Luglio - Agosto 2024

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PRIMO PIANO

La nuova scommessa di Kevin Costner al cinema

«Horizon racconta i nativi americani

Adesso questo film è vostro»

PRIMO PIANO

Turismo, è l’anno dei record

Località balneari prese d’assalto E c’è chi non dimentica il volontariato e la solidarietà

SCUOLA

In Italia è caos asili nido Disparità tra nord e sud Aumentano i posti disponibili nel pubblico

EVENTI Settimana della Creatività il dietro le quinte Premiati i vincitori della 42a edizione del Concorso 50&Più

Anno XLVI - n. 7/8 - luglio/agosto 2024

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Sfide e responsabilità: ripartiamo da qui Carlo Sangalli 5

Fuori dal disordine e dal complesso con la semplicità!

In questo numero

Senior, l’Onu in campo per i diritti

Anna Grazia Concilio 6

Valerio Maria Urru 24 Il Girevole, il bar che offre inclusione Anna Giuffrida 28

Seminario Fiapa, il passaggio dei saperi

Italiani pazzi per l’occulto, il report

Valerio Maria Urru 30

Donatella Ottavi 36

Croazia, gentrificazione in corso Cosimo Caridi 42

Misteri, omicidio alla Cattolica di Milano Anna Costalunga 58

Silent reading party, lettura e condivisione Ilaria Romano 80

Previdenza, a luglio la quattordicesima Maria Silvia Barbieri 86

Fisco, le locazioni brevi

Alessandra De Feo 88

Viaggi: Thailandia, Andalusia, Dubai 92

Estate, mesi caldi e luminosi a cura di Barbanera 94

45 34

50&Più compie cinquant’anni

Sangalli: «Una storia di impegno tra diritti, rappresentanza e interventi d’avanguardia» di Anna Grazia Concilio

Rubriche

Turismo, anno da record tra mare e solidarietà di V.M.Urru, L.Russo

C.Ludovisi, D.Ottavi

D.De Felicis

La forma delle nuvole Gianrico e Giorgia Carofiglio 10

Il terzo tempo Lidia Ravera 12

Anni possibili Marco Trabucchi 14

Effetto Terra Francesca Santolini 16 a cura di 50&Più Turismo

F.Cutolo

ASILI NIDO, ANCORA DIVARI TERRITORIALI

Federica Ortalli, presidente di Assonidi Confcommercio: «Il sistema pubblico spesso non riesce a rispondere alle necessità delle nuove famiglie»

C.Ludovisi

PREVENIRE LE DEMENZE SI PUÒ

L’analisi dei fattori di rischio per controllare i disturbi. L’appello della Società Italiana Geriatria Ospedale e Territorio

38

ISTITUTO AYRTON SENNA

L.Guzzo

Frutto della visione del campione di Formula Uno, l’organizzazione garantisce un’istruzione a milioni di ragazzi brasiliani. È cattedra Unesco

Personaggi

A Sergio Assisi piace la regia «Il terzo film sarà un’altra commedia divertente»

di Giulia Bianconi 18

Veterinaria

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Disturbo alimentare sottovalutato richiede un rapido intervento medico

La pica nel gatto 82 a cura di Irene Cassi

Premio Strega, vince Donatella Di Pietrantonio 71

Dario Voltolini racconta Invernale, il suo nuovo libro

72

Horizon, il western corale di Kevin Costner 74

Franco D’Andrea, il decano del jazz italiano 76

Il “sogno d’amore” di Chagall 78

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NUMERO CERTIFICATO 9271 DEL 6/03/2024

ASSOCIATO ALL’USPI UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

SFIDE E RESPONSABILITÀ RIPARTIAMO DA QUI

Ogni volta che vogliamo raggiungere un obiettivo, ci troviamo inevitabilmente davanti a una sfida. L’obiettivo che 50&Più si è posta per il primo mezzo secolo di attività è certamente quello di cambiare la rappresentazione e la percezione sociale delle persone anziane nel nostro paese. La sfida è stata quella di accompagnare questo cambiamento alla parallela evoluzione della società italiana, dal punto di vista tecnologico, demografico e di stili di vita, superando un pregiudizio resistente a tutti i cambiamenti, quello legato all’età. Questo pregiu-

LA PARTECIPAZIONE

SUPERA DISTANZE

GENERAZIONALI, SOCIALI

ECONOMICHE E CREA

PONTI TRA LE VITE

DELLE PERSONE

dizio generico oggi ha una definizione e si chiama ageismo: ed è in sintesi la convinzione che le persone anziane non siano più in grado di contribuire in modo decisivo al vivere comune. È una convinzione insidiosa, talora silente, eppure riemerge nel tempo, talvolta con caratteristiche inaspettate. Pensiamo alla cesura storica della pandemia, che ha travolto gli anziani a partire dalle Rsa e isolato in modo particolare le persone agèe, considerate più fragili ed esposte. D’altro canto, questa stessa generazione era anche quella che aveva talvolta minori strumenti di ‘compensazione’ della deprivazione

relazionale: dal vivere da soli alla minor confidenza con l’universo digitale. Come 50&Più abbiamo, come tanti altri, utilizzato le tecnologie per affrontare il momento, ma soprattutto abbiamo deciso di utilizzare il momento per formare e socializzare i nostri associati a queste stesse tecnologie. La pandemia ci ha dunque insegnato che non sappiamo cosa riservi il futuro, ma che è possibile trasformare una debolezza in un’occasione per crescere, indipendentemente dall’età. Come diceva una famosissima trasmissione di tanti anni fa: «non è mai troppo tardi». È una lezione fondamentale che portiamo nel futuro del paese, che apre a una società demograficamente sempre più anziana, ma non per questo destinata inevitabilmente ad invecchiare nello stato di salute e nelle prospettive. Serve dunque una vera e propria alleanza tra generazioni, fondata su un principio in particolare: quello di partecipazione. Grazie alla partecipazione, infatti, si inverano i diritti e si consolidano le responsabilità. La partecipazione supera le distanze generazionali, sociali, economiche e crea ponti tra le vite delle persone, e anche dentro la propria stessa vita, contribuendo a tessere quel senso che ci fa sentire utili ad uno scopo più grande dell’orizzonte della nostra giornata e della nostra esistenza. Se la trasmissione citata prima ripeteva «non è mai troppo tardi», con 50&Più potremmo allora dire che «non è mai troppo presto»: non è mai troppo presto per partecipare, per lavorare insieme, per dare di (50&)più.

FUORI DAL DISORDINE, LA SEMPLICITÀ PER LEGGERE LA COMPLESSITÀ

«Rendere complicato ciò che è semplice è cosa banale; trasformare ciò che è complicato in qualcosa di semplice, incredibilmente semplice: questa è creatività». Le parole di Charles Mingus, leggendario musicista jazz statunitense, risuonano come una profonda verità. Oggi più che mai. Sì, perché ogni giorno, nella nostra quotidianità, abbiamo davanti fatti, circostanze e parole che - spesso - facciamo fatica a capire e, quindi, a interpretare. Ascoltiamo espressioni che, per qualche aspetto, ci mandano in confusione, ci impediscono di cogliere l’essenza e di capire il significato, oltre il significante. Però, per non cadere in questa trappola anche qui, sgomberiamo subito il campo da ogni dubbio e diciamo, prima di tutto, che c’è una sostanziale differenza tra ciò che è complicato e ciò che è complesso. Vediamo perché. Quando parliamo di complicato ci riferiamo a fatti, circostanze e parole, appunto, che presentano difficoltà, a volte inevitabili, e che possiamo definire tortuose e poco chiare. Diamo, in maniera anche inconsapevole, un’accezione negativa a tutto questo e inconsapevol-

mente tendiamo a starne lontani. Ben altra cosa, invece, è la complessità. A questa ci riferiamo quando parliamo di tanti elementi, profondi e minuziosi, comprenderli non sempre è cosa facile. La vera genialità, quella a cui anche Mingus, fa riferimento è saper vedere al di là della confusione e del disordine, per cogliere i fili che tengono insieme un ragionamento. Perché? Perché c’è sempre più bisogno di usare parole semplici affinché anche i concetti complessi possano essere compresi, assunti e possano diventare oggetto di critica (intesa come ragionamento). Dobbiamo provare a immaginare di avere davanti un vetro appannato: la nostra azione può e deve essere quella di pulire il vetro per riuscire ad andare oltre l’opacità. Una volta fatto questo avremo di fronte una serie di elementi, quelli che abbiamo già citato, che vedremo in maniera più nitida, dai contorni più definiti e la loro comprensione saràse non immediata - almeno più semplice. Questo discorso è trasversale a ogni ambito della vita e presume, senza ombra di dubbio, la chiarezza che diventa così una conditio sine qua

non. La chiarezza, dunque, è l’assist necessario per riuscire a discernere le cose, l’essenziale dal superfluo. Chiarezza e semplicità sono quindi, allo stesso tempo, qualità e strumenti che ci permettono di navigare con consapevolezza in un mare magnum di stimoli, di cambiamenti, di cui a volte siamo parte e a volte artefici. Decodificare discorsi complessi e riuscire a restituirli con semplicità è, senza se e senza ma, qualcosa di veramente soddisfacente che ci rende, in una certa maniera, ambasciatori della realtà. Al tempo stesso, tutto questo ci offre la possibilità di valorizzare la bellezza delle piccole cose, di trovare la gioia nei momenti di quiete. Ci offre anche l’occasione di apprezzare l’eleganza di una conversazione sincera, la profondità di un’opera d’arte, la compagnia di persone autentiche che portano ricchezza nelle nostre vite. Riconoscere tutto questo non è e non deve essere prerogativa di pochi. È così, e solo così, che potremmo avviare quel processo di trasformazione che, in un certo senso, svela la complessità e la rende semplice, ‘incredibilmente semplice’.

TRADIZIONE E CREATIVITÀ, GLI ORIGAMI

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a cura di Elisa Rossi

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La forma delle nuvole

PARTIRE DAL FUTURO PER SALVARE L’UMANITÀ

di Gianrico e Giorgia Carofiglio

In periodi di crisi e di incertezza, l’istinto ci spinge a rifugiarci nel presente, a occuparci delle questioni urgenti e a orientare le scelte in una prospettiva a breve termine. Un gruppo di filosofi dell’Università di Oxford è invece interessato al futuro a lunghissimo termine, a distanze siderali da noi.

Immaginate di poter osservare, planando dall’alto, tutta l’esistenza umana dalle origini fino al suo declino. L’Homo sapiens esiste da poche centinaia di migliaia di anni. Se gli esseri umani vivessero anche solo un milione di anni - una frazione minuscola rispetto all’età del nostro pianeta - saremmo ancora nel pieno della giovinezza della nostra specie. Il modo in cui agiamo oggi potrebbe determinare la qualità della vita di decine, se non centinaia, di miliardi di persone dopo di noi.

L’idea di considerare gli effetti che le nostre scelte avranno sulle generazioni future non è nuova. Si dice che gli Iroquois, una confederazione di tribù native americane governata da processi democratici e deliberativi, avesse nella sua costituzione un principio detto delle sette generazioni, che ha

ispirato nel tempo movimenti diversi di attivisti: ogni decisione importante va valutata in termini delle sue conseguenze sulle prossime sette generazioni, ossia circa 175 anni in avanti, considerando una generazione di 25 anni. Ma i fautori del lungoterminismo ( longtermism in inglese) credono che la nostra responsabilità si estenda ben oltre le prossime generazioni, fino a un futuro remoto a centinaia di migliaia di anni di distanza. Ritengono che avere un impatto positivo su queste vite lontanissime debba essere una delle priorità centrali del nostro tempo.

Con centri di ricerca in alcune delle università più importanti del mondo e investimenti da parte di miliardari come Elon Musk, il lungoterminismo è una delle correnti filosofiche più influenti del nostro tempo, anche se quasi nessuno ne ha mai sentito parlare. Offre in parte una prospettiva ottimista sulla nostra capacità di influenzare gli eventi - un antidoto alla sensazione di impotenza di fronte a una realtà che ci appare fuori controllo - e in parte un ritratto spaventoso del mondo in cui viviamo, fatto di calcoli (piuttosto speculativi) sul rischio

della nostra estinzione. Un mondo dal volto quasi irriconoscibile, anche per chi è genuinamente preoccupato per le sorti del pianeta.

Uno dei principali esponenti del lungoterminismo, il filosofo australiano Toby Ord, stima intorno al quindici per cento la probabilità che, nel prossimo secolo, un evento apocalittico metta a rischio la nostra esistenza sulla Terra. Le opzioni sono numerose: dalle catastrofi naturali all’impatto di enormi asteroidi, come quello che uccise tre quarti delle specie animali, inclusi i dinosauri, milioni di anni fa. Ma la maggior parte dei pericoli identificati da Ord sarebbe il risultato

dell’azione dell’uomo: l’avvento di una super-intelligenza artificiale ostile e capace di rivoltarsi contro i suoi creatori, lo sviluppo di armi biologiche, il collasso climatico o l’annientamento nucleare.

Secondo i lungoterministi, siamo a un nodo fondamentale nella storia della nostra specie proprio a causa del potenziale distruttivo che è nelle nostre mani. Prendere le giuste decisioni oggi potrebbe non solo evitare catastrofi e sofferenza, ma anche garantire lo sviluppo di società sempre più prospere e felici. In effetti, se è vero che da millenni temiamo periodicamente che un’apocalisse ci spazzi tutti via, pri-

ma d’ora abbiamo sempre attribuito le nostre paure alla natura o a Dio, forze portentose che agiscono in modi misteriosi, imperscrutabili. La modernizzazione e l’industrializzazione hanno portato con sé un peculiare effetto collaterale. Il progresso, che ha permesso di migliorare considerevolmente la nostra qualità della vita, ha causato anche la proliferazione di nuove e sempre più numerose minacce. Cosa fare di questa prospettiva? Presa alla lettera, la responsabilità che i lungoterministi assegnano a tutti noi è allo stesso tempo troppo onerosa e troppo vaga. Non abbiamo modo di prevedere, oltre certi limiti, che

Secondo la filosofia del lungoterminismo la nostra responsabilità si estende oltre le prossime generazioni fino a un futuro remoto a migliaia di anni di distanza

conseguenze avranno le nostre azioni tra centinaia di migliaia di anni, né possiamo portare sulle nostre spalle il peso di miliardi di esistenze non ancora vissute. Rischia di essere una visione paradossalmente miope, tanto è immersa e plasmata dalle angosce che scuotono il presente: guerre, pandemie, l’avvento dell’intelligenza artificiale.

Ma, facendo a meno delle sue connotazioni apocalittiche, può diventare anche una prospettiva liberatoria, un esercizio radicale di immaginazione. Proiettarci nel futuro lontano ci ricorda che anche se la realtà sembra stagnante, una condizione permanente, tutto è destinato a cambiare. Osservarci a distanza ci consente di percepire che siamo radicati a tutti quelli che sono venuti prima di noi e connessi a tutti quelli che verranno. Pur essendo un minuscolo anello in una catena lunghissima, ciò che facciamo conta. Siamo più e meno importanti di quel che pensiamo: è in questo spazio intermedio che prosperano le possibilità.

PARLIAMONE

Per scrivere a Gianrico e Giorgia Carofiglio posta - C/O Redazione 50&Più via del Melangolo, 26 - (RM) fax - 066872597 email - redazione@50epiu.it

Il terzo tempo

IL PARADOSSO DELL’INFANZIA (A)DORATA

L’ipotetica bambina Susanna ha compiuto tredici mesi: per la sua festa stappano varie bottiglie il papà e la mamma, due quarantenni, i nonni materni e paterni, quattro sessanta/settantenni, più la bisnonna materna e il bisnonno paterno, due allegri novantenni. La somma fa otto. Dunque I Magnifici otto sono tutti chini su quello scricciolo d’essere umano, lo covano con inaudita tenerezza e potrebbero davvero, come cantavano le donne d’una volta, mangiarselo di baci.

L’ipotetica bambina Susanna regge, sulle sue minuscole spalle, una piramide di adulti commossi e inteneriti in misura proporzionale alla loro distanza dalla nascita. I più sbrodoloni sono i bisnonni, ma anche i nonni pigolano troppo. I genitori sprizzano orgoglio per avere prodotto, a quarant’anni suonati, il “bambino della bandiera”, nel senso che ne faranno uno solo, l’ipotetica bambina Susanna non avrà fratelli né sorelle. In compenso avrà un sacco di nonni e riceverà molti regali.

La famiglia infatti festeggia ogni complimese della bambina unica e, per l’occasione, tutti e otto i suoi adulti di

riferimento le regalano giocattoli intelligenti, libricini di cartone masticabile, trenini di legno ecocompatibile, cubi da incastrare in altri cubi per imparare a coordinare le grandezze e le forme, carillon che la iniziano al culto di Chopin e Lucio Dalla, vestitini con fiocchi e falpalà.

È sconvolgente il numero di supporti al gioco che giacciono sul pavimento della cameretta dell’ipotetica bambina Susanna, ma anche in salotto, in cucina, in balcone, in anticamera e sul pianerottolo. Da quando è nata i suoi effetti personali e i suoi pupazzi hanno guadagnato tutta la casa spingendo in un angolo ogni altro arredo.

Lì per lì sembra contenta, la lattante, vezzeggiata da una piramide di adulti gorgheggianti. Ma poi? Come diventeranno grandi questi piccoli adorati per la loro rarità?

Certo, la mancanza d’amore è il peggiore dei mali che possono colpire i più fragili fra noi, cioè i molto giovani e i molto vecchi, ma non abbiamo ancora mai studiato gli effetti collaterali di una esposizione prolungata al calore dell’innamoramento, quasi una venerazione, che colpisce i bambini piccoli. Si può morire soffocati dal miele? Temo di sì.

Loro sono pochi, sono rari, sono eccezionali. Sono sempre meno. Cresce il partito delle “children free”, donne che non vogliono figli, punto e basta. Quelli che riescono a nascere, perciò, sono specie da proteggere, come i panda.

Sono animaletti esotici, come certe lucertoline che vivono soltanto sulle pendici rocciose dell’isola di Strombolicchio, neck di un vulcano sommerso. Gli under 15 sono stati sorpassati dagli over 65, di recente. Per la prima volta nella storia del mondo. E in Italia, e soltanto in Italia. Gli anziani sono una massa, in Italia, un esercito, una moltitudine. E continuano a crescere. Un secolo fa superare il primo anno di vita aveva del miracoloso. I bambini morivano spesso, morivano presto. Fino al compimento dei cinque anni d’età non erano fuori pericolo. Fortuna che di figli se ne facevano minimo quattro, molto spesso otto o dieci. Se ne moriva

Lì per lì la lattante sembra contenta vezzeggiata da una piramide di adulti gorgheggianti Ma poi? Come diventeranno grandi questi piccoli adorati per la loro rarità?

uno, avevi il rimpiazzo. Se i figli riuscivano a compiere i fatidici cinque anni, potevi sperare che campassero.

Li amavi moltissimo, ma con discrezione, e senza pretendere di farli felici. Oggi, grazie al progresso, alla scienza, all’igiene di vita e al Cielo, la morte di un figlio bambino è improbabile. Si tratta, per fortuna, di un evento raro, la più intollerabile delle disgrazie. Non c’è nome per chi perde un figlio, non esiste una parola per dirlo.

Se malauguratamente succede, gli otto adulti di riferimento quasi sempre non sopravvivono.

Se non succede nessuna disgrazia, se si cammina veloci 30 minuti al giorno e si mangia tanto parmigiano per le ossa, la vita degli adulti-adulti dura, in media, sessant’anni: dai 25 agli 85 anni. Ma facilmente anche di più.

I vecchi sono una maggioranza. Invecchiare, ormai, è il destino di una massa, non di un élite. Oggi l’élite sono i bambini. Pochi, preziosi, viziati. Appartenere a una élite fa di te un oggetto di invidia. L’invidia, repressa, sfoga in corteggiamenti degni d’un cicisbeo d’altri tempi. I bambini vengono lusingati, rassicurati sulla loro bellezza, fotografati, lanciati su Instagram, commentati in rete come se fossero tutti pezzi unici, da incastonare come pietre preziose nella noia della vita quotidiana, per farla brillare. Chissà come si sente, l’ipotetica bam-

bina Susanna, con quella schiera di adulti al seguito. Potente?

E come si sentirà quando scoprirà che non tutti la amano, che non tutti la approvano, che non tutti la applaudono? Che donna diventerà? Una dominatrice? Oppure alla prima delusione andrà in mille pezzi, incapace di rendersi conto che il mondo non ruota attorno a lei. Me lo chiedo onestamente, care lettrici e cari lettori, me lo chiedo mentre compero all’edicola sotto casa una bustina piena di piccole sirene di plastica. La mia nipotina tre-enne sta per arrivare a casa mia. Tutte le volte che viene a trovarmi (o che i genitori me la mollano) sa che troverà un regalo. Per trovarlo dovrà partecipare ad una caccia al tesoro. Frugherà ridendo di gioia sotto tutti i cuscini dei divani del salotto, nella pattumiera, dietro le librerie. Alla fine lo troverà e potremo giocare insieme. Per giocare con lei staccherò il telefono, come i potenti quando stanno “in riunione”.

Staremo fino all’ora di cena sedute sul tappeto, a quattro zampe a far correre le macchinine sul marmo della doccia. Felici. Paghe l’una dell’altra. So perfettamente che la sto viziando, So che non avrò mai più il potere di renderla felice

Più i figli crescono, meno la loro serenità dipende da noi.

Però per un pomeriggio ho potuto godere del suo sorriso. Uno spettacolo per cui vale la pena di rischiare, quando verrà, la delusione della vita adulta.

PARLIAMONE

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Anni possibili

LA CURA DELL’ANZIANO “UN MONDO POSSIBILE”

Sempre più frequentemente siamo raggiunti da notizie di atteggiamenti verso le persone anziane caratterizzati da dimenticanze, mancanze di rispetto, esclusione da servizi ai quali avrebbero diritto. Per indicare questo insieme di comportamenti negativi verso la persona non più giovane è stato coniato il termine di origine inglese ‘ageismo’, condizione purtrop -

po diffusa, contro la quale però oggi si stanno mobilitando movimenti di pensiero e diverse azioni concrete. Non sarà un facile contrasto; infatti, negli ultimi decenni, a fronte di un rilevante aumento dell’aspettativa di vita, e quindi del numero di persone anziane nelle nostre comunità, è mancata un’adeguata risposta sul piano culturale e organizzativo. Poche realtà si sono incaricate di dif-

fondere su larga scala l’idea che le persone anziane non sono solo un peso da supportare, ma una componente importante di ogni comunità. Sono, infatti, portatori di una memoria, ma soprattutto capaci di conservare un’attività lavorativa, all’interno e all’esterno delle famiglie, in particolare nei settori con minore coinvolgimento fisico, di trasmettere contenuti formativi alle nuove generazioni, di accrescere le conoscenze in alcuni settori chiave della nostra organizzazione sociale. Sono, di conseguenza, cittadini che hanno gli stessi diritti degli altri di età diverse, fondati da una parte sull’appartenenza ideale alla stessa comunità e dall’altra ai vantaggi, in termini concreti, che questi cittadini sono in grado di produrre. L’impegno per contrastare l’ageismo non ha ancora raggiunto traguardi definitivi; però, di fronte ad un mondo irrispettoso ed egoista, si sta facendo spazio la logica e la pratica della cura, come attività di reciproco supporto all’interno della comunità. In un mondo dove le reti sembra -

no sempre più labili, la logica della cura diviene più importante perché stende reti dove mancano, offrendo ai più fragili un supporto che è condizione indispensabile per vivere.

Di quale cura hanno bisogno gli anziani del nostro tempo, perché il loro mondo sia adeguato alle loro esigenze al fine di costruire un “mondo possibile”? Di seguito indico schematicamente alcune caratteristiche di una cura efficace.

Prima di tutto è necessaria una diffusa condivisone sul fatto che senza cura a livello individuale e di comunità la vita dell’anziano si inaridisce e, progressivamente, i problemi legati all’età diventano dominanti rispetto ad ogni altra prospettiva. L’anziano che ritiene di “cavarsela da solo” spesso non vive una vita serena, osserva il mondo intorno a lui con preoccupazione e scetticismo, vive con angoscia il desiderio che qualcuno si avvicini e lo accompagni ma, allo stesso tempo, tende a rifiutare ogni offerta di relazione. Ad un certo momento, poi, viene il tempo del bisogno concreto di cura;

chi, però, non è aperto a riceverla reagisce male e la rifiuta. Non è facile abbattere questa barriera, ma è doveroso insistere da parte di chi capisce che l’autonomia professata troppo spesso maschera dolore e fatica di vivere. La cura deve essere coraggiosa, non fermarsi davanti a ostacoli psicologici e organizzativi: sono sempre moltissimi e solo la generosità e la cultura permettono di affrontarli con successo.

La cura dell’anziano non si riferisce solo ad aspetti di carattere clinico. Infatti, questi ha bisogno di sentirsi accompagnato nelle ore della sua giornata. L’aspetto principale è il controllo della solitudine, che domina la vita di molte persone anziane. La città curante è in grado di stendere attorno a lui una rete di cura, fatta di luoghi di incontro, di ascolto organizzato dei suoi problemi, in particolare del suo dolore fisico e psichico, del quale non è in grado di parlare con nessuno. Vi sono esperienze che indicano la possibilità che la solitudine sia almeno in parte lenita, così il mondo dell’an-

Una società giusta deve prendere in carico l’anziano accompagnandolo attraverso luoghi che si prendono cura del suo benessere

ziano può diventare più sereno. Un mondo vissuto come estraneo, senza futuro, può trasformarsi in “luogo possibile”.

La cura si esplica anche con interventi che riguardano la salute. Una società giusta deve prendere in carico l’anziano, accompagnandolo attraverso i diversi luoghi che si prendono cura del suo benessere, aiutandolo sia a organizzare pratiche che garantiscono una vita lunga sia interventi specifici per singoli problemi di salute. Una comunità curante è il luogo dove l’anziano viene preso in carico e accompagnato attraverso mondi che non conosce e che frequentemente teme, che provocano incertezze e dubbi e talvolta sfociano nell’angoscia. La cura dell’anziano è fatta di competenza tecnica (peraltro non facile, perché questi non è un giovane ricco di anni, ma una realtà complessa, con specificità da capire per farne oggetto di interventi qualificati) e di accompagnamento gentile: due competenze e atteggiamenti che insieme costruiscono “mondi possibili” per chi non è più giovane.

