Marzo 2021

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Anno XLII n. 3 Marzo 2021 Euro 2.50 - I.P.

SOCIETÀ

INTERVISTA

Caregiver, fulcro dell’assistenza familiare

Estela Barnes de Carlotto Elettrodomestici: le nuove e le Nonne di Plaza de Mayo etichette energetiche

ATTUALITÀ

L’affascinante viaggio nella mente delle piante

Un ruolo di cura impegnativo che necessita di sostegno

43 anni di lotte per ritrovare i nipoti “desaparecidos”

Gli organismi vegetali pensano e comunicano tra loro

Tutte le novità e i vantaggi per il consumatore

SCIENZE



IN QUESTO NUMERO

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5. Editoriale 16. Periscopio 92. Vivere in armonia 94. Bacheca 95. Giochi 95. Stuzzica cervello 96. Oroscopo 96. Soluzioni 97. Lettere

anteprime i

Da dipendenti a manager di Giada Valdannini

società i

30

30. Unite per ripartire

6. Rilassante meditazione Alleata del nostro benessere di Flaminia Bruni

8. Clubhouse, il nuovo social “Oratori” in chat room di Ludovica Costa

10.

La gratuità delle cure Un modo per essere felici di Rossana Martini

in evidenza

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www.spazio50.org

INDICE

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MARZO 2021

20

__SOCIETÀ__ L’arte dell’aver cura: il caregiver familiare Una fondamentale figura assistenziale che necessita di interventi di sostegno di Linda Russo - Centro Studi 50&Più

36

__le INTERVISTE__ Domenico Quirico, reporter per raccontare il mondo «Il giornalismo si fa al fianco di chi trasformiamo in narrazione» di Ilaria Romano

40

_INCHIESTA__ Intelligenza artificiale: il futuro è già tra noi La tecnologia al servizio dell’uomo, tra progressi e interrogativi etici di A.M. Melloni, V. Rubini, V.M. Urru, L. Viti, G. Dall’Ongaro, A. Poli, S. Leoni, G. Orso, I. Romano

12.

Tutti davanti alla Tv Covid batte crisi di Governo di Carlo Penguin

14.

Prevenzione Alzheimer Poche sane abitudini di Rachele Randon

18. Il Terzo Tempo Un malinconico ottimismo di Lidia Ravera

60. Concorso 50&Più Aperte le iscrizioni di Anna Mercuri

62. Il potere dei colori La forza del giallo-grigio di Giulia Rachele Deli

64. Capelli bianchi? C’è anche chi dice sì di Sadìa Maccari

67. La “Spesa Sballata” Per dire addio alla plastica di Rita Nicosanti

70. Etichette energetiche Novità sugli elettrodomestici di Luisella Berti MARZO 2021 I 3


cultura

intervista i

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55. Libri 56. Arte 57. Musica 58. Cinema

Mensile di attualità e cultura di 50&Più Sistema Associativo e di Servizi

24. Estela Barnes de Carlotto «La mia battaglia al fianco delle Nonne di Plaza de Mayo» di Romina Vinci

Direttore Editoriale Anna Maria Melloni @ am.melloni@50epiu.it Direttore Responsabile Giovanna Vecchiotti @ g.vecchiotti@50epiu.it Editoriale 50&Più Srl Amministratori Fanucchi Antonio (Presidente) Belardinelli Giuseppina Bonini Franco Frattagli Antonino Gallinaro Brigida

parliamo di...

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72. Demenza, come affrontarla Oltre ai farmaci, è importante l’approccio riabilitativo del paziente di Alessandro Mascia

74. Allergie: stagionali, ma non solo Le cause, gli effetti e i trattamenti per ridurre la fastidiosa sintomatologia a cura di Fondazione U. Veronesi

76. Emicrania, malattia sociale Un disturbo spesso disabilitante di cui soffrono circa 7 milioni di italiani di Paola Stefanucci

79. L’intelligenza è verde Un viaggio nella “mente” delle piante per scoprirne le grandi capacità di Adelaide Vallardi

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scienze

83. Spazio50 Incontri, eventi, tempo libero, cultura e tanto altro nel mondo di 50&Più a cura di Luisella Berti

89. Fisco di Alessandra De Feo

90. Previdenza di Luca Giustinelli

98. Bazar a cura del Centro Studi 50&Più Credit foto: Agf, Contrasto, Marka, Masterfile, Shutterstock, Antonio Barella, www.facebook.com/famigliesballate, www.cooptotem, portale storico Presidenza della Repubblica. Shutterstock: Talukdar David, Melih Cevdet Teksen, IV. andromeda, Massimo Todaro, Diego Gorzalczany, Lautaro Federico, Maria Rocio de la Torre, MikeDotta, Nancy Beijersbergen, ymphotos, Stefano Mazzola, Yalcin Sonat, Koshiro K, mundissima, Yana Iskayeva, LucVi. Foto di copertina: Contrasto/Reuters. Illustrazioni: Enrico Riposati.

ANNO XLII - n. 3 marzo 2021 Per posta: Via del Melangolo, 26 - 00186 Roma Per telefono: 06.68134552 - Per fax: 06.6872597 m@il: redazione@50epiu.it Anno XLII n. 3 Marzo 2021 Euro 2.50 - I.P.

ABBONAMENTI Italia: annuale (11 numeri) euro 22,00 sostenitore euro 40,00 copia singola euro 2,50 copia arretrata euro 4,50 Estero: annualeeuro 41,50 Tel. 06.68134552 Fax 06.81151914

SOCIETÀ

INTERVISTA

Caregiver, fulcro dell’assistenza familiare

Estela Barnes de Carlotto Elettrodomestici: le nuove e le Nonne di Plaza de Mayo etichette energetiche

L’affascinante viaggio nella mente delle piante

Un ruolo di cura impegnativo che necessita di sostegno

43 anni di lotte per ritrovare i nipoti “desaparecidos”

ATTUALITÀ

Gli organismi vegetali pensano e comunicano tra loro

Tutte le novità e i vantaggi per il consumatore

Per il pagamento effettuare i versamenti sul c/c postale n. 98767007 intestato a 50&Più Srl - Roma. L’abbonamento andrà in corso dal primo numero raggiungibile e può avere inizio in qualunque momento dell’anno, ma avrà comunque validità annuale.

Procuratore Gabriele Sampaolo Amministrazione Editoriale 50&Più Srl 00186 Roma - Via del Melangolo, 26 Telefono 06.688831 - Fax 06.6872597 mail: editoriale@50epiu.it Direzione e Redazione 00186 Roma - Via del Melangolo, 26 Telefono 06.68134552 www.50epiueditoriale.it Stampa e Spedizione Spadamedia Srl 00198 Roma - Via Panama, 88 Registrazione Tribunale di Roma n. 17653 del 12/04/79 Iscrizione al R.O.C. n. 6158 del 10/12/2001 Manoscritti e fotografie Anche se non pubblicati, non verranno restituiti. © Editoriale 50&Più Srl tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. Tutela dati Editoriale 50&Più S.r.l. tratterà i dati personali forniti dagli abbonati nel rispetto di quanto previsto dal Regolamento (UE) 2016/679 e delle disposizioni per l’adeguamento della normativa nazionale ed al solo scopo di inviare il mensile 50&Più ed i relativi allegati. L’informativa di cui all’art. 13 del Regolamento (UE) 2016/679 è consultabile tramite il sito internet www.spazio50.org. I diritti riconosciuti dagli articoli 15 a 21 del suddetto regolamento, potranno essere esercitati nei confronti del Titolare Editoriale 50&Più S.r.l. Via del Melangolo 26 - 00186 Roma e del Responsabile della Protezione dei Dati 50&Più - Via del Melangolo 26 - 00186 Roma.

SCIENZE

Aderente a: Finito di stampare: 24 febbraio 2021

4 I spazio50.org I MARZO 2021

Concessionaria esclusiva pubblicità: 50&PiùMedia Srl - Largo Arenula 34, Roma Tel. 06.68883469 - mail: 50epiumedia@50epiu.it Per la pubblicità: Luigi Valitutti - Tel. 335491325 - mail: l.valitutti@50epiumedia.it

NUMERO CERTIFICATO 8693 DEL 25/05/2020

ASSOCIATO ALL’USPI UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA


LA “CURA” DELLE DONNE

di Carlo Sangalli Presidente Nazionale 50&Più

EDITORIALE

editoriale MARZO 2021

A PIÙ DI UN ANNO DALL’INIZIO DELL’EMERGENZA PANDEMICA IN ITALIA, NON SIAMO ANCORA IN GRADO DI TIRARE UNA RIGA DEFINITIVA SUL CONTO TOTALE DEL COVID-19 e sulle sue conseguenze in termini di costi umani, sociali ed economici. Tuttavia, da sempre, un dato molto significativo sia per l’andamento economico sia per la tenuta sociale è rappresentato dal tasso di occupazione e di partecipazione al lavoro. Se«APPARE SCONCERTANTE LA PROPORZIONE DI GENERE: condo gli ultimi dati Istat, l’occupazione in Italia - nonostante il blocco dei licenziaSU 101MILA UNITÀ menti - alla fine del 2020 è tornata a dimiDI LAVORO IN MENO, nuire. Questo fenomeno colpisce trasver99MILA SONO DONNE» salmente le fasce più giovani della popolazione, risparmiando i “50&Più” ed evidenziando così che la fragilità fisica rispetto al Covid ha avuto un contraltare nella resilienza in termini socioeconomici della generazione più anziana. D’altro canto, tornando ai dati sull’occupazione, appare sconcertante la proporzione di genere: su 101mila unità di lavoro in meno, 99mila sono donne. Le spiegazioni sono certamente molteplici, ma una sulle altre fa riflettere e si riferisce al tema della conciliazione tra famiglia e lavoro, che è una ferita aperta che rischia di penalizzare la stessa capacità di ripresa del Paese. E dai dati conviene partire. Viene definita “caregiver” quella figura nell’ambito familiare sulla quale grava la responsabilità pratica e prevalente di “cura” della famiglia e di assistenza nei confronti di genitori anziani e figli. Nel nostro Paese, nell’85% dei casi, i caregiver sono donne, con un’età media pari a 57 anni. Fino al mese di febbraio 2020, due caregiver su tre lavoravano, ma l’accresciuta necessità di attenzione degli elementi fragili ha reso, in tantissimi casi, incompatibile il doppio carico. Dalla scorsa primavera, una su quattro delle caregiver lavoratrici ha infatti ridotto le proprie ore di lavoro, altrettante hanno temporaneamente sospeso l’attività lavorativa e il 6% l’ha persa in via definitiva. E, quando si rinuncia al lavoro, si genera un impoverimento non solo economico, ma anche esistenziale (in termini di indipendenza) e sociale (in termini di relazioni), con un depauperamento complessivo del sistema economico. Il lavoro in proprio, che assorbe quasi il 70% dell’autoimprenditorialità femminile, rappresenta una coraggiosa alternativa nella ricerca di conciliazione vita e lavoro. Tuttavia dopo anni in cui le imprese femminili segnavano crescite «NEL NOSTRO PAESE, superiori alle imprese maschili, tra aprile e NELL’85% DEI CASI, settembre questa maggiore velocità si è an- I CAREGIVER SONO DONNE, nullata e il crollo delle imprese femminili è CON UN’ETÀ MEDIA stato di 7 punti superiore a quelle maschili. PARI A 57 ANNI» Nei momenti di difficoltà, emerge la verità. E la verità è che la componente femminile dell’occupazione e dell’impresa italiana è ancora oggi, a dispetto delle enormi potenzialità, più fragile, e tutto il nostro Paese, se vuole crescere e lo vuole fare in modo sano, se ne deve prendere responsabilmente carico o, ancora meglio, cura.


COSTUME

MEDITO ergo sum Più della metà degli intervistati ritiene che la meditazione li aiuti a: rilassarsi (65%), ridurre lo stress (61%), gestire le emozioni (50%), migliorare la concentrazione (50%), imparare a lasciare andare (42%).

Stress, tensione, ansia, timore per la da YouGov, sul rapporto degli italiani propria salute e quella dei familiari, con la pratica meditativa da inizio panincertezze lavorative a breve e a lungo demia, è risultato che il 56% degli intermine... L’elenco delle paure scatetervistati ha iniziato a dedicarsi alla nate dalla pandemia è meditazione durante il lunghissimo e il desideprimo lockdown dello LA PRATICA MEDITATIVA rio di tornare alla vita scorso anno, e che il 18% È ENTRATA A FAR PARTE pre-Covid o, almeno, di di essi si dedica a questa DELLA ROUTINE QUOTIDIANA riappropriarsi di una dodisciplina regolarmente. DI UN’ALTA PERCENTUALE DI ITALIANI, CHE HANNO se di serenità, sta divenAnalizzando più a fondo SCOPERTO IN ESSA tando una delle priorità i risultati emerge che 9 BENEFICI PSICOFISICI nella vita delle persone. intervistati su 10 pensano di Flaminia Bruni Ma in attesa che la madi continuare a praticare lattia venga debellata e la meditazione a prescintutto torni come prima (o quasi), esiste dere dall’emergenza sanitaria; 7 su 10 un modo per arginare paure ed angoritengono che gli esercizi meditativi sce? Pare che molti italiani abbiano debbano essere inseriti nella routine trovato nella meditazione la panacea scolastica dei ragazzi, e 8 su 10 la vordi tutti i mali. Da uno studio realizzato rebbero nei luoghi di lavoro.


Macula


COSTUME

CLUBHOUSE room

Elon Musk, lo scorso 31 gennaio, ha tenuto una conferenza su Clubhouse raggiungendo il limite massimo della capacità della chat room, ovvero 5.000 persone

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È l’ultimo nato tra i social e già conta Il profilo (nome e cognome) creato non due milioni di utenti in tutto il mondo. viene associato ad un indirizzo mail, Si tratta di Clubhouse, il nuovo social ma ad un numero telefonico. Una volta network che sta spopolando sul web, “entrati”, si ha la possibilità di selezioanche se, almeno per il momento, non nare la “stanza” dedicata al tema che tra i giovanissimi ma tra un pubblico più interessa: dalle lingue straniere alla adulto, soprattutto professionisti. musica, da argomenti di medicina e Ma qual è la caratteristibenessere al marketing, ca che contraddistingue passando per il turismo. È STATO LANCIATO questo social? Il fatto è Poi, individuata la “conA MARZO 2020 ED È GIÀ UN SUCCESSO. SI TRATTA che qui non si scrive, non ferenza” preferita, si “enDI CLUBHOUSE, IL NUOVO si inviano immagini né tra” e si ascolta. Se si SOCIAL NETWORK si condividono pensieri, vuole intervenire, si alza NEL QUALE NON SI SCRIVE, MA SI PARLA E SI ASCOLTA almeno non come avviela mano in attesa che il ne su Facebook o Twitmoderatore dia la parola. di Ludovica Costa ter. Su Clubhouse si parTutti possono diventare la, si ascolta, si discute come se si par“oratori” e mettere in piedi un taltecipasse ad una conferenza o ad un kshow, il difficile è avere un pubblico forum. Insomma, è un social audio. che ti segue. Gli iscritti si “incontrano” in luoghi virAttualmente Clubhouse è disponibile tuali chiamati “stanze”, ma la partecisolo nell’App Store iOS della Apple. Ma pazione può avvenire soltanto se si è gli sviluppatori, visto il successo, stanno invitati da un altro utente. lavorando anche per Android.

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UTENTI FACEBOOK ............................................. 2,8 miliardi UTENTI TIKTOK ................................................... 1 miliardo UTENTI TWITTER................................................ 330 milioni



__ATTUALITÀ__

QUANDO LE CURE SONO GRATUITE

LA SALUTE È FELICITÀ Dice il proverbio: «I soldi non danno la feli- cui l’assistenza sanitaria è a pagamento. cità». Vero. Ma, di certo, se godi di buona sa- Nello specifico risulta che l’Islanda si classifica lute sei anche molto più prima per accessibilità e felice. È ciò che emerge qualità del Sistema saniL’ISLANDA È IL PAESE dallo studio realizzato da tario (indice pari a 93,6), NEL QUALE L’ACCESSIBILITÀ Lenstore, nel quale viene con un punteggio di feliAL SISTEMA SANITARIO analizzato il legame tra la cità pari a 7,5. È MIGLIORE, SEGUITA DA SVIZZERA, SVEZIA felicità dei cittadini e la Segue la Svizzera con un E NORVEGIA. IL NOSTRO PAESE loro accessibilità al Siindice di accessibilità e È ALL’UNDICESIMO POSTO stema sanitario dei Paesi qualità dell’assistenza sadi Rossana Martini facenti parte del World nitaria di 91,8 ed un punHappiness Report. teggio di felicità pari a 7,6. Dall’indagine emerge che gli Stati che of- L’Italia è all’undicesimo posto, con un indice frono assistenza sanitaria gratuita hanno i di accessibilità ai servizi sanitari di 88,7 ed un propri cittadini più felici rispetto a quelli in tasso di felicità dei cittadini di 6,4.

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__ATTUALITÀ__

COVID-19 BATTE CRISI DI GOVERNO

DAVANTI ALLA TV

Tutti a casa per il lockdown è sinonimo di tutti il 5% degli spettatori rispetto ai primi 12 giorni a casa davanti alla Tv, a guardare il telegiornale del mese di gennaio. In particolare, tra il 2 e e ad informarsi sull’andal’8 febbraio l’ascolto dei mento dei contagi. Ma se giovani tra i 15 e i 24 anni LA PANDEMIA HA RADUNATO nel bel mezzo della pandeè diminuito dell’11,3%, GLI ITALIANI DAVANTI ALLA TV, PER mia c’è anche una crisi di quello dei 25-54enni del SEGUIRE I TELEGIORNALI. LA CRISI Governo, gli ascolti dei Tg 9,5% e quello degli over DI GOVERNO, INVECE, NON HA SUSCITATO LO STESSO INTERESSE, crescono? Non proprio. 55 del 2,6%. Il telegiornale TANTO CHE GLI SPETTATORI DEI TG L’Osservatorio dello Studio più seguito è il Tg1, con 6 DELLA SERA SONO DIMINUITI Frasi ha analizzato i dati milioni 151mila spettatori di Carlo Penguin Auditel nel periodo tra le in media, seguito dal Tg5 dimissioni del premier (4 milioni 999mila), TgR Conte e l’incarico a Mario Draghi per il nuovo (3 milioni 353mila), Tg3 (2 milioni 606mila), esecutivo (13 gennaio - 6 febbraio 2021), rile- Tg2 (1 milione 856mila), TgLa7 (1 milione vando che i Tg della sera hanno perso in media 537mila) e Studio Aperto (931mila).

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__SOCIETÀ ATTUALITÀ__ STUDI E RICERCHE

Si pensa che diabete, ipertensione, ipercolesterolemia, isolamento sociale e insonnia siano fattori di rischio per l’Alzheimer.

Non c’è ancora una cura per questa patologia ma, forse, seguendo alcune indicazioni si può ritardarne la comparsa

POCHI GESTI QUOTIDIANI ALLONTANANO IL RISCHIO DI CONTRARRE L’ALZHEIMER

di Rachele Randon

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DENTRO LA NOTIZIA

Il Morbo di Alzheimer colpisce circa il 5% delle persone con oltre 60 anni di età UNA PATOLOGIA LUNGA E COMPLESSA

Secondo dati dell’Istituto Superiore di Sanità, il Morbo di Alzheimer colpisce circa il 5% delle persone con oltre 60 anni di età; in Italia, attualmente, si contano circa 500mila pazienti. Esso rappresenta la forma più comune di demenza senile, ed è determinato da un’alterazione delle funzioni cerebrali che implica una serie di difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività quotidiane. Il decorso della malattia è lento e in media le persone colpite dal Morbo di Alzheimer possono vivere fino a 8-10 anni dopo la diagnosi di questa patologia.

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AL MOMENTO NON ESISTE alcuna cura che possa debellare il Morbo di Alzheimer, una patologia neurodegenerativa, progressiva ed irreversibile, che colpisce il cervello. Gli scienziati, però, hanno individuato alcune abitudini quotidiane che potrebbero ritardare il manifestarsi della malattia. Vediamo quali. Bere un caffè al mattino. Alla Johns Hopkins University hanno dimostrato che 200 mg di caffeina, corrispondenti ad una tazzina di caffé, aiutano a memorizzare meglio e a migliorare l’apprendimento. Bere una tazza di tè. Che sia verde o nero, il tè contiene dei potenti antiossidanti, le catechine, che combattono l’invecchiamento cellulare e le malattie neurodegenerative. Fare giardinaggio. Coltivare

i propri fiori preferiti, potare piante o sistemare il giardino allena il corpo, migliora l’umore ed elimina lo stress. Fare un bagno caldo la sera. Va bene anche una doccia, l’importante è che l’acqua sia calda. In questo modo il corpo si rilassa, ci si addormenta prima e il sonno è più profondo. Allenarsi insieme al proprio cane o gatto. Fare lunghe passeggiate con Fido, muoversi dentro casa giocando con il gatto è una buona pratica contro la sedentarietà. Alzarsi ogni mezz’ora durante il lavoro. Fare una piccola passeggiata o qualche movimento di stretching aumenta il consumo di zuccheri e diminuisce il sovrappeso. Ridere. Una bella risata produce le endorfine, sostanze che migliorano la salute.



IN GIRO PER IL MONDO ARRIVA DA PECHINO UNO STUDIO DI LUNGA VITA

UK, GLI EFFETTI DI PERDERE IL LAVORO DOPO I 50

LA STRADA PIÙ CORTA DEL MONDO MISURA 2 METRI

Viene da Pechino la notizia di una nuova terapia genica che può invertire alcuni degli effetti dell’invecchiamento. Si tratta di inattivare un gene chiamato kat7, chiave della senescenza cellulare. www.shine.cn

Sempre più ultracinquantenni inglesi diventano disoccupati di lunga durata. Per questi lavoratori si raddoppia la probabilità di restare senza lavoro per almeno due anni rispetto a tutti gli altri gruppi di età. www.theguardian.com

La strada più corta del mondo si trova in Scozia e misura 2 metri e 5 centimetri come conferma il Daily Mail. In sostanza, ci vogliono circa tre passi di un uomo medio per percorrerla da cima a fondo. www.dailymail.co.uk

A PROPOSITO DI... SALUTE

ASCIUGATRICE

I peperoni proteggono la vista degli anziani Introdurre nel menù i peperoni di colore giallo-arancio può trattare l’insufficienza della zeaxantina, un composto chimico che aiuta a prevenire una delle cause di degenerazione maculare legate all’età. www.ilmessaggero.it

PRATICA E COMODA SÌ - È estremamente co-

modo avere vestiti sempre asciutti e pronti all’uso dopo poco tempo dal loro lavaggio.

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SCIENZA

100 milioni per la tecnologia cattura carbonio Elon Musk ha annunciato su Twitter che donerà 100 milioni di dollari per la migliore tecnologia capace di catturare il carbonio. Il fondatore di Tesla e SpaceX cerca nuovi scienziati in tutto il mondo. www.corriere.it/economia

i SALUTE

Lo stress per il Covid potrebbe nuocere al cuore

Viaggi con vaccinazione per ricchi all’estero Partono da Londra viaggi vaccinali per facoltosi. Le mete: Dubai, Emirati Arabi Uniti e India; costo: 40mila sterline. Per gli ospiti sono disponibili dosi di vaccino anti Covid e camere di lusso. www.avvenire.it

CONSUMI EXTRA NO - Il principale svantaggio dell’utilizzo di una asciugatrice è dato dal consumo extra di energia elettrica.

L’ansia e la paura, anche da Covid, “frustano” il cuore, che non ce la fa. Soprattutto nelle donne dopo la menopausa. Una reazione indotta dalle emozioni, stando a uno studio diffuso su Jama. www.repubblica.it

i

SOCIETÀ

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ALIMENTAZIONE

“Dinner cancelling”, la nuova dieta dimagrante?

AUMENTA LA FAME NEL MONDO Secondo i dati dell’ultimo rapporto sullo Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo, quasi 690 milioni di persone hanno sofferto la fame nel 2019. L’Asia registra il più elevato numero di persone denutrite (381 mln), seguita dall’Africa (250 mln) e dall’America Latina (48 mln).

FONTE: FAO

ASIA

381

MILIONI

AFRICA

250

MILIONI

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AMERICA LATINA

48

MILIONI

C’è una dieta che promette di far perdere tre chili in sole due settimane. Arriva dalla Germania e si basa sul digiuno la sera. Il nome con il quale è conosciuta è “Dinner Cancelling” (niente cena). www.corriere.it

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IN NUMERI

PERISCOPIO

SUL SET COME VERE ROCK STAR a cura di Samuela Gangi


A SETTANT’ANNI FA IL GIRO DEL MONDO A PIEDI

UN TEST AGLI OCCHI PER INDIVIDUARE LA DEMENZA

IL SINGOLARE NEGOZIO DEI DIVERTIMENTI NOSTALGICI

Vinod Bajaj, 70 anni, ha percorso 40.075 km - l’equivalente della circonferenza della Terra - in quattro anni e senza mai lasciare l’Irlanda. Come ha fatto? Girando nella sua città natale, Limerick. www.independent.co.uk

I test dell’occhio possono aiutare a prevedere quali pazienti con il Parkinson svilupperanno la demenza circa 18 mesi dopo. La ricerca è stata prodotta dal London’s Dementia Research Centre. www.dailyexpress.com

A Pechino, nel distretto di Tongzhou, c’è un negozio chiamato “Lao You Suo Wan” (“invecchiare divertendosi”). È un negozio di giocattoli. Vende gadget e oggetti vintage alla clientela più anziana. www.chinadaily.com.cn

CURIOSITÀ

Arrabbiato o triste? Questo bar fa per te A Tokyo esiste un luogo dedicato solo alle persone tristi e malinconiche. Si chiama “Negative Cafe and Bar Mori Ouchi” ed è situato all’interno del quartiere di Shimokitazawa. Benvenuto anche chi è arrabbiato. www.repubblica.it

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FISCO

Animali domestici, cresce la detrazione fiscale Per quest’anno le spese veterinarie detraibili arrivano a 550 euro. La franchigia di 129,11 euro resta, mentre la detrazione Irpef al 19% è applicata sull’importo eccedente questa somma e arriva ad un massimo di 80 euro. www.tg24.sky.it

i ECONOMIA

IL LOCKDOWN IMPOSTO DALL’EMERGENZA DA CORONAVIRUS È STATO UNA FASE COMPLESSA PER TUTTI. C’è però chi ha continuato a dedicarsi alle proprie passioni pur di riuscire a combattere la noia e la solitudine. Nel Regno Unito, nella casa di riposo Sydmar Lodge Care Home, è avvenuto molto di più. Sotto la spinta di Robert Speker, coordinatore della struttura, gli ospiti sono diventati delle vere e proprie star. Costretti

infatti alla lontananza dai parenti a causa della pandemia, gli anziani residenti nella struttura hanno accolto con grande slancio la proposta di Robert e hanno posato davanti alla macchina fotografica come vere rock star. Il titolare della struttura ha infatti approfittato delle proprie abilità di fotografo per trasformare Sydmar Lodge in un set, ottenendo così una rivisitazione d’effetto delle più celebri copertine di dischi musicali. Il risultato, da dieci e lode!

Covid, giù i consumi. L’effetto sui risparmi Nella prima parte del 2020 le famiglie italiane hanno risparmiato 51,6 miliardi. Lo dice l’indagine dal titolo “I conti economici e finanziari durante la crisi sanitaria del Covid-19” della Banca d’Italia. www.avvenire.it

i MARZO 2021 I 17


______IL TERZO TEMPO______

LA DISCIPLINA DEL MALINCONICO OTTIMISMO di Lidia Ravera

IL TEMPO ATMOSFERICO È PIÙ GENEROSO DEL TEMPO DEI CALENDARI E DEGLI OROLOGI: sta scoppiando anche quest’anno la primavera. Nonostante tutto. E ci sarà una fioritura, e il sole scalderà sempre di più, e potremo stare più tempo all’aria aperta, senza congelare e senza infettarci l’un l’altro. L’inizio di marzo mi mette relativamente al riparo da un malumore che verso metà febbraio era arrivato a toccare picchi preoccupanti. Malumore, sì, soprattutto appena sveglia e prima di spegnere la lampada sul comodino, la sera. Vi devo confessare che io sono una da “bicchiere mezzo vuoto”, in realtà, anche se su questa pagina sembro una zia gentile, sempre pronta consigliare un sorriso volonteroso e blindato da opporre alla fatica di crescere e continuare a crescere, di accettare il terzo tempo della vita, che non è l’ultimo, d’accordo, ma non è neppure ricco di 18 I spazio50.org I MARZO 2021


progetti come il primo o forte e potente come il secondo. Sorpresi? Pensavate che io fossi una maestra del “think positive”? Bene, non lo sono. E lo dico soprattutto a Sandro di Biella, che critica il mio ottimismo programmatico citando una delle più belle e brevi poesie italiane. Salvatore Quasimodo, ve la ricordate? «Ognuno sta solo sul cuor della terra/trafitto da un raggio di sole/ed è subito sera». Sandro spiega: «È subito sera nel senso che ci ritroviamo vecchi senza accorgercene, ma in realtà 20 o 30 anni in più sono tanti se devi dipendere dagli altri e tutto è (deve) essere rapportato al reddito». Poi si rivolge a me e dice: «Mi piace molto di solito la sua prosa che vorrebbe una vita piena di cose belle per tutti e rapporti buonisti a oltranza. Questa volta però dissento sulla vecchiaia (mi tocca, ho 74 anni)». Secondo Sandro, le Rsa sono “ospedali geriatrici” e “chi è autosufficiente non ci si caccia” ed è vero, ma molto spesso sono inevitabili, anche se: «In tutti gli ospedali si contraggono infezioni a gogò e dove i ricoverati sono

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PARLIAMONE... CHI VOLESSE SCRIVERE A LIDIA RAVERA PUÒ FARLO: PER POSTA C/O REDAZIONE 50&PIÙ VIA DEL MELANGOLO 26 00186 ROMA PER FAX 066872597 PER MAIL REDAZIONE@50EPIU.IT

più fragili avviene la strage». Tutto vero. Vero anche che «la vita è bella (o quasi) per quelli che hanno intelligenza o capacità manuali per mantenersela anche in vecchiaia». Alla fine della sua bella lettera, Sandro prende commiato così: «Spero di non offendere il suo malinconico ottimismo con la mia brutale analisi. Tante buone cose». Malinconico ottimismo, ecco, sì, grazie, mi riconosco perfettamente nella definizione. Per me l’ottimismo è una disciplina che non prevede la bugia consolatoria, è uno stato d’animo armato di realismo che si nutre di volontà.

Per esempio, caro Sandro, perché accantonare la tua bella idea di fondare una casa di riposo in Tunisia, “posto ameno con costi del personale bassissimi”. Ti sei fatto due conti e hai visto che potresti far pagare rette alla portata di tutti: 600 euro al mese. E i luoghi sono incantevoli, mare, lunghe spiagge dalla sabbia sottile, clima dolce. Perché hai cambiato idea, Sandro? Che cosa ti ha scoraggiato? Il fatto che le persone arrivate all’età del riposo non vogliono lasciare la loro casa? Ho ricevuto parecchie lettere su questo tema, posso stilare un elenco di ostacoli al cambia-

mento: le mie abitudini, il gatto, la paura di non saper fare nuove amicizie, il pronto soccorso a due isolati di distanza, “qui tutti mi conoscono”, “sono troppo vecchio/a per imparare un’altra lingua”... Tutto ragionevole, ma... vogliamo vivere sotto il segno dell’ansia? Se state bene dove state, d’accordo, non scrivete a Sandro pregandolo di non abbandonare il suo progetto tunisino, ma se vi sentite soli, se la ripetizione vi avvilisce, se pensate che non vi siete divertiti abbastanza quando eravate giovani, se nutrite qualche fastidioso rimpianto, pensateci... In Tunisia l’inverno dura pochissimo!

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__ SOCIETÀ ATTUALITÀ__

L’emergenza sanitaria ha creato nuovi ostacoli per chi ricopre il ruolo di caregiver familiare. Per ribadire la necessità di riconoscere queste figure, il 6 ottobre 2020 Eurocarers ha proclamato la Prima Giornata Europea dei Caregiver Familiari

L’ARTE DELL’AVER CURA: IL CAREGIVER

I

di Linda Russo - Centro Studi 50&Più

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PER CONOSCERE L’OPERATO DI EUROCARERS E LE POLITICHE DEDICATE AI CAREGIVER FAMILIARI NEL RESTO D’EUROPA, SI PUÒ VISITARE IL SITO WWW.EUROCARERS.ORG

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IN ITALIA, SECONDO I DATI DIVULGATI DA ISTAT, SONO OLTRE 7,3 MILIONI I CAREGIVER FAMILIARI CHE SI OCCUPANO DI ANZIANI E PERSONE CON DISABILITÀ. In nove casi su dieci le persone assistite hanno più di 65 anni e si tratta dei genitori del caregiver, del coniuge o, in misura minore, di un amico. Un quadro dalle mille sfaccettature, tutte piuttosto delicate già prima del Covid-19, che durante l’emergenza ha toccato apici di stress psicofisico e sociale molto elevati. La pandemia, infatti, non solo ha aggravato le sfide che i caregiver familiari devono affrontare normalmente, ma ha anche evidenziato l’essenzialità dell’assistenza da loro fornita. Le misure di confinamento, messe in atto con lo sco-


po di contenere i contagi, hanno esacerbato il rischio di isolamento, creando spesso situazioni familiari difficili. Per questo Eurocarers, l’organizzazione europea che lavora con e per i caregiver, ha indetto lo scorso 6 ottobre 2020 la Prima Giornata Europea dei Caregiver Familiari. Per delineare un quadro più chiaro sulla situazione dei caregiver in Europa, abbiamo intervistato la dottoressa Francesca Centola, coordinatrice delle attività di Eurocarers con e per i giovani caregiver e responsabile degli sviluppi in materia in Italia. Dottoressa Centola, di cosa si occupa Eurocarers? Eurocarers è la rete europea delle organizzazioni che rappresentano i caregiver familiari e di coloro che svolgono ricerca in questo campo. Conta 73 membri provenienti da 26 Paesi europei. La nostra missione è quella di accrescere la consapevolezza sul contributo fornito dai caregiver familiari alle nostre società e assicurare che le politiche nazionali e dell’Unione Europea prendano in considerazione le loro esigenze. Da dove nasce l’esigenza di creare un’organizzazione europea dedicata ai caregiver?

