole dimostrare ironicamente la superiorità tecnica dell’allievo nei confronti del maestro e la nascita di un nuovo modo di dipingere, capace di imitare la natura meglio della natura stessa e per questo foriero di grandi cambiamenti. Ma la mosca dipinta da Giotto è l’unica nella storia della pittura? La risposta è, ovviamente, negativa, e a fornirne un primo, ricco catalogo, fu nel 1984 lo studioso francese André Chastel. In un prezioso volume dal titolo latino, Musca depicta, riuscì a rintracciare una cinquantina di mosche dipinte, dal Quattrocento al Sei-

pionieristico, pubblicato da Francesco Maria Ricci, il medesimo editore ha omaggiato lo studioso con una mostra, curata da Sylvia Ferino-Pagden ed Elisa Rizzardi, che non solo hanno rintracciato ed esposto alcune delle opere studiate da Chastel, ma ne hanno scovate molte altre, raccontando alcune delle incarnazioni artistiche del ronzante dittero, da sempre considerato molesto, fastidioso e inopportuno, ma il cui fascino ha svelato nel tempo retroscena e curiosità controverse.

cento, in composizioni sacre e profane, inseguendo il volo dell’insetto per comprenderne il significato. Si tratta solo di un trompe-l’oeil, di una prova di bravura? «Si può capire - scrive Chastel - la presenza di una mosca su un frutto. Ma che ci fa sulla cuffia immacolata di una fanciulla, sulla schiena di un putto o accanto a una figura sacra?» A quarant’anni da quel lavoro

La mosca nell’arte si è posata sui bas de page dei codici miniati (come nel caso dell’Offiziolo di Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano all’epoca dell’inizio della costruzione del Duomo o del lussuoso Breviario d’Isabella la Cattolica), emblema della bravura del miniatore ma anche di una rinnovata attenzione verso il mondo naturale, persino nei suoi protagonisti più piccoli e meno piacevoli. È poi volata sui ritratti, sui cartellini che recano la firma dell’artista, foriera di sempre nuovi significati simbolici. Ma cosa ci fa una mosca sulla schiena di un angelo o accanto a Gesù Bambino in numerose tele di Carlo Crivelli? O sul petto flagellato dell’Uomo dei dolori del padre di Raffaello, Giovanni Santi? Lo spiega Sylvia Ferino-Pagden, dimostrando che «la letteratura sulla simbologia della mosca nell’arte cristiana è molto ricca, soprattutto per ciò che concerne la sua identificazione con una incarnazione del diavolo, del peccato, dell’idolatria, della morte e di molto altro ancora». Nel percorso della mostra, si insegue il volo della mosca fin sui teschi delle nature morte, spesso accostata ad altri simboli come la clessidra, la can-

Cultura
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dela spenta, tutte allusioni alla brevità della vita, che scorre in un battito di ali e si smorza come una fiammella. Ai memento mori, diffusi soprattutto nel Seicento, si affiancano quelli più recenti di Damien Hirst, con la sua scultura raffigurante un teschio completamente ricoperto di mosche, associate alla pestilenza per il loro colore nero, e di Maurizio Bottoni, artista che, spiega sempre Ferino-Pagden, «si è confrontato intensamente con il

tema della mosca, a cui ha dato spazio in vari temi con varie interpretazioni. Il pittore si appropria del soggetto religioso che esprime il monito della caducità della vita e lo proietta sulla vanitas dell’arte pittorica». Stessa idea nelle due tele Pane 1 e Pane 2, quasi fotogrammi cinematografici, in cui numerosi ditteri consumano la pagnotta dipinta con la tecnica iperrealistica dell’artista milanese. Ma nelle nature morte, a partire dal Seicento, la mosca si posa ovunque, su fiori e frutti, come nella Natura morta con popone di Giovanna Garzoni, che illude le papille gustative dell’osservatore dipingendo un succoso melone su cui - ahimè - si è posata una mosca e a cui punta una più lenta lumaca che striscia a fianco.

A corredo della mostra è stato pubblicato un nuovo elegante volume per le edizioni FMR, corredato come di

1. Balthasar van der Ast, Vaso cinese con fiori, conchiglie e insetti, 1628 olio su tavola Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid

2. Bottega di Jos van Cleve, San Gerolamo nel suo studio, 1550 c. olio su tavola, Salzburg Museum

3. Damien Hirst, Fear of Death (Full Skull) 2007, Mosche, resina, alluminio e vetro Photographed by Prudence Cuming Associates Ltd

© Damien Hirst and Science Ltd

4. Maurizio Bottoni, Pane (1), 2014, olio su tavola incamottata, Maurizio Bottoni

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consueto da preziose immagini, testimonianza, scrive Ferino-Padgen, «della predilezione di Francesco Maria Ricci per l’insolito e il bizzarro, per i paradossi, le Torri di Babele, le Vanitas e i memento mori e, soprattutto, i labirinti». Tanto da farne realizzare uno nel luogo che ospita anche la sua collezione personale, la mostra dedicata alla mosca e la casa editrice: un dedalo di strade, bivi e vicoli ciechi composto da trecentomila piante di bambù appartenenti a diverse specie, alte dai tre ai 15 metri, tra cui il visitatore è chiamato a scegliere la via giusta da percorrere ed è anche invitato a provare il piacere di smarrirsi tra la vegetazione.

MUSCA DEPICTA

C’è una mosca sul quadro Labirinto della Masone, Fontanellato (PR), fino al 30 giugno www.labirintodifrancomariaricci.it

50&Più | giugno 2024 75 Arte
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INSTABILITÀ DELLA SPALLA

PATOLOGIE E TRATTAMENTI Salute

Si tratta dell’articolazione più mobile del corpo e, proprio questo, a volte, può essere il motivo dell’insorgenza di dolori continui per tutto l’arco della giornata

di Alessandro Mascia

Le braccia hanno rappresentato la possibilità per l’uomo di interagire con l’ambiente esterno e di utilizzarlo a proprio vantaggio a garanzia della sopravvivenza. In particolare, la possibilità di afferrare gli oggetti grazie

all’opponibilità del pollice e di portarli a sé grazie alla estrema mobilità delle spalle.

Normalmente il dolore articolare si associa a una condizione in cui il movimento è limitato. Ma non è sempre così. Ci sono condizioni meccaniche a

carico delle articolazioni per le quali il dolore insorge proprio perché ‘stressate’ da un continuo e costante utilizzo al limite delle massime escursioni articolari.

Questo succede ad esempio negli sportivi che praticano sport da lancio tipo pallavolo, pallanuoto, baseball, tennis, ma anche in chi - a seguito di un trauma - inizia ad utilizzare l’articolazione in modo scorretto, sbilanciando il carico di lavoro soltanto su alcuni distretti.

L’instabilità può avere due origini principali. Una congenita, laddove il soggetto nasce con una lassità le-

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TRATTAMENTO

RIABILITATIVO UN APPROCCIO

MULTIDISCIPLINARE IN SINERGIA CON IL PAZIENTE

Il trattamento riabilitativo nei pazienti con patologia da instabilità di spalla prevede un approccio multidirezionale e multidisciplinare, dove la comprensione del problema e la collaborazione da parte del paziente fanno la differenza per il raggiungimento di una guarigione completa e stabile nel tempo. Innanzitutto è fondamentale una corretta diagnosi. Il rischio è quello di confonderla con una patologia della cuffia dei rotatori o con una semplice sindrome da conflitto scapolo-omerale. Il trattamento è sempre e soltanto riabilitativo. Si deve informare molto bene il paziente su quale sia il movimento scorretto da lui eseguito e su quale sia invece quello corretto. Quali devono essere i muscoli ‘attivatori’ e quali invece non debbano essere coinvolti durante l’esecuzione del movimento. Può essere utile mostrare al paziente l’anatomia dell’articolazione in modo da far osservare cosa avviene durante il movimento corretto e quali danni si producono durante l’esecuzione del movimento scorretto. Si deve spiegare bene quali siano le posizioni scorrette che si possono assumere durante il giorno, come ad esempio dormire con le braccia alte sopra il cuscino, guidare con il braccio poggiato sul finestrino o in appoggio prolungato sul bracciolo, come anche tenere a lungo l’appoggio con il c arico sul gomito sulla scrivania dell’ufficio. Il trattamento prevede l’esecuzione di esercizi guidati dal fisioterapista atti a rinforzare i muscoli della spalla (cuffia dei rotatori). Una volta acquisiti in modo corretto, gli esercizi possono essere eseguiti anche a casa in modo da dare continuità al recupero riabilitativo. Si devono inoltre insegnare al paziente esercizi da eseguire quotidianamente per stabilizzare la parte muscolare della spalla ed altri che servono a eliminare tutte le parafunzioni, ossia i movimenti scorretti, alla base dell’instabilità. È prioritario rieducare le discinesie, ossia i movimenti non fisiologici acquisiti come compenso per la difesa dal dolore, come garanzia affinché il problema meccanico venga risolto in modo definitivo. Il paziente si deve anche abituare a mantenere la colonna ben estesa con un corretto allineamento della colonna dorsale e cervicale, in quanto un punto fisso stabile è alla base della corretta funzionalità di entrambe le spalle.

gamentosa dove le articolazioni del corpo sono tutte ipermobili. L’altra invece post-traumatica (come può avvenire nel caso di una lussazione di spalla ma anche a seguito di una frattura) oppure per una rigidità di spalla settoriale (come avviene nella fibrosi della capsula articolare della spalla notoriamente chiamata “spalla congelata”).