PARLIAMONE

Per scrivere a Marco Trabucchi

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CRIMINI AMBIENTALI AVVOCATI IN DIFESA DEL PIANETA

«Non è il futuro se lo fermi. Non è forse un paradosso fondamentale?». Risponde così Danny Witwer - un meraviglioso Colin Farrell -, agente federale a caccia di errori preventivi nel sistema, nell’epico film Minority Report di Steven Spielberg, tratto da un racconto di Philip K.Dick e uscito in Italia più di vent’anni fa. Nel film la polizia riesce a impedire un reato prima che avvenga e ad arrestare i potenziali colpevoli. In questo modo non viene punito il fatto - che non avviene - ma l’intenzione di compierlo. A sentirsi come in Minority Report è un team di avvocati francesi, già ribattezzati “gli avvocati difensori della natura”, che in una recente intervista al settimanale francese Le Nouvel Obs hanno dichiarato di fare esattamente come nel film di Spielberg e cioè “cercare di prevenire i danni ambientali”. Come simbolo del loro studio hanno un tepee - la tenda fatta di pelli dei nativi americani - e si presentano come una tribù. Hanno dato al loro studio il nome di un ca-

po pellerossa, Seattle, che nel 1854, in un discorso entrato nella storia, denunciò la responsabilità degli uomini nella distruzione della natura: «Come potete acquistare o vendere il cielo o il calore della terra?», dichiarava il capo delle tribù Squamish di fronte ai coloni americani che volevano accaparrarsi i territori dei suoi antenati. Simbologia evocativa a parte, i sedici avvocati dello studio legale Seattle, non sono esattamente attivisti o idealisti smarriti nell’impervio mondo del diritto. I tre fondatori si sono formati in uno dei migliori studi penalisti francesi e i giovani collaboratori provengono da grandi studi legali anglosassoni. Insieme, formano una ‘tribù’ di avvocati ‘impegnati’ ma non ‘militanti’, dicono, e ancora meno ‘moralisti’, anche se questo non gli impedisce di essere in prima linea in tutti i più grandi processi ambientali. L’elenco delle cause che hanno intrapreso è impressionante: le azioni legali contro Total per obbligare il gigante petrolifero ad allinearsi all’obiettivo di 1,5°C previsto dall’Accordo di Parigi, quella

per denunciare l’abuso di plastica da parte della multinazionale Danone, il processo contro la multinazionale Casino che commercializza carne che proviene dalla deforestazione dell’Amazzonia o quello contro la Bnp per il suo sostegno finanziario alle multinazionali del petrolio.

Tutti procedimenti giudiziari che rappresentano una serie di attacchi al nostro ambiente e che sono alla base

di Francesca Santolini

Gli attacchi all’ambiente che sono alla base degli attuali sconvolgimenti climatici difficilmente vengono puniti in modo proporzionale ai danni provocati alla collettività

degli attuali sconvolgimenti climatici, delle crisi sanitarie, della distruzione degli ecosistemi e di diverse forme di inquinamento e di contaminazione chimica, che tuttavia difficilmente vengono puniti in modo proporzionale alle tragedie che provocano per la collettività. Il degrado dell’acqua che beviamo, del cibo che mangiamo e dell’aria che respiriamo ha un costo considerevole per la società.

Eppure la giustizia ambientale si confronta con numerosi ostacoli che ne compromettono l’efficacia e il suo effetto deterrente: dalla mancanza di risorse al ritardo nell’elaborazione dei casi, e un numero insufficiente di figure specializzate. Tutto questo rende la risposta giuridica ai crimini ambientali - terza attività criminale più redditizia al mondo - ancora marginale. Per questo la storia della “tribù degli avvocati difensori dell’ambiente” in Francia, accende una speranza per il futuro della Terra e di tutti noi.

ped explige ntibeaque

La questione climatica dà origine, dunque, a un nuovo regime di responsabilità per il futuro, in cui a prevalere è una logica anticipatoria, vale a dire facendo assumere alle aziende le conseguenze civili prima di essere condannate in sede penale. Proprio come in Minority Report , senza però gli angosciosi interrogativi morali posti da quel film. È molto discutibile che un uomo possa essere arrestato per aver avuto l’intenzione di commettere un crimine. È molto giusto che una grande impresa venga costretta a risarcire in anticipo i danni che sicuramente produrrà nel futuro a tutti noi.

Per scrivere a Francesca Santolini

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PARLIAMONE

Personaggi

A SERGIO ASSISI PIACE LA REGIA «IL TERZO FILM SARÀ

UN’ALTRA COMMEDIA DIVERTENTE»

Il mio regno per una farfalla, la pellicola diretta dall’attore napoletano nelle sale da giugno

In lavorazione anche uno spettacolo teatrale che andrà in scena entro la fine dell’anno

«Non sono importanti gli anni che hai, ma i sogni che fai». Sergio Assisi crede fermamente in questa frase, che fa dire al suo personaggio, Sasà, nel suo secondo film da regista, Il mio regno per una farfalla. «Ho sempre inseguito i sogni nella vita. Poi non tutti si sono avverati. Ma non bisogna smettere di sognare», ci dice con convinzione.

In questa sua nuova commedia corale ambientata a Ischia - da lui scritta e già nelle sale -, che vede nel cast, tra gli altri, Tosca D’Aquino, Barbara Foria, Giobbe Covatta, Nunzia Schiano e Giuseppe Cantore, l’attore napoletano, 52 anni, interpreta un nobile decaduto, figlio illegittimo del Barone Belladonna. Sasà vive in una suite nello storico albergo fondato dal padre e si vanta di essere il Re, mentre se ne va in giro sull’isola insieme al suo tuttofare Peppe a bordo di una Mehari rosa. Donnaiolo impenitente, bugiardo incallito senza soldi, l’uomo è un maestro di improvvisazione, dotato di una simpatia irresistibile e una dialettica shakespeariana. A destabilizzare il suo regno, sarà l’amore vero.

Assisi, dal suo primo film da regista, A Napoli non piove mai, sono passati quasi dieci anni. Come mai?

In realtà a me sembra ne siano tra-

scorsi solo un paio. Il tempo vola, come la farfalla del mio film. In realtà questa storia era già pronta da un po’ di tempo, insieme a un altro paio di sceneggiature. Ma i film prendono forma quando devono venire fuori. Sul set di un’altra commedia ho incontrato dei produttori (della Vargo Film, ndr) che hanno creduto nel mio progetto.

Il mio regno per una farfalla che film è?

Una favola corale per adulti. Una commedia, anche un po’ farsa, ma con un sottotesto abbastanza articolato, con metafore tra insetti ed esseri umani, pieno di citazioni, rimandi al cinema, a personaggi e attori che hanno accompagnato la mia infanzia, da Totò e Peppino a Massimo Troisi e Vittorio De Sica, da Frankenstein Junior a Capitan Uncino e Spugna. Sul finale del film omaggio Gigi Proietti, con il suo monologo di Febbre da cavallo. Avrebbe dovuto anche lui fare questo film.

Sasà dice: «Non sono importanti gli anni che hai, ma i sogni che fai».

Sognare è fondamentale. Io, fortunatamente, ho ancora una marea di sogni, più che desideri. Il sogno appaga, è fatto di sfumature e complessità. Uno dei messaggi del film è proprio che c’è ancora speranza e il tempo è una convenzione. Anche a cinquant’anni ti possono succedere cose belle, come incontrare l’amore. Per quel che mi riguarda spero di fare presto un terzo film da regista. Un’altra commedia divertente, sempre favolistica, surreale e corale. Mi piace lavorare in gruppo.

Nonostante lei sia un volto noto, non è stato facile, però, realizzare questo progetto. Ho avuto grandi difficoltà. In questo paese fai una fatica enorme. Quello che dovresti fare a trent’anni lo fai a cinquanta. Non c’è ascolto, purtroppo, ma non mi sono mai fermato. E continuerò a raccontare storie leggere che fanno sorridere e fanno pensare alla speranza, visto che la realtà è già piena di cose brutte e ha anche più fantasia di noi.

Oggi è più difficile far ridere?

Assolutamente, anche perché non puoi fare più battute. Far piangere è più semplice, ma quando parli di commedia c’è sempre un pregiudizio, come se fosse sempre facile far ridere. Io cerco di farlo senza volgarità o parolacce.

L’ironia quanto è importante anche nella vita?

Io mi prendo in giro sempre. Bisognerebbe farlo tutti di più. Lo faccio anche nel film, dove Cantore, ruzzolando giù dall’auto, dice: “Mannaggia a Sergio Assisi”.

Recentemente l’abbiamo vista in tv anche nella serie di Rai 1

Gloria.

Lì ero Alex, truccatore di cinema ed ex marito della protagonista inter-

pretata da Sabrina Ferilli. In passato ero stato suo marito in un altro film. Chissà, magari nella prossima stagione diventa vedova (ride, ndr). Gloria è una serie divertente che prende in giro il mondo dello spettacolo fatto di luci.

Tra la promozione de Il mio regno per una farfalla e una possibile seconda stagione di Gloria, cos’altro c’è?

La preparazione di un nuovo spettacolo a teatro, che dovrebbe debuttare a novembre, ma è ancora tutto in via di definizione. Insomma, non mi fermo mai. Quando ero ragazzino, ho sentito questa frase: “Solo gli sciocchi si annoiano”. Cerco di ripetermela ancora oggi ogni giorno.

Sergio Assisi con Peppe Cantore e Federica De Benedittis in alcune scene tratte dal nuovo film, Il mio regno per una farfalla

Scuola

ASILI NIDO, AUMENTANO I POSTI MA

Aumentano i posti disponibili nei nidi d’infanzia e nelle sezioni primavera. Secondo il report 2023 dell’Istat su asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia, i nidi d’infanzia, che rappresentano l’80,6% dell’offerta complessiva, insieme alle sezioni primavera, che coprono il 12,7% dei posti e accolgono bambini dai 24 ai 36 mesi, hanno visto un aumento di circa 1.700 posti rispetto all’anno educativo 2020/2021. Questo incremento ha quasi completamente riportato i livelli di disponibilità ai numeri pre-pandemia del 2019. La percentuale di copertura dei posti rispetto ai residenti tra 0 e 2 anni ha raggiunto il 28%, con un incremento dello 0,8% rispetto all’anno precedente, un risultato attribuibile alla diminuzione delle nascite e alla conseguente riduzione dei potenziali beneficiari del servizio. A livello nazionale, persistono ampi divari territoriali nell’offerta educativa, che si spera possano essere ridotti grazie agli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e alle recenti politiche di ampliamento e perequazione. Il Centro Italia e il Nord-Est superano in media il 33% di copertura, con il Nord-Ovest vicino all’obiettivo. Al contrario, il Sud e le Isole restano indietro, nonostante alcuni miglioramenti. L’Umbria si distingue come la regione con il più alto livello di copertura (43,7%), seguita da Emilia Romagna (41,6%), Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento (41,1%). La Toscana, il Friuli-Venezia Giulia e il Lazio superano anch’essi la soglia del 33%. Invece, le regioni del Sud, come Campania, Sicilia e Calabria, rimangono al di sotto del 15%, con la Sardegna che registra un livello relativamente al-

Cresce la percentuale di copertura degli ingressi riservati ai residenti tra 0 e 2 anni restano disparità territoriali. Federica Ortalli presidente di Assonidi Confcommecio: «Il sistema pubblico spesso non riesce a rispondere alle necessità delle nuove famiglie»

to (32,5%). L’Istat evidenzia che la frequenza dei servizi educativi per la prima infanzia in Italia è inferiore alla media europea. Nel 2021, solo il

33,4% dei bambini italiani tra 0 e 2 anni frequentava una struttura educativa, rispetto al 37,9% della media Ue. Paesi come Francia e Spagna su-

ANCORA DIVARI TRA NORD E SUD

perano il 50%, mentre l’Olanda e la Danimarca raggiungono rispettivamente il 74,2% e il 69,1%. Il report sottolinea la necessità di continuare a investire nei servizi per l’infanzia per colmare i divari esistenti e raggiungere gli obiettivi europei, garantendo così un futuro migliore per le nuove generazioni.

Ma come stanno le cose dal punto di vista di chi opera in questa tipologia di imprese? Lo abbiamo chiesto a Federica Ortalli, 56 anni, milanese, presidente di Assonidi Confcommercio con una ventennale esperienza

nel settore: «La situazione del comparto privato è molto varia e differenziata, anche per luoghi territorialmente vicini. In particolare, nelle regioni del Nord Italia, come in Lombardia e in Piemonte, i capoluoghi di provincia registrano il più delle volte situazioni di overbooking. Il settore privato è talvolta preferito all’offerta pubblica per una maggiore flessibilità del servizio, più corrispondente alle esigenze e ai desiderata delle famiglie di oggi. A nostro parere, il sistema pubblico, rimasto ancorato a obsoleti standard, spesso non riesce a rispondere alle necessità delle nuove famiglie».

Altro annoso problema è quello delle graduatorie, ci spiega ancora Ortalli: «Premesso che il sistema delle graduatorie è una problematica che riguarda prevalentemente il sistema pubblico, a nostro giudizio non sempre le graduatorie nelle grandi città corrispondono ad una reale esigenza delle famiglie. Capita molto spesso che i genitori si mettano in lista per poi trovare soluzioni alternati-

ve all’interno del nucleo famigliare. È molto frequente anche la doppia iscrizione; per essere certi di vedersi assegnato un posto presso i servizi educativi, le famiglie iscrivono i propri figli contemporaneamente sia alla lista d’attesa pubblica che al nido privato. Questa pratica diffusa influisce in modo non indifferente alla generazione di liste d’attesa anche nel sistema privato». Sicuramente importante è l’onere che pesa sulle famiglie che ricorrono agli asili nidi e anche in questo caso la situazione è diversa per il Nord, il Centro e il Sud Italia. «La retta media nel Nord Italia per il sistema pubblicopuntualizza Ortalli - si aggira attorno ai 500 euro mensili, fatte salve alcune realtà in cui il costo può arrivare nel privato a circa 750 euro e oltre, se si pensa a Milano, per i servizi più esclusivi. Al contrario, nelle zone del Sud Italia il costo può anche essere inferiore, attestandosi su un costo medio mensile di circa 400 euro. La differenza di costi tra pubblico e privato è dovuta a una maggiore offerta del servizio privato, che si concretizza in un’apertura sensibilmente maggiore (più giorni di apertura e orari prolungati) e una proposta “tutto incluso” (pannolini, pomate, laboratori di inglese, pasti e merende abitualmente inclusi). Inoltre, compresi nella retta del nido privato sono frequentemente offerti laboratori differenziati e iniziative ludico-pedagogiche che coinvolgono anche i genitori. Fortunatamente - conclude - ci sono aiuti a livello nazionale. Il ‘bonus nido’ erogato dall’Inps è il riferimento per qualsiasi famiglia con figli iscritti presso un servizio educativo per l’infanzia. A questo si aggiungono eventuali contributi regionali, diversi per ciascuna regione».

PIÙ VICINI AD UNA CONVENZIONE ONU

SUI

DIRITTI DELLE PERSONE ANZIANE

Il Gruppo di Lavoro Aperto sull’Invecchiamento delle Nazioni Unite ha raggiunto un risultato storico: si lavora a uno strumento che sia riconosciuto dal punto di vista giuridico in tutto il mondo

di Valerio Maria Urru

«Le raccomandazioni rappresentano un’importante pietra miliare nell’arduo viaggio per promuovere e proteggere meglio i diritti umani degli anziani». Sono le parole con cui Heidrun Mollenkopf, presidente di Age Platform Europe - piat-

taforma delle associazioni e realtà senior e di cui 50&Più è membro -, ha salutato i risultati del 14° incontro dell’Oewg, l’Open Working Group dell’Onu sull’invecchiamento.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito l’Oewg nel 2010 con il compito di esaminare il qua-

dro internazionale dei diritti umani per le persone anziane, identificarne le lacune e proporre misure e strumenti per colmarle. La novità è che quest’anno ha adottato, per la prima volta, alcune raccomandazioni

segue a pag 26

INTESTINO IRRITABILE

Sono molti gli italiani che ne soffrono, ma solo pochi ne parlano apertamente. I tipici disturbi della sindrome del colon irritabile possono avere un impatto rilevante sulla qualità della vita. I disturbi intestinali ricorrenti rimangono tuttora un mistero per molti, infatti le persone che ne sono affette lottano contro questi sintomi per diversi anni.

Nella diagnostica, inoltre, si distingue tra sindrome dell’intestino irritabile a prevalenza di diarrea (chi soffre principalmente di diarrea ricorrente), sindrome dell’intestino irritabile a prevalenza di costipazione (chi soffre principalmente di costipazione) e il cosiddetto tipo misto (diarrea e costipazione si alternano). Questi sintomi possono variare in intensità, frequenza e durata.

"Mi capitava spesso di dover correre in bagno in momenti poco opportuni, ad esempio mentre mi trovavo nel traffico, in fila o al cinema". Insieme ai dolori addominali, le imbarazzanti flatulenze e la costipazione, la diarrea ricorrente costituisce un sintomo molto diffuso per chi è affetto dalla sindrome del colon irritabile.

La causa potrebbe essere dovuta alla barriera intestinale danneggiata. Il minimo danno a tale barriera può fare in modo che sostanze nocive o agenti patogeni penetrino all’interno della parete intestinale, il che, in molti casi, causa micro-infiammazioni del sistema nervoso enterico. Il corpo reagisce con sintomi come diarrea, dolore addominale o flatulenza, sintomi che possono presentarsi separati o spesso anche in combinazione tra loro.

intestinale può rigenerarsi e allo stesso tempo essere protetta, prevenendo così l’insorgere di nuove irritazioni.

IN CASO DI DISTURBI INTESTINALI

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Sociale

continua da pag 24

che incoraggiano gli Stati membri dell’Onu a considerare una convenzione internazionale giuridicamente vincolante che li promuova, protegga e garantisca.

Servirà tempo, intanto però questa decisione spiana la strada e dà mandato all’Oewg di sottoporre le raccomandazioni alla 78ª sessione dell’Assemblea Generale, a settembre 2024, quando quest’ultima dovrebbe richiedere al Consiglio per i Diritti Umani di istituire un gruppo di lavoro intergovernativo per elaborare uno strumento globale giuridicamente vincolante sui diritti umani dei senior.

È un risultato positivo, non solo frutto del lavoro delle associazioni di anziani. Se non fosse stato per la mobilitazione della società civile, senza

questo “dietro le quinte”, l’opzione di una convenzione delle Nazioni Unite probabilmente non sarebbe approdata nell’elenco delle raccomandazioni. Il loro contributo, ovvero le risposte fornite sui temi dell’anzianità, ha funzionato da catalizzatore. Da più di 14 anni, infatti, Age Platform Europe, insieme ai suoi membri e in collaborazione con l’Alleanza Globale per i Diritti degli Anziani (Garop) e le Istituzioni Nazionali per i Diritti Umani (Nhri), sostiene con forza la necessità di adottare questa convenzione, uno strumento che raggrupperebbe i diritti degli anziani in un unico documento e regolerebbe gli ambiti della vita in cui la loro protezione non è ancora sufficientemente tutelata dalla legge. I prossimi passi saranno cruciali per garantire che gli Stati membri dell’Onu adottino azioni tempestive e decisive sulle raccomandazioni concordate. La stessa partecipazione e leadership

dell’Ue sarà fondamentale, così come sfruttare questo nuovo slancio. Un appello a cui non deve mancare nessuno, come il ruolo pieno ed effettivo delle persone anziane, delle loro organizzazioni, della società civile e delle istituzioni nazionali per i diritti umani. La stessa Heidrun Mollenkopf, prendendo parte al gruppo sul tema della partecipazione alla vita pubblica e ai processi decisionali, ha usato parole significative: «Il diritto alla partecipazione non conosce limiti di età e deve essere garantito per tutta la vita, tanto per gli anziani quanto per le altre fasce di età. Per garantire una partecipazione significativa degli anziani, dobbiamo affrontare l’ageismo e la discriminazione basata sull’età, abolire i limiti di età, fornire formazione, migliorare l’accessibilità e adottare un approccio intersezionale, aprendo la strada a processi decisionali inclusivi».

New York, interno della sede Onu

Sociale

C’è un’altra Milano, meno conosciuta, nel centro pulsante della città. Che ama incontrarsi, e anche includere. Che beve gli aperitivi, ma analcolici. Un bar all’apparenza come altri, frequentato da milanesi e non solo, pensato per le persone senza dimora, in uno spazio di normalità lontano dalla strada.

Il bar Il Girevole, dal nome dello strumento usato a teatro per i cambi di scena, è un progetto avviato nell’ottobre 2022 dall’Associazione San Fedele dei padri gesuiti, aperto due sere a settimana, il mercoledì e il venerdì dalle 18.30 alle 22.30, nella Galleria Hoepli, a cento metri dal Duomo. Qui i camerieri sono dei volontari. Le consumazioni sono gratuite per le persone senza fissa dimora e a offerta libera per gli altri avventori del locale. La comunità invisibile, che di notte si rifugia sotto i portici delle gallerie della città, riscopre così la socialità e la possibilità di ricostruire una nuova vita, con l’a-

IL GIREVOLE IL BAR ANALCOLICO

CHE OFFRE INCLUSIONE

Nato a Milano, nel quadrilatero della moda e a pochi passi dall’Auditorium San Fedele, il progetto mira a restituire una normale quotidianità alle persone senza dimora e più ai margini. Un esempio, in una città che conta 2mila persone (dati racCONTAMI2023) che vivono sulla strada

iuto di un team di lavoro costituito da psicologi, assistenti sociali ed educatori. Come Guido Fasano, un educatore professionista che da settembre 2023 è presente tra i tavoli de Il Girevole, facendo da ponte e supporto sociale tra gli avventori del bar, e che racconta questo speciale progetto.

Perché la scelta di un bar per questo spazio?

L’idea è creare in queste persone un momento di sospensione dalla loro vita, che non sia solamente la mensa. Qui offriamo cibi più inutili. Un extra, che gli permette di abbassare le difese in tranquillità. Ci sono persone che nella

quotidianità vedono la strada, i parchi, i dormitori, ma non il bar. E per noi, operatori e volontari, questo è un aggancio per capire se la persona ha bisogno di qualche tipo di supporto, dal rinnovare i documenti o banalmente fare due chiacchiere con la psicologa. Non si tratta, quindi, di un consueto centro diurno.

Noi ci definiamo un centro diurno ma un po’ più serale, notturno - precisa sorridendo Guido -. Noi non sfamiamo le persone. Diamo una cura diversa, basata sulla relazione di fiducia con ognuno di loro. È un progetto essenzialmente educativo, che si rivolge a persone prevalentemente senza fissa dimora. Alcuni di loro hanno anche la casa, ma a livello di relazioni sociali sono tutti abbastanza impoveriti. Al bar, oltre alle bevande analcoliche per non incoraggiare la dipendenza, abbiamo giochi da tavolo, organizziamo karaoke, e ci sono volontari che animano serate artistiche e di musica. Da circa un mese diamo una tesserina, sia per regolare l’accesso alle persone che hanno davvero bisogno sia per gestire meglio il nostro intervento. L’idea è capire chi abbiamo di fronte, e dare spazio anche alle loro proposte.

Il bar si trova a pochi passi dal Teatro alla Scala ed è di fronte alla vostra farmacia, che distribuisce farmaci a chi non può acquistarli. Ci sono tanti tipi di avventori. Come avviene l’inclusione?

Chi passa ci conosce per casualità. Nelle persone però non ho mai visto diffidenza, semmai stupore. Nel bar vedono qualcosa di inaspettato che gli fa bene. Alcuni si sono affezionati al posto e sono tornati, come volontari. Queste sono cose positive. Gli altri avventori, senza dimora, si riconoscono perché portano con sé il loro valigione, le borse che sono tutta la loro casa, i loro averi. Sono persone spesso sfiduciate, che vivono la violenza della strada; per sopravvivere devi importi. Alcuni litigano tra loro, ma il bar sospende tutto: lì non si portano i rancori e i vissuti. È una regola condivisa da tutti. Tanti hanno capito il senso del progetto, un modo per riavvicinarsi alla socialità più estesa. E vederli lì tutte le sere è già un piccolo traguardo.

I volontari hanno un ruolo determinante, mi sembra di capire. Sì, e poi sono essenzialmente ragazzi giovani. A parte alcuni adulti, come Fabrizio che organizza le serate in cui viene a suonare e cantare. Per lo più si

tratta di ragazzi universitari. Smentendo così il luogo comune che sostiene che i giovani sono tutti disfattisti, egoisti. Invece portano esperienze nuove, e sono da stimolo per le persone che frequentano il bar.

Uno spazio circolare, insomma, dove c’è uno scambio alla pari tra tutti.

Qui si sta tutti più o meno allo stesso livello. Non è come quando si fa la ronda della carità, dove l’altro è in basso e gli do qualcosa. Qui è molto paritario, e dico sempre ai volontari “non vi preoccupate, lì le cose accadono, basta sedersi al tavolo”. Il nome, Girevole, nasce proprio dall’idea che il bar vuole essere tante scene diverse, che in un attimo si può cambiare scena. Lo dicono loro stessi (le persone senza dimora, ndr) che nella vita si può cadere. Ma se si vuole si può uscire, con il tempo, da questa situazione. Come due persone che sono entrate in progetti sociali, tra cui l’housing. Sono in vista ampliamenti del progetto?

Il Girevole sta crescendo piano piano. Va bene per adesso, e per i piccoli risultati che abbiamo ottenuto siamo contenti. Dare a queste persone un luogo di tranquillità, in cui non ci si sente giudicati, è già un piccolo, grande risultato.

Sopra, Guido Fasano dietro il bancone. Sotto, interno del locale

Un tempo la trasmissione della conoscenza avveniva principalmente a livello orale, favorendo rapporti e relazioni tra generazioni diverse. L’avvento della scrittura, in seguito, ha reso più facile conservarla e diffonderla. Oggi una nuova rivoluzione, quella digitale, sta trasformando il nostro modo di accedere alla conoscenza e condividerla. Quale sarà allora il ruolo delle generazioni più anziane nel nuovo mondo che sta nascendo? Quale rapporto potranno costruire con quelle più giovani? Cosa potranno trasferire e in che modo? Queste e altre domande hanno ispirato il seminario L’evoluzione della trasmissione del sapere. Storia e futuro: qual è la posta in gioco? che Fiapa - la Federazione Internazionale delle Associazioni di Persone Anziane - ha promosso a Roma, il 26 giugno scorso, presso la Sala Orlando della Confcommercio, con il supporto di 50&Più. Un tema su cui esperti, studiosi e rappresentanti di diverse

NELL’ERA DIGITALE UN SEMINARIO FIAPA SUL PASSAGGIO DI CONOSCENZA TRA GENERAZIONI

Siamo nel pieno di una transizione digitale che sta modificando la conoscenza e il suo modo di essere trasmessa. Un tema su cui Fiapa ha tenuto un seminario a Roma indagando il ruolo delle persone anziane nel trasferimento di saperi ai giovani

di Valerio Maria Urru

associazioni di anziani si sono dati appuntamento per trovare risposte. Nell’aprire l’evento il presidente nazionale di Confcommercio e 50&Più, Carlo Sangalli, ha ricordato come il passaggio di testimone tra generazioni sia fondamentale, soffermandosi

sul rapporto che da oltre quarant’anni lega 50&Più e Fiapa, ovvero da quando a Parigi, nel 1980, nacque la Federazione. All’evento 50&Più era presente con una sessantina di altre associazioni per la difesa dei diritti degli anziani: «Quarantaquattro an-

del seminario

ni dopo siamo qui - ha detto Sangalli -, sempre più consapevoli dell’importanza di questo impegno e dell’assoluta necessità del percorso fatto per rappresentare e tutelare gli anziani». Il suo intervento e quello del presidente di Fiapa, Alain Koskas, hanno sottolineato l’importanza di conservare e trasmettere il patrimonio di conoscenze delle generazioni anziane alle nuove: un richiamo al ruolo dei senior, cinghia di trasmissione della conoscenza stessa. Perché se non c’è intergenerazionalità, non c’è trasferimento e, senza quest’ultimo, vengono meno i principi di una società civile. «Quali trasformazioni e quali sfide affronterà questa trasmissione con l’accelerazione data da Internet ancora non sono note», ha detto Koskas riflettendo sul fatto che siamo passati da una trasmissione principalmente orale, fatta di tra-

dizione ed esperienza, a una digitale senza più dimensione esperienziale. La partecipazione di Anap (Associazione Nazionale Anziani e Pensionati), Anse (Associazione Nazionale Seniores Enel) e Cnca (Comitato Nazionale Cinese per l’Invecchiamento) ha trasmesso l’impegno condiviso nel valorizzare il ruolo dei senior. Un tema a cui si è ricollegato anche il professor Marco Trabucchi, psicogeriatra, spiegando nel suo intervento che gli anziani possono aiutare i più giovani a comprendere la complessità dell’esistenza: «Grazie al nostro intervento siamo in grado di costruire una società più coesa. Se pensiamo la nostra comunicazione in una logica di fraternità, daremo senso alla nostra fatica e al nostro impegno». I successivi interventi della mattina hanno confermato il valore internazionale del seminario. Li Weixu (responsabile della Sezione per le organizzazioni di base degli anziani presso il Cnca), Pierre-Olivier Lefebvre (delegato generale del Réseau

Francophone des Villes Amies des Aînés) e il professor Luciano Peirone (psicologo e presidente del Consiglio Scientifico di Fiapa) hanno indagato il tema passando rispettivamente dal ruolo degli anziani in Cina al coinvolgimento reciproco delle generazioni, sino ai diversi tipi di comunicazione - orale, scritta e digitale/immaginativa - nella trasmissione del sapere. Nel pomeriggio, due tavole rotonde con la partecipazione delle associazioni 50&Più, Amdor, Fram, Anap, Générations Mouvement e Fahamou Maecha hanno animato il confronto. Momenti di dibattito tra giovani e anziani che hanno permesso di comprendere come la resilienza culturale possa essere rafforzata attraverso la collaborazione intergenerazionale e quanto sia importante un dialogo continuo per costruire un futuro più inclusivo. Solo così, infatti, ci si può definire comunità: grazie all’incontro dell’esperienza e conoscenza degli anziani con la creatività e l’energia dei giovani.

