Novembre 2023

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Il valore dell’esperienza | NOVEMBRE 2023 | Anno XLV - n. 11 - € 2,50 I.P.

STORIE

Vite senza paura Maria Grazia Cucinotta «Il mio impegno nella lotta alla violenza sulle donne»

PRIMO PIANO DaMe, il progetto che accoglie vittime di violenza La storia di Francesca

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SOCIETÀ Giornata Internazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza Parla l’Autorità garante

INIZIATIVE Nonne e nipoti insegnano ai turisti l’arte della pasta fatta in casa Generazioni a confronto

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Sommario

Anno XLV - n. 11 - novembre 2023 50&Più il valore dell’esperienza

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Quale pianeta lasceremo in eredità?

Carlo Sangalli

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Gli uomini siano protagonisti della lotta alla violenza sulle donne

Anna Grazia Concilio

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Periscopio

Dario De Felicis

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I giovani riscoprono i telefoni ‘semplici’

Donatella Ottavi

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Berlino 1989, quando cambiò il mondo

Anna Costalunga

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Ilaria Romano

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Slovacchia, Robert Fico torna premier

Leonardo Guzzo

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Giovani e salute mentale, una priorità

Chiara Ludovisi

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La casa di Pasolini diventa museo

Anna Costalunga

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Ettore Costa

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Maria Silvia Barbieri

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Alessandra De Feo

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R.Nardelli

PASTA A MANO CON NONNA

Donne anziane insegnano ai turisti a preparare tagliatelle e ravioli Con loro giovani e nipoti. Il progetto romano che promuove i rapporti intergenerazionali

In questo numero

Alla riscoperta del viaggio ‘lento’

Il foliage d’autunno Previdenza Fisco

32 Progetto “Negozi amici” Bologna al fianco dell’infanzia Gli esercizi commerciali della città aprono le porte ai bambini di Chiara Ludovisi

V.M.Urru

IL CUORE “UMANO” DI ALTEREGO

Il robot grazie ai visori e a appositi comandi può essere pilotato da remoto. La sua invenzione, tutta italiana, è destinata a rivoluzionare il mercato della tecnologia

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La violenza sulle donne non si arresta Ma uscire dall’incubo è possibile di V.M.Urru, M.Pagliuca, C.Ludovisi G.Zaccardelli, A.G.Concilio

Rubriche Gianrico e Giorgia Carofiglio

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Il terzo tempo

Lidia Ravera

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Anni possibili

Marco Trabucchi

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Effetto Terra

Francesca Santolini

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La forma delle nuvole

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R.Capuano

AMREF COMBATTE LE DISUGUAGLIANZE Nice Leng’ete tra le cento persone più influenti al mondo. Il suo impegno in Africa, a favore delle donne e delle bambine 50&Più | novembre 2023

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Direttore Editoriale Anna Maria Melloni @ am.melloni@50epiu.it

Personaggi Maria Grazia Cucinotta «Vi racconto la mia “vita senza paura”»

A.G.Concilio 20

Direttore Responsabile Anna Grazia Concilio @ a.g.concilio@50epiu.it Design Massimo Cervoni @ m.cervoni@50epiu.it Editoriale 50&Più Srl Amministratori Antonio Fanucchi (Presidente) Giuseppina Belardinelli Franco Bonini Antonino Frattagli Brigida Gallinaro Procuratore Gabriele Sampaolo Amministrazione Editoriale Cinquanta & Più Srl 00186 Roma - via del Melangolo, 26 Telefono 06.688831 - Fax 06.6872597 mail: editoriale@50epiu.it

Salute

72 Le nuove frontiere dell’oncologia L’immunoterapia rivoluziona la cura di alcune forme di tumore a cura di Fondazione Umberto Veronesi

Cultura e tempo libero I viaggi di 50&Più

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Incontro con l’Autore, Libri, Arte, Teatro, Musica, Cinema

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Bacheca

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Vivere in Armonia

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Giochi

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Bazar

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Credit foto: Agf, Contrasto, Masterfile, Shutterstock, Antonio Barella, ©Alessandro Carofiglio. Shutterstock: Diego Thomazini Foto di copertina: Gaetano Cucinotta Illustrazioni: Enrico Riposati

Abbonamenti annuali: Italia (11 numeri) euro 22,00 sostenitore euro 40,00 copia singola euro 2,50 copia arretrata euro 4,50 Estero euro 41,50

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Finito di stampare: 31 ottobre 2023

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QUALE PIANETA LASCEREMO IN EREDITÀ AI NOSTRI NIPOTI? Intervenire, tutti e subito, per amore della Terra e per il futuro dei giovani Questa l’esortazione di papa Francesco in “Laudate Deum”, questo il nostro dovere Papa Francesco lo sta ripetendo da tempo: «Siamo entrati nella Terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli». L’allarme del Pontefice sui conflitti che tornano a sconvolgere il pianeta si aggiunge a quello sui disastri ambientali contenuto nella recentissima esortazione apostolica Laudate Deum. «Mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e fors e si sta avvicinando

mi giganteschi che ci sovrastano e per i quali non abbiamo né risposte né soluzioni immediate. Eppure, la via ancora una volta ci è indicata da papa Francesco che nella Laudate Deum ci invita ad agire subito, perché non c’è più tempo da perdere. Perché “il cambiamento viene dal basso”. Sant’Agostino, ogni volta che il suo popolo si lamentava per l’oscurità dei tempi, ricordava loro che “i tempi sono determinati dalle scelte e dalle azioni delle persone che li abitano”. A ogni livello, partendo dalle piccole «DOBBIAMO ESSERE cose e facendo ognuno di noi la pro“PRESENTI”, DARE pria parte. ATTENZIONE ALL’AMBIENTE Tradotto in concreto questo signifiE ALLE PERSONE RIFIUTANDO ca agire nel nostro quotidiano, nelle LA LOGICA DELL’ODIO» scelte che facciamo e nelle decisioni che prendiamo. Nell’educazione che a un punto di rottura». Esortazione con trasmettiamo ai nostri figli e nipoti, toni inusuali, quasi da tempi ultimi, che nell’esempio che diamo a loro. di Carlo Sangalli tuttavia non trova la giusta eco e soA giugno, dalle pagine della nostra riviPresidente Nazionale 50&Più prattutto sembra inascoltata. sta, abbiamo affrontato - tra gli altri - il Da giorni assistiamo al divampare del nuovo conflitto in tema della ecologia integrale, questione centrale dell’encicliMedioriente scatenato dall’attacco terroristico e senza pre- ca di papa Francesco. È un tema che ci sta davvero molto a cedenti di Hamas contro Israele. Ultimo capitolo di una cuore. Siamo genitori, siamo nonni, siamo cittadini. Molti guerra infinita che sconvolge la Terra Santa e che rischia di di voi, cari lettori, attraverso decenni di attività imprendiallargarsi pericolosamente alimentando altre forti tensioni toriale, hanno maturato un forte senso di responsabilità internazionali. Soprattutto se si tiene in considerazione il verso il futuro. conflitto tra Russia e Ucraina nel cuore dell’Europa e i nuovi Abbiamo tutti il dovere di essere “presenti” dando il nostro equilibri mondiali con una Cina sempre più determinata a contributo in termini di attenzione all’ambiente e alle percontrastare la leadership statunitense. sone e rifiutando la logica dell’odio. Di fronte a questi scenari drammatici che irrompono nel- Non abbiamo un pianeta di riserva e non possiamo lasciare la nostra vita attraverso i media, dopo le prime reazioni di ai nostri nipoti un’eredità così pesante. La prossima Confesconcerto e indignazione, c’è il pericolo dell’assuefazione. O renza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Dubai del senso della distanza per qualcosa di così lontano dalla è chiamata ad accettare questa sfida epocale e ad assumere nostra vita da apparire irreale. una posizione netta, in difesa della casa comune. D’altra parte, cosa possiamo fare di fronte a una guerra “Tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempo mondiale “combattuta a pezzetti” o ai disastri ambientali che ci è dato” - scrive Tolkien nel Signore degli Anelli -. Il provocati dall’uomo? E quale pianeta lasceremo in eredità nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni alle generazioni future? nei quali viviamo al fine di lasciare, a coloro che verranno Mi rendo conto che sono tematiche sconfinate. Sono proble- dopo, terra sana e pulita da coltivare”. 50&Più | novembre 2023

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Anna Grazia Concilio Direttrice responsabile 50&Più

GLI UOMINI SIANO PROTAGONISTI DELLA LOTTA ALLA VIOLENZA SULLE DONNE Di lotta alla violenza sulle donne parlano prevalentemente le donne. Non basta. Perché ci sia un cambiamento culturale è necessario che anche gli uomini entrino pienamente in scena. Loro come noi devono diventare interpreti di istanze e farsi portavoce di campagne di sensibilizzazione Siano paladini dei diritti umani, il 25 novembre, l’8 marzo e non solo A meno che non si tratti di un evento promosso da istituzioni o da organismi politici, a reggere gli striscioni nelle manifestazioni che condannano la violenza sulle donne ci sono prevalentemente donne (qualche volta anche bambini). Sono donne le attiviste che organizzano presidi di protesta e sit-in. Sono donne le promotrici di campagne di sensibilizzazione, sono donne le leader che convocano assemblee. In Parlamento, a chiedere maggiore tutela dei diritti delle donne sono le donne. Perché ci sia un cambiamento culturale e sociale, però, anche gli uomini devono fare la loro parte. Devono fare la loro parte ogni singolo giorno dell’anno, non basta far conoscere la propria opinione il 25 novembre o l’8 marzo. Non basta nemmeno prendere il microfono in piazza e gridare quanto la violenza ci ripugni, ci faccia tornare indietro cancellando con un colpo di spugna i progressi e i diritti civili conqui-

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stati non senza fatica negli ultimi anni. Serve anche questo, certamente, ma serve anche molto altro. Sfiliamo per le strade delle città di tutt’Italia e del mondo, diventando parte di un fiume colorato che sveglia vicoli e smuove coscienze. Indossiamo scarpe rosse, diventate il simbolo della lotta contro la violenza di genere grazie a un’idea dell’artista messicana Elina Chauvet, ci teniamo per mano perché sappiamo che così diventiamo più forti. La nostra voce, il nostro impegno e la nostra lotta però da soli non bastano per rendere possibile un’inversione di marcia e una ristrutturazione sociale che, solo nel 2023, ha fatto registrare oltre settanta femminicidi. Iniziamo dall’educazione, in famiglia, a scuola. Iniziamo dall’attenzione verso i gesti che apparentemente ci sembrano inutili, dalle parole, dagli atteggiamenti. E facciamolo nei confronti di chi è più vicino a noi, di chi divi-

de con noi il banco all’università, la scrivania in ufficio, il pianerottolo, la fila al supermercato. L’impegno degli uomini a supporto della tutela dei diritti delle donne passa anche dalle piccole cose: è esattamente qui che si pongono le fondamenta per quelle battaglie giuste e condivise che condannano a voce alta soprusi, maltrattamenti e brutalità. Perché le vittime non sono solo le donne. L’estate appena trascorsa porta con sé episodi di violenza perpetrati a danno di giovanissime. Ricordiamo gli stupri di Caivano, di Palermo. E proprio a Palermo qualcosa sta cambiando. L’omertà sta lasciando il posto all’attivismo. Ismaele La Vardera, deputato e vicepresidente della Commissione regionale antimafia, a fine settembre, ha organizzato una manifestazione contro la violenza sulle donne al grido “Oggi gli uomini di Palermo scendono in piazza per dire no alla violenza sulle donne, mettendoci la faccia”.

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Punti di vista

Viserion COLLEZIONE “ONNISCIENZA” CATTEDRALE DI ELY - XIII secolo Contea del Cambridgeshire - GB © PETER LI PHOTOGRAPHY www.plipictures.com

Gli edifici storici ricordano la nostra storia Sono intrinsecamente senza tempo e, per molti versi, ultraterreni Osservare uno spazio tridimensionale nella sua interezza attraverso la fotografia panoramica, regala una prospettiva oltre ciò che l’occhio può vedere. Ci separa dalla realtà, gioca con la nostra percezione della forma e nella forma crea il senso di un altro mondo

Peter Li, fotografo londinese, realizza particolari immagini dai luoghi di culto britannici. Diversi scatti, effettuati dal centro di chiese e cattedrali, vengono ‘fusi’ fino a creare un’unica suggestiva immagine

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Vuoi dare una mano a Don Ciro? Ti basta poco per capire che vita fa, nella sua Calvizzano, alle porte di Napoli. È sufficiente seguirlo per qualche minuto per renderti conto di come tutti quelli che lo incontrano lo salutino, lo abbraccino, gli chiedano una parola o gliene dicano una, magari all’orecchio. E lui non si tira indietro, con nessuno. Per tutti don Ciro ha un sorriso, una risposta, la pazienza dell’ascolto. Oggi ha 50 anni ed è prete da 14. Una vocazione adulta: prima, per diversi anni, ha fatto il farmacista e così ancora adesso non sono pochi quanti gli chiedono una iniezione a domicilio o un consiglio su come curarsi. Ci sono anziani che si rivolgono a lui (perché solo di lui si fidano) perfino per mandarlo a ritirare la pensione, alle poste. Per qualcuno di loro don Ciro “è tutto” - ti raccontano - ma la cosa, spiega sorridendo il parroco, è reciproca: “anche loro sono tutto per me. Perché è nell’incontro con la gente che davvero si trova il Signore. E se perdessi questo abbraccio, perderei qualcosa di indispensabile”. La conferma arriva anche dai ragazzi che frequentano San Giacomo, come Marco: “L’amore che don Ciro mette in tutte le relazioni fa sentire la gente di Calvizzano piena completamente della sua presenza e della presenza di Dio”.

La voce di Rosa si incrina, per la commozione, mentre confida: “Mi ha aiutato molto, specie con i miei bambini… mi tiene sempre presente e per questo anch’io mi metto sempre a disposizione della parrocchia”. Dove un tempo c’era un parcheggio, accanto alla chiesa, ora c’è un giardino con una fontana, piena di tartarughe acquatiche. Qui le persone si incontrano, si ascoltano. Qui don Ciro accoglie le loro storie e le porta ogni giorno davanti a Dio, celebrando l’eucarestia. Il sostentamento di don Ciro e degli oltre 32.000 sacerdoti è affidato a ognuno di noi, che direttamente attraverso le offerte deducibili per i sacerdoti possiamo contribuire a garantire loro un sostentamento dignitoso. Dalle montagne alle isole, nelle grandi città come nei piccoli paesi, grazie ad un sistema che si basa sulla corresponsabilità, ciascuno di loro ha bisogno del contributo di tutti. Anche del tuo. Fai la tua donazione su Unitineldono.it. Don Ciro, e tanti altri don come lui, te ne saranno grati, insieme alle loro comunità.