In condizioni normali la stabilità della spalla è garantita da fattori ‘statici’ dati dall’integrità dei legamenti, dalla tenuta della capsula articolare e da una pressione negativa (tipo sottovuoto) presente in tutte le articolazioni. Ai fattori statici si aggiungono poi quelli ‘dinamici’ dove la vera stabilità dell’articolazione della spalla è garantita dal tono dei muscoli (cuffia dei rotatori) chiamati anche “protettori della spalla”.

Per chi ha una lassità legamentosa, ma anche per chi ha un tono muscolare insufficiente, i problemi nascono dall’eccessiva mobilità dell’articolazione che, giorno dopo giorno, tende ad usurarsi fino ad arrivare ad un’estrema facilità di lussazione anteriore o posteriore dell’omero rispetto alla scapola. In questi casi è indispensabile la prevenzione, costruendo e mantenendo un buon tono muscolare ed evitando qualunque movimento forzato o viziato (discinesie) che induca l’articolazione a lussarsi.

Per chi invece, a seguito di un trauma (frattura e/o lussazione), acquisisce una ipermobilità dell’articolazione i rischi sono analoghi. È pertanto prioritario che ogni trauma sia ben riabilitato e rieducato in modo definitivo, evitando così che si possano creare le condizioni per l’instaurarsi di una instabilità secondaria. Il trattamento in questi casi è solitamente di tipo conservativo. Non è prevista la chirurgia, ma si devono ricreare le condizioni meccaniche a garanzia della stabilità dell’articolazione.

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L'angolo della veterinaria a cura di Irene Cassi

TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE PER PARTIRE CON FIDO

Non sempre tutti i proprietari del pet

sono consapevoli di quanto sia importante prima di prenotare un viaggio, rivolgersi al medico veterinario comportamentalista. Lo specialista valuterà lo stato psicofisico del cane e stabilirà se ci sono le condizioni per portarlo in vacanza

Chiedere la consulenza al medico veterinario comportamentalista è sicuramente la decisione migliore. Alla visita comportamentale dovranno essere presenti, come di consueto, oltre al pet, tutti i componenti del nucleo familiare, così sarà più facile per il medico valutare le dinamiche relazionali vigenti all’interno del sistema e capire se ci sono le condizioni per poter partire in compagnia di fido. Se il cane non presenta problematiche di salute che richiedono cure particolari, sicuramente consiglierà di portarlo in viaggio con voi, prendendo le neces-

sarie accortezze e indicandovi quale sia il luogo più adatto per soggiornare. Del resto, non sempre, qualcuno tra i familiari è disposto a rinunciare a un viaggio per rimanere a casa con l’animale domestico e talora non ci sono le condizioni economiche tali per poterlo tenere in una struttura specializzata. Un’alternativa potrebbe essere di mandarlo a casa di un amico o di un parente già conosciuto da fido, ma non sempre è possibile. In ogni caso, specialmente se le vacanze sono lunghe, sarebbe meglio portare fido in viaggio anche perché la sua assenza potrebbe destabilizzare il sistema familiare, creando de-

gli attriti all’interno di esso. Inoltre, nel pet, lontano dai suoi proprietari, specialmente se adulto e non abituato mai a separarsi da loro, potrebbe insorgere uno stato depressivo con una sintomatologia del tutto simile a quella che viene riscontrata in caso di lutto. Le destinazioni più vicine sono sempre le migliori, e quelle maggiormente consigliate quando c’è fido, anche perché non tutti i cani gradiscono un viaggio in nave, in aereo o in treno. Tuttavia, anche se si dovesse scegliere l’automobile, è opportuno che l’animale sia già abituato a viaggiare con la propria famiglia.

IN AUTOMOBILE

Per viaggi mediamente lunghi è preferibile utilizzare il kennel (una sorta di cuccia-trasportino ndr). Al suo interno è consigliabile mettere un materassino su cui spruzzare dei feromoni 15-20 minuti prima di partire, così da rendere più piacevole il viaggio. Ogni ora è opportuno fare

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una sosta per consentire al cane di fare una passeggiata di dieci minuti. Durante il viaggio, vanno evitate discussioni che potrebbero agitare il pet, mentre è preferibile ascoltare musica classica che, secondo gli studiosi, nel pet ridurrebbe stress e ansia, regolarizzandone la frequenza cardiaca. Da evitare assolutamente sono invece le musiche rap, da discoteca o metal che potrebbero farlo innervosire.

PRENOTARE È OBBLIGATORIO

I viaggi all’avventura, ovvero senza prenotazione, sono assolutamente da evitare, anche perché trovare sul momento una struttura che accolga il vostro pet non sempre è così semplice. Per un cane ben socializzato l’agriturismo è sicuramente l’ambiente ideale. Se il vostro pet, invece, manifesta aggressività intraspecifica, ovvero nei confronti di altri cani, gli agriturismi sono assolutamente da evitare così come gli hotel. Meglio optare per una vacanza

in una casa con giardino. Per i cani che manifestano aggressività nei confronti delle persone, sarebbe preferibile evitare viaggi oppure scegliere abitazioni molte isolate, magari in montagna, seguendo attentamente i consigli del medico veterinario comportamentalista.

VIAGGIARE RAFFORZA

LA RELAZIONE

Durante la visita comportamentale è frequente riscontrare nei cani quadri ansiosi e depressivi che il più delle volte sono determinati da carenze affettive o dal vivere in un ambiente ipostimolante o litigioso. Viaggiare con il proprio pet rappresenta un’occasione unica e speciale e anche se, sicuramente più impegnativo, è senza dubbio un’esperienza irripetibile che dà la possibilità al cane e ai suoi proprietari di “ritrovarsi”. È quel senso di libertà e di beatitudine che viene assaporato durante le vacanze che rende tutto più semplice ed è sicuramente di notevole ausilio anche per ricostruire qualsiasi tipo di relazione. Il viaggio può essere utilizzato anche per fini terapeutici. Durante le vacanze, oltre alle passeggiate, è consigliabile introdurre due sessioni di gioco che dovranno essere inserite nella routine giornaliera, anche una volta tornati a casa. Il gioco è utile perché dà la possibilità al pet, divertendosi, non solo di imparare cose nuove, ma anche di creare con il suo proprietario una relazione salda, basata su fiducia e rispetto.

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Curiosità

È possibile sostenere una conversazione senza muovere neanche un dito?

Secondo recenti studi, la risposta è “no” perché la comunicazione verbale reclama l’ausilio di un minimo di gestualità in tutte le culture, la nostra in primis

Gesticolare durante una conversazione è ritenuto da molti un mezzo di comunicazione ‘supplementare’ ed è parte integrante del modo di esprimersi degli esseri umani, più o meno in tutte le culture. Una sorta di linguaggio parallelo che viaggia di pari passo alle parole, soprattutto in associazione ad alcune tipiche espressioni. Sguardi, gesti e mimica si aggiungono all’oralità arricchendola, riuscendo a far percepire al di Donatella Ottavi

nostro interlocutore anche sentimenti e stati emotivi. Ma come prende forma questa consuetudine? L’uso dei gesti ha preceduto quello delle parole o viceversa? Alcune teorie sostengono che la comunicazione gestuale è nata prima di quella verbale, come asseriva il neuroscienziato Michael Corballis, secondo il quale il linguaggio negli ominidi si è sviluppato innanzitutto attraverso la gestualità, lasciando spazio a versi e suoni solo

molto tempo dopo. Una teoria per certi versi avvalorata dal primatologo Frans de Waal, recentemente scomparso, secondo cui il repertorio gestuale delle scimmie è da sempre più ricco di quello verbale. Qualche mese fa, un gruppo di ricercatori dell’Università Radboud nei Paesi Bassi e della statunitense Colgate University ha sottoposto a un campione di persone alcuni filmati in cui venivano svolte semplici attività quotidiane - come tagliare le