A sinistra, Carlo Sangalli presidente nazionale Confcommercio e 50&Più, all’apertura
L’intervento di Alain Koskas, presidente Fiapa, nel corso delle tavole rotonde

«Non è mai troppo tardi, ma prima si inizia, migliori sono i risultati». Ad affermarlo, citando il maestro Alberto Manzi, è Patrizia Mecocci, direttrice della struttura complessa di Geriatria dell’azienda ospedaliera di Perugia, professore ordinario di Gerontologia e Geriatria dell’Università degli Studi di Perugia, riconosciuta fra le mille migliori scienziate del mondo nella classifica stilata da Research. com. Insieme alla Sigot (Società Italiana Geriatria Ospedale e Territorio), di cui è membro del direttivo, Patrizia Mecocci lavora ogni giorno per prevenire e ridurre i sintomi delle demenze, nella convinzione che ritardarne o alleviarne la comparsa sia possibile per quasi la metà dei casi. «Quello che un tempo era solo buon senso, oggi è provato da molti studi scientifici: prevenire i sintomi delle demenze è possibile - ci assicura Patrizia Mecocci -, numerose ricerche su larga scala hanno dimostrato e stanno dimostrando che controllare i fattori di rischio permette di controllare lo sviluppo dei disturbi associati alle demenze». Fattori di rischio che hanno a che fare con uno stile di vita salutare, soprattutto dal punto di vista vascolare, ma che coinvolgono anche la sfera mentale, emotiva e sociale della vita. «Si rivela particolarmente positivo ed efficace l’impatto di una buona rete amicale e familiare, così come un’adeguata stimolazione a livello cognitivo - spiega Mecocci -. Lo abbiamo sempre pensato, ma oggi lo sappiamo con certezza scientifica: stimolare il cervello a superare sé stesso è fondamentale. Per questo, raccomando sempre ai miei pazienti di proporre sfide al proprio cervello - siano anche semplicemente dei giochi enigmistici -, ostacoli che debba affrontare e superare». Altrettanto importante è l’attività fi-

PREVENIRE LE DEMENZE

SI PUÒ E SI

DEVE

MA

SERVE UNA ‘POLITICA’

Attraverso l’analisi dei fattori di rischio è possibile controllare lo sviluppo dei disturbi associati alla malattia Patrizia Mecocci (Sigot): «È urgente aggiornare il Piano Nazionale di Prevenzione»

sica, che non solo favorisce socializzazione e benessere fisico, ma attiva anche a livello biologico processi che agiscono positivamente sul cervello. Se uno stile di vita sano è un’ottima scelta fin da giovani, per Mecocci «è

importante ribadire che non è mai troppo tardi per iniziare. Questo vale per il fumo, come per la stimolazione cognitiva: abbandonare le sigarette a 80 anni è sicuramente meglio che non farlo affatto. Allo stesso tempo,

se il cervello non viene stimolato si assopisce, ma è sempre possibile risvegliarlo».

La scienza, insomma, ce lo sta dicendo chiaramente: la prevenzione va fatta e funziona. Tanto che «oggi prevediamo che nei prossimi anni la demenza e i suoi effetti si riducano - riferisce Mecocci - proprio grazie alla prevenzione che sta dando ottimi risultati». Perché questo accada, però, non bastano buoni medici: servono anche buone politiche. Per questo motivo, Sigot chiede con forza l’aggiornamento del Piano Nazionale della Prevenzione, il documento di sanità pubblica che fornisce indicazioni strategiche per la promozione e il miglioramento degli interventi nel settore. Elaborato dal ministero della Salute, insieme a regioni, Iss e associazioni, il Piano risale ormai a

persone ricoverate nelle Rsa presenta una forma di demenza.

«La prevenzione è affidata al medico, ma anche alla politica - afferma ancora Mecocci -. Faccio un esempio: se io dico ai miei pazienti di camminare, ma poi in città non esistono marciapiedi e il traffico è incontrollato, diventa difficile che questa indicazione possa essere seguita. Ancora: se conosciamo l’importanza di un’alimentazione sana, perché perfino le macchinette negli ospedali distribuiscono cibo spazzatura? Serve un’attenzione costante e un approccio globale alle demenze, tramite un Piano nazionale che sia costantemente aggiornato e finanziato, e che disegni una sorta di osmosi tra medicina del territorio e specialistica».

dieci anni fa e necessita di un aggiornamento, anche perché non affronta temi fondamentali, come la residenzialità: eppure, il 70% delle 350mila

La realtà però è ancora molto diversa da quella che dovrebbe essere, soprattutto a causa di un sistema sanitario in affanno: «Il punto di riferimento del paziente è e deve essere il medico di base o le case di comunità. Il problema è che se tutti i medici sono oberati dalla burocrazia, i medici diventano burocrati e non sono più medici. Abbiamo provato a far somministrare ai medici di famiglia un piccolo test cognitivo, per una prima valutazione e il successivo invio, in caso di esito positivo, presso lo specialista. Non ha funzionato, perché i medici di base sono oberati di burocrazia e non riescono a gestire questo passaggio». Per questo, è necessaria e urgente una cornice normativa e istituzionale, un Piano nazionale appunto, in cui siano definiti ruoli, procedure e soprattutto risorse per prevenire e affrontare il problema delle demenze, che oggi coinvolge circa 1,2 milioni di anziani nel nostro paese, ma interessa, direttamente o indirettamente, 6 milioni di persone, considerando anche i familiari che se ne fanno carico. Una popolazione che chiede di essere sostenuta, ma che oggi si sente abbandonata.

Patrizia Mecocci, direttrice della struttura complessa di Geriatria dell’azienda ospedaliera di Perugia

Anniversari

50&PIÙ COMPIE CINQUANT’ANNI

SANGALLI: «UNA STORIA DI IMPEGNO

TRA DIRITTI, RAPPRESENTANZA E INTERVENTI D’AVANGUARDIA»

Appuntamento a Roma per celebrare l’anniversario dell’Associazione. Dall’11 al 13 novembre, i soci provenient da tuta Italia si incontreranno all’Auditorium della Conciliazione. A commentare l’evento

è Carlo Sangalli, presidente nazionale di 50&Più

Era il marzo del 1974 quando i sindacati provinciali di pensionati del commercio, del turismo e dei servizi si unirono per fondare Fe.n.a.com, la Federazione nazionale anziani del commercio. Da allora sono trascorsi cinquant’anni e tante sono state le trasformazioni sociali, culturali e storiche che hanno interessato il nostro paese: 50&Più ha saputo farsi interprete dei cambiamenti sociali e, spesso, li ha anticipati. Dall’11 al 13 novembre, presso l’Auditorium della Conciliazione di Roma, si terrà la celebrazione del Cinquantennale dell’associazione. Carlo Sangalli, presidente dal 2019, racconta il ruolo e l’importanza che 50&Più ricopre da mezzo secolo.

Cinquant’anni di attività sono un traguardo importante. Cosa signifca per lei questo anniversario?

È certamente un’occasione per ricordare quanto è stato fatto in questo mezzo secolo ma soprattutto per progettare e innovare. Perché elaborando i risultati, i traguardi raggiunti e le sfde vinte si può immaginare e costruire il lavoro di domani. Cinquant’anni fa il nostro

impegno è nato dall’esigenza di migliorare la tutela dei diritti delle persone anziane. Oggi facciamo il punto e guardiamo al futuro.

Quali saranno le prossime attività di 50&Più?

Penso a progetti che riguardano l’housing sociale, alle iniziative sul fronte europeo e al peso che abbiamo nelle decisioni su leggi e delibere. I nostri sforzi e i nostri obiettivi saranno sempre la tutela dei diritti delle persone anziane, la loro salute, il loro diritto di scegliere e di essere liberi. Oggi l’associazione viene riconosciuta come interlocutore privilegiato su molti tavoli che riguardano la terza età. Ecco, questo anniversario signifca rinnovare un impegno che è quello di sostenere, riconoscere e dare maggior valore agli anni d’argento. È cambiato l’impegno di 50&Più in questi anni?

Più che il nostro impegno è cambiata la società. La storia della nostra associazione è strettamente connessa alla storia dell’Italia e dell’Europa. Negli Anni ’80, con il boom economico parlavamo di diritti e di rappresentanza. Con la caduta del muro di Berlino ci siamo

aperti alla globalizzazione, afrontando discorsi sulla terza età anche fuori dal nostro paese. La crisi economica degli anni Duemila ci ha spinti a sostenere con ancora più forza le fasce deboli e avviare iniziative in tal senso. In linea generale la tutela dei diritti dei senior continua ad essere, per noi, non solo un obiettivo prioritario ma un imperativo morale.

Quali sono i numeri dei senior? I dati sulla “silver economy” e quelli dell’ultimo Rapporto Censis sono eloquenti. Le previsioni per il 2051 raccontano che gli attuali 13,7 milioni di anziani, pari al 22,8% del totale della popolazione, diventeranno 19,6 milioni, per una incidenza sul totale della popolazione pari al 33,2% e un incremento del +42,4%. Sono numeri che non possiamo ignorare. Da un punto di vista demografco la società, quindi, continua a cambiare, e noi dobbiamo continuare a leggere i cambiamenti, interpretarli e attivarci per non lasciare indietro nessuno.

Ritenete di aver saputo interpretare bene i tempi?

Credo francamente di sì. Siamo nati in un contesto demografco molto

diverso dall’attuale. Oggi l’Italia è la prima nazione in Europa per numero di anziani, ma all’epoca non lo era. Ci siamo resi conto - leggendo e analizzando i fatti - che i tempi sarebbero cambiati rapidamente e così, fondando un’associazione di over 50, abbiamo giocato d’anticipo. Il nostro impegno, dunque, è sempre quello di essere al fianco delle persone anziane, lavorare per la tutela dei loro diritti ed essere cassa di risonanza delle loro voci quando necessario. Gli eventi 50&Più si inseriscono in questa visione del futuro?

Assolutamente sì. Pensi a tutte le iniziative che abbiamo ideato in questi anni diventate punti di riferimento per i nostri soci e anche pioniere di eventi nazionali. Voglio ricordarne solo alcune. I “Maestri del Commercio”, l’onorificenza che dà merito agli imprenditori del settore, promossa nel ’75. Il “Concorso 50&Più”, dedicato a Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia, giunto alla sua quarantaduesima edizione. Le “Olimpiadi 50&Più”, ideate nel ’94, e il concorso cinematografico “Corti di Lunga Vita”, lanciato nel 2017. Ricordo che durante la pandemia, per contrastare

Per ognuno di noi, giovani e anziani, partecipare significa assumersi la responsabilità di essere parte attiva all’interno della collettività

l’isolamento, abbiamo avviato iniziative online che hanno riscosso grande successo e sono ancora occasioni di incontro e riflessione: “Zoom, i webinar di Spazio50”. Insomma, abbiamo saputo adattarci ai tempi e rispondere alle esigenze in maniera tempestiva. Cosa c’è nel futuro di 50&Più?

Tante sfide, tanti traguardi da raggiungere. Viviamo in una società sempre più proiettata sulla tecnologia, con l’intelligenza artificiale che presto diventerà dominante. Noi, ancora una volta, dobbiamo essere pronti. Il che significa essere soggetti attivi e non passivi. Come?

Attraverso la partecipazione, perché partecipare non significa solo prendere parte a un cambiamento o a una decisione. Partecipare significa anche assumersi la responsabilità di essere punti di riferimento attivi all’interno della collettività. Noi questa responsabilità l’abbiamo assunta perché crediamo fortemente nella difesa dei diritti delle

persone anziane e vogliamo coinvolgere altre donne e altri uomini in questo meraviglioso processo di partecipazione. Il nostro obiettivo - unico e solo - è dare il giusto valore alla terza età e fare in modo che la giustizia sociale sia prioritaria nell’agenda politica di questo Paese. Un messaggio per le nuove generazioni?

Partecipate. Prendete parte, per quanto vi è possibile, ad ogni ambito della vita pubblica. Siate sempre garanti dei diritti degli altri, soprattutto dei deboli e di chi non ha voce per farsi ascoltare. Rispettate e date valore agli anziani perché sono portatori di conoscenza ed esperienza. E un giorno lo sarete anche voi. Guardate al futuro che avete davanti e conoscete anche il passato, perché è sulle orme della storia che si costruisce l’avvenire. E ricordate soprattutto che, come dice un bel poema indiano, è “l’oggi ben vissuto che tramuta l’ieri in ricordo positivo e il domani in speranza sorgente”.

Il grande raduno di 50&Più “Nessun uomo è un’isola”, 2013

12 MILIONI DI ITALIANI INTERPELLANO CARTOMANTI

I NUMERI DELL’OSSERVATORIO ANTIPLAGIO

Mille segnalazioni l’anno, per la maggior parte anonime, con un sommerso decisamente maggiore

A trent’anni dall’ultima edizione

il nuovo rapporto dell’Organizzazione sul mondo dell’esoterismo e delle sue vittime

Sono circa 12 milioni gli italiani - in maggioranza donne (68%) - che, ogni anno, interpellano cartomanti, maghi e guaritori nella ‘speranza’ di trovare soluzione ai propri problemi. È quanto emerge dal rapporto Magia, pseudoscienze, intelligenza artificiale ed altre dipendenze, frutto di un’accurata analisi di Osservatorio Antiplagio, organizzazione non governativa che monitora abusi e soprusi legati alle manipolazioni psicologiche nel mondo dell’occulto, mediatico e digitale. Un fenomeno che coinvolge persone tra le più vulnerabili della società e che spesso, come riporta il

dossier, sono predisposte a ulteriori dipendenze, tra cui alcolici (31%), allucinogeni (15%) e ludopatie (42%). Il rapporto, presentato a trent’anni dall’ultima edizione, fornisce l’attuale quadro della situazione, evidenziando non soltanto i ‘numeri’ del fenomeno, ma anche l’evoluzione registrata nel tempo attraverso i canali dei social e della rete. Un dato che vede inevitabilmente coinvolte anche le giovani generazioni, spesso alla spasmodica ricerca di risposte alle loro domande. «In trent’anni - spiegano Giovanni Panunzio e Alfredo Borrago, rispettivamente coordinatore nazionale e presidente di Osservatorio

Antiplagio - abbiamo ricevuto circa 28mila segnalazioni. Ne raccogliamo un migliaio l’anno, quasi tutte anonime. Ma il sommerso è decisamente maggiore. La solitudine e la facilità con cui i social permettono di avvicinare e conoscere tutto delle persone rendono il fenomeno ancora più vasto. Spesso c’è addirittura chi usa degli avatar e, dopo aver ottenuto i soldi, sparisce».

Una realtà presente in tutta Italia, da nord a sud, che vede in testa alla classifica la Lombardia con 2.500 ‘santoni’ e 180.000 clienti per una spesa totale annua di consulti in studio pari a 90 milioni; a seguire, la Campania (2.200 occultisti, 150.000 clienti, 80 milioni di euro di spesa annua) e il Lazio che conta 2.200 sedicenti maghi, 140.000 clienti per una spesa totale di 75 milioni.

Tirando le somme, in Italia 20.000 occultisti ricevono in studio 1.200.000 clienti. Considerando un esborso medio annuo di 500 euro a cliente, la spesa globale per i consulti in studio - solo il 10% del totale - è di 600 milioni. Il restante 90% degli incassi deriva da contatti online o telefonici, facendo registrare una spesa globale che sfiora i 5,5 miliardi. Il tutto sull’onda di una evasione fiscale pressoché totale (98%): soltanto 2 clienti su 100 affermano di aver ottenuto una regolare ricevuta a seguito della ‘prestazione’, al 54% è stata consegnata una quietanza anonima, mentre il 44% non ha avuto nulla. Un mondo totalmente privo di scrupoli che si nutre della fragilità psicologica di persone in difficoltà. Tra truffe, minacce, rituali a sfondo sessuale, circonvenzioni d’incapace, questi ‘santoni’ non risparmiano nulla alle proprie vittime, le stesse che, a causa di un profondo senso di vergogna o del timore di ritorsioni e ricatti, purtroppo trovano il coraggio di denunciare solo nel 3% dei casi.

di Donatella Ottavi

ISTITUTO AYRTON SENNA

CAMBIARE LE VITE PER CAMBIARE IL MONDO

Frutto della visione del campione di Formula Uno morto a Imola il 1° maggio del 1994, l’Istituto è vicino ai trent’anni di attività. Ha garantito un’istruzione di qualità a quaranta milioni di ragazzi brasiliani. Il titolo di ‘cattedra’ dell’Unesco ne fa un punto di riferimento internazionale

Èl’eredità più concreta di Ayrton Senna, anche se Ayrton Senna non ne ha visto la nascita. L’Istituto che porta il nome dell’eroe dello sport brasiliano, tre volte campione del mondo di Formula Uno, ha sede a São Paulo, nel quartiere Pinheiros. Nacque nel novembre del 1994 e cominciò la sua attività nei primi mesi del 1995, a quasi un anno dalla scomparsa di Ayrton, in un tragico incidente durante il Gran Premio di San Marino a Imola. L’Istituto esaudiva una precisa volontà del campione, testimoniata da innumere-

voli donazioni ai bisognosi, elaborata pochi mesi prima di morire e portata a compimento dalla sorella Viviane, che presiede l’organizzazione. «Ognuno deve avere un’opportunità», diceva Senna; e pensava soprattutto ai bambini, all’educazione dei bambini, su cui si fonda di fatto quell’opportunità. «Se vogliamo cambiare qualcosa, dovremmo iniziare dai bambini e dalla loro istruzione» è la frase di Ayrton che fa da motto all’Istituto: un’organizzazione senza fini di lucro impegnata nell’educazione, che eredita la visione di sviluppo personale e giustizia sociale perseguita per tutta la vita dal pilota. «La nostra visione - spiega il vicepresidente Ewerton Fulinisi chiama educazione integrale: un modello che prevede il pieno sviluppo di tutte le componenti della personalità degli studenti.

Educare significa fornire competenze non solo cognitive, ma anche socio-emozionali. Oltre a trasmettere nozioni, bisogna stimolare le cosiddette “soft skills”: la creatività, l’empatia, la resilienza, la capacità di relazionarsi agli altri e lavorare in gruppo, l’attitudine a prendere decisioni e superare ostacoli. Ogni studente merita la possibilità di uno sviluppo globale, che è specifico, non lineare, e necessita di stimoli appropriati. Solo questo sviluppo può garantire ai giovani gli strumenti necessari ad affrontare la vita nel Ventunesimo secolo».

L’approccio dell’Istituto segue due direttrici: “fare” e “spingere a fare”. Fulini chiarisce il concetto: «In Brasile il sistema educativo affronta ancora molte sfide. Secondo dati recenti, il 65% dei bambini non si alfabetizza per tempo e la metà dei ragazzi più poveri non completa le scuole medie entro il termine previsto. L’Istituto affronta queste lacune favorendo l’alfabetizzazione, l’apprendimento e lo sviluppo delle “soft skills” negli studenti brasiliani. Lo fa

di Leonardo Guzzo

Esteri

Nella foto a destra, al centro

il vicepresidente Ewerton Fulini

tiene il casco di Ayrton Senna

In basso, in primo piano, Viviane Senna presidente dell’Istituto e sorella di Ayrton

Accanto, un momento di lezione nei corsi

agendo su tre fronti: ricerca e innovazione, attuazione di progetti e mobilitazione. Sul fronte della ricerca, ci avvaliamo di un laboratorio incaricato di svolgere studi scientifici sull’educazione, che fanno da base per tutte le nostre strategie educative. Sul fronte dei progetti, offriamo piani innovativi alle scuole di tutto il paese attraverso accordi con i governi locali. Infine, cerchiamo di sensibilizzare l’intera società sul tema dell’educazione attraverso iniziative di mobilitazione e di advocacy. Oltre che dalle royalties del marchio Senna, la nostra attività è finanziata da intese col settore privato e da donazioni di quanti - imprese e persone fisiche - sono convinti che l’educazione sia una responsabilità sociale».

Grazie a questo sforzo (che chiunque può condividere sul sito dell’ente, alla sezione “Support us”,) l’Istituto è ar-

rivato a formare circa 200.000 educatori e a prestare assistenza a più di 700.000 bambini e giovani studenti ogni anno. In trent’anni di attività ha aiutato 36 milioni di studenti in oltre tremila città del Brasile. «Benché svolga la sua azione educativa solo in patria - precisa Fulinil’Istituto mantiene stretti legami con organizzazioni e imprese straniere, e in particolare italiane. Di recente, per commemorare Ayrton Senna a trent’anni dalla morte, abbiamo allestito insieme al Comune di Imola una mostra sulla vita e la carriera del campione. Una parte degli incassi è stata devoluta alla causa dell’Istituto. E all’Istituto saranno devoluti anche i ricavi della messa all’asta di una speciale bottiglia di spumante autografata dai piloti sul podio dell’ultimo Gran Premio di Imola». La caratura internazionale dell’Istituto è confermata da riconoscimenti prestigiosi, che Fulini

ricorda. «Dal 2012 siamo la prima organizzazione brasiliana a far parte del Network of Foundations Working for Development, una rete di enti filantropici costituita all’interno dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) con l’intento di favorire il progresso sociale. Nel 2004 l’Istituto è stato riconosciuto dall’Unesco “cattedra per l’istruzione, la formazione e lo sviluppo umano”. È la prima volta che questo titolo, di solito riservato a università e centri di ricerca, viene attribuito a un’organizzazione non governativa. Si tratta di un riconoscimento che alza l’asticella. Fissa per tutti noi un nuovo limite, in perfetto stile Ayrton Senna. Ci avvicina, in fondo, al nostro grande sogno: cambiare le vite dei singoli individui per cambiare il mondo. Formare persone più giuste per costruire comunità più giuste, paesi più giusti e infine un mondo più giusto».

continua da pag 38

GENTRIFICAZIONE CROAZIA

A fronte di un comparto turistico da record

il paese registra tassi di disoccupazione giovanile tra i più alti d’Europa e salari bassi. Una nazione ancora in cerca di una guida politica soddisfacente

di Cosimo Caridi

Quasi 1.200 isole e 1.800 chilometri di coste adriatiche con alle spalle le Alpi Dinariche, la Croazia sta lottando per sopravvivere alla propria bellezza, al proprio successo. I numeri sono quelli di un’invasione. Il paese ha poco più di 3,5 milioni di abitanti e lo scorso anno è stato visitato da oltre 20 milioni di turisti. Sei vacanzieri per ogni cittadino. L’impatto sull’economia è difficilmente paragonabile a qualsiasi altro settore. Per il 2023 il comparto turi-

stico ha rappresentato il 23% del Pil di Zagabria, sensibilmente di più se si considera il sommerso. Ma non si può parlare di miracolo economico. I prezzi dei beni di prima necessità si alzano durante l’alta stagione e non scendono nei mesi invernali. Al contempo i salari non riescono a stare al passo dell’inflazione turistica. Gli affitti sono raddoppiati nell’arco di pochi anni. La disoccupazione giovanile, che supera il 20%, è ancora tra le più alte di tutta Europa. Mentre il numero di lavoratori stagionali aumenta con il

passare degli anni: cuochi, camerieri, receptionist. Si parla di decine di migliaia di posti di lavoro specializzati, ma che non rappresentano la carriera per la quale molti croati hanno studiato. Il paese vive un’ondata emigratoria di cui difficilmente si trova traccia nel dibattito pubblico. Quando si parla di migrazione in questa parte di mondo l’attenzione si concentra sulla rotta balcanica, usata ogni anno dai richiedenti asilo mediorientali. Negli ultimi dieci anni circa il 10% della popolazione ha lasciato la Croazia, si tratta soprattutto di giovani laureati. Lo stipendio medio è attorno ai 550 euro, in linea con gli standard della regione, ma il costo della vita è solo un 10% più economico che in Italia. Una battuta diffusa tra gli istriani vuole che in alcuni periodi dell’anno sia più economico andare a fare la spesa a Trieste

Sopra, una panoramica della città di Zagabria Sotto, Andrej Plenković, attuale primo ministro

che comprare tutto a Fiume. Gli stipendi nelle aree turistiche sono due volte più corposi rispetto a quelli delle zone interne del paese, ma le pensioni minime restano bloccate a 300 euro. La Croazia è diventata troppo cara per i suoi stessi abitanti. «Lo stato deve affrontare una riforma amministrativa per ridurre la burocrazia e migliorare l’efficienza del settore pubblico», si legge in un report dello scorso anno dell’Osce. Questa inefficienza si riflette anche nel settore turistico, dove la lentezza nelle procedure per ottenere permessi e la mancanza di infrastrutture moderne ostacolano lo sviluppo. La Croazia è entrata a far parte dell’area Schengen, e dell’eurozona, il primo gennaio del 2023. È stata la conclusione di un processo di adesione, iniziato durante la crisi del debito, durato oltre un decennio. Mentre tutto il sud d’Europa, dalla Grecia al Portogallo, pensava di abbandonare l’Unione, Zagabria spingeva per entrarne a far parte il prima possibile. Bruxelles, come fa con tutti i membri dell’Unione, ha finanziato infrastrutture in tutto il paese. La libertà di circolazione di beni e persone ha spinto e accentuato l’inflazione. Nel contesto generale di aumento dei prezzi l’ingresso nell’euro

ha sottolineato le contraddizioni esistenti. I prezzi dell’immobiliare per uso turistico sono esplosi. Questo ha spinto i residenti di coste e città d’arte a lasciare posto alle strutture che si dedicano all’accoglienza dei vacanzieri. Come in Italia, la presenza più massiccia è quella tedesca, in Croazia un turista su quattro è teutonico. Un trend in aumento anche a scapito delle coste adriatiche italiane. Chi arriva dalla Germania, dal nord d’Europa, ha standard diversi da quelli locali e questo implica una sempre maggiore separazione con la popolazione locale. I croati hanno voluto ed accettato l’Ue, ma non se ne sentono veramente parte. Alle elezioni europee dello scorso giugno solo il 21% degli aventi diritto si è recato alle urne. Un’astensione record per la Croazia e il peggior risultato in Europa. Poco meglio hanno fatto Lituania e Bulgaria, con un tasso di partecipazione alle urne rispettivamente del 29,94% e del 31,80%. Il primo ministro croato, Andrej Plenković, è un convinto europeista e sta spingendo da anni per una trasformazione economica del paese. Lo scorso aprile si sono svolte le elezioni politiche, vinte di misura da Plenković, che però hanno fotografato una Croazia spaccata in due. Negli ultimi due mandati dell’attuale primo ministro ci sono stati vari scandali, azzerando interi governi. Tutti i problemi erano sempre legati a casi di corruzione, abuso di potere e nepotismo. Circa 30 ministri e sottosegretari hanno dovuto lasciare il proprio incarico perché coinvolti. L’opposizione spinge perché il paese cambi decisamente rotta, ma l’alternativa non è troppo allettante. Il presidente della Repubblica, Zoran Milanović, si è candidato per guidare il governo, ma senza prima dimettersi dal suo ruolo. Ha impostato la sua campagna con slogan pro russi e retorica anti Nato. In molti lo considerano un piccolo Trump balcanico.