La nostra realtà nasce nel 2004, su iniziativa di singole persone coinvolte in progetti europei sul tema della cura a lungo termine. Partendo dalla constatazione che la voce dei caregiver non era rappresentata a livello europeo, questi uomini e donne motivati hanno ritenuto necessario creare un’organizzazione europea. L’obiettivo era, ed è ancora, quello di garantire che ovunque in Europa le politiche e le prassi prendano in considerazione i bisogni dei caregiver, riconoscano il contributo da loro fornito alle nostre società e offrano il dovuto supporto. In questi 17 anni di attività abbiamo ottenuto numerosi risultati. A livello europeo, infatti, è ormai riconosciuto il ruolo dei caregiver familiari come componente essenziale dei sistemi di welfare nazionali. Il supporto a queste figure è considerato una direzione da perseguire per assicurare la sostenibilità della cura a lungo termine, soprattutto in un contesto di invecchiamento della popolazione. In Italia, un esempio virtuoso è quello della Regione Emilia-Romagna che, nel 2014, ha approvato la legge sul riconoscimento dei caregiver e dei loro bisogni. Quali sono le » MARZO 2021 I 21


__ SOCIETÀ ATTUALITÀ__ difficoltà più grandi riscontrate dai caregiver? I caregiver sono una risorsa preziosa ma sotto pressione. Se non adeguatamente sostenuti, possono vivere ripercussioni negative in vari ambiti della propria vita. L’esempio più tangibile è quello dell’impossibilità di conciliare i compiti di cura con il lavoro retribuito. Questo costringe molti a ridurre le ore lavorative o a rinunciare al lavoro. Si aggiunge, poi, un impoverimento di relazioni. Inoltre, l’attività di caregiving è tradizionalmente svolta da donne. Ne deriva che il prendersi cura di una persona bisognosa di assistenza possa aggravare ulteriormente il fenomeno del divario di genere nei livelli

CAREGIVER ITALIANI CHI SONO?

L’dentikit

Secondo un’indagine condotta da Associazione di Ricerca Sociale (Ars) lo scorso anno, è possibile delineare l’identikit dei caregiver italiani. Nell’85% dei casi, infatti, si tratta di donne con un’età media pari ai 57 anni. Fino al mese di febbraio 2020, due caregiver su tre lavoravano, ma successivamente le cose sono cambiate. Uno su quattro ha ridotto le ore di lavoro, altrettanti hanno temporaneamente sospeso l’attività lavorativa e il 6% l’ha persa definitivamente.

IN ITALIA LA REGIONE EMILIA-ROMAGNA

Un esempio virtuoso In Italia, la Regione Emilia-Romagna per prima ha riconosciuto il ruolo del caregiver familiare e la necessità di introdurre interventi di sostegno. È stato costituito un gruppo di lavoro regionale composto da operatori dei servizi, rappresentanti delle associazioni e delle forze sociali che ha lavorato con impegno e continuità per diversi mesi. L’impegno congiunto di questi attori ha permesso di definire e approvare alcuni strumenti a sostegno del caregiver. Tra questi, c’è una scheda che, sotto forma di autocertificazione, potrà consentire al caregiver familiare di segnalare ai servizi territoriali la sua funzione di cura, e un “form” dedicato alla situazione di ogni assistito con una sezione dedicata all’individuazione dei bisogni del caregiver e ai suoi livelli di stress. Grazie a un apposito questionario somministrato al caregiver, infatti, un’unità di valutazione potrà monitorare i livelli di stanchezza psicofisica connessi all’impegno di cura. Un modo per prevenire la perdita di relazioni amicali e sociali, le difficoltà di conciliazione con il lavoro, le responsabilità familiari e l’impoverimento economico.

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occupazionali, nei salari e nelle pensioni. Un dato a questo proposito è quello che vede il 14% delle caregiver italiane di mezza età costrette a ridurre le ore lavorative o a rinunciare in toto al lavoro retribuito, a causa dell’impossibilità di gestire i compiti di cura nei confronti dei genitori anziani e dei figli. Come sono cambiate queste difficoltà nell’anno della pandemia? Ovunque in Europa i caregiver familiari si sono rivelati fondamentali nel prestare cura a persone particolarmente vulnerabili, le quali hanno potuto ricevere l’assistenza di cui avevano bisogno restando a casa. Ma le difficoltà sono state, e sono ancora, numerose. L’assenza di servizi professionali e di assistenza a domicilio, ad esempio,

ha comportato un carico maggiore per i caregiver, che si sono ritrovati a svolgere più compiti, con meno opportunità di sollievo. In alcuni casi, queste figure hanno scelto di isolarsi per proteggere le persone di cui si prendono cura, cadendo in una totale esclusione sociale. Inoltre, la salute psicologica dei caregiver è ulteriormente aggravata da preoccupazioni aggiuntive come l’incertezza relativa a chi si prenderà cura della persona assistita nel caso in cui il caregiver contragga il Covid. A fronte di queste difficoltà, alcuni Paesi europei si sono confermati in grado di cogliere le nuove sfide. In Scozia, ad esempio, i caregiver familiari sono stati da subito considerati come una categoria a rischio ed è stato loro fornito accesso prioritario ai dispositivi di protezione e ai test per la rilevazione del virus. Eurocarers, in questo caso, sta in-


vitando i decisori politici a riconoscere i caregiver come attori in prima linea nella lotta contro il virus e a garantire loro un accesso prioritario alle misure di protezione come il vaccino. Un aspetto poco approfondito è quello dei giovani caregiver… Si parla poco dei caregiver giovani o giovanissimi ma, in base ad una ricerca Istat, le persone di età compresa tra i 15 e i 24 anni che in Italia assolvono compiti di cura sono ben 391mila. Si occupano di genitori, fratelli e, a volte, dei nonni. Anche in questo caso, l’attività di cura può avere effetti negativi. Le opportunità di istruzione dei giovani caregiver, ad esempio, si scontrano con il rischio di abbandono scolastico e quindi, in futuro, con una scarsa occupabilità. Inoltre, secondo il report pubblicato dal programma Garanzia Giovani (il portale di accesso a lavoro e formazione per i giovani sotto i trent’anni), le responsabilità collegate alla cura familiare sono il primo motivo di inattività dei giovani italiani tra i 15 e i 29 anni. Nell’ultimo anno, la tecnologia è entrata a far parte delle nostre vite in

maniera ancora più preponderante. Questo aspetto può in qualche modo supportare i caregiver? Le tecnologie possono senz’altro contribuire ad alleviare il peso dell’attività di cura per i caregiver, migliorando la qualità della loro vita e quella delle persone di cui si prendono cura. Ad esempio, lo sviluppo di piattaforme virtuali può essere un modo molto efficace per rendere facilmente accessibili informazioni sui servizi disponibili, nonché per permettere ai caregiver di comunicare tra loro, alleviando la solitudine. Anche la telemedicina può sostituirsi o affiancarsi alle visite a domicilio da parte dei professionisti del sistema sociosanitario, rendendo tutti i passaggi più veloci. Perché le nuove soluzioni tecnologiche siano utili ed efficaci, tuttavia, è importante che i caregiver e le persone da loro assistite siano attivamente coinvolti sin dalla fase d’ideazione, in modo che queste soluzioni non diventino un’ennesima complicazione. Facendo un confronto con il panorama europeo, come si colloca l’Italia in merito alla tutela dei caregiver?

Ad occuparsi dell’assistenza di un proprio caro sono soprattutto le donne. Un compito di cura impegnativo che, a volte, spinge a rinunciare a un lavoro retribuito per riuscire a conciliare gli ulteriori impegni familiari.

Alla luce degli attuali sviluppi demografici, i Paesi europei si trovano a fronteggiare un aumento della domanda di assistenza a lungo termine e le risposte fornite dai vari Stati sono diverse. Da una parte abbiamo Paesi, come Svezia e Danimarca, dove la cura a lungo termine è fornita e finanziata dallo Stato e il ricorso ai caregiver familiari è moderato. Nei Paesi mediterranei, invece, il sistema formale non è sufficientemente sviluppato e per soddisfare i bisogni di assistenza si fa quasi interamente ricorso ai caregiver familiari, che non sempre sono adeguatamente sostenuti. Sono differenze riconducibili a diverse impostazioni culturali: nei Paesi del Nord Europa, ad esempio, la cura a lungo termine è considerata una responsabilità dello Stato, mentre nei Paesi mediterranei prevale il modello familistico, dove la famiglia è considerata il luogo naturale della cura. In Italia, l’EmiliaRomagna è stata la prima regione italiana ad adottare una normativa per andare incontro ai bisogni di chi si prende cura di una persona cara. Un passo importante sarebbe l’adozione a livello nazionale di una legge simile a quella dell’Emilia-Romagna. Al Senato, ad esempio, è stato depositato un testo unico per il riconoscimento e il sostegno dei caregiver familiari. Un testo perfettibile, senza dubbio, ma Eurocarers auspica fortemente che questa proposta di legge sia approvata.

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__SOCIETÀ ATTUALITÀ__

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«HO DETTO ADDIO ALLA MIA CARRIERA DA INSEGNANTE PER POTERMI DEDICARE COMPLETAMENTE, 24 ORE AL GIORNO, ALLA RICERCA DI MIA FIGLIA LAURA, CHE AL MOMENTO DEL SEQUESTRO AVEVA 23 ANNI»

UNA MISSIONE

LUNGA UNA VITA

Estela Barnes de Carlotto ha compiuto 90 anni ed è la presidente delle Nonne di Plaza de Mayo, che da decenni lottano in Argentina per ritrovare i nipoti scomparsi durante la dittatura (1976-83). «Oggi cammino male e mi aiuto con il bastone. Questo bastone è il simbolo che non ci mettiamo mai in ginocchio, camminiamo sempre a testa alta» di Romina Vinci

CAMMINA ADAGIO E PER FARLO SI AIUTA CON UN BASTONE. LO FA CON ORGOGLIO: «QUESTO BASTONE È IL SIMBOLO CHE NON CI METTIAMO MAI IN GINOCCHIO, camminiamo sempre a testa alta». È in questa immagine che c’è tutta la forza di Estela Barnes de Carlotto, classe 1930, argentina. È la presidente dell’associazione Nonne di Plaza de Mayo, un gruppo di donne coraggiose che da 43 anni portano avanti una battaglia, senza sosta, con ostinazione, per ritrovare i tanti, troppi nipoti “rubati” durante l’ultima dittatura argentina (1976-1983). Chi è Estela Barnes de Carlotto? Estela de Carlotto è una donna argentina, con i suoi 90 anni di età, a cui è toccato portare avanti una battaglia non pensata, non voluta, non desiderata, però necessaria, come conseguenza della dittatura civile-militare che ha preso il potere in Argentina il 24 marzo 1976. Estela è una donna comune che si è trasformata in una lottatrice. Ha sempre 24 I spazio50.org I MARZO 2021


avuto un’indole un po’ battagliera, ma non avrebbe mai immaginato di passare 43 anni della sua vita in una lotta pacifica, ma molto determinata, portata avanti insieme alle altre compagne per far sì che ciò che è accaduto non torni a manifestarsi. Come era Estela da giovane? A quel tempo le donne avevano un compito imposto, quello di essere madri, prendersi cura dei figli, del marito e della casa. Io fui subito ribelle da questo punto di vista, ho studiato, mi sono diplomata e sono diventata una maestra. Ho insegnato per 28 anni in diverse scuole della provincia di Buenos Aires. E poi cosa è successo? Ho detto addio alla mia carriera da insegnante per potermi dedicare completamente, 24 ore al giorno, alla ricerca di mia figlia Laura, che in quel momento aveva 23 anni, ed era stata sequestrata dai militari. Non era la prima dittatura in Argentina, ma nessuna era stata mai così feroce. Ed io mi sono trovata a viverla da madre; l’amore di madre mi ha dato la forza. Questa forza che tiriamo fuori, noi donne, quando dobbiamo salvare un figlio o una figlia. Ed ecco che esce fuori la leonessa che c’è in te, ecco le unghie e gli artigli, pronti a combattere. Una battaglia che, almeno all’inizio, ha combattuto da sola... Sì. Il primo ad essere sequestrato fu mio marito Guido, figlio di italiani, un gran lavoratore. Rimase prigioniero in un campo di concen- » MARZO 2021 I 25


INFO & CIFRE tramento. Non era un centro come Auschwitz, ma un commissariato dove, apparentemente, i militari facevano il loro addestramento. In realtà, in quei luoghi venivano portate le persone per essere torturate, interrogate fino allo stremo per tirargli fuori tutte le informazioni, e poi assassinate. Guido rimase lì dentro per 25 giorni. Alla fine, riuscii a liberarlo pagando un riscatto. Cosa succede invece a sua figlia Laura? Quando l’hanno catturata aveva 23 anni, militava nella Gioventù Universitaria Peronista ed era incinta di tre mesi. Era pericoloso uscire per strada a cercarla, potevano ucciderti. Ma a me non importava, non avevo paura. E come me c’erano tante altre mamme in strada, intente nella stessa ricerca. Così abbiamo deciso di unirci, per proteggerci e sostenerci a vicenda. Abbiamo iniziato a riunirci a Plaza de Mayo, di fronte al Palazzo del Governo, dove erano i dittatori. La nostra visibilità iniziò in quel momento. Come simbolo scegliemmo un fazzoletto bianco, era il nostro segno di riconoscimento. Perché solo donne? Perché avevamo davanti una

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CONTRO OGNI DUBBIO SPINTI DAL DESIDERIO DI VERITÀ SULLA PROPRIA IDENTITÀ, MOLTI ADULTI HANNO CHIESTO AIUTO ALLE NONNE, CONFRONTANDO IL LORO DNA CON QUELLO DEPOSITATO NELLA BANCA DAI FAMILIARI DEI DESAPARECIDOS

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ESTELA E L’ITALIA

Mar del Plata, Argentina, 2018: le Nonne di Plaza de Mayo manifestano contro la concessione degli arresti domiciliari ai responsabili del genocidio.

Un legame forte Estela ha anche la cittadinanza italiana e considera il nostro Paese la sua seconda patria. Nel 2002 è stata insignita dell’Ordine al Merito del Lavoro e, quale presidente delle Nonne di Plaza de Mayo, ha ricevuto la Laurea honoris causa in Relazioni internazionali all’Università di Milano.

Sono 10mila i bambini “rubati” tra il 1976 e il 1983. Sono stati venduti o dati in adozione senza alcuna pratica ufficiale.

130 sono i nipoti ritrovati da Las Abuelas de Plaza de Mayo nel corso di 43 anni, anche grazie alla Banca Genetica da loro fondata. Ne sono censiti 500.

società machista. Agli occhi dei dittatori gli uomini erano quelli pericolosi, le donne no, erano solo delle esaltate. Ci hanno lasciato fare perché pensavano che ci saremmo stancate in fretta e avremmo smesso di dare fastidio. Alcuni dei nostri mariti, compagni, fratelli venivano lo stesso. Si nascondevano dietro agli alberi della piazza per non farsi vedere. Ma noi, quando ce ne accorgevamo, li mandavamo via. Non volevamo perderli, erano loro il male, i ricercati, noi eravamo solo pazze agli occhi dei militari. Ed avevano ragione, in un certo senso: eravamo pazze di dolore, ma ancora di più di amore. Mi preme sottolineare che nella nostra lotta non c’è spazio per l’odio, non vogliamo né rivincita né vendetta. Vogliamo giustizia, e questa giustizia ancora non è arrivata. Sono passati 43 anni. Quanto è importante

non dimenticare? È fondamentale tenere alta la voce perché, se si dimentica, la Storia si ripete. Ci sono tre parole che segnano il nostro cammino: memoria, verità e giustizia. Cosa succede il 5 agosto del 2014? È stato il giorno più bello della mia vita, il giorno in cui ho ritrovato mio nipote. Ho recuperato anni di vita, mi sono sentita più giovane. Quando l’ho visto è stata un’emozione incredibile. Ho sempre pensato che assomigliasse a mia figlia, invece ha ripreso da suo padre. È cresciuto nelle campagne, con gli animali, in completa solitudine, con genitori ignoranti. Eppure lui aveva questa indole da musicista e l’ha portata avanti, nonostante tutto: ha studiato musica a Buenos Aires ed è diventato un musicista. Non riusciva a capire da dove nascesse questa sua passione. Ora lo sa: nella nostra famiglia ci sono tanti artisti. In questi anni siete riuscite a ritrovare 130 nipoti. Nipoti “rubati” dall’ultima dittatura argentina. Qual è la reazione di un nipote quando scopre di essere stato ingannato per una vita intera?


L’ANNO DEL COVID SENZA SOSTA

Il lavoro continua anche da casa Dallo scorso marzo Estela è chiusa in casa per via del Coronavirus. Ma il lavoro suo e delle altre nonne non si è mai fermato: «Facciamo riunioni tutto il tempo, portiamo avanti le nostre ricerche. Io non so usare il computer e non voglio imparare: sono una maestra con carta e penna. Ma ci sono i miei nipoti qui con me e mi aiutano. Le nonne non vanno mai in vacanza, neanche il Covid-19 può fermare la nostra lotta», afferma con decisione. Il 22 ottobre 2020 ha compiuto 90 anni e ha festeggiato, virtualmente, con i suoi amici più cari. Molti si sono connessi dall’Italia. Come Jorge Ithurburu, coordinatore della “Rete per l’Identità-Italia” e dell’organizzazione “24marzo.it”, a cui lei è molto legata. Intanto, il primo febbraio 2021, Estela ha ricevuto la sua prima dose di vaccino contro il Coronavirus.

Dietro ognuno di loro c’è una storia individuale e non va mai dimenticata. Ci sono anche delle similitudini, purtroppo. Molti, ad esempio, sono stati rubati dagli assassini dei loro genitori. Sono stati cresciuti da questi militari e considerati alla stregua dei bottini di guerra. Il messaggio era chiaro: «Con la forza mi prendo tutto di quella persona, persino la sua creatura». Sono cresciuti tra maltrattamenti e violenze di ogni tipo. Sono bambini, ragazzi, oggi uomini che hanno tanto odio e tanta vendetta dentro, purtroppo. E quelli sequestrati dopo esser già nati? Loro sono stati i primi che abbiamo ritrovato perché con-

servavano qualche ricordo. Noi riempivamo i muri delle città con le loro foto, a volte capitava che le persone li riconoscessero e ci indicavano dove trovarli. Per quelli nati nei campi di concentramento, invece, è stato tutto più difficile. Non sapevamo il giorno di nascita, se fossero maschi o femmine. A chi potessero assomigliare. Non sapevamo niente di loro. Era come cercare un ago in un pagliaio. Cosa avete fatto? Iniziammo a recuperare delle informazioni. A volte c’erano delle insegnanti che ci segnalavano comportamenti ambigui, di bambini che venivano portati e ripresi da scuola come fossero prigionieri. Così andavamo fuori dalle scuole, »

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«Sono tranquilla al pensiero che, il giorno in cui nessuna delle Nonne di Plaza de Mayo ci sarà più, i nostri figli, i nostri nipoti, porteranno avanti la nostra battaglia»

li spiavamo dietro un albero e, se trovavamo qualche somiglianza, andavamo a fondo. Era una ricerca dell’amore, però senza un senso. Perché non potevamo andare da un giudice e dirgli: «Questo sembra mio nipote». I giudici volevano le prove e noi non le avevamo. Quando arrivarono “le prove”? Arrivarono da un’intuizione. Un giorno uscì un articolo nel quale si parlava di un padre che negava la paternità, fu obbligato a comparare il suo sangue con quello del suo presunto figlio e risultò positivo: era legittimo. La parola “sangue” fu rivelatrice. Il problema però è che il sangue dei genitori nel nostro caso non c’era, erano desaparecidos appunto. Avevamo il nostro

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di sangue, quello delle nonne, quello dei familiari. E così iniziammo a viaggiare, per capire se esistesse qualche metodo specifico per determinare la filiazione di un bambino in assenza dei genitori. Erano i primi anni Ottanta: in Italia, in Francia, in Svezia gli scienziati scossero il capo. Nel 1982 andammo negli Stati Uniti, parlammo con scienziati e luminari, ci promisero che avrebbero studiato il nostro caso. Nel 1983 organizzarono un Congresso Internazionale di Genetica e Antropologia a New York, il tema da dibattere era affine alla nostra richiesta. E arrivarono a una conclusione positiva per la nostra causa. È così che nasce l’“Indice di Abuelidad” (letteralmente “indice di nonnità” n.d.r.), vero? Sì, permette di arrivare a una percentuale del 99,9% di certezza attraverso specifiche analisi del sangue. E non solo. Nel 1984, parallelamente all’inizio della democrazia, nasce in Argentina qualcosa di unico: una Banca Nazionale di Dati Genetici a disposizione delle Nonne di Plaza de Mayo per l’identificazione dei nipoti. Gli studi sul Dna hanno subito una grossa accelerazione grazie alla nostra lotta. Oggi sono all’avanguardia e tutto è nato dall’amore di alcune nonne che non chiedevano altro che poter riabbracciare i propri nipoti. Estela, lei ha festeggiato 90 anni ad ottobre: pensa mai alla morte? Le fa paura?

Sì, mi fa paura. Ho una personalità combattiva, ho sempre lottato contro tutto nella mia vita, contro la morte però non si può lottare. Arriva e basta. Tante delle nostre nonne oggi non ci sono più. Siamo rimaste in poche, un numero così piccolo che non basterebbe neppure per formare la commissione direttiva dell’associazione. È per questo che, già da molti anni, abbiamo cambiato il nostro statuto, consentendo l’ingresso ai nipoti ritrovati, ai familiari, ai giovani interessati alla nostra battaglia. Così da poter integrare la commissione. Li abbiamo formati pian piano, abbiamo impartito loro lezioni e adesso conoscono tutto. Sanno come parlare, sanno con chi parlare. Ci accompagnano, giorno per giorno, in questo cammino. E ci dà una grande tranquillità sapere che, il giorno in cui non ci sarà più nessuna di noi, loro porteranno avanti la nostra lotta, continuando a cercare i nostri nipoti desaparecidos.

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ATTRAVERSO IL SITO HTTPS://ABUELAS.ORG.AR È POSSIBILE SEGUIRE TUTTE LE INIZIATIVE PORTATE AVANTI DALL’ASSOCIAZIONE. HANNO ANCHE UNA PAGINA FACEBOOK, TWITTER, INSTAGRAM E UN CANALE YOUTUBE



La crisi e gli investimenti sbagliati hanno rischiato di far chiudere per sempre una storica fabbrica di abbigliamento. Ma un gruppo di coraggiose dipendenti, quasi tutte over 50 e con una grande esperienza di lavoro sulle spalle, è riuscito a riscattarla. E neppure la pandemia le ha scoraggiate. Noi siamo state in Veneto per conoscerle e per farci raccontare la ricetta del loro successo

__SOCIETÀ ATTUALITÀ__ di Giada Valdannini Servizio fotografico di Stephanie Gengotti

IL CORAGGIO DI RICOMINCIARE +

UNA SFIDA TUTTA AL FEMMINILE QUELLA DI SALVARE IL CENTRO MODA POLESANO: 35 DONNE, DI CUI 24 SOCIE, LA MAGGIOR PARTE OVER 50, DECIDONO DI NON ARRENDERSI E RIPARTIRE

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L’ESPERIENZA, TALVOLTA, SALVA. LE CADUTE SPAVENTANO MA, PIÙ SPESSO, FORTIFICANO. È il mix unico - e auspicabilmente ripetibile - che ha segnato la storia di un posto speciale in Veneto: il Centro Moda Polesano. Una fabbrica salvata dalle donne. Donne di grande esperienza, mediamente tutte over 50. La loro storia inizia quarant’anni fa, dentro questi capannoni in cui si producono abiti. Non abiti qualunque, ma capi confezionati per le più grandi maisons al mondo. Italiane e straniere. Arriva però il 2016, e per via della crisi e investimenti sbagliati, l’azienda da cui nasce il Centro Moda Polesano chiude. Rischiano di restare a casa oltre sessanta tra operaie e impiegate. Tra di loro ci sono le giovani - poche - e le tante con anni di esperienza alla spalle. C’è chi cuce, chi ricama, chi assembla, chi si occupa di vendita e chi di amministrazione. Tutte a un


passo dal perdere il lavoro. «Paura?», chiediamo a una di loro Claudia Tosi, 52 anni, oggi presidente della cooperativa -. «Tanta», risponde. Ma non c’era alternativa: o si salvava la fabbrica o ognuna se ne sarebbe tornata a casa. Eppure, in questa storia che oggi possiamo raccontare camminando tra le macchine da cucire che non si fermano un istante, le incognite ci sono state e non sono state neppure poche. L’esperienza, però, e una certa caparbietà hanno fatto la differenza. Dopo lo sconforto iniziale, infatti, questa donne hanno deciso di non arrendersi. Sapevano di avere capacità acquisite negli anni e hanno giocato la carta del riscatto, tanto più che il mercato del lavoro, nella provincia veneta, non avrebbe potuto offrire loro altre grandi opportunità. Così, si sono rimboccate le maniche e hanno costituito una nuova cooperativa che di fatto ha rilevato l’azienda. È da lì che è nato il Centro Moda Polesano. Ma, per riuscirci, le venti lavoratrici che hanno accettato la sfida - alcune hanno lasciato - hanno rinunciato all’assegno di disoccupazione, utilizzato come capitale sociale. Dopo di che, hanno chiesto aiuto. Coopfond, il fondo mutualistico di Legacoop, è intervenuto con un finanziamento di 80mila euro e Banca Etica ha messo a disposizione una linea di fido di 150mila euro per garantire liquidità. Oggi la fabbrica continua a produrre capi per grandi firme della moda italiana e internazionale, ma ha comunque dovuto fare i conti con le commesse diminuite durante questa pandemia. «Un conto - ci ha detto ancora Claudia Tosi è vedere che la tua azienda non va perché non si è in grado di fare il proprio lavoro, un conto è che ti piova in testa una pandemia a bloccarti tutto». Ancora una volta queste donne si sono reinventate convertendo parte delle loro macchine alla produzione di mascherine. In azienda ora sono 35, di cui 24 socie. Noi le abbiamo raggiunte proprio » MARZO 2021 I 31


SOCIETÀ ATTUALITÀ durante questa pandemia per comprendere come, nell’intimo delle loro singole esperienze, abbiano affrontato questo che, in partenza, aveva tutto l’aspetto di un salto nel vuoto. Ad accoglierci c’è appunto Claudia Tosi, la presidente della Cooperativa che si scusa per aver ritardato l’orario del nostro incontro: «Ho ricevuto la visita estemporanea di un cliente che seguivamo da tempo e che ora sembra interessato alla nostra produzione». Quando le parliamo, la vediamo determinata e fiera ma è lei stessa a dirci: «Io, all’inizio, ero contraria all’idea di rilevare l’azienda. Poi mi sono detta: la zona è poco industrializzata, i piccoli laboratori hanno chiuso, sarebbe impossibile trovare un altro lavoro». E così ha accettato di correre per la loro autonomia, assumendosi addirittura la responsabilità di diventare presidente della Cooperativa. Ci racconta che viene da due esperienze lavorative purtroppo fallite e che, dunque, sa cosa significhi ripartire. Ha iniziato a fare la sarta che era poco più di una ragazzina e oggi sono trentaquattro anni che, ogni giorno, impugna per mestiere ago e ditale. Ha iniziato in un laboratorio poco dopo il diploma in tecnico dell’abbigliamento per poi specializzarsi nella maglieria. L’occasione arriva quando i titolari vanno in pensione. Lei e due sue colleghe rilevano l’attività ma, per via della crisi del 2010 e col terremoto del 2012 dell’Emilia, sono costrette a chiudere. Ancora non si dà per vinta e apre, sempre con le stesse colleghe, un bar a ridosso delle fabbriche. La fortuna, però, non è dalla sua e le aziende »

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STORIE

DA DIPENDENTI A PROPRIETARI: I “WORKERS BUYOUT”

È UNA REALTÀ TUTTO SOMMATO POCO CONOSCIUTA, QUELLA DEI COSIDDETTI “WORKERS BUYOUT” (WBO), una parabola iniziata in Italia quarant’anni fa con la Legge 49/85. La stessa che ha messo a disposizione strumenti finanziari di supporto per i lavoratori di un’azienda in crisi che decidano di formare una cooperativa. Un’opzione nella quale la cooperativa, in genere, acquisisce o affitta un ramo d’azienda, per poter accedere a fondi che concorrano alla costruzione dell’impresa - dal momento che la sola Naspi non sarebbe sufficiente -, sebbene integrata da qualche risparmio. Oggi, nel nostro Paese, sono diverse le realtà che possono raccontare di percorsi di questo genere, sviluppati da un capo all’altro della Penisola (con maggiore diffu-

Le imprese rigenerate sono un’opportunità per conservare il patrimonio aziendale, per il mantenimento occupazionale dei lavoratori: una prospettiva di futuro per un’intera comunità sione al Nord). Tra queste, c’è il caso di Ternipan - ex Interpan -, una società umbra che commercia prodotti da forno con decine di dipendenti che hanno rischiato di perdere il posto per sempre. Ora la cooperativa dà lavoro a 65 persone, tra cui ex dipendenti che, anche in questo caso, hanno rigenerato con coraggio la precedente impresa. Quel che conforta sono i dati: quasi l’80% delle imprese riscattate continua e con fortuna la propria attività, mentre il 20% non riesce a rilanciarsi. Ecco perché il percorso di workers buyout va compreso nella propria complessità, considerando che, per rimettere in piedi un’azienda

rilanciandola, occorre un piano che abbia gambe in grado di sostenerla. Solitamente i lavoratori optano per questa possibilità quando la precedente impresa è finita in difficoltà e coi conti in rosso, o quando gli eredi di una ditta faticano a far rimanere la società solida sul mercato. Così i lavoratori tentano la carta dell’acquisi-


zione e del risanamento. L’esperienza della cooperativa ScreenSud si muove nello stesso solco. Nata in Campania, è venuta su per volontà di dodici ex dipendenti. Oggi produce ed esporta reti di acciaio che vengono commercializzate in tutto il mondo. «Una storia a lieto fine - come si legge anche sul loro stesso sito -. Una storia di rinascita e di riscatto per alcuni degli ex dipendenti della Lafer, un’azienda specializzata nella produzione di reti in acciaio. Quando la società è andata in liquidazione nel 2012, abbiamo deciso di non mollare e di rimettere in gioco le nostre competenze maturate in oltre quindici anni di attività. Così abbiamo intrapreso la strada del workers buyout, sostenuti dalla CFI (Cooperazione Finanza Impresa), Coopfond e il FondoSviluppo, i fondi mutualistici di Legacoop e Confcooperative». Con questi finanziamenti hanno rilevato la fabbrica fallita ed è nata appunto ScreenSud, una cooperativa costituita da dodici lavoratori qualificati che hanno dato il via a questa nuova avventura imprenditoriale. Come loro, i dipendenti della

ditta Berti, in provincia di Venezia. Una realtà con cinquant’anni di storia alle spalle. Operativa dal 1962 nel settore degli infissi e dei serramenti, viene dichiarata fallita a fine 2015. Ventidue degli oltre quaranta dipendenti decidono di prendere in mano il futuro dell’azienda e costituire una cooperativa. Così facendo, salvano i propri posti di lavoro e una produzione che, negli anni, si era dimostrata di grande qualità. Caso analogo, quello del Centro Italia con la Stile Cooperativa di Città di Castello. Siamo in Umbria, dove la crisi del 2008 inizia a corrodere anche il tessuto produttivo locale. Gli ordini crollano, i fatturati vanno in picchiata. La vecchia proprietà cerca partners all’estero ma l’impresa si rivela senza fortuna, tant’è che nel 2016 arriva il tribunale che si mostra pronto a fermare la produzione. Diciannove dipendenti si mettono d’impegno e salvano ben quaranta posti di lavoro. Ridanno così vita a un’azienda che era nata nel 1965. Anche fuori dal continente, le storie si susseguono e si intrecciano. Come nel caso della Cooperativa Isolex di Porto

Torres. Siamo in Sardegna, in una fabbrica che fa pannelli in polistirene estruso. Si tratta di prodotti usati per l’isolamento delle case e che, su scala industriale, possono essere utilizzati per la realizzazione di celle frigorifere. Grazie al workers buyout i lavoratori hanno rilevato l’azienda acquisendone le vecchie commesse. In tal modo, ventiquattro persone hanno mantenuto il posto di lavoro, rispetto ai ventotto della precedente gestione. Non tutti - come nel caso del Centro Moda Polesano di cui abbiamo ampiamente raccontato nel servizio precedente - hanno saputo e potuto accettare la sfida di una nuova impresa: qualcuno ha - come può capitare in simili circostanze - faticato a coglierne le potenzialità. Anche se poi i risultati ci sono stati e si vedono ancora. Tra le storie di lavoro ritrovato, una tra le prime è senza dubbio quella della Scalvenzi. Arriva da Brescia, era il 1982. Ma il nome di questa società si afferma nel bresciano già nel secolo precedente con la “Rotabili Fratelli Scalvenzi”, specializzata nella produzione di macchine agricole. Negli anni Ottanta, però, la crisi

ne compromette la solidità. Il riscatto arriva quando - nel 1982, appunto - avviene uno dei primi casi di buyout da parte dei lavoratori. «C’è un’Italia di lavoratori che non ha accettato il compimento di un destino che li aveva condannati alla disoccupazione si legge sul loro sito -, uomini e donne che hanno unito le forze e, lontani dai riflettori dei media nazionali, hanno rischiato i loro soldi, si sono rimboccati le maniche e hanno rigenerato le aziende per le quali hanno lavorato, trasformandole in cooperative». Tutto bene, dunque? Non proprio. Il percorso del workers buyout è una chance preziosa, ma tutta in salita. In Italia, al momento, sono state censite almeno 70 storie di questo genere. Una speranza anche in questi tempi di crisi legata alla perdurante pandemia. Eppure, quello del Wbo resta un modello che fatica a prendere corpo diffondendosi in maniera massiva. Le incognite? La sostanziale frammentazione legislativa e la lentezza burocratica che pervade, spesso, ogni segmento della nostra vita pubblica. Ma è una scintilla che genera speranza. E, di questi tempi, ce n’è bisogno.