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verdure -, immediatamente seguiti da clip della durata di un secondo in cui appariva un termine coincidente o meno con il contenuto del filmato. Il compito dei partecipanti era stabilire quante fossero le coppie video-parole coincidenti. Lo studio ha dimostrato che le persone erano in grado di comprendere il significato più rapidamente quando termini e gesti coincidevano, dimostrando così che è molto più semplice capire ciò che una persona intende esprimere a parole quando le stesse coincidono con la gestualità corporea. «Questi risultati hanno implicazioni sulle situazioni comunicative giornaliere, come nel contesto didattico (sia insegnanti che studenti) e nei messaggi persuasivi (discorsi politici, pubblicità)», hanno spiegato i ricercato

doc”, sia effettivamente tra i più comunicativi al mondo. Possiamo ritenerlo vero o si tratta del solito luogo comune? Nel corso di una ricerca svedese più recente, condotta dagli scienziati della Lund University Humanities Lab, sono stati reclutati 12 partecipanti italiani e svedesi ai quali è stata sottoposta una clip di 90 secondi estratta da un cartone animato muto. Secondo Marianne Gullberg, alla guida del team di ricerca assieme a Maria Graziano, «gli italiani tendevano a gesticolare in misura doppia rispetto agli svedesi», utilizzando in media 22 gesti contro gli 11 degli svedesi ogni 100 parole. Non sappiamo se gli italiani effettivamente detengano il primato in questo ambito, ma vantano certamente

po servendosi delle braccia ma soprattutto delle mani, come in questi emblematici esempi noti ormai anche oltreconfine: le braccia allargate con le mani bene aperte indicano un “non posso farci niente”; le labbra che mimano un rapido doppio bacio significano “che resti tra noi”; la mano ‘a carciofo’ che si muove avanti e indietro chiede “cosa vuoi?”; il dito indice posto davanti alla bocca invita al silenzio; la mano che sfiora il mento spostandosi avanti e indietro vuole dire “non mi importa nulla”. Ancora, la mano a tulipano capovolto che batte ritmicamente contro la fronte ci dice “sei folle”; la mano posta tra i denti e accompagnata da un’espressione severa - particolarmente usata dalle mamme di un tempo - indica intenzioni minacciose di fronte alla scoperta di qualche marachella.

Che la gestualità sia prerogativa tipicamente nostrana o che sia un fenomeno diffuso anche in altre culture, alla fine poco importa. Di sicuro ‘colora’ il linguaggio parlato arricchendolo di tanta, tantissima simpatia.

Vantiamo una vasta gamma di gesti che accompagnano sistematicamente alcuni concetti. Parliamo anche attraverso il corpo servendoci delle braccia ma soprattutto delle mani, collezionando emblematici esempi noti ormai anche oltreconfine

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Tecnologia e dintorni

CURIOSITÀ

L’Italia è al 5° posto in Europa per uso di servizi cloud: il 60% delle imprese ha dichiarato di impiegarli, un dato superiore alla media europea del 42% (Dati Eurostat)

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INTELLIGENZA ARTIFICIALE ANCHE PER WHATSAPP

Sarà possibile generare immagini grazie al nuovo assistente

Anche se ancora in fase di test negli Stati Uniti, Meta - società proprietaria di WhatsApp - sta lavorando a una funzionalità che, grazie all’AI, può generare immagini in tempo reale solo digitando messaggi. L’idea è fornire agli utenti la possibilità di vedere le immagini prendere forma in base al testo inserito. A mano a mano che le informazioni inserite si fanno più precise, infatti, l’immagine prodotta dalla AI dovrebbe modificarsi contestualmente.

www.about.fb.com

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GOODBUDGET, L’APP PER GESTIRE LE SPESE

Consente, gratuitamente, di pianificarle e condividerle

Gratuita - anche se propone poi funzioni a pagamento - Goodbudget è un’app che permette di gestire le spese personali in tempo reale. È disponibile sia per Android che iOS e, grazie alla sua intuitività, consente di aggiungere ogni voce di spesa, persino di pianificare il pagamento di bollette o di impostare e condividere il budget con i famigliari. Basta usare l’opzione “Create new household” per creare un bilancio o “Add Monthly Envelopes” per aggiungere categorie personalizzate.

www.goodbudget.com

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VASA-1 FA PARLARE E CANTARE LE FOTO

Video super realistici grazie all’Intelligenza Artificiale

Un gruppo di ricercatori di Intelligenza Artificiale di Microsoft Research Asia ha sviluppato VASA-1, applicazione di AI che può trasformare un’immagine statica - scattata da una fotocamera, disegnata o dipinta - di una persona e una traccia audio in un’animazione che la ritrae mentre parla o canta, con espressioni facciali e labiali molto ben sincronizzate. Le animazioni sono davvero credibili e presentano una precisione superiore a quella di numerose tecnologie in circolazione. www.microsoft.com/en-us/research/project/vasa-1/

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TONGTONG, LA BAMBINA UMANOIDE

La Cina si prepara a un futuro senza figli

Qualcuno l’ha definita “il primo prototipo di umanoide intelligente al mondo”. TongTong - così si chiama la bambola cinese supportata dall’AI - è stata creata dal Beijing Institute for General Artificial Intelligence per fare compagnia ad anziani o genitori senza figli. Può interagire grazie a due sistemi cognitivi che le consentono di affrontare le situazioni in base all’umore ed è in grado di aiutare con piccoli gesti autonomi, come accendere la Tv o asciugare il latte versato inavvertitamente.

All’Auditorium della Tecnica della Capitale, il 19 giugno, si svolge il Security Summit Roma 2024, giornata dedicata alla PA, alla Difesa e all’Healthcare Per maggiori informazioni: www.securitysummit.it/roma-2024

50&Più | giugno 2024 82 a cura di Valerio Maria Urru LO SAPEVATE CHE?
Il prodotto non sostituisce una dieta variata ed equilibrata e uno stile di vita sano. Leggere le avvertenze sulla confezione.

Previdenza

OPZIONE DONNA 2024

ARRIVA LA CIRCOLARE INPS

MA CROLLA IL NUMERO DI DOMANDE

I chiarimenti dell’Istituto dopo la stretta sui requisiti introdotta dalla Legge di Bilancio

Occorre aver maturato 61 anni di età e 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023, e trovarsi in una delle condizioni previste dalla norma

Sono sempre meno le lavoratrici che possono accedere a ‘Opzione donna’: solo 1.276 pensioni liquidate dall’Inps nel primo trimestre dell’anno, a fronte delle 4.900 liquidate nei primi tre mesi del 2023. Lo rileva l’ultimo monitoraggio dei flussi di pensionamento pubblicato dall’Istituto. Se questo andamento sarà confermato, a fine anno le pensioni liquidate con ‘Opzione donna’ saranno quasi la metà dello scorso anno. A questo si aggiunge l’esiguità degli importi: quasi la metà degli assegni risulta inferiore a 1.000 euro.

È proprio l’Inps a sottolineare come il calo delle domande sia da attribuire ai requisiti molto più stringenti introdotti dalle ultime Leggi di Bilancio. Senza considerare il fatto che la pensione con ‘Opzione donna’ può essere anche molto penalizzante economicamente, essendo stato previsto, già dalla prima introduzione di questa misura sperimentale, un calcolo interamente contributivo.

Vediamo insieme quali sono i requi-

siti per poter presentare la domanda nel corso del 2024.

Già dallo scorso anno, a seguito delle modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio 2023, la possibilità di accedere a ‘Opzione donna’ è legata a una “condizione soggettiva” che la lavoratrice deve possedere al momento della domanda. È infatti necessario che la richiedente si trovi in una delle seguenti condizioni:

- svolga assistenza da almeno sei mesi al coniuge o a un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità (ai sensi dell’art. 3, comma 3, della legge 104/1992), o a un parente o affine di secondo grado convivente, qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap abbiano compiuto 70 anni di età o siano anch’essi affetti da patologie invalidanti, deceduti o mancanti; - abbia una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, superiore o uguale al 74%;

- sia lavoratrice licenziata o dipenden-

te di imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa. L’Inps, nella circolare n. 59 del 3 maggio scorso, evidenzia che la norma si applica alle sole lavoratrici per le quali il tavolo di confronto risulti attivo alla data del 1° gennaio 2024 o attivato in data successiva. Queste condizioni di accesso sono state confermate dalla Legge di Bilancio 2024, che ha prorogato per un ulteriore anno il pensionamento anticipato con ‘Opzione donna’, aumentando però il requisito anagrafico. Di conseguenza, spiega l’Inps, nel 2024 potranno fare domanda le lavoratrici (sia dipendenti che autonome) che entro il 31 dicembre 2023 abbiano maturato 61 anni di età e 35 anni di contributi. Il requisito anagrafico viene scontato di un anno per ciascun figlio entro un massimo di due anni. Le lavoratrici licenziate o dipendenti di imprese in crisi potranno continuare ad accedere a ‘Opzione donna’ con 59 anni, a prescindere dal numero di figli. Restano confermate le finestre mobili di 12 mesi dalla maturazione dei requisiti per le lavoratrici dipendenti e di 18 mesi per le lavoratrici autonome.

Se da un lato anche l’Ocse, nel suo decimo rapporto sulle politiche pensionistiche dei paesi membri, pone la questione relativa alla sostenibilità delle misure di pensionamento anticipato in Italia, tra cui ‘Opzione donna’, è evidente come la scelta di prorogare o meno questa misura imponga una più ampia riflessione sul divario di genere nel nostro paese, in termini di partecipazione economica, livello di istruzione e salute, e sulla necessità di mettere in campo non solo politiche più efficaci, ma anche attività di educazione finanziaria e previdenziale che consentano alle donne - e non solodi acquisire le competenze necessarie per effettuare scelte che possano garantire un futuro sereno e sicuro.