In foto: don Ciro Tufo parroco di San Giacomo a Calvizzano (NA)


La forma delle nuvole

Un padre e una figlia osservano il mondo

IMPARIAMO L’AMORE PER LE COSE di Gianrico e Giorgia Carofiglio

È

«Cogliere la bellezza di un oggetto imparare ad amarne anche le imperfezioni dipende da ciò che per noi rappresenta e dal rapporto che abbiamo instaurato nel tempo» 10

un periodo di cambiamenti felici. Giorgia (la coautrice di questa rubrica) si è sposata da poco, e fra tanti regali ne ha ricevuto uno particolarmente significativo: un anello con un’ametista luminosa, di un viola intenso. La pietra proveniva da un altro gioiello, ma si era danneggiata ed era stata messa da parte. Per lavorare con questo difetto, il gioielliere ha dovuto disegnare una struttura completamente nuova per l’anello: ora la pietra sembra quasi galleggiare nel vuoto, ed è ancora più bella di quando era integra. Questa piccola vicenda ci ha ricordato un’arte giapponese chiamata ‘kintsugi’ che, come molte altre cose provenienti dall’Estremo Oriente, è diventata di tendenza negli ultimi anni. Consiste nel riparare ceramiche rotte usando lacca mescolata con polvere d’oro. La rottura e la riparazione diventano parte della storia di un oggetto, piuttosto che qualcosa da nascondere. La lacca dorata evidenzia le crepe invece di provare a cancellarle, dando nuova vita ad oggetti altrimenti destinati ad essere gettati via. È un approccio strettamente legato al ‘wabi-sabi’, una parola che non ha equivalenti in italiano, un principio del buddismo zen legato alla capacità di accettare l’imperfezione e apprezzare la bellezza dell’effimero. Il fatto interessante è che è un principio etico tanto quanto estetico: al

wabi-sabi si ispirano, tra le altre cose, l’arte dell’arrangiamento dei fiori, l’arredamento tradizionale, i giardini zen e la cerimonia giapponese del tè. Wabi-sabi significa prendere sul serio il mondo materiale, instaurando con esso una relazione basata sul rispetto e sulla cura. Tale relazione esprime un apprezzamento profondo dell’esperienza, della transitorietà e della bellezza che ne scaturisce. Lo spirito del nostro tempo sembra oscillare tra un’ossessione per i beni materiali e un rifiuto, un’identificazione di tutto ciò che è materiale come un fardello di cui liberarsi. Propone quest’ultimo approccio il minimalismo, un movimento di grande popolarità sui social media i cui seguaci riducono i loro averi al minimo indispensabile, o il decluttering, la pratica, talvolta quasi ritualistica, di liberarsi delle cose inutili che abbiamo accumulato nel tempo, cui avevamo accennato già in un articolo di qualche mese fa. La leggerezza esistenziale (di cui la riduzione dei beni materiali superflui è una buona metafora) è una dimensione auspicabile. Come per tutto però gli eccessi vanno evitati. Per l’integralismo minimalista ogni oggetto non strettamente necessario è una distrazione, e la soluzione al consumismo è l’indifferenza alle cose materiali, privilegiando ciò che materiale non è: valori, esperienze, relazioni. Per quanto sia un atteggiamento ammirevole, si fonda sulla

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più precaria e inaffidabile delle virtù umane: la moderazione. Pone troppa fiducia sul nostro senso del limite e talvolta si trasforma in una pratica ossessiva. La cura invece è una virtù espansiva, che si esprime in positivo invece che per privazione. Se possiamo sicuramente imparare da un atteggiamento più aperto all’imperfezione e al cambiamento, forse possiamo imparare ancora di più rispetto a come ci relazioniamo agli oggetti. Conservare e manutenere (con criterio) gli oggetti ci permette di esprimere la nostra individualità, la nostra storia personale e familiare. Alcuni oggetti ci ricordano momenti felici della nostra vita: un viaggio lontano, un incontro, un’esperienza profonda con l’arte o con la musica. Il rimedio alla patologia dell’accu-

mulo può dunque essere non un’astratta (e per certi aspetti gelida) indifferenza quanto piuttosto un rapporto gioioso e di cura per alcuni oggetti carichi di significato. La cura è una possibile soluzione perché richiede sforzo, impegno, dedizione come ogni rapporto affettivo. In questo modo pone un limite naturale al desiderio di possedere sempre più cose, che è senza dubbio dannoso per il nostro equilibrio. Se invece di un’indifferenza spesso forzata, la soluzione fosse coltivare la cura e addirittura l’amore per le cose (alcune cose) che possediamo? Imparare a provare tenerezza, un’emozione all’apparenza incongrua, per gli oggetti, soprattutto quelli che mostrano i segni del tempo, potrebbe essere un antidoto rispetto alla nostra compulsione collettiva all’ac-

cumulo. Un apprezzamento profondo per l’individualità dell’oggetto, per le sue imperfezioni e per la sua e la nostra storia. L’ha scritto benissimo, già all’inizio del secolo scorso, il designer giapponese Soetsu Yanagi nel suo La bellezza degli oggetti quotidiani, un saggio che appartiene alla tradizione wabi-sabi, ancora non tradotto in italiano: è il tempo che ci permette di apprezzare la bellezza di un oggetto, e persino di amarlo. La bellezza che vediamo in un oggetto dipende dal rapporto che abbiamo instaurato con esso, non dall’essere nuovo o preziosamente decorato. Le parole di Soetsu Yanagi sembrano più un auspicio che una constatazione: «Più un oggetto verrà utilizzato più diventerà bello, e più il consumatore lo userà più quell’oggetto sarà amato». 50&Più | novembre 2023

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Il terzo tempo

IN UNA SOCIETÀ SANA C’È POSTO PER TUTTI

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di Lidia Ravera

giovani e i vecchi, i giovani contro i vecchi, i vecchi contro i giovani. Un copione decrepito. Una commedia che va in scena sempre più stancamente. Eppure continua. Quando ero giovane io, e vi parlo della seconda metà del secolo scorso, quando ero giovane io, dicevo, il conflitto generazionale era una faccenda seria: fra noi e i nostri genitori c’era stata la cesura drammatica di una guerra mondiale, la Seconda. Le guerre accelerano il cambiamento. Io mi vestivo in modo diverso da mia madre, odiavo gli abiti che mi proponeva, non ascoltavo la stessa musica, non credevo nello stesso sistema di valori, mi rifiutavo di eseguire i compiti che mi proponeva. Odiavo la buona educazione, l’ipocrisia, il rispetto per i soldi, per il risparmio e per tutte le virtù domestiche che una “signorina per bene”, avrebbe dovuto imparare. Mi rendeva furiosa che le donne dipendessero dai padri e dai fratelli e poi dai fidanzati e dai mariti. Che il codice penale prevedesse il reato di adulterio, punibile con la reclusione, soltanto per le mogli. Mi indignava tutto il mondo di prima, prima del Sessantotto, con le sue ingiustizie e le sue regole e le sue leggi… Arrivare illibate al matrimonio. E perché? Una donna deve diventare madre perché se no non è completa. E chi l’ha detto? I ricchi sono sem-

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pre più ricchi e gli operai non arrivano alla fine del mese. Inaccettabile. Noi giovani si fantasticava su un altro mondo possibile, mentre loro adulti si godevano tutte i regali del benessere: la lavatrice e la televisione, l’aspirapolvere e l’automobile. Mio padre aveva una millecento blu. Si andava in gita la domenica. Io odiavo le gite della domenica. Con mamma e papà. Il mondo dei giovani e quello degli adulti non avevano niente in comune, non comunicavano. Si guardavano in cagnesco e ciascuno proiettava sull’età dell’altro, un film scadente, pieno di stereotipi. Noi per gli adulti eravamo: sporchi nei capelli troppo lunghi i maschi. Ribelli e poco serie nelle loro gonne troppo corte le femmine. Gli adulti per noi erano: consumisti, ipocriti, vigliacchi, indifferenti e opportunisti. Erano gli anni dell’opulenza e perfino una ragazzina scappata via da casa a 19 anni come me trovava lavoro e riusciva a mantenersi, nel lusso estremo della libertà. Oggi non è più cosi. Difficile andartene di casa senza l’aiuto economico della famiglia da cui, potendo, forse vorresti anche tu scappare. Costava 18mila lire al mese la bella soffitta in cui viveva la prima di noi che mollò la famiglia.

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Mi pareva una reggia. 18mila lire: circa 9 euro. Adesso, a Roma e a Milano, non ti bastano 500 euro per una stanza in casa d’altri e, se vuoi stare da sola in una casa tutta tua, andiamo verso gli ottocento, i mille. E chi li ha? Un lavoro per essere economicamente indipendente è difficile trovarlo. Dicono che i giovani sono “choosy”, smorfiosi principini che non si prestano a lavori umili o pesanti. Non è così. I lavori cosiddetti umili sono mal pagati e precari. I lavori più qualificati sono altrettanto mal pagati e altrettanto precari. Il mondo della cultura e dell’arte rigurgita di intelligenze sottovalutate e sfruttate. Precario e miserabile tutto il comparto della creatività. Il sottotesto è atroce: “Ma come? Ti diverti con l’arte e il cinema e vuoi anche essere pagata?”. Se sei giovane e non sei un calciatore o una top model, devi ricorrere alla famiglia per qualsiasi emergenza, non resta proprio spazio per litigare. A ogni urto di nervi, a ogni bisticcio, rischi di restare senza un soldo. Per avere una casa tua devi aspettare che muoia nonna e sperare che su quel “due camere e cucina” non ci abbia già messo gli occhi tuo padre che vuol comprarsi una Kawasaki 1000 e fare il giro della Sardegna in motocicletta con la sua muova fidanzata ventottenne (è successo, non sto inventando). Il fatto è che gli adulti non sono più quelli di una volta. Non smettono di inseguire viaggi, amori e divertimento. Sentono la stessa musica dei loro figli. Si vestono nello stesso modo. Sprecano soldi che non hanno. Non credono più nel sacrificio, nel risparmio, nel Paradiso. E nemmeno nel Sol dell’Avvenir. Credono soltanto in se stessi e, se la vita è andata male e non hanno avuto le soddisfazioni che speravano, è colpa degli altri, di qualche lobby occulta, di qualche pianeta che si è messo per traverso. Spesso non sono più saggi dei loro figli, i padri e le madri.

Infatti non li criticano mai, li difendono contro i professori, li sostengono contro la legge se ne combinano una grossa. C’è ancora, la guerra fra generazioni? No. I giovani scelgono il silenzio. Si isolano. Gli adulti concentrano tutti i loro sforzi nel progetto di sembrare giovani. La salvezza viene dai nonni: dai nipoti li dividono due generazioni. Sono loro, loro nonni, che nella seconda metà del secolo scorso hanno glorificato la giovinezza, ne hanno decretato la natura rivoluzionaria e la vocazione al cambiamento. I nonni sono ex ragazzi ribelli. Con loro, spesso, i nipotini parlano. Più spesso ancora ascoltano, divertiti dalle costanti (tutte le giovinezze si somigliano, attraverso i secoli) e dalle variabili storiche: il boom economico e demografico, di cui abbiamo goduto dal 1946 alla fine degli anni Sessanta, contro la crescita zero che rende la nostra società sempre più vecchia. Tuttavia, e in modo palese, c’è chi soffia sul fuoco e prova a rovinare l’idillio fra gli under 20 e gli over 60: saremmo noi vecchi, sani, allegri e longevi, a coprire tutto lo spazio che, ci decidessimo a morire, metterebbe fine al calvario dei ragazzi e delle ragazze, darebbe loro soldi gloria e stabilità. Peccato che non sia vero. In una società sana c’è posto per tutti. Noi vecchi ci inventiamo ogni giorno la vita, campiamo con una pensione guadagnata nel nostro passato di lavoratori (io non ce l’ho, ma nessuno mi obbliga a smettere di scrivere romanzi), quando possiamo aiutiamo figli e nipoti. Senza farci pregare. E per amore.

PARLIAMONE

Per scrivere a Lidia Ravera

posta - C/O Redazione 50&Più via del Melangolo, 26 - (RM) fax - 066872597 email - redazione@50epiu.it 50&Più | novembre 2023

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Anni possibili

L’ATTENZIONE È LA PRIMA CONDIZIONE DELLA GENEROSITÀ

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di Marco Trabucchi

imone Weil in uno dei suoi scritti afferma che l’attenzione è un passo necessario per essere generosi verso gli altri. Io mi permetto di allargare

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l’indicazione della grande studiosa, per affermare che l’attenzione è la prima espressione di generosità verso gli altri e anche verso se stessi. L’attenzione è da molti punti

di vista atteggiamento necessario per vivere bene, per rendere “possibili”, e quindi sereni, gli anni che ciascuno ha il dono di percorrere anche quando ha già superato una certa soglia. Premetto che la scelta di essere attenti a ciò che ci circonda è possibile solo a chi conserva una buona funzione cognitiva e non soffre per una rilevante limitazione del tono dell’umore. Le mie considerazioni riguardano quindi le persone che non soffrono per queste problematiche cliniche, cioè tutti quelli che cercano di indirizzare la loro strada quando inizia la vecchiaia. Anche questo evento però varia da persona a persona e non sarebbe serio dare indicazioni quantitative valide per donne e uomini con storie diverse sul piano delle attività svolte, della condizione di vita, della salute.

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Come dice Simone Weil, prestare attenzione è di per sé una dichiarazione di generosità; la persona interessata è disponibile ad ascoltare, a parlare, a guardare con occhi attenti e critici, cioè “vedendo”, e quindi interpretando quello che avviene intorno. Con questo atteggiamento dimostra a se stesso in primis che la vita dell’altro è motivo di attenzione, come primo passo per azioni concrete di collegamento. L’attenzione porta a conoscere l’altro; è quindi il punto di partenza per ogni atto di cura (intesa come presa in carico delle sue esigenze, non necessariamente legate alla salute). L’attenzione ha alcune caratteristiche ad essa correlate, che seguono in particolare l’atteggiamento di generosità: è l’inizio di una curiosità stabile verso l’altro, di un atteggiamento delicato nella relazione, di

una cortesia che caratterizza ogni atto. Invece chi è disattento incentra su se stesso ogni pensiero, diventa sordo e cieco, mette l’egoismo al centro di ogni interesse e così la vita perde di significato. L’attenzione attiva tutti i sensi; esercita una funzione di allenamento sulla vista, sull’udito, sugli altri sensi, sulle funzioni cerebrali, in particolare sulla percezione dell’ambiente. Chi è attento è in una posizione di attivazione senza sosta delle sue caratteristiche psicofisiche; ciò esercita un effetto di grandissima importanza, perché secondo molti studi rallenta il decadimento complessivo e in particolare quello delle funzioni cognitive. Mentre chi si chiude è distratto, “dove guarda non vede”, è destinato ad una decadenza progressiva, di fatto ad una rilevante accelerazione dei processi di invecchiamento. Quindi l’attenzione costruisce una parte rilevante del ben vivere negli “anni possibili”. Ovviamente vi devono essere alcune condizioni ambientali perché ciò possa avvenire; in particolare la solitudine è nemica dell’attenzione, perché pone la persona nella situazione di non aver nulla su cui soffermare lo sguardo, il pensiero. Di fatto, quindi, quando si afferma che la solitudine impedisce un invecchiamento in salute si dimostra che ciò avviene per la mancanza di luoghi, ambienti, persone sulle quali soffermare l’attenzione, per averne una risposta significativa. La solitudine è, di conseguenza, anche un impedimento ad atti di generosità, ai quali molte persone sarebbero potenzialmente aperte. La donna e l’uomo soli sono drammaticamente ripiegati su loro stessi, trasformando la vita nell’osservazione attenta e senza respiro di come possono sopravvivere.