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SOCIETÀ ATTUALITÀ

che le sono intorno iniziano, una dopo l’altra, a chiudere. È nel 2014 che viene a sapere di un posto in fabbrica. È la volta buona di tornare a fare il suo mestiere: di tornare a fare la sarta nella cooperativa dalla quale - lei ancora non lo sa - sarebbe nato il Centro Moda Polesano. La produzione, infatti, nel 2016 si arresta, e lei e le sue colleghe si trovano a un bivio: mollare tutto o ripartire. «Mi sono detta: l’ho fatto una volta, l’ho fatto due, lo rifaccio un’altra», ci racconta. Ma ci dice anche delle notti intere passate a capire se ci fossero le condizioni per riavviare la produzione con quell’andirivieni di idee, proposte e preoccupazioni che si trasformano in opportunità solo quando Legacoop Veneto arriva in loro sostegno. «Avevamo passato mesi piuttosto duri - aggiunge - e perso degli stipendi. Allora ci siamo dette: proviamo a partire e paghiamo subito gli stipendi. Tant’è che il primo stipendio lo abbiamo pagato con le pri-

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me fatture che abbiamo fatto. E la Naspi è arrivata prima del previsto». Ma per capire se l’impresa avesse gambe, non hanno chiesto solo aiuto all’esterno. Hanno fatto leva sulle competenze di chi avevano in casa: giovane o meno. È qui che entra in gioco Lisa Magri, 37 anni, una tra le più giovani fra di loro. Ha una bimba di pochi anni e una laurea in economia alle spalle. «Sono rientrata dalla maternità - ci dice presentandosi - e, dopo una quindicina di giorni, ci hanno comunicato che la fabbrica avrebbe chiuso». Un colpo non da poco per chi ha investito nella scommessa più grande, quella della maternità. La disoccupazione non sarebbe durata a lungo e trovare un nuovo lavoro, per una neomamma, non sarebbe stato un gioco da ragazze. Così, ha deciso di puntare tutto sulla loro impresa, pur confessando di “non aver mai avuto così tanta paura”. Ma i numeri parlano chiaro e sarebbe stato un errore get-

tare tutto all’aria. «Io lavoro in amministrazione e in più faccio bilancio e budget - aggiunge Lisa -. Quando ho visto i numeri, ho capito che c’erano gli estremi per ripartire. La vecchia azienda aveva perso commesse e fatto investimenti sbagliati, ma noi potevamo contare su uno zoccolo duro di clienti che non ci avrebbe abbandonate». E così è stato perché, alla notizia che la fabbrica non avrebbe chiuso, sono stati in tanti a rinnovare gli ordini. Chi sembrava avere meno dubbi, sin da subito, sull’opportunità della loro impresa sembra essere Marzia Boaretto, 58 anni, sposata e con una figlia già trentenne. «Non ho mai pensato: “alla mia età chi mi prenderà più”. Anzi, amo il mio lavoro, mi emoziona ancora vedere pezzi di stoffa che si trasformano in capo e, con quarant’anni di esperienza sul campo, mi sono detta perché mollare?». Infatti, ha continuato a confezionare capi partendo da pezzi di stoffa che assembla.

Un lavoro che ha sempre amato e che ha imparato guardando una zia che faceva la sarta. Tant’è che a diciannove anni, dopo aver studiato da segretaria d’azienda, si è buttata anima e corpo in un laboratorio, facendo della sartoria la propria professione. «Lavoro in questa fabbrica dal 1994 - racconta Marzia - e, quando ha rischiato di chiudere, è stato davvero un colpo». La famiglia intera, però, l’ha sostenuta nell’andare avanti e il marito era dalla sua parte. «Ero frastornata - dice - e l’idea di ricominciare da capo in un altro ambiente, con altre persone, mi spaventava parecchio». A fare da collante nella seconda vita di questo stabilimento è stato infatti anche l’affiatamento tra queste donne lavoratrici che - tutte - ci hanno detto quanto per loro sarebbe stata dura rinunciare al rapporto che avevano le une con le altre. Perciò, ci sono voluti giorni e interminabili notti, ma il Centro Moda Polesano alla fine è decollato, testimonianza tutta in rosa di un percorso parecchio noto all’estero di workers buyout (Wbo) che consiste appunto in un’operazione di acquisto di una società portata avanti dai dipendenti dell’impresa stessa. In Italia, il primo caso di impresa rigenerata risale a quarant’anni fa, con l’acquisizione da parte dei lavoratori del quotidiano Il Telegrafo (oggi Il Tirreno). Una sfida complessa, che va gestita con passo ponderato e con le giuste premesse ma che, in tempi di grosse difficoltà nel mondo del lavoro, ha tutta l’aria di essere un varco verso il futuro. Un’opportunità da tenere d’occhio.



intervista di Ilaria Romano

«IL DOVERE DEL GIORNALISMO È QUELLO DI NARRARE» 36 I spazio50.org I MARZO 2021


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__le INTERVISTE di 50&Più__

DOMENICO QUIRICO

«MI CHIEDO: PERCHÉ DA QUESTA PARTE DI MONDO, LA NOSTRA, NON RIUSCIAMO PIÙ A PROVARE COMPASSIONE VERSO QUELL’ALTRA PARTE DI NOI, i sofferenti, i vinti, tutti gli uomini che scomodamente ci troviamo di fronte sui giornali, in televisione, su internet?». Domenico Quirico, giornalista inviato de La Stampa, testimone e narratore diretto di tanti luoghi del mondo, apre con questo interrogativo il suo ultimo libro, Testimoni del nulla, edito da Laterza. Un racconto personale che offre una serie di istantanee su tragedie collettive che hanno segnato la storia recente del mondo, alcune concluse come il genocidio in Ruanda, altre mai finite come la guerra in Siria; con la consapevolezza di una pietà sempre più rarefatta da parte di chi legge, ascolta, osserva. È un libro che vuole affrontare molto umil-

+ Nel suo ultimo libro il giornalista inviato de La Stampa, testimone della storia recente in tanti luoghi del mondo, dall’Africa al Medio Oriente, riflette proprio sulla narrazione delle tragedie collettive e sullo smarrimento della pietà

mente un tema che rido lei, negli anni Ottengo centrale: la raretanta, fu in grado di fazione della pietà e suscitare una parl’emergere di un’indiftecipazione emotiva ferenza di massa verso collettiva. Cos’è sucle tragedie, il dolore, la cesso dopo? sofferenza degli altri, di Il libro inizia con questa quelli che non stanno in vicenda della carestia in questa parte di mondo Etiopia che, secondo - ha spiegato Quirico in me, è stata l’ultima in occasione del suo “Incui gli uomini del “pricontro con l’autore” il mo mondo” si sono mowebinar di Spazio50 bilitati per la tragedia che lo ha visto protagonista -. Ovvia«IL PROBLEMA NON È LA QUANTITÀ mente ci sono anO LA QUALITÀ DELL’IMMAGINE, che minoranze MA LA REAZIONE A QUELL’IMMAGINE, che si interessano, CHE SEGNA IL VENIR MENO DELL’ADERENZA CHE OGNUNO aiutano, si battoDI NOI DEVE AVERE AD ALCUNI no per la sofferenPRINCIPIˆ CHE REGGONO IL NOSTRO za degli altri, ma RUOLO NELLA STORIA» restano appunto minoranze. Tutti gli altri sono totalmendegli altri. Pensiamo alte indifferenti a quello le star del rock (con l’orche accade appena al ganizzazione del “Live di là della circonferenza Aid” del 1985, n.d.r), geografica, psicologica ma anche alla gente coe umana di quello che mune. Tutto nacque da siamo noi, la parte ricun operatore della Bbc ca del mondo, che resta che riuscì ad arrivare tale nonostante le noin uno di questi campi stre crisi e povertà. dove la gente moriva di Testimoni del nulla fame, e due minuti di si apre con il racqueste immagini manconto della carestia date in onda determiin Etiopia, l’ultima narono una mobilitavicenda che seconzione universale che

+ smosse persino le cancellerie e i regimi, costretti a partecipare agli aiuti per non essere spazzati via dall’indignazione della gente. Poi è subentrata l’indifferenza, per non dire la negazione, che è uno dei vizi maggiori di questa società, dove le emozioni si sollevano solo se la pandemia, l’attacco terroristico, il terremoto, ci riguardano. Faccio un esempio: la guerra in Siria in dieci anni ha prodotto 500mila vittime e non abbiamo fatto assolutamente nulla affinché uno di quei morti restasse in vita. E non parlo dei governi che seguono le loro logiche, ma della coscienza collettiva dell’Occidente che ha lasciato scorrere quel conteggio giorno dopo giorno, senza indurre o costringere le proprie istituzioni a intervenire. Un caso ancora più recente, accaduto dopo la pubblicazione del mio libro: la guerra in Nagorno Karabakh, che avreb- » MARZO 2021 I 37


DOMENICO QUIRICO be dovuto scatenare una qualche reazione solo perché erano coinvolti gli armeni, già vittime del primo genocidio del Novecento. Al disinteresse collettivo spesso si somma la scarsa attenzione che anche l’informazione dedica a certi luoghi del mondo. Perché? I giornali riflettono quello che i lettori, ormai rimasti in pochi, chiedono. Se nessuno si interessa, l’informazione non se ne occupa, anche se dovrebbe essere il contrario. Perché dovrebbe fornire invece testimonianza, informazioni reali di prima e non di quarta mano sulle quali il lettore, lo spettatore - che è cittadino - dovrebbe poi costruire le sue scelte. Ma questo non avviene più. Pensiamo alla Libia che interessa solo per due aspetti, il petrolio e i migranti. Nel momento in cui con un accordo “lurido” abbiamo ottenuto che il migrante non arrivi più o arrivi in termini numericamente inferiori rispetto ad una volta, quello che succede in Libia non ci interessa. Non è un paradosso, nell’era dell’informazione in tempo reale in cui siamo immersi? Più abbiamo immagini e più diventiamo indifferenti. Non è la mancanza, ma la troppa documentazione che ci rende così. La guerra siriana l’abbiamo vista tutti, c’è gente che è morta per scattare quelle immagini, ma questo non ha determinato alcuna reazione. Con i migranti non è nemmeno un problema di immagine perché sono qui fisicamente e nemmeno questo ha innescato la pietà, semmai il trionfo della xenofobia. Il problema non è dunque la «LA PANDEMIA OGGI SUSCITA quantità o la qualità dell’imEMOZIONI PERCHÉ È QUI TRA NOI. magine, ma la reazione a SE SI FOSSE LIMITATA ALLA CINA, quell’immagine, che segna L’UNICA COSA DI RILIEVO un cambiamento molto peCHE AVREMMO LETTO SAREBBE STATA LA PREOCCUPAZIONE ricoloso nella coscienza PER L’ECONOMIA» dell’Occidente, il venir meno dell’aderenza che ognuno di noi deve avere ad alcuni principii che reggono il nostro ruolo nella storia. A proposito di migranti, lei stesso ha affrontato quel viaggio nel Mediterraneo per poterlo raccontare...

+

Domenico Quirico ha compiuto la traversata del Mediterraneo coi migranti per raccontarne il viaggio. Nel 2013 è stato ostaggio dei jihadisti durante la guerra in Siria.

L’ho fatto in nome di un principio elementare del giornalismo, che è quello di raccontare quello che si è vissuto, non quello che ci è stato raccontato. Non sono neanche l’unico che ha fatto il viaggio con i migranti, che ne ha seguito i passi. Se abbiamo deciso di condividere quell’evento, così come il destino dei siriani, dei ruandesi, dei somali, lo abbiamo fatto per fornire la prova della realtà della narrazione. La gente ha visto la realtà che gli abbiamo portato in casa attraverso la Tv o internet, o

tutte le mattine in edicola, e non ha fatto nulla, è rimasta totalmente indifferente. A questo punto ci sono due modi di reagire: auto assolversi dicendo che è responsabilità della gente non voler vedere, oppure interrogarci sull’efficacia della nostra narrazione per determinare quello che considero l’elemento fondamentale di ogni rapporto giornalistico fra me che racconto, la persona che viene raccontata e colui che legge, ossia la commozione. Dunque è l’eccesso di informazione e di connes-

NARRAZIONI

1983 1985

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IL DRAMMA ETIOPE La carestia in Etiopia è l’unico episodio narrato dove l’autore non fornisce una testimonianza diretta, perché all’epoca dei fatti non era ancora un inviato, ma individua la vicenda come l’ultima capace di smuovere una coscienza collettiva.

2011 2015

TESTIMONE DELLA STORIA Ha narrato la fine di Gheddafi in Libia, dove è stato sequestrato per due giorni nel 2011; la guerra in Siria, dove è rimasto ostaggio dei jihadisti per cinque mesi nel 2013, e ha compiuto la traversata del Mediterraneo con i migranti.


NELLA STORIA

«Il giornalismo non si fa al computer ma guardando e ascoltando, andando nei luoghi dove gli avvenimenti accadono, al fianco di chi trasformiamo in narrazione» Reporter inviato in Africa e Medio Oriente, Quirico ha vissuto in prima persona e raccontato i drammi e le guerre che devastano queste regioni.

sione che non determina più commozione o al massimo un’indignazione “da social”? La commozione si esaurisce in un rapporto unidimensionale con lo schermo che abbiamo davanti e con le connessioni che ognuno ha all’interno di questo mondo virtuale. Prima l’incrocio della commozione avveniva fisicamente in alcuni spazi sociali, come il partito, la scuola, la parrocchia, il consiglio di fabbrica, dove quello che si era visto al telegiornale o letto sul giornale diventava

2011 2019

connessione e risposta collettiva che portava a delle conseguenze. Perché se si era in tanti, anche i governi dovevano riflettere. Oggi quegli spazi sono spariti, sostituiti dagli schermi che determinano solo afasia. Nel libro dedica un capitolo a Ebola e alla Sierra Leone, e le analogie con la pandemia che stiamo vivendo oggi sono evidenti. Il fatto che il Covid ci riguardi da vicino può cambiare la narrazione e fermare la “rarefazione della pietà”?

LA BIBLIOGRAFIA Fra i libri pubblicati: Primavera araba. Le rivoluzioni dall’altra parte del mare, 2011; Il Paese del male. 152 giorni in ostaggio in Siria, 2013; Il Grande califfato, 2015, Succede ad Aleppo, 2017, Che cos’è la guerra, 2019.

2020

MOBILITAZIONE PER L’ETIOPIA

Dal 1983 al 1985 l’Etiopia fu attraversata da un periodo di grave siccità che provocò una carestia senza precedenti. L’instabilità politica e la guerra civile contribuirono ad aggravare la situazione, e si stima che le vittime furono almeno un milione. Un video della Bbc di pochi minuti mostrò al mondo le persone che soffrivano la fame, e questo bastò a suscitare un’ondata di indignazione collettiva che portò ad una mobilitazione planetaria per la raccolta di aiuti da destinare agli etiopi. Le star del rock contribuirono con il “Live Aid”, un concerto che si tenne il 13 luglio 1985 in contemporanea al Wembley Stadium di Londra e al John F. Kennedy Stadium di Philadelphia. Ancora oggi l’evento è considerato uno dei più imponenti di tutta la storia del rock, con 160mila presenze dal vivo e due miliardi di telespettatori collegati in diretta televisiva.

La narrazione di Ebola era collegata a un unico problema: che non arrivasse qui. Per il resto era il “solito” affare dell’Africa. Oggi la pandemia di Covid suscita emozioni perché è qui tra noi. Se si fosse limitato alla Cina, l’unica cosa di rilievo che avremmo letto sarebbe stata la preoccupazione per l’economia, e al massimo la curiosità rispetto al carattere repressivo delle misure che il governo riusciva a imporre ai cittadini. Sull’aver ritrovato uno spazio per la pietà nel nostro racconto sarei molto cauto, non dimentichiamo tutte le orrende constatazioni “consolatorie” sulla mortalità degli anziani, oltre alla retorica dell’“andrà tutto bene” quando c’erano già 35mila vittime. È ancora un dovere raccontare il dolore? È l’unico che abbiamo. Compito del giornalismo è dare suono alle tragedie del mondo perché le vittime spesso tacciono, o il silenzio gli viene imposto. Bisogna andare nei luoghi dove gli avvenimenti accadono, il giornalismo non si fa al computer ma guardando e ascoltando, al fianco di chi trasformiamo in narrazione. Altrimenti non avremo l’autorizzazione morale per raccontarlo.

IL NUOVO LIBRO Testimoni del nulla ci porta in Etiopia, Somalia, Ruanda, Sierra Leone, Libia, Algeria, Siria, Yemen e nel Mediterraneo con i migranti. Racconta vicende della storia recente e memorie personali dell’autore sui luoghi visitati e narrati. MARZO 2021 I 39



LE INCHIESTE DI 50&PIÙ

L’INNOVAZIONE COME OPPORTUNITÀ FOCUS

di Anna Maria Melloni

Le trasformazioni tecnologiche hanno sempre rappresentato una sfida e allo stesso tempo una grande occasione

I PROGRESSI TECNOLOGICI DEGLI ULTIMI DECENNI CI SORPRENDONO E CI LASCIANO IN QUALCHE MODO INTIMIDITI. I cambiamenti ci hanno investiti al punto che, ognuno di noi, guardandosi alle spalle, può misurarne l’impatto nella propria vita. Abbiamo accolto trasformazioni significative nella fruizione dei servizi, nei canali di comunicazione, nelle pratiche lavorative, nella cura della persona. Per qualcuno l’adozione di nuovi strumenti e macchinari è stata facilitata dalla curiosità, dal desiderio di stare al passo con i tempi, o dal desiderio di accorciare le distanze con le generazioni più giovani. Per altri ha rappresentato un onere fastidioso, legato alla necessità di ottemperare alle richieste dei circuiti professionali e sociali. In questa inchiesta trovate alcune storie di successo di soci 50&Più che raccontano come hanno affrontato le trasformazioni tecnologiche, ma sappiamo che, per ogni generazione, nel rapporto con l’innovazione si contano anche tanti casi di insuccesso. Persone che, non riuscendo a stare al passo con i tempi, sono risultate in qualche modo arretrate, obsolete,

anche quando di fatto non avevano ricevuto adeguati supporti per gestire la transizione. Per facilitare i cambiamenti in atto e quelli previsti nei prossimi anni, anche nel Governo Draghi è presente un ministero preposto all’innovazione tecnologia e alla transizione digitale che si avvale del Dipartimento per la trasformazione digitale, istituito nel 2019 per offrire ai cittadini servizi pubblici digitali efficienti e facili da usare. La capacità di acquisire nuovi strumenti non può essere infatti demandata solo all’intraprendenza e alla versatilità del singolo, devono essere studiate e adottate metodologie che ne semplifichino l’acquisizione. Il domani è già qua, e in questa inchiesta ci approcciamo a quanto è già stato pensato, realizzato, in molti casi ampiamente testato, ma che può apparirci, spesso a torto, ancora molto distante dalle nostre vite reali. A ognuno di noi il compito di porre attenzione agli scenari che si stanno aprendo per avere una maggiore consapevolezza rispetto alle opportunità che ci vengono offerte e alle competenze che dobbiamo acquisire per poter fruire appieno dei progressi tecnologici.


robotica

NEL MONDO

Non è più fantascienza. Oggi i robot, impiegati in svariati ambiti, si sono rivelati utili nel migliorare la qualità della nostra vita, del lavoro, della salute

COSÌ I ROBOT CI AIUTANO A VIVERE

di Viviana Rubini

IL TERMINE ROBOT DERIVA DAL CECO ROBOTA CHE SIGNIFICA SCHIAVO, LAVORATORE FORZATO. Viene coniato nel 1920 dallo scrittore ceco Karel Čapek, che lo utilizza in un testo teatrale, R.U.R., per indicare gli automi di forma umanoide che si ribellano al padrone per rivendicare la propria libertà. L’opera si inserisce in un filone letterario che da Frankenstein in poi vede i robot nel ruolo dei cattivi. Almeno fino agli Anni ’50, quando lo scrittore americano Isaac Asimov, il “profeta” della robotica, pubblica i suoi primi racconti di fantascienza con protagonisti umanoidi programmati per proteggere e servire l’uomo: i robot non costituiscono una minaccia.

L’aspirazione di vedere presto robot (e androidi) camminare per strada insieme a noi, capaci di interagire con gli “umani” in una società più evoluta rispetto a quella attuale, non è più il soggetto di un’opera, romanzo o film di fantascienza. Al contrario, è l’obiettivo strategico di numerose aziende e dei centri di ricerca in materia di robotica che hanno già messo a punto prodotti molto utili al miglioramento della qualità della vita, del lavoro, della salute e soprattutto dell’invecchiamento. Le discipline coinvolte nella progettazione e realizzazione dei robot sono molteplici: robotica, cibernetica, meccanica, automatica, elettronica, meccatro-

L’ingegnere meccanico Mahmoud El komy insieme al robot che ha costruito. Questo viene impiegato per eseguire i test Pcr sulle persone sospettate di aver contratto il Covid-19.

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Sophia Ha un’espressione dolce e quando parla muove leggermente la testa, socchiudendo gli occhi. È Sophia, un robot umanoide realizzato ad Hong Kong dalla Hanson Robotics. «I robot sociali come me possono prendersi cura dei malati o degli anziani - dice Sophia -. Posso aiutare a comunicare, dare terapie e fornire stimoli sociali, anche in situazioni difficili». E se lo dice “lei”, ci possiamo fidare.

Dati IFR I dati della International Federation of Robotics confermano un aumento delle vendite di robot in tutti i settori. Si prevede una crescita media annua del 12% tra il 2020 e il 2022. I cinque mercati principali sono: Cina, Giappone, Stati Uniti, Repubblica di Corea e Germania. Questi Paesi rappresentano il 74% delle installazioni robotizzate a livello mondiale. La Cina rimane il principale utilizzatore di robot industriali. Quelli medicali rappresentano il 31% del valore totale delle vendite dei robot di assistenza professionale.

nica, informatica, fino all’intelligenza artificiale. La robotica e l’intelligenza artificiale (AI) hanno un grandissimo potenziale nell’ausilio all’essere umano. Robot sempre più avanzati non saranno più confinati al settore industriale, ma ci aiuteranno nella vita di tutti i giorni: potranno migliorare la produzione manifatturiera, assisterci nei compiti quotidiani, nella gestione e miglioramento della sicurezza per lavori in ambienti pericolosi (come la manipolazione di materiali pesanti e pericolosi di un robot sminatore) o in situazioni e luoghi incompatibili con la vita umana (come ambienti contaminati da radiazioni), e sviluppare trattamenti sanitari. Le proiezioni della Commissione Europea stimano che entro il 2070 il 30% degli europei sarà over 65, contro l’attuale 18%. Il numero dei cittadini lavoratori (fra i 20 e i 64 anni) scenderà dall’attuale 59% al 51%. Si assiste a una diminuzione del tasso di natalità e del numero degli individui costituenti la dimensione dei nuclei familiari. Il supporto fornito dalle famiglie ai propri componenti anziani diminuisce rispetto al passato poiché questi spesso vivono lontano. È quindi necessario trovare nuove modalità di sostegno per quelle persone anziane che desiderano vivere a casa propria in buone condizioni il più a lungo possibile, nonché per le loro famiglie; inoltre, è necessario individuare nuove modalità per offrire supporto ai caregiver. Il termine robot oggi è funzionale a molteplici applicazioni in diversi ambiti.


Nel contesto medico, la sofisticatissima biomeccanica degli umanoidi (e la sensoristica ad essa affiancata) può essere applicata a macchine intelligenti che verranno utilizzate per fini riabilitativi. La riabilitazione robotica consentirà l’attuazione simultanea di diverse terapie, con un importante abbattimento dei costi nel recupero del paziente. Il tutto sotto la guida del medico e del fisioterapista che potrà avvalersi di macchine dedicate che, per esempio, trasferiranno i dati automaticamente nei file di ciascun paziente. Allo stesso modo arti prostetici ed esoscheletri possono essere riprodotti similmente al corpo del robot per il supporto a pazienti che hanno perso la mobilità, o per l’assistenza agli umani in operazioni e lavori particolarmente impegnativi. Un altro settore è quello della robotica chirurgica, quella cioè che sviluppa strumenti minimamente invasivi ad altissima precisione che consentono di potenziare le capacità di un chirurgo, indipendentemente dal-

la sua età. Si stanno già sperimentando robot miniaturizzati che sfruttano il bisturi-laser e le tecnologie più innovative. Il chirurgo opera mediante un tablet e una penna direttamente sull’immagine endoscopica del paziente in tempo reale, raggiungendo un livello di precisione sempre maggiore. Ancora, ci sono i robot appartenenti alla sfera dell’assistenza che possono essere suddivisi in tre categorie: quelli con funzioni di monitoraggio, i robot cosiddetti “assistivi” e i robot cosiddetti “sociali”. Il primo gruppo include le macchine progettate per osservare il comportamento e le condizioni di salute: monitorano e registrano i fattori connessi allo stato di salute di una persona, oppure gli aspetti legati alla sicurezza e inviano una richiesta di soccorso in caso di necessità. Questi robot ricordano alle persone anziane di mangiare, assumere farmaci, ecc.; sono stati già messi a punto degli esemplari in grado di assistere pa- »

Gli ospiti di una casa di cura vengono “allenati” da un robot.

ieri e oggi «IL FUTURO NEL MIO PASSATO» di Valerio Maria Urru

Ieri e oggi, dal telefono al pc, sino allo smartphone. Com’è cambiata la vita grazie alla tecnologia nel racconto dei senior che l’hanno vista evolversi QUALCUNO HA DETTO CHE IL TRASCORRERE DI UN ANNO PER LA TECNOLOGIA CORRISPONDA A DIECI DEGLI ESSERI UMANI. IN EFFETTI, SOLO NELL’ULTIMO DECENNIO, DAL 2010 AL 2020, UN’INNOVAZIONE SENZA PRECEDENTI HA RIVOLUZIONATO LE NOSTRE VITE. UN TEMPO BREVISSIMO. Ma cosa succede se questo mondo lo hai visto cambiare negli ultimi 60 anni, giorno dopo giorno? Cosa pensi se sei passato da una tecnologia meno invasiva - e di certo non digitale - ad una che avvolge ogni aspetto dell’esistenza? Fausto Rossi, 75 anni, ha uno sguardo da “privilegiato” sulla cosa, visto che ha fatto della tecnologia un percorso di vita. «Tutto è partito dalla mia esperienza scolastica - racconta -. Ho frequentato l’Istituto Industriale con studi sulla metalmeccanica. Poi, nel 1966-67, sono stato assunto all’Eni. Progettavo e costruivo impianti. Lì ho avuto i primi contatti con i computer. Allora c’erano i mainframe, enormi computer room che utilizzavano schede perforate». Per lui l’incontro con i personal computer arriva nei primi Anni ‘80, quando appaiono queste “macchine” molto più piccole dei mainframe. «La cosa mi interessò così tanto che partecipai ad attività di creazione applicazioni per progettazione, grafica 3D, modellazione...». Fu amore a prima vista il suo: «In breve organizzai e coordinai corsi per progettare mediante programmi come Cad 2D e 3D. Lasciai l’Eni nei primi anni del 2000 e aprii una società privata». Dal 2015 Fausto Rossi organizza con la 50&Più di Piacenza corsi di alfabetizzazione informatica. «Sono sempre stato molto attento alle novità - prosegue -. Ho capito subito le potenzialità della tecnologia, anche se non potevo immaginare il livello raggiunto oggi. Mi riferisco agli smartphone, alla domotica. Ora dobbiamo essere capaci di gestire tutto questo». Intanto, confida nel futuro: «La tecnologia dovrà accrescere la qualità di vita degli anziani. Sistemi come il telecontrollo possono aiutarci a vivere meglio i limiti dell’età legati a udito, vista, deambulazione... Purché questi strumenti diventino facilmente fruibili anche dai non esperti». Vincenzo D’Amuri, 85 anni, ha una visione molto pratica della tecnologia: «Del passato - dice -, prima dell’avvento » MARZO 2021 I 43


LE INCHIESTE DI 50&PIÙ massivo della tecnologia, ricordo solo la fila alle Poste, il disagio per chiedere un estratto conto. Oggi con l’home banking, ad esempio, risparmiamo tempo». Certo, anche lui da giovane - confessa - non immaginava una tale rivoluzione, «però alcune cose le captavo e pensavo che avrebbero cambiato la nostra vita». E per il futuro? «L’informatica ci ha coinvolti totalmente, ma credo che nei prossimi anni la tecnologia dovrà rendere i servizi più facili e completi. Ha già raggiunto livelli elevati, possiamo fare molto in casa - io, ad esempio, uso i servizi online di posta, banca e Inps -, ma c’è ancora molto da fare». Per Franca Fiordalice, over 65, la tecnologia ha influito soprattutto sul nostro modo di lavorare, migliorandolo. «Se ripenso al passato credo che la posta elettronica sia una di quelle cose che ha maggiormente cambiato la nostra vita dal punto di vista lavorativo. Ci ha aiutato a risparmiare tempo. Così come le procedure digitali». Ma c’è anche il rovescio della medaglia: «Ho come l’impressione che tutta questa tecnologia abbia finito col toglierci i nostri “segreti”, esercitando troppo controllo sulle nostre vite». Cos’altro potrebbe migliorare allora in futuro? «Naturalmente la telemedicina: si potrebbero fare consulenze mediche senza spostarci. Sarebbe bello, specie per coloro che, causa età, non si muovono da casa. Così come sarebbe utile che la tecnologia riducesse la loro solitudine mettendoli in condizione di comunicare meglio con gli altri». Il futuro allora è la comunicazione a distanza: «Ci siamo accorti di quanto siano utili Skype, Zoom per il lavoro, ma ci hanno anche aiutato a non rimanere da soli, a non lasciare soli gli altri in questo momento». «Il mio rapporto con la tecnologia è partito dal telefono - è diretto Enos Righi, 71 anni -. Quando nel 1963 mio padre aprì un distributore di

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carburante, avevamo anche il telefono che al tempo non era così diffuso nelle case. Il fax ha avviato la rivoluzione. Inviavo documenti che venivano subito recepiti, ma il computer - sostituendo la macchina da scrivere - con i floppy disk per memorizzare è stato ancora più innovativo». Anche lui ha vissuto la tecnologia attraverso il lavoro: «Il mio approccio è sempre stato dettato dall’utilità. Ho sempre cercato nella tecnologia un aspetto pratico che migliorasse il lavoro. Ad esempio, quando sono arrivati i primi programmi in linguaggio Dos che facilitavano la gestione delle aziende, ho pensato di far realizzare un programma per i distributori di carburante. Ma è stato internet, a mio avviso, ad accelerare le cose: già nel 199798 avevo studiato un sito per la nostra categoria di distributori». Se passi una vita cogliendo le occasioni che il progresso ti offre, è normale essere pronti al futuro: «I cambiamenti di oggi non mi hanno colto impreparato - racconta - e, anche se la tecnologia di oggi mi pone qualche dubbio (mi riferisco alla necessità di discernere le informazioni in rete!), guardo avanti, alle potenzialità mediche per gli anziani. Dopo tutto, non è un caso se in sala operatoria, oltre al chirurgo, troviamo sempre più spesso anche ingegneri. Segno che i tempi stanno cambiando e che la tecnologia ha sempre più peso».