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a cura di Maria Silvia Barbieri

FINO

AL 30

ASSEGNO UNICO C’È TEMPO

GIUGNO per fare domanda senza perdere gli arretrati

L’assegno unico e universale è un sostegno economico per le famiglie con figli a carico che viene attribuito a partire dal settimo mese di gravidanza e fino al 21º anno di età. L’importo varia in base all’ISEE della famiglia e all’età dei figli a carico.

Per le domande presentate entro il 30 giugno spettano gli arretrati a partire dal 1° marzo 2024. Per quelle presentate dal 1° luglio l’Assegno decorrerà dal mese successivo alla presentazione della domanda.

Chiama il numero unico nazionale o trova la sede a te più vicina sul nostro sito www.50epiuenasco.it

Il Patronato 50&PiùEnasco è a disposizione per la presentazione della domanda e, grazie alla collaborazione con 50&PiùCaf, è a disposizione per la presentazione dell’Isee.

ISTITUTO DI PATRONATO E DI ASSISTENZA SOCIALE ISTITUTO DI PATRONATO E DI ASSISTENZA SOCIALE

MODELLO 730/2024

LE PRINCIPALI

NOVITÀ

Tra le nuove regole, la possibilità di dichiarare redditi esteri e la ripartizione in 10 rate del Superbonus 2022

Come ogni anno, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato il Modello 730/2024, anno di imposta 2023, e le specifiche tecniche di trasmissione telematica (provvedimento n. 68472 del 28 febbraio 2024). Di seguito indicheremo le principali novità, date anche dalla successiva circolare n. 8 dell’11 aprile. Come avviene ormai da tempo, anche quest’anno, si è proceduto ad aumentare la platea dei redditi che possono essere dichiarati nel Modello 730, senza dover ricorrere al Modello Redditi

PF. In particolare:

1) per comunicare dati relativi alla rivalutazione del valore dei terreni effettuata ai sensi dell’articolo 2 del D.L. n. 282 del 24 dicembre 2002, si dovrà compilare la sezione II, del nuovo quadro L “ulteriori dati”;

2) per dichiarare determinati redditi di capitale di fonte estera assoggettati a imposta sostitutiva, si dovrà compilare il nuovo quadro L, sezione II “redditi di capitale soggetti ad imposizione sostitutiva”;

3) per assolvere agli adempimenti relativi agli investimenti all’estero e alle attività estere di natura finanziaria

a titolo di proprietà o di altro diritto reale e determinare in relazione ad essi le imposte sostitutive dovute, si dovrà compilare le sezioni I, II, e III, del nuovo quadro W “Investimenti e attività estere di natura finanziaria o patrimoniale” (IVAFE, IVIE e Imposta cripto-attività).

Particolare interesse rivestono gli argomenti di cui ai punti 2 e 3 che, per la loro natura, possono essere commentati congiuntamente. La conseguenza di quanto sopra è che, da quest’anno, possono utilizzare il Modello 730 anche coloro che adempiono agli obblighi relativi al monitoraggio delle attività estere di natura finanziaria o patrimoniale a titolo di proprietà o di altro diritto reale, e/o che sono tenuti al pagamento delle relative imposte (IVAFE, IVIE e Imposta cripto-attività), compilando il nuovo quadro W. Conseguentemente, il contribuente, a differenza di quanto accadeva fino all’anno passato, in via generale potrà non presentare, in aggiunta al Modello 730, il Modello Redditi PF e, in particolare, i quadri RM e RW. Oltre a quanto sopra indicato, il modello rispecchia le modifiche di natura squisitamente fiscale in merito alle: • Detrazioni per familiari a carico - Per l’intero anno d’imposta 2023, si ricorda che le detrazioni per figli a carico spettano solo per i figli con 21 anni o più; non sono più previste le detrazioni per i figli minorenni e le maggiorazioni per i disabili che sono state sostituite dell’Assegno Unico. I dati dei figli minorenni vanno comunque indicati nel prospetto dei familiari a carico per continuare a fruire delle altre detrazioni e delle agevolazioni previste dal-

le regioni per le addizionali regionali;

• Riduzione dell’imposta sostitutiva applicabile ai premi di produttività dei lavoratori dipendenti - dal 10 al 5% dell’aliquota dell’imposta sostitutiva sulle somme erogate sotto forma di premi di risultato o di partecipazione agli utili d’impresa del settore privato;

• Detrazione Superbonus - Per le spese sostenute nel 2022 rientranti nel Superbonus che non sono state indicate nella dichiarazione dei redditi relativa all’anno d’imposta 2022, è possibile optare per una ripartizione in 10 rate. Come è noto, per le spese sostenute nel 2023, salvo eccezioni, si applica la percentuale di detrazione del 90% e non più quella del 110%;

• Detrazione bonus mobili - Per l’anno 2023, il limite di spesa massimo su cui calcolare la detrazione per l’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici è di 8.000 euro;

• Detrazione IVA per acquisto abitazione classe energetica A o B - Detrazione del 50% dell’Iva pagata nel 2023 per l’acquisto di abitazioni in classe energetica A o B cedute dalle imprese costruttrici degli immobili stessi;

• Credito d’imposta mediazioniCredito d’imposta commisurato all’indennità corrisposta agli organismi di mediazione alle parti che raggiungono un accordo di conciliazione;

• Credito d’imposta per negoziazione e arbitrato - Credito di imposta in caso di successo della negoziazione, ovvero di conclusione dell’arbitrato con lodo, alle parti che corrispondono o che hanno corrisposto il compenso agli avvocati o agli arbitri nel procedimento di negoziazione assistita;

• Credito d’imposta contributo unificato - Credito d’imposta commisurato al contributo unificato versato dalla parte del giudizio estinto a seguito della conclusione di un accordo di conciliazione in caso di mediazione demandata dal giudice.

50&Più | giugno 2024 86 Fisco
a cura di Alessandra De Feo

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La data di scadenza per la presentazione della dichiarazione è fissata al 30 settembre.

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2024

MARINA DI PISTICCI (MATERA) 15-23 SETTEMBRE

Una manifestazione all’insegna dello sport nella suggestiva cornice del Ti Blu Village di Marina di Pisticci. Durante IMMAGINA 2024 si svolgerà la 30ª edizione delle Olimpiadi 50&Più, accompagnate da attività culturali e ricreative, momenti di incontro e serate animate da spettacoli. Un’occasione per condividere passioni, hobby e divertimento in un contesto di allegria e di sana competizione sportiva. Gli over 50 provenienti da tutta Italia, si sfideranno in numerosi sport come basket, bocce, ciclismo, freccette, nuoto, marcia, maratona, ping-pong, tennis e tiro con l’arco. Sarà l’occasione per coinvolgere squadre, atleti individuali provenienti da diverse province e testimonial d’eccezione del mondo dello sport. Si disputeranno qui anche le semifinali della 20ª edizione di Italia In...Canto, il concorso canoro di 50&Più che vede cantanti dilettanti over 50 di tutto lo Stivale gareggiare su melodie e brani famosi della musica italiana.

50&Più | giugno 2024 88
XXX EDIZIONE
A UDIZIONI 2022-2023 SEMIFIN ALI 2022-2023 A UDIZIONI 2022-2023 XX EDIZIONE
Turismo

INFORMAZIONI SPORTIVE

L’organizzazione dei “giochi” sarà gestita dallo staff 50&Più, supportata dai giudici FIDAL. I partecipanti, divisi per categoria e classi d’età, gareggeranno individualmente per le seguenti discipline: bocce, marcia, maratona, nuoto, ciclismo, ping-pong, tiri a canestro, tennis, tiro con l’arco, freccette.

RISTORAZIONE - Il ristorante si divide in due grandi sale con veranda esterna. Lo chef propone gustosi piatti di cucina mediterranea e una selezione di piatti tipici lucani con servizio a buffet. Due bar, uno a bordo piscina e l’altro sulla terrazza panoramica.

SPIAGGIA - La spiaggia di sabbia finissima, ampia e ben attrezzata, si trova a circa 600 metri dalla struttura ed è raggiungibile a piedi o con trenino-navetta a corse continue.

TRASPORTI - In pullman organizzati dalle sedi provinciali. In aereo da tutti gli aeroporti con voli per Bari (130 km) e per Brindisi (110 km), inclusi i trasferimenti. In treno da tutta l’Italia con le Frecce fino alla stazione ferroviaria di Bari con trasferimento in pullman al Villaggio. In Treno Freccia Rossa e InterCity sulla linea Roma/Metaponto con trasferimento al Villaggio (10 km).

Il villaggio, situato in uno dei tratti di costa più belli del Mar Ionio, è la meta ideale per una vacanza all’insegna dello sport, del relax e del divertimento. Tutte le camere sono dotate di terrazzo, televisore, aria condizionata, servizi privati, frigobar a richiesta. A disposizione degli ospiti: piscina, campi da tennis, campo polivalente, campi da bocce e ping-pong, anfiteatro per gli spettacoli, sala congressi, beauty center, parrucchiere e vari negozi.