«La persona interessata è disponibile ad ascoltare a parlare, a guardare con occhi attenti e critici cioè “vedendo”, e quindi interpretando quello che avviene intorno» Un’altra condizione che impedisce l’attenzione all’ambiente e agli altri è la sofferenza somatica. Quando una persona sta male non riesce ad allontanare il proprio interesse dalle forme del suo dolore e dalla ricerca di possibili risposte cliniche, farmacologiche o no. È molto difficile che una persona affetta da malattia acuta o cronica possa avere una libertà interiore così forte da cancellare il pensiero dalla propria sofferenza. Se il dolore fisico, come può accadere, è vissuto in solitudine, tutto tende ancor più a peggiorare verso la chiusura, che spesso confina con la disperazione… il dolore senza lenimento umano è esperienza faticosissima da sopportare, che talora induce anche a pensieri autodistruttivi. Il dolore fisico chiude le porte all’attenzione verso gli altri e l’ambiente. In sintesi, l’attenzione è un atteggiamento del cuore e del cervello da coltivare, anche superando ovvie difficoltà; nessuno infatti è mai troppo vecchio per non essere attratto da ciò che avviene intorno a noi, rispondendo con attenzione e dedizione.

PARLIAMONE Per scrivere a Marco Trabucchi posta - C/O Redazione 50&Più via del Melangolo, 26 - (RM) fax - 066872597 email - redazione@50epiu.it 50&Più | novembre 2023

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Effetto Terra

LE CONSEGUENZE DEL TURISMO APOCALITTICO di Francesca Santolini

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osa spinge orde di turisti a visitare luoghi in cui è possibile sperimentare la temperatura più alta mai registrata sulla Terra? È successo nella Death Valley della California, dove il centro visite ha fatto mettere un termometro gigante per permettere ai visitatori di farsi una foto mentre segnava la temperatura record di 56 °C.

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È l’equivalente di quei milioni di turisti che ogni anno si avventurano in alcune delle località più cupe del pianeta: siti di atrocità storiche, scenari di delitti violenti, incidenti catastrofici. Come quelli che si fermavano sulla costa della Toscana per farsi un selfie con la Costa Concordia o chi decide di passare le proprie vacanze a Chernobyl, dove nonostante le persistenti radiazioni, le compagnie di

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riscaldamento globale: scioglimento dei ghiacciai, desertificazione, sbiancamento della barriera corallina, specie in via di estinzione. Due ricercatrici dell’Università di Groningen, nei Paesi Bassi, sostengono che le mete dal grande valore ambientale potrebbero essere collegate a forme di ecoansia, perché spesso visitate con l’intenzione di godere di una ricchezza naturale

nerabili (e dunque, in apparenza, con uno spirito ambientalista) alla crisi climatica e ambientale, ma spesso il viaggio stesso, con i suoi iperconsumi energetici e di risorse, contribuisce ad accelerarne la distruzione. Quasi due miliardi di viaggi di piacere ogni anno ci costano, secondo le stime più conservative, l’8% delle emissioni di gas serra, quanto tutta l’Unione europea. Il problema etico di questo turismo

«Visitare mete esposte alla crisi ambientale e climatica, a fronte degli iperconsumi energetici e di risorse annessi al viaggio può contribuire ad accelerarne la scomparsa»

viaggio hanno registrato un aumento dei visitatori del 40%. Un fenomeno che viene chiamato dagli esperti ‘dark tourism’, turismo nero, ovvero il lato oscuro del viaggiare. Dimentichiamoci spiagge paradisiache o montagne innevate, oggi un numero sempre maggiore di persone visita luoghi associati alla sofferenza e che evocano emozioni negative. Ma la continua ricerca di mete singolari, in quello che potremmo definire un turismo performativo con note di perversione (“sono stato nel posto in cui…”), non si arresta a questo tipo di posti e coerentemente con la drammatica attualità della crisi climatica si orienta verso i luoghi, i siti, le bellezze naturali, a cui restano solo pochi anni di vita, perché presto verranno cancellati dagli effetti del

prima che sia troppo tardi. Questa nuova tendenza inquietante del turismo ha un nome e una sua letteratura scientifica, ‘last chance tourism’, il turismo delle ultime possibilità, oppure turismo apocalittico o turismo dell’apocalisse. Ma quali sono i luoghi che stanno scomparendo a causa del riscaldamento globale? Dal Mar Morto ai ghiacciai alpini, dalla Grande Barriera Corallina alla foresta Amazzonica, e poi Venezia, Maldive, Key West e Alaska, tanto per citarne alcuni. Anche se il prodotto di punta di questo ‘turismo’ è costituito dai ghiacciai. L’attrazione per i paesaggi ghiacciati destinati, letteralmente, al dissolvimento contribuisce ad aumentare la domanda di turismo, aumentando così la pressione su questo già fragile ambiente polare. Nell’ultimo decennio, il turismo artico è cresciuto enormemente: secondo gli studi finora disponibili, l’impatto del turismo estivo nell’artico in termini di CO2 è quadruplicato tra il 2006 e il 2016. Tuttavia questi viaggi inevitabilmente finiscono per avere un impatto negativo sulla regione. Il paradosso del ‘last chance tourism’ è che si viaggia per visitare mete vul-

dell’apocalisse viene proprio dal potenziale danno che può causare agli ecosistemi fragili. I turisti possono danneggiare l’ambiente, abbandonando rifiuti, oppure interagire con gli animali, potenzialmente alterando i processi naturali e disturbare l’equilibrio dell’intero ecosistema. Secondo le ricerche, chi pratica questo tipo di turismo dell’ultima possibilità è spesso poco consapevole degli impatti che quel viaggio comporta sulle mete stesse, anzi il desiderio di voler visitare quei posti che rischiamo di perdere nasce proprio da un’espressione di amore per il pianeta. Sarebbe forse il caso di chiedersi come possiamo usare questa cura per il pianeta per proteggere queste mete e non per accelerarne la scomparsa.

PARLIAMONE Per scrivere a Francesca Santolini posta - C/O Redazione 50&Più via del Melangolo, 26 - (RM) fax - 066872597 email - redazione@50epiu.it 50&Più | novembre 2023

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Periscopio

SE LA MEMORIA NON MI INGANNA

a cura di Dario De Felicis

Non sempre ciò che pensiamo di sapere è corretto la colpa è di quello che in psicologia è chiamato “falso ricordo” Esiste un fenomeno di ricordo collettivo errato chiamato “Effetto Mandela”, nome coniato dalla blogger Fiona Broome dopo aver discusso con altre persone di come ricordassero vividamente la morte dell’ex presidente sudafricano Nelson Mandela negli Anni ’80. Anche se in verità Mandela era vissuto fino al 2013. L’Effetto Mandela descrive la situazione in cui un gruppo di persone condivide una falsa convinzione riguardo a un evento storico o un dettaglio specifico. Questa convinzione è spesso radicata nella memoria di massa, ma diverge dalla realtà dei fatti documentati. Nella già famosa storia di Biancaneve, ad esempio, tutti ricorderanno sicuramente il momento in cui, nelle stanze del castello, la Regina Cattiva pronuncia la frase: “Specchio, specchio delle mie brame chi è la più bella del Reame?”. Assolutamente sbagliato, perché la perfida Grimilde non ha mai pronunciato quelle parole. Semmai dice: “Specchio, servo delle mie brame”. E nella filastrocca “Tre civette sul comò”, in realtà, facevano “timore alla figlia del dottore”. Da bambini tutti abbiamo giocato a “Un-due-tre stella” anche se poi, scopriamo che in realtà il gioco si chiamava “Un-due-tre, stai là!”. Topolino di Walt Disney? Nella prima rappresentazione di Mickey Mouse, quella dove indossava i calzoncini rossi e un paio di bretelle… le bretelle non ci sono mai state. Altri esempi includono il ricordare nomi di marche, titoli di film o canzoni in modo sbagliato. Sono molte le teorie che cercano di spiegare quello che in ambito accademico viene chiamato “falso 18

ricordo” o “confabulazione”. Tra i primi ad affrontare la questione, lo psicologo canadese Daniel Berlyne, che affermava: «La falsificazione di un ricordo avviene in buona fede, anche a causa di un’amnesia». Berlyne sosteneva anche che i falsi ricordi potessero avere delle funzioni protettive, come la difesa dall’ansia e la giustificazione delle proprie azioni. Tuttavia, ad oggi, la spiegazione più accettata del fenomeno è che si basi sulla natura dell’apprendimento. La memoria umana, infatti, è suscettibile a distorsioni e influenze esterne. Le informazioni possono essere ricodificate, semplificate o addirittura rielaborate per adattarsi alle convinzioni e alle esperienze personali di un individuo o di un gruppo. Ciò significa che anche un evento storico importante può essere soggetto a un processo di “aggiustamento” della memoria nel tempo. La falsa memoria colpisce anche eventi che hanno segnato la storia del nostro Paese, come l’orologio della stazione di Bologna Centrale danneggiato nel 1980: in realtà non è mai rimasto fermo, fu riparato poco dopo l’attentato. Solo anni dopo l’orologio fu nuovamente fermato alle 10.25, in segno di rispetto. Oppure ciò che ricordiamo del disastro del Vajont: non è mai stato provocato dal crollo della diga stessa ma da un’onda anomala che si abbatté sulla vallata sottostante. La prossima volta che decidiamo di dire qualcosa, assicuriamoci di farlo con la massima precisione. È vero che il nostro cervello è una macchina altamente evoluta, ma anche ai migliori capita di sbagliare.

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In giro per il mondo

GENETICA ANIMALE Polpi, seppie e calamari sono in grado di alterare la sequenza del proprio RNA sostituendo la base azotata adenina con una diversa, l’inosina. Il processo di cambio genetico consente a questi cefalopodi di resistere meglio al freddo producendo proteine modificate. Questo rende i polpi molto interessanti dal punto di vista evolutivo e biologico.

IL METEORITE-SIGARO

A PROPOSITO DI...

Nel 2017 il telescopio Pan-starss identificò un oggetto spaziale, ribattezzato “Oumuamua”, di forma allungata e dal comportamento insolito, che portò subito a speculazioni sulla possibilità che potesse essere una sonda aliena. Studi astronomici hanno chiarito che in realtà si tratta una scheggia di un eso-pianeta ricoperta di ghiaccio di azoto.

NUMERI DA RECORD

www.dnascience.plos.org

IL VERDE CHE VIENE DALLA PERSIA

www.galileonet.it

IL SALUTO PIÙ FAMOSO DEL MONDO

UN CORPO ARTISTICO

Il gelato al pistacchio, comunemente associato all’Italia, ha origini persiane. In particolare, risale al periodo della dinastia safavide (1501-1736), quando il pistacchio veniva utilizzato per la preparazione di dolci e bevande. In seguito, la ricetta di questo particolare gelato è stata portata in Italia da alcuni pasticceri siciliani che avevano lavorato in Persia.

L’artista circense neozelandese Lucky Diamond Rich è l’unico uomo ad avere il 100% del suo corpo coperto con tatuaggi, inclusi i palmi delle mani e le piante dei piedi.

La parola “ciao” deriva dal veneziano “s’ciào”, che a sua volta proviene dal latino “sclavus”, che significa “schiavo” o “servo”. Era un modo di esprimere rispetto e sottomissione a chi si salutava. Il termine, entrato nella lingua italiana solo nel Novecento, si è diffuso in tutto il mondo grazie alle migrazioni degli italiani. Oggi è il saluto informale più conosciuto del mondo.

www.ivg.it

www.focus.it

BUONGIORNO A TUTTI!

UN OSSO PER DEGLUTIRE

La canzone Happy Birthday to You, scritta nel 1893 dalle sorelle Patty e Mildred Hill, si chiamava inizialmente Good Morning to All (Buongiorno a tutti!) ed era destinata ai bambini delle scuole materne. Solo poi fu cambiato il testo e il titolo per diventare la canzone che tutti conosciamo oggi.

L’unico osso del corpo umano che non è attaccato a un altro osso è lo ioide. Si trova nel collo, alla base della lingua, tra il mento e la cartilagine tiroidea della laringe. Ha una forma di ferro di cavallo e si articola con diversi muscoli e legamenti. Lo ioide contribuisce ai movimenti di lingua, faringe e laringe.

www.tpi.it

PEDALATA MONDIALE

Nel 2010 il britannico Vin Cox ha completato il giro del mondo in bici in 163 giorni, percorrendo circa 29.000 chilometri con una media di 115 chilometri al giorno.

www.medicinaonline.com

LE NAZIONI PIÙ RICCHE - REDDITO PRO CAPITE Il mondo è un mosaico di nazioni con economie diverse, ognuna con il proprio fascino e particolarità. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI), in base alle ultime proiezioni sul PIL pro capite 2023, ha individuato quelle che più di tutte spiccano per la loro prosperità. Risultati notevoli dovuti a vari fattori, tra cui politiche fiscali favorevoli, economie diversificate, stabilità politica e investimenti nell’innovazione.

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Personaggi

ATTRICE, MOGLIE MADRE E ATTIVISTA VI RACCONTO LA MIA ‘VITA SENZA PAURA’ Maria Grazia Cucinotta in prima linea nella lotta alla violenza di genere Dagli esordi cinematografici al ruolo di Beatrice accanto a Massimo Troisi È conduttrice di programmi tv

di Anna Grazia Concilio

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a ricordiamo nei panni di Beatrice Russo, nella sua Sicilia, mentre recita al fianco di Massimo Troisi in uno dei più celebri film del panorama cinematografico italiano Il postino. Era il 1994. Qualche anno dopo, l’attrice sbarca oltreoceano: Micheal Apted la sceglie per interpretare il ruolo di Giulietta Da Vinci, killer assoldata da Renard per uccidere Bond, in Il mondo non basta, il diciannovesimo film della saga 007. Recita poi con Sharon Stone e Woody Allen nei primi anni Duemila in Ho solo fatto a pezzi mia moglie. Maria Grazia Cucinotta, icona di stile, non è solo una delle attrici italiane più famose nel mondo - anche madrina del Festival Internazionale del Cinema di Venezia nel 2009 - è, anche e soprattutto, un’attivista impegnata nella lotta alla violenza di genere. Insieme a un gruppo di altre professioniste, fonda l’associazione onlus ‘Vite senza paura’ per sostenere le donne, per mettere in campo azioni di sensibilizzazione, siglare protocolli. Si batte, inoltre, perché le donne facciano prevenzione. Il suo volto, da anni, è il volto di Susan G. Komen, la realtà associativa che combatte il tumore al seno. Cucinotta è anche moglie e madre. L’abbiamo incontrata. Che donna è oggi Maria Grazia Cucinotta? Come si divide tra personaggio pubblico e privato? Divido da sempre la vita pubblica da quella privata, è un patto che ho fatto con me stessa quando ho iniziato a fare questo lavoro. La ‘Cucinotta’ la lascio sempre fuori dalla porta di casa. Chi mi conosce sa come sono fatta. Ho scelto fin da subito di restare me stessa e di fare ciò che reputo giusto perché quello che facciamo nella vita privata ha ricadute anche nella vita pubblica. Si diventa esempi, in un certo senso? Sì e non sempre ci sono esempi po-

sitivi. Vediamo continuamente anche esempi negativi che non fanno bene alla società, non fanno bene ai giovani. Cinema, teatro, televisione. Se dovesse fare una classifica, cosa metterebbe al primo posto? Se dovessi scegliere, al primo posto metterei senz’altro il cinema degli esordi, quello di quando ho iniziato questa carriera perché ho avuto

«La ‘Cucinotta’ la lascio sempre fuori dalla porta di casa Chi mi conosce sa come sono fatta Ho scelto fin da subito di restare me stessa e di fare ciò che reputo giusto»

la fortuna di fare un cinema bello, internazionale e mi ha dato grandi soddisfazioni. La televisione, invece, è stata il mio primo lavoro, la ricordo come un’opportunità e ancora oggi è la mia attività lavorativa (Maria Grazia Cucinotta è in onda con L’ingrediente perfetto e L’ingrediente perfetto a tu per tu su La7 ndr). Cosa porta di Troisi dentro di sé? L’aver capito la sua forza. Nonostante la malattia Massimo non si è mai fermato. Porto dentro di me anche il suo modo di parlare, strano, che lo ha reso un’eccellenza nel panorama artistico italiano, a dimostrazione che non bisogna mai vergognarsi di nulla, non bisogna nascondersi. Lei è madre di una giovane donna. Quali valori cerca di trasmettere a sua figlia? Mia figlia è il mio risultato più bello. Lei è una donna forte, sensibile e molto attenta agli altri. È impe50&Più | novembre 2023

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Personaggi

Maria Grazia Cucinotta, testimonial della corsa ‘Race for The cure’ l’evento simbolo della Susan G. Komen Italia di cui indossa la maglietta

gnata nel sociale, lotta per difendere i diritti umani, lotta contro l’omofobia e altre discriminazioni. Le insegno che essere se stessi è la cosa più importante, non bisogna mai e poi mai sentirsi inferiori a qualcuno. Nel 2019 fonda ‘Vite senza paura’ onlus. Come mai? ‘Vite senza paura’ nasce dall’incontro con Francesca Malatacca, psichiatra, e dall’incontro con altre donne, tutte professioniste e impegnate. Ci siamo unite perché dobbiamo cambiare le leggi. Con il nostro lavoro, ognuna per la propria parte, dobbiamo cercare di colmare i vuoti normativi che ad oggi non consentono la tutela delle donne al 100%. È così che abbiamo iniziato a fare rete. La fondazione che presiede ha siglato con Artemisia onlus il protocollo ‘No silence code’. Di che si tratta? La Fondazione Artemisia - presieduta da Maria Stella Giorlandino - ha messo a disposizione i centri diagnostici per l’ascolto e il supporto a donne vittime di violenza, in collaborazione con la nostra realtà. Insieme pro22

muoviamo progetti nelle scuole per far capire ai ragazzi l’importanza dei rapporti, che la sessualità è amore, conoscenza e soprattutto rispetto reciproco. Spieghiamo che la violenza non deve mai essere accettata. Ci battiamo perché nelle scuole ci sia tempo dedicato all’educazione sessuale e al diritto civico: è importante che i ragazzi possano avere un’ora a disposizione per parlare di questo. Credo che anche il teatro sia una nobile forma di espressione, utile per far esprimere ai ragazzi le loro emozioni.