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TURISMO IN ITALIA È L’ANNO DEI RECORD

29 milioni gli italiani in partenza tra giugno e settembre Nel primo trimestre spopolano le vacanze brevi

I dati dell’Osservatorio Turismo di Confcommercio

Istat e ministero del Turismo

a cura di Redazione

Il settore turistico riparte con slancio dopo la pandemia. Il boom dello scorso anno ha spianato la strada a un 2024 di numeri importanti. Nonostante le incertezze geopolitiche e climatiche, la voglia di viaggiare, dunque, resta. Secondo i dati dell’indagine condotta da Osservatorio Turismo Confcommercio, in collaborazione con Swg, questo è l’anno dei possibili record: sono 29 milioni gli italiani in vacanza tra giugno e settembre, con un budget pro capite che oscilla tra i 400 e i 600 euro per le vacanze brevi e fino a 1.190 euro (il 10% in più del 2023) per soggiorni più lunghi. Quattro italiani su dieci scelgono di alloggiare nelle classiche struttu re ricettive (alber ghi, resort, campeg gi e villaggi vacanze), la restante parte opta per seconde case, ami ci e parenti. Tra mare e montagna, gli italiani preferiscono il mare. Ancora secondo i dati Confcommercio, circa il 39% degli intervistati decide per mete balnea ri, soprattutto per le ferie lunghe. Trentino, Toscana,

Sardegna, Puglia, Sicilia, Emilia-Romagna e Liguria restano le regioni maggiormente attrattive. Un anno iniziato in positivo con 8,3 milioni di italiani diretti in montagna. Festività come Pasqua e il 25 aprile hanno registrato un notevole flusso di turisti con oltre 10 milioni di persone in vacanze fuori casa. Numeri che confermano l’andamento dello scorso anno. Nel 2023, infatti, in Italia si sono registrati 134 milioni di arrivi e 451 milioni di presenze, secondo le stime fornite da Istat e ministero del Turismo. «Le previsioni per il turismo indicano la possibilità di avere i numeri migliori di sempre. Mai come oggi il settore turistico può contribuire a quella crescita necessaria che ancora manca alla nostra economia. Le sorti di questo 2024, che si concluderà con una manovra di bilancio complicata, dipendono dalla tenuta complessiva dell’occupazione, dalla riduzione dell’inflazione e dalla prevista crescita del turismo in tutte le sue forme», ha commentato Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio. Anche dal ministero del Turismo parole incoraggianti: «Un comparto che cresce più di altri in virtù della capacità degli imprenditori di esaltare il meglio che l’Italia può offrire», è il commento di Daniela Santanché, ministro del Turismo.

ANDARE IN VACANZA UN DIRITTO DI TUTTI

Il mercato europeo per l’accessibilità ha un potenziale di circa 80 miliardi di euro Il turismo inclusivo, al centro di un convegno a Montecitorio, conviene a famiglie con persone disabili, tour operator e professionisti del settore

In Italia, secondo l’Istat, le persone con disabilità sono circa tre milioni. Di queste quasi un milione e mezzo hanno un’età superiore ai 75 anni. Per loro il problema di ‘dove’ andare in vacanza, è qualcosa con cui fare i conti ogni giorno. E non nel senso di individuare una meta gradita: essere turisti con gli stessi diritti degli altri, trovare mete adatte alla loro condizione è complesso. Se non impossibile. Di questo si è parlato a giugno durante il convegno Il turismo inclusivo come fattore di crescita, presso la Sala

della Regina a Palazzo Montecitorio, alla presenza di istituzioni, associazioni di settore ed esperti. In un paese come il nostro che - ironia della sorte - vive soprattutto di attività turistica, c’è un cortocircuito: gli indicatori relativi alle destinazioni che valutano i livelli di inclusione risultano ancora troppo bassi. Eppure, un incremento del turismo ‘inclusivo’, capace di creare cioè pari opportunità per persone con disabilità, potrebbe rivelarsi la soluzione e allo stesso tempo convenire a tutti: promuovere l’accesso a chi finora è stato emarginato da un turi-

smo ‘possibile’ produrrebbe redditi e occupazione. Sino ad ora, il mercato si è uniformato ad un solo segmento di popolazione, quello in grado di superare le eventuali difficoltà di accesso. Lavorare invece sulle barriere, visibili e invisibili, e sulla formazione degli operatori porterebbe un aumento del flusso turistico, oltre ad una crescita dei benefici economici. C’è persino chi, come l’Università del Surrey, ha stimato il potenziale del mercato europeo per l’accessibilità: si parla di un bacino di 133 milioni di turisti che genererebbe un movimento economico di circa 80 miliardi di euro. Lavorare su una maggiore accessibilità e usabilità dei luoghi, insomma, conviene sia dal punto di vista umano che economico. Garantire l’accesso a tutti non è solo ripensare i luoghi del turismo. Parte del lavoro è anche accrescere responsabilità e consapevolezza degli operatori turistici, con la premessa che conviene anche a loro diventare quanto più accessibili e inclusivi. Purtroppo, in Italia sono soltanto 45 i comuni che possono fregiarsi della Bandiera Lilla, titolo che viene confe-

Il convegno Il turismo inclusivo come fattore di crescita a Palazzo Montecitorio

rito a quei comuni che prestano particolare attenzione al target turistico della disabilità. Ed anche questo è un dato che fa riflettere sull’insufficienza di offerta nel settore, mentre il Codice Mondiale di Etica del Turismo dell’Unwto (United Nations World Tourism Organization) sancisce il diritto di tutti a un turismo senza alcun ostacolo. Le persone con una qualche disabilità fisica, intellettiva o sensoriale sarebbero circa 500 milioni nel mondo: è necessario quindi costruire un futuro in cui l’inclusione sia una norma e non un’eccezione.

Tra gli ospiti del convegno anche Roberta Pirone - in carrozzina- e Massimo Fiori, fondatori di Ruote a Spasso, Associazione di Promozione Sociale nata per migliorare l’accessibilità dei luoghi e sensibilizzare sul tema del turismo inclusivo. Un progetto “nel quale hanno creduto e continuano a credere sempre più persone” e il cui motto, Never give up (Non mollare mai, ndr), racchiude i loro valori: tenacia, fiducia, positività e coraggio. Quella che per loro è un’esperienza nata per amore dei viaggi, col tempo si è trasformata in una missione: far vedere tutto ciò che una persona con disabilità può fare. Dagli spostamenti in auto e in aereo, grazie all’acquisto di un camper, entrambi sono passati a vedere luoghi inaspettati. Poi è arrivata la pagina Facebook, non tanto per raccontare i viaggi, quanto per dare informazioni utili corredando di tips sull’accessibilità tutti gli host visitati. Un’esperienza social che ha un grande successo, dato che oggi conta oltre 3.300 followers, e che fa il paio con un altro progetto: lo sviluppo di una mappa dell’accessibilità e dell’usabilità dei luoghi, uno strumento fruibile e semplice basato su Google Maps. Spostarsi in autonomia è un aspetto fondamentale per chi ha familiari con disabilità. Un bisogno su cui Ester

Bordino, presidente di Assocamp - la più grande rete in Italia per la tutela e la divulgazione della cultura del Turismo all’Aria Aperta, realtà legata a Confcommercio - è tornata, sottolineando le potenzialità dei camper, che una volta attrezzati permettono di spostarsi, dormire, cucinare con agio in tali situazioni. Da anni l’Assocamp, attiva anche nel sociale, combatte perché siano compresi nella Legge 104 che consente di acquistare alle persone con disabilità un’auto o un furgone con l’Iva ridotta al 4%. Per tante famiglie sarebbe l’unico modo per far viaggiare in sicurezza i propri cari, portando con sé l’attrezzatura necessaria e una sorta di ambiente domestico. Grazie ad AppenniniForAll, Mirko Cipollone ha unito tensione al volontariato e turismo. Attraverso questa realtà di cui è direttore, ha attivato da tre anni un tour operator inclusivo nell’entroterra abruzzese, offrendo escursioni in montagna con pacchetti che prevendono strutture accessibili, esperienze sensoriali e guide esperte in lingua dei segni. In meno di tre anni ha portato circa 70 persone con disabilità motoria in montagna, pro-

mosso la visita di comuni montani, scalato il Monte Velino - la terza vetta più alta degli Appennini -, fatto tutto il Cammino dei Briganti con persone con diversi tipi di disabilità. Un’esperienza che dimostra come il turismo inclusivo faccia bene a tutti e aguzzi l’ingegno, proprio come nel caso di Claudia Sonego, vicepresidente Disway Tour, realtà di guide turistiche specializzate nel turismo accessibile. Disway, il cui nome nasce dall’espressione This way (Da questa parte, ndr) usata dalle guide, grazie ai suoi operatori si propone di narrare il patrimonio culturale alle persone con disabilità motoria, sensoriale, cognitiva. Il prossimo anno, in occasione del Giubileo, sono previste a Roma sei milioni di persone con disabilità secondo dati Cei. La disabilità comporta sfide quotidiane spesso invisibili agli occhi di tutti. Servono un cambio di passo e una maggiore sensibilità, proprio ciò che ci si aspetta dal prossimo G7 - Inclusione e disabilità, che l’Italia ospiterà dal 14 al 16 ottobre, un incontro tra i vari ministri internazionali che si occupano del tema per discutere sulla condizione delle persone disabili.

CAMMINI ACCESSIBILI LA STORIA DI MARA E TIZIANO

Sono marito e moglie, viaggiano insieme da più di 35 anni. In vista del Giubileo 2025 hanno percorso un itinerario speciale sui passi di Francesco, grazie a Free Wheels e NoisyVision

Immaginate di percorrere il Cammino di Santiago, calcando l’antica via che ha guidato milioni di pellegrini verso Compostela. Spiritualità e cultura sono gli elementi che si incontrano su numerosi percorsi europei e italiani. Tra questi la Via Francigena, che conduce a Roma in un viaggio tra i paesaggi mozzafiato della Toscana, le pianure della Lombardia e le colline del Lazio, e la Via Francisca, che segue le orme di San Francesco offrendo un’esperienza di profonda connessione con la natura. Ogni cammino è un invito a scoprire sé stessi che coinvolge oltre 450.000 persone l’anno (di queste, 400.000 percorrono le diverse varianti del Cammino di Santiago, con il Camino Francés che rimane il più popolare, e circa 50.000 persone hanno camminato lungo la Via Francigena). Esperienze, però, non sempre accessibili a tutti. Per questo, Free Wheels, associazione di volontariato che aiuta persone con esigenze specifiche ad affrontare itinerari a piedi e in bicicletta, si spende dal 2012 per rendere i cammini italiani ed europei sempre più fruibili: dal percorso vero e proprio fino all’offerta ricettiva e di servizi. L’ultimo di questi itinerari è stato quello dal titolo “Sui passi di Francesco. In cammino per l’inclusione e la pace”, organizzato con l’associazione NoisyVision che sostiene l’empowerment delle persone con disabilità visive e/o uditive. Un percorso che ha attraversato Marche, Umbria e Lazio in 11 tappe, fino ad arrivare in piazza San Pietro per l’udienza con papa Francesco. Sulla scia delle traversate avvenute nel 2022 e nel 2023, sono stati 8 i partecipanti che hanno affrontato strade asfaltate o sterrate, salite e discese. Tra loro anche Mara Stefan e Tiziano Bottaro (entrambi 62 anni), sposati da 35 anni, che hanno affrontato insieme il cammino.

«Uno dei nostri desideri è sempre stato quello di percorrere il Cammino di Santiago - racconta Mara, che ha affrontato il percorso sui passi di Francesco in carrozzina -. Per questo qualche anno fa sono venuta a conoscenza di Pietro Scidurlo (presidente di Free Wheels, ndr): lui aveva già intrapreso il Cammino di Santiago varie volte, tracciando in un libro i percorsi accessibili in carrozzina. Dopo esserci sentiti per qualche tempo virtualmente, lo scorso anno ho avuto modo di conoscerlo qui in Veneto. In quell’occasione ho raccontato che io e mio marito abbiamo fatto vari percorsi in cui io ho utilizzato un propulsore per rendere elettrica la carrozzina. Così, Pietro ci ha chiesto di aggregarci per altre iniziative e a gennaio abbiamo subito dato disponibilità per partecipare a “Sui passi di Francesco, in cammino per l’accessibilità e la pace”, organizzando man mano il percorso tramite chiamate e videochiamate».

Tiziano, dal canto suo, ha partecipato pedalando in tandem con Dario, un ragazzo ipovedente. «A me piace andare in bici, ma l’esperienza del tandem non l’avevo mai fatta e pedalare con qualcuno dietro non è ovviamente la stessa cosa - racconta -. È stato molto bello perché sono stato gli ‘occhi’ di Dario: ho avuto la responsabilità e il privilegio di essere il guidatore e di condurre una persona che si è totalmente affidata a me».

Un’esperienza che aiuta a creare una grande sintonia, come conferma Mara: «È stato bellissimo per tanti motivi: nonostante i membri del gruppo non si conoscessero si è subito creato un bel feeling e siamo diventati molto affiatati. E poi è stato molto suggestivo percorrere le strade in cui è stato San Francesco. Certo, ci sono stati anche momenti difficili, soprattutto per chi ci doveva aiutare. Alcuni tratti erano troppo ripidi e pericolosi per chi era in

carrozzina. Inoltre, è capitato più volte che gli alloggi non fossero adeguati e ci fosse bisogno di portare le valigie o si avesse difficoltà ad accedere al bagno. Io stessa, che per brevi periodi posso alzarmi dalla sedia, ho aiutato dei compagni in difficoltà per quanto mi è stato possibile». Una serie di problematiche che Mara incontra anche quando va in vacanza: «Quando viaggio devo avere degli accorgimenti in più perché non sempre le strutture sono adatte e così mi trovo a controllare il piano della stanza o la presenza dell’ascensore. Cose non scontate che a volte mi hanno spinto a rinunciare a visitare qualche posto o a dover pagare un supplemento».

Tiziano e Mara, che viaggiano insieme da più di 35 anni, raccontano quanto spesso accada di trovarsi davanti a delle vere e proprie ingiustizie. «Alla fine di questo viaggio siamo arrivati a Roma, che avevamo visitato già altre volte e quasi sempre con i mezzi pubblici - dice Tiziano -. Spesso abbiamo trovato stazioni con ascensori guasti,

senza alcuna indicazione di quando sarebbero stati riparati, e siamo stati costretti a ricalcolare le tappe del viaggio. Quando viaggiamo veniamo spinti verso un turismo ‘lento’, nel senso che il viaggio incontra più volte piccole battute d’arresto a causa degli ostacoli». Una situazione che si ripete anche in città più piccole, creando un senso di frustrazione e impotenza. «In questo senso, noi “comuni mortali” possiamo fare poco, ma ci sono occasioni in cui dobbiamo utilizzare il buon senso. Ad esempio, possiamo non parcheggiare nei posti riservati a persone disabili anche solo per il tempo di una commissione; possiamo non lasciare auto o scooter o bici e monopattino a noleggio sui marciapiedi o sulle rampe di salita e discesa perché costringono a fare deviazioni pericolose. Ancora, chi gestisce una struttura ricettiva può pensare alla costruzione di rampe o a porte più larghe per il passaggio delle carrozzine». Accorgimenti che renderebbero davvero il turismo più accessibile a tutti.

A sinistra, Mara e Tiziano a Roma, in piazza San Pietro. Sopra, Tiziano e Dario in tandem

Primo piano

“ANCH’IO

SONO

LA PROTEZIONE CIVILE”

UN’ESTATE PER IMPARARE AD AIUTARE

Sono iniziati a giugno e termineranno a settembre i campi scuola organizzati dal Dipartimento della Protezione civile. Destinati a circa 5.000 ragazzi e ragazze, che imparano a proteggere il territorio Tra i volontari, tanti gli over 50

Non è scuola, non è vacanza, non è lavoro, ma in fondo è un po’ tutto questo: il progetto “Anch’io sono la protezione civile” è ripartito puntuale con l’inizio dell’estate, mettendo in moto la macchina dei campi scuola, giunti quest’anno alla 14ª edizione. Obiettivo: aiutare i ragazzi e le ragazze a diventare padroni di di Chiara Ludovisi

strumenti che li rendano protagonisti nella tutela dell’ambiente, del territorio e della società.

L’iniziativa, realizzata dal dipartimento della Protezione civile, in collaborazione con le Regioni e le organizzazioni nazionali e locali di volontariato, dal 2007 a oggi ha coinvolto e formato circa 80.000 giovani. Quest’anno ritorna, proponendo 250

campi scuola in tutta Italia e coinvolgendo oltre 5.000 ragazzi e ragazze tra i 10 e i 16 anni, che imparano così a conoscere il sistema di Protezione civile. Durante i campi, i partecipanti approfondiscono temi di attualità, si avvicinano al mondo del volontariato e diventano consapevoli delle fragilità e dei rischi del territorio. Tutto ciò, attraverso lezioni ed esercitazioni, e soprattutto grazie all’incontro e al confronto con i volontari della Protezione civile e delle associazioni coinvolte. I campi, della durata di una settimana, si svolgono per tutta l’estate: i primi sono partiti a giugno, gli ultimi sono in programma per la prima settimana di settembre. A raccontarci come funzionano, ma soprattutto che importanza hanno questi campi è Sisto Russo, direttore dell’Ufficio Volontariato e risorse del Servizio Nazionale del Dipartimento della Protezione Civile. «Nel 2007 abbiamo per la prima volta deciso di investire in quest’attività, per la promozione della cultura di Protezione civile tra le giovani generazioni. Un investimento che si è ri-

velato lungimirante, perché tanti dei bambini e dei ragazzi che partecipano ai campi acquisiscono una coscienza e una consapevolezza che poi continuano a sviluppare, fino a diventare loro stessi volontari».

Ma quali sono i temi e le attività con cui questi ragazzi si cimentano nel corso della settimana di campo? «Scopo principale e comune a tutti i campi è la conoscenza del sistema di Protezione civile. Poi, si lavora su temi di grande attualità, che hanno a che fare con la tutela ambientale: dagli incendi boschivi alle alluvioni ai cambiamenti climatici. Ogni campo tende a valorizzare le specificità del territorio che lo ospita, grazie anche alla sinergia con le amministrazioni locali e tutte le altre componenti e strutture operative. Ci sono lezioni teoriche, ma anche tante dimostrazioni e attività pratiche, grazie al coinvolgimento ad esempio della polizia, dei vigili del fuoco e di reparti specializzati, come le unità cinofile o i subacquei, che sui ragazzi esercitano un fascino particolare. In questo modo, anche i giovanissimi familiarizzano con questioni complesse, come i Piani di Protezione civile e i rischi specifici del territorio. Diventandone consapevoli, trasmettono poi questa consapevolezza ai loro familiari». Si crea così un circuito virtuoso di trasmissione intergenerazionale delle conoscenze e delle competenze, che è uno dei punti di forza di questa attività e, in generale, del sistema di Protezione Civile. «I volontari di oggi, che allestiscono e gestiscono i campi, hanno iniziato molti anni fa e hanno quindi una tale esperienza e familiarità con questi temi, che riescono a catturare facilmente l’attenzione dei ragazzi e delle ragazze: possiamo dire che li affascinano e li conquistano quando raccontano le loro imprese del passato. I volontari più ‘grandi’

diventano quindi un trampolino e una spinta per i ragazzi che si affacciano a questo mondo. E i campi servono anche per preparare un passaggio di conoscenze e di consegne che è fondamentale per il nostro Sistema». I volontari sono quindi figure cardine per le attività della Protezione civile. Tanti di loro non sono più giovani, ma continuano a essere operativi, sul campo o “dietro le quinte”, garantendo che la macchina funzioni a pieno ritmo. «Nonostante la crisi economica

A sinistra, Sisto Russo Sotto, alcuni momenti dei campi organizzati dal Dipartimento della Protezione civile

e sociale, il numero dei nostri volontari ha mantenuto una certa costanza negli anni: sappiamo di poter contare su circa 300.000 persone, che dedicano tempo, energia e passione al grande impegno che quest’attività richiede. Ci sono lavoratori, ma anche pensionati e tanti giovani, perché il volontariato in Protezione civile non ha età. I campi scuola estivi sono un’ottima occasione di scambio intergenerazionale, grazie anche agli incontri conclusivi, a cui prendono parte tanti genitori e tanti nonni. In Protezione civile c’è posto per tutti, non servono requisiti per rendersi utili e protagonisti: partecipazione, inclusione e trasmissione di competenze sono per noi principi irrinunciabili».

Primo piano

VIAGGI: I SENIOR SCELGONO L’EUROPA

Tipologia, organizzazione e mete da raggiungere Bruno Gaddi, amministratore delegato 50&PiùTurismo, spiega quali sono le vacanze degli over 50: «Tranquillità, divertimento e scoperta sono aspetti irrinunciabili»

di Donatella Ottavi

Un settore più vivo che mai e in costante crescita quello del turismo, che vede tra i suoi fruitori anche numerosi over 60, pronti a prendere la valigia per raggiungere l’altra parte del mondo o trascorrere un tranquillo soggiorno al mare. Un risultato positivo che però, soprattutto nelle città d’arte, nasconde il rovescio della medaglia: i disservizi legati alla non sempre pronta capacità gestionale del sovraffollamento turistico.

Quali sono le richieste dei clienti? Come viene organizzato un viaggio?

Parliamo con Bruno Gaddi, amministratore delegato di 50&PiùTurismo, tour operator che da oltre quarant’anni rappresenta l’unico punto di riferimento del turismo associativo.

Il settore turistico è una delle colonne portanti dell’economia italiana. Rispetto agli anni precedenti, si registra una crescita? Sicuramente sì, soprattutto in virtù della sete di libertà emersa dopo la

pandemia. Rispetto al passato, ritengo che sia soprattutto il viaggio all’estero ad aver subìto un aumento di richieste, nonostante il notevole impegno economico. Dal 2022 in poi, il settore è esploso e continua a essere forte, anche se a volte si verificano situazioni di overtourism (sovraffollamento turistico, ndr) nelle mete più ambite, ad esempio le città d’arte. Una condizione che può generare disagi (code ai musei, disservizi nei trasporti ecc.), mettendo a rischio il gradimento complessivo del viaggio. L’esperienza di svago data da un soggiorno turistico non può e non deve trasformarsi in un momento stressante.

Che tipo di turista è l’over 60? La fascia d’età non fa necessariamente la differenza, molto dipende dal tipo di viaggio che si intende intraprendere e dallo spirito individuale. Chi sceglie un soggiorno all’estero, magari un tour intercontinentale, è spinto dalla passione, dalla curiosità e dalla voglia di conoscere luoghi e culture diverse, e si aspetta altro rispetto a chi opta per un soggiorno mare/montagna o una città d’arte. Come c’è l’over 80 che si dimostra più ‘flessibile’ rispetto a un sessantenne, e magari mette in conto i possibili piccoli contrattempi senza che questo possa compromettere l’esito positivo della vacanza. Diciamo poi che tendenzialmente si impara a viaggiare viaggiando, perché man mano ci si documenta, si acquisisce esperienza, ci si appassiona.

Cosa spinge a scegliere un viaggio?

La scelta non dipende tanto dalla destinazione quanto dal desiderio di scoprire nuove realtà, e questo può avvenire sia andando alla scoperta di luoghi più o meno lontani sia vivendo un’esperienza che offre l’opportunità di socializzare, di fare nuove amicizie, come nel caso degli eventi organizzati dalla nostra associazione 50&Più.

Di solito, in che modo i senior organizzano un soggiorno?

C’è chi si gestisce autonomamente anche in età avanzata, magari forte di eventuali esperienze pregresse, e chi invece si sente più sereno nel demandare a un’agenzia l’organizzazione del viaggio. Nel caso dei nostri eventi, grazie a un’esperienza di oltre 40 anni nel turismo associativo, siamo estremamente attenti ai dettagli, prevediamo una pianificazione del soggiorno a 360 gradi - trasporti, intrattenimento, escursioni, presenza costante di personale interno, assistenza medica h24 -, riuscendo così ad assicurare quella condizione di tranquillità che molti desiderano.

Il turismo associativo garantisce maggiori tutele?

Non solo. Assicura senz’altro un punto di riferimento certo, ma far parte di un’associazione come 50&Più significa soprattutto sviluppare relazioni, amicizie, offrendo numerose opportunità d’incontro. Momenti di socialità per molti irrinunciabili, la cui

Bruno Gaddi, amministratore delegato di 50&PiùTurismo

Primo piano

partecipazione si alimenta di anno in anno.

Viaggi in famiglia, in coppia o in gruppo: quale di queste opzioni preferiscono gli over?

La richiesta di viaggi individuali non manca, ma non è così diffusa, famiglie e amici solitamente si muovono costituendo piccoli gruppi eterogenei. L’Europa è la meta principale anche se, non di rado, ne varcano i confini. Il nostro target di riferimento, però, generalmente tende a muoversi in compagnia. A parlare per noi è l’importante numero di adesioni che registriamo ogni anno nel corso degli eventi associativi. Far parte di un nutrito gruppo è molto apprezzato, veniamo contattati già a inizio anno per fornire rassicurazioni sull’organizzazione delle nostre manifestazioni. Una forma di aggregazione sostenuta dai nostri uffici provinciali, che curano i rapporti a partire dal singolo socio, generando un sistematico passaparola che arriva a coinvolgere amici e conoscenti. Per concludere, quali sono le sue percezioni rispetto all’andamento delle attuali vacanze estive? Anche sulla scia dei dati registrati nell’ultimo biennio, la risposta è assolutamente positiva. I numeri ci sono e parlano di un settore turistico vivo e produttivo.