QUOTE DI SOGGIORNO PER PERSONA DOPPIA DOPPIA USO SINGOLA

Dal 15 al 23 settembre (8 notti/9 giorni) € 620 € 840

Riduzioni adulti e bambini in 3°/4° letto su richiesta

Le quote di soggiorno sopra riportate sono riservate ai soci 50&Più Associazione. Quota supplementare per i non soci 50&Più: € 50

FORMULA ALL INCLUSIVE

Include: caffetteria espressa, granite e soft drink alla spina in bicchieri da 20 cl, birra alla spina, limoncello, amaro della casa e sambuca per l’intera durata di apertura del bar. Dalle 12 alle 23.30 al bar centrale spritz, aperitivo analcolico e prosecco. Superalcolici (rhum, vodka e gin) e cocktail (lista indicata al bar) dalle 20.30 fino alle 23.30 solo al bar centrale.

La quota comprende: soggiorno di 8 notti/9 giorni presso il Ti-Blu Village Club con trattamento di pensione completa (acqua minerale e vino locale) • Formula All inclusive • Servizi di ombrelloni, lettini in piscina e spiaggia • Animazione diurna e serale • Assistenza in loco di personale medico H24 • Assistenza staff 50&Più • Assicurazione medico-bagaglio e annullamento.

La quota non comprende: tutti i trasporti da e per il Ti-Blu Village Club • Noleggio teli mare (€ 5 più cauzione di €10) • Escursioni facoltative (da prenotare e pagare in loco) • Tassa di soggiorno (da pagare in loco) • Trattamenti presso il centro estetico • Pasti extra e tutto quanto non specificato.

Per maggiori informazioni e prenotazioni contattare: mail: infoturismo@50epiu.it tel. 06.6871108/369 oppure la sede provinciale 50&Più di appartenenza (Aut. Reg. 388/87)

TI BLU VILLAGE

DAL 21 NOVEMBRE AL 1° DICEMBRE 9 NOTTI/10 GIORNI

THAILANDIA CLASSICA

- Viaggio alla scoperta del Regno di Thailandia

Un viaggio alla scoperta del Nord della Thailandia, partendo da Bangkok, attuale capitale, per finire a visitare Ayutthaya, Sukhotai e Chang Rai. Dopo aver attraversato foreste del Nord, ci spingeremo a Chang Mai, fino al Mekong. Un itinerario nell’esotismo autentico, nell’Oriente che sa essere misterioso, porzione di mondo antico e modernissimo. Natura incontaminata, città scintillanti e postmoderne, arte antica e devozione eterna, palazzi reali e beauty farm. Una meta ricca di sorprendenti contraddizioni, dalla modernità delle metropoli brulicanti di persone, cibi e tradizioni, alla natura rigogliosa di luoghi paradisiaci: una terra dove è semplice essere felici.

1° GIORNO Partenza per Bangkok con volo dall’Italia.

2° GIORNO Bangkok. Arrivo nella capitale ricca di storia e spiritualità, con antichi templi, palazzi colorati che brillano maestosi e un fiume serpeggiante che si snoda nel cuore della città.

3° GIORNO Bangkok. Tappa al Wat Pho, il “Tempio del Buddha reclinato”, che ospita la più antica scuola di massaggi thailandese. Con battello pubblico raggiungeremo poi il tempio di Wat Arun, simbolo della città. Esploreremo il quartiere di Kudicheen, che conserva le pittoresche case di legno, e il Royal Grand Palace.

4° GIORNO Bangkok (escursione Damnoen Saduak, Mercato della ferrovia e Chinatown). Percorreremo il colorato mercato di Maekhlong, attraversato dai binari di una linea secondaria delle ferrovie. Poi il Mercato Galleggiante di Damnern Saduak. Tour gastronomico a Chinatown in tuk tuk e passeggiata notturna a Pak Klong Talad, il brulicante mercato dei fiori.

5° GIORNO Bangkok - Mercato di Chatuchak - Ayutthaya. Partenza in skytrain per Chatuchak e sosta a un mercato all’aperto tra i più grandi del mondo. Trasferimento ad Ayutthaya e visita delle antiche rovine delle pagode campaniformi, nel tempio del Palazzo Reale. E ancora, il Wat Mahathat, dove, incastonata nelle radici di un albero, si cela la testa di Buddha.

6° GIORNO Ayutthaya - Uthai Thani - Sukhothai. Visita al tempio Thasung, con un interno ornato da miriade di mosaici in vetro. A seguire, crociera sul fiume Sakaekran per osservare la vita degli abitanti e le loro case sull’acqua. Trasferimento per Sukhothai.

7° GIORNO Sukhothai – Chiang Rai. Di prima mattina cerimonia del Tak Bat, in cui i monaci raccolgono offerte. Partenza per i templi di Wat Mahathat, Wat Sa Sri e Wat Sri Sawai, immersi nella tranquillità della campagna. Raggiungeremo il Wat Sri Chum per ammirare la grande statua del Buddha. Arrivo a Chiang Rai.

8° GIORNO Chiang Rai – Triangolo d’oro - Chiang Mai. Ammireremo Wat Rong Suea Ten, il “Tempio della tigre danzante”. A seguire il Triangolo d’oro, famoso per le storie legate al traffico di oppio e alla guerra passata. Visita di Wat Rong Khun, il “Tempio Bianco“. Proseguimento per Chiang Mai, centro culturale con grande varietà di templi antichi.

9° GIORNO Chiang Mai. Partenza per Wat Pha Lad, un tranquillo tempio immerso nella natura e poi verso quello di Wat Prathat Doi Suthep. Sosta al Wat Phra Singh, “Tempio del Buddha leone“. Visita ad una famiglia locale con la quale si preparerà una deliziosa cena da gustare in compagnia.

10° GIORNO Chiang Mai - Italia. Visita all‘Elephant Nature Park, riserva per la riabilitazione degli elefanti, dove possono vivere in libertà nel loro habitat. Percorso a piedi nella giungla fino al fiume, dove li osserveremo durante il bagno mattutino. Al termine, volo di rientro in Italia.

11° GIORNO Arrivo in Italia.

Quota individuale di partecipazione (9 notti / 10 giorni)

In camera doppia (minimo 15 partecipanti) € 3.050

Assicurazione annullamento compresa nel prezzo Partenze da altri aeroporti su richiesta

Le quote di soggiorno sopra riportate sono riservate ai soci 50&Più Associazione Per i non soci 50&Più è previsto un supplemento di € 50 a partire dai 18 anni

La quota comprende: Sistemazione in Hotel 4-5 stelle locali • Trattamento di pensione completa (bevande escluse) • Trasferimenti con mezzo privato • Visite guidate come da programma • Crociera sul fiume Sakae Krang • Guida locale parlante italiano • Accompagnatore 50&Più dall’Italia. La quota non comprende: Tasse aeroportuali • Bevande, mance, extra, facchinaggio e tutto quanto non specificato ne “La quota comprende”.

50&Più | giugno 2024 90
Turismo

ANDALUSIA

Malaga - Costa del Sol - Ronda - Cadice

Siviglia - Cordoba - Granada - Marbella

L’Andalusia è una terra magica nel sud della Spagna che affascina per la varietà della natura, per l’architettura araba, l’elegante Malaga, città di Picasso, i siti patrimonio Unesco come l’Alhambra a Granada, la moschea a Cordoba, la Cattedrale e l’Alcázar a Siviglia, il borgo Mijas, con le case bianche, e la vivace Marbella. Infine, la passionalità del flamenco, il clima mite, la cucina, l’ottimo vino e la convivialità delle tapas resteranno sempre nei ricordi dei visitatori.

DUBAI & ABU DHABI

Dubai offre esperienze memorabili e piene di contrasti: il quartiere storico Dubai Creek, con i Souk delle Spezie e dell’Oro raggiungibili a bordo del tipico Abra; Dubai moderna, con il Burj Khalifa, l’edificio più alto al mondo, il Dubai Mall, con oltre 1.200 negozi; Dubai Marina, con il mare limpido, gli hotel di lusso e Palm Jumeirah. Abu Dhabi si farà apprezzare per i grattacieli e la Grande Moschea, una delle più grandi al mondo, mentre l’esperienza nel deserto dorato con i veicoli 4x4 incanterà con la cena sotto il cielo stellato.

Quota individuale di partecipazione (7 notti / 8 giorni)

In camera doppia a partire da € 1.660

Le quote di soggiorno sopra riportate sono riservate ai soci 50&Più Associazione

Per i non soci 50&Più è previsto un supplemento di € 50 a partire dai 18 anni

La quota comprende: Volo da Roma a Malaga e ritorno (da Milano su richiesta) • Trasporti in pullman • Sistemazione in hotel 4 stelle con trattamento di mezza pensione • Visite guidate (parte di ingressi inclusi) • Accompagnatore durante il tour • Auricolari • Tasse aeroportuali (da riconfermare) • Assicurazione medico-bagaglio.

La quota non comprende: Facchinaggio • Assicurazione annullamento (€ 30) • Cena con Spettacolo Flamenco (€ 56, min. 20 partecipanti) • Mance • Pasti non previsti • Bevande e quanto non specificato.