Ma la tecnologia ha anche il rovescio della medaglia: «Ho come l'impressione che abbia finito col toglierci i nostri “segreti”, esercitando un controllo eccessivo sulle nostre vite»

zienti con l’Alzheimer. Vengono inoltre progettati robot per rilevare i sintomi di alcune patologie o controllare le conseguenze di cadute. La seconda categoria è quella dei robot che forniscono sostegno nella quotidianità, come fossero persone di servizio o assistenti che aiutano i soggetti in difficoltà a nutrirsi, vestirsi o spostarsi; pensiamo a quelli utilizzati per migliorare la qualità della vita dei diversamente abili, eliminando barriere derivanti da inabilità temporanee o permanenti. I “social robot” offrono invece compagnia e possono essere impiegati come strumenti terapeutici, per lo svolgimento di attività fisiche o sociali e per le attività di svago, e sono in grado di fornire istruzioni al riguardo. Possono rappresentare una risorsa contro la solitudine, essere utilizzati come strumenti interattivi o in sostituzione agli animali domestici (pet therapy). È importante distinguerli dai software inanimati nonché da robot industriali o di servizio, in quanto i “robot sociali” comunicano attraverso i segnali sociali, mostrano un comportamento adattabile all’apprendimento e sono in grado di imitare degli stati emotivi. Essi sono infatti specificatamente progettati per stimolare le relazioni e le emozioni. Diversi studi avrebbero evidenziato un effetto positivo dei robot sociali sulla salute mentale e fisica degli anziani, migliorerebbero la capacità di gestire lo stress e agirebbero positivamente sull’umore. Si tratterebbe di cambiamenti positivi a


breve termine, come l’aumento delle relazioni sociali o l’apporto della novità. Non si riesce ancora a identificare la componente che ne è causa; sicuramente è presente un effetto placebo. Secondo le attuali teorie riguardanti l’etica e la buona qualità dell’assistenza, gli aspetti più rilevanti sui dispositivi robotici concernono le caratteristiche umane e le abilità affettive. Da questo punto di vista, un robot che fornisce assistenza appare essere inumano, ingannevole, privo di componente affettiva: vengono meno vicinanza, premura e comprensione. Potrebbe invece venire accolto positivamente dalle persone che necessitano assistenza che non vogliono dipendere da altri. Gli interrogativi maggiori sui robot riguardano oggi i problemi di equità sociale che potrebbero insorgere da una competizione per il lavoro tra uomo e macchine autonome. Si ipotizza la seria minaccia che queste ultime rappresenterebbero non solo per i lavori manuali: potrebbero mettere a rischio professionalità consolidate nei servizi, nel com-

mercio e nell’amministrazione. È inoltre indispensabile esercitare un controllo umano anche sui sistemi gestionali e di sorveglianza abilitati dalle tecnologie dell’IA e combinati con tecnologie come i droni, per proteggere la libertà delle persone e i loro diritti fondamentali. Così come è urgente sviluppare una sensibilità etica sul mondo costituito dai sistemi autonomi e IA in crescente espansione, che ne regoli rischi o conflitti. I benefici del progresso dunque superano sempre i pericoli? Le macchine a nostra immagine e somiglianza acquisiranno mai una coscienza di sé? Osserviamo con entusiasmo i robot perché si comportano come noi. Ma esiste un punto in cui la sensazione di familiarità causata da una macchina antropomorfa diminuisce con il crescere del realismo. Un robot troppo uguale a noi finisce per impaurirci. Tuttavia i robot sono macchine, non esseri umani. E ci invitano anche a riflettere su quali persone vogliamo essere.

smart city LA SOCIETÀ 5.0? È IN GIAPPONE di Lavinia Viti

Il Paese del Sol Levante sta puntando sulla tecnologia digitale e sull’intelligenza artificiale per migliorare i servizi e il benessere dei cittadini. SUPER TECNOLOGICA, ROBOTICA, CON UN ECOSISTEMA COMPLETAMENTE INTERCONNESSO, VEICOLI E-PALETTE A GUIDA AUTONOMA E ZERO EMISSIONI IN TUTTA LA CITTÀ. È Woven City, il prototipo di città del futuro che la Toyota costruirà alla base del monte Fuji, in Giappone (foto in alto). 70 ettari destinati a diventare un “laboratorio vivente” nel quale i ricercatori potranno testare e sviluppare in un ambiente reale, tecnologie digitali e intelligenza artificiale. Woven City ospiterà inizialmente duemila persone, ovvero i dipendenti della Toyota Motor Corporation e le loro famiglie, le coppie in pensione, i rivenditori, gli scienziati in visita. Gli edifici avranno i tetti coperti da pannelli fotovoltaici e produrranno energia solare in aggiunta a quella generata dalle celle a combustibile a idrogeno. Le abitazioni saranno dotate di tecnologia domotica e la salute degli abitanti sarà controllata dall’intelligenza artificiale tramite speciali sensori. Il Giappone non è nuovo ad iniziative del genere. Ad Aizuwakamatsu, nella prefettura di Fukushima, vivono 118mila persone. Qui è attivo il progetto pilota “Smart City Aizuwakamatsu” con tecnologie digitali applicate in otto aree: energia, turismo, medicina preventiva, istruzione, agricoltura, produzione, finanza e trasporti. Sul portale web del progetto, i cittadini condividono con le amministrazioni ogni tipo di informazione così da monitorare e migliorare i servizi. Ad Arao, sull’isola di Kyushu, i 52mila abitanti usufruiscono di un altro progetto pilota: lo “specchio del benessere”. Quando ci si specchia, l’intelligenza artificiale che regola il sistema misura il battito cardiaco e altri parametri vitali, oltreché l’umore. In base ai risultati, lo specchio offre consigli per mantenersi in buona salute ed essere felici.

Si trova a Rapallo il primo ristorante italiano ad utilizzare camerieri robot. MARZO 2021 I 45


medicina Quando la tecnologia si mette al servizio della medicina possono nascere dei “piccoli miracoli” in grado di salvare vite umane. E i nuovi microscopi sono fra essi

L’INFINITAMENTE PICCOLO di Giovanna Dall’Ongaro NON HA RIVALI. IL MICROSCOPIO È IL SIMBOLO PER ECCELLENZA DELLA RICERCA SCIENTIFICA, l’immagine più gettonata con cui rappresentare indagini di laboratorio, studi rigorosi, scoperte rivoluzionarie e fatiche dell’ingegno. La sua fama iconica è indubbiamente meritata. Basti pensare che oggi con un microscopio ottico si possono osservare oggetti di dimensioni nanoscopiche (miliardesimo di metro). E tra questi ci sono cellule, molecole, proteine, sequenze di DNA. Stiamo parlando dei mattoni con cui è costruito il nostro corpo. Ecco, le nuove generazioni di microscopi arrivano con lo sguardo fin lì e potenzialmente anche oltre. E questo viaggio esplorativo così dettagliato all’interno del corpo umano ci sta consegnando informazioni preziose sui meccanismi alle origine delle malattie che possono aprire la strada a nuovi farmaci. Tra tutte le tecnologie di cui si immagina una futura applicazione in medicina, il microscopio ottico è sicuramente tra le più avanzate e promettenti. Anzi, da quanto ci racconta Alberto Diaspro, direttore del Dipartimento di Nanofisica all’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova e 46 I spazio50.org I MARZO 2021

professore ordinario di fisica applicata all’Università di Genova, il futuro della microscopia ottica è già qui. Riprendendo il titolo del suo libro “Quello che gli occhi non vedono”, cos’è che sfugge alla nostra vista e che invece può essere osservato con il microscopio ottico? Tantissimo. Il microscopio ottico ci permette di vedere sempre di più e sempre meglio. Ed è incredibile pensare che questo potentissimo strumento sia in fondo costituito da due elementi molto semplici: una lente e la luce. Grazie al connubio tra un pezzo di vetro e l’arcobaleno possiamo esplorare i meccanismi con cui funzionano le cellule, osservando i movimenti e le caratteristiche di singole molecole, delle proteine e del DNA. Il microscopio ottico ci permette di studiare gli esseri viventi in punta di piedi, disturbandoli poco. E questo è possibile grazie al fatto che la luce penetra ovunque. Come canta nel suo Inno Leonard Cohen, ogni cosa ha uno spiraglio da cui entra la luce. Il suo compito, professore, non sarà facile: dovrà spiegare a noi profani

quali sono le applicazioni in medicina attuali e future della microscopia ottica. Partiamo dal qui ed ora. Cosa permette di fare adesso il microscopio ottico? Tra le molte cose mi concentro su tre problemi di salute estremamente attuali. Partiamo dalla malattia pandemica con cui stiamo convivendo oramai da più di un anno. Uno degli aspetti più interessanti per i virologi è capire il meccanismo con cui il virus riesce a convincere una cellula del nostro corpo, in questo caso dell’apparato respiratorio, a farsi aprire la porta di casa, a entrare e a servirsi indisturbato di quello che trova nel frigorifero per ottenere energia e replicarsi. Grazie al microscopio ottico possiamo

seguire questo processo. Poi c’è il grande capitolo delle malattie oncologiche, che restano una grave minaccia per la nostra salute. Il microscopio ottico può far vedere il meccanismo, non ancora compreso del tutto, che trasforma una cellula sana in una malata. Ricostruire questo processo è fondamentale per individuare farmaci in grado di bloccarlo. In una prospettiva futura la microscopia ottica potrebbe essere utilizzata per eseguire la diagnosi di tumori locali senza dover ricorrere alle biopsie per la sua capacità di distinguere cellule malate da cellule sane o di individuare cellule allo stadio neo-plastico permettendo così di intervenire prima che la malattia si sviluppi. L’altro grande campo


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1 Un ricercatore utilizza un microscopio dopo una bio-stampa laser 3D di cellule umane. 2 Sistema chirurgico in servizio in un ospedale. 3 Un robot che indossa un costume da infermiera trasporta documenti medici. 4 Clinica per malattie infettive. 5 Una struttura che ricerca l’automazione dei test della reazione a catena della polimerasi.

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in cui il microscopio ottico può fare la differenza è quello delle malattie neurodegenerative, come Alzheimer e Parkinson. La luce può essere utilizzata per esplorare il cervello, studiando le cellule neuronali e cercando di capire quali difetti sviluppino per poter fornire indicazioni chiave per i nuovi farmaci. Quanti particolari possiamo cogliere grazie al microscopio ottico? Si sono fatti progressi nella risoluzione? Siamo passati in tempi recenti dalla microscopia ottica alla nanoscopia ottica. Significa che con il microscopio osserviamo il microscopico, oggetti di grandezza pari a un milionesimo di metro, mentre con la nanoscopia ottica arriviamo a cogliere dettagli dell’ordine di un miliardesimo di metro. Vuol dire che con il microscopio vediamo a livello cellulare e con il nanoscopio ottico al livello molecolare di proteine, RNA

e DNA. È simile a quello che succede alle persone miopi: senza occhiali riescono a distinguere la sagoma delle persone, ma con gli occhiali percepiscono i volti con tutti i dettagli. Oggi abbiamo a disposizione microscopi a superrisoluzione, capaci potenzialmente, in determinate condizioni, di cogliere dettagli illimitati. Ma è davvero necessario essere tanto “cavillosi”? È utile entrare nei dettagli perché così ricaviamo informazioni preziose sulla nostra salute. Aumentare il dettaglio della visione non è un fatto scontato perché esistono alcune leggi della fisica che pongono dei limiti alla risoluzione possibile con il microscopio. C’è voluto un trucco: per ottenere una maggiore risoluzione bisognava aggiungere altre informazioni rispetto a quelle ottenute solo con la lente così da poter ricostruire un’immagine più dettagliata. Così si è arrivati alla super-risoluzione. E a cosa serve la super-risoluzione? La super-risoluzione, come abbiamo detto, ci permette di cogliere dettagli che prima non avevamo modo di vedere, di osservare le singole proteine e di seguirne l’attività. Ma fin qui abbiamo raccontato solo una parte della storia perché alla super-risoluzione dei microscopi ottici si aggiunge la possi- »

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Il microscopio ottico è uno strumento eccezionale. Eppure, anche se è il simbolo iconico della scienza e dell’innovazione, viene poco considerato quando si tratta di finanziare progetti di ricerca bilità di misurare il tempo a cui viaggiano i fotoni, che fornisce un’informazione aggiuntiva importante. In estrema sintesi e semplificando al massimo, possiamo spiegarlo così. Immaginiamo di avere due cellule vicine all’apparenza identiche che vengono colpite dalla luce e che una mandi indietro il segnale in ritardo rispetto all’altra. Questa differenza, parliamo di miliardesimi di secondo, può voler dire che una cellula è malata e l’altra no. Il tempo di arrivo del segnale luminoso, infatti, dipende dalle condizioni presenti intorno alla cellula. Stiamo parlando di una tecnologia diagnostica potentissima. È così? Sì, abbiamo a disposizione un’arma di una potenza in-

credibile. La luce visibile penetra con estrema precisione gli oggetti viventi senza danneggiarli, arrivando fino alle singole proteine e, usando un cronometro preciso oltre il miliardesimo di secondo, si può scoprire se una cellula è tumorale o no. Ora strumenti di questo tipo si usano in laboratorio su cellule in vivo, ma in un futuro prossimo si può immaginare di poter distinguere un tessuto sano da uno malato direttamente in sala operatoria mentre il chirurgo sta operando. Ci descriva meglio questo scenario… Possiamo immaginare un chirurgo dotato di occhiali intelligenti che riceve le immagini di un microscopio ottico miniaturizzato posizionato sulla

Un’operazione chirurgica realizzata con l’ausilio di un microscopio ottico. 48 I spazio50.org I MARZO 2021

parte del corpo da operare. Grazie all’alta risoluzione dello strumento si potrà distinguere con estrema precisione il tessuto tumorale da quello sano, individuando il confine netto tra i due, dove finisce il primo e inizia il secondo. Il chirurgo potrà quindi intervenire in maniera mirata senza il rischio di danneggiare tessuti sani. Tutto questo senza dovere eseguire una biopsia. Davvero sarà possibile eseguire un’operazione del genere? Tecnicamente è già fattibile. Ovviamente bisognerà sviluppare tutta la strumentazione adeguata e formare i medici a usarla. Nulla ci vieta anche di immaginare la possibilità di sfruttare il microscopio ottico per monitorare la salute in maniera non invasiva. Potremmo pensare a un cerotto indossato su una parte del corpo esposto a una luce mirata, dotato di un chip, i cui dati vengono trasmessi su uno schermo per essere letti. È proprio il caso di dirlo: nel microscopio vediamo il futuro... Il microscopio ottico è uno strumento eccezionale. Eppure, anche se oramai è diventato il simbolo iconico della scienza e dell’innovazione, viene poco considerato quando si tratta di finanziare progetti di ricerca. Ed è un peccato perché è un campo in continua evoluzione. Pensiamo alla possibilità di sfruttare la polarizzazione della luce per entrare in maniera mirata negli oggetti che vogliamo osservare. Questa strategia ci permette, per esempio, di vedere le molecole

del corpo umano senza usare il mezzo di contrasto, la fluorescenza resa necessaria dal fatto che la maggior parte delle cellule umane sono trasparenti e non assorbono la luce. Ma indurre la fluorescenza è un’operazione aggiuntiva che richiede del tempo. Poterne fare a meno è un vantaggio. E questo è possibile proprio grazie alla polarizzazione della luce, ossia alla possibilità della luce di orientarsi in maniera differente a seconda degli oggetti che incontra. La luce è come un cavatappi che varia in modo armonico e se incontra un DNA armonicamente disposto su una scala a chiocciola produce un effetto, se il DNA è “disordinato” ne produce un altro, facendoci capire ancora una volta se ci sono anomalie oppure no. Senza dover usare la fluorescenza. Proiettiamoci in avanti di dieci anni. Con quali microscopi ottici lavoreranno gli scienziati? Una grande novità sarà il contributo dell’intelligenza artificiale, che darà la possibilità di elaborare e strutturare l’enorme quantità di informazioni che si ottengono attraverso la luce e che il cervello umano, per quanto potente, non può gestire. Tanto per farsi un’idea: le informazioni visive stimolano nel cervello umano un numero di neuroni pari a 10 elevato alla 11 che sviluppano 10 elevato alle 16 connessioni. I computer ci aiuteranno a districarci in questa valanga di dati con una efficienza che si avvicina sempre più a quella del cervello umano.


future life

LE “VOCI”

In un futuro prossimo, le macchine saranno in grado di scrivere e pensare meglio degli uomini? C’è chi dice sì e per provarlo ha creato un programma di intelligenza artificiale capace di produrre l’articolo di un giornale. Con risultati strabilianti

SE A SCRIVERE SARÀ UN ALGORITMO... ALEXA, L’ASSISTENTE VOCALE DI AMAZON ACQUISTATO DA MILIONI DI PERSONE nel mondo, è l’emblema dell’aedo 2.0. Il piccolo cilindro parlante è riuscito in poco tempo a soppiantare quasi tutti i testi scritti, dai vecchi manuali di cucina alle pagine di Wikipedia. Cercate la ricetta del tiramisù? Alexa è pronta a dettarvela rispettando i vostri tempi di esecuzione (la voce si interrompe a ogni fase della preparazione e per procedere basta darle il comando vocale “avanti”). Non vi ricordate la data della presa della Bastiglia? Rivolgete la domanda ad Alexa, che vi risponderà raccontandovi anche nel dettaglio, se lo desiderate, le successive tappe della Rivoluzione francese. Volete sapere quali sono gli effetti collaterali di un medicinale? Alexa ve li elenca, risparmiandovi lo sforzo di decifrare i caratteri lillipuziani dei bugiardini. Per chi ha attivato la funzione specifica, inoltre, Alexa canta la ninna nanna, racconta una fiaba e dà la buonanotte, augurando “sogni d’oro”. Il cantastorie dei nostri tempi

di Andrea Poli

non va in giro per le strade, ma convive con noi nelle nostre case. È un congegno elettronico dalla voce robotica, poliglotta, onnisciente, pronto a rispondere alle nostre domande che, in sostanza, ci invita a stare alla larga dal testo scritto. Alexa non è la sola a farlo. Gli altri assistenti vocali come Google Home o Siri sono pronti a parlare con noi permettendoci di ottenere le informazioni che desideriamo senza dover più leggere nulla. Che fine farà, a quel punto, la parola scritta? La risposta che emerge dal geniale esperimento di un giornalista americano è inquietante. Sarà perché scrivere è una vocazione, sarà perché comporre articoli di spessore richiede uno sforzo creativo non indifferente, sarà per questi, o altri motivi, che John Seabrook, rinomato giornalista del New Yorker, non avrebbe mai pensato di poter essere sostituito da un

Al cinema Samantha è sexy, intelligente, sensibile, parlare con lei è un piacere. Impossibile non innamorarsene. Peccato che Samantha sia un’assistente vocale provvista di intelligenza artificiale in grado perfino di apprendere ed elaborare emozioni. È la voce di Samantha la vera protagonista del film Her, premio Oscar per la migliore sceneggiatura nel 2014, che ha raccontato a modo suo la rivoluzione tecnologica.

Nella realtà Alexa e Siri sono voci robotiche entrate ormai nelle nostre vite e così conosciute da esserci diventate familiari. Sono i suoni tipici di un mondo che, secondo qualcuno, tornerà a somigliare a quello di 5mila anni fa, in cui si comunicherà per lo più verbalmente o al massimo con gli emoticon che prenderanno il posto degli antichi pittogrammi.

LE INCHIESTE DI 50&PIÙ computer. Lui che, come tanti altri suoi colleghi della stessa levatura, sa come manipolare la lingua scritta, piegarla ai propri scopi, selezionare la parola giusta tra mille sinonimi, ha dovuto ricredersi: «A volte la macchina ha un’idea migliore della mia». Seabrook ha messo alla prova sul New Yorker un programma di intelligenza artificiale capace di prevedere come potrebbe continuare il paragrafo iniziato dal giornalista in carne e ossa. Nell’articolo del New Yorker si discute, in sostanza, del futuro della parola scritta. Tra gli scenari immaginati dall’autore c’è quello di una società in cui le macchine saranno capaci di scrivere e pensare meglio degli umani (in certi casi, bisogna ammetterlo, non ci vuole molto) e di un’umanità che si esprime solo verbalmente o al massimo con emoticon, la versione moderna degli antichi geroglifici. Fantascienza? Leggete il testo proposto dal sistema di scrittura e poi ne riparliamo: «Più le macchine faranno affidamento sul linguaggio, maggiore sarà la loro capacità di distorcere la comunicazione e maggiore sarà il rischio per le persone comuni di finire per appartenere a una categoria sociale disumanizzata». Forse il giornalista umano avrebbe usato altri termini, ma su quelle righe non avrebbe alcuna difficoltà a metterci la firma. E chiunque scorresse per intero l’articolo del New Yorker non riuscirebbe a distinguere le frasi frutto della creatività umana da quelle elaborate grazie a sofisticati algoritmi dal computer. Il ritorno all’oralità non sembra un’ipotesi da fantascienza. MARZO 2021 I 49


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«EHI SIRI, CHIASono sempre più MA ROSSELLA»; le abitazioni dotate «Ehi Google, acdi dispositivi connessi cendi le luci e spegni il forno tra 30 ad internet che garantiscono minuti». Pochi cosicurezza, comfort mandi senza muoed efficienza energetica vere un dito e possiamo fare tutto: l’importante è avedi Stefano Leoni re una rete internet a cui collegare elettrodomestici e migliorare di molto la qualità dispositivi di ultima generadella vita dei senior, aumenzione. Sono le possibilità deltandone l’autonomia e la sila domotica, la scienza che curezza, e persino le possiautomatizza le funzionalità bilità di svago e di accesso ai degli impianti domestici per rapporti sociali. Ho detto “rarendere la casa più sicura e zionale” perché è necessario confortevole. Una vera rivoche alla base ci sia un proluzione se si pensa agli utilizzi getto domotico condiviso tra che potrebbero farne i senior il progettista e l’utente finale. o le persone con disabilità. Non basta introdurre dispoNe parliamo con Antonio sitivi intelligenti per raggiunFrattari, già direttore del gere un livello di vita indiCentro Universitario Edifici pendente e un abitare in siIntelligenti (CunEdi) di Trencurezza. È necessario che l’into, specializzato in impianti contro tra strumenti e utenti domotici per gli anziani. sia coerente e programmato Professor Frattari, quali per dare luogo a “scenari di possono essere gli imvita” adatti alle limitazioni pieghi della domotica che possono insorgere con il nella vita dei senior? passare degli anni. Un razionale utilizzo della Un aspetto che viene tedomotica nell’abitazione può 50 I spazio50.org I MARZO 2021

nuto in considerazione al CunEdi, il centro di cui è stato direttore. Ci spiega di cosa si tratta? Da quando è stato fondato il CUnEdI, nel 2004, uno dei punti in cui era articolata la mission diceva: “Sviluppare studi e sperimentazioni su casi reali, per approfondire le potenzialità della domotica nelle abitazioni delle fasce deboli, per compensare le limitazioni funzionali e facilitare la vita indipendente”. Su questo punto abbiamo lavorato intensamente fin dall’inizio. Nel primo anno abbiamo anche realizzato il primo alloggio domotico per utenti con debolezza cognitiva. Da


lì, abbiamo avviato numerosi progetti pilota con lo scopo di verificare l’effettiva validità della domotica come supporto alle fasce deboli e, al contempo, capire quali fossero i dispositivi più ricorrenti nelle singole “debolezze”. Un anziano che si serve della tecnologia con difficoltà, potrebbe utilizzare i sistemi domotici? Per utilizzare gli strumenti domotici non sono necessarie competenze digitali specifiche: spesso si tratta di comandi vocali o tramite un semplice telecomando. I dispositivi che vengono usati sono intelligenti e riescono a dialogare tra loro una volta programmati. Ovviamente questo ci riporta al concetto precedente: la progettazione personalizzata è fondamentale. Quando si avvia un impianto domotico è necessario capire in che contesto verrà utilizzato e quali saranno gli scenari di vita più frequenti. I costi per installare impianti domotici nelle abitazioni sono alti? Da quali strumenti si può partire? Non si può dire in assoluto se i costi siano alti. Certo è che l’intervento del sociale potrebbe permettere ad una più ampia fascia di utenti l’accesso ad una domotica di base mirata alle esigenze della persona. Se poi l’utente vuole, e ha possibilità economiche, può integrare le funzioni ed ampliare l’impianto di base anche con costi minimi. Sul piano europeo e mondiale, come si colloca l’Italia in merito agli studi

sulla domotica? Attualmente abbiamo ancora un po’ di vantaggio rispetto agli altri. Siamo stati tra i primi ad iniziare studi e ricerche sull’impiego della domotica nel sociale. Già tra il 2004 e il 2006, ad esempio, abbiamo realizzato alloggi sperimentali in cui la domotica veniva utilizzata per migliorare la qualità della vita di persone anziane aumentandone l’autonomia. Un progetto che è stato preso come modello da altre Nazioni. Inoltre, presso l’Ospedale riabilitativo Villa Rosa di Pergine Valsugana (Tn) abbiamo avviato Ausilia, un’innovativa esperienza che coniuga domotica e riabilitazione. Si tratta di un appartamento domotico e una “palestra” dove utenti con debolezze motorie o in via di riabilitazione possono testare e imparare ad utilizzare ausili domotici o ergonomici. Volgendo lo sguardo al futuro, quando crede che la domotica entrerà a far parte delle vite della maggior parte delle persone? Secondo me, è uno scenario plausibile già nel prossimo futuro. Sicuramente si verificherà un “balzo in avanti” quando la politica si renderà conto che sostenendo la domotica può mitigare la spesa dell’assistenza pubblica. Migliorando l’indipendenza e la sicurezza del senior nella sua abitazione, infatti, si allungheranno i tempi di permanenza in casa a vantaggio della società e soprattutto della qualità della vita del cittadino anziano.

IoT DAL VIRTUALE AL REALE di Giovanni Orso

Contatori intelligenti, teleassistenza, sistemi di sorveglianza, veicoli a guida autonoma, l’Internet delle Cose (IoT) fa parte delle nostre vite e non possiamo farne a meno SI POTREBBE DIRE CHE SONO UNA GRANDE FAMIGLIA, I CUI MEMBRI RESTANO SEMPRE IN CONTATTO GLI UNI CON GLI ALTRI. Lavorano insieme, talvolta vivono insieme e si raccordano in modo che tutto funzioni e che la vita degli uomini possa svolgersi nel migliore dei modi. Sono gli oggetti “intelligenti” che, connessi ad internet, raccolgono informazioni e le utilizzano per avere determinati risultati; costituiscono, cioè, quello che viene comunemente definito “Internet of Things” (IoT), in italiano “Internet delle Cose”. Con questo termine coniato da Kevin Ashton, ricercatore presso il Massachussets Institute of Technology, si definisce, quindi, l’insieme delle tecnologie che permettono di collegare alla rete gli oggetti cosicché questi possano monitorare, acquisire dati, trasferirli in modo da attivare specifiche azioni. In un certo senso uniscono il reale ed il virtuale. Qualche esempio? Dal frigorifero che comunica quando i cibi stanno terminando al termostato che accende il riscaldamento se la temperatura si abbassa, dai sensori che segnalano un guasto alle centraline delle luci stradali alle serrature che si aprono tramite lo smartphone. Secondo l’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, la pandemia ha incrementato l’Internet delle Cose. Basti pensare alla teleassistenza che permette di monitorare i parametri vitali dei pazienti da remoto; i veicoli a guida autonoma per effettuare consegne a domicilio senza rischiare il contagio; i sistemi di sorveglianza che controllano uffici e magazzini chiusi, attivando centrali operative e pronto intervento in caso di infrazione. Si calcola che, alla fine del 2021, in Italia saranno più di 85 milioni gli oggetti connessi (dati Cisco Visual Networking Index), con un volume di affari che nel 2020 era stimato intorno ai 7 miliardi di euro, ed è destinato a crescere.

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etica

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MACCHINE O UOMINI? di Ilaria Romano

L’intelligenza artificiale è diventata uno dei pilastri della società occidentale e si sta impadronendo di porzioni sempre più ampie della vita delle persone. Ma quali possono essere le possibili ripercussioni? LO SVILUPPO DELLE TECNOLOGIE DIGITALI e la loro pervasività nelle nostre vite ha portato cambiamenti epocali e opportunità sempre nuove in molti campi, dal lavoro alla salute, dal tempo libero alla cura della persona, fino all’ambiente. Diventa necessario, quindi, ragionare sull’etica che deve sottendere al mondo digitale - dalla progettazione di nuovi strumenti fino al loro utilizzo - per massimizzare i vantaggi di ciò che oggi definiamo Intelligenza Artificiale (IA) e minimizzarne i rischi. «Il fine è raggiungere un equilibrio che spesso è delicatissimo e richiede costante controllo tra 52 I spazio50.org I MARZO 2021

opportunità, diritti, valori e rischi - ha spiegato a 50&Più Mariarosaria Taddeo, professore associato presso l’Oxford Internet Institute della Oxford University e vicedirettrice del Digital Ethics Lab -. In molti casi l’IA ha un uso solo commerciale, ma questo non deve farci dimenticare che essa è una tecnologia potentissima che ci offre strumenti per vincere sfide importanti come combattere il cambiamento climatico, trovare le cure per malattie complesse tipo l’Alzheimer o il diabete, per esempio. Provare a vincere queste sfide è una responsabilità intra e intergenerazionale: come spiegheremo ai nostri nipoti

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che non siamo riusciti a fare il miglior uso dell’IA per lasciar loro un mondo migliore?». Di quale tipo di intelligenza parliamo quando ci riferiamo alle macchine? La definizione di IA rimanda a quelle macchine che sono in grado di eseguire compiti molto complessi. Esse non hanno nessuna comprensione della realtà, ma riescono a operare in maniera efficiente perché sfruttano le correlazioni fra le cose. L’IA non ha nulla a che fare con l’intelligenza degli esseri umani perché non ha intuizioni, idee, emozioni, sentimenti, consapevolezza di sé, ma semplicemente manipola correttamente, e molto velocemente, una grande mole di dati. Quali sono le potenzialità che offre? Nel 2015 le Nazioni Unite hanno lanciato un programma d’azione per le persone e il pianeta, che mette insieme gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile; questi, se raggiunti entro il 2030, permetteranno di lasciare un mondo migliore alle generazioni future. L’IA può essere utilizzata a supporto di tutti

questi obiettivi, come ci dicono diversi studi nel settore. Possiamo immaginarla come strumento che permette di migliorare la salute degli individui, di supportare società pluraliste, di favorire la scolarizzazione nei Paesi in via di sviluppo, di migliorare l’ambiente. Ovviamente queste opportunità si portano dietro anche dei rischi. È possibile tracciare un quadro dei rischi e delle questioni etiche che sollevano? Ad un alto livello di analisi i rischi relativi all’IA rientrano in cinque categorie: perpetrazione del pregiudizio, mancanza di trasparenza e controllo, attribuzione della responsabilità per le azioni dell’IA, impatto di questa tecnologia sulle capacità professionali, limitazione della nostra autodeterminazione. Mi soffermo solo su tre di queste categorie. La perpetrazione del pregiudizio, e quindi della discriminazione, è forse uno dei rischi più diffusi e che è necessario correggere subito. L’IA impara dai dati che le vengono forniti, e se questi contengono un pregiudizio, per esempio


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LE INCHIESTE DI 50&PIÙ 1 Un taxi a guida autonoma. 2 Un ricercatore insegna

a un robot a riconoscere le espressioni facciali e a stimare l’età delle persone. 3 Ai-Da, la prima artista robotica umanoide in grado di dipingere. Presto verrà realizzata una sua mostra personale.

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rappresentano solo uomini bianchi, essa si comporterà come se esistessero solo uomini bianchi. Faccio un esempio: immaginiamo che negli ultimi decenni i prestiti bancari siano stati accordati a molti più uomini bianchi, fra i 30 e i 50 anni e con un lavoro stabile, rispetto a donne della stessa fascia di età. Se un sistema di IA impara a valutare le richieste di prestito sulla base di questo campione, potrebbe rifiutare la domanda inoltrata da una donna di 25 anni. E non perché la macchina discrimini o la persona non sia adatta, ma perché il campione sul quale l’IA ha imparato non rispecchia quel soggetto. Anche se la macchina non ha l’intenzione di discriminare, l’effetto è proprio quello. Per fortuna lo si può correggere valutando la rappresentatività dei dati usati per sviluppare questi sistemi, controllando i risultati dell’IA, e usando criticamente questa tecnologia. C’è poi il problema della mancanza di trasparenza. Dei sistemi di IA spesso conosciamo i dati in ingresso e quelli in uscita ma non si può spiegare perché quel risultato è stato de-

terminato. Ritornando al nostro esempio, spesso non possiamo spiegare se il prestito sia stato negato ad una donna per ragioni inerenti al suo reddito o per una discriminazione. Anche in questo caso il controllo dei risultati e l’uso critico della tecnologia ci aiutano a mitigare questo rischio. Infine si apre la questione dell’autodeterminazione: l’IA è una tecnologia proattiva e si configura come un agente che media tra noi e l’ambiente, indirizzando le nostre scelte e a volte le nostre opinioni. Si va dai consigli sul prossimo libro da leggere (in base ai libri che si sono comprati di recente) alla personalizzazione delle informazioni che riceviamo usando i motori di ricerca o i social network. Se un po’ di mediazione tra noi e l’ambiente ci aiuta ad orientarci meglio, a guadagnare tempo, un po’ troppa mediazione erode la nostra capacità di autodeterminarci, di scegliere. Tutti questi rischi devono essere letti come sfide che si possono vincere, perché hanno a che fare con il modo in cui progettiamo, regolamentiamo e usiamo la tec-

nologia. Dobbiamo solo far sì che queste considerazioni etiche siano parte dello sviluppo, dell’uso e della regolamentazione dell’IA. L’Europa, in questo senso, con l’emanazione del GDPR, il Regolamento Ue in materia di trattamento dei dati personali e privacy, ha fatto grandi passi. È possibile “educare” gli utenti all’uso della tecnologia? Gli utenti vanno “educati” affinché conoscano e abbiano familiarità con ciò che usano, e capiscano che, pur trattandosi di macchine senza coscienza né consapevolezza - che non prenderanno il controllo come nei libri di Asimov - determinano comunque dei rischi. Questa educazione deve essere capillare e passare per la scuola come per i media: è un processo sul quale siamo in ritardo e che va colmato perché il digitale è ormai un’infrastruttura delle nostre società, un elemento della realtà in cui viviamo, una colonna portante. In filosofia della tecnologia si parla di “tecnologie trasformative”: pensiamo alla corrente elettrica e a come ha cambiato il modo di vivere, permettendo di gestire il tempo indipendentemente dalla luce naturale. Il digitale è ancora più trasformativo, perché modifica il modo in cui facciamo le cose (si pensi alla spesa online), ma anche il modo in cui comprendiamo la realtà intorno a noi: per esempio, oggi consideriamo reale non solo tutto quello che è fisico ma anche quello che è virtuale. Questi cambiamenti coinvolgono tutti e bisogna esserne consapevoli

per comprendere i limiti e i rischi del digitale, ma anche per saperne individuare il potenziale e sfruttarlo. L’educazione dei cittadini alla tecnologia non può colmare un vuoto regolamentativo. Il primo passo per una buona gestione del digitale è la sua governance etica. Qual è la sfida che riguarda l’IA rispetto al crescente invecchiamento della popolazione? Si parla da tempo di digital divide e spesso le analisi del divario digitale si concentrano sulla disparità tra il Nord e il Sud del mondo. Poi ci si è resi conto che anche all’interno degli stessi Paesi del nord ci sono differenze importanti. Nel nostro Paese, con la pandemia abbiamo visto come il digital divide abbia inciso, per esempio, sulla didattica a distanza, con l’accesso all’istruzione limitato dalla mancanza di computer in molte famiglie o dalla connessione lenta. Però il divario digitale colpisce anche in maniera trasversale. Altro esempio: quando è iniziato il tracciamento dei contatti per limitare la diffusione del Covid-19, intere fasce di popolazione sono rimaste tagliate fuori da esso perché prive di competenze digitali necessarie ad installare l’applicazione sul cellulare o perché non possedevano uno smartphone. La prima sfida, quindi, non è legata all’IA ma al digitale, garantendo la sua accessibilità in maniera equa, perché è proprio da esso che passa la fruizione di servizi sempre più essenziali per tutti. MARZO 2021 I 53


ANNO NUOVO ISEE NUOVO Il tuo modello ISEE 2020 è scaduto il 31 dicembre. Per richiedere prestazioni e agevolazioni sociali, dal 1°gennaio 2021 è necessario rifare l’Isee.