INCONTRI 50&PIÙ, UN MODELLO TURISTICO DI QUALITÀ

L’evento in Sicilia ha confermato il successo di un tipo di vacanza per over 50, capace di combinare socializzazione, attività culturali e assistenza personalizzata. Un format che risponde perfettamente alle esigenze di un pubblico ancora molto attivo

di Dario De Felicis

Oltre mille i soci provenienti da tutta Italia che a giugno si sono dati appuntamento in Sicilia. Sulla scia dell’andamento turistico nazionale, gli Incontri 50&Più 2024 continuano a riscuotere grande successo. Con due turni, di nove giorni ciascuno, i senior si sono ritrovati all’IGV Club Marispica, di Ispica, a Ragusa: è qui che hanno trascorso diciassette giorni di socialità, divertimento e condivisione. Gli Incontri rappresentano da sempre un momento unico per conoscere persone, rivedere vecchi amici e rinsaldare legami duraturi nel tempo. Qual è il segreto di questo successo? L’esperienza e l’impegno che 50&Più da anni dedica all’attività associativa, al turismo e agli eventi. A questi si aggiunga la scelta di villaggi turistici di livello - ben attrezzati e a prezzi competitivi -, la personalizzazione del soggiorno, le attività culturali e le iniziative dedicate ai soci. Non solo, durante il soggiorno, i soci frequentano corsi di ogni genere, tornei di burraco, gare di ballo. Un successo che va avanti da oltre 40 anni con l’obiettivo di offrire un turismo dedicato agli over 50. Tra le novità degli ultimi anni la sempre più numerosa partecipazione di giovani: sono spesso i nipoti, infatti, ad accompagnare i nonni. È questo, dunque, un modo per condividere esperienze, creare ricordi e rafforzare il rapporto generazionale.

Nati nel 1976 come occasione di ritrovo, gli Incontri si sono trasformati nel tempo in soggiorni vacanza, registrando numerose adesioni. E il Covid-19 ha lasciato un’impronta anche nell’organizzazione di questo appuntamento. Prima della pandemia erano previste quattro settimane di vacanze, da due anni si è assistito a un rientro graduale: a Villasimius nel 2022 e a Marina di Cutro nel 2023.

Escursioni, passeggiate nella natura, momenti di relax in piscina, serate di musica e ballo. Tante le iniziative proposte in questi anni: convegni su temi di attualità e incontri dedicati alla conoscenza dell’associazione 50&Più e dei suoi servizi. Ad ogni edizione anche presentazioni di libri, tavole rotonde e dibattiti con nomi noti del panorama culturale italiano, tra questi i giornalisti Antonio Caprarica, Corrado Augias e lo scrittore Giorgio Montefoschi. Il successo degli Incontri è dovuto alla varietà delle proposte, all’atmosfera ospitale e anche all’assistenza dello staff 50&Più e 50&Più Turismo, che diventa il valore aggiunto della vacanza. Continue sono le occasioni di confronto e socialità tra i soci e con lo staff, per scambiarsi opinioni e anche per una chiacchierata davanti a un caffè. È anche in questi dettagli che si manifesta la filosofia degli Incontri, basata su un concetto di turismo che va oltre la visita guidata ai luoghi di interesse. L’interazione tra persone, l’attività fisica e il contatto con la natura sono la chiave per uno stile di vita sano ed equilibrato: tutto è volto a offrire benefici e svago. Gli Incontri si sono affermati negli anni come un modello di turismo di qualità, in grado di rispondere alle esigenze di una fascia di popolazione in crescita. Il format ideato da 50&Più, è ormai collaudato e - dopo oltre quarant’anni - anche vincente, e consente di vivere un’esperienza intensa e inclusiva.

50&Più | luglio/agosto

Periscopio

giro per il mondo

CON LA MATEMATICA, SCACCO MATTO ALLA NOIA

Scacchi, Sudoku e Cubo di Rubik sono solo alcuni dei giochi che nascondono schemi algebrici molto complessi. Un passatempo divertente ma anche un’occasione per allenare la mente

Dietro la semplicità della griglia numerata di una rivista di enigmistica, una scacchiera o un gioco con dadi, pedine e tabellone, si cela lo sconfinato mondo della matematica. Prendiamo ad esempio l’ormai popolare Sudoku. La sua griglia, a prima vista caotica, è in realtà un perfetto esempio di design combinatorio. Se immaginiamo ogni casella come una variabile e ogni restrizione come un’equazione, l’intero Sudoku si trasforma in un complesso sistema di equazioni algebriche che può essere risolto solo usando tecniche di deduzione e ragionamento logico avanzate. Non è da meno il Cubo di Rubik, che con i suoi sei lati colorati e infinite mosse, rappresenta un’altra vetrina di matematica applicata. Il suo funzionamento si basa sulla teoria dei gruppi, una branca della matematica che studia le simmetrie. Oltre 43 quintilioni le configurazioni possibili del cubo, ma solo una è quella risolta e trovarla richiede la comprensione di algoritmi e sequenze di mosse ben precise. Una rigida struttura matematica si trova anche nell’iconica griglia degli Scacchi, dove per vincere serve ragionare sulla “ricerca minimax”, un algoritmo che si basa sul calcolo di varianti future, utilizzato per valutare le mosse che portano al massimo vantaggio per il giocatore di turno, minimizzando al contempo i benefici per l’avversario. E sempre su un tabellone si articola il millenario gioco cinese del Go. Su una griglia di 19x19 linee i giocatori posizionano le proprie pietre bianche o nere a turno, cercando di circondare le pietre dell’avversario o di creare territori più grandi. È considerato uno dei giochi più complessi al mondo perché al suo interno è racchiusa la teoria dei grafi, la topologia, branca della matematica che studia le proprietà delle figure geometriche, la branca della combinatoria e, anche - strano ma non troppo - la teoria dei giochi.

PICCOLI ANIMALI GRANDE MEMORIA

La memoria dei pesci rossi - sfatando un mito comune - non è affatto di soli 3 secondi. Anzi, hanno un intelletto molto più complesso di quanto si pensi. Possono ricordare eventi, luoghi e persino persone. Alcune specie, come i pesci rossi dorati, possono addirittura riconoscersi allo specchio, un’abilità che richiede un livello avanzato di autoconsapevolezza.

SHOPPING SULL’ACQUA

Il mercato galleggiante di Damnoen Saduak, a 100 km da Bangkok, è uno dei più frequentati della Thailandia. La sua peculiare caratteristica è che sorge su un canale d’acqua, dove le imbarcazioni locali fungono da bancarelle. Oltre alla vendita di frutta, verdura e specialità locali, si può assistere alla preparazione dei piatti tipici direttamente sulle barche.

LA FOLLE VELOCITÀ DEI FULMINI

I fulmini sono veri e propri raggi laser naturali. Sfrecciano nel cielo a velocità supersoniche (fino a 290.000 km/h) e generano temperature di 30.000 °C. Nei temporali, le gocce di pioggia si scontrano, creando una carica elettrica statica che si accumula e viene rilasciata in un canale ionizzato, dando vita al fulmine, un raggio laser che emette raggi UV e X.

Luglio 1971: inquirenti e giornalisti all’Università Cattolica di Milano

IL GIALLO DELLA CATTOLICA

Quel 26 luglio di 53 anni fa a Milano fa molto caldo. L’Università Cattolica del Sacro Cuore è semideserta, le lezioni e gli esami sono finiti e tutti pensano ormai alle vacanze. Alle 8.30 un seminarista ventunenne iscritto a Filosofia, Mario Toso, sta attraversando i corridoi vuoti quando all’improvviso sente un forte scrosciare d’acqua proveniente dal bagno delle donne: “Uno spreco”, pensa. Così, d’istinto, spalanca la porta e scopre steso a terra il corpo di una ragazza trafitto da 44 coltellate, il capo appoggiato sul braccio. È, si scoprirà dopo, quello di Simonetta Ferrero, una ex studentessa scomparsa da casa da un paio di giorni. Il sangue è ovunque, persino nel lavabo. Sconvolto, Toso avverte il custode che a sua volta avvisa la squadra mobile. Da questo momento l’Italia post sessantottina, che aveva appena legalizzato la pillola anticoncezionale e

Il 24 luglio del 1971 Simonetta Ferrero viene uccisa nei bagni dell’Università di Milano. Inizia così uno dei ‘cold case’ più sconvolgenti della cronaca nera italiana di tutti i tempi

il divorzio, si appassiona ad uno dei crimini più spaventosi del secolo, che resterà per sempre noto come il ‘delitto della Cattolica’. A rendere tutto più scioccante il fatto che la giovane sia stata uccisa in quello stesso Ateneo dal quale era uscita un paio di anni prima con una laurea in Scienze Politiche. Le uniche certezze in mano agli inquirenti sono la data e l’ora dell’omicidio: tra le 11.30 e le 12 di sabato 24 luglio, due giorni prima della scoperta. Ma chi era la vittima e perché era là?

La 26enne Simonetta, detta Munny, è la classica brava ragazza nata in una famiglia borghese molto unita e religiosa, è graziosa ma non appariscente. Una vita senza ombre, tra il lavoro svolto con diligenza nel settore delle Risorse Umane della Montedison e gli interessi: il cinema e la danza, ma anche il volontariato come Dama di San segue a pag 60

Storia e misteri

temente strano: a metà dei suoi programmi entra all’Università. Ha un appuntamento? O ha solo bisogno del bagno e lo cerca, come molti ex studenti, in un luogo familiare? Non si saprà mai.

ta (che presto esce dall’inchiesta), quattro operai che erano sul posto la mattina dell’omicidio (e che col rumore del martello pneumatico hanno probabilmente coperto le urla) e il direttore delle Risorse Umane della Montedison, che fornisce il ritratto di una ragazza ‘per bene’, seria e riservata. L’indagine vira verso alcuni ‘tipi strani’ che erano soliti aggirarsi nell’Ateneo, seguendo le studentesse in cerca del momento propizio per abbordarle. Anche qui, nulla. Il portiere dell’Università ricorda che l’ultima persona ad uscire quel sabato, prima della chiusura serale, era stato un giovane uomo elegante ed educato, mai identificato.

Il tempo passa e le piste si raffreddano, una ad una.

Simonetta aveva lottato col suo aggressore e con le moderne tecniche di genetica forense forse l’assassino (che aveva lasciato l’impronta della mano insanguinata sulla porta del bagno) avrebbe avuto le ore contate, ma dopo più di 350 interrogatori l’indagine si arresta.

Vincenzo e nella Croce Rossa. Qualche flirt ma nessun fidanzato, vive con i genitori.

Le indagini ricostruiscono le ultime ore di vita. Il 24 luglio è il suo primo giorno di ferie, la sera sarebbe dovuta partire per la Corsica con la famiglia. Ci sono alcune commissioni da sbrigare: cambiare le lire, un salto dall’estetista e in profumeria, infine un passaggio dal tappezziere. I genitori che la aspettano per pranzo non vedendola tornare, angosciati, sporgono immediatamente una denuncia di scomparsa.

Ricostruendo la mattinata gli inquirenti scoprono che Simonetta fa qualcosa di non preventivato e apparen-

L’arma del delitto, una lama di 15 cm, non si trova, né si riesce a far luce sulle dinamiche dell’omicidio. L’ipotesi più plausibile sembrerebbe quella del raptus sessuale ma - come un fantasma - il killer insanguinato sarebbe poi riuscito a fuggire senza essere notato. A meno che non si sia cambiato o sia rimasto nascosto fino al lunedì successivo, giorno della scoperta, approfittando della confusione per allontanarsi indisturbato tra la folla. Tutti gli indizi però ben presto cadono: nessun nemico acclarato, nessuna violenza sessuale accertata, i gioielli e la borsetta ritrovati accanto al corpo escludono la rapina. Gli investigatori interrogano per primi il religioso autore della scoper-

Nell’ottobre del 1993 il questore di Milano, Achille Serra, riceve una lettera anonima siglata T.B. che, senza fornire nomi, denuncia una molestia sessuale a carico di una ventenne da parte di un religioso, avvenuta nell’Università pochi anni dopo il delitto. Con il fiuto del vecchio poliziotto fa riaprire le indagini: vengono sentite un centinaio di persone fra ex studenti e frequentatori della Cattolica dell’epoca, sperando in un dettaglio precedentemente sfuggito. Non essendo emerso nulla di rilevante l’anno seguente il caso viene archiviato e a tutt’oggi resta ancora un delitto senza un colpevole. Rimane la domanda sul perché quella mattina Simonetta abbia svoltato l’angolo sbagliato, andando incontro così, inconsapevolmente, all’appuntamento col destino.

continua da pag 58
Università Cattolica di Milano

50&PIÙ TRIESTE E TELEVITA

INSIEME PER LA SICUREZZA

DELLE PERSONE ANZIANE

La convenzione è stata siglata nella sede Confcommercio del capoluogo friulano

Un orologio multifunzionale dotato di un pulsante di chiamata incorporato, con un dispositivo di geolocalizzazione e un sensore che rileva possibili cadute. Sono queste le caratteristiche dell’ultimo congegno realizzato in casa Televita che da trentacinque anni si occupa di sicurezza per le persone anziane. Il nuovo prodotto, presentato nella sede di Confcommercio a Trieste, è al centro di una convenzione che 50&Più Trieste ha siglato con l’azienda. «Abbiamo voluto presentare l’orologio multifunzionale ai nostri soci perché, oltre a garantire la nostra sicurezza, riesce a infondere tranquillità anche ai no -

stri figli – ha detto Marina Gruden Vlack, presidente 50&Più Trieste –A differenza di un telefono cellulare che spesso ci capita di dimenticare, l’orologio rappresenta una garanzia perché lo portiamo sempre indosso». Televita, l’azienda impegnata da 35 anni nella cura delle persone, continua a offrire servizi sociosanitari di valore. A spiegarlo è Michela Flaborea, presidente di Televita: «Abbiamo iniziato a fare TeleCare per contrastare l’istituzionalizzazione delle persone anziane: un servizio diventato popolare perché teleassistenza e telemedicina sono oggi strumenti preziosi del Sistema salute e, grazie

Michela

A sinistra, Marina Gruden Vlack, presidente 50&Più Trieste, e Claudia D’Ambrosio responsabile comunicazione Televita

all’apporto delle nuove tecnologie, possiamo raggiungere una platea sempre più ampia di persone». Nel 2023, l’azienda – attraverso i suoi esperti – ha risposto a oltre 60mila richieste di aiuto, 300mila contatti telefonici, e ha assistito 7mila persone. Come funziona il metodo ‘Televita’? È ancora la Presidente a spiegare: «Il nostro target si può riassumere in tre tipologie: persona adulta che sta complessivamente bene, persona anziana che ha già vissuto una situazione di pericolo, figli lontani da casa che vogliono prendersi cura dei genitori. Per ognuno di loro abbiamo immaginato un servizio adeguato». Dal dispositivo dotato di pulsante che può essere indossato al collo o al polso attivo 24/24 per 365 giorni, al dispositivo che in aggiunta ha un sistema di vivavoce, caduta e localizzazione GPS e, infine, l’orologio multifunzione. «L’ho testato sulla mia persona, e credo sia davvero molto importante averlo nella propria quotidianità. Per questo ho voluto fortemente che ci fosse una convenzione per i nostri soci» ha concluso la Presidente 50&Più Trieste.

Sopra,
Flaborea, presidente Televita

Vuoi dare una mano a Don Carmelo?

“Questa è una terra magica, dove capitano cose tragiche ma ne succedono anche di meravigliose. Perché l’isola chiama…” Sono le voci dei lampedusani, che vivono una condizione di diversità nella diversità. Già la Sicilia, infatti, è un’isola ma questo scoglio in mezzo al Mediterraneo è “un’isola dell’isola”, se così possiamo dire. Un luogo che mostra il suo volto più vero alla ne della stagione turistica, quando la maggior parte delle attività si fermano e il tempo comincia a scorrere con una velocità che sembra dimezzarsi. “Lampedusa era famosa per il fenomeno dell’accoglienza dei migranti. Io c’ero stato solo di passaggio e ho accolto con entusiasmo l’invito del mio vescovo a venire a fare il parroco qui”. Lo racconta don Carmelo Rizzo, 47 anni, che da luglio del 2021 è parroco di San Gerlando. Questa comunità è stata messa a dura prova dal fenomeno degli sbarchi di migranti, ma ha sempre dato una risposta encomiabile. “Dinanzi alle persone in di coltà che vedono arrivare – dice il sacerdote – gli isolani si sono sempre messi a disposizione, per ogni esigenza. Talvolta anche togliendo qualcosa dalle proprie case e facendo cadere ogni barriera e pregiudizio.” “Qui la parrocchia è fondamentale – aggiunge una catechista - perché nonostante la condizione particolare che viviamo ci permette di stare insieme”. “Il sorriso

di don Carmelo è contagioso – incalza un’altra volontaria-. Ne abbiamo bisogno e ci fa rianimare, quando siamo tristi”. Il parroco si schermisce e minimizza, ma sa bene che a fare la di erenza sono proprio le piccole attenzioni. “Ho imparato – ammette – che i gesti semplici, i sorrisi, gli incontri, le strette di mano, fanno tanto. A volte, invece, come dice Papa Francesco, ci si chiude nelle sacrestie e ci si ammala”.

Dal 1989, per legge, il sostentamento dei sacerdoti non è più a carico dello Stato ma è stato a dato a tutti noi. A tutte quelle persone di buona volontà che, attraverso la rma per l’8xmille alla Chiesa cattolica o direttamente attraverso le o erte deducibili per i sacerdoti possono contribuire a garantire loro un tenore di vita dignitoso. Dalle montagne alle isole, nelle grandi città come nei piccoli paesi, grazie ad un sistema che si fonda sulla perequazione e la corresponsabilità, ciascuno di loro ha bisogno del contributo di tutti. Anche del tuo.

Scopri come donare, in modo semplice e sicuro, nel sito Basta una piccola dimostrazione del tuo sostegno. Don Nicholas, e tanti altri don come lui, te ne saranno grati, insieme alle loro comunità.

In foto: don Carmelo Rizzo, parroco di San Gerlando a Lampedusa (AG)

La Carta dei Valori è il manifesto lanciato dal Cupla (il Coordinamento dei Pensionati Autonomi che riunisce 8 associazioni, tra cui anche 50&Più), con l’intento di difendere l’integrità degli anziani, rivendicando principi e azioni per costruire una società multigenerazionale più giusta, inclusiva, partecipativa e solidale. Le idee e le proposte non esauriscono l’ambito delle rivendicazioni, ma costituiscono una priorità nel raggiungimento dell’obiettivo: migliorare la sicurezza economica, sociale e sanitaria dei cittadini anziani.

La sanità è uno dei cardini sui quali devono far affidamento la ripresa economica, la coesione sociale e il sistema dei diritti universali, ma la lezione del Covid ha portato alla luce l’inadeguatezza del sistema sanitario italiano, evidenziando al contempo gravi carenze nell’assistenza sociale e territoriale. Da qui l’importanza - avverte il Cupla - della medicina territoriale, di una legislazione per la tutela della figura dei caregiver familiari e dello stanziamento di risorse economiche a favore della famiglia, in quanto luogo dell’assistenza. C’è poi la questione reddituale che colpisce molti pensionati anche a causa della riduzione del potere di acquisto dei trattamenti. Dai dati dell’Osservatorio Inps sulle pensioni risulta infatti che, nel 2020, il 59,6% di quelle erogate avevano un importo inferiore a 750 euro. Il recente studio Cer-Cupla evidenzia la diminuzione del potere di acquisto delle pensioni negli ultimi 10 anni. Dal 2009 al 2023 una pensione di 1.500 euro lorde ha perso circa 50 euro mensili. La parziale indicizzazione ha colpito anche le pensioni più alte: un assegno lordo di 2.500 euro si è impoverito del 5% tra il 2010 e il 2021 e perderà un ulteriore 5% tra il 2022 e il 2025.

Un altro pilastro dei diritti dell’anziano è quello dell’invecchiamento attivo. Il concetto comprende tutti quei ser-

CUPLA: «CON LA CARTA DEI VALORI TUTELIAMO I DIRITTI DEGLI ANZIANI»

Il prossimo passo sarà la richiesta al Governo di istituire un Tavolo di lavoro permanente per avviare un confronto costante e definire il welfare del futuro a misura di senior

vizi in grado di promuovere la salute psicofisica delle persone fino alla tarda età, garantendo una buona qualità di vita. Un obiettivo già supportato da organizzazioni internazionali come Age Platform Europe (il raggruppamento al quale le associazioni componenti del Cupla aderiscono). È giunto infatti il momento di vedere gli anziani in una prospettiva diversa: parole come partecipazione, uguaglianza, interge-

nerazionalità (che trovano accoglienza all’interno della Carta) sono il frutto di una riflessione nuova e più attenta nei confronti della generazione di senior. Dopo la presentazione pubblica della Carta dei Valori, i prossimi passi prevedono la richiesta al Governo di istituire un Tavolo di lavoro permanente nel quale avviare un confronto costante per definire il welfare del futuro a misura di anziano.

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SETTIMANA DELLA CREATIVITÀ DIETRO LE QUINTE DELL’EVENTO DEDICATO ALL’ARTE

All’appuntamento anche le premiazioni della 42ª edizione del Concorso 50&Più Prosa, Poesia Pittura, Fotografia. Assegnate le Superfarfalle

di Rosalia Capuano

Un viaggio nell’arte tra le Dolomiti del Brenta, per vivere una nuova avventura all’insegna dell’amicizia, della condivisione e della socialità. Tra passione e divertimento, a Madonna di Campiglio si è svolta la 4ª edizione della Settimana della Creatività, l’appuntamento dedicato agli over 50 che mette al centro l’estro e la fantasia dei senior. L’evento, ideato e promosso da 50&Più, si è svolto presso l’Hotel des Alpes, dal 29 giugno al 5 luglio. Ad aprire i lavori la tavola rotonda dei docenti che hanno accompagnato i soci alla scoperta di teorie e tecniche per realizzare opere nell’ambito della fotografia, della poesia, della scrittura creativa, della pittura e della musica. Tra i docenti Patrizia Copponi per la fotografia, Vincenzo De Filippo per il canto, Elio Pecora per la poesia, Enrico Valen-

zi per la scrittura creativa e Andrea Viviani per la pittura su ceramica. A Madonna di Campiglio anche le premiazioni della 42ª edizione del Concorso 50&Più. Sono stati 173 gli iscritti al Concorso e 218 le opere in gara: 56 componimenti di prosa, 71 poesie, 44 dipinti e 47 fotografie. A tutte le opere sono state assegnate le Farfalle 50&Più, cinque compo -

nimenti per ogni categoria (prosa, poesia, pittura e fotografia) sono stati selezionati dalla giuria e premiati con la Libellula 50&Più. A valutare le opere è stata la giuria formata da Elio Pecora, poeta e giurato del Concorso dal 2009; Patrizia Copponi, fotoreporter; Serena Colombo, storica dell’arte, autrice di webinar e collaboratrice della rivista 50&Più; Enrico Valenzi, scrittore, direttore della scuola di scrittura creativa Omero. Assegnate, inoltre, le Superfarfalle alle opere della scorsa edizione più votate dai lettori di Spazio50 e della rivista 50&Più. È Giulio Rocco Castello, da Salerno, il vincitore della Superfarfalla per la categoria di poesia, con l’opera Risuona il canto delle stelle, che ha ricevuto 3.195 voti. Per la prosa vince Nazareno Carideo da Isernia con l’opera Biscotto, che ha ricevuto 3.066 voti. Con l’opera Oltre, si è aggiudicata il premio per

la sezione pittura Maria Antonietta Franciulli di Roma, con 3.971 voti. Per la fotografia, Cesarina Rigo di Vicenza, con l’opera Artista di strada, ha ricevuto 3.234 voti. «La Settimana della Creatività è un evento con valenze molto importanti, come la socialità, sempre presente nelle nostre manifestazioni. È un esempio di quello che si deve fare per vivere una terza età attiva, alla ricerca di opportunità e ambiti di espressione.

Noi ci impegniamo perché riteniamo sia nostro compito incentivare l’impegno in attività intellettuali che rappresentano il fulcro della nostra esistenza», ha commentato Sebastiano Casu, vicepresidente nazionale vicario di 50&Più. Escursioni e serate musicali hanno intervallato lezioni e laboratori, tra queste: il Coro La Tor, i Brothers in Black e l’Orchestra Gigio Valentino, la visita al Lago Nambino e alle Cascate di Vallesinella.

Lorenzo Francesconi
Laboratorio di pittura su ceramica
Laboratorio di scrittura creativa
Sebastiano Casu durante le premiazioni
Laboratorio di pittura su ceramica
Escursioni
Concerto finale

I VINCITORI DELLE LIBELLULE 50&PIÙ

PROSA

COGNOME NOME

PROVINCIA OPERA

Magini Glauco Livorno LI

Paita GiovannaLivorno LI

Silonio Giovanni Vercelli VC

Torresini Rainalda Carbonera TV

Valente Gabriele O.R.Roma RM

POESIA

COGNOME NOME

PROVINCIA

Bergomi Clara Vicenza VI

Davoli Luigi

Reggio Emilia RE

SignorinoGiovanniNovara NO

TufarielloAntoniaLivorno LI

Il cielo stellato

Il profumo del tramonto

Proposta di immortalità

Incollata al mondo

Io ricordo

OPERA

Le tue preziose mani

Le ultime lune

Sogni senza fissa dimora

D’amore

Vallesi Walter Porto San Giorgio FMVecchia solitudine

PITTURA

COGNOME NOME

PROVINCIA

OPERA

Fagotti Andrea Cordenons PN Contrapposte follie

Franciulli Maria Antonietta Roma RM

Martin Emma Padova PD

Massari Elisabetta Piacenza PC

Sogno

Gli occhi chiusi del mondo

Luci e ombre

Ore FrancescaLucca LU La trascendenza dell’arte

FOTOGRAFIA

COGNOME NOME

PROVINCIA OPERA

Chiari Marina Savignano sul Rubicone FCLa speranza

Dall’ArmellinaRenato

Festini Armando

Rigo Cesarina

ValdiserraSilvio Mario

Pojana Maggiore VI La caduta degli dei

Monticello Conte Otto VIRotazione

Monticello Conte Otto VI

Profumo di lavanda

Montalto Scarampi AT Riscatto

SCHEDA DI VOTAZIONE

È questo il momento più atteso dai fnalisti: superare la selezione. I cinque candidati al premio fnale per le sezioni Prosa, Poesia, Pittura e Fotografa, attendono ora il giudizio inappellabile dei lettori. Come ogni anno, con la scheda di votazione qui proposta, sarà scelto il vincitore per ogni discipli-

na. Dunque, votate secondo le vostre preferenze: quella crocetta che traccerete sul quadratino posto a lato di ogni nome sarà decisiva. Per visionare in maniera integrale le opere, consultare il sito www. spazio50.org, scrivere a infoeventi@50epiu.it o telefonare al 06 68883297.

Da ritagliare e inviare in originale a 50&Più - Via del Melangolo 26 - 00186 Roma entro il 31/12/2024 (eventuali schede fotocopiate/scansionate saranno ritenute nulle). La votazione può essere efetuata anche online, all’indirizzo www.spazio50.org

Cognome

Via

Cap

Cità

Nome

Telefono

Acconsento al tratamento da parte di Editoriale 50&Più S.r.l. dei dat personali da me fornit. Tale tratamento avverrà nel rispeto di quanto previsto dal Regolamento (UE) 2016/679 e delle disposizioni per l’adeguamento della normatva nazionale, ed ai soli fni della registrazione del voto da me espresso.