Maria Grazia Cucinotta con le attiviste della onlus ‘Vite senza paura’

Il 2023, fino ad oggi, ha registrato un numero alto di femminicidi. Cosa occorre, secondo lei, per fermare questa barbarie? Bisogna intervenire da un punto di vista normativo e fare in modo che chi minaccia e commette violenze non venga lasciato libero di agire. È necessario che chi denuncia non viva da rifugiato, perché le vite sono tutte uguali e tutte vanno tutelate. Purtroppo, esiste ancora una mentalità misogina che accusa le donne di aver provocato. Non solo donne. Lei è impegnata anche al contrasto della violenza su minori e anziani. Sì. Lotto da sempre per combattere l’omofobia, per la tutela dei diritti delle famiglie e dei bambini. Da anni lei è testimonial di Susan Komen nella lotta al tumore del seno. Quanto è importante fare prevenzione? La prevenzione è alla base di tutto. Ormai non basta più nemmeno farla una volta all’anno. La nostra vita, lo stress, l’alimentazione sbagliata hanno portato a un deterioramento della nostra salute. Ma noi dobbiamo reagire, bisogna dare ai medici la possibilità di controllare, fare diagnosi e curare. Spesso, sento dire che si ha paura di andare a fare una visita perché si teme quello che il medico può diagnosticare, io dico - invece - che fa molto più paura scoprire di aver fatto i controlli tardi. Siamo sempre molto generosi nei confronti degli altri, ma lo siamo di meno nei confronti della nostra salute. In questo momento quale deve essere, secondo lei, il messaggio dell’arte? La positività. Bisogna essere positivi, non fermarsi mai, i cambiamenti arrivano. Vorrei dire, chi può aiuti gli altri, faccia volontariato perché questo fa sentire bene chi lo fa ma anche chi lo riceve.

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Attualità

di PATTO ANTINFLAZIONE IL PANIERE CON I PRODOTTI SCONTATI

Redazione

L’accordo è stato siglato dal Governo e da circa trenta associazioni di imprese L’iniziativa, avviata il 1° ottobre resterà in vigore fino al 31 dicembre Bella: «Serve a ripartire in modo più equo ed efficiente possibile»

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i chiama ‘Patto antinflazione’ l’accordo che il Governo Meloni ha siglato con una trentina di associazioni di imprese lo scorso agosto, a Palazzo Chigi. L’iniziativa, avviata il 1° ottobre, prevede la vendita di beni di prima necessità a prezzi scontati. Mariano Bella, direttore Ufficio Studi Confcommercio-Imprese per l’Italia, spiega: «La misura serve a ripartire in modo più equo ed efficiente possibile. Il carrello della spesa, tuttavia, è stato già ampiamente difeso nel biennio 2021/2022 attraverso una serie di bonus di sostegni alle famiglie, azioni che hanno determinato una splendida performance del sistema Italia, altrimenti con redditi stagnanti avremmo dovuto avere anche in questo biennio (’21/’22) consumi negativi (- 10) invece abbiamo registrato +6 e +5». Il Patto prevede che la scontistica sia applicata a pasta, carne, passata di pomodoro, zucchero, latte, uova, riso, sale, farina, cereali, saponi, detergenti, pannolini, farmaci di largo consumo. I prodotti che rientrano nella categoria degli sconti vengono venduti con un bollino ad hoc che ritrae un carrello per la spesa, disegnato con i colori rosso e verde. “Un vero e proprio ‘paniere tricolore’ che messo a disposizione dei consumatori, nel rispetto della libertà d’impresa e

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delle diverse strategie di mercato, attraverso iniziative come prezzi fissi, promozioni, prodotti a marchio del distributore, carrelli a prezzo scontato o unico”, spiega la Presidenza del Consiglio dei Ministri in una nota. E ancora “Il patto prevede, inoltre, l’istituzione presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con il coinvolgimento degli altri Ministeri competenti, di un tavolo permanente di filiera finalizzato ad analizzare l’evoluzione dell’iniziativa, oltre alle necessità e alle eventuali criticità dei settori interessati”. «Dobbiamo essere ragionevolmente orgogliosi del fatto che ci stiamo comportando bene perché, se pensiamo allo stato in cui eravamo a marzo e aprile del 2020, nessuno avrebbe detto che avremmo recuperato tutto nel giro di due anni. Se guardiamo alla storia del nostro Paese negli ultimi 30 anni, ogni volta che siamo caduti poi abbiamo cominciato ad arrancare, invece stavolta ci siamo rialzati e lo dimostrano il Pil e i consumi, tornati al livello pre-pandemia». Su quanto avverrà in futuro Bella è fiducioso: «L’inflazione - secondo me - l’abbiamo combattuta bene ed è in ritirata. Non lo vedo come un problema prioritario nel futuro dell’Italia, che anche sotto il profilo dell’inflazione si è comportata molto meglio degli altri paesi». Infine: «Da questo punto di vista io sono, quindi, ottimista. Ci sono, poi, i problemi atavici ed endemici del nostro Paese che sono d’altro tipo: la burocrazia, le infrastrutture, la produttività, la partecipazione femminile al mercato del lavoro. Si tratta di problemi strutturali, ma l’inflazione non la metterei al primo posto tra i problemi perché si sta curando a colpo di incremento dei tassi di interesse che hanno contribuito ad aumentare correttamente le aspettative degli operatori».

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Tendenze

RITORNO AL PASSATO I GIOVANI SCELGONO I TELEFONI ‘SEMPLICI’ Nel settore della telefonia mobile aumenta la richiesta di cellulari dalle funzioni basilari distanti anni luce dalle prestazioni avanzate degli attuali smartphone L’utenza interessata e i motivi di una tendenza in crescita

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di Donatella Ottavi esign essenziale, display mola fine dell’anno, circa il 3% dell’intero nocromatico, pulsantiera alsettore di telefonia mobile. È inevitabile fanumerica e batteria a lunga durata. Sono chiedersi cosa spinga questa fascia di popolazione, nole caratteristiche principali dei ‘dumb phone’ toriamente ipertecnologica, a preferire telefoni basici a (telefoni ‘semplici’), cellulari old style che riportano smartphone di ultima generazione. Tutto sembra riconalla mente quelli in uso qualche anno fa, quando era- durre a una forte presa di coscienza sul tempo trascorso no pesanti e dotati di antennina estraibile. In realtà si online. I numeri ce li fornisce l’indagine di Real Researtratta di telefoni più che mai attuali malgrado offrano, ch, società di sondaggi online, condotta su oltre 40mila oggi come allora, funzioni piuttosto limitate: chiamate, partecipanti: più del 50% degli adolescenti interpellati messaggi e foto senza troppe pretese. Di connessione trascorre oltre 7 ore al giorno sui social media. internet neanche l’ombra. Eppure, stanno spopolan- Lo scopo di questa scelta, dunque, è quello di evitare le do e, diversamente da quanto si possa immaginare, la tentazioni da iperconnessione, di prendere le distanze da maggiore richiesta di questi apparecchi arriva, strano una vita costantemente online e dai suoi ritmi serrati: ma vero, dai giovani. niente smartphone, niente social. Una decisione controA confermare questa tendenza è il report “Millennials corrente, forse, che tuttavia non intende demonizzare Advocate Digital Detox” (I Millennial sostengono la di- le grandi conquiste della tecnologia né rinunciarvi tosintossicazione digitale) - pubblicato dalla Counterpoint talmente. È piuttosto un modo per “staccare la spina” e Research, società di ricerche di mercato in ambito tec- ritrovare un equilibrio tra mondo reale e mondo digitale. nologico - che evidenzia una crescente richiesta di dumb Riappropriarsi del proprio tempo e riscoprirne il valophone da parte dei Millennial (nati tra il 1980 e il 1994) re, rimettere ordine alle priorità e dedicarsi ad attività e dei giovani appartenenti alla Generazione Z (nati tra ormai trascurate e, perché no, concedersi anche il lusso il 1995 e il 2012), tanto da prevedere un totale di 2,8 di annoiarsi. Una scelta importante che ha il sapore di milioni di unità vendute nel mercato statunitense entro una ritrovata libertà. Il tempo saprà dirci.

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Anniversari

9 NOVEMBRE 1989 QUELLA NOTTE A BERLINO CAMBIÒ IL MONDO Con la riunificazione della Germania inizia la dissoluzione dell’era sovietica dopo 50 anni di supremazia nell’Europa orientale di Anna Costalunga

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a sera del 9 novembre del 1989, i 155 chilometri di cemento e filo spinato che da 40 anni dividevano Berlino si sgretolano provocando un effetto domino: niente sarà più come prima. A distanza di trentaquattro anni, tante le celebrazioni che commemorano la riunificazione della Germania. Tutto inizia il 13 agosto 1961, quando - per decisione del Governo della Germania Est - la città viene spaccata in due: da una parte Berlino Ovest, dall’altra la Repubblica Democratica Tedesca. Anziani rimasti soli, mariti separati dalle mogli, vite spezzate. Superare il confine è una questione di vita o di morte perché la polizia di frontiera spara sui fuggiaschi. Ma come si è giunti a questo? Alla fine della guerra Usa e Urss dividono il mondo in due blocchi, fissando in Europa una linea (la “cortina di ferro” di churchilliana memoria) che, passando per Berlino, delinea due zone distinte d’influenza politica. Inizialmente i berlinesi si spostano da una parte all’altra per studiare e lavorare, poi molti abitanti della zona Est iniziano a non tornare più indietro. Finché arriva l’ordine da Mosca: l’emorragia di cittadini va fermata con un anello di ferro che attraversi tutta la città. Un’operazione rapida e segreta che divide - letteralmente - strade, case e persino cimiteri. Il mondo tace, in un clima di guerra fredda e minaccia nucleare. Berlino Est è un covo di spie, la polizia segreta (la temibile Stasi) instaura un’atmosfera di terrore e caccia alle streghe, che però non basta a impedire le fughe. Tra i primi a passare il muro, un caporale 19enne della Rdt, Conrad Schumann - per i suoi un disertore, per l’Ovest l’emblema della libertà -, che la famiglia si rifiuterà di incontrare dopo la riunificazione. Poi il vento della Storia cambia. Nel 1986 il presidente sovietico Mikhail Gorbaciov inaugura una politica di trasparenza, condannando l’immobilismo della Rdt (“Chi arriva tardi sarà punito dalla vita”, ammonisce). Ma già nel 1978 l’elezione al soglio pontificio di un cardinale polacco, Karol Wojtyla, accelerava gli eventi, infondendo nelle coscienze la speranza di scardinare il sistema dall’interno. Le proteste dilagano. La sera del 9 novembre 1989 l’annuncio: i tedeschi orientali possono attraversare i check point. Il muro è ufficialmente caduto e nella commozione generale famiglie, amici e sconosciuti si abbracciano in strada. È l’inizio di una nuova Germania ma anche di un nuovo ordine mondiale. Tra il 1989 e il 1990 i regimi comunisti crollano in Cecoslovacchia, Bulgaria e Romania. Il 25 dicembre 1991 l’Urss svanisce e, dopo 70 anni sul Cremlino viene ammainata la bandiera rossa.