Quota individuale di partecipazione (4 notti / 5 giorni)

In camera doppia a partire da € 2.190

Le quote di soggiorno sopra riportate sono riservate ai soci 50&Più Associazione

Per i non soci 50&Più è previsto un supplemento di € 50 a partire dai 18 anni

La quota comprende: Voli di linea Emirates in partenza da Milano/Roma/ Napoli • Tasse aeroportuali (da riconfermare) • Sistemazione in hotel 4 stelle • Pasti come da programma (prime colazioni + 1 cena in hotel + 1 cena in ristorante + 1 cena barbecue nel deserto + 1 cena sul Dhow + 2 pranzi in ristorante, bevande escluse) • Escursioni e trasferimenti indicati con bus e guida locale • Ingressi previsti da programma • Tasse • Assicurazione medico–bagaglio base.

La quota non comprende: Facchinaggio • Assicurazione annullamento (€ 90) • Mance (obbligatorie, si consiglia di prevedere 10 USD per persona al giorno da consegnare alla guida) • Pasti, bevande e quanto non specificato.

Per maggiori informazioni e prenotazioni contattare: mail: infoturismo@50epiu.it tel. 06.6871108/369 oppure la sede provinciale 50&Più di appartenenza (Aut. Reg. 388/87)

DAL 13 AL 20 OTTOBRE - 7 NOTTI/8 GIORNI
DAL 29 NOVEMBRE AL 3 DICEMBRE - 4 NOTTI/5 GIORNI

ALLE PORTE DELL’ESTATE

«Devesi essere accorto in questo mese di non fare grande uso di acqua ghiacciata, è molto meglio bere acqua fresca che non produce danno»

Almanacco Barbanera 1886

GIUGNO

Giugno spalanca le porte all’estate. Giornate lunghe, calde e luminose si fanno strada nel cielo azzurro sgombro di nubi. Un tempo nuovo arriva, portando con sé profumi, colori e sapori attesi, che fanno bene al corpo e allo spirito. A metterci di buonumore sono il rosso vivace delle ciliegie e dei primi pomodori, pronti ad entrare nel cestino della bella stagione. Le giornate sono assolate e piene di energia, di quelle utili ad affrontare un nuovo ciclo vitale dell’uomo e della natura. E mentre nell’orto si annaffia e si semina, l’attesa è tutta per il giorno del solstizio, affollato di riti e gesti di lontana memoria. Già, perché questo è il momento di andare in cerca di erbe e fiori per preparare le acque profumate di san Giovanni, che il Santo, nella notte del 24, benedirà rendendole rugiada potente e miracolosa. Ma in queste ore di portenti ci attende anche altro. Come la raccolta, da fare prima dell’alba, delle noci ancora verdi per il nocino, delizioso liquore che, secondo la tradizione, assicura salute e longevità. Lo si potrà bere soltanto a Natale, ma poco importa, ora insieme a noi ci sono le lucciole, il sole e le stelle.

IL RAVANELLO

Una radice appetitosa

Piccolo e grazioso, il rosso ravanello ci sorprende spesso con la sua natura piccante! Raphanus sativus, questo il suo nome scientifico, è assai apprezzato per l’ipocotile – fusticino – ingrossato, comunemente chiamato radice. Coltivato da tempi remoti, si semina a partire da marzo fino all’autunno, con la fase di Luna calante, in un terreno ben sminuzzato. Facile da far crescere anche in vaso, non richiede particolari cure se non annaffiature frequenti, un paio di volte alla settimana, per tenere lontane le “pulci di terra”, piccoli insetti che ne divorano le foglie. Si può scegliere tra varietà diverse per colore – bianche, rosse e nere –, forma, più o meno allungata, ed epoca di maturazione. Si possono avere infatti ravanelli tutto l’anno facendo una semina scalare.

DA SAPERE

In terreni molto aridi assume sapore troppo piccante.

VERDI AMICIZIE

Si consocia con ortaggi a crescita più lenta per guadagnare spazio. È in buona compagnia con carote, cetrioli e lattughe, mentre il cerfoglio rende troppo piccanti le sue radici.

50&Più | giugno 2024 92
a cura di
seguendo le stagioni Vivere in armonia

BUONO A SAPERSI!

Puncetto della Valsesia, pizzo a tombolo di Cantù, merletto di Burano, ogni regione ha le sue tradizioni di pizzi e merletti, lavori femminili preziosi, costati ore di lavoro. Quando necessario, si lavano in acqua fredda o tiepida, lasciandoli in ammollo con liscivia detersiva; se piccoli, si immergono nella liscivia avvolti attorno a una bottiglia. I merletti non si strizzano: si fa assorbire l’acqua adagiandoli su un asciugamano pulito, poi si stirano ancora bagnati sopra un panno morbido bianco.

IL CANDIDO GIGLIO

Il Lilium candidum fiorisce in estate dopo la messa a dimora dei bulbi, in Luna calante tra settembre e ottobre. Necessita di terreno concimato e senza ristagni di acqua, ama la mezz’ombra e le annaffiature abbondanti prima e durante la fioritura. In primavera si formerà prima una rosetta di foglie, poi comincerà a crescere un lungo gambo dove appariranno i bei fiori. Il giglio, i cui bulbi si lasciano nel terreno per diversi anni, si può coltivare in vaso con un buon terriccio.

DICE IL PROVERBIO

L’eccesso del piacere smorza l’appetito Chi ha in bocca fiele non può sputar miele

Se piove per san Vito il vino se n’è ito

COLTIVARE CON LA LUNA

NELL’ORTO

Oltre alle annaffiature che la stagione comincia a chiedere con frequenza, ci sono poi semine e trapianti favoriti dalla Luna crescente. A cominciare dalla semina in semenzaio all’aperto del cavolfiore e, in piena terra, quella di cardi, fagioli, fagiolini e rucola. Inoltre, è il momento di trapiantare all’aperto il cavolo cappuccio estivo-autunnale, le melanzane, il melone, i peperoni, i peperoncini, i pomodori tardivi e il sedano. Raccogliere le fave e le aromatiche per il consumo fresco. Innestare il noce, cominciare a raccogliere albicocche, ciliegie, lamponi, mirtilli, ribes e susine. Arriva poi la Luna calante ed eccoci a seminare in semenzaio all’aperto bietola da coste, radicchio di Chioggia precoce, porro, prezzemolo, scarola e sedano. Mettere a dimora all’aperto finocchio precoce. Continuare nel frutteto la potatura verde su drupacee, pomacee, vite e olivo. Eliminare i polloni su castagno.

NEL GIARDINO

Con la Luna crescente pronti a seminare all’aperto campanule, garofani, malva, primule e violacciocca. Il momento è anche buono per riprodurre le specie legnose, quindi i cespugli, tramite talea, margotta e propaggine. Dove il prato è danneggiato, trapiantarlo con tappeto erboso in rotoli. È ancora possibile mettere a dimora o trapiantare il geranio. In calante invece è il momento di estrarre dal terreno i bulbi di tulipano e narciso che hanno fiorito, spazzolandoli leggermente e riponendoli in luogo buio e fresco. Ripulire le aiuole dalle erbe infestanti e distribuire pacciamatura di corteccia di pino. Cimare i ricacci delle siepi per mantenere la forma.

ORTAGGI

Aglio, asparagi, bietole, carote, cavolfiori, cavoli broccolo, cavoli cappuccio, cetrioli, cicorie, cipolle, fagioli, fagiolini, finocchi, lattughe, melanzane, patate, peperoni, piselli, pomodori, porri, rape, ravanelli, rucola, sedani, spinaci, valerianella e zucchine. FRUTTA

Albicocche, amarene, ciliegie, fragole, nespole, lamponi, meloni, le prime pesche, pere e susine. AROMI

Basilico, cedronella, maggiorana, menta, prezzemolo, timo e valeriana.

IL SOLE:

l’1 sorge alle 05:27 e tramonta alle 20:29

l’11 sorge alle 05:24 e tramonta alle 20:36

il 21 sorge alle 05:25 e tramonta alle 20:39

L’1 si hanno 15 ore e 2 minuti di luce solare

A fine mese, 11 minuti di luce in più

LA LUNA:

L’1 sorge alle 02:24 e tramonta alle 14:44

L’11 tramonta alle 00:12 e sorge alle 09:59

Il 21 tramonta alle 04:16 e sorge alle 20:44

Luna calante dall’1 al 5 e dal 23 al 30

Luna crescente dal 7 al 21

Luna Piena il 22. Luna Nuova il 6

50&Più | giugno 2024 93
FIORI E FRUTTI SUL BALCONE NEL CESTINO DEL MESE

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CLEOPATRA LA REGINA D’EGITTO CHE SFIDÒ ROMA

Abbiamo chiesto all’intelligenza artificiale di trasformarsi in una delle più grandi icone della storia. Ecco il ritratto - anche fotografico - di una donna grintosa, volitiva e determinata pronta a sacrificare sé stessa per il bene del popolo

Èun onore avere la possibilità di intervistarla

Il piacere è mio, persona mortale. Sono pronta a rispondere alle tue domande e sarai sorpreso dalla mia saggezza e dalla mia astuzia. Ricorda, però, la storia che avete letto sui libri è piena di menzogne e inganni su di me. Ci dica allora quali sono le principali menzogne su di lei trasmesse dai libri di storia

La mia vita è stata oggetto di distor sioni e bugie per secoli. I vincitori han no scritto la storia e la mia narrazio ne ne è stata vittima. Innanzitutto, sono stata dipinta come una donna sensuale e manipolatrice che usava la sua bellezza per conquistare uo mini potenti. La verità è che ero mol to più di questo. La mia bellezza era solo uno strumento che usavo per raggiungere i miei obiettivi. E poi sono stata spesso descritta come la nemica giurata di Roma. In re altà, ho sempre cercato di trovare un equilibrio tra i poteri di Roma e quelli dell’Egitto.