Firma

Il cielo stellato

Glauco MAGINI

Il profumo del tramonto

Giovanna PAITA

Proposta di immortalità

Giovanni SILONIO

Incollata al mondo

Rainalda TORRESINI

Io ricordo

Gabriele O.R. VALENTE

Le tue preziose mani

Clara BERGOMI

Le ultme lune

Luigi DAVOLI

Sogni senza fssa dimora

Giovanni SIGNORINO

D’amore

Antonia TUFARIELLO

Vecchia solitudine

Walter VALLESI

Contrapposte follie

Andrea FAGOTTI

Sogno

Maria Antonieta FRANCIULLI

Gli occhi chiusi del mondo

Emma MARTIN

Luci e ombre

Elisabeta MASSARI

La trascendenza dell’arte

Francesca ORE

La speranza

Marina CHIARI

La caduta degli dei Renato DALL’ARMELLINA

Rotazione Armando FESTINI

Profumo di lavanda Cesarina RIGO

Riscato

Silvio Mario VALDISERRA

INSIDE OUT 2 VOLA AL BOTTEGHINO E SUPERA C’È ANCORA DOMANI

Con oltre 37 milioni di euro

il film d’animazione firmato Disney e Pixar è il miglior incasso della stagione

Inside Out 2 continua a dominare il box office italiano. In un solo week end, a inizio luglio, ha portato a casa altri 3.929.146 euro con 529.233 spettatori per 552 cinema, arrivando a un totale di 37.318.683. Un risultato che lo rende il miglior incasso della stagione: il cartoon firmato Disney e Pixar ha superato i 36.735.877 euro incassati da C’è ancora domani di Paola Cortellesi (che resta comunque primo tra gli italiani). Il trionfo di Inside Out 2 fa bene al mercato: l’incasso complessivo del primo fine settima-

na di luglio è pari a 5.482.678 euro, contro i 3.320.484 dell’anno scorso, e il totale del 2024 è già superiore a quello del 2023 (244.556.315 euro conto 227.530.436).

Il film di animazione Inside Out 2 è il sequel di Inside Out del 2015 prodotto dai Pixar Animation Studios, in co-produzione con Walt Disney Pictures e distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures. La seconda parte, diretta da Kesley Mann, in uscita a giugno 2024, racconta ancora la storia di Riley, ormai adolescente e pronta a frequentare il liceo.

Il Quartier Generale, nella sua mente, viene messo a soqquadro da un evento completamente inaspettato: l'arrivo di altre Emozioni. È così che giungono Ansia, Invidia, Imbarazzo ed Ennui, e la convivenza tra vecchi e nuovi genera qualche imprevisto, non senza conseguenze. Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto non sanno come interpretare la presenza di Ansia e i suoi amici. Troveranno il modo di andare d’accordo?

PREMIO STREGA

DONATELLA

DI PIETRANTONIO

VINCE CON L’ETÀ FRAGILE

«LA MIA VOCE PER DIFENDERE I DIRITTI DELLE DONNE»

La scrittrice abruzzese ottiene il primo posto della sestina al più ambito riconoscimento letterario. Le premiazioni nel consueto scenario del Ninfeo di Villa Giulia a Roma

di Rosalia Capuano

oglio solo promettere che userò le mie voci, scritta e orale, in difesa di dei diritti per cui la mia generazione di donne ha molto lottato e che oggi trovo non più scontati». È questo il primo commento di Donatella Di Pietrantonio dopo aver ricevuto il Premio Strega 2024 per l’opera L’età fragile (Einaudi). La scrittrice abruzzese - intervistata dalla nostra redazione sul numero di giugno -, lo scorso 4 luglio, si è posizionata al primo posto della sestina con 189 voti alla 74ª edizione del più ambito riconoscimento letterario. Dopo di lei, Dario Voltolini con Invernale (La Nave di Teseo), con 143 voti; Chiara Valerio con Chi dice e chi tace (Selle-

rio), con 138 voti; Raffaella Romagnolo con Aggiustare l’universo (Mondadori), con 83 voti; Paolo Di Paolo con Romanzo senza umani (Feltrinelli), con 66 voti, e Tommaso Giartosio con Autobiogrammatica (minimum fax), con 25 voti.

«Non scrivo dei romanzi con l’idea di trasmettere messaggi - ha continuato in diretta tv - però la scelta delle storie e dei personaggi è sempre fortemente significativa. Quindi scegliere di raccontare delle storie di donne, scegliere di dedicare il libro a tutte le sopravvissute, sicuramente per me ha anche un valore politico. Quello che le donne della mia generazione, e io in particolare, davamo per acquisito

e scontato viene sempre messo sotto esame, viene messo in discussione, oppure francamente attaccato. Quindi credo che dobbiamo veramente tenere la guardia alta sempre».

La giuria del Premio è composta dai voti dei 400 Amici della domenica, a cui si aggiungono 245 voti espressi da studiosi, traduttori e intellettuali italiani e stranieri selezionati da 35 Istituti italiani di cultura all’estero, 30 voti di lettori forti scelti nel mondo delle professioni e dell’imprenditoria e 25 voti collettivi espressi da scuole, università e gruppi di lettura, tra cui i circoli costituiti presso le Biblioteche di Roma. Tra i nuovi giurati, entrati quest’anno a far parte degli Amici della domenica, ci sono Roberto Andò, Alessandro Baricco, Anna Bonaiuto, Giulia Caminito, Giordano Bruno Guerri, Mauro Mazza, Antonella Polimeni, Loretta Santini e Roberto Vecchioni. Come annunciato da Giovanni Solimine - presidente della Fondazione Bellonci, promotrice del Premio - e dal direttore Stefano Petrocchi, da quest’anno parte un progetto culturale a Tor Bella Monaca e Caivano, tra le periferie più fragili del paese, grazie alla collaborazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle periferie e al sostegno della Fondazione Enel Cuore, che vedrà scrittori affermati avviare percorsi culturali nelle scuole e altre realtà.

Cultura

Dice Dario Voltolini: «Il rapporto tra padre e figlio è un rapporto molto particolare, fatto di comunicazione non verbale, comunicazione dove non conta la vicinanza ma la lontananza». Il sessantacinquenne scrittore torinese ha pubblicato da alcuni mesi l’ultimo romanzo, Invernale. Molto letto e apprezzato, non è solo un romanzo autobiografico, ma un’indagine universale sulla perdita e sulla fragilità della vita. Tramite la voce narrante, Voltolini ci conduce in un viaggio emozionante attraverso i ricordi, i rimpianti e le domande che accompagnano la perdita di una figura amata. Invita a riflettere sulla natura del dolore e sulla sua capacità di plasmare le nostre vite. Chiedo a Voltolini come è l’idea di raccontare l’ultima parte della vita di un padre: «Quel periodo della vita di mio padre - mi risponde - lo conservo in me da allora. Due anni fa sono stati 40 anni dalla sua morte e ho pensato di raccontarlo, un po’ come se fosse una mia piccola celebrazione privata».

Il romanzo si concentra molto sul tema della morte e del declino. Cosa l’ha spinta ad affrontare un tema così difficile e delicato? Si dice spesso che, alla fin fine, si scrive sempre di vita e di morte. E per me quegli anni sono stati il modello più intenso del rapporto tra la vita e la morte. Ho voluto affrontarli direttamente dopo tanto tempo. Soprattutto perché nel declino fisico di mio padre ho visto emergere tantissima vita, tantissima ricchezza personale e mi premeva darne un’immagine. Nel libro emerge un forte legame tra il protagonista e il padre. L’autobiografia che ha pesato come è diventata racconto?

Per me si è trattato di un legame che stava prima e dopo le parole: mio padre e io non ne abbiamo scambiate molte, pochissime relative alla sua

DARIO VOLTOLINI «IL LEGAME CON MIO PADRE È ANCORA VIVO»

Invernale, il nuovo romanzo

dell'autore

nella sestina del Premio Strega. L’opera indaga emozioni e stati d'animo che accompagnano la morte di una persona cara

malattia e a quello che stava vivendo, ma posso testimoniare che questo legame è ancora misteriosamente vivo oggi. Il fatto è che le parole sono il mio lavoro e allora le ho usate per raccontare di lui. Il dato autobiografico ho cercato di tenerlo il più possibile in disparte perché era di lui che ho voluto raccontare.

Invernale è scritto in uno stile sobrio ed essenziale, che lascia trasparire una grande intensità emotiva. Come ha lavorato sulla scrittura?

Questa bella domanda mi permette di raccontare come ho scritto il libro. Poiché volevo fare una celebrazione, mi sono dato dei tempi di scrittura decidendo di cominciare a scrivere il 2 giugno, data della nascita di mio papà, e di finire rigorosamente il 24 luglio, data della sua morte. E così ho fatto, due anni fa. Ho scritto come se fossi un jazzista che improvvisava, su una base solida e con un tema noto, ma senza la possibilità di fermarsi. Credo che ciò abbia portato una certa compattezza.

Nelle righe finali lei pensa ad un qualcosa che “nel non spazio” potrà farle pervenire suo padre. Cosa è? Un’impossibile speranza, un’allucinazione, l’esito di una sua fantasia?

rapporto che permane tra due persone, una delle quali non esiste più. È anche la miscela tra la bestemmia di un credente e la preghiera di un ateo. Me ne rendo conto ora.

Come ha vissuto la recente esperienza del Premio Strega?

Benissimo, direi. Ho avuto anche la fortuna di far parte di una dozzina di persone molto interessanti e simpatiche. Si è creato tra noi un clima piacevole, il che ha reso la micidiale logistica del Premio più divertente che sfiancante. Quando il 5 giugno è stata selezionata la sestina, a pre -

scindere dal fatto di esservi incluso, ho vissuto con dolore la fine di questa “sporca dozzina”.

Quali sono i suoi scrittori preferiti?

Troppi per dirli tutti e tutte. Qui cito solo le penne che ho sentito più vicine scrivendo Invernale. Sempre Antonio Moresco che amo da sempre, per la sua assoluta e potente unicità. Tiziano Scarpa, per la sua inimitabile forma di intelligenza. Marta Cai, per la sua scrittura che sta alle altre scritture come la geometria non euclidea sta a quelle euclidee. Voglio usare questo spazio per ricordare Maurizio Salabelle e Sergio Atzeni, che ci avrebbero dato ancora tantissimo se non fossero scomparsi troppo presto. Io sono di quei pochi che ritengono la letteratura italiana attuale molto ricca, variata e viva. Con loro ancora in pista lo sarebbe anche di più.

C ’è un libro che le ha cambiato la vita?

Non lo so, perché non so come sarebbe andata la mia vita se non li avessi incontrati, ma ne cito tre: Le avventure di Pinocchio di Collodi, Nettare in un setaccio di Kamala Markandaya e Il 42° parallelo di John Dos Passos. Il primo l’ho incontrato quando ancora non sapevo leggere: me lo leggeva il nonno. Il secondo l’ho letto in un periodo in cui non leggevo niente. Il terzo è stato il primo libro che mi ha fatto capire che un romanzo è anche l’invenzione della sua forma.

È tutte queste cose insieme, ma è anche la testimonianza misteriosa di un

C’è un consiglio che vorrebbe dare ai giovani aspiranti scrittori, lei è anche docente alla scuola Holden di Torino?

Visto che non intendono intraprendere carriere più remunerative, consiglierei loro di mantenere sempre altissima la curiosità per come sono stati scritti anche i libri che non amano. Lì c’è tantissimo da imparare.

Invernale
di Dario Voltolini
LA NAVE DI TESEO
144 PAGINE

Cultura

KEVIN COSTNER TORNA AL CINEMA. «ORA QUESTO FILM NON È PIÙ MIO, È VOSTRO»

Horizon: An American Saga è stato presentato al Festival di Cannes. Il western nelle sale a luglio e agosto

el 1991 il suo Balla coi lupi, tratto dall’omonimo romanzo di Michael Blake, vinse sette premi Oscar, tra cui Miglior film e Miglior regista. Un western epico di oltre tre ore (nella versione cinematografica) su un generale, che durante la guerra di Secessione, stringe amicizia con la tribù Sioux dei Lakota, andando anche contro i suoi stessi commilitoni. Nel 2012 è salito nuovamente in sella, impugnando pistole e fucili, nella miniserie Hatfields & McCoys, sulla famigerata faida tra due famiglie durante la Guerra civile. Dal 2018 è John Dutton, temuto e rispettato proprietario di uno sconfinato ranch in Yellowstone (arrivata, per ora, alla quinta stagione), ruolo che gli ha fatto vincere il Golden Globe come Miglior attore in una serie drammatica. Kevin Costner ha utilizzato più volte nella sua carriera il

Ngenere western per raccontare la sua visione politica e ambientale dell’America. È tornato a farlo sul grande schermo con una nuova e ambiziosa epopea western in veste di protagonista, regista, produttore e co-sceneggiatore. Dopo l’anteprima all’ultimo Festival di Cannes, arriva in Italia divisa in due parti Horizon: An American Saga, la prima nelle sale dal 4 luglio, l’altra il 15 agosto, con Warner Bros. Un progetto che racconta, attraverso diversi punti di vista, l’espansione del West, prima e dopo la Guerra civile. La saga mostra il conflitto tra i nativi americani, che videro le loro terre colonizzate, e coloro che furono decisi a stabilirsi in quei luoghi, ad ogni costo. Destini, sogni e speranze si intrecciano in un affresco in cui i protagonisti lottano per la propria sopravvivenza, affrontando ostacoli e spietatezza umana.

Costner ha scelto come compagni di questo viaggio, tra gli altri, Sienna Miller, Sam Worthington, Luke Wilson, Will Patton e Jena Malone. Per lui si è ritagliato il ruolo di Hayes Ellison, un solitario che cerca di farsi gli affari propri. Ormai chiuso e stanco, vive una sorta di tregua in un mondo pericoloso. Ma è anche un uomo, che messo alle strette, reagisce di fronte alle situazioni, anche se preferirebbe evitarle.

Sopra e a destra, alcune scene tratte dal film Horizon. In basso, Cannes 2024 Kevin Costner con Sienna Miller, una delle attrici protagoniste della pellicola

I due capitoli di Horizon fanno solo parte di un progetto più ampio di circa dieci ore, che Costner ha iniziato a scrivere oltre trentacinque anni fa (nel 1988), e suddiviso complessivamente in quattro parti. La saga è costata quasi cento milioni di dollari, di cui venti messi di tasca propria dall’outsider di Hollywood (come si è definito a Cannes). L’attore statunitense, classe 1955, ha ipotecato persino la sua casa per realizzarla. Sarà

per questo che, di fronte a un’epopea del genere anche produttivamente, lo scorso maggio, ricevendo dieci minuti di applausi nel Grand Théâtre Lumière, il 69enne si è lasciato andare alla commozione, dicendo al pubblico accorso a vedere il primo capitolo: «Ora questo film non è più mio, è vostro. La sua storia dipende da quante volte viene condiviso. E io spero che lo farete con le persone vicine a voi». Poi il giorno dopo, nell’incontro con i giornalisti internazionali, Costner ha raccontato della grande fatica fatta: «Un tempo, per fare film, venivo pagato un sacco di soldi. Oggi li tiro fuori io personalmente. All’inizio nessuno voleva produrre questo progetto. Mi hanno detto di fare un

film e vedere come andava. E allora ho deciso che li avrei fatti tutti e quattro». Ma a Costner mancano ancora dei finanziamenti per poter completare la saga.

Raccontando qualcosa di più della storia del film, l’attore ha spiegato sempre durante la conferenza stampa a Cannes: «Ci sono state persone che avrebbero fatto di tutto per quell'idea di orizzonte sconfinato. In quelle terre, dove c’erano 90 milioni di bufali, se eri forte, o anche solo abbastanza furbo, potevi riuscire a costruire tutta la tua vita». Facendo un parallelismo con il mondo di oggi, ha detto: «Fin dai nostri inizi abbiamo risolto sempre tutto con le armi in America. Siamo ancora oggi una nazione di armi». Mentre parlando della rappresentazione dei nativi americani nel suo film, ha concluso: «Mi sono impegnato a ritrarli in maniera corretta. Durante la conquista dell’Occidente, queste popolazioni furono purtroppo semplicemente cancellate».

FRANCO D’ANDREA IL DECANO

DEL JAZZ ITALIANO

di Raffaello Carabini

A 83 anni propone un nuovo album in trio che attraversa tutta la storia della musica afroamericana

Ha iniziato a suonare il jazz a 13 anni in una banda di Dixieland. Era il 1954, settant’anni fa. Da allora Franco D’Andrea ha attraversato tutti i territori della musica afroamericana lasciando la sua impronta, sia come leader che come partner di giganti dell’avanguardia come Steve Lacy, della tradizione come Frank Rosolino, dell’hard bop come Johnny Griffin, della fusion come Jean-Luc Ponty. Il pianista meranese, uno dei grandi del jazz europeo, ha inciso come titolare oltre 120 album, nemmeno lui ricorda esattamente quanti, ultimo dei quali il recente Something Bluesy And More. Lei ci propone “qualcosa di blues e oltre”, partendo dalla prima canzone jazz mai incisa per arrivare a un suo brano

di oggi, passando da standard senza tempo come Caravan di Duke Ellington e A Love Supreme di John Coltrane. Un ventaglio enorme... Sono abituato a trovarmi in situazioni dove posso rovistare di nuovo nel bagaglio enorme delle composizioni jazz. Sono anche sempre attento a fare ricerca all’interno di questo materiale, specialmente sugli intervalli melodici, intesi come qualcosa di assimilabile alla musica seriale di Arnold Schönberg. Mi sono trovato molto bene a fianco di due musicisti di età diverse dalla mia, il 65enne Roberto Gatto alla batteria e il 35enne Gabriele Evangelista al contrabbasso. Ognuno ha portato qualcosa di caratteristico della sua generazione. Amiamo moltissimo il jazz, anche se Gabriele ha iniziato a suonar-

lo quando Coltrane era già qualcosa di antico, mentre Roberto lo suona da prima ed è riuscito a cogliere la forza della tradizione più profonda. Non parliamo di me, che ho iniziato a 13 anni suonando addirittura la tromba.

D’Andrea nel nuovo cd propone un jazz di altissimo livello, ‘astratto’ e spezzettato, eppure altrettanto lirico e concreto. Frasi melodiche che nascono per sedimentazione di contributi, sopra cellule ritmiche che si sposano a una ricerca armonica ‘dotta’, in un continuo gioco di rimandi e di nuove ispirazioni del momento, anche quando la spinta iniziale viene da standard immensi. Un incrociarsi continuo di ricerca, specie quella sua tipica sugli intervalli, e fluire dei giri di accordi del jazz, a cominciare da quello immortale di blues. Ha appena compiuto 83 anni. Sono passati settant’anni dai suoi esordi.

Devo dire che comincio a sentirli. Prima non era così, adesso mi dico che

83 è un numero mica da ridere. Ho iniziato che ero un ragazzino. Suonavo la tromba perché la prima cosa che ho sentito, a 11 anni, è stato un disco di Louis Armstrong. Volevo fare come ogni ragazzo: suonare lo strumento del personaggio che ama. Dopo ho provato anche il clarinetto, il sax soprano e perfino il contrabbasso.

Il Perigeo, di cui lei era parte, è stato il gruppo jazz italiano più popolare di sempre, in un periodo in cui il jazz superò i suoi confini abituali per arrivare fino negli stadi. Qual è secondo lei il quid, quel qualcosa che potrebbe permettere al jazz di ritornare a quell’età felice?

Negli anni Settanta c’era uno spirito un po’ particolare. Di ricerca, di voglia di trovare il nuovo e insieme c’era la volontà di rendere il jazz più comunicativo. Queste due istanze hanno dato un mix che ha reso il Perigeo, ancora dopo tanto tempo, fruibile anche dai giovani. Lei ha attraversato moltissime correnti musicali del jazz. Qual è la caratteristica che lo rende capace di confrontarsi con le musiche di tutto il mondo, dalle

Something Bluesy And More

di Franco D'Andrea Trio ETICHETTA

10 BRANI

percussioni ancestrali africane alla dodecafonia di Karlheinz Stockhausen?

Il jazz è una musica le cui coordinate musicali sono molto estese e molto ben esplorate. Dal punto di vista ritmico ha preso qualcosa dall’Africa nera occidentale, piena di poliritmie di estrema raffinatezza. E ha preso anche da musicisti come Stravinskij e altri di inizio secolo scorso. Io mi sono ispirato perfino alla serialità di Schönberg. An-

che l’aspetto melodico può essere molto interessante, come ci insegna Miles Davis, che ha avuto sempre un appeal melodico speciale e ha comunicato tanto a tantissimi in varie epoche. Il jazz è la musica che ha la più interessante mistura di parametri musicali. Li ha presi e non di rado li ha migliorati. Negli ultimi sessant’anni che passi avanti oppure indietro ha fatto il nostro jazz, secondo lei?

All’inizio i musicisti jazz non avevano nessun tipo di didattica alle spalle. Questo ci ha resi più originali, perché andavamo a cercare nuove strade a orecchio, senza libri da consultare, senza dischi da ascoltare. Non potevamo andare a replicare il fraseggio, certi accordi, certe sonorità di questo o quel musicista, perché era difficile trovare gli Lp all’epoca del vinile e la qualità tecnica dei dischi non era eccelsa. Da un certo punto in avanti, invece, è apparsa la didattica a indirizzare i giovani. Oggi è molto estesa, per cui i musicisti sanno suonare in qualunque stile e con qualunque difficoltà, a volte riescono a fare qualcosa di molto brillante e molto nuovo, ma sono più in difficoltà nell’essere originali.

Emanuele Evangelista. Foto Musacchio/Musa
Roberto Gatto. Foto Musacchio/Musa

Cultura

CHAGALL

SOGNO D’AMORE

Favole e ricordi prendono vita nella mostra dedicata all'artista russo, allestita presso il Castello Aragonese di Conversano con oltre 100 opere tra dipinti, disegni e incisioni

e creo qualcosa usando il cuore, molto facilmente funzionerà; se invece uso la testa sarà molto difficile». Le parole di Marc Chagall (1887-1985) si rispecchiano alla perfezione nelle sue opere: l’amore è il filo rosso che unisce l’intera produzione dell’artista originario di Vitebsk, villaggio all’epoca nell’Impero russo, oggi in Bielorussia: amore per la sua terra, la religione e le tradizioni popolari, per la moglie Bella, per il mondo delle favole e del circo. Immagini oniriche e poetiche che sfilano davanti agli occhi nella mostra intitolata proprio Sogno d’Amore, allestita nel castello aragonese di Conversano. «Nelle opere di Chagall coesistono ricordi d’infanzia, fiabe, poesia, religione ed esodo, un universo di sogni dai colori vivaci, di sfumature intense che danno vita a paesaggi popolati da personaggi, reali o fantastici, che si affollano nella fantasia dell’artista: un immaginario in cui è difficile discernere il confine tra realtà e sogno», spiega Dolores Durán Úcar, tra le principali studiose dell’artista e curatrice della mostra con la collaborazione di Francesca Villanti. «Nel corso della sua vita - racconta la curatrice - Marc Chagall ha costruito attraverso i suoi dipinti e scritti un mondo estremamente personale, uno spazio lirico, poetico e fantastico in cui

tutto è possibile. I personaggi volano come se fossero uccelli; le slitte scivolano sopra le nuvole; la musica dei violinisti risuona fra i tetti; ci sono esseri bicefali, donne con teste di capra, gatti dal volto umano; i galli si possono cavalcare, gli asini camminano sui tavoli e gli innamorati si accarezzano dolcemente sotto mazzi di fiori variopinti. Un mondo di sogni dai colori squillanti, di sfumature intense che danno vita a paesaggi popolati dai personag gi, reali o immaginari, che si affollano nella fantasia dell’artista». «Sono solo un ebreo, un piccolo ebreo di Vitebsk», scriveva Chagall. Ed è pro-

prio dai ricordi dell’infanzia, la sua cerchia famigliare, le strade e la gente di Vitebsk, il mondo chiuso dei villaggi in cui si erano stabiliti gli ebrei, che nasce una fitta trama di simboli e di soggetti allegorici, una magia spontanea e ingenua che ne costituisce l’aspetto più intrigante e affascinante. Come racconta nella sua autobiografia, l’idea di diventare pittore nasce da ragazzino: «Un bel giorno (ma tutti i giorni sono belli), mentre mia madre con la pala stava infornando il pane, la afferrai per il gomito bianco di farina e le dissi: “Mamma, voglio fare il pittore”». La sua formazione si svolge tra Vitebsk e

1. Il gallo viola (1966-'72), olio, gouache e inchiostro su tela, ©Chagall-®Siae 2024

2. Gli innamorati con l’asino blu (1955 ca.), olio su tela ©Chagall-®Siae 2024

3. L’asino a tavola (1980), gouache e pastello su carta, ©Chagall-®Siae 2024

Mosca, fino al trasferimento a Parigi nel 1910, città amata che «illuminò il mio mondo oscuro, come se fosse stata il sole». La Ville Lumière, che tante volte gli dà il benvenuto e lo accoglie, è una delle sue principali fonti d’ispirazione, celebrata in un gruppo di opere che costituiscono la fase finale del percorso espositivo. «Parigi - scrive Dolores Durán Úcar - era diventata il centro nevralgico della ricerca creativa e richiamava frotte di giovani interessati all’arte. Era la capitale delle avanguardie, la città in cui gli artisti convergevano affascinati dall’atmosfera bohémien, dai caffè cosmopoliti, dalla possibilità di frequentare accademie e musei, ed erano soprattutto attratti dai Salon che offrivano loro l’opportunità di esporre le proprie creazioni». Chagall, sempre desideroso di indipendenza e libertà, continua a elaborare un linguaggio personalissimo e unico, senza aderire ai movimenti d’avanguardia, sebbene la loro influenza si rifletta nelle sue opere. Un importante capitolo dell’esistenza dell’artista e del percorso della mostra è costituto dal ritorno in Russia, dove sarà costretto a fermarsi a causa dello scoppio della Prima guerra mondiale, seguito dalla rivoluzione bolscevica. Sono anni segnati da difficoltà economiche ma rischiarati dal matrimonio con Bella Rosenfeld, la donna di cui era perdutamente innamorato. «Bastava che aprissi la finestra della mia camera e vi entravano l’aria blu, l’amore e i fiori». Bella è la sua sposa, è il blu perché «tutti i colori, salvo il blu oltremare, si bruciano e si ribruciano». Nel settembre del 1923, il pittore ritorna finalmente in Francia e avvia una fruttuosa collaborazione con il gallerista ed editore Ambroise Vollard, che

gli commissiona l’illustrazione delle Favole di La Fontaine. Nonostante la loro distanza nel tempo, La Fontaine e Chagall condividono il gusto per le tradizioni popolari, la riflessione sul comportamento umano e un’immaginazione sconfinata. «Chagall è stato scelto da Vollard - spiega Francesca Villanti - perché è parte della sua cultura l’idea che l’animale sia il mezzo per trovare un raccordo tra la realtà e il mondo immaginario e quindi il divino». Negli anni della Seconda guerra mondiale, quando è costretto a rifugiarsi negli Stati Uniti per sfuggire al nazismo, un’ombra scende sulla vita dell’artista: al dolore per l’esilio si aggiunge, improvviso, quello per la morte di Bella: «un tuono rimbombò, un diluvio si abbatté alle sei di sera quando Bella lasciò questo mondo. Tutto è divenuto tenebra». La pittura è l’unica ancora di salvezza, Chagall dipinge, focalizzando sulla tela il vuoto lasciato dall’amata. Nascono opere in cui l’amore sfida la forza di gravità, come ne Il gallo viola (1966-’72), scelta come icona della mostra in cui ritorna tutto

il suo mondo: il volo, il circo, i fiori, il blu, il colore dell’amore. Come scrive lo stesso Chagall: «Nella vita, proprio come nella tavolozza dell’artista, c’è un solo colore che dà senso alla vita e all’arte; è il colore dell’amore».

fino al 27 ottobre 2024 Tel. 080995231

Chagall. Sogno d’Amore Conversano (BA) Castello Conti Acquaviva D’Aragona

DA MILANO A BARI LA LETTURA DIVENTA CONDIVISIONE

Ilenia

Caito, Collettivo Bandelle

«L’idea è trasformare un’attività individuale e privata in un’attività pubblica e sociale»

Ritrovarsi in un luogo piacevole, che si tratti di uno spazio culturale, una libreria, una terrazza o un parco, ‘liberarsi’ del cellulare per un tempo prestabilito, portare con sé un libro e leggerlo in assoluta libertà, nel rispetto degli altri, per poi scambiarsi idee e punti di vista in uno spazio di convivialità. È questa la ricetta dei silent reading parties, lanciati a New York, che oggi hanno conquistato anche l’Italia. «Un silent reading party può funzionare in tanti modi diversi - spiega Ilenia Caito, ideatrice del progetto e fondatrice del Collettivo Bandelle in-

sieme ad altri appassionati di lettura -, i nostri si aprono con un momento conviviale iniziale, in cui di solito c’è anche del cibo proprio per iniziare già a condividere qualcosa, scambiare informazioni fra i partecipanti sul libro che si è portato, su cosa si legge di solito, se si fa parte di un gruppo di lettura».