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Un uomo affacciato sul memoriale del muro di Berlino

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Storie

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onna Lalla dà lezioni di cucina agli stranieri, assistita dalla giovane Chiara Leone - promotrice del progetto - che le fa da interprete (in foto). Ospiti d’eccezione, Lucrezia, Marco e Lorenzo, nipoti di Lalla. Succede a Palombara Sabina - un comune a nord di Roma - nell’ambito del progetto ‘Pasta con nonna’. «Ho 67 anni - spiega nonna Lalla - e questa esperienza mi dà tanto. Trascorro tutto il giorno a contatto con i giovani con cui lavoro e con gli ospiti, soprattutto stranieri. Si crea sempre una bella atmosfera e nessuno percepisce la differenza d’età. C’è una forte condivisione e un continuo confronto generazionale». Lalla è una delle sei nonne che fanno parte del progetto, nato nel 2016 con Chiara Nicolanti e nonna Nerina, la prima ad insegnare agli stranieri la ricetta della pasta. Tutto ha inizio perché, in una fase complessa della sua vita, Chiara trovava conforto solo a casa della nonna. Un giorno ha pubblicato su Facebook una foto di Nerina che preparava la pasta, con la scritta: “Chi vuole cucinare con me e con nonna?”. Sono arrivati così i primi clienti. Con il tempo si sono aggiunte altre nonne, nipoti e ragazzi che fanno da interpreti durante le esperienze, accompagnano gli ospiti in auto e si occupano degli aspetti tecnici. Oggi il team conta circa 30 persone. Tra tutti si sono intrecciati profondi legami affettivi. Scopo del progetto è far conoscere le tradizioni locali e la bellezza di questo rapporto intergenerazionale che supera le differenze anagrafiche. L’attività si svolge a Palombara Sabina presso il locale di Nerina, e a casa delle altre nonne. È rivolta a gruppi composti al massimo da 30 persone provenienti da tutto il mondo. I numeri del progetto sono cresciuti nel tempo: in sei anni hanno raggiunto una media di circa 600 ospiti al mese, con un

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PASTA A MANO CON NONNA

Donne anziane insegnano ai turisti a preparare tagliatelle, farfalle e ravioli ripieni. Ad aiutarle giovani e nipoti. Succede a nord di Roma di Rebecca Nardelli

picco di 1.200 iscritti a giugno scorso. Con la guida delle nonne, i partecipanti preparano cibi sani e genuini. Il menù è fisso e prevede: farfalle con pesto di pistacchi, ravioli con ricotta e spinaci, tagliatelle al sugo. Infine, si mangia tutti insieme. Lo scorso luglio nonna Nerina è venuta a mancare, lasciando un grande

vuoto ma anche tanto amore nei cuori delle persone che hanno lavorato con lei e di quelle giunte da tutto il mondo nel Lazio per seguire una sua lezione. Siamo andati da nonna Lalla, i suoi nipoti e Chiara ci aspettano per preprarare la pasta. La ragazza, responsabile operativa delle attività e spesso interprete, ha iniziato questo lavoro

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dopo la recente scomparsa della nonna. «È stata una presenza importantissima nella mia vita, ma adesso ho trovato altre dieci nonne. Ogni volta che ci vediamo ho la sensazione di essere a casa». Quando arriviamo, Lalla ha già preparato una postazione di lavoro con grembiule, mattarello, una rotella per tagliare i ravioli, una ciotolina con un uovo e un etto di farina. La sfoglia per le fettuccine o pittula, come si chiama qui, è già pronta,

la stendiamo con lo stennerello - o mattarello - e lei ci insegna come tagliarla a mano. Insieme prepariamo la sfoglia per i ravioli e per le farfalle. Gli impasti prodotti e non utilizzati vengono cotti, congelati e donati regolarmente alla Comunità di Sant’Egidio di Palombara Sabina, che distribuisce pasti alle persone meno abbienti. È quindi un progetto che, nella sua semplicità, apporta benefici a tutti i artecipanti. Inoltre, nonna Lalla ama stare con le persone e far parte del

progetto ha conosciuto realtà internazionali: «L’esperienza mi dà tanto. Con i ragazzi dello staff mi trovo benissimo perché siamo tutti molto sinceri e ci capiamo al volo. Sto imparando molte cose con loro. Faccio tante domande agli stranieri perché sono curiosa e anche loro mi chiedono di raccontare aneddoti della mia vita. A volte provo a parlare con loro anche senza interprete. Prima non avrei mai pensato di appassionarmi all’inglese. È un continuo scambio di idee. Quando torno a casa la sera sono felice». Poi ci sono i nipoti, Lucrezia, Marco e Lorenzo: «Sono affascinati - racconta Lalla -. Gli ospiti sono molto affettuosi con loro e i miei nipoti fanno le foto così il giorno dopo le mostrano ai compagni di classe. Raccontano agli amici che la nonna incontra gli americani». Prima del Covid, anche in altre regioni italiane, le nonne aprivano le porte di casa ai turisti per insegnare la ricetta della pasta sfoglia. Con la fine della pandemia, il team è pronto a ripartire. Il progetto è inoltre un format riproducibile all’estero: si presta ad accogliere esperienze diverse che permettano a tutti di conoscere le tradizioni locali e il rapporto che intercorre tra i nonni e i nipoti delle famiglie di ogni Paese. Da quest’anno anche una nonna francese che insegna l’arte di fare i dolci. 50&Più | novembre 2023

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Iniziative

NEGOZI AMICI DEI BAMBINI COSÌ UNA CITTÀ DIVENTA “GENTILE”

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na città “amica dei bambini” e più gentile con tutti: è quella che tutti noi vorremmo abitare, piccoli, giovani e anziani. Non un’utopia, ma una realtà possibile, che in alcuni luoghi sta pian piano prendendo forma, grazie a piccole e grandi idee. L’esempio arriva dall’Emilia-Romagna, da Bologna per la precisione, dove nel 2017 è nata Cinnica, la libera consulta per una città amica dell’infanzia, portata avanti da un gruppo di volontari: una rete tra realtà diverse, unite dall’intento di porre i diritti di infanzia e adolescenza al centro delle politiche della città e delle scelte dell’amministrazione comunale. “Cinnica” è il nome scelto per la consulta, perché al centro c’è il bambino, in dialetto bolognese - appunto - il “cinno”.

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Il progetto è promosso dalla Libera Consulta per una città amica dell’infanzia e sostenuto dal Comune di Bologna, Quartiere Santo Stefano Confcommercio Ascom Bologna, Confesercenti Cna e Fenimprese. Così i bambini conquistano la loro autonomia passo dopo passo di Chiara Ludovisi Il progetto “Negozi amici”, che la consulta sta sviluppando a Bologna, nel quartiere Santo Stefano, è l’esempio e la prova di come un’idea semplice possa essere il primo, piccolo passo di un grande cambiamento. Il progetto è già attivo in alcune strade, dove gli esercizi commerciali aderenti si riconoscono per la vetrofania esposta in bella vista: un adesivo giallo, per dire ai bambini e alle bambine

che lì dentro sono i benvenuti, anche se non hanno bisogno di comprare nulla, ma anche solo per aspettare qualcuno, riempire la borraccia, ricaricare il telefono o ripararsi dalla pioggia. O semplicemente per sentirsi al sicuro lungo il percorso che, passo dopo passo e giorno dopo giorno, li conduce verso l’autonomia. L’adesivo blu “Via lattea” vuol dire invece che quel negozio ha pensato ai neo-

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nati e ai neogenitori, che lì possono fermarsi per allattare, anche solo per scambiare due chiacchiere tra loro. Il progetto è sostenuto dal Comune di Bologna, dal quartiere Santo Stefano e da quattro associazioni di categoria: Confcommercio Ascom Bologna, Confesercenti, Cna e Fenimprese. «I negozi hanno un forte valore sociale - ci spiega Cristiana Costanti, tra i coordinatori di Cinnica -, sono snodi di interazione, sono presìdi sempre presenti nel vicinato e possono, proprio per questo, essere punti di riferimento in caso di necessità, o diventare all’occorrenza spazi di sosta per i minorenni che si muovono in città in autonomia, o per i genitori che escono con un neonato o una neonata e possono avere bisogno di sentirsi rassicurati e accolti anche al di fuori delle mura domestiche». Di qui, l’idea di chiamare a raccolta direttamente i negozi. «Abbiamo fatto un gran lavoro ‘porta a porta’, coinvolgendo le associazioni di categoria che hanno appoggiato il progetto e finanziato la grafica. Abbiamo distribuito nei negozi della zona un questionario e, in base alle risposte, abbiamo consegnato la vetrofania e le cartoline, che chiariscono le intenzioni del progetto. Abbiamo iniziato dalle zone vicine ai plessi scolastici, per intervenire subito nei percorsi che ogni giorno portano i ragazzi e le ragazze da casa a scuola e viceversa». Per ora, sono 130 i negozi del centro storico che hanno aderito e che oggi possono essere usati per piccole necessità, o in caso di bisogno e paura: «Molti ragazzi e ragazze delle scuole medie hanno raccontato la propria preoccupazione nel passare in determinati posti: il fatto di poter contare su un negozio aperto li rassicura, così come rassicura le loro famiglie». Un altro importante punto di riferimento è rappresentato dai negozi che hanno voluto esporre l’adesivo

blu, offrendo così la possibilità di allattare o di cambiare un pannolino: «L’Associazione Italiana Massaggio Infantile, che aderisce a Cinnica, ha promosso il progetto ‘Via Lattea’, consapevole dell’importanza di creare una rete civica anche attraverso le attività commerciali, per sostenere i neogenitori. Molti di loro affrontano con preoccupazione l’uscita con un neonato, tanto che a volte rinunciano a farlo e restano molto tempo a casa. Alcune mamme ci hanno detto di aver dovuto allattare in piedi sui marciapiedi. Un luogo riparato e sicuro, dove poter allattare con calma, aiuta a vivere la città e la maternità in modo più sereno», spiega ancora Cristiana Costanti. Se i “negozi amici” sono certamente

un primo mattone importante nella costruzione di città più “gentili” con i bambini e le bambine, tanti altri mattoni si potranno aggiungere per rendere questa costruzione più solida. I modelli a cui ispirarsi non mancano: «In Italia, siamo in contatto con il pedagogista Francesco Tonucci, ideatore della città Amica dei bambini, come pure con la Libera Università del gioco, con la quale collaboriamo - spiega Costanti -. E non mancano i riferimenti stranieri, soprattutto in Nord Europa, dalla Germania all’Olanda, dalla Danimarca alla Finlandia, dove i bambini e le bambine godono di maggiore libertà di movimento ed autonomia nel vivere la città e dove trovano spazi dedicati a loro con giochi e attrezzature innovative». Le idee pronte a diventare realtà sono tante e riguardano, in generale, una diversa gestione dello spazio pubblico e una diversa concezione del valore del gioco e dell’autonomia: dagli spazi verdi, con giochi più innovativi e inclusivi, alle zone urbane ludiche, dalle strade scolastiche alla liberazione del gioco nei cortili condominiali. Tutto questo può contribuire a rivedere e reinventare le città, per renderle più accoglienti per piccoli e grandi. In poche parole, città più “gentili” con tutti.

In queste pagine, alcuni commercianti che collaborano all’iniziativa “Negozi amici” Sopra, la mappa delle attività commerciali di Bologna aderenti al progetto 50&Più | novembre 2023

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FOTO PATRIZIO PIERALLINI

Tempo libero

verso i vent’anni, nel perioL’ARTE DEL CAMMINARE minare do in cui si faceva strada una modalità più escursionistica del cammino rispetto a quella del passato con il ALLA RISCOPERTA trekking - ricorda Luca Gianotti, fondatore e coordinatore della CompaDEL VIAGGIO LENTO gnia dei Cammini -; poi nel corso di

A promuovere il contatto con la natura e il valore della lentezza è la Compagnia dei Cammini Luca Giannotti, fondatore e coordinatore dell’Associazione: «Sono stato il primo in Italia a diventare guida di cammini intesi come viaggio e non come escursioni giornaliere» di Ilaria Romano

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iscoprire il valore della lentezza, il contatto con la natura e con la propria interiorità attraverso il cammino, creandosi uno spazio di libertà dalla quotidianità frenetica e scandita da impegni e orari. La Compagnia dei Cammini è nata con questi obiettivi e con l’intento di

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coinvolgere sempre più persone che intendano intraprendere un nuovo modo di viaggiare e di camminare. Dal 2010, l’associazione propone oltre 150 viaggi all’anno, in Italia e all’estero, da compiere rigorosamente a piedi, attraversando boschi, pianure, aree abitate. «Ho scoperto la passione per il cam-

quasi trent’anni la cultura dei cammini ha sostituito quella del trekking, in cui si stava in natura per cercare i posti più belli, con un’idea di esperienza più interiore, di ricerca più profonda, dove ciò che conta è l’esperienza». Per lei l’esperienza del cammino è diventata anche una professione. Prima mi sono appassionato come guida volontaria, poi ho fatto una scelta di vita lasciando il posto da dipendente comunale per diventare libero professionista come guida, appunto. Sono stato il primo in Italia a diventare guida di cammini intesi come viaggio e non come escursioni giornaliere. Ciò che mi interessa è quel processo psicologico e psicofisico che avviene all’interno delle persone durante il cammino, quando ritrovano equilibrio e armonia. Ho sempre approfondito il

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FOTO FRANCO MICHIELI FOTO PATRIZIO PIERALLINI

tema del camminare anche come terapia e come ricerca interiore. La nascita della Compagnia dei Cammini è legata a questa sua evoluzione nella percezione del cammino? Sì, all’inizio avevo fondato una precedente associazione, la Boscaglia, di cui sono stato presidente per 13 anni, e chiaramente c’è stata questa evoluzione dal trekking ai cammini che facciamo ora. È stato il cammino di Santiago de Compostela a cambiare la nostra percezione del camminare. Qual è il significato dell’arte di camminare a cui spesso fa riferimento? L’arte del camminare è fare del cammino un’esperienza più profonda e consapevole. Si può camminare per tanti obiettivi diversi, per andare a lavorare, raccogliere funghi, per fare attività sportiva ma anche per guardarsi dentro, magari in un momento di cambiamento, di difficoltà, o approfittando di una semplice vacanza a piedi di una settimana per approfondire la conoscenza di sé. Ciò di cui parlo nel libro è l’importanza di stare nel ‘qui e ora’, e anche la difficoltà per noi occidentali, perché la nostra mente vaga tra passato e futuro e non ci fa stare nel presente. Il cammino ci riporta nel passo, ci permette di godere dell’incontro, del momento. A differenza del trekking, dove spesso si va in luoghi selvaggi e deserti, il cammino che passa attraverso luoghi abitati ci permette di co-

Nella foto d’apertura, un gruppo della Compagnia nel corso di un cammino organizzato nell’isola di Creta, in Grecia Al lato, un momento del cammino intrapreso alla scoperta della Corsica

struire incontri veri con le persone, non filtrati dalle maschere della vita quotidiana, e questo aiuta a entrare in contatto con gli altri, che si tratti di un abitante di un paese da attraversare o di un partecipante del gruppo. Viaggiare camminando cambia la percezione del tempo? La percezione del tempo cambia perché si riscopre il valore della lentezza che nella nostra società è un disvalore. Invece è tutto questo correre ed essere produttivi che porta solo frustrazione e infelicità, mentre la lentezza vuol dire serenità interiore. Il cammino ci insegna anche che il tempo è flessibile: chi fa il cammino dopo sette giorni non si rende quasi conto del tempo passato, anche se le esperienze sono profonde e sembra di conoscere i compagni di viaggio da sempre. Quindi c’è questa doppia percezione del tempo, diversa dalla quotidianità dove tutto è scandito da orari e impegni. Fare un cammino consapevole è anche questo, lasciare fruire i passi senza tabelle di marcia, lasciare che il tempo decida per te. Chi sono i camminatori che si approcciano alla Compagnia dei Cammini? I nostri gruppi, che sono formati da 15 persone al massimo, sono molto vari: si trovano persone di età e provenienze differenti, alcuni arrivano anche dall’estero, con una prevalenza di donne rispetto agli uomini, perché più propense a mettersi in gioco di

fronte allo spaesamento, in situazioni che non si conoscono. L’età è quella fra i 40 e i 60 anni. Per coinvolgere anche i giovani abbiamo lanciato un progetto nuovo, White fox, che avvicina i più piccoli a questa esperienza per vivere il proprio lato “selvatico” che nelle giovani generazioni si sta completamente perdendo. Che tipo di riscontro c’è dai partecipanti alla fine del viaggio? Le persone rifioriscono, ed è questo l’aspetto più bello del mio lavoro come guida: assistere al cambiamento dei viaggiatori, che arrivano con le paure, gli stress, il peso del lavoro e della famiglia, e si trasformano nel corso dei giorni attraverso questa esperienza profonda. Il cammino molto spesso dà una sana dipendenza, e la percentuale di ritorno è altissima, perché dopo i cammini non si riesce più a fare il turista. Prossimi appuntamenti? Organizziamo almeno 150 viaggi all’anno con 24 guide, quindi ogni settimana c’è qualche viaggio che inizia, con difficoltà diverse, classificate in base al numero di orme, da quelli più semplici (un’orma) ai più complessi (cinque orme). Nel 2024 sono già stati previsti 166 viaggi, ma anche a novembre e dicembre sono tanti gli appuntamenti che si possono consultare sul nostro sito www.cammini.eu/viaggi. Cosa bisogna sapere per partecipare? A differenza di un tour operator, noi preferiamo che le persone verifichino con un questionario se sono pronte e consapevoli della tipologia di viaggio che intraprendono. Perché è importante che chi partecipa sia in sintonia con l’esperienza, per il bene di tutti. Una delle domande che rivolgiamo è se si sia consci che durante il cammino si procede con il cellulare spento: sono piccole regole che rendono armoniche e più serene le giornate, ma bisogna essere preparati. 50&Più | novembre 2023