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cultura LIBRI ARTE MUSICA CINEMA

__LIBRI CULTURA__ DAL “CONTINENTE TABUCCHI”, LO SCRITTORE MORTO NEL 2016 DI CUI LA COLLANA “I MERIDIANI” ha pubblicato tutte le opere nel 2018, affiora adesso un autentico continente, la narrativa breve, la short story. Il genere “richiede estrema concentrazione, come il sonetto in poesia, scandito con il tempo”. Che ore sono da voi?, così si intitola il libro, pesca nel prediletto spazio letterario che lo scrittore ha costruito negli anni, con le giuste soste e i temi che si rincorrono, da Il gioco del rovescio a L’angelo nero. Il ricordo di una Lisbona reale e fantastica capace di rivelare le connessioni che trasformano i dati di un’esistenza in destino, degradato o derisorio. La rêverie, reminiscenze di eventi storici, monologhi interiori con la voce del narratore che si avvolge in soste, intoppi, spezzature, e insegue destini monchi e incompiuti, continuamente oscurati, indizi che vanificano ogni pretesa di “sapere completo”. O le mutazioni del protagonista con i suoi volti, tanti e moltiplicati,

TABUCCHI: + IL RACCONTO COME VOCAZIONE

che riflettono i sinCHE ORE SONO DA VOI? tomi della scrittura, RACCONTI SCELTI vero argine contro DA PAOLO DI PAOLO FELTRINELLI il caos. 254 PAGINE L’artefice del “nuo17 EURO vo” Tabucchi (non Giudizio di 50&Più: una semplice antologia di testi) è Paolo Di Paolo. Ha felicemente montato il libro anche grazie alla frequentazione Una raccolta che permette della sua officina di scoprire la grandezza tra Vecchiano, Padella narrativa breve di rigi, Lisbona. Nell’eco di questo “priTabucchi, l’Italia vilegio”, può scrivee l’Europa degli Anni ’40, re nell’appassionata tra fascismo e colonialismo introduzione anche un involontario microracconto alla Tadi Renato Minore bucchi. Lui raccoglie al computer le parole dello scrittoSETTE RAGIONI PER AMARE LA FILOSOFIA re che, mentre cucina il pesce, Giuseppe Cambiano gli detta un racconto, a capo, Il Mulino - 210 pagine virgole, punto. Alla fine, lo scriprezzo: e 15 vano Di Paolo si accorge che Giudizio di 50&Più: non ci sono stati appunti, ma Forse era troppo ottimista Russell nell’attribuire solo la voce che ha dettato. alla filosofia “molte possibilità che allargano “Suona dentro e solo noi posl’orizzonte dei pensieri liberandoli dalla tirannia della consuetudine”, siamo sentirla”. scuotendo “la nostra meraviglia”. Ed era troppo drastico Trilussa quando, ne La fine der filosofo, lo immagina circondato dalle È il segreto della short scimmie su un albero di cocco, “quando l’Azzione buggera er story, del racconto Pensiero, quelo che conta so’ li muscoli, co’ la ragione non se breve? fa un bajocco”. In un saggio che condensa il pensiero filosofico con i tanti perché che affiorano nelle parole di scrittori e poeti, Giuseppe Cambiano suggerisce le molte ragioni per “amare la filosofia”: fare domande, usare parole, apprezzare i dissensi, aprire i confini, capire gli altri… Ogni capitolo è un condensato di conoscenza filosofica applicata alla vita quotidiana, utile e piacevole anche per lettori che di filosofia sanno o ricordano poco.

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__ARTE CULTURA__ INFORMAZIONI SULLA MOSTRA

“Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ’500 e ’600” Palazzo Reale - Piazza del Duomo 6, Milano. Orari: lunedì 14.30/19.30; martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9.30/19.30; giovedì e sabato 9.30/22.30. Biglietti € 14; ridotti € 12 (18/26 e over 65, disabili, gruppi, convenzioni); ridotto € 6 (6/14 anni, scuole, giornalisti); gratis fino a 6 anni e guide. Catalogo Skira Editore - Tel. 0292897755 www.palazzorealemilano.it

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EVENTO

ROVIGO

I teatri storici del Polesine Non si sa quando riapriranno, ma i sette teatri sociali da poche stagioni restaurati (quello liberty di Castelmassa è ancora sottoposto a lavori) e riuniti nell’esposizione Quando Gigli, la Callas e Pavarotti..., rappresentano una realtà importante. Nella non opulenta zona del delta del Po ne vennero edificati molti di più a partire da metà ’800 e ospitarono eventi musicali e attoriali di altissimo livello, prima del declino iniziato negli scorsi Anni ’50. Il loro recupero, ben rappresentato dalla mostra aperta dal 13 marzo al 4 luglio - Covid permettendo -, è un evento di valore storico, culturale e artistico. Quando Gigli, la Callas e Pavarotti... Rovigo, Palazzo Roncale

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Artemisia Gentileschi, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, Elisabetta Sirani, Giovanna Garzoni e altre artiste in mostra a Milano

CHE BRAVE LE PITTRICI DEL XVI E XVII SECOLO! IMMAGINATE QUANTO FOSSE ATTUALE NEL CINQUECENTO E NEL SEICENTO LA CELEBRE FRASE DI CHARLOTTE WHITTON, la femminista che nel 1851 fu la prima donna sindaco di una grande città canadese, Ottawa: «Le donne devono fare qualunque cosa due volte meglio degli uomini per essere giudicate brave la metà». Specialmente in un mondo, come quello dell’arte, dove il loro ingresso era ritenuto scontato come bere birra gelata nei corridoi dell’inferno. Le più famose furono Sofonisba Anguissola, per dieci anni alla corte di Madrid, e le figlie d’arte Artemisia Gentileschi, Lavinia Fontana, Elisabetta Sirani (nota

per il giallo sulla sua morte, di cui furono accusati, per presunta gelosia professionale, sia il padre che l’allieva Ginevra Cantofoli, anch’essa in mostra), Fede Galizia, Orsola Maddalena Caccia, ma altre le circondarono e suscitarono l’attenzione di committenti e protettori, come la nobile romana Claudia del Bufalo che, per la prima volta in assoluto, vede esposte alcune delle sue opere nella rassegna Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ’500 e ’600, aperta al Palazzo Reale di Milano e visitabile seguendo le normative anti-Covid. Sono oltre 150 le opere che, grazie alla sponsorizzazione della Fondazione Bracco (co-

MOSTRE di Ersilia Rozza

raggiosa, in questo periodo di incertezza sulle aperture), permettono di riconoscere la qualità assoluta, la vitalità creativa e la “modernità” di linguaggio di 34 pittrici, spesso molto affermate ai loro tempi, richieste nelle più grandi regge, anche se tuttora poco note al pubblico, come Giovanna Garzoni, protetta del Vicerè di Napoli e poi richiesta dai Savoia. Tutte confermando il finale dell’affermazione della Whitton: «Per fortuna non è difficile».


__MUSICA CULTURA__ CONCORSO

È aperto fino al 3 maggio il bando del Premio Amnesty International Italia Emergenti, per giovani cantautori e band che presentino un brano sui diritti umani, in ogni lingua o dialetto e di qualsiasi genere musicale. Info su www.vociperlaliberta.it/festival/premio-amnesty-emergenti.

La band chiama il proprio sound “musica bambina”: sono lievi e acuti, alimentando la propria voglia di stupire e di stupirsi

LE MACCHINE INUTILI DE LASTANZADIGRETA

MUSICA di Raffaello Carabini

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PIANO SOLO

Acclamato pianista dalle influenze classiche e istinto da improvvisatore, pubblica un album solista IL JAZZ DI DOMINIK WANIA

Gli undici brani del cd Lonely Shadows (ECM), totalmente improvvisati al pianoforte, presentano da solista il 39enne polacco Dominik Wania, conosciuto per le collaborazioni in ambito jazz e con il compositore Zbigniew Preisner. Di background classico (nel 2003 vinse il Premio Internazionale di Musica contemporanea di Cracovia), dimostra tutta la sua originalità, giostrando tra dettagliate trame e ricami volatili, tra strutture solide e sogni evanescenti.

I PIEMONTESI LASTANZADIGRETA SONO PROTAGONISTI DI UN SOUND SFACCETTATO E INUSUALE, realizzato con strumenti giocattolo comprati nei mercatini dell’usato e riassemblati dai musicisti stessi, oppure con spazzole, tubi in pvc, macchine da scrivere, racchette da tennis, bidoni industriali e batterie di pentole. Servono ai cinque per scrivere “canzoni per adulti che sono, a tutti gli effetti, musica bambina: per il suo saper raccontare il mondo con occhi diversi, per il suo sapersi stupire, per la sua leggerezza…”. L’album di debutto, Creature selvagge, valse loro la Targa Tenco 2017 come migliore opera prima. Il secondo cd, Macchine inutili, vede un arricchimento sonoro (parteci-

pano archi e fiati della Filarmonica del Teatro Regio di Torino), arrangiamenti più pop e sintetizzatori, oltre alle solite bizzarrie come le seghe musicali, le scatole da sigari, i giocattoli e le taniche. Le tredici canzoni volano in un cielo che è ricco di sonorità, dalla sofisticatezza della Penguin Cafè Orchestra si passa alle filastrocche, di passione e di pop a tutto tondo. Parlano di ambiente (Pesce comune), consumismo (Attenzione attenzione), invenzione (Grammatica della fantasia, dedicata a Gianni Rodari), amore, lavoro interinale, Resistenza, l’arte di inventare storie. In un equilibrio elegante tra ricercatezza e immediatezza, si sorride dolceamaro e si ripensa il mondo attorno, immaginandolo diverso, guarito. MARZO 2021 I 57


__CINEMA CULTURA __

Nuovo ruolo di “dark lady” per Rosamund Pike che in I care a lot affianca Dianne Wiest in una irresistibile commedia nera dai risvolti imprevedibili

di Alessandra Miccinesi

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FILM IN USCITA

COMMEDIA

I CARE A LOT: PROFESSIONE TRUFFA COMMEDIA

ADDIO AL NUBILATO

UN DIVANO A TUNISI

REGIA di F. Apolloni

REGIA di Manèle Labidi

con: Laura Chiatti, Antonia Liskova, Jun Ichikawa e Chiara Francini Giudizio di 50&Più:

con: Golshifteh Farahani e Majd Mastoura On demand su Sky primafila, Timvision, Chili, Infinity Giudizio di 50&Più:

Un diffuso rituale prematrimoniale al quale il cinema italiano non ha mai dedicato un film. Ci prova Francesco Apolloni, che con delicata ironia racconta l’amicizia tra donne, lanciando un messaggio di speranza e felicità. Quattro amiche si ritrovano per festeggiare l’addio al nubilato di una di loro, ma - colpo di scena la sposa non si presenta. Anzi, lascia alle amiche dei biglietti: tracce per una caccia al tesoro che porterà le damigelle in giro per la città fino al vecchio liceo.

Una commedia alla Woody Allen che ha conquistato il pubblico al festival di Venezia. Nonostante la primavera araba, per la giovane psicanalista Selma (Golshifteh Farahani) sarà dura convincere i suoi parenti che anche le donne possono esercitare la professione. Cresciuta a Parigi col papà, ma desiderosa di tornare nella natia Tunisi, Selma dovrà vedersela con una serie di pazienti alquanto eccentrici che iniziano ad affollare lo studio medico.

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CINEMA

DEFINITO DALL’AUTOREVOLE RIVISTA VARIETY UN THRILLER ELEGANTEMENTE INQUIETANTE, e apprezzato dal pubblico del Toronto Film Festival 2020, I care a lot è una commedia nera con atmosfere da brivido, scritta dal regista de La scomparsa di Alice Creed. Il film svela i meccanismi alla base di un sistema truffaldino che miete vittime nella categoria sociale più debole, gli anziani. Ma che razza di persona è chi ha interesse a prendersi gioco di persone in pensione al punto da sottrarre ai malcapitati i risparmi di una vita? In I care a lot (che tradotto significa “ci tengo molto”) la truffatrice ha il volto angelico e la mente diabolica di Marla Grayson (Rosamund Pike), già apprezzata nel ruolo della bionda fatale nel thriller di David Fincher L’amore bugiardo - un’affascinante tutrice legale che,

con l’aiuto della sua complice e amica Fran (Eiza Gonzàlez), sa come alleggerire i conti degli anziani affidatigli dal tribunale. Un racket quasi infallibile, gestito con cinica freddezza dallo squalo in minigonna Marla, che deruba le sue vittime applicando mezzi dubbi ma legali. Tutto cambia quando sulla sua strada compare la ricca pensionata Jennifer Peterson (la grande Dianne Wiest), sola e senza eredi ma con un ombroso segreto: la connessione con un gangster instabile (Peter Drinklage de Il trono di spade). Costretta a salire di livello in un gioco estremamente pericoloso, Marla deve scegliere se partecipare a un confronto in cui solo i veri predatori escono vincenti dalla sfida. Regia: J. Blakeson Genere: thriller commedia Giudizio di 50&Più:


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Dal 1967 il Patronato 50&PiùEnasco tutela i diritti dei cittadini italiani e stranieri, fornendo assistenza e consulenza per tutte le prestazioni erogate dall’Inps e dagli Enti collegati. Professionalità ed esperienza per fornire risposte alle esigenze di assistenza sociale e previdenziale delle persone. Gli uffici 50&PiùEnasco sono a tua disposizione per offrirti consulenza e tutta l’assistenza necessaria

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__ EVENTI__

APERTE LE ISCRIZIONI AL CONCORSO 50&PIÙ PROSA, POESIA, PITTURA E FOTOGRAFIA di Anna Mercuri

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Per partecipare c’è tempo fino al 21 maggio 2021. Il bando e la scheda di iscrizione sono pubblicati sul sito www.spazio50.org, alla sezione “Concorso 50&Più”. Per ulteriori informazioni scrivere a infoeventi@50epiu.it o telefonare allo 0668883297

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QUELLA PASSIONE COLTIVATA IN GIOVENTÙ CHE RIAFFIORA QUANDO MENO TE LO ASPETTI, in genere in un momento particolare della vita, quando si è alla ricerca di nuove forme di espressione. Accade quando la parola non basta più. Ma c’è bisogno di colore, come nella pittura, della scrittura, come nel caso della poesia o della prosa, oppure

di uno scatto capace di catturare l’intensità di un momento, come nella fotografia. Questo nuovo desiderio di espressione spesso si manifesta nell’età matura, a 50 anni e più o dopo la pensione. Perché gli anni alimentano la creatività, ma anche un grande senso di libertà. Così l’arte si fa pura, senza sovrastrutture. Si fa vera. E ora è arrivato il momento


NEL 1983, L’INIZIO DI UNA LUNGA STORIA IN 39 ANNI SONO STATI OLTRE 25MILA GLI ARTISTI OVER 50 APPRODATI ALLA FINALE. GRANDI I NOMI DELLA CULTURA CHE SI SONO AVVICENDATI NELLA GIURIA IN OGNI EDIZIONE

IL CONCORSO DI PROSA, POESIA, PITTURA E FOTOGRAFIA È STATO IDEATO DALL’ASSOCIAZIONE 50&PIÙ NEL 1983 E QUEST’ANNO CELEBRA LA SUA 39ª EDIZIONE. In tutto questo tempo ha dato la possibilità a migliaia di over 50 di esprimersi attraverso l’arte e di coltivare il proprio talento. In tanti anni sono stati oltre 25mila i finalisti al Concorso. La loro partecipazione è la dimostrazione che la creatività non ha età e che, anzi, con gli anni - come sosteneva lo storico francese Georges Minois - può esprimersi ancora più liberamente. Non a caso il simbolo del Concorso sono le “Farfalle”, espressione dell’età libera. Sono Farfalle d’Argento per i finalisti e d’Oro per i vincitori. Ma c’è anche il “Premio Libellula”, riservato ai concorrenti vincitori delle Farfalle d’Oro di tutte le precedenti edizioni.

di mettersi in gioco. Ormai ci siamo! Il 21 maggio 2021 è l’ultimo giorno per iscriversi, inviando la propria opera al Concorso di Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia, ideato e organizzato dall’Associazione 50&Più. Anche in questa XXXIX edizione è possibile partecipare a una o a più sezioni. Quindi, per esempio, se amate scrivere racconti e vorreste an-

che presentarvi con una poesia, non c’è alcuna preclusione. Fatelo. La creatività non ha limiti! Per partecipare al Concorso occorre leggere con attenzione le indicazioni contenute nel Bando, inviare la propria adesione compilando l’apposita scheda di iscrizione insieme all’opera o alle opere con le quali si desidera partecipare. Il tutto si può fare

Chi valuta le opere selezionate per la finale? Il compito da sempre è affidato a una Giuria di grande spessore composta da affermati poeti, critici letterari e d’arte, scrittori, pittori, scultori e giornalisti. Avranno il compito di assegnare le 20 Farfalle d’Oro (5 per ogni sezione) e le 4 Libellule d’Oro (1 per ogni sezione). Solo per citare alcuni nomi, in passato il Concorso ha avuto l’onore di avere tra i giurati il pittore Alberto Sughi, lo scrittore e filosofo Luciano De Crescenzo e la poetessa Maria Luisa Spaziani. Insomma, grandi personaggi della cultura nazionale e internazionale. Infine, un altro Premio riservato ai vincitori della Farfalla d’Oro, la “Superfarfalla”, che in questo caso viene conferita secondo il giudizio del pubblico, quello dei lettori della Rivista 50&Più e di Spazio50.org. Riceverla è un’ulteriore grande emozione.

comodamente da casa: basta collegarsi al sito www.spazio50.org - sezione “Concorso 50&Più” - in cui sono pubblicati il bando e la scheda di iscrizione, e dove è possibile allegare la propria opera (per le opere pittoriche si richiede l’invio di due fotografie a colori). Le informazioni riguardanti la fase finale della competizione e le premiazioni saranno comunicate

successivamente alla data di scadenza di partecipazione (dopo il 21 maggio). Infine, si ricorda che per l’ammissione al Concorso occorre aver compiuto 50 anni e non essere scrittori, poeti, pittori o fotografi di professione, ma solo per passione. Artisti per diletto. A questo punto, non vi resta che assecondare la creatività in piena libertà!

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__SOCIETÀ TENDENZE__

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DENTRO LA NOTIZIA

I MAESTRI DEL COLORE

SCIENZA ED EMOZIONI Il Pantone Color Institute è la divisione di Pantone che, stabilendo i principali colori stagionali tramite il “Pantone Color of the Year”, determina le tendenze cromatiche mondiali. L’Istituto fornisce anche consulenza alle aziende nel campo del colore e nell’identità visiva dei marchi e dei prodotti. L’azione del Pantone Color Institute si estende anche alle previsioni sulle tendenze di mercato, sulle ricerche basate sulla psicologia del colore e l’emozione che la percezione di una nuance suscita nella persona, sui significati del colore e il modo migliore per utilizzarlo. 62 I spazio50.org I MARZO 2021

Come colore dell’anno è stata scelta una combinazione di nuance in grado di trasmettere resilienza e forza, così da superare l’incertezza di questo periodo

UN GRIGIO E UN GIALLO PER REGALARSI FELICITÀ E SPERANZA

di Giulia Rachele Deli

ANCHE I COLORI POSSONO VESTIRSI DI FELICITÀ E DI ENERGIA. Se poi vengono accostati l’uno all’altro sono anche in grado di trasmettere un messaggio di forza e speranza. È ciò che è accaduto quest’anno, quando al Pantone Color Institute si sono riuniti per decidere quale tra i Colori Pantone rappresentasse al meglio il 2021. La scelta è caduta su due nuance apparentemente contrapposte, ma unite nel sentimento da diffondere, ovvero forza e positività: un grigio (Ultimate Gray 17-5104) e un giallo (Illuminating 13-0647). «L’insieme tra Ultimate Gray,

stabile nel tempo, e il giallo vibrante Illuminating, esprime un messaggio di positività supportato da grande forza ha dichiarato Leatrice Eiseman, direttore esecutivo del Pantone Color Institute -. Concreta e salda, ma allo stesso tempo calorosa e ottimistica, questa combinazione di colori ci trasmette un senso di resilienza e speranza. Abbiamo bisogno di sentirci incoraggiati e risollevati; è qualcosa di essenziale per la mente umana». Soprattutto tenendo conto del momento storico particolarmente difficile che il mondo, attanagliato dalla pandemia, sta vivendo. Due colori diversi, dunque, ma

ognuno con un messaggio positivo: «Illuminating è un giallo brillante e allegro che risplende di vivacità, una tonalità calda intrisa del potere del sole - affermano al Pantone Institute -. Ultimate Gray è un richiamo a elementi saldi e affidabili, che durano nel tempo e offrono solide basi. È il colore dei ciottoli sulla spiaggia e di elementi naturali il cui aspetto invecchiato mette in luce la capacità di resistere al passare del tempo». Da oltre 20 anni, il “Pantone Color of the Year” influenza la realizzazione dei prodotti in diversi settori, tra cui la moda, l’arredamento di interni e il graphic design.


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PUBBLICITÀ! La pubblicità è parte della realtà, è uno specchio che ne riflette i tratti essenziali sotto forma di parole, suoni, immagini. Un mezzo che ci rammenta insistentemente l’esistenza e, forse, il bisogno di questo o quel prodotto. “Pubblicità!”, 16° volume de Le Perle della Memoria, ci racconta come i messaggi pubblicitari si trasformano nel tempo, proponendo una realtà di volta in volta diversa. Un modo per leggere la Storia tramite le cose che facciamo, gli abiti, gli odori, gli oggetti di cui ci serviamo quotidianamente...

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__SOCIETÀ TENDENZE__

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IL RITO DELLA COLORAZIONE DEI CAPELLI RISALE A TEMPI ANTICHI. GIÀ NEL NEOLITICO SEMBRA SI USASSE LA TERRA D’OCRA, GIALLA E ROSSA PER COLORARE LE LUNGHE CHIOME

CAPELLI BIANCHI?

C’È CHI DICE SÌ

L’ultima, in ordine di tempo, è stata Carolina di Monaco che, a 63 anni, ha detto basta alle tinture mostrandosi in pubblico coi capelli grigi. È avvenuto proprio durante la festa nazionale del Principato di Monaco, dove li ha mostrati tirati indietro da un cerchietto. Ma sono sempre più le donne che dicono stop al colore di Sadìa Maccari

CAROLINA DI MONACO, JANE FONDA, JAMIE LEE COURTIS, BENEDETTA BARZINI, SHARON OSBOURNE. Sono solo alcune delle donne che hanno detto basta al colore decidendo di non tingere più i capelli. Una scelta coraggiosa che potrebbe essere apprezzata da molte donne, stanche di camuffare l’età. Per contro, però, potrebbe anche trattarsi solo di una moda. Anche se la greynaissance - come viene chiamata questa nuova tendenza - sembra un approccio destinato a durare nel tempo. Ne abbiamo parlato con due donne esperte di questioni femminili, sebbene il tema del colore non conosca genere. Capita infatti che siano anche gli uomini a optare o meno per una chioma colorata, specie se in là con gli anni. Per Donata Bruzzi, psicologa e psicoterapeuta, si tratta di: «Una tendenza molto sana - quella di rinunciare alle tinture - dal momento che, nella nostra società, è ancora forte la rincorsa alla giovinezza perenne, a un’immagine corporea che talvolta viene trasfigurata da interventi chirurgici e che non permette alla persona di esprimere ciò che è realmente». Dello stesso avviso, Giovanna Vitacca, consulente di immagine: «Al di là di quello che è il capello bianco, 64 I spazio50.org I MARZO 2021


a una certa età quasi ogni donna subisce una trasformazione - capelli meno folti, qualche chiletto in più -, un cambiamento che coinvolge tutte. Arrivare a questa fase della vita in modo sereno fa sì che l’aspetto esteriore non diventi una frustrazione». Ma il tema tinture, come dicevamo, non ha a che fare solo con le donne; la scelta di accettare il capello grigio, per un uomo, ha un certo significato. «In entrambi i casi - sostiene Donata Bruzzi - questo ha a che fare con l’identità di genere che ha una natura prettamente sociale. Il nostro modo di essere donne e uomini ha molto a che vedere con l’idea che la società ha dell’essere donna e dell’essere uomo. Le battaglie che puntano verso la parità dei generi cercano proprio di rivedere questi modelli, di far uscire la donna dallo stereotipo dell’angelo del focolare, con un aspetto gradevole, ma anche creare un varco per l’uomo affinché possa uscire dal cliché dell’uomo forte, realizzato nel lavoro, colui che si occupa del mantenimento della famiglia». Un’occasione di svolta, dunque? Per Giovanna Vitacca, che lavora appunto con l’immagine, «dopo aver vissuto un passato molto orientato alla perfezione pensiamo al power dressing degli anni Novanta, ai fisici perfetti dei bodybuilder, al ricorso massiccio alla chirurgia estetica -, oggi c’è una fetta di persone che ha

smaltito questo trend e sta invece lavorando sulla propria persona». Una lettura psicologica ci aiuta inoltre a capire - come sottolinea Donata Bruzzi - che: «Noi esseri umani siamo profondamente modaioli. È difficile dire se questa del capello bianco sia una nuova tendenza che si consoliderà. Magari si tratta di un fenomeno ciclico, come cicliche sono tutte le mode». Di certo, il fatto che personaggi famosi si propongano al grande pubblico con un’immagine più naturale, può creare dei meccanismi di emulazione per cui altre donne - che magari soffrono anche delle complicanze di dover corrispondere ad un modello diverso da quella che è la realtà del proprio corpo - si possano sentire libere di apparire per ciò che sono. Senza rischio - ci domandiamo, però - di cadere in un’omologazione al contrario, del “tutte bianche, ma con un bianco candido e super curato”? Per l’esperta di immagine, Giovanna Vitacca: «Il capello, che sia bianco o colorato, va gestito anche con un minimo di cura. Si tratta appunto di cura della persona. Cioè, io posso essere sciatta sia che mi tinga i capelli sia che li lasci bianchi». Ma, scegliere o meno di colorare i capelli ci dice qualcosa in termini di autostima? Secondo Donata Bruzzi: «Ci dice dell’importanza per la persona di corrispondere ad uno stereotipo sociale, e quindi dell’es- » MARZO 2021 I 65


LE ESPERTE sere uniforme a ciò che il mondo ci propone, come l’immagine della donna dai 50 anni in su. Se la persona sente un forte bisogno di assimilarsi agli altri - e tutti noi, chi più chi meno, lo avvertiamo -, sarà più propensa a fare un certo tipo di scelta, anche per la propria immagine, in funzione di quello che il mondo propone. È anche vero, però, che nel tempo, noi possiamo cambiare in termini di autostima, come anche le priorità rispetto alle quali valutiamo noi stesse - discorso che vale anche per gli uomini ovviamente - ed è possibile che una donna che si ritrova in una fase della vita in cui certe priorità legate all’apparire sono meno rilevanti - perché ci sono altri modi per soddisfare se stesse - senta meno il bisogno di corrispondere ad un’immagine di perfezione o a un ideale di giovinezza che non le corrisponde più». E, a questo punto, viene da chiedersi perché questa cosiddetta “svolta grigia” avvenga proprio in questa fase storica. Donata Bruzzi sostiene che: «Siamo in un momento sociale in cui torna l’attenzione all’alimentazione sana, all’ecologia, all’avere uno stile di vita orientato al benessere e, in tutto questo, potrebbe sposarsi molto bene una filosofia che ci vede

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NELL’ANTICO EGITTO, I COLORI PREFERITI ERANO IL NERO E L’ARANCIO-ROSSO. L’HENNÈ ERA IL COLORANTE PIÙ COMUNE POICHÉ CRESCE ABBONDANTE SULLE RIVE DEL NILO

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Donata Bruzzi Psicologa, psicoterapeuta Gestalt fenomenologicoesistenziale, coach associata Icf (International Coach Federation). Si occupa anche del tema dell’autostima e della leadership femminile.

Giovanna Vitacca Laureata in Lettere Moderne con dottorato in Storia del Teatro e dello Spettacolo. Oggi è Style Coach e Fashion Consultant. Alle spalle, vent’anni di lavoro per aziende del lusso e del fashion.

più naturali anche nella nostra immagine fisica». Tanto più che, stando all’esperienza nel campo della moda di Giovanna Vitacca: «C’è una tendenza globale (lei insegna anche semiotica della moda n.d.r.) alla maggiore attenzione dell’individuo a quella che è la collettività. Negli anni Ottanta, Novanta e i primi Duemila si parlava molto di omologazione, un fenomeno ovviamente spinto dal consumismo. Tutti dovevamo avere la maglietta logata perché questo ci faceva sentire parte di un gruppo. Oggi, non è un caso, c’è una ricerca della propria unicità, c’è la voglia di differenziarsi. Rifioriscono le sartorie perché le persone preferiscono un capo sartoriale - che è anonimo dal punto di vista del logo -, ma che è solo mio». Eppure, è indubbio che la scelta di rinunciare al capello colorato possa anche avere a che fare con qualcosa di più ampio, un movimento di emancipazione femminile di cui le

donne senior sono presumibilmente apripista. «C’è una maggiore presa di coscienza delle donne - aggiunge la psicologa Donata Bruzzi -. Si tratta di una seconda primavera rispetto ai movimenti che ci sono stati nel passato. Si parla ormai in modo aperto di temi come la violenza, consapevoli come siamo anche del grosso divario di trattamento economico e di responsabilità tra uomini e donne nel mondo del lavoro». Un passaggio non da poco se si pensa che sta permettendo alle donne di evolvere rispetto allo stereotipo imperante di una donna che si occupa della famiglia, fin troppo attenta all’immagine estetica, verso una donna che ha priorità anche diverse, come la realizzazione professionale, interessi personali che vadano oltre gli aspetti concernenti quasi esclusivamente la vita familiare. «Credo che questo abbia a che fare con la possibilità di costruire un’immagine di sé che va oltre lo stereotipo sociale sottolinea Bruzzi - e che si incarna con una rappresentazione più sincera della persona, delle sue priorità, dei suoi bisogni, che lascia andare i temi dell’apparire verso un’identificazione più coerente con ciò che siamo nei diversi cicli della nostra vita».