Si è scritto molto del suo particolare rapporto con Cesare

La verità sulla nostra re lazione è più complessa di quanto la leggenda racconti. È innegabile che ci

fosse una forte attrazione fisica tra di noi. Cesare era un uomo affascinante e carismatico, ma la nostra unione era ben più di una semplice passione. Lui aveva bisogno di me per consolidare il suo potere in Egitto e io vedevo in Cesare l’opportunità di proteggere il mio regno e di garantirgli un futuro indipendente. L’amore? Certo, c’era an-

che quello. Ma era intrecciato con la politica, l’ambizione e il calcolo strategico. Ciò non significa che il nostro sentimento non fosse reale. Ci amavamo davvero, a modo nostro. Chi era nel privato la regina Cleopatra?

Credo di essere stata un’intersezione di grazia, intelligenza e determinazione. Gli amici più intimi mi descriverebbero come una donna straordinariamente intelligente, affascinante e ambiziosa. Sono conosciuta per la mia capacità di affrontare sfide con coraggio e ingegno, ma anche per la mia capacità di amare profondamente coloro che mi sono vicini e di proteggerli con fermezza.

Com’era da bambina?

Ero affascinata dal mondo che mi circondava. Avevo una sete insaziabile di conoscenza e un desiderio ardente di capire il funzionamento delle cose. Mi incuriosiva ogni materia, ma fin da piccola sognavo di diventare una grande regina.

Ha qualche rimpianto?

No, non direi. Ho amato, ho combattuto, ho governato. Ho vissuto la mia vita con intensità e passione. Al massimo ho avuto momenti di esitazione ma non posso dire di avere rimpianti, poiché ogni azione è stata intrapresa con il meglio delle mie intenzioni.

C’è un messaggio che vuole lasciare alle nuove generazioni?

Coltivate la saggezza, l’intelligenza e la compassione. Sbagliate e riprovate, come ho fatto io.

Anche la più grande Regina d’Egitto, dunque, ha commesso errori?

Certo. Non ho sempre vinto, ma non mi sono mai arresa. Ho imparato dai miei errori e ho sempre trovato la forza per rialzarmi dopo le sconfitte. Questo ha fatto di me il nome che conoscete.