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Attualità

MESTIERI D’ITALIA UN VIAGGIO TRA TRADIZIONI E INNOVAZIONE di Giulia Zaccardelli

Il settore dell’artigianato e i suoi tradizionali mestieri trovano oggi un valido alleato nella tecnologia e un contributo prezioso da parte dei giovani

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ulattiere, intrecciatrice di midollino, liutaio, ma anche social media manager e produttore di oggetti in resina con la stampante 3D. Sono questi alcuni esempi dei lavori che si possono fare oggi, in un mondo in cui le occupazioni antiche trovano nuova linfa nella creatività e dove la tecnologia è terreno fertile per nuove professioni. Tradizione e innovazione: un binomio inscindibile nel mondo contemporaneo che vede le generazioni confrontarsi continuamente. Un confronto che si ri-

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flette anche nel mondo del lavoro: è qui che coesistono mestieri antichi, lenti e manuali tramandati nei secoli, e lavori innovativi, immediati, che richiedono rapidità e tecnologie sempre più avanzate. Una varietà in cui tutti possono liberare la creatività esprimendo passioni e capacità. Abbiamo fatto un viaggio lungo lo stivale, ecco le loro storie. Un emblema della tradizione è Giuseppe Romano, il lustrascarpe novantenne siciliano. Lo abbiamo visto protagonista nell’opera A botta du mastru di Francesco Petrantoni, an-

che vincitore della menzione speciale nella V edizione di “Corti di Lunga vita” (concorso di lungometraggi organizzato da 50&Più). Tra i protagonisti dei mestieri tradizionali anche Luciano Ellena, 62 anni, mulattiere professionista a Cuneo, ai piedi del Monviso. «Faccio il mestiere più antico del mondo», ha detto. Figlio di contadini, oggi ha un’azienda agricola con più di 60 muli con cui ara i vigneti, fa trekking e rifornisce i rifugi in alta montagna. «Il mestiere è una festa, uno stile di vita», ha aggiunto. Ha aperto anche una scuola per ragazzi con l’obiettivo di ‘passare il testimone’. Ha 7 allievi tra i 20 e i 40 anni: «In questo modo imparano ad essere forti, a credere in sé e a sviluppare la volontà, valori che non si trovano sui

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In apertura, la lavorazione delle campane nella Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone. A fianco, Luciano Ellena, mulattiere di Cuneo. In basso, la creazione di una borsa in midollino con la tecnica dell’intreccio

libri di scuola», ha concluso. Ci sono poi mestieri antichi che, nel rispetto degli usi, devono essere innovati per sopravvivere alla modernità. È il caso del liutaio, come racconta Annamaria Calace, campana, erede della famiglia che nel 1825 ha fondato la famosa liuteria dove si producono mandolini. La lavorazione dello strumento è fatta «secondo tradizione, senza perdere di vista l’innovazione. Oggi si viaggia di più che in passato e il legno usato risente dei cambi climatici. Dobbiamo tenerne conto per dare maggiore robustezza al mandolino senza però compromettere il suono», ha raccontato. Come Annamaria, anche Armando e Pasquale, eredi della famiglia che dall’anno 1000 produce campane ad Agnone, in Molise. Gestiscono la Pontificia Fonderia Marinelli, la più antica d’Italia, oggi anche museo. Armando ha 63 anni: «Sono nato in questa attività e non riesco ad immaginare di non farla. Nella fonderia ci sono gli odori di ferro, cera, carbone, argilla, come in passato». Guardando al futuro, sa che la tecnologia velocizza i processi: «Già ora si disegnano modelli e si prendono contatti al pc, cosa che io facevo a mano. I nostri figli assumeranno persone ancora più brave con il computer», ha concluso. Tradizione e innovazione vanno a braccetto anche in Val d’Aosta, a Gres-

soney, dove abita Luciana Ferraris, che produce e vende pantofole in lana cotta fatte a mano. Il prodotto è stato ‘importato’ dai Walser, colonia della Svizzera tedesca, arrivati in Italia nel 1200. Luciana racconta che «la sera, quando non c’era la Tv, le famiglie facevano la veglia e producevano pantofole. Prima di me nessuno le vendeva. Ho ridotto i tempi di lavorazione per abbattere i costi e ho introdotto la forma destra e sinistra alla suola, così sono più comode». Nelle Marche, invece, c’è Chiara Osmani, una ragazza di 30 anni che ha imparato da anziani maestri la tecnica dell’intreccio del midollino, una fibra naturale comunemente conosciuta come rattan. «È un’arte antica in campagna. In passato si facevano canestri

per ogni uso», ha detto. Oggi produce borse intrecciate. Ha aggiunto: «Con il tempo, l’intreccio ha preso piede nel campo della moda e del design, con la pratica e la fantasia si possono realizzare tante cose». Tecnologia e creatività possono dare un nuovo volto all’artigianato. A Reggio Calabria, c’è Lina che per hobby ha un laboratorio dove, con l’aiuto del marito Domenico, crea prodotti a mano in resina. Si avvale del supporto della stampante 3D. «Lavoro la resina ormai da 6 anni, ho imparato dagli sbagli in laboratorio. Con la stampante 3D creiamo alcune forme e progetti che non si trovano nel settore. Questo rende unico il prodotto», ha spiegato. La tecnologia, sinonimo di innovazione, dà anche vita a lavori inimmaginabili fino a 10 anni fa, come il social media manager. Lo racconta Cristina, 52 anni, che ha esperienza nel settore del primo soccorso. «Sui social leggo le conversazioni, studio i contenuti pubblicati, tengo d’occhio le reaction. Così capisco cosa interessa al pubblico e glielo propongo. Grazie ai post, ai tag e alle condivisioni, l’azienda si fa conoscere sul mercato dai fornitori e dai competitors», ha precisato. Infine, c’è Chiara Carla, 30 anni, giornalista che usa i social per comunicare e promuovere i suoi progetti. Lei non ama chiamarsi influencer, nonostante abbia migliaia di follower su Instagram: «Non devo influenzare nessuno, piuttosto aprire alla riflessione». Mostra la sua terra, la Ciociaria, e lo fa «in chiave moderna. Mi seguono persone tra i 25 e i 64 anni, tutte molto entusiaste. Alcuni invece pensano che ciò che si fa sui social non influisca sulla realtà; essi però sono uno strumento d’informazione davvero potente proprio perché raggiungono un pubblico molto ampio», ha concluso. Insomma, generazione che cerchi, mestiere che trovi. 50&Più | novembre 2023

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Esteri

SLOVACCHIA FICO TORNA PREMIER

Lo scorso 30 settembre il partito Smer-Sd ha vinto le elezioni parlamentari e il suo leader è tornato primo ministro. Nazionalista e socialdemocratico fama di filorusso svela un malcontento nel cuore dell’Europa di Leonardo Guzzo

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rano attese con particolare interesse le elezioni politiche in Slovacchia, Stato giovane, nato nel 1993 dalla costola più orientale della Cecoslovacchia, incastonato tra Polonia, Ungheria e Ucraina in una delle aree attualmente più “calde” del continente europeo. Lo scorso 30 settembre le consultazioni per l’elezione del nuovo Parlamento unicamerale, la cosiddetta Národná Rada, hanno visto un’affluenza notevole (il 68%, la percentuale più alta degli ultimi vent’anni) e decretato a sorpresa la vittoria del partito Direzione-Socialdemocrazia (Smer-Sd), che ha riportato il 23% dei consensi superando la formazione Slovacchia Progressista, ferma al 18% nonostante fosse accreditata della vittoria finale dalla maggior parte dei sondaggi. Lo Smer-Sd ha conquistato 42 dei 150 seggi dell’assemblea legislativa slovacca, garantendosi il diritto ad esprimere il nuovo primo ministro ma trovandosi al tempo stesso nella necessità di stringere alleanze coi partiti del centro per raggiungere la maggioranza assoluta richiesta per governare. La presidente della Repubblica Suzana Caputova, militante di Slovacchia Progressista, ha conferito l’incarico di formare il nuovo esecutivo al leader di Direzione-Socialdemocrazia, Robert Fico (nella foto), già premier dal 2006 al 2010 e dal 2012 al 2018, noto per le sue

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posizioni definite “filo-russe”. Il primo effetto del nuovo corso è stata la sospensione degli aiuti all’Ucraina, decisa dal Presidente della Repubblica in attesa che il governo appena entrato in carica si pronunci sulla questione. Le opinioni del neo-premier, peraltro, sono chiare: cavalcando la tendenza al pacifismo e la storica equidistanza da Ucraina e Russia del suo Paese, Fico ha criticato la netta presa di posizione di NATO e Unione europea in merito al conflitto scoppiato nel febbraio del 2022 e le conseguenti sanzioni economiche a Mosca. La sua intenzione pare quella di interrompere forniture militari che sono costate alla Slovacchia 170 milioni di euro compromettendo il sistema difensivo e, in conseguenza della crisi con la Russia, la stabilità energetica del Paese. Pur avendo fortemente voluto l’ingresso della Slovacchia nell’Eurozona, Fico ha inoltre dichiarato di opporsi a ogni revisione del meccanismo di redistribuzione dei migranti dall’Africa all’interno dell’Unione europea. Nel 2018 era stato costretto a dimettersi dopo l’uccisione del giornalista Jan Kuciak, che stava indagando sui rapporti tra membri del suo governo e la ‘ndrangheta’; oggi torna a guidare un Paese in preda a divisioni e difficoltà economiche (irrisolte dopo cinque mesi di governo tecnico) che rischia di diventare una mina vagante per l’Europa.

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Società

ADULTI FORTI CONTRO LE FRAGILITÀ DEI PIÙ PICCOLI

INTERVISTA ALL’AUTORITÀ GARANTE Preoccupanti le ricadute sulla salute mentale dei giovani dopo la pandemia e il conflitto alle porte dell’Europa: aiutarli è una priorità oltre che un dovere di Chiara Ludovisi

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nvestire nel nostro futuro significa investire nei nostri bambini e nelle nostre bambine”: è il tema scelto quest’anno dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per la Giornata internazionale dell’Infanzia, che si celebra ogni anno il 20 novembre, giorno in cui l’Assemblea generale Onu adottò la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, nel 1959, e la Convenzione sui diritti del fanciullo, nel 1989. Abbiamo chiesto a Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, di indicarci le azioni prioritarie da compiere, nel nostro Paese, per tutelare il diritto al futuro dei bambini e delle bambine. «La pandemia ha creato nei bambini e nei ragazzi fragilità nuove, sia personali che relazionali, così come ha inasprito fragilità che già c’erano. Una volta usciti dall’emergenza della pandemia e dalle restrizioni che avevano dovuto subire, i nostri ragazzi hanno dovuto

affrontare le notizie e le immagini di un conflitto bellico alle porte dell’Europa, che ha avuto ricadute importanti in termini economici e sociali anche sulle loro famiglie. Questo ha generato altre paure e insicurezze, come abbiamo constatato e stiamo constatando nello studio “Pandemia, neurosviluppo e salute mentale di bambini e ragazzi”, che stiamo conducendo con l’Istituto Superiore di Sanità. Prendere sul serio questo diffuso disagio e farcene carico è certamente una priorità, soprattutto nel momento in cui un nuovo conflitto non può che far aumentare l’ansia e il senso d’insicurezza. Altra priorità è quella di garantire pari opportunità nell’accesso a servizi, cure e istruzione su tutto il territorio nazionale, superando le grandi divergenze regionali e definendo finalmente i livelli essenziali delle prestazioni. E poi dobbiamo occuparci dei pericoli della rete, che i ragazzi sottovalutano ma che devono invece preoccuparci molto».

Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza

Il ruolo degli adulti e degli anziani è fondamentale: «I ragazzi devono poter vedere nell’adulto la solidità, l’autorevolezza, per potergli affidare le proprie fragilità. Spesso però gli adulti, i genitori, sono loro stessi fragili e devono essere sostenuti: i nonni e gli anziani possono essere figure cruciali e spesso lo sono, anche nei contesti più complessi, divenendo figure fondamentali nella crescita di quei bambini e di quelle bambine che hanno la fortuna di poter contare su di loro. Laddove però i genitori sono fragili e i nonni non ci sono, o sono distanti, è fondamentale il ruolo dei servizi, che in ogni contesto e in ogni territorio devono essere in grado di farsi carico di queste fragilità, nell’interesse prioritario dei più piccoli e del loro futuro». 50&Più | novembre 2023

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Iniziative

LA CASA ROMANA DI PASOLINI DIVENTA UN POLO CULTURALE

L’appartamento dove l’intellettuale scrisse i primi capitoli di “Ragazzi di vita” diventerà luogo di studio e di comunità Il 2 novembre ricorre il 48esimo anniversario del suo assassinio di Anna Costalunga

Una sessantina di metri quadri, due camere, un bagno e una cucina in via Giovanni Tagliere 3: è qui che, da insegnante di scuola media a Ciampino, Pier Paolo Pasolini viene a contatto con la vita popolare della borgata romana. Un anno fa la casa accanto al carcere di Rebibbia era stata acquistata all’asta dal produttore cinematografico Pietro Valsecchi, con l’intento di donarla al Comune di Roma. Quest’ultimo ha deciso di valorizzare il bilocale facendone un centro culturale per approfondire la vita e le opere dello scrittore ed un’occasione di valorizzazione del quartiere. Lo precisa Massimiliano Umberti, presidente del Municipio Roma IV: «Probabilmente già con l’inizio del prossimo anno prenderà corpo la trasformazione della casa in luogo di studio e di comunità, dato proprio il suo alto significato culturale e sociale». Tra le ipotesi in programma, una borsa di studio per giovani artisti in residenza e una rappresentazione di teatro d’appartamento. Pasolini vive in via Taglie40

re dal ’51 al ’54, anni cruciali per il suo pensiero e la sua opera. Qui scopre le borgate romane del dopoguerra, occupate da sfollati ed emigranti del Sud, poveri “come un gatto del Colosseo”. È da questi luoghi, ai margini della centralità urbana, che trae ispirazione per il suo primo romanzo, Ragazzi di vita, e che ritroviamo in Accattone e in altri capolavori. Neanche il neorealismo era riuscito a descrivere la desolazione di questi luoghi con tanta crudezza e

Il primo romanzo di Pier Paolo Pasolini pubblicato nel 1955

veridicità. Ma negli adolescenti che li abitano Pasolini riconosce l’umanità al suo stato puro, grezzo, in contrasto con la cultura piccolo borghese, portatrice di corruzione e impurità. Ragazzi di strada, diventa subito un caso letterario con l’accusa di oscenità perché parla di prostituzione maschile e i protagonisti si esprimono in un dialetto sboccato. Molti intellettuali come Morante, Gadda e Moravia, lo difendono. Pasolini, amato e detestato come pochi altri, profeta dell’omologazione e della dittatura dei consumi, difenderà fino alla fine le sue posizioni. La sua morte, avvenuta il 2 novembre 1975, resta un mistero. Per alcuni l’ineluttabile fine della sua esistenza, per altri l’omicidio di un personaggio scomodo e visionario. Per la giustizia nel 1979 ‘unico autore’ è il reo confesso Pino Pelosi detto ‘La rana’, uno di quei ragazzi protagonisti delle sue opere: semi analfabeta, abituato a fare la vita. E questo, nonostante molte cose non tornassero nella ricostruzione del “Pelosino”, allora 17enne.