A Varese si sperimenta una soluzione all’avanguardia: fare la spesa senza imballi usa e getta, ma portando con sé dei contenitori e delle retine. Sessanta famiglie in campo per dire addio alla plastica

__SOCIETÀ ATTUALITÀ__

LA SPESA “SBALLATA”

U

di Rita Nicosanti

UNA SFIDA PER RIDURRE L’UTILIZZO DI PLASTICA MONOUSO NELLA NOSTRA QUOTIDIANITÀ, per dare avvio a una spesa senza imballi usa e getta: nasce da qui il progetto “Spesa Sballata”. Finanziato da Fondazione Cariplo nel bando “Plastic Challenge” 2019, il progetto vede come capofila la Cooperativa Totem in partnership con Provincia di Varese-Osservatorio Provinciale Rifiuti e Green Schools, Scuola Agraria del Parco di Monza, col suo partner tecnico Ars ambiente srl e Comune di Varese. Sono coinvolte 60 famiglie, hanno un set di contenitori e delle retine a disposizione con cui possono andare a fare la spesa in nove punti vendita del territorio. Dicendo addio alla plastica. Abbiamo chiesto ad alcune “famiglie sballate” di raccontarci questo progetto da vicino, » MARZO 2021 I 67


__SOCIETÀ ATTUALITÀ__ per capire qual è stato l’impatto sulla loro vita, sulla loro quotidianità. «Mio marito è un libero professionista, io sono un’impiegata e abbiamo una figlia che ha appena compiuto 4 anni. Siamo una famiglia semplice e sensibile alle tematiche ambientali», si presenta così Anna Carlomagno, giovane mamma del varesotto. Elenca alcuni dei piccoli gesti quotidiani sostenibili: «Per quanto riguarda i rifiuti siamo attenti alla giusta differenziazione, utilizziamo le brocche e prendiamo l’acqua dalle torrette, prediligiamo sempre le cialde biodegradabili per il caffè». È per questo che non ci hanno pensato due volte ad aderire al progetto di “Spesa Sballata”. Dopo i primi mesi di prova, l’entusiasmo è alle stelle: «La diminuzione dell’imballaggio è tanta, lo si vede già dopo la prima spesa. Pensiamo ad esempio che ci sono alcuni imballaggi, come quelli della macelleria e del pesce, che non si possono riciclare». Ma vediamo come funziona, concretamente. «Per quanto riguarda il reparto frutta e verdura, pesiamo prima i vari alimenti separatamente, senza imballaggio, e poi li mettiamo tutti insieme dentro le retine. In ogni retina ci sono delle etichette su cui attacchiamo gli adesivi emessi dalle bilance». In questo modo, alle casse, le operazioni sono agevoli e veloci. «Le prime volte ci sono stati alcuni rallentamenti, ma adesso siamo tutti rodati, anche i commessi, il servizio funziona 68 I spazio50.org I MARZO 2021

LA LEGGE

DECRETO CLIMA

Diritti e doveri Un anno e mezzo fa, alla fine del 2019, il Parlamento italiano ha approvato la Legge n.141 del 12 dicembre 2019, il cosiddetto “Decreto Clima”. Questo documento, all’articolo 7, prevede che: «Ai clienti è consentito utilizzare contenitori propri purché riutilizzabili, puliti e idonei per uso alimentare». Nel nostro Paese, quindi, è possibile fare la spesa portando con sé contenitori rispondenti a tali caratteristiche. Attenzione, però, ci sono dei limiti. Lo stesso testo definisce anche una disposizione di “salvaguardia”, per garantire che la pratica si svolga in tutta sicurezza. La Legge, infatti, prevede che «L’esercente può rifiutare l’uso di contenitori che ritenga igienicamente non idonei».

perfettamente. Abbiamo un badge e tutti i contenitori hanno il logo del progetto facilmente riconoscibile». Anna, tuttavia, individua anche delle criticità: «Purtroppo nella grande distribuzione c’è ancora la difficoltà a poter acquistare alcuni prodotti senza la confezione. Mi riferisco ad esempio alla carne bianca, che non può essere venduta priva di imballaggio». Anche Eleonora Marinaccio ha scelto di sposare con gioia il progetto. «Lo abbiamo scoperto grazie a mia figlia. Frequenta il liceo artistico di Busto Arsizio, è un istituto che ha il bollino “Green School”, sensibilizza i ragazzi ai riciclo corretto, ai riutilizzo creativo e così via. All’interno di tutte queste iniziate, è venuta fuori la proposta di creare un gruppo di famiglie interessato a eliminare la cultura dell’usa e getta, a utilizzare detersivi meno inquinanti e anche a fare la spesa in modo più sostenibile». Eleonora non ci pensa su e decide di aderire al progetto. Le è sembrato normale, considerato lo stile di vita che hanno già adottato da vario tempo. «Quando mio figlio era piccolo utilizzavo per lui i pannolini lavabili, noi donne in famiglia ci serviamo degli assor-

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PER SAPERNE DI PIÙ PER ESSERE SEMPRE INFORMATI SULLE INIZIATIVE DELLA COMMUNITY, È POSSIBILE SEGUIRE LA PAGINA “FAMIGLIE SBALLATE” SU FACEBOOK

benti lavabili, e abbiamo sempre avuto un occhio di riguardo anche alla spesa. Abbiamo cercato delle piccole attività, contadini ed allevatori, da cui rifornirci per avere cibo a chilometro zero». Attenzione e sensibilità anche per quanto riguarda il comparto tessile. «Il figlio più piccolo ha 4 anni, a lui non è stato complicato far capire che poteva usare i vestiti di suo cugino più grande e regalare i suoi al più piccolo. Diverso per mia figlia: lei è un’adolescente ed è stato un grande tabù accettare l’idea di avere dei vestiti usati. Ma alla fine ha capito e oggi sensibilizza


anche le sue amiche». Gli inizi del progetto “Spesa Sballata” sono stati un po’ travagliati per Eleonora: «Abitiamo distante da Varese, e riuscire a recuperare il kit per iniziare a fare la spesa, con tutti gli impedimenti legati alle zone rosse non è stato semplice. Una volta che ne siamo venuti in possesso, però, la strada è stata tutta in discesa». Eleonora è entusiasta del progetto ed è convinta che sia replicabile: «Spesso, quando sono al supermercato, vengo avvicinata da altri consumatori. Sono incuriositi, mi fanno domande. Io credo che oggi ci sia un desiderio, una sensibilità latente dentro ognuno di noi. C’è bisogno degli stimoli giusti che non possono che venire dalle istituzioni. Sono sicura che ci sarebbe ben poca resistenza da parte dei consumatori nel lasciare dei comportamenti deleteri per il pianeta, qualora venisse fornita loro un’alternativa».

USA E GETTA, ADDIO La portavoce della Cooperativa Totem ci racconta le radici del progetto e l’entusiasmo delle famiglie coinvolte. La sperimentazione terminerà ad aprile, ma si sta già lavorando a un portale con la mappatura dei negozi che adottano le buone pratiche «Già nel 2018 aveva preso vita un’esperienza avviata e gestita dalla Provincia di Varese, che aveva coinvolto tre famiglie: si erano impegnate a ridurre i propri rifiuti domestici secondo un decalogo di buone pratiche. Oggi, le famiglie che partecipano al progetto “Spesa Sballata” sono sessanta». A parlare è Chee Mei Hoh (nella foto in alto) della Cooperativa Totem, capofila di questo progetto unico sul territorio nazionale. «La sperimentazione è partita nello scorso novembre e si protrarrà fino al 30 aprile. Sta andando molto bene: raccogliamo e chie-

diamo feedback da parte dei partecipanti, sono tutti molto soddisfatti». Chee Mei Hoh è convinta della forza di questo progetto e anche della sua replicabilità: «È importante ampliare la conoscenza di questa nuova modalità per i negozi e per i consumatori. È un’azione che, all’inizio, può far nutrire qualche dubbio perché richiede organizzazione. Ma poi diventa un’abitudine, così come la shopper che ci portiamo quando andiamo a fare la spesa». In merito al futuro ci dice: «Stiamo lavorando alla creazione di un portale dove

mappare tutti i negozi che adottano le buone pratiche. E poi è previsto un grande evento plastic free, che avrà luogo sul territorio di Varese. Ma per capire quando, dobbiamo aspettare l’evolversi della situazione sanitaria». E con il Coronavirus, intanto, è aumentata anche la volontà di sbarazzarsi dell’usa e getta. Lo conferma la portavoce della Cooperativa Totem: «Il fatto di portare il proprio contenitore da casa è, paradossalmente, più sicuro che non prendere delle cose confezionate, già imballate, toccate da chissà quante persone prima di te». MARZO 2021 I 69


__SOCIETÀ ATTUALITÀ__

A partire dal primo marzo gli elettrodomestici avranno una nuova etichetta energetica. Ecco tutte le novità e i vantaggi per i consumatori

ELETTRODOMESTICI, AL VIA LE NUOVE ETICHETTE ENERGETICHE di Luisella Berti

A PARTIRE DAL 1° MARZO 2021 CAMBIANO LE ETICHETTE ENERGETICHE DEGLI ELETTRODOMESTICI, SECONDO LE NUOVE DISPOSIZIONI DELL’UNIONE EUROPEA previste dal Regolamento quadro europeo 2017/1369. Etichette energetiche più semplici da leggere per meglio facilitare la scelta del consumatore nell’acquisto. La nuova classificazione prevede una scala comune per tutti i prodotti con classi energetiche da A (prodotti più efficienti) a G (prodotti meno efficienti). Spariscono quindi le classi A+, A++, A+++, che abbiamo visto negli ultimi anni. Non solo, le nuove etichette hanno anche una grafica rinnovata che include un QR-code per ottenere informazioni aggiuntive sul prodotto accessibili attraverso smartphone. Tuttavia occorre fare attenzione, perché i modelli con la vecchia etichetta potranno essere esposti e venduti fino al 30 novembre 2021. Dal 1° dicembre 2021 sarà invece rigorosamente vietato vendere i modelli con la vecchia etichettatura.

IL RISPARMIO

150 euro l’anno a famiglia La nuova etichetta energetica farà risparmiare alle famiglie europee oltre 33 miliardi di euro l’anno, in media 150 euro a nucleo familiare. Il risparmio energetico annuo sarà di 167 TWh (Terawattora) entro il 2030, pari, ad esempio, a circa il 50% del consumo energetico annuale italiano.

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» PERCHÉ CAMBIANO LE ETICHETTE

Come spiegato dalla Commissione Europea, se da una parte le vecchie etichette energetiche hanno indubbiamente contribuito allo sviluppo innovativo dell’industria e alla con-


NEL DETTAGLIO correnza, favorendo l’immissione sul mercato di nuovi prodotti in classi energetiche via via superiori, dall’altra stavano diventando fonte di confusione. La classe “A” seguita da uno o più “+” era diventata quella che raggruppava la maggior parte degli elettrodomestici, lasciando così vuote le classi inferiori e portando il consumatore a non comprendere con chiarezza che un frigorifero in classe A+ in realtà era il meno efficiente dal punto di vista energetico sul mercato. » UN PASSAGGIO GRADUALE

L’introduzione delle nuove etichette è stata organizzata in modo graduale e riguarda sei gruppi di prodotti. Dal 1° marzo quindi, è la volta di frigoriferi e congelatori, inclusi cantinette per vino per uso domestico, lavatrici e lavasciuga, lavastoviglie, Tv e display. Dal 1° settembre il passaggio coinvolgerà anche le sorgenti luminose. Rispetto invece alle apparecchiature di refrigerazione destinate ad usi commerciali, ci sarà un’etichetta completamente nuova che sarà tuttavia rilevante solo per il settore della vendita al dettaglio professionale. Per altri gruppi di prodotti etichettati, come condizionatori d’aria, asciugatrici a tamburo, aspirapolveri, scaldabagni ecc., la nuova etichettatura è prevista dal 2022 in poi. » COME RICONOSCERE LA NUOVA ETICHETTA ENERGETICA

Oltre alla scala di efficienza energetica - che va dalla classe A (più efficiente) alla classe G (meno efficiente) senza più let-

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FIGURA 1 A destra, l’esempio di etichetta la cui spiegazione si trova nel box accanto. Fonte: label2020.it

Le informazioni principali 2

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tere doppie o “+” -, le nuove etichette saranno riconoscibili dalla presenza, in alto a destra, di un QR-code grazie al quale i consumatori potranno ottenere informazioni supplementari (non commerciali) attraverso la scansione con un comune smartphone. Schede tecniche, documentazione e dati, infatti, saranno inseriti dai fabbricanti nella banca dati online Eprel (European Product Database for Energy Labelling) a cui tutti i cittadini europei possono accedere. Il QR-code - come evidenzia l’Istituto Italiano del Marchio di Qualità (IMQ) - risolverà in questo modo il limite del ridotto spazio disponibile sull’etichetta fisica, consentendo al consumatore l’accesso a ulteriori dati. In questo modo si avrà la possibilità

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LA NUOVA ETICHETTA

di confrontare rapidamente l’efficienza energetica di vari modelli e individuare facilmente quello con un minore consumo di energia, e quindi un maggiore risparmio. Naturalmente, sull’etichetta sarà indicato il consumo specifico di energia e, grazie all’aiuto di pittogrammi, saranno evidenziate altre prestazioni in base alle caratteristiche del prodotto. Ad esempio, nel caso del frigorifero si trovano indicazioni sul volume totale del comparto congelatore e del comparto frigo. Nell’etichetta di lavatrici e lavastoviglie l’energia elettrica sarà indicata non più sul valore annuale, ma per 100 cicli, oltre al consumo di acqua per ciclo. Saranno presenti anche le informazioni sulle emissioni sonore.

Come è fatta la nuova etichetta energetica? L’esempio proposto riguarda l’etichetta di un frigorifero e congelatore (vedi figura 1). 1 In testa a destra, è riportato il QR-code, cui seguono subito sotto il nome del produttore e il modello dell’apparecchio; 2 nel riquadro successivo è indicata la classe di efficienza energetica tramite una scala semplificata dalla A (classe maggiore efficienza energetica) alla G (minima efficienza energetica). Nel caso dell’esempio, il frigorifero o congelatore ha una classe energetica B; 3 nella parte centrale, viene riportato il consumo annuo in kWh; 4 infine, nell’ultimo riquadro, attraverso icone e pittogrammi, vengono fornite le informazioni utili e aggiuntive che cambiano a seconda della categoria di prodotto. Nel caso del frigorifero si trovano indicazioni sul volume totale del comparto congelatore e del comparto frigo, oltre alle informazioni sulle emissioni sonore. Dove informarsi Per ulteriori informazioni è possibile consultare questi siti: www.label2020.it/ www.belt-project.eu/

I MODELLI DI ELETTRODOMESTICI CON LA VECCHIA ETICHETTA ENERGETICA POTRANNO ESSERE VENDUTI FINO AL 30 NOVEMBRE 2021

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scienze SALUTE AMBIENTE

Saper gestire il decorso di una patologia degenerativa è l’elemento principale su cui si formula tutta la terapia. Importante è mantenere al centro l’identità del paziente e l’integrità del contesto abitativo __SALUTE__

DEMENZA: CURA E PREVENZIONE di Alessandro Mascia PERDITA DELLA MEMORIA, DISORIENTAMENTO SPAZIO-TEMPORALE, difficoltà a partecipare ad una conversazione o a ricordare la collocazione di oggetti in casa, cambiamento dell’umore associato a confusione, depressione e ansia. Nel cervello esistono aree deputate all’elaborazione del pensiero, all’organizzazione delle idee, alla gestione delle emozioni, al calcolo matematico, alla programmazione del movimento e altre ancora. La degenerazione di queste cellule nervose compromette la funzionalità delle differenti aree cerebrali. Nell’Alzheimer, ad esempio, una delle zone più frequentemente colpita è quella dell’ippocampo, in cui risiede il centro dell’apprendimento e della memoria.

È opportuno comunque chiarire che la perdita della memoria e delle funzioni cognitive non è la normale conseguenza dell’invecchiamento. Il progressivo declino delle facoltà mentali è sempre conseguente all’instaurarsi di una malattia e, di solito, si inserisce nella famiglia delle demenze. È ormai consolidato il fatto che l’approccio riabilitativo nel paziente affetto da demenza è di fondamentale importanza e deve prevenire l’aumento della somministrazione farmacologica. Considerando che la demenza colpisce aree specifiche in ordine progressivo, il principio cardine è quello di mantenere in allenamento le funzioni cognitive residue al fine di ridurre la velocità di degenerazione delle competenze colpi-

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te. I numerosi studi condotti negli ultimi decenni hanno dimostrato che il sistema nervoso centrale ha un coefficiente di plasticità intrinseco estremamente prezioso per chi ha subìto danni cerebrali. Questa plasticità permette di costruire vie di collegamento tra aree cerebrali alternative a quella colpita dalla malattia. Questo vuol dire che, per il paziente, la stimolazione delle capacità residue rappresenta sempre un allenamento capace di ritardare la progressione della malattia. Diversi studi hanno dimostrato un evidente miglioramento del quadro clinico del paziente, se il trattamento farmacologico è affiancato da quello delle terapie psicosociali (come la terapia cognitiva, la terapia occupazionale e la musicoterapia). Un importante contributo per


Disturbi neuro-cognitivi

“Demenza” è il termine medico che indica un gruppo di malattie neurodegenerative dell’encefalo tipiche dell’età avanzata, caratterizzate da una riduzione graduale - e quasi sempre irreversibile - delle molteplici funzioni cognitive di una persona. Si accompagna spesso ad alterazioni della personalità e del comportamento. La diagnosi inizialmente è difficile per via della sintomatologia molto sfumata.

la riabilitazione di questi pazienti è offerto dalla terapia di “Stimolazione Cognitiva”, che ha come principale postulato quello di mantenere il maggior livello di benessere possibile in relazione alle competenze residue. Il paziente va aiutato e stimolato al fine di vivere il minor numero possibile di esperienze stressanti e negative. Gli obiettivi sono inoltre quelli di migliorare le alterazioni comportamentali, ridurre al minimo il fabbisogno farmacologico e istruire le persone che assistono quotidianamente il paziente per ottimizzare l’ambiente domestico-familiare. È importante ri-orientare in ambito spazio-temporale il paziente ripetendo il giorno, ricordando eventi passati, parlando delle persone care, ricordando dove trovare gli oggetti in casa e così via. È utile stimolare al colloquio facendo interagire il paziente con le persone a lui care e discutere con lui di eventi presenti e passati. Il trattamento deve essere personalizzato in quanto ogni individuo ha la “sua” malattia ma ha anche la sua storia ed il suo temperamento. Tutti gli elementi devono essere valutati al fine di redigere un piano terapeutico ottimale. Si deve cercare di ritardare quanto possibile il ricovero del paziente presso ospedali o Rsa, favorendo il mantenimento per l’individuo di una propria identità all’interno del suo contesto abitativo e nell’ambiente di provenienza.

DEFICIT COGNITIVO LIEVE

ESERCIZI UTILI

Con l’età si manifesta un fisiologico declino di memoria e apprendimento, che di solito non influisce sulle funzioni cognitive superiori. Nei casi più evidenti (non rientranti nelle demenze) si parla di “deficit cognitivo lieve”, spesso legato a patologie cardiovascolari.

Nominare oggetti, scrivere o eseguire calcoli sono attività che aiutano a prevenire il fisiologico decadimento cognitivo. È anche utile apprendere una nuova lingua o suonare uno strumento, attività che stimolano lo scambio di informazioni tra le differenti aree cerebrali.

È colpito da demenza circa il 5% delle persone sopra i 65 anni, con un picco del 30% negli ultra ottantenni. Nel mondo vi sono 35 milioni di individui affetti da disturbi legati alla demenza, con un incremento di 7 milioni di nuovi casi ogni anno. Stime dell’Oms attestano un possibile raddoppio dei casi nel 2030 e un aumento di tre volte nel 2050. La sopravvivenza media dopo la diagnosi è di 4-8 anni e la spesa legata alla diagnosi e cura di queste malattie è di circa 600 miliardi di dollari l’anno (chiaramente destinati ad aumentare).

CASI DESTINATI A RADDOPPIARE ENTRO IL 2030

Non esistono ancora terapie in grado di curare le forme più gravi

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__SCIENZE SALUTE__

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CONSIGLI UTILI

SOGGETTI ALLERGICI

Più esposti al Covid? Al momento le forme allergiche più lievi non sono considerate fra i fattori che aumentano il rischio di infezione o di malattia grave da Coronavirus. L’asma moderata o severa, invece, è fra le condizioni polmonari croniche che impongono maggiori cautele. Gli esperti raccomandano di proseguire le terapie in atto come prescritto; se compare la rinite allergica non è necessario isolarsi, ma adottare precauzioni e indossare la mascherina proprio come fanno tutti. In caso di sintomi compatibili con il Covid, autoisolarsi e informare il medico. 74 I spazio50.org I MARZO 2021

Causate da un’ipersensibilità del sistema immunitario, sono risposte eccessive a sostanze - normalmente presenti nell’ambiente - riconosciute come aggressive

ALLERGIE STAGIONALI, E NON SOLO… a cura di Fondazione Umberto Veronesi CON LA PRIMAVERA ARRIVA ANCHE LA STAGIONE DI FIORITURA DELLE PIANTE CON LA MASSIMA CONCENTRAZIONE DI POLLINI NELL’ARIA. La conseguenza è ben nota a chi soffre di allergie stagionali, 10-15 milioni di persone in Italia, spesso bambini e adolescenti, che soprattutto nei primi mesi dell’anno convivono con ostruzione nasale, congiuntive infiammate, prurito agli occhi, respiro faticoso, tosse e, a volte, anche asma. Ecco alcune indicazioni utili per capire cosa sono (e cosa non sono) le allergie di stagione, come si riconoscono e come possiamo prevenire o trattare i sintomi più impegnativi.

COSA SONO LE ALLERGIE?

Possiamo definire come allergia ogni risposta eccessiva del sistema immunitario ad agenti estranei, chiamati allergeni. Queste sostanze scatenanti possono essere le più disparate (acari, polvere, muffe, pollini, insetti, alimenti, materiali, sostanze chimiche) e possono essere respirate, ingerite e toccate. In primavera è tipica la manifestazione di allergie respiratorie dovute ai pollini, presenti in maggiori concentrazioni nell’ambiente in base al ciclo produttivo delle piante. I SINTOMI

Il rilascio e la migrazione dei pollini provocano riniti allergiche (il vecchio “raffreddore da fieno”), congiuntiviti - con

gli occhi che prudono e lacrimano -, tosse e talvolta asma vera e propria. In rari casi si verificano reazioni gravi come uno shock anafilattico. L’impatto sulla qualità della vita può essere importante poiché, anche nella sua versione “leggera”, l’allergia respiratoria di stagione limita il movimento, le relazioni sociali e la capacità lavorativa di milioni di persone. Si stima che solo in Italia sintomi di vario tipo colpiscano fra il 10 e il 20% della popolazione, e il trend è in aumento ovunque. CHE COSA CI RENDE ALLERGICI?

I fattori di rischio sono molteplici e comprendono la genetica, l’ambiente e l’immunolo-


APPROFONDIMENTI STRUMENTI UTILI

Concause, effetti e prevenzione

gia. Gioca un certo ruolo la familiarità, ma l’esposizione a concentrazioni elevate di pollini e i fattori che riducono o alterano le difese immunitarie (malattie, condizioni psicofisiche o terapie farmacologiche) possono portare ad una risposta allergica anche chi non sembrava predisposto. COME ACCERTARE UN’ALLERGIA?

Il primo passo è identificare la

sostanza che crea il problema. Esistono diversi tipi di test, che devono essere preceduti da una attenta visita allergologica durante la quale lo specialista compila un’anamnesi completa e un’analisi degli stili di vita del paziente, per identificare i periodi dell’anno in cui i sintomi si presentano e restringere così la ricerca del possibile “colpevole”. I test prevedono l’esposizione a diversi allergeni per via cutanea (prick-test o patch-test) oppure il prelievo di sangue su cui vengono dosate le immunoglobuline specifiche (IgE) per un dato allergene. PREVENIRE LE ALLERGIE

La difesa più efficace è evitare il contatto con la sostanza che scatena la reazione allergica. Nel caso dei pollini può essere difficile, se non impossibile. Utile allora limitare il tempo trascorso all’aperto, so-

prattutto nelle giornate secche e ventose; utilizzare filtri dell’aria in casa e in auto; evitare di tenere finestre e finestrini aperti, meglio ricorrere a sistemi di condizionamento con filtri adeguati; lavare corpo e capelli di frequente, per rimuovere i pollini; cambiare scarpe quando si entra in casa; limitare o pulire spesso tende, moquette e tappeti in casa. I TRATTAMENTI

Sono utili vari farmaci come decongestionanti, antistaminici e corticosteroidi nasali. Per i casi più gravi e per alcuni tipi di allergie, il medico potrà consigliare un percorso di immunoterapia (detta anche “vaccinazione”), che prevede iniezioni ripetute dell’allergene a dosi crescenti, nel corso di alcuni anni, per addestrare l’organismo e modulare la risposta immunitaria.

Graminacee, betulle, ulivi, cipressi, ontani... La lotta alle allergie respiratorie parla il linguaggio della botanica, della meteorologia, della climatologia e di discipline specifiche come l’aerobiologia e la bioclimatologia. Lo scopo è sapere quali e quanti pollini sono presenti in una certa area geografica e, se possibile, prevederne l’arrivo, i picchi e il declino. I calendari pollinici Esiste una rete di monitoraggio su tutto il territorio nazionale e si possono consultare i calendari pollinici con le informazioni sui diversi tipi di polline a seconda delle aree climatiche. Le previsioni attendibili coprono un arco di tempo limitato. Il cambiamento climatico Fra gli effetti indiretti dei cambiamenti climatici gli specialisti stanno osservando anche un’anticipazione della stagionalità dei pollini, un prolungamento della fioritura e un aumento della allergenicità delle specie. L’inquinamento Gli inquinanti dell’aria, oltre ad avere un loro potenziale tossico e allergenico, interagiscono con gli allergeni trasportati dai granuli pollinici e aumentano il rischio di sensibilizzazione nelle persone allergiche.

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MARZO 2021 I 75


__SCIENZE SALUTE__

Generalmente il mal di testa è sottovalutato. Eppure si tratta di un disturbo molto spesso disabilitante, in grado di mortificare la qualità della vita. Ne soffrono circa 7 milioni di italiani

EMICRANIA, SINTOMI E TERAPIE DI UNA MALATTIA SOCIALE di Paola Stefanucci PER LA SUA FREQUENZA, IL CARATTERE INVALIDANTE E L’IMPATTO NEGATIVO SULLA VITA QUOTIDIANA, L’EMICRANIA CRONICA È STATA DI RECENTE RICONOSCIUTA “MALATTIA SOCIALE”. Chi ne è afflitto spesso vive la malattia come una condanna e in preda allo sconforto tende all’autoisolamento. Ciò accade anche per lo scetticismo o il sospetto con cui la malattia è percepita nell’ambiente familiare o lavorativo, alimentati in particolare dal dubbio e dalla diffidenza suscitati da una condizione morbosa apparentemente non documentabile da esami strumentali. La diagnosi di emicrania, infatti, si basa in gran parte sull’anamnesi del paziente e su alcune caratteristiche sintomatiche peculiari utili ai fini del trattamento terapeutico, come ci spiega in questa

intervista Gioacchino Tedeschi, direttore della Prima Clinica di Neurologia e Neurofisiopatologia (Azienda ospedaliera universitaria della Campania “Luigi Vanvitelli”), nonché presidente della Società Italiana di Neurologia (nella foto in basso). Professor Tedeschi, c’è differenza tra cefalea ed emicrania? Ognuno di noi almeno una volta nella vita ha sperimento uno o più episodi di cefalea, il comune mal di testa, che si risolve spontaneamente con il ricorso ai comuni analgesici. Va tuttavia sottolineata, altresì, l’esistenza di oltre cento tipi di cefalee, tra “primarie” e “secondarie” ad altre patologie, ad esempio cerebrovascolari, traumatiche, infettive, internistiche e tumorali. Nel complesso capitolo delle cefalee, l’emicrania è una forma di cefalea primaria idiopatica (dalla

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LA TERAPIA FARMACOLOGICA “CAUSALE” È VOLTA A SPEGNERE I SINTOMI DELL’ATTACCO CEFALALGICO ACUTO, MENTRE LA TERAPIA “DI PROFILASSI” È VOLTA A PREVENIRLI


causa sconosciuta n.d.r.) ricorrente. Si tratta di una patologia specifica che coinvolge circa il 12% della popolazione nazionale. Il dato numerico è già di per sé esplicativo. Tutti possono aver avuto la cefalea, ma solo alcuni hanno l’emicrania. Quali i sintomi più comuni? Innanzitutto, il dolore; un dolore pulsante (come se sentissimo il cuore che pulsa nella testa) che interessa generalmente un lato del viso o del capo. Inoltre, la fonofobia, la fotofobia e l’osmofobia, che inducono a cercare silenzio, buio e il desiderio di mettersi a riposo. Talvolta la crisi emicranica, la cui durata varia dalle 4 alle 72 ore, si accompagna a nausea e vomito. In alcuni casi questa sindrome neurovascolare può essere preceduta da un insieme di sintomi neurologici - la cosiddetta “aura” -, che comprendono più spesso disturbi del campo visivo e meno frequentemente disturbi della motilità e del linguaggio. L’aura ha una durata variabile da pochi minuti a mezz’ora e scompare con l’inizio del dolore emicranico. Gli attacchi emicranici sono ricorrenti. Sulla base della loro frequenza l’emicrania viene distinta in “episodica” (fino a 14 giorni al mese) e “cronica” (più di 15 giorni al mese per almeno un trimestre). Che cosa scatena la crisi? I fattori che possono accendere l’emicrania sono molteplici e molto soggettivi; psicologici, ambientali, dietetici. Ad esempio, il glutammato, un additivo alimentare usato molto nei ristoranti cinesi per insaporire i cibi, può scatenare un attacco. Al pari della tiramina, un aminoacido contenuto in numerose derrate,

IL “MAL DI TESTA” IN RETE

NOVITÀ TERAPEUTICHE

Su www.cefalea.it, sito a cura della Fondazione Cirna onlus (Centro Italiano Ricerche Neurologiche Avanzate) e riconosciuto dal Ministero della Salute, specialisti qualificati forniscono informazioni sulla malattia e sui progressi della ricerca.

Gli anticorpi monoclonali anti-CGRP rappresentano la recente novità per la cura dell’emicrania cronica. Sono prescritti solo presso centri autorizzati. L’elenco è consultabile, tra l’altro, su www.sics.it, sito della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee.

Quando abbiamo il “mal di capo”, quante volte facciamo “di testa nostra” e prendiamo una pasticca senza neanche consultare il medico? Il ricorso alle cure “fai da te” e l’autoprescrizione di analgesici da banco per abolire o alleviare il dolore emicranico sono comportamenti scorretti molto diffusi. «Così facendo - avverte il professor Tedeschi possono instaurarsi nelle persone cefalalgiche condizioni di dipendenza psicologica dai farmaci e problemi di intossicazione cronica da abuso, sovente da combinazioni di più farmaci». È bene, dunque, rivolgersi sempre al proprio medico curante e allo specialista per evitare gravi conseguenze cliniche.

IL PERICOLOSO “FAI DA TE”

Il 77,4% dei soggetti cefalalgici non si è mai rivolto al medico per la propria emicrania

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__SCIENZE SALUTE__

Secondo l’Oms, l’emicrania rappresenta la terza patologia più frequente al mondo e la seconda più debilitante, con un miliardo di persone colpite

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ANCORA SCONOSCIUTE LE CAUSE DELL’EMICRANIA. PER LA TERAPIA CAUSALE SI UTILIZZANO I TRIPTANI, FARMACI CAPACI DI INTERFERIRE CON I MECCANISMI CHE REGOLANO LA PRESSIONE DEL SANGUE, RIDUCENDO DURATA E GRAVITÀ DEGLI ATTACCHI

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dai formaggi stagionati al pesce affumicato. L’alcool può provocare l’emicrania, indipendentemente dalla quantità ingerita. Rischia l’emicrania anche chi consuma grandi quantità di caffeina e poi ne interrompe bruscamente l’assunzione. Altro fattore scatenante può essere l’ipersensibilità individuale verso alcuni odori. Oppure un digiuno prolungato, la carenza di sonno o al contrario il dormire troppo, un lungo viaggio in aereo, un’attività fisica inusuale… Si comprende come il primo compito del neurologo nell’approccio al paziente emicranico sia quello di individuare e studiare la possibilità di prevenire i fattori scatenanti. Per questo raccomandiamo di tenere un diario in cui annotare le situazioni che favoriscono gli attacchi, oltre al numero degli attacchi, all’intensità del dolore, alla presenza di sintomi di accompagnamento e all’efficacia dei farmaci assunti. L’emicrania colpisce anche i bambini senza discriminare tra i due sessi. Negli adulti tuttavia sono le

I NUMERI

Vite “sotto attacco” Nella classifica delle malattie disabilitanti, stilata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’emicrania si trova al secondo posto. Tale patologia esercita un impatto molto severo sulla vita di chi ne soffre. Può impedire le normali occupazioni quotidiane e ripercuotersi altresì sulle relazioni affettive e sociali. Secondo un’indagine condotta nel 2019 dal Censis, il 70% degli intervistati dichiara di non riuscire a svolgere alcuna attività durante la crisi emicranica. Il 90% ritiene che la malattia sia sottovalutata e il 58% rivela di vivere nella paura costante della comparsa della sintomatologia dolorosa.

donne, con un rapporto di tre a uno rispetto agli uomini, ad essere particolarmente inclini a sviluppare la patologia. Perché? L’equilibrio ormonale è determinante nell’emicrania. Il ciclo mestruale rappresenta molto spesso un fattore scatenante. Nelle donne la sintomatologia, infatti, tende ad attenuarsi o a scomparire in gravidanza e in menopausa. I contraccettivi orali in età fertile e la terapia estrogenica in post-menopausa possono peggiorare i disturbi. Ma quali sono le cause dell’emicrania? Non le conosciamo ancora. Sappiamo cosa succede. Una catena di eventi determina una vasodilatazione delle arterie extracraniche che causa il tipico dolore emicranico pulsante. Oltre ai comuni analgesici, esistono farmaci specifici per la cura? E per la prevenzione? Sì. I triptani, una classe di farmaci specifica per la terapia causale dell’emicrania in commercio ormai da più di 25 anni, riducono considerevolmente la durata e la gravità degli attacchi, se assunti precocemente. Per la profilassi dell’emicrania sia episodica sia cronica, gli anticorpi monoclonali anti-CGRP, farmaci dotati di elevata efficacia e quasi per nulla gravati da effetti collaterali, rappresentano oggi un’opzione molto interessante nello scenario terapeutico. Si tratta di farmaci specifici che, diretti contro la molecola del CGRP, ne inibiscono le capacità vasodilatatorie, riducendo significativamente la frequenza e l’intensità degli attacchi emicranici.