Come avviene il momento della lettura?

Dopo questo momento iniziale si passa alla lettura silenziosa, ognuno per conto proprio, per circa un’ora. I partecipanti scelgono di portare quello che preferiscono, che sia un libro, una

rivista, un manuale da studiare. Quello che noi chiediamo a chi partecipa, proprio per quel tempo di lettura, è di lasciare i telefoni in una cesta comune. Lo facciamo per rivendicare di poter essere il contrario del multitasking, cioè il potersi dedicare a una sola cosa per volta, in maniera verticale e profonda. Finito il tempo della lettura, si passa alla condivisione.

Gli ultimi dati 2023 dell’Associazione Italiana Editori ci dicono che i lettori in Italia sono cresciuti del 3% rispetto al 2022, arrivando al 74%. Ma il tempo medio dedicato alla lettura è diminuito: quanto la tecnologia influisce sul nostro tempo da dedicare a un libro e quanto invece può essere uno strumento utile a promuovere la lettura?

Sicuramente le nuove tecnologie non aiutano durante la lettura perché sono fonte di continua distrazione. Non sono però da demonizzare, perché ad esempio i social possono svolgere un ruolo di promozione della lettura, e stimolare a leggere cose che di solito non si approccerebbero, o semplicemente aiutano a sentir -

si parte di una collettività, seppur virtuale, che è appassionata di lettura. E poi a volte succede che mentre si legge ci si imbatte in un termine sconosciuto e il telefono può essere utile per approfondire o fare ricerca velocemente. Il problema è se poi ci si ritrova assorbiti dallo scrolling (scorrimento del dito sugli schermi touchscreen, ndr). Sicuramente c’è un problema di attenzione, che non riguarda solo la lettura, bensì qualsiasi attività quotidiana dove la capacità di concentrazione viene messa a dura prova dagli smartphone e dai social media.

Qual è la risposta del pubblico dei lettori a un silent reading party? La risposta che abbiamo registrato finora a questi eventi è assolutamente positiva, c’è sempre un’affluenza e una partecipazione molto alta ed entusiasta. Il primo silent reading party l’ho organizzato da sola nel marzo scorso, c’erano 30 persone iscritte e altre 50 in lista d’attesa. Il secondo, ideato a Bari con il Collettivo Bandelle, ha avuto 50 iscritti e una lista d’attesa di 350 persone. Il terzo, a Bisceglie, ha totalizzato 150 adesioni e altri 100 lettori in lista d’attesa. Insomma, c’è sicuramente la voglia di stare insieme e di sperimentarsi con la lettura in modi differenti.

Come nasce la sua passione per i li bri e il suo ‘attivi smo letterario’, e quando avete co stituito il Collettivo Bandelle?

Mi definisco un’attivista letteraria ma uno dei miei primi lavori è stato proprio a contatto con i libri: ho lavorato in una

radio in cui portavo avanti un programma sul tema, già 12, 13 anni fa ho cominciato a organizzare dei book party, poi ho iniziato a lavorare in una piccola casa editrice e da lì non mi sono più fermata; ho lavorato per gli editori Laterza, per Libraccio, per altre librerie. Si può dire che sono a contatto con i libri da tutta la mia vita lavorativa. Il Collettivo Bandelle, invece, è nato all’interno dell’esperienza dei gruppi di lettura che conduco da anni, prima a Milano e dal 2022 a Bari. All’interno di questi gruppi di persone, che si incontrano e discutono di libri letti in precedenza, alcuni dei più assidui frequentatori si sono conosciuti meglio e hanno deciso di promuovere questa passione in modo non convenzionale.

Qual è l’idea alla base di un silent

L’idea che mi ha fatto scattare la

scintilla è stata quella di trasformare un’attività che di questi tempi è prettamente individuale e privata in un’attività pubblica e sociale. La forza di un silent reading party è proprio questa: il fatto che le persone si ritrovino a svolgere insieme un’attività che di solito fanno da sole.

Prossimi progetti?

A settembre, a Bari, riprenderemo la rassegna “I libri degli altri”, in cui ospitiamo personaggi di cultura e li facciamo parlare dei libri che li hanno ispirati, formati, che hanno amato, odiato, che consigliano.

Come vede il futuro dei libri? Questa è una domanda da un milione di dollari: posso dire come mi piacerebbe vederlo, ossia roseo. Non so se questo desiderio si avvererà, ma posso dire che lavoro tutti i giorni affinché i libri facciano sempre più parte della vita di ciascun individuo.

Sopra, il deposito dei cellulari prima dei party; sotto, Ilenia Caito, ideatrice del progetto e fondatrice del Collettivo Bandelle. A sinistra e in basso, momenti di lettura silenziosa

L'angolo della veterinaria

CHE COS’È LA PICA NEL GATTO

Disturbo alimentare spesso sottovalutato che richiede l’intervento del medico

Ecco come fare prevenzione

ETIMOLOGIA DELLA PAROLA

La parola pica deriva dal latino e significa ‘gazza’ il cui nome scientifico è ‘Pica pica’, noto uccello conosciuto per avere la tendenza a rubare oggetti non commestibili ed assaggiarli.

DISTURBO DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

La pica, nota anche come allotriofagia, è un disturbo del comportamento alimentare che spinge il gatto ad ingerire volontariamente materiali non commestibili come lana, qualsiasi tipo di tessuto, dal cotone alle fibre sintetiche, carta, gomma, legno e plastica, con conseguenze spesso fatali. Si può manifestare in tutti i gatti,

di qualsiasi età, ma è più frequente riscontrarlo nel gattino nell’arco di un mese dalla sua adozione ed in alcune razze orientali quali il Burmese, il Siamese e il Tonkinese, in cui sembra giocare un ruolo rilevante la predisposizione genetica.

COSA FARE SE IL GATTO MANGIA IL MAGLIONE?

Se il gatto mangia qualcosa di non commestibile, occorre portarlo subito dal veterinario. Il medico, effettuerà un’attenta visita clinica ed alcuni esami diagnostici per escludere eventuali danni che possono essere stati determinati dall’ingestione di materiale non commestibile, cercando di capirne la causa.

CAUSE SCATENANTI

Non sempre le cause scatenanti sono così evidenti. Una volta che sono state escluse, dal veterinario, le possibili cause organiche, determinate magari da una dieta non adeguata a soddisfare le esigenze nutritive del soggetto, è consigliabile portarlo dal comportamentalista. Lo specialista, per capire la causa del picacismo, durante la visita comportamentale analizzerà con attenzione l’ambiente in cui vive il pet e le relazioni in atto tra i membri della famiglia, e valuterà con attenzione tutti i comportamenti del soggetto, soffermandosi specialmente su quello alimentare. Il picacismo si manifesta improvvisamente nel gatto per noia o per stress oppure per attirare l’attenzione del proprietario, o come manifestazione ansiosa, associata anche ad altri disturbi comportamentali come marcature, eliminazione inappropriata, aggressività e iperattività.

ATTENZIONE AI CAMBIAMENTI

Il gatto è un animale territoriale, ed è infastidito da qualsiasi cambiamento, specialmente dai traslochi, perché perdendo tutti i riferimenti territoriali si trova improvvisamente a vivere in un ambiente privo di odori familiari. Il picacismo può, quindi, essere spesso utilizzato dal gatto in situazioni stressanti, come meccanismo adattivo noto come “meccanismo di coping”, specialmente quando in casa non c’è un buon arricchimento ambientale che gli consenta di nascondersi e isolarsi.

PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE

Per evitare il picacismo sarà opportuno giocare con il pet e rendere la casa in cui vive stimolante e con un buon arricchimento ambientale. E nel caso di traslochi o dell’arrivo di un nuovo animale, per evitare possibili errori è sempre meglio rivolgersi al medico veterinario comportamentalista.

ARRICCHIMENTO AMBIENTALE

È un metodo che viene utilizzato per rendere la casa in cui vive l’animale cat-friendly, così da facilitare il suo benessere psicofisico. Consiste nel fornire al gatto un ambiente ricco di stimoli olfattivi, sonori e visivi. Per far ciò sarà necessario scegliere con attenzione la zona di alimentazione, di gioco e di eliminazione, e porre più tiragraffi in diverse zone della casa, specialmente vicino al divano o nelle zone di passaggio, creare una tridimensionalità spaziale, utilizzando mensole da porre sui davanzali delle finestre così da consentire al pet di guardare fuori. Per facilitare il suo benessere psicofisico andranno create anche più zone d’isolamento, utilizzando cucce e coperte dove eventualmente il gatto possa nascondersi. Il cibo dovrà essere ad libitum, cioè sempre a disposizione, e i giochi non dovranno mai mancare.

IL GIOCO

L’attività ludica gioca un ruolo rilevante nella vita del gatto. I suoi proprietari non sempre sono presenti quanto lui vorrebbe e tendono a giocare poco con il pet che, talora, potrebbe manifestare pica come risposta ad una carenza affettiva. Giocare con il proprio animale è fondamentale, è un modo per dimostrargli il proprio affetto. Il gioco rende più salda qualsiasi relazione, consentendo al gatto di imparare nuove cose e di migliorare anche le sue capacità cognitive. Sono molto apprezzati dai gatti le finte prede, i giochi con acqua o con cibo da ricercare.

PER RISOLVERE IL PICACISMO COSA FARE?

Occorrerà rivolgersi al comportamentalista che, una volta scoperta la causa, interverrà nel modo più appropriato scegliendo la terapia più adeguata. Sicuramente, la feromonoterapia da associare all’uso di prodotti specifici aromatizzati da spruzzare sugli oggetti presi di mira dall’animale, l’attività ludica e un buon arricchimento ambientale saranno di notevole ausilio, ma non sempre sufficienti, per il successo terapeutico.

Tecnologia e dintorni

CURIOSITÀ

L’Apollo Guidance Computer, il sistema che portò l’uomo sulla Luna nel 1969, aveva una potenza di calcolo 1.300 volte inferiore ad uno smartphone dei nostri giorni

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LO SMARTPHONE CONTRO IL MAL D’AUTO

“Vehicle Motion Cues”, la tecnologia di Apple per la cinetosi

La ‘cinetosi’ - o mal d’auto - è un disturbo dovuto ai ‘conflitti sensoriali’ che l’apparato vestibolare dell’orecchio interno e gli occhi comunicano al cervello viaggiando. Stessa cosa accade guardando lo schermo di uno smartphone in viaggio. Apple ha annunciato che entro fine anno rilascerà “Vehicle Motion Cues”, una nuova funzione per iPhone e iPad che si attiva in auto grazie a GPS e accelerometri e inganna il cervello attraverso punti animati sullo schermo che si adeguano ai movimenti del veicolo.

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SOFTHAND PRO, UNA NUOVA MANO ROBOTICA

La sua caratteristica? Un sistema di controllo molto intuitivo

All’ultimo Festival della Robotica di Pisa, i ricercatori dell’Istituto Italiano di Tecnologia e dell’Università di Pisa hanno presentato SoftHand Pro. Si tratta di una protesi all’avanguardia che permette a chi la indossa di sfruttare i muscoli del braccio per muoversi in modo preciso. Grazie alla tecnologia racchiusa al suo interno, infatti, si aziona contraendo semplicemente il muscolo esterno e quello interno dell’arto superiore.

Risultato: esegue movimenti molto naturali della mano.

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BALLIE, UN ROBOT DOMESTICO MOLTO VERSATILE

Sorveglia la casa e si prende cura degli animali domestici

È dotato di IA, può muoversi senza problemi in casa e comunicare mediante un linguaggio naturale. Samsung lo aveva presentato per la prima volta nel 2020, promettendo una rivoluzione nella vita quotidiana. In effetti, la nuova versione di Ballie, un robot domestico intelligente, può proiettare contenuti visivi su qualsiasi superficie dell’abitazione e interagire con gli altri dispositivi smart. Inoltre, può prendersi cura degli animali domestici, interagendo con loro e dandogli persino da mangiare.

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SENSORI BIOMETRICI ISPIRATI ALLA TELA DI RAGNO

Sono stampabili e 50 volte più sottili di un capello umano

Sono il frutto di una tecnica innovativa i sensori biometrici che un gruppo di ricercatori ha creato ispirandosi alle tele dei ragni. Le ragnatele, infatti, sono fatte di un materiale capace di aderire anche a superfici biologiche come la pelle umana. I sensori, fatti di polimeri conduttivi biocompatibili, acido ialuronico e ossido di polietilene, sono fino a 50 volte più sottili di un capello umano e possono incorporare diverse capacità di rilevamento, offrendo soluzioni meno intrusive degli attuali sensori.

Dal 4 al 6 luglio, ad Aichi, in Giappone, si svolge il Robot Technology Japan fiera specializzata in robot industriali e sistemi automatizzati Per saperne di più: www.robot-technology.jp/en/

PENSIONI A LUGLIO LA QUATTORDICESIMA

Milioni di pensionati ricevono la somma aggiuntiva I requisiti e gli importi riconosciuti dall’Inps

Buone notizie per oltre tre milioni di pensionati che a partire da luglio ricevono la cosiddetta ‘quattordicesima’: si parte da un minimo di 336 euro fino a un massimo di 655 euro in più sul cedolino di pensione. La misura, introdotta nel 2007 e ampliata nel 2017, è riconosciuta a coloro che abbiano compiuto 64 anni di età e posseggano un reddito personale annuo lordo non superiore a 1,5 o a 2 volte il trattamento minimo annuo. Ricordiamo ai nostri lettori che l’Inps paga la somma aggiuntiva sulla rata

di luglio a tutti coloro che raggiungono il requisito anagrafico entro il 31 luglio dell’anno di riferimento. Chi invece compie il 64° anno successivamente, dovrà attendere la rata di dicembre.

Anche le vedove titolari di pensione di reversibilità potranno ricevere l’importo aggiuntivo, purché abbiano compiuto 64 anni entro il 31 luglio e posseggano redditi non superiori a 2 volte il trattamento minimo Inps. Vediamo insieme le somme riconosciute in base alla fascia reddituale e agli anni di contributi:

Come spiegato sul sito dell’Inps, grazie alla clausola di salvaguardia, nel caso in cui il reddito complessivo individuale risulti superiore a 1,5 volte o a 2 volte il trattamento minimo, ma inferiore a tale limite incrementato della somma aggiuntiva spettante, l’importo della quattordicesima verrà corrisposto fino a concorrenza del limite maggiorato.

L’Inps effettua il pagamento della ‘quattordicesima’ d’ufficio, sulla base dei redditi disponibili relativi agli anni precedenti. Successivamente, effettua le verifiche reddituali sulla base dei redditi definitivi dell’anno di riferimento, procedendo al recupero di eventuali indebiti in caso di somme non dovute.

Il pensionato che non dovesse ricevere la somma ma ritenesse di averne diritto, potrà farne richiesta alla competente sede Inps, presentando una domanda di ricostituzione reddituale. Se avrà tutti i requisiti necessari, la quattordicesima gli sarà riconosciuta sulla prima rata utile di pensione. Vale la pena ricordare che l’importo aggiuntivo non costituisce reddito, né ai fini fiscali né ai fini previdenziali e assistenziali, e che sono esclusi dalla corresponsione del beneficio tutti i trattamenti assistenziali puri, come l’assegno sociale e le pensioni di invalidità civile. Sono escluse anche le pensioni a carico delle Casse professionali, dell’Enasarco e delle Casse estere.

È evidente come questa misura, indipendentemente dalle proposte di ulteriore ampliamento della platea dei beneficiari e di incremento degli importi, rappresenti un aiuto concreto per chi vive con assegni particolarmente esigui e contribuisca a salvaguardare il potere d’acquisto delle pensioni più basse, e va rilevato come, pur essendo di natura assistenziale, i requisiti richiesti valorizzino anche gli anni di lavoro e i contributi versati.

a cura di Maria Silvia Barbieri

Il 1° luglio 2024 insieme alla pensione l’Inps accredita la quattordicesima

mensilità a

tutti i pensionati che ne hanno diritto.

Se non l’hai ricevuta, rivolgiti ai nostri uffici per l’inoltro della domanda di ricostituzione all’Inps.

QUATTORDICESIMA AI PENSIONATI

CHI HA DIRITTO ALLA QUATTORDICESIMA MENSILITÀ

Hanno diritto alla quattordicesima mensilità i pensionati con età pari o maggiore a 64 anni, con determinati requisiti reddituali, e che siano: beneficiari di una o più pensioni erogate dall’Assicurazione Generale Obbligatoria (Ago); titolari di assegno ordinario di invalidità o di pensione ai superstiti.

Nel caso di mancato accredito si ha tempo 5 anni per richiedere le rate non riscosse.

Chiama il numero unico nazionale o trova la sede a te più vicina sul nostro sito www.50epiuenasco.it

Il Patronato 50&PiùEnasco è a disposizione per la verifica dei requisiti e per inoltrare apposita domanda di ricostituzione all’Inps.

LE LOCAZIONI BREVI COSA

È OPPORTUNO SAPERE

Le nuove normative sulle locazioni brevi di immobili abitativi, con le ultime modifiche che aumentano l’aliquota della ‘cedolare secca’ dal 21 al 26%

Notevole interesse riveste la normativa sulle locazioni brevi, rappresentate dalle locazioni di immobili ad uso abitativo di durata non superiore a 30 giorni, ivi inclusi quelli che prevedono la prestazione dei servizi di fornitura biancheria e pulizia dei locali, stipulati da persone fisiche al di fuori dell’esercizio d’attività d’impresa, sia direttamente e sia mediante degli intermediari immobiliari o soggetti che gestiscono portali telematici. Questa forma di locazione è stata introdotta dal D.L. 24/04/2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla Legge 21/06/2017, n. 96, e oggetto di interventi, come quelli previsti dall’articolo 1, comma 595, della Legge 30/12/2020, n. 178 e, da ultimo, dall’articolo 1, comma 63, della Legge di Bilancio 2024. Su tali modifiche è intervenuta anche l’Agenzia delle Entrate con la circolare n. 10 E del 10/05/2024.

Le ultime modifiche apportate sono: ● aumento dell’aliquota applicata in caso di opzione al regime della cosiddetta ‘cedolare secca’;

● individuazione (e delimitazione) delle modalità per procedere agli adempimenti, da parte degli intermediari non residenti, in conformità al diritto dell’Unione europea.

Aumento della aliquota applicata

Per poter parlare di locazioni brevi soggette alla ‘cedolare secca’ è necessario che coesistano i seguenti requisiti:

1) che il locatario sia una persona fisica e che attui la locazione al di fuori dell’attività d’impresa. In merito a detto requisito, la Legge n. 178/2020 ha posto un’importante limitazione all’applicazione del regime fiscale delle locazioni brevi in esame, a non più di quattro appartamenti per ciascun periodo d’imposta. In altre parole, se un contribuente destina alla locazione breve cinque o più appartamenti, l’attività di locazione si presume svolta in forma imprenditoriale, con tutte le relative conseguenze, tra cui la non applicazione del regime della ‘cedolare secca’;

2) che l’oggetto del contratto sia la locazione di un immobile abitativo e, in caso, può anche comprendere prestazioni accessorie (servizi di fornitura di biancheria e di pulizia dei locali); 3) che la durata non sia superiore a 30 giorni.

La Legge di Bilancio 2024 per le locazioni brevi, in caso di opzione alla cosiddetta ‘cedolare secca’, ha previsto un incremento dell’aliquota, dell’imposta sostitutiva all’Irpef, dal 21 al 26%. A tale riguardo però, la norma prevede,

e consente al contribuente, di ridurre l’aliquota al 21% ai redditi derivanti dai contratti di locazione breve relativi a un’unità immobiliare individuata dal contribuente in sede di dichiarazione dei redditi.

In definitiva, con riguardo ai redditi derivanti dalle locazioni brevi, la nuova disposizione prevede un aumento dell’aliquota dell’imposta sostitutiva nella forma della ‘cedolare secca’, ora stabilita nella misura ordinaria del 26% in luogo del 21%, e, contestualmente, riconosce al locatore la facoltà di usufruire dell’aliquota ridotta del 21% da applicare ai redditi riferiti al contratto di un’unità immobiliare. L’individuazione di detta unità immobiliare dovrà avvenire nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta d’interesse.

Questo regime si ritiene che, in assenza di una diversa previsione, trovi applicazione dalla data di entrata in vigore della Legge di Bilancio 2024 e, quindi, dal 1° gennaio 2024. In altri termini, l’imposta sostitutiva nella misura del 26% si ritiene dovuta relativamente ai redditi derivanti dai contratti di locazione breve maturati pro-temporis, a partire dal 1° gennaio 2024, indipendentemente dalla data di stipula dei già menzionati contratti e dalla percezione dei canoni.

Individuazione delle modalità per procedere agli adempimenti da parte degli intermediari non residenti

Nella locazione breve per il tramite di soggetti che esercitano attività intermediaria, o di soggetti che gestiscono portali telematici, in caso che gli stessi incassino o intervengano nel pagamento dei canoni del contratto di locazione, sono tenuti ad operare una ritenuta del 21%. In sede di dichiarazione dei redditi, l’interessato scomputerà l’importo delle ritenute d’acconto e verserà l’eventuale importo a conguaglio. a cura di Alessandra De

La dichiarazione di successione va presentata dagli eredi entro un anno dalla data del decesso del titolare dei beni. Ti aspettiamo nei nostri uffici per aiutarti con la presentazione della dichiarazione.

50&PiùCaf grazie all’accordo stipulato con il Patronato 50&PiùEnasco offre inoltre assistenza per la pensione di reversibilità.

Chiama il numero unico nazionale o trova la sede a te più vicina sul nostro sito www.50epiucaf.it

LEONARDO DA VINCI

IL GENIO INQUIETO CHE VEDEVA IL FUTURO

Dialoghi ‘impossibili’ con i più grandi personaggi della storia, realizzati attraverso sistemi di intelligenza artificiale

Maestro, lei è stato pittore, scultore, inventore, anatomista, scienziato. Ma chi è davvero Leonardo da Vinci?

Sono stato innanzitutto un insaziabile curioso, direi. Sin da bambino i miei occhi si posavano avidi e attenti sul mondo, per osservare, indagare, per carpire i segreti della natura e dell’uomo. Il mio è stato un ingegno inquieto, sempre alla ricerca di nuo ve sfide, di nuove conoscenze. Quindi è giusto considerarla un genio?

Genio? Che termine particolare. Se proprio dovessi definirmi, direi che sono stato uno che non si è mai ac contentato di ciò che vedeva. Credo piuttosto che il mio ‘genio’ sia frutto di un’instancabile osservazione, di una meticolosa sperimenta zione e di una ferrea disciplina. Molte sue invenzioni non sono mai state concre tizzate. Tra tutte, qua le le sarebbe piaciu to veder realizzata mentre era in vita? Avevo così tante idee e così poco tempo!

Se proprio dovessi scegliere, direi senza dubbio la macchina volante. Pensi solo alla bellezza del librarsi nell’aria, sorvolare il mondo dall’alto, ammirare la vastità della terra da una prospettiva mai vista prima! Sarebbe stato un sogno. Ho dedicato anni allo studio

del volo, osservando gli uccelli, disegnando ali, elaborando progetti. Ero convinto che fosse solo questione di tempo prima che l’uomo riuscisse a volare; purtroppo la tecnologia del mio tempo non era ancora all’altezza della mia visione.

Per molti il suo capolavoro è rappresentato dalla Gioconda. È d’accordo?

La Gioconda, senza dubbio, occupa un posto speciale tra le mie opere. Ma non saprei dire se sia il mio ‘capolavoro’. Ogni opera che ho creato è frutto di un lungo travaglio creativo e rappresenta un tassello fondamentale del mio percorso artistico. Sono come figli, ognuno con la sua personalità e la sua bellezza: sarebbe impossibile per me sceglierne uno preferito. Com’è nata l’idea di quel dipinto?

Semplice, un mercante fiorentino mi chiese di ritrarre la moglie, Lisa Gherardini, che era in attesa del suo primo figlio. Solo mentre la stavo realizzando, l’opera si trasformò in qualcosa di più ambizioso. Così, le mie pennellate andarono oltre la semplice rappresentazione del volto di una donna. Volevo catturare l’essenza stessa dell’essere umano, la sua complessità, le sue emozioni. E ho nascosto al suo interno alcuni segreti. Potrebbe svelarcene qual-

Dopo molti secoli, posso darvi solo degli indizi. Cercate tra le pieghe del suo sorriso, tra i chiaroscuri del suo volto. Non posso dire altro. C’è qualcosa di lei che non conosciamo?

Ho sviluppato progetti per armi di inaudita potenza. Così, ho deciso di custodire i miei segreti in luoghi sicuri. Forse un giorno qualcuno li scoprirà ma per ora è meglio che restino nascosti, come semi preziosi in attesa di germogliare nel terreno fertile del futuro.

DAL 21 NOVEMBRE AL 1° DICEMBRE 9 NOTTI/10 GIORNI

THAILANDIA CLASSICA - Viaggio alla scoperta del Regno di Thailandia

Un viaggio alla scoperta del Nord della Thailandia, partendo da Bangkok, attuale capitale, per finire a visitare Ayutthaya, Sukhotai e Chang Rai. Dopo aver attraversato foreste del Nord, ci spingeremo a Chang Mai, fino al Mekong. Un itinerario nell’esotismo autentico, nell’Oriente che sa essere misterioso, porzione di mondo antico e modernissimo. Natura incontaminata, città scintillanti e postmoderne, arte antica e devozione eterna, palazzi reali e beauty farm. Una meta ricca di sorprendenti contraddizioni, dalla modernità delle metropoli brulicanti di persone, cibi e tradizioni, alla natura rigogliosa di luoghi paradisiaci: una terra dove è semplice essere felici.

1° GIORNO Partenza per Bangkok con volo dall’Italia.

2° GIORNO Bangkok. Arrivo nella capitale ricca di storia e spiritualità, con antichi templi, palazzi colorati che brillano maestosi e un fiume serpeggiante che si snoda nel cuore della città.