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Tecnologia

AlterEgo QUANDO IL ROBOT SIAMO NOI di Valerio Maria Urru

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Attraverso i suoi sistemi di controllo immersivo può trasportare ovunque chi lo utilizza, consentendogli di interagire con la realtà circostante

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otrebbe essere la soluzione adatta per tutti coloro che di primo acchito non si fidano molto dei robot. Ma anche per chi è intimorito da tutte quelle macchine sempre più complesse che, grazie all’Intelligenza Artificiale, in futuro potranno decidere in tutta autonomia. Con un po’ di creatività si potrebbe pensare di impiegarlo, un giorno, in ogni abitazione. Magari per annaffiare le piante, accudire il cane, il gatto, il pesce rosso oppure per ritirare la posta, proprio mentre siamo qualche giorno in vacanza o fuori per lavoro e non siamo riusciti a trovare nessuno che possa sostituirci. Lui è AlterEgo, è un robot e grazie ad un apposito visore e dei comandi simili a joystick può essere pilotato “da remoto”. Consente a chi lo usa di osservare ciò che lui vede e di interagire con l’ambiente e le persone circostanti. AlterEgo nasce dalla collaborazione tra l’Istituto Italiano di Tecnologia e il Centro “Enrico Piaggio” dell’Università di Pisa. Il risultato di questa cooperazione è quello che in gergo tecnico viene definito un “robot avatar”, guidabile ovvero a distanza grazie ad un sistema tele-operato. Il termine avatar - che in sanscrito vuol

In apertura e a lato momenti della fiera In alto AlterEgo il robot costruito dall’Istituto Italiano di Tecnologia e il Centro “Enrico Piaggio” dell’Università di Pisa

dire “reincarnazione” - viene impiegato spesso nel settore della tecnologia: nei giochi di ruolo virtuali, ad esempio, rappresenta proprio “l’alter ego” dei vari partecipanti. In questo caso, grazie ai suoi sistemi di controllo immersivi - visori e manipolatori con ritorno aptico - AlterEgo consente all’operatore di vivere la sensazione di essere “trasportato” in un altro ambiente con cui interagire. È anche il motivo per cui, nel 2022, quando ha corso nella sfida mondiale per gli avatar robotici, l’Ana Avatar XPrize, si è classificato primo in Italia e ottavo al mondo. Con le sue forme semi-antropomorfe nella parte superiore del corpo è umanoide, quella inferiore presenta invece una piattaforma mobile su due ruote che gli consente di spostarsi con una certa velocità - ispira una certa simpatia. Di certo molta meno inquietudine rispetto a modelli più complessi. Al

Maker Faire di Roma, lo scorso ottobre, presso il padiglione della robotica ha attratto soprattutto l’attenzione dei visitatori più giovani. Forse perché poco più alto di un metro o forse per le sue morbide e controllate strette di mano, mentre teneva gli occhi puntati sulle persone intorno. Se non ci fosse stato l’operatore a pochi passi che lo manovrava si sarebbe potuto pensare che fosse espansivo per sua natura. Le applicazioni per AlterEgo possono essere molteplici. Va da sé che quello “domestico” è solo uno dei possibili scenari d’impiego. E forse neppure il più interessante. Infatti, è stato già impiegato in situazioni di particolare rischio o scomodità per l’uomo. Il fatto di poterlo manovrare a distanza permette di sfruttarlo in molte situazioni di emergenza, come ad esempio in un palazzo crollato a causa di un terremoto. Ma è stato usato anche per effettuare delle riparazioni in un impianto non facilmente raggiungibile. Comunque, che si decida di farlo diventare un fenomeno tecnologico domestico, un robot relazionale o lo si usi in situazioni più complesse, magari per salvare vite o fare lavori pericolosi per gli esseri umani, nel futuro di AlterEgo è già prevista un’altra parte fondamentale del suo sviluppo. I suoi ideatori stanno lavorando per renderlo sempre più autonomo attraverso l’Intelligenza Artificiale: in questo modo un giorno potrà apprendere quanto gli viene insegnato e riprodurre quella medesima azione appresa in modo del tutto indipendente. Per il momento, dietro quello sguardo indefinito e quei gesti misurati, c’è sempre l’uomo. 50&Più | novembre 2023

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Primo piano

LA VIOLENZA SULLE DONNE NON SI ARRESTA MA USCIRE DALL’INCUBO È POSSIBILE Secondo il Servizio Analisi Criminale del Dipartimento Centrale della Polizia, tra il 2019 e il 2022 le donne vittime in ambito familiare/affettivo sono aumentate del 10% di Valerio Maria Urru

“Un femminicidio annunciato”: una frase che sentiamo spesso. Che siano i centri antiviolenza che hanno preso in carico la vittima, i parenti, le istituzioni, i rappresentanti delle forze dell’ordine a pronunciarla non è importante. Colpisce quella percezione di inevitabilità prima che il fatto accada e, subito dopo, quella sensazione che qualcosa poteva essere fatto per evitarlo. L’ultimo femminicidio, in ordine di tempo mentre scriviamo, è avvenuto a Cerreto d’Esi, in provincia di Ancona. Lei, la vittima, si chiamava Concetta Marruocco. Era infermiera, si occupava degli altri. Aveva 53 anni, alle spalle 20 anni di botte e tormenti. Aveva avuto il coraggio di denunciare il marito, avviare la separazione e un processo per maltrattamenti con tanto di divieto di avvicinamento e obbligo di braccialetto elettronico per l’uomo. Non è servito a nulla. Nella notte tra il 13 e il 14 ottobre l’ennesima lite. Decine di coltellate hanno tolto la voce ad una donna che voleva essere d’aiuto ad altre che stavano vivendo il suo stesso incubo. Il controsenso di un’emergenza “cronica” Non manca molto al termine di questo 2023, ma dal fondo si intravede già il finale. Se consideriamo la lunga scia di violenze e omicidi di cui moltissime donne sono state vittime, quella che si prova è una sensazione di dejà vu. Gli avvenimenti che l’informazione ha narrato giorno per giorno

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in ambito familiare/affettivo 75, di cui 45 quelle assassinate per mano del partner o ex partner. La famiglia, insomma, continua ad essere l’ambiente più problematico. Proprio quel posto che dovrebbe rappresentare protezione, legame, affetto e rifugio, è in realtà un pericolo. Sempre secondo il SAC, tra il 2019 e il 2022, le vittime donne in ambito familiare/affettivo sono cresciute del 10%, passando in quattro anni da 94 a 103. Questo stride con la progressiva diminuzione degli omicidi volontari dagli Anni ’90 a oggi. Secondo i dati Istat 2021, siamo uno dei Paesi UE con il tasso più basso: appena 0,51 vittime ogni 100.000 abitanti. Eppure, in proporzione, è elevato il numero di donne uccise da persone loro vicine. Nel 2021, ad esempio, secondo l’Istat, su 139 persone uccise in una relazione di coppia o in famiglia, 100 erano donne. Reati come gli atti persecutori, i maltrattamenti e le violenze sessuali producono seri danni fisici e psicologici. Tra il 2019 e il 2022 - secondo il SAC - hanno riguardato soprattutto le donne rispetto al totale delle vittime, attestandosi intorno al 75% nel primo caso, tra l’81% e l’83% nel secondo e tra il 91% e il 93% nel terzo. Nel 2022, mentre i maltrattamenti e gli atti persecutori si sono ridotti, sono aumentate le violenze sessuali. Tuttavia, l’incremento di quest’ultimo dato si può leggere, in parte, con un parziale “affiorare del sommerso”: forse la prova di una aumentata sensibilità verso il fenomeno e di una maggiore propensione a denunciare. La violenza in tarda età e la difficoltà a riconoscersi vittima Pensare che le vittime di violen-

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za siano sempre donne giovani o, al massimo, mature è fuorviante. Abusi e maltrattamenti sono diffusi anche tra le donne over 65 che sembrano più fragili e invisibili davanti a un fenomeno in crescita e sottostimato. In un caso su due è il partner l’autore degli abusi, seguono un fratello e, nel 20% dei casi, persino un figlio. È quanto emerge dall’indagine Io, di me, farò una rivoluzione. Le forme di violenza di genere nella popolazione anziana, realizzata dallo SPI insieme all’Istituto Ricerche Economiche e Sociali - Emilia-Romagna sondando circa 8.000 persone per lo più over 65 (77% donne, 23% uomini). Il 65% delle donne intervistate ha dichiarato di aver subito almeno un comportamento violento in vita. Sono la casa, l’ambiente familiare e il ménage di coppia a nascondere, anche qui, pericoli e vessazioni. Tutto è vissuto nel silenzio perché non alimenti scandali e la famiglia resti unita. Sono questi stereotipi a fare sì che le stesse vittime stentino a riconoscersi tali - una donna su tre non ne parla e se lo fa preferisce amici o familiari, non le forze dell’ordine -, persino a riconoscere una violenza subdola come la deprivazione economica. È nelle parole pronunciate nella Giornata Internazionale della Donna 2022 dal Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, che troviamo una fotografia di questa realtà e allo stesso tempo un messaggio di speranza: «La disuguaglianza di genere è essenzialmente una questione di potere, in un mondo e in una cultura dominati dagli uomini. Queste relazioni di potere devono essere invertite. Non possiamo riemergere dalla pandemia con un orologio che va all’indietro sulla questione dell’uguaglianza di genere. Dobbiamo rimetterne le lancette in avanti sui diritti delle donne». 50&Più | novembre 2023

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IL CONTRASTO ALLA VIOLENZA IN ITALIA Negli anni, l’ordinamento italiano si è dotato di un più solido sistema normativo dedicato al contrasto e alla prevenzione della violenza Ciò che manca, però, sono sufficienti risorse economiche e un’azione incisiva dedicata ad eliminare gli stereotipi che ancora oggi alimentano i soprusi sulle donne di Mariella Pagliuca

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siste un nesso inscindibile che è quello tra la violenza e le dinamiche di potere. Ce lo insegna la storia, ce lo ricorda l’attualità. Le immagini di barbarie e distruzione a cui siamo sempre più abituati nel nostro quotidiano sono l’esempio più lampante della solidità di questo legame, ma certamente non l’unico. Ce ne è un altro, meno palese, a cui ci stiamo lentamente assuefacendo in un continuo reiterarsi di notizie al tg, che è quello della violenza contro le donne. Nel 1993 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite riconosceva che la violenza di genere «è una manifestazione delle relazioni di potere storicamente ineguali tra uomini e donne», nonché uno dei meccanismi sociali che rinsalda la condizione di subordinazione femminile alla controparte maschile. In parole povere: la violenza si nutre di dinamiche relazionali che hanno radici antiche per cui la donna diventa oggetto alla mercé dell’uomo. Tutti abbiamo provato sdegno e rifiuto per i noti avvenimenti degli ultimi mesi: ciò conferma che la violenza, in ogni caso, è un fenomeno di valenza pubblica, ed è per-

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ciò chiaro il ruolo fondamentale che deve svolgere lo Stato costruendo un adeguato sistema di leggi. L’ordinamento normativo italiano si è gradualmente evoluto a favore di un approccio sempre più articolato dedicato al contrasto effettivo della violenza contro le donne e alla sua prevenzione. Nel 1996 veniva finalmente introdotto nel Codice penale il reato di violenza sessuale, sulla scia di una rinnovata sensibilità internazionale sul tema, guidata dalle azioni proposte in occasione della Conferenza mondiale sulle donne delle Nazioni Unite del 1995. È questo un momento fondamentale, in cui si gettano le basi per la costruzione di un apparato normativo ampio, basato anche su parametri forti di prevenzione e protezione: nel 2001 viene introdotto l’allontanamento dall’abitazione del soggetto maltrattante; nel 2006 si istituisce il reato relativo alle pratiche di mutilazione genitale femminile, necessario per via del crescente numero di donne immigrate presenti nel nostro Paese; nel 2009 il Codice penale si arricchisce con il reato di stalking. È in questa fase che si consolida l’attento lavoro di raccolta dati

sulla violenza dell’Istat, e viene lanciato il 1522, il numero verde dedicato alle richieste di aiuto e sostegno delle vittime. Ancora più importante, si sviluppa la fondamentale rete dei centri antiviolenza e delle case rifugio grazie soprattutto all’assidua attività di associazioni volontarie. È però l’ultimo decennio quello che ha impresso la maggiore accelerazione alla produzione normativa: il giro di boa è rappresentato dalla ratifica italiana nel 2013 della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa, ancora oggi il più importante trattato internazionale dedicato al contrasto della violenza sulle donne, anche domestica. Lo stesso anno veniva ap-

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Milano, i poster dell’artista Alexandro Palombo raffiguranti alcune leader della politica internazionale come vittime di violenza di genere

provato il decreto femminicidio che, tra le sue disposizioni, introduceva il reato di omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela o convivenza con la vittima di sesso femminile e prevedeva l’introduzione di un Piano d’azione contro la violenza. Ad oggi è operativo il terzo “Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023”, finalmente pensato come uno strumento strutturale, dopo i primi due esercizi di natura straordinaria. La peculiarità di questo Piano è la sua struttura, reiterata dalla Convenzione di Istanbul e basata sull’approccio delle “quattro P”: prevenzione, protezione e sostegno, perseguire e

punire, promozione ed assistenza. In tal modo si configura una risposta olistica al fenomeno, che passa per l’educazione scolastica, la formazione di tutti i professionisti coinvolti nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza (con particolare riferimento alle forze dell’ordine ed al personale giudiziario, nodo questo tra i più complessi ed attenzionati), l’azione sugli uomini maltrattanti, l’autonomia e la diffusione dei luoghi dedicati alle donne. Recentemente sono state anche apportate modifiche al cosiddetto “Codice Rosso” del 2019, introdotto per velocizzare i tempi operativi per i delitti di violenza domestica e di genere e quindi accelerare l’adozione

di provvedimenti di protezione delle vittime; le ultime modifiche normative hanno inteso consolidare la garanzia del rispetto dell’obbligo per il Pubblico Ministero di assumere informazioni entro tre giorni dalla denuncia di violenza: quando tale termine non viene rispettato, il Procuratore della Repubblica può sentire direttamente la persona offesa o assegnare il provvedimento ad un altro magistrato. Come anticipato, appare chiara la necessità di poter contare su di un personale giudiziario formato e specializzato, per accompagnare la vittima nel delicato percorso di denuncia e durante l’iter processuale. Il vero nodo gordiano nel nostro Paese rimane sempre quello delle risorse economiche: i finanziamenti pubblici, anche se regolarmente stanziati ed erogati, sono sempre insufficienti a coprire il reale fabbisogno della rete dei centri antiviolenza e delle case rifugio, che rappresentano il primo e fondamentale presidio di accoglienza e sostegno per le vittime di violenza. Non bastano neppure i soldi destinati a misure che potrebbero rivelarsi davvero funzionali come nel caso del Reddito di libertà, che si sostanzia in un assegno mensile erogato per un periodo massimo di un anno e che potrebbe dare respiro alle donne che necessitano di ricostruire la propria autonomia. Accanto al continuo aggiornamento normativo e ad un più sostanzioso finanziamento pubblico, quello di cui forse c’è davvero bisogno è una ristrutturazione culturale del nostro quotidiano. Sradicare tutti quegli stereotipi che sono ancora oggi alla base di ogni forma di accettazione e reiterazione della violenza è una priorità sottovalutata e invece dovrebbe essere il principio guida di ogni nuova azione politica, normativa, economica e sociale. 50&Più | novembre 2023