__SCIENZE AMBIENTE__

Agiscono intenzionalmente, reagiscono agli stimoli esterni, comunicano tra loro e hanno persino personalità diverse. Senza contare che potrebbero insegnarci davvero come stare al mondo

PRENDETE DUE PIANTE DI FAGIOLO RAMPICANTE E METTETELE IN DUE VASI DIVERSI, il primo a distanza di 30 centimetri da un’asta di legno, l’altro al centro di una stanza vuota. Nel primo caso la pianta crescerà come se avvertisse la presenza del bastone e avesse intenzione di raggiungerlo per aggrovigliarcisi attorno. L’esperimento descritto recentemente sulle pagine di un’autorevole rivista scientifica, Scientific Reports, suggerisce la possibilità che le piante agiscano in maniera intenzionale. Sapendo, in sostanza, cosa vogliono e anche come fare per ottenerlo. Cosa significa? Che

le piante sono intelligenti? Lo abbiamo chiesto a Umberto Castiello, professore del Neuroscience of Movement Laboratory (NeMo) del Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova e autore dell’affascinante libro La mente delle piante. Un’introduzione alla psicologia vegetale (Il Mulino, 2019). È davvero così? Le piante sono intelligenti? »

UN VIAGGIO NELLA MENTE DELLE PIANTE di Adelaide Vallardi

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«LE PIANTE COMUNICANO TRA DI LORO E CON L’AMBIENTE, SIA IN SUPERFICIE - ATTRAVERSO MESSAGGI CIFRATI DI FORME, COLORI, SUONI E ODORI - SIA SOTTOTERRA, TRAMITE LE RADICI E L’ASSOCIAZIONE SIMBIOTICA TRA FUNGHI E RADICI» (UMBERTO CASTIELLO)

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__SCIENZE AMBIENTE__

I COMPORTAMENTI

I SEGNALI

I comportamenti che osserviamo nelle piante sono molto simili a quelli che si osservano negli animali. Se quei comportamenti ci convincono che gli animali posseggono una forma di intelligenza, perché dovremmo pensare che le piante non la posseggano? Esse sono prive di un sistema nervoso centrale che negli animali è all’origine dei processi cognitivi. Come si spiega allora il comportamento delle piante? Questa è la domanda cruciale alla quale speriamo di dare una risposta.

Durante il lockdown sono aumentati gli appassionati di giardinaggio, segno che le piante sono importanti per “evadere” con la mente e con il corpo. Ma troppo amore può anche uccidere! È facile, per chi non è esperto, confondere i loro “segnali” e fargli del male, per esempio, esagerando con l’acqua o con il concime alla sola comparsa di una fogliolina gialla. Oppure decretando la morte di una pianta non appena la sua chioma perde vigore, non conoscendo l’estrema resilienza del mondo vegetale.

Se definiamo “intelligenza” la capacità di percepire i cambiamenti dell’ambiente esterno e di retroagire nella maniera più adeguata possibile, potremmo dire che le piante percepiscono e retroagiscono, dunque sono “intelligenti”. Le piante dispongono di quei processi definiti come cognitivi che esseri umani e animali mettono in atto per interagire con l’ambiente. Tra cui percepire gli stimoli, apprendere e memorizzare le informazioni, pianificare un movimento, prendere decisioni. Può farci qualche esempio di questi processi cognitivi? Le piante distinguono e reagiscono con diverse modalità a differenti tipi di luce (rossa, blu, raggi UV), percepiscono i profumi, codificano piccolissime quantità di sostanze chimiche disperse nell’aria e possono anche distinguere 80 I spazio50.org I MARZO 2021

tra diversi tipi di contatto quando vengono toccate. In aggiunta ricordano eventi del loro passato quali le infestazioni e le intemperie che hanno subìto, così da proteggersi nel caso in cui gli stessi eventi si ripresentassero. Le piante comunicano tra loro? Il fatto che le piante ci appaiano silenziose non significa che non comunichino tra di loro e con l’ambiente. Lo fanno sia in superficie - attraverso messaggi cifrati di forme, colori, suoni e odori sia sottoterra, attraverso le radici e l’associazione simbiotica tra funghi e radici. Per noi è necessario decodificare il “linguaggio” vegetale perché ci aiuterebbe a capire come le piante reagiscono ai cambiamenti climatici. C’è il rischio che questi possano alterare la comunicazione con un impatto sull’intero ecosistema. Alcuni segnali potrebbero essere amplificati mentre altri smorzati o addirittura resi impercettibili. In assenza di tale comunicazione, le piante potrebbero non essere in grado di rilevare segnali di allarme e di-

ventare più vulnerabili agli insetti o esserne sopraffatte. Al contrario, se l’emissione di questi segnali divenisse più efficiente, certe popolazioni di piante potrebbero essere in grado di difendersi molto meglio dagli insetti che, scoraggiati, potrebbero mettersi alla ricerca di nuove fonti di sostentamento distruggendo altre specie di piante e cambiando così gli equilibri dell’intero ecosistema. La nostra ambizione è quella di trovare una stele di Rosetta che ci permetta di decodificare il loro linguaggio. Qualcuno sostiene che le piante abbiano anche personalità differenti... È possibile? Diciamo che le piante mettono in atto comportamenti ingannevoli, truffaldini e manipolatori, ma anche altruistici che fanno trapelare indici di personalità diverse. Per esempio, ci sono piante altruiste. In condizioni di siccità le radici della pianta sotto stress idrico iniziano a comunicare entrando in contatto con quelle delle piante vicine che vengono avvisate in anticipo di una potenziale siccità.


Oppure piante solitarie come il noce, che cresce solitamente in singoli esemplari isolati, proprio perché le sue radici producono sostanze che inibiscono la germinazione di semi della medesima specie nel terreno limitrofo. Cosa fanno le piante per gestire lo stress? Poiché le piante non possono difendersi scappando, hanno sviluppato capacità straordinarie di resistere all’aggressione e sono in grado di sopravvivere anche se private del 90% della loro massa. Hanno meccanismi di difesa molto evoluti contro erbivori, funghi, siccità, calore e freddo estremi. Tutti questi agenti determinano una risposta ormonale da parte delle piante, che cercano in tutti i modi di sopravvivere alla situazione stressante. Inoltre, le piante si allertano a vicenda in caso di pericolo. E vi sono sempre più evidenze che in situazioni di stress tendono a comunicare tra loro attra-

verso lo scambio di sostanze chimiche nel terreno, tra le radici, o nell’atmosfera tramite composti volatili, i cosiddetti Voc. Le piante “stressate” allertano le proprie vicine in modo che queste ultime si preparino ad affrontare a loro volta tale stress. Cosa possiamo imparare da loro? A risolvere problemi complessi in maniera efficiente attraverso il decentramento e un’organizzazione a rete. Si dice che le piante hanno un “cervello diffuso”. Uno degli esempi più utilizzati per rappresentare questa modalità è internet. Se un server fosse colpito, tutte le informazioni si perderebbero. Quindi molto meglio propagarle in una rete. Poi direi che possono insegnarci la capacità di innovare e rinnovarsi. Le piante sono veggenti nel senso che hanno la capacità di percepire i mutamenti e di trovare nuove strategie evolutive di adattamento. Pensiamo ai cambiamenti climatici: sono certo che le piante si adatteranno a un ambiente in continuo riscaldamento. Il modello vegetale sembra essere il modello del futuro. Un modello distribuito, creativo e innovativo piuttosto che gerarchico come quello animale. Infine, come le piante dovremmo imparare a usare le risorse disponibili, a non sprecarle, e a diventare più consapevoli del mondo che ci circonda. Sappiamo bene che la salute dei sistemi naturali e la nostra sono intimamente connesse.

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spazio INCONTRI EVENTI TEMPO LIBERO CULTURA

IL PREMIO CECCO D’ASCOLI

GENOVA NUOVE INIZIATIVE

Salute e non solo

ASCOLI PICENO

Decretati i vincitori «Per l’alto livello delle opere e per la grande adesione, decretare i vincitori per la Giuria è stato un lavoro faraonico», dichiara il presidente della 50&Più di Ascoli Piceno e Fermo, Guido Nardinocchi. Non poteva andare meglio, considerato che il Premio si è svolto in piena pandemia; nonostante ciò sono state tantissime le opere e da tutta Italia. «Nella selezione la Giuria è stata impegnata a lungo. Il Premio ha avuto un successo enorme e siamo molto orgogliosi anche per il consenso che riceviamo dai partecipanti sulla serietà del nostro Concorso». Un premio che vede tra gli organizzatori insieme a 50&Più, l’Uteap (Università della Terza Età e Tempo Libero Ascoli Piceno), il Centro Poesia Marche e la Corale Polifonica Cento Torri, oltre a godere del pa-

trocinio della Provincia e del Comune di Ascoli Piceno. Le sezioni che hanno avuto un riscontro oltre ogni più rosea previsione sono state la Poesia Edita e la Poesia Inedita (dedicata a Roberto Buondi). Bene anche la sezione della Narrativa Edita, dedicata al compianto Dante Di Mattia, già vice presidente nazionale, presidente regionale Marche e provinciale della 50&Più Ascoli e Fermo. Questa sezione aveva come fulcro la Terza Età. La giuria era composta dallo stesso Guido Nardinocchi - anche in veste di poeta -, Luigi Morganti, presidente dell’Istituto Superiore di Studi Medievali, Mario Crementi, presidente del Premio Letterario Cecco D’Ascoli, Emiliano Albani (artista), Paola Antonini (docente), Leo Bollettini (poeta), Roberto Paoletti (scrittore), Franca Maroni (docente). Per

la Poesia Edita il vincitore è Evaristo Seghetta Andreoli di Montegabbione (Tr), con il volume In tono minore; per la sezione Poesia Edita-Opera prima (novità di quest’anno), Adriana Tasin di Madonna di Campiglio (Tn), con il volume Il gesto è compiuto; per la Poesia Inedita “Roberto Buondi”, Elisabetta Liberatore di Pratola Peligna (Aq), con la poesia Nostalgie; infine, per la Narrativa Edita “Dante Di Mattia”, Sergio Puggelli di Prato, con il romanzo Lo tsunami che ha trasformato le generazioni. Ora non rimane che attendere la cerimonia di premiazione. «Per ora non è possibile fissare una data - afferma il presidente Nardinocchi -, dipenderà dall’andamento della situazione sanitaria. Ma non mancherà e siamo già all’opera per organizzarla». info: 0736051102

La 50&Più Genova ha a cuore la salute dei suoi associati. Ecco perché mette a loro disposizione alcune consulenze telefoniche gratuite con degli specialisti. Il lunedì, dalle ore 9.30 alle 12, la dottoressa Antonietta Piana, ematologa, risponde alle domande dei soci al numero 3396399699. Il mercoledì, invece, è possibile rivolgere dei quesiti al dottor Giovanni Converti, psicologo, dalle ore 9.30 alle 12, chiamando il numero 3474857680. Non solo: fino a maggio, ogni giovedì del mese si terrà una serie di video incontri dedicati a diverse tematiche: salute, arte e cultura. Per assistervi è sufficiente collegarsi alla pagina Facebook www.facebook.com/Genova50epiu e sul canale YouTube di 50&Più Genova. info: 010543042 0105530352 www.spazio50.org/genova

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AREZZO

BRINDISI

PSICOLOGIA E BENESSERE

INCONTRI E SOLIDARIETÀ

Incontri online fino ad aprile

Nuovi progetti per il 2021

Condividere le proprie emozioni, sentimenti o stati d’animo, riuscendo pian piano a decifrarli. Cosa ci provoca angoscia, ansia o paura. Quando quest’ultima ci salva la vita e quando, invece, limita le nostre libertà. Cercare di trovare un equilibrio per affrontare al meglio il nostro quotidiano in questo momento difficile e di precarietà dovuto alla pandemia. Non solo, si discute anche di stili di vita e terza età, di come affrontare lo scorrere del tempo. Questi alcuni dei temi affrontatati negli incontri organizzati dalla 50&Più di Arezzo nell’ambito del progetto “Old, but Gold - psicologia e benessere”, promosso da 50&Più Arezzo in collaborazione con il Gruppo Psicologi della Confcommercio cittadina. Gli incontri, partiti lo scorso gennaio, proseguiranno fino al 2 aprile. Gli appuntamenti sono settimanali, tutti i venerdì dalle ore 18 alle 19. «Possono partecipare soci, familiari, amici e simpatizzanti

La solidarietà può essere contagiosa? Sì, lo è! È il motto scelto dalla 50&Più provinciale di Brindisi per questo 2021: “Contagiamoci... di solidarietà”. Si tratta di un vero e proprio progetto che sta dando i suoi primi risultati. La 50&Più ha acquistato con propri fondi alcuni buoni spesa da destinare alle famiglie che maggiormente stanno risentendo delle difficoltà economiche conseguenti alla pandemia. Così, una piccola delegazione ha consegnato i buoni spesa alle suore di San Vincenzo de Paoli, che li distribuiranno ai nuclei familiari più bisognosi di assistenza. Il progetto racchiude varie iniziative di solidarietà che si protrarranno nel corso dell’anno. Inoltre, è stato istituito lo “Sportello dell’accoglienza”, che prevede l’apertura della sede 50&Più in determinati giorni e orari: martedì e venerdì, dalle 10 alle 12,

della 50&Più. Intendiamo essere vicini alle persone, dare un supporto utile e costruttivo. Per questo abbiamo creato anche un’interessante sinergia tra la medicina di base e il sostegno psicologico», afferma Claudio Magi, presidente della 50&Più di Arezzo. Gli incontri avvengono online in modo molto semplice: in prossimità della data del video incontro la 50&Più fornisce il link per il collegamento alla piattaforma Google Meet attraverso la propria pagina Facebook (www.facebook.com/Arezzo50epiu/) oppure su www.spazio50.org/arezzo. Per ulteriori informazioni è possibile contattare la segreteria. info: 0575354292 www.spazio50.org/arezzo

e il mercoledì e giovedì, dalle 10 alle 11. In queste giornate si alterneranno la presidente Piera Dell’Anna e i consiglieri: forniranno informazioni sull’associazione, sui progetti in corso, sulla programmazione, sulle convenzioni, e spiegheranno tutti vantaggi di essere socio 50&Più. Si fornirà anche assistenza su applicazioni e piattaforme per riunioni online e webinar. Per tutti i soci sono a disposizione dei simpatici e utili gadget. Allo Sportello potrà accedere una persona alla volta, munita di mascherina. info: 0831524187 www.spazio50.org/brindisi/

FIRENZE INCONTRI DA NON PERDERE

Musica, arte e camminate Per la 50&Più provinciale di Firenze, presieduta da Simonetta Bertocci, il 2021 è iniziato in musica con un ciclo di cinque video-incontri sulla piattaforma Zoom dal titolo “Emozioni all’opera”, condotto dal professor Edoardo Ballerini, docente di musica e concertista tenore. Il tema è stato la storia della musica e dell’opera lirica dell’Ottocento. Grande coinvolgimento del pubblico, che ha partecipato a questa iniziativa con entusiasmo. Ma gli appuntamenti non finiscono qui. Proseguiranno su Zoom anche nel corso del mese di marzo e aprile. Infatti,

sono previsti altri tre incontri con il professor Ballerini, per entrare nella magia dei più importanti musical. Tre incontri con il professor Federico Napoli saranno dedicati a Firenze e alle sue opere d’arte. Infine, un appuntamento particolare: si andrà virtualmente in libreria per conoscere quali sono state le principali scelte (in termini di genere) degli over 50 nell’acquisto dei libri nel periodo Covid. Per conoscere giorni, orari e modalità di partecipazione occorre inviare una mail a fenacom.fi@enasco.it o scrivere tramite WhatsApp al numero 3920820214. A marzo riprendono anche le “Camminate”: il 7 marzo, passeggiata all’interno del Parco

della Villa Medicea della Petraia; il 14 marzo, camminata panoramica fino a Monte Ceceri; il 21 marzo è la volta di Villa Gamberaia. Il 28 marzo, camminata fino alla scuola di musica, panorama e rientro. info: 055664795 www.spazio50.org/firenze


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Buenos Aires

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Accanto all’attività didattica, la 50&Più Università di Lucca in questi mesi ha proposto numerosi appuntamenti video dedicati alla scienza, alla storia, all’arte, con interviste a scrittori e personaggi della cultura. Ma ecco il calendario per i prossimi appuntamenti. Per partecipare alle dirette streaming basta collegarsi alla pagina Facebook della Università 50&Più di Lucca www.facebook.com/50epiuniversitalucca/. Il 13 marzo - ore 16.30 - intervista alla professoressa Laura Menesin, che fornirà un vademecum sulla fotografia di reportage di viaggio. Ci sarà anche una video presentazione di sue fotografie scattate a Kolkata e Orissa, realizzate nel marzo 2020: un viaggio fra la fotografia e la cultura indiana. Il 10 aprile - ore 16.30 - intervista letteraria alla professoressa Doris Bellomusto sul suo libro di poesia Come le rondini al cielo (edizioni Tracce, 2020). Dalle ore 17.15 performance della classe del Laboratorio Teatrale su una selezione di poesie del libro. info: 0583473170 - info@50epiu-unilucca.it - www.50epiu-unilucca.it/

Villa Bosch

0054 1135019361

LUCCA

Australia

Telefono

Perth

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Belgio

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Bruxelles

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Brasile

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Florianopolis

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San Paolo

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Canada

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Burnaby

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Concord

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Hamilton

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Woodbridge

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Montreal Riv. des Prairies 001 5144946902

LIVORNO

Le crisi sanitarie nella storia della città

Montreal S. Leonard

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Le epidemie nella storia, si sa, non sono mancate. Come le ha vissute Livorno in passato? Al tema la 50&Più Università di Livorno ha dedicato due conferenze tenutesi sulla piattaforma Zoom e condotte dal professor Mauro Cusmai, docente di Storia contemporanea. Il primo incontro è stato un tuffo nel XVI secolo con “I Lazzeretti a Livorno”. Nel 1500, Livorno divenne infatti uno scalo con un vasto emporio marittimo. Le problematiche sanitarie resero necessaria la costruzione dei lazzaretti, proprio per arginare la diffusione dei contagi. Il primo fu il lazzaretto del Fanale, voluto da Cosimo I nel 1582, seguì quello di San Rocco e infine quello di San Leopoldo. In tempi più recenti fu il colera a imperversare. Con “Il Colera a Livorno” siamo a cavallo fra il XIX e il XX secolo. Cosimo I definì Livorno: «Un letto di febbri e nido di moria», ma Livorno fu anche una delle prime città a dotarsi di un ufficio sanitario di igiene e a emettere ordinanze di profilassi e prevenzione della malattia. Per i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, Dante Alighieri, sono in programma due incontri, da definire, su “Dante e il mondo: i luoghi geografici nella Divina Commedia”. info: 0586881128 - 0586898276 livornouniversita@gmail.com - www.spazio50.org/livorno

Montreal Ville Lasalle

001 5146675592

Ottawa

001 6135674532

St. Catharines

001 9056466555

Toronto

001 4166523759

Germania

Telefono

Dusseldorf

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Spagna

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Valencia

0034 961030890

Svizzera

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Lugano

0041 918212050

Uruguay

Telefono

Montevideo

0059 825076416

USA

Telefono

Fort Lauderdale

001 9546300086

FOGGIA L’EMOZIONE DEL DONO

La 50&Più pensa ai bambini Pensare ai bambini in un momento difficile della loro vita, come il ricovero in ospedale. Contribuire a dare la possibilità di vivere la loro età con serenità e leggerezza. È stato questo l’obiettivo della donazione voluta dalla 50&Più provinciale di Foggia, presieduta da Annamaria La Notte. Così, grazie ad una raccolta fondi avvenuta in occasione di un torneo di burraco e a una aggiunta di fondi della 50&Più, è stato possibile acquistare una stampante a colori e diverso materiale di cancelleria per il reparto di Neuropsichiatria Infantile del Policlinico Riuniti di Foggia. La consegna è avvenuta nel corso di una mattinata molto emozionante alla quale hanno preso parte, oltre alla presidente La Notte, il vice presidente Antonio Monachese, accompagnati dal presidente Abi Burraco, Rosario

Buonfiglio. Ad accoglierli il primario del reparto, dottoressa Anna Polito, e il professor Matteo Amatruda, insegnante della scuola interna al reparto “San Giovanni Bosco”, che segue i bambini nelle attività didattiche e ricreative. Un aiuto concreto ai bimbi per svolgere con le attrezzature necessarie le loro attività e aiutarli a vivere momenti di spensieratezza e gioco durante la degenza. info: 0881723151 - www.spazio50.org/foggia


__SPAZIO50__

MILANO VIDEO INCONTRI

Arte e culture del mondo Un omaggio alle donne, un 8 marzo che la 50&Più provinciale di Milano ha pensato di celebrare con un viaggio particolare: ripercorrendo la storia delle donne nell’arte in un periodo molto preciso. L’idea prende spunto dalla Mostra Le signore dell’Arte. Storie di donne tra ’500 e ’600 che si terrà a Palazzo Reale di Milano. L’incontro avverrà in diretta streaming, basterà collegarsi alla pagina social: www.facebook.com/Milano50epiu/ o sul canale YouTube. «Non amo le mostre che categorizzano per genere, ma le donne nell’arte rappresentano oggettivamente un mondo trascurato e da

scoprire. Dietro i pochi nomi di sicuro richiamo, come quelli di Artemisia Gentileschi o Sofonisba Anguissola, una mostra come quella in apertura a Palazzo Reale è davvero l’occasione per andare più a fondo, mettere in luce nomi meno noti, ma potenzialmente, perché no, anche più interessanti, come quello di Giovanna Garzoni», così Emanuela Biscotti, vice presidente vicario di Gitec, l’associazione delle guide turistiche milanesi, che sarà ospite insieme alla vice presidente vicario di 50&Più Milano, Maria Antonia Rossini, della diretta di 50&Più Milano l’8 marzo alle ore 12.00. Modera la giornalista Benedetta Borsani. Ma gli appuntamenti non finiscono qui: a partire da marzo, sulla piattaforma Zoom partirà il ciclo di video incontri “Culture dal mondo”. Gli incontri sono tenuti dalle guide turistiche abilitate di “MAART Milano Arte cultura”. Si inizia il 2 marzo alle 19.00 con “Barcellona tra Gaudì e Picasso”; si proseguirà il 13 marzo con “Giappone: gli incanti del Sol Levante”,

RAVENNA

sempre alle 19.00; poi il 15 aprile alle 18.30 con “New York, Il Moma (Museum of Modern Art)”; e infine, il 18 maggio alle 19.00 con “Gerusalemme, il crocevia della fede”. Per partecipare, chiamare il numero 0276281227 o inviare richiesta via e-mail a 50epiu.mi@50epiu.it, indicando nome, cognome e titolo dell’incontro. Seguirà un’e-mail con il link per accedere all’incontro.

Supporto psicologico Prosegue l’iniziativa dedicata ai soci di Milano e provincia “Telefonamente”. Si tratta di un colloquio telefonico gratuito di 45 minuti con la dottoressa Anna Renaldin, esperta in psicologia della salute, che aiuterà ad individuare la strategia personale più adatta a sentirsi meno soli e a reagire in questo difficile momento. Per prenotare un colloquio contattare il numero 0276281227. info: 0276281227 www.spazio50.org/milano

PIACENZA

PROGETTO DIDATTICO

A TUTTO DIGITALE

Torna “Cronisti in Classe”

Imparare a usare il pc

Al via il campionato di giornalismo “Cronisti in Classe”, dedicato ai ragazzi delle scuole medie. Insieme ai loro insegnanti affronteranno i temi attuali della cronaca locale e nazionale. Gli articoli saranno pubblicati sulle pagine dei quotidiani Il Resto del Carlino e Il Giorno. Anche per questa edizione il progetto riceve il sostegno della 50&Più provincia di Ravenna, la locale Confcommercio e la Fondazione Cassa di Risparmio. L’iniziativa ha avuto il plauso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, sulle pagine de Il Resto del Carlino, ha rivolto ai ragazzi il suo augurio e incoraggiamento. «L’esperienza del giornale in classe - scrive il Presidente - può contribuire a una crescita di consapevolezza e di responsabilità, integrando il progetto formativo e consentendo anche di scoprire nuovi talenti». Il progetto, alla 16^ edizione, è stato accolto con entusiasmo dalla 50&Più sin dall’inizio. «Stimolare i giovanissimi a cimentarsi coi compagni di classe a raccontare fatti, idee, territori, ci è parso di grande valore e ci riempie di orgoglio», dichiara Ottavio Righini, presidente della 50&Più provinciale di Ravenna. info: 0544515707 www.spazio50.org/ravenna

Usare il personal computer e navigare in rete. Non è mai troppo tardi per imparare. La tecnologia digitale sta entrando sempre più nel quotidiano. Tanti i vantaggi: semplifica la vita migliorando l’accesso a molti servizi, consente di partecipare a numerose iniziative, informarsi, essere in contatto con amici e parenti anche a distanza. Per questo la 50&Più provinciale di Piacenza continua il suo prezioso servizio organizzando corsi ad hoc e per tutti i livelli. Così a marzo riparte il corso dedicato all’uso del computer. In totale sono previste otto lezioni in videoconferenza, di due ore ciascuna, il martedì e il venerdì dalle 10 alle 12. Gli argomenti tratteranno le principali applicazioni del pc, della navigazione in rete, dell’uso della posta elettronica, la videoscrittura con la funzionalità degli strumenti Microsoft: Word, Excel e PowerPoint. Insomma, tutto per essere pronti ad usare il pc e navigare in internet. Gli interessati possono prenotarsi contattando il numero 3477620915 o scrivendo a: 50epiu.pc@50epiu.it oppure myfaro@gmail.com info: 0523461831-32-61 - www.spazio50.org/piacenza/

86 I spazio50.org I MARZO 2021


LE SEDI 50&PIÙ PROVINCIALI IN ITALIA Abruzzo L’Aquila - Viale Corrado IV, 40/F Chieti - Via F. Salomone, 67 Pescara - Via Aldo Moro, 1/3 Teramo - Via Guglielmo Oberdan, 47 Basilicata Matera - Via Don Luigi Sturzo, 16/2 Potenza - Via Centomani, 11 Calabria Cosenza - Viale degli Alimena, 5 Catanzaro - Via Milano, 9 Crotone - Via Regina Margherita, 28 Reggio Calabria - Via Tenente Panella, 20 Vibo Valentia - Via Spogliatore snc Campania Avellino - Via Salvatore De Renzi, 28 Benevento - Via delle Puglie, 28 Caserta - Via Roma, 90 Napoli - Via Cervantes, 55 int. 14 Salerno - Via Zammarelli, 12 Emilia Romagna Bologna - Strada Maggiore, 23 Forlì - Piazzale della Vittoria, 23 Ferrara - Via Girolamo Baruffaldi, 14/18 Modena - Via Begarelli, 31 Piacenza - Strada Bobbiese, 2 - c/o Unione Comm.ti Parma - Via Abbeveratoia, 61/A Ravenna - Via di Roma, 104 Reggio Emilia - Viale Timavo, 43 Rimini - Viale Italia, 9/11 Friuli Venezia Giulia Gorizia - Via Vittorio Locchi, 22 Pordenone - Piazzale dei Mutilati, 6 Trieste - Via Mazzini, 22 Udine - Viale Duodo, 5 Lazio Frosinone - Via Moro, 481 Latina - Via dei Volsini, 60 Rieti - Largo Cairoli, 4 Roma - Via Cola di Rienzo, 240 Viterbo - Via Belluno, 39/G Liguria Genova - Via XX Settembre, 40/5 Imperia - Via Gian Francesco De Marchi, 81 La Spezia - Via del Torretto, 57/1 Savona - Corso A. Ricci - Torre Vespucci, 14 Lombardia Bergamo - Via Borgo Palazzo, 154 Brescia - Via Giuseppe Bertolotti, 1 Como - Via Bellini, 14 Cremona - Via Alessandro Manzoni, 2 Lecco - Piazza Giuseppe Garibaldi, 4 Lodi - Via Giovanni Haussmann, 1 Mantova - Via Valsesia, 46 Milano - Corso Venezia, 47 Pavia - Via Ticinello, 22 Sondrio - Via del Vecchio Macello, 4/C Varese - Via Valle Venosta, 4 Marche Ancona - Piazza Repubblica, 1 Ascoli Piceno - Viale Vittorio Emanuele Orlando, 16 Macerata - Via Maffeo Pantaleoni, 48a Pesaro - Strada delle Marche, 58

Telefono 0862204226 087164657 0854313623 0861252057 Telefono 0835385714 097122201 Telefono 098422041 0961721246 096221794 0965891543 096343485 Telefono 082538549 0824313555 0823326453 0812514037 089227600 Telefono 0516487530 054324118 0532234211 0597364211 0523/461831-32-61 0521944278 0544515707 0522708552 0541743202 Telefono 048132325 0434549462 0407707340 0432538707 Telefono 0775855273 0773611108 0746483612 0668891796 0761341718 Telefono 010543042 0183275334 0187731142 019853582 Telefono 0354120126 0303771785 031265361 037225745 0341287279 0371432575 0376288505 0276013399 038228411 0342533311 0332342280 Telefono 0712075009 0736051102 0733261393 0721698224/5

Molise Campobasso - Via Giuseppe Garibaldi, 48 Isernia - Via XXIV Maggio, 331 Piemonte Alba - Piazza S. Paolo, 3 Alessandria - Via Trotti, 46 Asti - Corso Felice Cavallotti, 37 Biella - Via Trieste, 15 Cuneo - Via Avogadro, 32 Novara - Via Giovanni Battista Paletta, 1 Torino - Via Andrea Massena, 18 Verbania - Via Roma, 29 Vercelli - Via Duchessa Jolanda, 26 Puglia Bari - Piazza Aldo Moro, 33 Brindisi - Via Appia, 159/B Foggia - Via Luigi Miranda, 8 Lecce - Via Cicolella, 3 Taranto - Via Giacomo Lacaita, 5 Sardegna Cagliari - Via Santa Gilla, 6 Nuoro - Galleria Emanuela Loi, 8 Oristano - Via Sebastiano Mele, 7/G Sassari - Via Giovanni Pascoli, 59 Sicilia Agrigento - Via Imera, 223/C Caltanissetta - Via Messina, 84 Catania - Via Mandrà, 8 Enna - Via Vulturo, 34 Messina - Via Santa Maria Alemanna, 5 Palermo - Via Emerico Amari, 11 Ragusa - Viale del Fante, 10 Siracusa - Via Eschilo, 11 Trapani - Via Marino Torre, 117 Toscana Arezzo - Via XXV Aprile, 12 Carrara - Piazza 2 Giugno, 11 Firenze - Via Costantino Nigra, 23-25 Grosseto - Via Tevere, 5/7/9 Livorno - Via Serristori, 15 Lucca - Via Fillungo, 121 - c/o Confcommercio Pisa - Via Chiassatello, 67 Prato - Via San Jacopo, 20-22-24 Pistoia - Viale Adua, 128 Siena - Via del Giglio, 10-12-14 Trentino Alto Adige Bolzano - Mitterweg - Via di Mezzo ai Piani, 5 Trento - Via Solteri, 78 Umbria Perugia - Via Settevalli, 320 Terni - Via Aristide Gabelli, 14/16/18 Valle d’Aosta Aosta - Piazza Arco d’Augusto, 10 Veneto Belluno - Piazza Martiri, 16 Padova - Via degli Zabarella, 40/42 Rovigo - Viale del Lavoro, 4 Treviso - Via Sebastiano Venier, 55 Venezia Mestre - Viale Ancona, 9 Vicenza - Via Luigi Faccio, 38 Verona - Via Sommacampagna, 63/H - Sc. B

Telefono 0874483194 0865411713 Telefono 0173226611 0131260380 0141353494 01530789 0171437261 032130232 011533806 032352350 0161250045 Telefono 0805240342 0831524187 0881723151 0832343923 0997796444 Telefono 070282040 0784232804 078373287 079243652 Telefono 0922595682 0934575798 095239495 093524983 090673914 091334920 0932246958 093165059 0923547829 Telefono 0575354292 058570973 055664795 0564410703 0586898276 0583473170 05025196-0507846635/30 057423896 0573991500 0577283914 Telefono 0471978032 0461880408 Telefono 0755067178 0744390152 Telefono 016545981 Telefono 0437215264 049655130 0425404267 042256481 0415316355 0444964300 045953502

MARZO 2021 I 87


DICHIARAZIONE DI SUCCESSIONE Rivolgiti ai nostri uffici per le pratiche di successione e volture catastali. La dichiarazione di successione va presentata dagli eredi entro un anno dalla data del decesso del titolare dei beni.

EVENTUALI DOCUMENTI DA PRESENTARE I Delega a 50&PiùCaf per la presentazione della dichiarazione I Certificato di morte (in carta semplice) I Certificato di stato di famiglia del defunto o autocertificazione rilasciata dall’erede I Certificato di stato di famiglia degli eredi e legatari (o autocertificazione) I Autocertificazione “status eredi”, fotocopia dei documenti, dei codici fiscali del defunto e degli eredi I Atti di acquisto e vendita del patrimonio immobiliare, se in possesso I Certificazione comprovante le passività e le detrazioni I Certificato rilasciato dal gestore di eventuali c/c, libretti postali, azioni, obbligazioni, fondi comuni d’investimento, ecc I Certificato di destinazione urbanistica per i terreni I Eventuali donazioni effettuate in vita

50&PiùCaf grazie all’accordo stipulato con il Patronato 50&PiùEnasco offre inoltre assistenza per la pensione di reversibilità.