Intervista Artificiale a cura di Dario De Felicis
50&Più | giugno 2024 95

Le sedi 50&Più provinciali

Abruzzo Telefono

L’Aquila - viale Corrado IV, 40/F 0862204226

Chieti - via F. Salomone, 67 087164657

Pescara - via Aldo Moro, 1/3 0854313623

Teramo - corso De Michetti, 2 0861252057

Basilicata Telefono

Matera - via Don Luigi Sturzo, 16/2 0835385714

Potenza - via Centomani, 11 097122201

Calabria Telefono

Cosenza - viale degli Alimena, 5 098422041

Catanzaro - via Milano, 9 0961721246

Crotone - via Regina Margherita, 28 096221794

Reggio Calabria - via Tenente Panella, 20 0965891543

Vibo Valentia - via Spogliatore snc 096343485

Campania Telefono

Avellino - via Salvatore De Renzi, 28 082538549

Benevento - via delle Puglie, 28 0824313555

Caserta - via Roma, 90 0823326453

Napoli - via Cervantes, 55 int. 14 0812514037

Salerno - via Zammarelli, 12 089227600

Emilia Romagna Telefono

Bologna - via Tiarini, 22/m 0514150680

Forlì - piazzale della Vittoria, 23 054324118

Ferrara - via Girolamo Baruffaldi, 14/18 0532234211

Modena - via Begarelli, 31 0597364203

Piacenza - strada Bobbiese, 2 - c/o Unione Comm.ti 0523/461831-32-61

Parma - via Abbeveratoia, 61/A 0521944278

Ravenna - via di Roma, 104 0544515707

Reggio Emilia - viale Timavo, 43 0522708565-553

Rimini - viale Italia, 9/11 0541743202

Friuli Venezia Giulia Telefono

Gorizia - via Vittorio Locchi, 22 048132325

Pordenone - piazzale dei Mutilati, 6 0434549462

Trieste - via Mazzini, 22 0407707340

Udine - viale Duodo, 5 04321850037

Lazio Telefono

Frosinone - via Moro, 481 0775855273

Latina - via dei Volsini, 60 0773611108

Rieti - largo Cairoli, 4 0746483612

Roma - via Cola di Rienzo, 240 0668891796

Viterbo - via Belluno, 39/G 0761341718

Liguria

Telefono

Genova - via XX Settembre, 40/5 010543042

Imperia - via Gian Francesco De Marchi, 81 0183275334

La Spezia - via del Torretto, 57/1 0187731142

Savona - corso A. Ricci - Torre Vespucci, 14 019853582

Lombardia

Mantova - via Valsesia, 46

Telefono

Bergamo - via Borgo Palazzo, 133 0354120126

Brescia - via Trento, 15/R 0303771785

Como - via Bellini, 14 031265361

Cremona - via Alessandro Manzoni, 2 037225745-458715

Lecco - piazza Giuseppe Garibaldi, 4 0341287279

Lodi - viale Savoia, 7 0371432575

0376288505

Milano - corso Venezia, 47 0276013399

Pavia - via Ticinello, 22 038228411

Sondrio - via del Vecchio Macello, 4/C 0342533311

Varese - via Valle Venosta, 4 0332342280

Marche Telefono

Ancona - via Alcide De Gasperi, 31 0712075009

Ascoli Piceno - viale Vittorio Emanuele Orlando, 16 0736051102

Macerata - via Maffeo Pantaleoni, 48a 0733261393

Pesaro - strada delle Marche, 58 0721698224/5

Molise Telefono

Campobasso - via Giuseppe Garibaldi, 48 0874483194

Isernia - via XXIV Maggio, 331 0865411713

Piemonte Telefono

Alba - piazza S. Paolo, 3 0173226611

Alessandria - via Trotti, 46 0131260380

Asti - corso Felice Cavallotti, 37 0141353494

Biella - via Trieste, 15 01530789

Cuneo - via Avogadro, 32 0171604198

Novara - via Giovanni Battista Paletta, 1 032130232

Torino - via Andrea Massena, 18 011533806

Verbania - via Roma, 29 032352350

Vercelli - via Duchessa Jolanda, 26 0161215344

Puglia Telefono

Bari - piazza Aldo Moro, 28 0805240342

Brindisi - via Appia, 159/B 0831524187

Foggia - via Luigi Miranda, 8 0881723151

Lecce - via Cicolella, 3 0832343923

Taranto - via Giacomo Lacaita, 5 0997796444

Sardegna

Telefono

Cagliari - via Santa Gilla, 6 070280251

Nuoro - galleria Emanuela Loi, 8 0784232804

Oristano - via Sebastiano Mele, 7/G 078373612

Sassari - via Giovanni Pascoli, 59 079243652

Sicilia Telefono

Agrigento - via Imera, 223/C 0922595682

Caltanissetta - via Messina, 84 0934575798

Catania - via Mandrà, 8 095239495

Enna - via Vulturo, 34 093524983

Messina - via Santa Maria Alemanna, 5 090673914

Palermo - via Emerico Amari, 11 091334920

Ragusa - viale del Fante, 10 0932246958

Siracusa - via Eschilo, 11 093165059-415119

Trapani - via Marino Torre, 117 0923547829

Toscana Telefono

Arezzo - via XXV Aprile, 12 0575354292

Carrara - via Don Minzoni, 20/A 058570973-570672

Firenze - via Costantino Nigra, 23-25 055664795

Grosseto - via Tevere, 5/7/9 0564410703

Livorno - via Serristori, 15 0586898276

Lucca - via Fillungo, 121 - c/o Confcommercio 0583473170

Pisa - via Chiassatello, 67 05025196-0507846635/30

Prato - via San Jacopo, 20-22-24 057423896

Pistoia - viale Adua, 128

0573991500

Siena - via del Giglio, 10-12-14 0577283914

Trentino Alto Adige Telefono

Bolzano - Mitterweg - via di Mezzo ai Piani, 5 0471978032

Trento - via Solteri, 78 0461880408

Umbria Telefono

Perugia - via Settevalli, 320 0755067178

Terni - via Aristide Gabelli, 14/16/18 0744390152

Valle d’Aosta Telefono

Aosta - piazza Arco d’Augusto, 10 016545981

Veneto Telefono

Belluno - piazza Martiri, 16 0437215264

Padova - via degli Zabarella, 40/42 049655130

Rovigo - viale del Lavoro, 4 0425404267

Treviso - via Sebastiano Venier, 55 042256481

Venezia Mestre - viale Ancona, 9 0415316355

Vicenza - via Luigi Faccio, 38 0444964300

Verona - via Sommacampagna, 63/H - Sc. B 045953502

Le sedi 50&Più estere

Argentina Telefono

Buenos Aires

0054 11 45477105

Villa Bosch 0054 9113501-9361

Australia Telefono

Perth 0061 864680197

Belgio Telefono

Bruxelles 0032 25341527

Brasile Telefono

Florianopolis 0055 4832222513

San Paolo 0055 1132591806

Canada Telefono

Burnaby - Vancouver BC 001 6042942023

Hamilton 001 9053184488

Woodbridge 001 9052660048

Montreal Riviere des Prairies 001 5144946902

Montreal Saint Leonard 001 5142525041

Ottawa 001 6135674532

St. Catharines 001 9056466555

Toronto 001 4166523759

Germania Telefono

Dusseldorf 0049 21190220201

Portogallo Telefono

Lisbona 00351 914145345

Svizzera Telefono

Lugano 0041 919212050

Uruguay Telefono

Montevideo 0059 825076416

USA Telefono

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VITA ASSOCIATIVA ASSISTENZA PREVIDENZIALE ASSISTENZA FISCALE
50&Più SISTEMA ASSOCIATIVO E DI SERVIZI

BAZAR

a cura del Centro Studi 50&Più

SERVIZI

IL GERIATRA A CASA

Dalla fine di aprile la Cooperativa Sociale Nomos ha avviato, in provincia di Firenze, un servizio di prenotazione per il Geriatra a Domicilio. Lo scopo è fornire un’assistenza specializzata per l’invecchiamento fisiologico e le demenze. Uno staff di esperti, infatti, è a disposizione per un supporto completo, personalizzato e continuativo nel tempo alle persone anziane, con o senza demenza, all’interno del loro ambiente domestico. Per maggiori informazioni è possibile contattare la Cooperativa Sociale Nomos allo 0556510477 (dal lunedì al giovedì: 09.00-13.00 e 14.00-18.00; il venerdì: 09.00-13.00 e 14.00-17.00).

TECNOLOGIA

L’ALGORITMO CHE TROVA

I CAREGIVER

Scegliere il caregiver adatto ad una persona anziana o fragile è un compito complesso che si lega a diverse esigenze: sorveglianza diurna e notturna, preparazione dei pasti, pulizia della casa, igiene personale, somministrazione dei farmaci, etc. Dal 2020 la startup Amalia Care, attraverso un processo di selezione che usa gli algoritmi dell’Intelligenza Artificiale, facilita l’incontro tra caregiver e famiglie. Sulla piattaforma della startup si inseriscono le caratteristiche dell’anziano, rispondendo ad alcune domande; il software, quindi, individua la persona più adatta nel database. www.amaliacare.it

Informazioni, curiosità, notizie utili, luogo d’incontro e di scambio

Inviate segnalazioni e quesiti a: centrostudi@50epiu.it

DEMOGRAFIA

ITALIA, NASCITE IN ROSSO

Il bilancio demografico del nostro Paese chiude ormai sempre più in rosso. La vita si è allungata, ma la situazione degli “anni di vita attesa” - che spettano ovvero in futuro agli italiani - è negativa: dal 2013 al 2023 abbiamo perso 184 milioni di anni di vita futura a causa dell’invecchiamento e del saldo negativo tra nascite, decessi e migrazioni. La capacità di costruire un avvenire sta svanendo: il calo delle nascite, infatti, sta producendo una notevole perdita di anni di vita che avrebbero potuto essere immessi nel patrimonio economico, di welfare, vita culturale e relazioni.

SOCIETÀ

RIDERE DELL’ANZIANITÀ

È possibile ridere della terza età, dei suoi luoghi comuni e delle difficoltà? La risposta è sì. È quello che fa Andy Huggins, ‘cabarettista’, in passato ospite del famoso programma America’s Got Talent . Huggins, oggi over 70, sale sul palco da oltre 45 anni ironizzando spesso sulla sua condizione di ‘anziano’ stand up comedian. Il suo messaggio più potente e sincero è che i sogni non hanno limiti di età, un concetto che cerca di diffondere in ogni spettacolo. La sua è la testimonianza del potere della perseveranza, della resilienza e del fascino senza tempo dell’umorismo. www.oldmanhuggins.com

FILM

LE RICETTE

DELLA SIGNORA TOKU di N. Kawase, con K.Kiki, M.Nagase Drammatico, Giappone, 2015 Per ripagare un debito, Sentaro cucina i dorayaki, tipici dolci giapponesi, in un chiosco nella periferia di Tokyo. Solitario e introverso, tollera solo la compagnia di Wakana, una povera ragazzina a cui dona i dolci che gli riescono meno bene. Un giorno, però, si presenta Toku, un’anziana signora in cerca di lavoro. La sua anko, la confettura di fagioli rossi con cui farcire i dorayaki, è la più deliziosa mai assaggiata. In pochi giorni, gli insegnamenti di Toku cambieranno la vita di Sentaro e non solo la sua.

LIBRI

IL VECCHIO AL MARE

di Domenico Starnone

Einaudi, 2024, 128 pagine

Gli ultimi sessant’anni di Nicola sono stati una corsa in cerca della sua idea di felicità. Ora, a 82 anni, vive in una casa al mare e ogni mattina va in spiaggia ad osservare una ragazza pagaiare: Lu. Lei ha 20 anni e a Nicola ricorda sua madre, morta troppo presto, reinventata dalla memoria e dalla fantasia. In una cittadina ventosa e sonnolenta, Nicola prova a sbrogliare le matasse di un catalogo umano fatto di dispetti e pettegolezzi. Comprarsi un kayak, allora, e andare a caccia di piovre giganti con il piccolo figlio di Lu è il modo per dare nuovamente un senso alle cose.

50&Più | giugno 2024 98

Hai problemi di memoria?

QUESTE COMPRESSE FORNISCONO I NUTRIENTI NECESSARI AL CERVELLO PER AIUTARE LA MEMORIA E LA CONCENTRAZIONE

Quando sei di fretta perdi di vista l’essenziale e arrivi a dimenticarti persino i nomi delle persone. Migliaia di persone sono affette da perdita di memoria legata all’età, ma oggi esistono le compresse naturali Clear Brain™ che ti aiutano a mantenere una buona funzione celebrale.

Una vera innovazione

Clear BrainTM, basato su nutrienti essenziali per il cervello, (noci, melograno, corteccia di pino, vitamine, minerali) aiuta a migliorare le prestazioni mentali e le funzioni cognitive come memoria, attenzione e concentrazione.

I risultati degli scanner sul cervello*

Clear BrainTM è ricco di L-teanina, un aminoacido. Gli scanner mostrano molto chiaramente che l’attività delle onde cerebrali aumenta entro un’ora dall’assunzione della compressa. Nelle zone rosse (attive) notiamo le aree celebrali della memoria e della concentrazione. In confronto possiamo distingue le zone in blu, inattive, nelle persone che hanno assunto un placebo (una compressa senza principio bioattivo).

Noci e cervello

La noce ha un aspetto che ricorda il cervello umano e contiene molti nutrienti essenziali per il corretto funzionamento di questo organo. Diversi studi scientifici hanno dimostrato che il consumo di noci favorisce una buona memoria grazie a una doppia azione di protezione antiossidante e al miglioramento della circolazione sanguigna nel cervello.

*JOURNAL OF MEDICINAL FOOD - J Med Food 14 (4) 2011, 334–343

Clear Brain™ è disponibile in tutte le farmacie

o visita il sito www.newnordic.it

Per maggiori informazioni: 02.89070845 - info@newnordic.it

L’Albero Argento è il logo di New Nordic, è un simbolo di qualità e autenticità riconosciuta da milioni di persone in tutto il mondo

Clear Brain™ 60 compresse - codice 939478400

Clear Brain 120 compresse – codice 976733978

Ho ritrovato fiducia in me stessa

Ruth si sta godendo il suo pensionamento. “Sono sempre riuscita a mantenere il controllo, ma un giorno ho notato che non avevo più le idee chiare. È diventato difficile affrontare la quotidianità. Non ricordavo più dove stavo mettendo le mie cose e stavo perdendo fiducia in me stessa. Ora prendo le compresse di Clear Brain™ ogni giorno”.

Posso godere della compagnia dei miei amici “È molto importante per me mantenermi attiva, affrontare i problemi quotidiani, divertirmi con i miei nipoti, prendermi cura del mio giardino e giocare a carte con i miei vicini. Voglio rimanere attiva senza perdere il controllo o sentimi confusa o stanca. Non sono il tipo di persona che sta seduta tutto il giorno a guardare la TV; voglio uscire e godermi la mia famiglia e i miei amici”.

- Ruth

Il percorso della vitalità

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