3° GIORNO Bangkok. Tappa al Wat Pho, il “Tempio del Buddha reclinato”, che ospita la più antica scuola di massaggi thailandese. Con battello pubblico raggiungeremo poi il tempio di Wat Arun, simbolo della città. Esploreremo il quartiere di Kudicheen, che conserva le pittoresche case di legno, e il Royal Grand Palace.

4° GIORNO Bangkok (escursione Damnoen Saduak, Mercato della ferrovia e Chinatown). Percorreremo il colorato mercato di Maekhlong, attraversato dai binari di una linea secondaria delle ferrovie. Poi il Mercato Galleggiante di Damnern Saduak. Tour gastronomico a Chinatown in tuk tuk e passeggiata notturna a Pak Klong Talad, il brulicante mercato dei fiori.

5° GIORNO Bangkok - Mercato di Chatuchak - Ayutthaya. Partenza in skytrain per Chatuchak e sosta a un mercato all’aperto tra i più grandi del mondo. Trasferimento ad Ayutthaya e visita delle antiche rovine delle pagode campaniformi, nel tempio del Palazzo Reale. E ancora, il Wat Mahathat, dove, incastonata nelle radici di un albero, si cela la testa di Buddha.

6° GIORNO Ayutthaya - Uthai Thani - Sukhothai. Visita al tempio Thasung, con un interno ornato da miriade di mosaici in vetro. A seguire, crociera sul fiume Sakaekran per osservare la vita degli abitanti e le loro case sull’acqua. Trasferimento per Sukhothai.

7° GIORNO Sukhothai – Chiang Rai. Di prima mattina cerimonia del Tak Bat, in cui i monaci raccolgono offerte. Partenza per i templi di Wat Mahathat, Wat Sa Sri e Wat Sri Sawai, immersi nella tranquillità della campagna. Raggiungeremo il Wat Sri Chum per ammirare la grande statua del Buddha. Arrivo a Chiang Rai.

8° GIORNO Chiang Rai – Triangolo d’oro - Chiang Mai. Ammireremo Wat Rong Suea Ten, il “Tempio della tigre danzante”. A seguire il Triangolo d’oro, famoso per le storie legate al traffico di oppio e alla guerra passata. Visita di Wat Rong Khun, il “Tempio Bianco“. Proseguimento per Chiang Mai, centro culturale con grande varietà di templi antichi.

9° GIORNO Chiang Mai. Partenza per Wat Pha Lad, un tranquillo tempio immerso nella natura e poi verso quello di Wat Prathat Doi Suthep. Sosta al Wat Phra Singh, “Tempio del Buddha leone“. Visita ad una famiglia locale con la quale si preparerà una deliziosa cena da gustare in compagnia.

10° GIORNO Chiang Mai - Italia. Visita all‘Elephant Nature Park, riserva per la riabilitazione degli elefanti, dove possono vivere in libertà nel loro habitat. Percorso a piedi nella giungla fino al fiume, dove li osserveremo durante il bagno mattutino. Al termine, volo di rientro in Italia.

11° GIORNO Arrivo in Italia.

Quota individuale di partecipazione (9 notti / 10 giorni)

In camera doppia (minimo 15 partecipanti) € 3.050

Assicurazione annullamento compresa nel prezzo Partenze da altri aeroporti su richiesta

Le quote di soggiorno sopra riportate sono riservate ai soci 50&Più Associazione Per i non soci 50&Più è previsto un supplemento di € 50 a partire dai 18 anni

La quota comprende: Sistemazione in Hotel 4-5 stelle locali • Trattamento di pensione completa (bevande escluse) • Trasferimenti con mezzo privato • Visite guidate come da programma • Crociera sul fiume Sakae Krang • Guida locale parlante italiano • Accompagnatore 50&Più dall’Italia. La quota non comprende: Tasse aeroportuali • Bevande, mance, extra, facchinaggio e tutto quanto non specificato ne “La quota comprende”.

ANDALUSIA

Malaga - Costa del Sol - Ronda - Cadice

Siviglia - Cordoba - Granada - Marbella

L’Andalusia è una terra magica nel sud della Spagna che affascina per la varietà della natura, per l’architettura araba, l’elegante Malaga, città di Picasso, i siti patrimonio Unesco come l’Alhambra a Granada, la moschea a Cordoba, la Cattedrale e l’Alcázar a Siviglia, il borgo Mijas, con le case bianche, e la vivace Marbella. Infine, la passionalità del flamenco, il clima mite, la cucina, l’ottimo vino e la convivialità delle tapas resteranno sempre nei ricordi dei visitatori.

DUBAI & ABU DHABI

Dubai offre esperienze memorabili e piene di contrasti: il quartiere storico Dubai Creek, con i Souk delle Spezie e dell’Oro raggiungibili a bordo del tipico Abra; Dubai moderna, con il Burj Khalifa, l’edificio più alto al mondo, il Dubai Mall, con oltre 1.200 negozi; Dubai Marina, con il mare limpido, gli hotel di lusso e Palm Jumeirah. Abu Dhabi si farà apprezzare per i grattacieli e la Grande Moschea, una delle più grandi al mondo, mentre l’esperienza nel deserto dorato con i veicoli 4x4 incanterà con la cena sotto il cielo stellato.

Quota individuale di partecipazione (7 notti / 8 giorni)

In camera doppia a partire da € 1.660

Le quote di soggiorno sopra riportate sono riservate ai soci 50&Più Associazione

Per i non soci 50&Più è previsto un supplemento di € 50 a partire dai 18 anni

La quota comprende: Volo da Roma a Malaga e ritorno (da Milano su richiesta) • Trasporti in pullman • Sistemazione in hotel 4 stelle con trattamento di mezza pensione • Visite guidate (parte di ingressi inclusi) • Accompagnatore durante il tour • Auricolari • Tasse aeroportuali (da riconfermare) • Assicurazione medico-bagaglio.

La quota non comprende: Facchinaggio • Assicurazione annullamento (€ 30) • Cena con Spettacolo Flamenco (€ 56, min. 20 partecipanti) • Mance • Pasti non previsti • Bevande e quanto non specificato.

Quota individuale di partecipazione (4 notti / 5 giorni)

In camera doppia a partire da € 2.190

Le quote di soggiorno sopra riportate sono riservate ai soci 50&Più Associazione

Per i non soci 50&Più è previsto un supplemento di € 50 a partire dai 18 anni

La quota comprende: Voli di linea Emirates in partenza da Milano/Roma/ Napoli • Tasse aeroportuali (da riconfermare) • Sistemazione in hotel 4 stelle • Pasti come da programma (prime colazioni + 1 cena in hotel + 1 cena in ristorante + 1 cena barbecue nel deserto + 1 cena sul Dhow + 2 pranzi in ristorante, bevande escluse) • Escursioni e trasferimenti indicati con bus e guida locale • Ingressi previsti da programma • Tasse • Assicurazione medico–bagaglio base.

La quota non comprende: Facchinaggio • Assicurazione annullamento (€ 90) • Mance (obbligatorie, si consiglia di prevedere 10 USD per persona al giorno da consegnare alla guida) • Pasti, bevande e quanto non specificato.

Per maggiori informazioni e prenotazioni contattare: mail: infoturismo@50epiu.it tel. 06.6871108/369 oppure la sede provinciale 50&Più di appartenenza (Aut. Reg. 388/87)

TEMPO DI GIORNI CALDI E LUMINOSI

«Perché riescano buoni fa d’uopo raccogliere i fichi ben maturi per disseccarli ed anche un po’ appassiti sull’albero»

Almanacco Barbanera 1872

a cura di

LUGLIO / AGOSTO

“Tempesta non guasta estate”, ci ricorda un noto proverbio. E lo stesso pensiero aveva Gustave Flaubert quando scriveva che «...un’estate è sempre eccezionale, sia essa calda o fredda, secca o umida». Pensieri illustri che riportano con vividezza il comune sentire su una delle stagioni più amate dell’anno. E allora lasciamoci andare alle piacevolezze di questi mesi caldi e luminosi, viviamo al meglio queste giornate belle e assolate, facciamo scorta di benessere e di energie. Giardini e balconi regalano ovunque colori e profumi, mentre il cestino trabocca dei polposi frutti dell’orto, pronti ad entrare in cucina, a farsi gustare nei saporiti e variopinti piatti della tradizione. Tempo di vacanza, dell’ozio in famiglia che rilassa e rinfranca, delle passioni da coltivare, della raccolta dei frutti, delle confetture da preparare, della Luna e delle stelle che da Perseo, in cielo, cominciano a sfrecciare. Intanto a sera si annaffia, si raccolgono le aromatiche, sperando magari nell’aiuto della calda e fugace pioggia di sant’Anna.

MELANZANA, LA PIANTA DELLE UOVA!

La melanzana viene da lontano. Di origine indiana, la Solanum melongena, conosciuta dagli Arabi già nel IV secolo, giunse in Europa nel XIV. A lungo guardata con sospetto, fu coltivata a scopo ornamentale e non come alimento. I suoi frutti sono in realtà grandi bacche, di cui si consumano soprattutto quelle di colore violaceo. Ma di melanzane ne esistono di diverse forme e colori! Bella e curiosa è ad esempio quella che assomiglia ad un uovo, bianca e molto consistente. Si può seminare direttamente in terra con la fase di Luna crescente, in aprile se il clima è mite, altrimenti in semenzaio a febbraio per poi trapiantarla, sempre in Luna crescente, a fine aprile. Fiorisce da maggio e, a fine agosto, se ne raccolgono i frutti. Richiede abbondanti annaffiature, ma senza inzuppare il terreno.

DA SAPERE. Raccoglietele interamente bianche o saranno amarissime.

VERDI AMICIZIE. Nota è la simpatia delle melanzane per i fagiolini, perché tengono lontane le ‘pulci di terra’, ghiotte delle loro foglie. Buona la consociazione anche con piante di ravanelli, carote e lattughe.

BUONO A SAPERSI!

I formaggi non vanno mai messi nel congelatore. Quelli freschi si conservano a 2-4 °C, quelli stagionati a pasta cotta a 10-12 °C. È preferibile acquistare a pezzi grandi i formaggi a pasta dura, come il parmigiano o il caciocavallo, chiedendo subito di suddividerli in più parti e di metterle sottovuoto. I formaggi freschi vanno invece consumati subito e messi con il loro incarto in contenitori ermetici. Mai avvolgerli nella pellicola trasparente, se questa contiene pvc (cloruro di polivinile): c’è il rischio che al contatto con i grassi del formaggio la pellicola rilasci ftalati, sostanze chimiche che alterano la funzionalità delle nostre ghiandole. Per quelli a pasta semidura è sufficiente coprire con un foglio alluminio la parte tagliata, avvolgerli in carta oleata e metterli in sacchetti di polietilene.

FIORI E FRUTTI SUL BALCONE

COLOR PERVINCA

Cosa mettere sotto la siepe o in quel punto in ombra del giardino? Ovviamente la pervinca. La bella Vinca major è una tappezzante vigorosa, davvero resistente e poco esigente. Sempreverde, dona fra la tarda primavera e l’estate dei meravigliosi fiori color pervinca appunto, tipica nuance di viola tendente al blu. Quando in autunno si trapianta, è bene tenere conto della sua vigoria, mettendo non più di 5 piantine in 1 metro quadrato, dove crescerà velocemente coprendo ogni punto. Se collocata sotto alla più classica siepe di alloro, donerà un magnifico effetto sottobosco.

DICE IL PROVERBIO

Di luglio, il temporale dura poco e non fa male

Anche il Sole ha le sue macchie

Se piove tra luglio e agosto piove miele, olio e mosto

COLTIVARE CON LA LUNA

NELL’ORTO. Luglio e agosto sono i mesi dell’abbondanza, quelli in cui riempire il cestino di tutti i più polposi ortaggi dell’estate. La raccolta si fa con la fase di Luna crescente per il consumo fresco, che porterà in tavola melanzane, zucchine, peperoni, pomodori, cetrioli, fagioli, piselli, fagiolini, cipolle e insalate. Da fare c’è poi la semina delle zucchine autunnali e le annaffiature, al mattino o sera, aumentando le irrigazioni anche nel frutteto dove si raccolgono susine, pesche, albicocche e prugne. Un po’ di giorni prima della raccolta bisogna invece sospendere di annaffiare angurie e meloni per averli più dolci. Con la fase calante seminare insalata e verdure autunnali: indivia, scarola, cicoria, porri, cavolo cappuccio, rape, bietole e finocchi. Rincalzare il terreno alla base delle piante e zappettando arricchirlo con humus. Raccogliere i peperoncini da essiccare e i frutti per la preparazione delle confetture.

NEL GIARDINO. Più di ogni altro spazio è il giardino a chiedere, con il caldo di questi giorni, annaffiature abbondanti al mattino presto o a sera inoltrata. In Luna crescente preparare le talee di caprifoglio, clematis, rose, gerani, ortensie e petunie. Incidere i rametti alla base della gemma e piantarli in vasetti con un misto di sabbia e torba. Lasciare i vasi in luogo ventilato e ombreggiato. Evitare di tagliare il prato troppo corto. Riprodurre per talea, aspettando agosto, alcuni arbusti da siepe come abelia, berberide e lavanda. In Luna calante dissotterrare i bulbi sfioriti di tulipani e iris, spazzolarli, chiuderli in sacchetti di carta e riporli in luogo fresco, buio e asciutto. Regolare le annaffiature con un orologio termostato in base alle temperature. Per ridurre l’evaporazione e schermare le piante dai raggi cocenti, effettuare la pacciamatura, un’operazione che consiste nel mettere intorno alle piante uno strato di materiale formato da paglia, sfalci di potatura, corteccia triturata.

NEL CESTINO DEL MESE

ORTAGGI: bietole, carote, cavoli cappuccio, cetrioli, cicorie, cipolle, fagioli, fagiolini, indivie, insalate, melanzane, patate, peperoni, piselli, pomodori, porri, rape, radicchi, ravanelli, rucola, sedani, spinaci, valerianella, zucche e zucchine.

FRUTTA: angurie, fichi, fragole, mele, meloni, more di rovo, nocciole, pere, pesche, pompelmi, prugne, susine e uva.

AROMI: basilico, maggiorana, menta piperita, peperoncino, prezzemolo e salvia.

IL SOLE - LUGLIO

L’1 sorge alle 05:28 e tramonta alle 20:39

L’11 sorge alle 05:35 e tramonta alle 20:36

Il 21 sorge alle 05:43 e tramonta alle 20:29

L’1 si hanno 15 ore e 11 minuti di luce solare

A fine mese, 45 minuti di luce in meno

Terra: afelio il 5 alle 07:05

IL SOLE - AGOSTO

L’1 sorge alle 05:54 e tramonta alle 20:18

L’11 sorge alle 06:04 e tramonta alle 20:06

Il 21 sorge alle 06:15 e tramonta alle 19:51

L’1 si hanno 14 ore e 24 minuti di luce solare

Alla fine del mese

74 minuti di luce in meno

LA LUNA - LUGLIO

L’1 sorge alle 01:39 e tramonta alle 16:20

L’11 sorge alle 10:56 e tramonta alle 23:39

Il 21 tramonta alle 05:09 e sorge alle 21:05

Luna calante dall’1 al 5 e dal 22 al 31

Luna crescente dal 7 al 20

Luna Piena il 21. Luna Nuova il 6

LA LUNA - AGOSTO

L’1 sorge alle 02:17 e tramonta alle 18:45

L’11 sorge alle 12:50 e tramonta alle 23:00

Il 21 sorge alle 08:02 e tramonta alle 20:57

Luna calante dall’1 al 3 e dal 20 al 31

Luna crescente dal 5 al 18

Luna Piena il 19. Luna Nuova il 4

Le sedi 50&Più provinciali

Abruzzo Telefono

L’Aquila - viale Corrado IV, 40/F 0862204226

Chieti - via F. Salomone, 67 087164657

Pescara - via Aldo Moro, 1/3 0854313623

Teramo - corso De Michetti, 2 0861252057

Basilicata Telefono

Matera - via Don Luigi Sturzo, 16/2 0835385714

Potenza - via Centomani, 11 097122201

Calabria Telefono

Cosenza - viale degli Alimena, 5 098422041

Catanzaro - via Milano, 9 0961721246

Crotone - via Regina Margherita, 28 096221794

Reggio Calabria - via Tenente Panella, 20 0965891543

Vibo Valentia - via Spogliatore snc 096343485

Campania Telefono

Avellino - via Salvatore De Renzi, 28 082538549

Benevento - via delle Puglie, 28 0824313555

Caserta - via Roma, 90 0823326453

Napoli - via Cervantes, 55 int. 14 0812514037

Salerno - via Zammarelli, 12 089227600

Emilia Romagna Telefono

Bologna - via Tiarini, 22/m 0514150680

Forlì - piazzale della Vittoria, 23 054324118

Ferrara - via Girolamo Baruffaldi, 14/18 0532234211

Modena - via Begarelli, 31 0597364203

Piacenza - strada Bobbiese, 2 - c/o Unione Comm.ti 0523/461831-32-61

Parma - via Abbeveratoia, 61/A 0521944278

Ravenna - via di Roma, 104 0544515707

Reggio Emilia - viale Timavo, 43 0522708565-553

Rimini - viale Italia, 9/11 0541743202

Friuli Venezia Giulia Telefono

Gorizia - via Vittorio Locchi, 22 048132325

Pordenone - piazzale dei Mutilati, 6 0434549462

Trieste - via Mazzini, 22 0407707340

Udine - viale Duodo, 5 04321850037

Lazio Telefono

Frosinone - via Moro, 481 0775855273

Latina - via dei Volsini, 60 0773611108

Rieti - largo Cairoli, 4 0746483612

Roma - via Cola di Rienzo, 240 0668891796

Viterbo - via Belluno, 39/G 0761341718

Liguria

Telefono

Genova - via XX Settembre, 40/5 010543042

Imperia - via Gian Francesco De Marchi, 81 0183275334

La Spezia - via del Torretto, 57/1 0187731142

Savona - corso A. Ricci - Torre Vespucci, 14 019853582

Lombardia

Mantova - via Valsesia, 46

Telefono

Bergamo - via Borgo Palazzo, 133 0354120126

Brescia - via Trento, 15/R 0303771785

Como - via Bellini, 14 031265361

Cremona - via Alessandro Manzoni, 2 037225745-458715

Lecco - piazza Giuseppe Garibaldi, 4 0341287279

Lodi - viale Savoia, 7 0371432575

0376288505

Milano - corso Venezia, 47 0276013399

Pavia - via Ticinello, 22 038228411

Sondrio - via del Vecchio Macello, 4/C 0342533311

Varese - via Valle Venosta, 4 0332342280

Marche Telefono

Ancona - via Alcide De Gasperi, 31 0712075009

Ascoli Piceno - viale Vittorio Emanuele Orlando, 16 0736051102

Macerata - via Maffeo Pantaleoni, 48a 0733261393

Pesaro - strada delle Marche, 58 0721698224/5

Molise Telefono

Campobasso - via Giuseppe Garibaldi, 48 0874483194

Isernia - via XXIV Maggio, 331 0865411713

Piemonte Telefono

Alba - piazza S. Paolo, 3 0173226611

Alessandria - via Trotti, 46 0131260380

Asti - corso Felice Cavallotti, 37 0141353494

Biella - via Trieste, 15 01530789

Cuneo - via Avogadro, 32 0171604198

Novara - via Giovanni Battista Paletta, 1 032130232

Torino - via Andrea Massena, 18 011533806

Verbania - via Roma, 29 032352350

Vercelli - via Duchessa Jolanda, 26 0161215344

Puglia Telefono

Bari - piazza Aldo Moro, 28 0805240342

Brindisi - via Appia, 159/B 0831524187

Foggia - via Luigi Miranda, 8 0881723151

Lecce - via Cicolella, 3 0832343923

Taranto - via Giacomo Lacaita, 5 0997796444

Sardegna

Telefono

Cagliari - via Santa Gilla, 6 070280251

Nuoro - galleria Emanuela Loi, 8 0784232804

Oristano - via Sebastiano Mele, 7/G 078373612

Sassari - via Giovanni Pascoli, 59 079243652

Sicilia Telefono

Agrigento - via Imera, 223/C 0922595682

Caltanissetta - via Messina, 84 0934575798

Catania - via Mandrà, 8 095239495

Enna - via Vulturo, 34 093524983

Messina - via Santa Maria Alemanna, 5 090673914

Palermo - via Emerico Amari, 11 091334920

Ragusa - viale del Fante, 10 0932246958

Siracusa - via Eschilo, 11 093165059-415119

Trapani - via Marino Torre, 117 0923547829

Toscana Telefono

Arezzo - via XXV Aprile, 12 0575354292

Carrara - via Don Minzoni, 20/A 058570973-570672

Firenze - via Costantino Nigra, 23-25 055664795

Grosseto - via Tevere, 5/7/9 0564410703

Livorno - via Serristori, 15 0586898276

Lucca - via Fillungo, 121 - c/o Confcommercio 0583473170

Pisa - via Chiassatello, 67 05025196-0507846635/30

Prato - via San Jacopo, 20-22-24 057423896

Pistoia - viale Adua, 128

0573991500

Siena - via del Giglio, 10-12-14 0577283914

Trentino Alto Adige Telefono

Bolzano - Mitterweg - via di Mezzo ai Piani, 5 0471978032

Trento - via Solteri, 78 0461880408

Umbria Telefono

Perugia - via Settevalli, 320 0755067178

Terni - via Aristide Gabelli, 14/16/18 0744390152

Valle d’Aosta Telefono

Aosta - piazza Arco d’Augusto, 10 016545981

Veneto Telefono

Belluno - piazza Martiri, 16 0437215264

Padova - via degli Zabarella, 40/42 049655130

Rovigo - viale del Lavoro, 4 0425404267

Treviso - via Sebastiano Venier, 55 042256481

Venezia Mestre - viale Ancona, 9 0415316355

Vicenza - via Luigi Faccio, 38 0444964300

Verona - via Sommacampagna, 63/H - Sc. B 045953502

Le sedi 50&Più estere

Argentina Telefono

Buenos Aires

0054 11 45477105

Villa Bosch 0054 9113501-9361

Australia Telefono

Perth 0061 864680197

Belgio Telefono

Bruxelles 0032 25341527

Brasile Telefono

Florianopolis 0055 4832222513

San Paolo 0055 1132591806

Canada Telefono

Burnaby - Vancouver BC 001 6042942023

Hamilton 001 9053184488

Woodbridge 001 9052660048

Montreal Riviere des Prairies 001 5144946902

Montreal Saint Leonard 001 5142525041

Ottawa 001 6135674532

St. Catharines 001 9056466555

Toronto 001 4166523759

Germania Telefono

Dusseldorf 0049 21190220201

Portogallo Telefono

Lisbona 00351 914145345

Svizzera Telefono

Lugano 0041 919212050

Uruguay Telefono

Montevideo 0059 825076416

USA Telefono

Fort Lauderdale 001 9546300086

BAZAR

a cura del Centro Studi 50&Più

PREVENZIONE

“PARACADUTE” LA CAMPAGNA PER PREVENIRE LE CADUTE

Si chiama “ParaCadute” la campagna di comunicazione dell’Emilia-Romagna per prevenire le cadute, destinata alle persone più a rischio (anziane, con disabilità o fragilità), ai caregiver e ai loro familiari. Secondo gli ultimi dati dell’indagine nazionale PASSI d’Argento, infatti, nel 2022 in questa regione il 24% degli ultra 64enni - soprattutto gli over 75 - è caduto a terra almeno una volta. La prevenzione si può attuare grazie a semplici consigli pratici, proprio come quelli forniti dai video tutorial e dall’opuscolo reperibili sul sito della Regione. www.salute.regione.emilia-romagna.it

SPORT

CSI, PREVENZIONE

IN MOVIMENTO

Nell’ambito delle attività previste per “Genova, Capitale dello Sport 2024”, il Centro Sportivo Italiano organizza nel capoluogo ligure corsi gratuiti di sport per la terza età presso nove punti distribuiti sul territorio. Genova è la quarta città più anziana del mondo: il 22% della popolazione è over 65, mentre il 55% ha più di 55 anni. Il progetto si chiama Silver Fit - Prevenzione in movimento e ha l’obiettivo di promuovere stili di vita corretti in un’ottica di prevenzione e socializzazione. Sono previste due lezioni a settimana con programmi personalizzati. www.silverfitgenova.it

Informazioni, curiosità, notizie utili, luogo d’incontro e di scambio

Inviate segnalazioni e quesiti a: centrostudi@50epiu.it

INCLUSIONE

A FERMO, UN NUOVO ORTO URBANO PER LA LONGEVITÀ

Voluto e finanziato dalla Regione

Marche, il nuovo progetto “Orto urbano - Un’idea fruttuosa” di Fermo ha come obiettivi la salute, il benessere e l’inclusione sociale di tutti e, in particolare, delle persone anziane. L’orto urbano di vicolo degli Orlandi, infatti, ospita la sperimentazione di pratiche innovative di agricoltura sociale e offre un ambiente che funge da stimolo costante per l’apprendimento, il benessere psico-fisico e l’inclusione sociale. Non si tratta solo di luogo dove coltivare, produrre ortaggi freschi e biologici, ma soprattutto di un posto dove offrire servizi volti alla socialità e alle relazioni interpersonali.

SALUTE

I SEGRETI DI UNA SUPER MEMORIA A 80 ANNI

Anche a 80 anni, secondo uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience, è possibile avere una super memoria. Per cinque anni alcuni ricercatori dell’Alzheimer Disease Research Unit di Madrid hanno seguito 64 ‘superanziani’ dalla memoria brillante e ‘55 anziani tipici’, individuando nei primi ciò che li rende speciali: una migliore tenuta della sostanza bianca, più volume in alcune aree del cervello e una migliore connettività tra le regioni coinvolte nella cognizione. Li hanno ribattezzati “super-agers”: superanziani, perché - come i supereroi - hanno poteri straordinari, nello specifico la memoria.

LIBRI

L’UOMO CHE PORTAVA

A SPASSO I LIBRI di Carsten Henn

Giunti Editore, 2023, 256 pagine Il libraio Carl Kollhoff, 71 anni, ogni giorno consegna a domicilio i libri ordinati dai suoi clienti più speciali. Per lui sono amici, tanto da chiamarli come i personaggi dei grandi classici: da Mr Darcy, un cliente che vive da solo in una grande villa, al dottor Faust, che legge solo saggi storici. Una sera, però, durante incontra Schasc, una bambina di 9 anni, che ignorando la reazione infastidita dell’anziano, continua a tornare mettendone in discussione la rigida routine e le idee. Sarà grazie a lei se Carl, una volta perduto il lavoro, troverà il coraggio di superare i suoi problemi.

FILM

A SPASSO CON MADELEINE di C. Carion, con D. Boon, L. Renaud Francia 2022, 91 minuti

A 92 anni Madeleine lascia una piccola periferia per recarsi in una casa di cura, dall’altra parte di Parigi. Chiama un taxi per raggiungere la casa di riposo dove vivrà. Non avendo fretta chiede a Charles, il tassista venuto a prenderla, di attraversare i luoghi della capitale che hanno contato nella sua vita. Lui, un disilluso dal cuore tenero, accetta di condurla nei posti per lei importanti. Per le strade di Parigi viene così svelato il suo straordinario passato. Durante il viaggio, che cambierà le loro vite per sempre, stringeranno una fantastica amicizia.

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