Trova la sede sul nostro sito o chiama il nostro numero unico nazionale

www.50epiucaf.it


I

__FISCO__

IL SUPERBONUS 110% HA RAPPRESENTATO ASSAI PROBABILMENTE LA VERA NOVITÀ DEL 2020. Introdotto dal D.L. n. 34 del 19 maggio 2020 (Decreto Rilancio) e convertito con modifiche dalla Legge n. 77 del 17 luglio 2020, la Legge di Bilancio 2021 vi ha apportato molteplici interventi che, per la maggior parte, rappresentano un ampliamento dell’ambito di applicazione dell’agevolazione. La detrazione in esame consiste nel riconoscimento ai fini dell’Irpef (e non solo) del 110% della spesa sostenuta per specifici interventi, che possiamo riassumere come segue:

SUPERBONUS: INTERVENTI PRINCIPALI E AGGIUNTIVI

Attivato per rilanciare rapidamente il comparto dell’edilizia, vediamo quando può essere utilizzato e per quali tipi di interventi è previsto

a cura di Alessandra De Feo

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IL CONTRIBUENTE POTRÀ USUFRUIRE DELLA DETRAZIONE ATTRAVERSO IL CONTRIBUTO ANTICIPATO (SCONTO IN FATTURA) O LA CESSIONE DEL CREDITO CORRISPONDENTE ALLA DETRAZIONE SPETTANTE

» INTERVENTI PRINCIPALI, COSIDDETTI “TRAINANTI”

• Interventi di isolamento termico sugli involucri; • sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale sulle parti comuni; • sostituzione di impianti di climatizzazione invernale sugli edifici unifamiliari o sulle unità immobiliari di edifici plurifamiliari funzionalmente indipendenti; • interventi antisismici: la detrazione già prevista dal Sisma Bonus è elevata al 110% per le spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021. » INTERVENTI AGGIUNTIVI, COSIDDETTI “TRAINATI”

• Interventi di efficientamento energetico; • installazione di impianti solari fotovoltaici; • infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici; • interventi di eliminazione delle barriere architettoniche (16-bis, lettera e) del D.P.R. n. 917/1986. L’aspetto di primaria importanza è rappresentato dal fatto che le spese relative agli interventi “trainati” sono agevolate solo se vengono eseguite insieme ad almeno uno degli interventi “trainanti”. Sotto l’aspetto soggettivo, sono state poste non poche limitazioni al beneficio in esame; è previsto solo se le spese sono sostenute da: • condomìni; • persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arti e professioni, che possiedono o detengono l’immobile oggetto dell’intervento; • persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arti e professioni, proprietari (o comproprietari con altre persone fisiche) di edifici costituiti da 2 a 4 unità immobiliari distintamente accatastate; • Istituti Autonomi Case Popolari (Iacp) comunque denominati, o altri enti che rispondono ai requisiti della legislazione europea in materia di in house providing. Per tali soggetti l’agevolazione riguarda le spese sostenute entro il 30 giugno 2023 se, alla data del 31 dicembre 2022, siano stati effettuati lavori per almeno il 60% dell’intervento complessivo; cooperative di abitazione a proprietà indivisa; • onlus, associazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale; associazioni e società sportive dilettantistiche, limitatamente ai lavori destinati ai soli immobili o parti di immobili adibiti a spogliatoi; • i soggetti Ires (società di capitali ed Enti) rientrano tra i beneficiari nella sola ipotesi di partecipazione alle spese per interventi “trainanti” effettuati sulle parti comuni in edifici condominiali. La detrazione è riconosciuta nella misura del 110% della spesa sostenuta, da ripartire in 5 quote annuali di pari importo e, in generale, per le spese sostenute dal 1° gennaio al 30 giugno 2022, in 4 quote annuali costanti. Qualora il soggetto beneficiario non avesse capienza di imposta nella dichiarazione dei redditi, la parte eccedente non potrà essere oggetto di rimborso o di rinvio al successivo anno di imposta. Risulta di fondamentale importanza che il contribuente faccia a priori un calcolo di convenienza in merito all’alternativa riconosciuta dal legislatore, se optare per un contributo anticipato, sotto forma di sconto praticato dai fornitori dei beni o servizi (sconto in fattura) oppure per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante. Questi aspetti e i loro strumenti saranno trattati nel prossimo numero.


__ PREVIDENZA __

LA PENSIONE: UN AMBÌTO TRAGUARDO

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Visto come un importante punto di arrivo o un momento di preoccupazione per un futuro incerto, il pensionamento è il risultato di scelte previdenziali fatte durante la vita lavorativa che è bene progettare per tempo a cura di Luca Giustinelli

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È OPPORTUNO CHE CIASCUN LAVORATORE MONITORI PERIODICAMENTE LA PROPRIA SITUAZIONE CONTRIBUTIVA, ANCHE PER RILEVARE E SISTEMARE EVENTUALI ANOMALIE E SCOPERTURE CONTRIBUTIVE

90 I spazio50.org I MARZO 2021

NEL CORSO DELLA VITA LAVORATIVA, MOLTE PERSONE ATTENDONO “LA PENSIONE” COME UN TRAGUARDO AMBÌTO, un momento a cui rimandare, magari, la realizzazione di progetti di vita fin lì accantonati e sacrificati in favore degli impegni lavorativi e delle responsabilità familiari, oppure anche solo come un momento in cui potersi finalmente dedicare a se stessi. Per altri, invece, il momento del pensionamento è visto con preoccupazione, nell’incertezza che quanto maturato dopo una vita di lavoro possa o meno essere sufficiente a garantire un tenore di vita adeguato alle esigenze dell’età; questo timore è tanto più forte, di solito, quanto più è stata frammentata e “accidentata” la vita lavorativa. Troppo spesso, però, sia gli uni che gli altri vivono l’attesa di questo momento in maniera passiva, “prendendosi cura” della propria situazione contributiva solo in prossimità del momento del pensionamento, quando in molti casi è troppo tardi per apportare correzioni che possano influire efficacemente sul suo ammontare o per effettuare alcune scelte che possano anticiparne il momento. La pensione, infatti, va costruita per tempo, tenendo sempre sotto controllo i contributi ac-


creditati, il loro valore e il cosiddetto “tasso di sostituzione” (cioè la percentuale dell’ultimo reddito percepito dal lavoratore prima del pensionamento che la pensione riesce a coprire), che misura l’adeguatezza della prestazione pensionistica. Il sistema “contributivo”, oggi applicato alla generalità dei lavoratori, prevede alcuni meccanismi (ad esempio, l’aggiornamento periodico dei coefficienti di calcolo e la rivalutazione del montante contributivo in base all’andamento del Prodotto Interno Lordo - PIL - nel quinquennio precedente) che, a parità di retribuzione, possono incidere negativamente sull’ammontare della pensione. È evidente, infatti, che se il PIL non cresce, i contributi accumulati non si rivalutano e, alla lunga, l’importo della futura pensione ne risentirà. Un recente studio effettuato dalla società Progetica per il Corriere della Sera ha quantificato in una misura dal 2% al 7% (a seconda della categoria lavorativa di appartenenza e del reddito mensile percepito) l’impatto sulle future pensioni della diminuzione stimata del PIL nel 2020 e dell’aggiornamento dei coefficienti. » LE VERIFICHE E LE SCELTE DA FARE

La pensione, tuttavia, è anche il risultato di scelte previdenziali che il lavoratore è chiamato a compiere nel corso della sua vita lavorativa; la valutazione su quale sia il momento più opportuno per effettuarle dipende dalla singola posizione di ciascuno. Si prenda ad esempio il riscatto della laurea: se nel sistema retributivo il calcolo con il metodo della riserva matematica rendeva conveniente richiederlo già al momento dell’ingresso nel mondo del lavoro, con l’introduzione del nuovo metodo di calcolo forfettario o agevolato che a fronte di un onere concorrenziale determina però il passaggio al sistema

contributivo - risulta preferibile, nella maggior parte dei casi, rimandare l’operazione di riscatto in prossimità del pensionamento, quando ne sarà più chiara l’effettiva convenienza. Inoltre, trattandosi di una scelta irreversibile, è generalmente opportuno - salvo casistiche particolari - differire al momento del pensionamento la decisione di optare per il sistema interamente contributivo da parte di soggetti che possano far valere contribuzione ante 1996. Tuttavia, è bene che ciascun lavoratore monitori periodicamente la propria situazione contributiva, anche per rilevare e sistemare per tempo eventuali anomalie e scoperture contributive relative a periodi eventualmente non accreditati o a periodi soggetti a verifica (è quest’ultima, ad esempio, la casistica di molti contributi da lavoro autonomo, accreditati sulla posizione dei singoli commercianti o artigiani, ma non risultanti come convalidati, in attesa della validazione del reddito da parte dell’Agenzia delle Entrate). » ATTENZIONE AI PERIODI SCOPERTI!

Una particolare attenzione deve essere prestata alle eventuali scoperture contributive di periodi - collocati sia precedentemente all’inizio dell’assicurazione, sia nel corso della vita assicurativa - durante i quali la persona aveva in realtà svolto attività lavorativa. Questi “buchi”, infatti, possono derivare da contribuzione omessa. Se la contribuzione non versata è riferita a periodi recenti e non ancora prescritti, vi è la possibilità di effettuare una segnalazione all’Inps per ottenerne la regolarizzazione da parte del datore di lavoro o del soggetto tenuto al versamento. Al contrario, se la contribuzione non versata è relativa a periodi già prescritti (cioè riferiti di regola ad oltre 5 anni indietro), la stessa non può più essere recuperata e potrà solo essere oggetto di

riscatto a titolo oneroso che il lavoratore potrà richiedere al datore di lavoro o al soggetto obbligato dell’epoca, o del cui onere dovrà farsi carico personalmente, dopo aver dimostrato con prove certe la sussistenza e la durata del rapporto di lavoro per il periodo per il quale si è verificata l’omissione contributiva. Tuttavia, per rendere tutto più complicato, recentemente la giurisprudenza ha stabilito che anche la possibilità di riscattare - con onere a carico del datore di lavoro o, più spesso del lavoratore stesso - i contributi omessi e prescritti non può essere esercitata in qualunque momento, bensì soggiace ad un limite di prescrizione decennale, che decorre dalla data di prescrizione dei contributi omessi. Dopo tale limite, non ci sarà più possibilità di recuperare quella contribuzione, neanche pagandone l’onere a proprio carico. Oggetto di analisi devono essere, inoltre, la presenza o la possibilità di accreditamento dei vari tipi di contribuzione figurativa (servizio militare, malattia, astensione per maternità, disoccupazione ecc.), la possibilità di richiedere l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria della contribuzione, la valutazione delle maggiorazioni figurative, la più efficace valorizzazione (mediante gli istituti della “ricongiunzione”, del “cumulo”, della “totalizzazione” o del “computo”) degli spezzoni contributivi versati in diverse gestioni, la valorizzazione delle “eccedenze” per i contributi agricoli, la totalizzazione dell’eventuale contribuzione versata all’estero. In definitiva, il traguardo della pensione va conquistato con attenzione, con scelte consapevoli e con “tagliandi” periodici, da effettuare con l’assistenza di consulenti capaci e professionali. Gli Uffici 50&PiùEnasco presenti su tutto il territorio nazionale possono fornire una consulenza previdenziale specialistica per l’analisi e la regolarizzazione delle posizioni contributive dei lavoratori interessati. MARZO 2021 I 91


I

__VIVERE IN ARMONIA SEGUENDO LE STAGIONI__

VERSO L’EQUINOZIO «In questo mese di Primavera l’aria incomincia a divenire più tiepida. Guardatevi dall’esporvi al sole con la testa scoperta e di non far cambiamento di abiti». Almanacco Barbanera 1888

a cura di

SEMBRA DAVVERO CHE TUTTO ACCADA A MARZO! Un mese vivace, pieno di eventi, di cose da fare e di uscite da recuperare. Salutato ormai l’inverno, il bel tempo mette in moto il buonumore, ci fa guardare avanti nella speranza di una ripresa che tenga lontani i tempi bui. Il 20 a salutare l’arrivo della primavera sarà l’Equinozio, foriero di giornate miti e luminose da trascorrere nell’orto, sul balcone o nel giardino, tra semine, trapianti e raccolta di attese primizie. Con gli alberi in fiore, la gialla mimosa annuncia l’8 marzo, la Giornata Internazionale della Donna, mentre il 19 è il giorno dei papà, con le cucine pronte a riempirsi di zuccherate frittelle. E non importa se qualche acquazzone ci prenderà di sorpresa, anche quell’acqua sarà ormai amica, lieve ristoro ai germogli in corsa. Sono giornate in cui il freddo è solo un lontano ricordo, ma la tradizione ci chiede prudenza, perché a fine mese arrivano i “giorni della vecchia”, quelli che usanza vuole portino un ultimo, improvviso ritorno del gelo.

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MARZO IL PORRO (Allium porrum)

Fa bene perché... Composto per più del 90% d'acqua, è affatto calorico. Dona vitamine e ferro, ed è diuretico per l’alto contenuto di potassio e basso di sodio. Sembra sia efficace contro le punture delle api: si taglia a metà e si strofina. Il proverbio Non diventan porri se non quelli che si trapiantano. Pollice bio Poni i porri, secca il fieno, e qualcosa al fin avremo. Il porro cresce bene nei climi temperati, ama le posizioni soleggiate, ma sa resistere anche al freddo. Preferisce terreni - o terricci se si coltiva in vaso leggeri, ricchi di sostanza organica e senza ristagni d’acqua. I vasi devono essere profondi per favorire lo sviluppo sotterraneo della pianta. La semina Si fa in semenzaio, con la Luna calante, in genere a partire da marzo; oppure direttamente in vaso fino a luglio, interrando appena il seme. Le piantine del semenzaio si trapiantano sempre con la Luna calante, quando hanno raggiunto almeno 15 cm, spuntando le radici a 1 cm. Raccolta e conservazione Per il consumo fresco si raccolgono in Luna crescente, a 3 mesi dal trapianto maggio - o in qualsiasi stadio della crescita. Se le semine sono scalari - varie e successive -, si avranno porri tutto l'anno. In ambiente fresco, con il 90-95% di umidità, si conserva per 1-3 mesi. In frigorifero per 2 settimane.


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BUONO A SAPERSI!

In cerca di... potature Approfittiamo dei primi giorni di sole per fare una passeggiata in campagna. Un’occasione per respirare a pieni polmoni il ritorno della primavera e fare scorta di quei rami e rametti tagliati per rinvigorire gli alberi. Prima, però, sarà il caso di chiedere il permesso ai proprietari e accertarsi che le piante da cui provengono siano biologiche. In cucina sono molto utili per accendere il fuoco sotto la griglia e per cuocere nel forno a legna.

NEL CESTINO DEL MESE

ORTAGGI: aglio fresco, agretti, asparagi, carciofi, carote, cavolfiori, cavolini di Bruxelles, cavolo broccolo, cavolo cappuccio, cavolo verza, cicorie, cime di rapa, cipolle, finocchi, indivie, lattughe, patate novelle, porri, radicchio di Verona, rape, ravanelli, sedano, spinaci e valerianella. FRUTTA: arance, bergamotti, limoni, mandarini, mele, pere Conference e pompelmi. AROMI: prezzemolo, rosmarino e salvia.

COLTIVARE CON LA LUNA NELL’ORTO, NEL GIARDINO, SUL BALCONE

Arriva la primavera e l'orto, così come il giardino, tornano a chiedere nuove e più assidue attenzioni. Ecco allora la Luna crescente che ci sollecita a seminare in semenzaio cetrioli, melanzane, peperoni, peperoncini, pomodoro, meloni e timo. In piena terra mettere invece il lattughino da taglio e le fave. Senza dimenticare di trapiantare le aromatiche, ma anche l'asparago bianco e verde, le carote nelle varietà tardive, i piselli e di raccogliere la valerianella. Anche preparare alla bella stagione il giardino è attività di questo mese. È tempo allora di seminare in coltura protetta, i ciclamini. All’aperto invece ci attende la semina delle specie annuali, tra cui calendula, papavero e iberide. Piantare i bulbi a fioritura estivoautunnale, ad esempio, le amarillis, e iniziare la semina dei tappeti erbosi. Si torna nell'orto con la Luna calante per seminare in semenzaio basilico, lattuga, maggiorana e sedano. All’aperto cavolo cappuccio primaverile ed estivo, bietola da orto, ravanelli e rape. Trapiantare la cipolla. E in giardino? Terminare in fase calante le potature degli alberi e degli arbusti spoglianti. Infine, preparare il terreno per la messa a dimora di nuove piantine e rinvasare le piante da interno, le fucsie e le ortensie.

SE HAI ½ GIORNATA LA SCELTA DEI SEMI

Momento magico come il concepimento di una nuova vita, la semina di ortaggi e fiori, per essere fruttuosa, deve seguire precise regole. Innanzitutto la buona preparazione del terreno, che va ben lavorato, affinato e livellato. Più piccoli sono i semi, più fine dovrà essere il terreno. Una volta scelto quel che volete seminare, nel caso di semi di piccole dimensioni sarà bene mescolarli con un po’ di sabbia per meglio distribuirli in terra. I semi più grossi sono invece più facili da manipolare e si possono mettere direttamente nelle buchette, anche due o tre per volta, per poi diradare - una volta spuntate - le piante più deboli. È importante pure che il terreno non sia troppo freddo e abbia il grado di umidità giusto a favorire la germinazione. E soprattutto, dopo la semina, compattate il terreno con il dorso del rastrello: aumenterà il contatto tra seme e terra. Infine non dimenticate, all’acquisto, di controllare la data di scadenza sulla bustina dei semi.

Dice il proverbio... Marzo pazzerello, guarda il sole e prendi l’ombrello San Giuseppe frittellaio, di frittelle ne fece un caldaio Gelo marzolino contrista il contadino

IL SOLE E LA LUNA IL SOLE

Il 1° sorge alle 06.35 e tramonta alle 17.50. L’11 sorge alle 06.19 e tramonta alle 18.02. Il 21 sorge alle 06.02 e tramonta alle 18.13. Le giornate si allungano. Il 1° marzo si hanno 11 ore e 15 minuti di luce solare e il 31 se ne hanno 12 e 41 minuti. Si guadagnano 1 ora e 26 minuti di luce.

LA LUNA

Il 1° tramonta alle 08.01 e sorge alle 20.29. L’11 sorge alle 05.46 e tramonta alle 15.58. Il 21 tramonta alle 01.14 e sorge alle 10.20. Luna calante dal 1° al 13 e dal 29. Luna crescente dal 14 al 27. Luna Nuova il 13, Luna Piena il 28.

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a cura della Redazione

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RELAZIONI PERSONALI

Pensionato, 81 anni, persona seria, senza parenti e amici, in sostanza solo al mondo. Mi rivolgo a voi per avere contatti con qualsiasi persona, possibilmente abitante a Roma, Latina o Formia, affinché possa conoscere e corrispondere con lettrici o lettori seri, anche abitanti in Germania. Desidererei una vera amicizia per uscire qualche volta insieme, fare una bella passeggiata, oppure mangiare una pizza insieme. Telefonare al 3895981224 oppure al 3291099073. Signora, 67 anni portati discretamente, alta 1,67, gradevole, affettuosa e allegra, economicamente indipendente, molto credente. Cerco un uomo con i miei stessi requisiti per crearmi la famiglia che non ho mai avuto. Credo nell’amore vero tra due persone di fede, che si amino e si aiutino. Per favore, solo persone oneste e seriamente interessate. Scrivere a: F.P. Centrale di Avellino - C.I. n. AO5273917. 77enne, milanese, vedovo, in buona salute, buon carattere, casa propria, amante lettura e viaggi, dedito saltuariamente al volontariato, conoscerebbe signora non fumatrice, pari in-

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RELAZIONI LAVORO COLLEZIONISMO AFFITTO VENDO OCCASIONI

teressi, per amicizia ed eventuali sviluppi. Telefonare al 3409573318. 50enne ottimista, residente a Roma, amante arte, natura, psicologia, conoscerebbe ragazza o signora per amicizia ed eventuale relazione. Telefonare al 3245634553. Signora divorziata, senza figli, gradevole presenza. Cerco per amicizia signore serio, fine, gentile e libero da impegni familiari. Esclusa ogni tipo di avventura. Telefonare al 3533700656. 73enne, pensionato, solo, residente in Lombardia (zona Como), segno zodiacale “pesci”, cerca signora sola, buon carattere. Non ho l’auto e quindi vorrei contattare una persona possibilmente vicina alla mia zona di residenza. Amo il mare, la natura e spero che questo 2021 sia migliore del precedente. Telefonare al 3334276676. Signora 74enne, abitante a Firenze, solare, dinamica, romantica, amante mare, monti, campagna. Cerco un compagno stessi requisiti, residente nella mia zona, disposto a rimettersi in gioco per una relazione seria, con la speranza di un futuro insieme nel buono e cattivo tempo. Telefonare al 3663234893 (ore serali 19,00-22,00, no sms).

+ PROPOSTE Da ragazzina cercavo amici di penna. Oggi, a 65 anni e in pensione, cerco amici di e-mail. Sono sposata e abito nella zona fra Prato e Firenze. Mi piace leggere, scrivere, riciclare, fare lavoretti manuali e, quando posso, viaggiare. In questo periodo di pandemia mi piace vedere altri modi di vivere la vita, la pensione, oltre al mio. Sono curiosa, aperta di mente, ottimista. Che ne dite? Avete voglia di occupare un po’ del vostro tempo a scrivermi per scambiarci opinioni? Scrivere a: danisette55@gmail.com

+ COLLEZIONISMO Vendo al miglior offerente: raccolta di timbri postali, uno diverso dall’altro, di tutta Italia, dal 1950 a oggi (50.000 lettere, cartoline, cedole librarie e altro); calendari di tutti i tipi, dal 1950 a oggi (tre scatoloni in blocco). Telefonare allo 0141401387.


giochi di Lionello e Favolino

stuzzica di Enrico Diglio

CERVELLO

TEST 1 Osservate attentamente le seguenti parole e dite quali parole si possono formare ponendo all’inizio di quelle date una lettera ricavabile, secondo logica, dal calcolo che si può effettuare utilizzando le lettere e i numeri riportati nell’ovale giallo.

REBUS Lionello 8 1 3 8... TEST 2 Osservate attentamente la seguente figura e dite quale dei particolari sotto riportati non le appartiene.

REBUS Lionello ...5 2 9

»

CHE TIPO Ha la testa e non combina, quattro piedi e non cammina, ha di lana un bel mantello ma non è certo un agnello... Ha le sponde e non è un fiume, non è un uccello e ha le piume: cosa diamine sarà questo mostro di verità?

TEST 3

»

AVVENTURA FALLITA Fu dapprima una promessa, in seguito avverata... ma quella prima volta in bianco è andata.

Osservate attentamente le seguenti serie di frecce e andate a pag. 96.

INDOVINELLI Favolino

__SOLUZIONI A PAGINA 96__ MARZO 2021 I 95


oroscopo di Aldebaran

MARZO

VERONICA PIVETTI

Attrice

pesci

vergine

20 FEB. I 20 MAR. Sarete portati a spendere più del solito per abbellire la vostra casa. Non esagerate! Per risolvere le incomprensioni familiari servirà una buona dose di diplomazia. Concedetevi momenti di relax.

24 AGO. I 22 SET. Periodo positivo e felice per gli affetti. La famiglia e gli amici vi faranno sentire importanti. Ricambiate dedicando loro le giuste attenzioni. Non prendete freddo e mangiate sano.

ariete

bilancia

21 MAR. I 20 APR. La presenza di Nettuno nel segno potrebbe esporvi a qualche malanno stagionale. Proteggetevi assumendo le giuste vitamine attraverso una sana alimentazione. Uscite solo nelle ore più calde.

23 SET. I 22 OTT. Sarete troppo ambiziosi e spesso vi troverete in difficoltà a causa dell’eccessivo ottimismo. Buon momento per dedicare tempo ai vostri hobby. Camminate almeno mezz’ora al giorno.

soluzioni

GIOCHI

REBUS (8 1 3 8...)

REBUS (...5 2 9)

sol I; D ali; eco N; CO raggio = Solidali e con coraggio...

verso L, AR in AS cita = ...Verso la rinascita

INDOVINELLI Che tipo = Il letto - Avventura fallita = La sposa

stuzzica

CERVELLO

TEST 1

toro

scorpione

21 APR. I 20 MAG. In famiglia si alterneranno momenti sereni ad altri meno piacevoli, ma voi riuscirete a tenere i nervi saldi e a risolvere i problemi. Per dormire meglio ricorrete a tisane rilassanti.

23 OTT. I 22 NOV. Avrete una buona notizia riguardante il denaro. Un importante e simpaticissimo incontro vi farà cambiare punto di vista su una vecchia situazione. Evitate di frequentare luoghi troppo affollati.

gemelli

sagittario

21 MAG. I 21 GIU. Il fascino e il magnetismo di cui siete dotati vi faranno vivere momenti davvero appassionati. Regnerà una buona atmosfera in famiglia, soprattutto con i nipoti. Cercate di non esagerare a tavola.

23 NOV. I 21 DIC. I pianeti vi aiuteranno a vedere le attività quotidiane da una prospettiva utile e funzionale. Sarete dotati di una forte dose di praticità e il vostro modo di fare sarà apprezzato da molti.

cancro

capricorno

22 GIU. I 22 LUG. Ottimo mese grazie al favore delle stelle. Vi sentirete compresi e non mancheranno apprezzamenti positivi nei vostri confronti. Possibili vincite al gioco. Proteggetevi contro il freddo e mangiate sano.

22 DIC. I 20 GEN. Mese un po’ movimentato in famiglia. Probabili scenate di gelosia da parte del partner e incomprensioni con i figli. Rilassatevi facendo lunghe passeggiate nel verde.

leone

acquario

23 LUG. I 23 AGO. Buon mese per riprendere in mano progetti accantonati da tempo. Per la loro realizzazione sarà fondamentale l’aiuto di persone creative. Evitate cibi troppo grassi e bevete molta acqua.

21 GEN. I 19 FEB. Gli astri vegliano sulla vostra serenità. Il tono vitale e l’equilibrio psicofisico sono buoni. Approfittatene per fare un po’ di movimento all’aria aperta, preferibilmente nelle ore più calde.

96 I spazio50.org I MARZO 2021

Le parole sono: SALA, SALONE, SALTO, SARTO, SATOLLO, SCIOCCO, SELEZIONE, SMALTO, STACCO, SVOLTA. Esse, infatti, si formano ponendo all’inizio delle parole fornite la lettera S. La lettera S si ottiene con il seguente criterio: se consideriamo le lettere R e G e il numero 6 posti sotto l’elenco delle parole fornite, sottraendo il numero 6 al numero che rappresenta la posizione nell’alfabeto della lettera R e addizionando al risultato così ottenuto il numero che rappresenta la posizione nell’alfabeto la lettera G, si ottiene il numero diciassette che è la posizione nell’alfabeto della lettera S. Quindi: 16 - 6 + 7 = 17 posizione di S nell’alfabeto

posizione sedici nell’alfabeto

posizione sette nell’alfabeto

TEST 2

Il particolare “intruso” è quello contrassegnato dalla lettera c).

TEST 3

Quale delle seguenti figure rappresenta quella prima vista?

a)

b)

c)

d)


+

SCRIVETECI: PER POSTA VIA DEL MELANGOLO, 26 00186 ROMA PER FAX 066872597 PER MAIL G.VECCHIOTTI@50EPIU.IT

lettere Risponde Giovanna Vecchiotti - Direttore Responsabile 50&Più

IL FUTURO POGGIA LE PROPRIE RADICI NEL PASSATO Le città cambiano, si rimettono a nuovo o dismettono per sempre l’aria di innocenza che avevano appena sono state costruite. Studiare la loro trasformazione sarebbe come conoscere l’anima degli uomini CARA DIRETTRICE, scusi se esordisco con un “cara”, ma leggo ormai da così tanti anni la rivista che considero voi della redazione un po’ come dei parenti stretti. Non dico figli (perché in realtà non so quanti anni avete), ma “come qualcuno di famiglia”, sì. Le scrivo questa lettera per complimentarmi con lei per prima, ma anche con tutti coloro che lavorano al giornale, per l’inchiesta sulle città del futuro che avete pubblicato nello scorso numero di febbraio. L’ho trovata molto interessante, piena di spunti e di riflessioni. Io sono una persona che “guarda al futuro”. L’ho sempre fatto, e questo è stato un po’ il mio pregio ma anche il mio difetto. Da giovane mi consideravano “una sognatrice”, mi dicevano che avevo sempre la testa sulle nuvole, una critica che non condivido affatto. Io mi ritengo, piuttosto, lungimirante, una persona che precorre i tempi, e talvolta è forse meglio avere la testa fra le nuvole che vivere

nel presente. In ogni caso, leggendo i vostri articoli sulle città del futuro, non ho potuto fare a meno di dare uno sguardo al passato, a come sono cambiate le città dal dopoguerra ad oggi, e il cambiamento, anche se è avvenuto nell’arco di decine di anni, non creda sia stato indolore per tante persone, che si sono trovate loro malgrado, a fare i conti con città, paesi e quartieri che lentamente si sono trasformati. Basti pensare all’incremento delle auto che oggi affollano i centri abitati, al groviglio di strade ed autostrade che li attraversano, ai piccoli palazzi e condomini del dopoguerra sostituiti negli anni da grattacieli e quartieri dormitorio... Insomma, con i vostri articoli avete suscitato in me un piccolo “terremoto” di emozioni: da una parte il ricordo di quando ero bambina, dall’altra il desiderio di scoprire come sarà la città che ospiterà i miei nipoti. E di questo, vi ringrazio. Continuate così! Giulietta Alfonsi Bene, signora Giulietta, siamo contenti di averla portata per mano in un viaggio nel tempo, dal passato al futuro e viceversa. E come lei, anche noi abbiamo in programma di fare un salto nel passato, dopo averlo fatto nel futuro delle città. Sarebbe bello, infatti, riscoprire come sono cambiati negli anni i quartieri e le città, e ci piacerebbe farlo insieme ai nostri lettori. Continui a leggere la rivista, vedrà che riusciremo a portarla di nuovo là dove, da bambina, sognava di vivere: in una grande città. MARZO 2021 I 97


bazar

DONNA SALUTE LETTURE PER TUTTI WELFARE DELLE REGIONI FILM

a cura del Centro Studi 50&Più

Questo spazio offre informazioni, curiosità, notizie utili. Come ogni bazar, sarà luogo d’incontro e di scambio. Potete quindi inviarci le vostre segnalazioni e quesiti a: centrostudi@50epiu.it

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oppure al 0424708910.

DONNA PERENNIALS A differenza delle etichette generazionali (millenials, boomer, Generation X), il termine inglese “perennial” si riferisce a tutti coloro che pensano in modo globale, che stanno al passo con i tempi e interagiscono con più generazioni, indipendentemente dal dato anagrafico. Molte over 50 si riconoscono in questa definizione e sono diventate protagoniste di siti e blog tra cui il più seguito www.magnificheperennial.com PREVENZIONE ROSA Per le donne che hanno raggiunto i cinquant’anni, le linee guida internazionali prevedono dei controlli per il tumore del colon-retto, mammografie per la diagnosi precoce del tumore mammario e lo screening per i tumori della cervice e dell’endometrio. Per conoscere i programmi di screening a cui si ha accesso, è possibile visitare il sito della propria Regione o quello del Ministero della Salute. 98 I spazio50.org I MARZO 2021

+ SALUTE ARTRITE REUMATOIDE “Parla più forte della tua AR” è la campagna di sensibilizzazione sull’artrite reumatoide. Circa 300mila italiani soffrono di questa malattia non curabile, ma che può essere gestita con una diagnosi tempestiva. Per informazioni e per conoscere le storie di persone che convivono con questa patologia è possibile visitare il sito www.talkoverra.it TICKET SANITARIO Diverse categorie di persone sono esenti dal pagamento del ticket sanitario per motivi legati al reddito o alla presenza di alcune patologie e, ogni anno, è necessario presentare un’autocertificazione che attesti le proprie condizioni. Quest’anno, a causa della pandemia, il termine per il rinnovo dei certificati di esenzione del ticket è stato spostato al 31 marzo. Per verificare tutte le agevolazioni è consigliabile controllare la sezione dedicata alla Salute sul sito della propria Regione.

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LETTURE PER TUTTI

AUDIOLIBRI L’associazione “Amici del Libro Parlato Lions” di Verbania raccoglie audiolibri di tutti i generi e vanta un catalogo online di più di 10.000 opere. Un patrimonio gratuito a disposizione di tutti coloro che hanno difficoltà nella lettura. Per usufruirne è necessario iscriversi e presentare la documentazione che attesti la disabilità alla lettura autonoma. Per maggior informazioni si può visitare il sito www.libroparlatolions.it CHI LEGGE VIVE DI PIÙ In uno studio di lungo corso, i ricercatori dell’Università americana di Yale hanno messo a confronto un gruppo di lettori e un gruppo di persone che non amavano leggere. I risultati hanno dimostrato come il primo gruppo fosse più longevo del secondo e vivesse in media fino a 23 mesi in più. Sembra che la lettura di buoni libri abbia effetti positivi di carattere emotivo e sociale, oltre che cognitivi.

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WELFARE DELLE REGIONI

GLI ASSISTENTI FAMILIARI IN CALABRIA La Regione Calabria ha riconosciuto il profilo professionale dell’assistente familiare. Una figura che provvede alla cura e all’igiene

della persona e che deve anche sapersi orientare nel contesto sociosanitario dell’assistito. Per le famiglie che ne hanno necessità, sarà messo a disposizione un elenco degli assistenti familiari con specifica certificazione fornita dai Centri Provinciali per l’Impiego. SERVIZIO CIVILE PER GLI ANZIANI NELLE MARCHE La giunta regionale delle Marche ha varato un progetto con il quale si istituisce un Servizio Civile per Anziani. Un modo per mettere a disposizione della comunità le proprie competenze e le esperienze professionali e umane, grazie alla realizzazione di attività che risponderanno ai bisogni del territorio. Per aderire è necessario aver compiuto 60 anni ed essere pensionati.

+ FILM LEI MI PARLA ANCORA Regia di Pupi Avati con Stefania Sandrelli, Isabella Ragonese e Renato Pozzetto Quando Nino perde la moglie Caterina dopo un amore lungo 65 anni, la figlia Elisabetta gli affianca Amicangelo, un editor che lo aiuterà a scrivere un libro sulla loro storia d’amore. L’obiettivo sarà quello di aiutarlo a superare la perdita, e ben presto, nonostante la grande diversità, tra i due uomini nascerà una bella amicizia. La storia è tratta dall’omonimo libro di Giuseppe Sgarbi.


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