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RICOMINCIO DaMe COSÌ GLI ABBRACCI NON FANNO PIÙ PAURA

Cecilia è scappata da un compagno violento che abusava di lei e picchiava il loro bimbo. Ha trovato rifugio in una palazzina azzurra sul lungomare di Crotone si chiama DaMe ed è nato dalla storia di Francesca che dopo aver subito violenza, ha scoperto l’amore di Chiara Ludovisi

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iorgio ha portato una torta al cioccolato ai suoi amici per festeggiare: il giudice ha deciso che potrà restare con la sua mamma, non dovrà trasferirsi dal papà. Quel papà che tante volte gli ha fatto paura, che gli ha tolto fiducia, fino a fargli rifiutare ogni abbraccio. Quel papà da cui la mamma è fuggita, un giorno, insieme a lui, per metterlo al sicuro, in una casa abitata da altre donne che, come la mamma, avevano cercato un riparo. E l’avevano trovato in questo angolo di pace a Crotone, che si chiama DaMe. Da qui è ripartita la vita di Giorgio e di sua mamma Cecilia, che ieri, con un vassoio pieno di pasticcini, hanno voluto condividere la loro gioia con le stesse persone con cui hanno condiviso paure e dolore. DaMe è un housing sociale per donne vittime di violenza o con diverse fragilità, ma è soprattutto un luogo di relazioni e di costruzione dell’autonomia, per queste donne e anche per i loro bambini: promosso dall’impresa sociale Kairos, nasce dalla storia di rinascita di Francesca, giovane vittima di violenza, ed è il frutto di un amore trovato dopo un grande dolore: l’amore per Luca, da cui è germogliato questo desiderio di dare sostegno, fiducia e speranza a donne che, come

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Francesca, portano nel cuore le ferite di una violenza subita. Sostenuto dalla Fondazione con il Sud, il progetto vive tra le mura azzurre di una palazzina sul lungomare di Crotone che ospita, oltre all’housing sociale per le donne, spazi sociali, culturali e ricreativi e di ascolto per donne, ma anche per bambini e ragazzi. Alla porta di questa casa ha bussato Cecilia, che ha accettato di raccontarmi la sua storia, “nonostante sia molto recente, perché altre ragazze acquistino coraggio”. Cecilia oggi ha 32 anni,

il suo bimbo ne ha sei. Le chiedo un grande sforzo: riandare con la memoria al momento in cui ha deciso di chiedere aiuto. «Era primavera, il giorno in cui sono uscita da casa mia la prima volta, sentendo dentro di me il coraggio di fare qualcosa. Mentre uscivo, mi ripetevo che sarei andata soltanto per avere delle informazioni per il mio bimbo, perché se mio marito avesse saputo che chiedevo aiuto per me sarebbe stato molto pericoloso. È questo che vorrei dire a tante donne: possiamo inventarci mille modi per proteggerci, per non infastidirlo, per evitare che abusi di noi. La verità è che niente ci proteggerà, perché un uomo violento troverà sempre la sua scusa... Possiamo proteggerci solo andando via. Io non lo avevo ancora chiaro in testa, ma sapevo di dover trovare per il mio bimbo un posto sicuro, in cui fargli passare più tempo possibile. Oramai era cresciuto e camminava per casa da solo, apriva le porte e io dovevo sottrarlo alla violenza a cui iniziava ad assistere». Tante volte si sente parlare di violenza assistita, ma solo il racconto coraggioso di Cecilia dà a queste parole un

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Francesca e Luca, ideatori del progetto DaMe, social housing per donne vittime di violenza

significato profondo e reale: «Il mio bimbo, così piccolo, iniziava a vedere la sua mamma rimanere immobile sotto le mani sporche del padre. Mi vedeva toccata, mi vedeva spogliata, vedeva il padre gonfio di rabbia, vedeva tutti i suoi abusi su di me. Mi ricorderò per sempre quel giorno: era inverno e il padre, per rimproverarlo di avere aperto la porta della camera dove stava abusando di me per l’ennesima volta, gli si scagliò contro e lo colpì. Gli impose di guardare e quando ebbe finito con me, fu la prima volta anche per lui. Le prime botte forti per il mio bimbo. E il mio terrore di un possibile abuso. Come si fa a picchiare così tanto un bambino in faccia, fino a spezzargli i capillari degli occhi? Dovevo sottrarlo, dovevo far finire quell’inferno». Così Cecilia e Giorgio hanno iniziato a frequentare DaMe e, dopo qualche tempo, si sono trasferiti a vivere nell’housing: «Pensavo di non avere

niente, invece ho scoperto che lì avevo tutto: una camera tranquilla, una cucina, altre donne amiche, uno spazio per il mio bambino, un sostegno e perfino momenti di spensieratezza. Sono rimasta solo per poco tempo e anche questo è importante: sapere che in questa casa puoi stare giusto il tempo che ti serve per riprendere in mano la tua vita il più velocemente possibile e per trovare un posto in cui andare. Quando intraprendi un per-

corso di tutela, la casa, all’inizio o per sempre, rimane all’uomo, mentre tu sei per strada. Senza DaMe non ce l’avrei mai fatta. Il mio bimbo ha vissuto quelle settimane in housing come una piccola vacanza e io, a vederlo girare tranquillo e aprire le porte senza terrore, non credevo ai miei occhi». Ora Cecilia e Giorgio sono usciti dall’housing e vivono per conto proprio, ma DaMe continua a essere un punto di riferimento: «Un posto felice, pieno di altri bambini e circondato da adulti sani, dove Giorgio impara a studiare e a relazionarsi, si diverte all’aperto giocando, ma soprattutto non ha più paura degli abbracci, lui, che non voleva essere toccato da nessuno per colpa delle violenze viste e subite. Ora sa che non dovrà mai più andare via dalle mie braccia e dagli abbracci di chi lo ama per davvero. Perché l’amore è questo: ed è tutta un’altra cosa». 50&Più | novembre 2023

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CENTRI ANTIVIOLENZA OASI DI ASCOLTO NEL SILENZIO DEGLI ABUSI Donna L.I.S.A. si occupa di accoglienza, ascolto consulenza, supporto emotivo, accompagnamento all’accesso ai servizi. Il racconto di Daniela Amato e Paola Lembo, presidente e operatrice del Cav di Giulia Zaccardelli

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econdo l’Istat oggi in Italia ci sono 373 Centri antiviolenza (Cav), luoghi protetti che accolgono donne che subiscono violenza. Abbiamo incontrato Daniela Amato e Paola Lembo, presidente e operatrice del Cav Donna L.I.S.A. attivo nel Municipio III di Roma. «L.I.S.A. è un acronimo e significa Libertà, Internazionalismo, Soggettività, Autodeterminazione. Abbiamo aperto le porte per la prima volta nel 1997, ci occupiamo di accoglienza, quindi ascolto, consulenza, supporto

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emotivo, accompagnamento all’accesso ai servizi di cui le donne hanno bisogno» ha spiegato Amato. Il Centro è gestito dall’associazione ‘Donne in Genere’, che ha firmato un protocollo d’intesa con il Municipio romano (i Cav possono essere gestiti da organizzazioni, da enti pubblici e locali o da entrambi i soggetti tramite la firma di apposite convenzioni ndr). Il Centro è parte della rete nazionale D.i.Re - Donne in rete: un gruppo di 81 organizzazioni che gestiscono 108 Cav e più di 60 case rifugio, residen-

ze che ospitano donne in pericolo. Nel 2022 D.i.Re. ha accolto 20.711 donne in tutta Italia. Donna L.I.S.A. fa anche formazione. Amato racconta: «La violenza è un fenomeno strutturale, per cambiare qualcosa c’è bisogno di intervenire profondamente nella cultura del Paese. Formazione significa far comprendere dove e come nasce la violenza e saper valutare i rischi reali per la donna. Facciamo progetti nelle scuole e in passato con aziende e medici di base per informare e dare indicazioni su come intervenire. Formiamo, inoltre, le nostre operatrici. È importante che imparino l’approccio giusto per accogliere le donne e per relazionarsi tra di loro». È Paola Lembo, operatrice, a raccontare l’attività di Donna L.I.S.A. Come nasce il Cav? Nasce dalla volontà delle attiviste di Donne in Genere di mettere il proprio vissuto di militanza politica e femminista al servizio di altre donne in modo da favorire percorsi di fuoriuscita dalla violenza maschile. Si tratta di una pratica, tipica del femminismo degli anni Sessanta, che vede le donne aiutarsi a vicenda condividendo percorsi personali e politici per sviluppare una profonda consapevolezza di sé, del proprio ruolo nella società e nelle relazioni. Che rapporto si instaura tra una donna e le operatrici che l’accolgono? È una relazione biunivoca e protetta. Noi parliamo solo con lei e rimaniamo esterne a tutte le dinamiche familiari e amicali che vive fuori. Il nostro rapporto è privo di condizionamenti affettivi che possono influenzarci. Come arrivano da voi le donne? Attraverso due canali: dai servizi sociali e sanitari e le forze dell’ordine giungono le donne che sporgono denuncia o si presentano da loro con segni di violenza. L’altro canale è il passaparo-

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la. Ci facciamo conoscere con i progetti nelle scuole o in altre realtà o grazie a chi parla di noi e delle nostre attività. Quali servizi offrite? Più che servizi, ci piace pensare che si tratti di pratiche politiche volte a sradicare il sistema valoriale e culturale che alimenta pregiudizi e volontà di controllo sulle donne. Accogliamo le donne e ascoltiamo ciò che hanno da dire. Se serve, abbiamo due avvocatesse che in giorni stabiliti vengono al

centro e forniscono consulenza legale gratuita. Se si vuole fare un’azione giudiziaria, loro si battono per ottenere il gratuito patrocinio. Una nostra operatrice è anche psicoterapeuta. Se la donna volesse intraprendere un percorso con lei, lo farebbe al di fuori del Cav, a prezzi calmierati. Cos’è la prima accoglienza? È la fase più delicata del percorso. Chi arriva da noi vive in una situazione disfunzionale, a volte anche rischiosa.

Noi creiamo un rapporto paritario: ci mettiamo in ascolto, non giudichiamo, crediamo alle parole e alle emozioni che le donne ci riferiscono. Infondiamo l’idea che una via d’uscita esiste, che possiamo trovarla insieme e le sosteniamo nel percorso che vorranno intraprendere. Com’è strutturato il percorso? Gli incontri al Cav non hanno una cadenza fissa, si decide insieme alla persona interessata quando fissare appuntamento. Chi di noi gestisce il telefono e risponde alle chiamate e alle richieste di aiuto si occupa anche degli appuntamenti. A volte alle donne che abbiamo in carico viene meno la motivazione, allora proviamo a intensificare gli incontri. È possibile che quando tornano a casa, vivano ancora con compagni violenti. Il percorso si conclude quando la donna si sente sicura di sé e non percepisce più di essere in pericolo, abusata, intrappolata in una relazione che non la rende felice. Quali sono i fattori di rischio? Tutti. La violenza fa parte del nostro sistema socioculturale. È trasversale e non ci sono discriminanti: né l’istruzione né la provenienza geografica, né il reddito, né il ceto. Non esiste l’identikit dell’uomo violento. Si tratta di un uomo che esprime possesso e controllo sulla donna, sia nella sfera fisica, sia emotiva che economica. Quanti aspetti ha la violenza? La violenza ha tanti aspetti: c’è quella domestica, psicologica, fisica, economica, le molestie sul lavoro o in luogo pubblico, le discriminazioni professionali. È violenza psicologica giudicare il corpo di una donna, rimproverarla perché non è sposata e non ha figli, o perché i bambini sono maleducati, sottintendendo che il lavoro di cura sia solo a suo carico. Esiste la piramide della violenza: da una base più ampia di gesti, come il ‘catcalling’, si arriva ai più gravi in cima, fino al femminicidio. 50&Più | novembre 2023

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Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo

PINA PICIERNO: «SERVE UNA DIRETTIVA PER PUNIRE LA VIOLENZA SULLE DONNE»

La vicepresidente del Parlamento europeo commenta i dati degli ultimi mesi sui femminicidi in Italia Combattere la cultura patriarcale, investire in progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana tra le azioni da compiere per arginare il fenomeno

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di Anna Grazia Concilio

rapporti sessuali non consensuali verranno considerati come stupro. È questa una delle principali misure contenute nella posizione negoziale del Parlamento europeo approvata durante lo scorso mese di luglio in plenaria. A Bruxelles, dunque, si lavora perché i diritti delle donne vengano tutelati. Oltre

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le norme anche altre azioni possono essere messe in atto dai singoli governi, dal contrasto alla cultura patriarcale alla realizzazione di progetti di rigenerazione urbana soprattutto in zone periferiche. A spiegarlo è Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, già deputata del Partito democratico.

Come si combatte la violenza sulle donne? Da gennaio ad oggi, in Italia, sono stati commessi oltre 80 femminicidi. Un dato allarmante. Come si combatte la violenza sulle donne? La domanda si presta a molteplici risposte. Cominciamo col dire che l’unica, vera, maniera per combattere la violenza sulle donne è eliminare la cultura patriarcale di cui ancora oggi è pervasa in particolare la società italiana. Poi ci sono i compiti specifici dei legislatori. Sia il Parlamento italiano che quello europeo sono attenti e attivi nel proporre soluzioni a questa piaga sociale. Abbiamo un grande strumento a disposizione, la Convenzione di Istanbul, che l’Italia ha ratificato nel 2013, il più importante strumento giuridico a livello internazionale per il contrasto alla violenza di genere, che indubbiamente deve trovare piena applicazione nel nostro Paese. Ciò ancora non avviene

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appieno soprattutto per mancanza di risorse, ad esempio per la formazione del personale giuridico o per potenziare le strutture di accoglienza e programmi di sensibilizzazione. In Europa stiamo lavorando ad una direttiva che stabilisca i requisiti minimi per punire e prevenire la violenza contro le donne, strumento ulteriore che a mio avviso potrà dare nuovi strumenti concreti per proteggere donne e ragazze. Secondo lei, ci sono delle falle nel sistema educativo-culturale? Se sì, quali? Certamente. La cornice culturale ed etica della lotta contro la violenza di genere è proprio l’educazione. In Italia ma non solo, siamo molto indietro. Assistiamo a preoccupanti fenomeni di povertà educativa generale, al Sud ma non solo, che di certo aggravano le condizioni di regresso civile e democratico. Poi, più nello specifico, l’educazione sessuale, l’educazione all’uguaglianza e alla parità dei generi nelle nostre scuole è molto carente. È un grande investimento che deve essere fatto urgentemente e del quale necessitano tutti i giovani italiani. Purtroppo, lo vediamo quotidianamente e i social ne sono diventati strumento potente di amplificazione. Il machismo e la violenza sembrano non avere limiti e la scuola, ma non solo, deve affrontare questo problema con adeguati strumenti. Credo si debba affrontare questi temi fin dalla scuola primaria, con corsi che devono durare a mio parere per tutto il ciclo scolastico dell’obbligo, affrontando argomenti che non sempre riescono a venir trattati in famiglia. Come si cambia la cultura in territori di frontiera, recentemente teatro di violenze? Penso alla Sicilia ma anche alla Campania, sua terra di origine Come dicevo prima, l’educazione è il punto di partenza per sradicare la violenza di genere, che nasce dall’idea pa-

triarcale del possesso dell’uomo sulla donna, come oggetto. Questo ancora di più quando si va nelle periferie emarginate delle nostre città. In questo caso, chiaramente accanto ad un forte percorso educativo, vanno pensati grandi investimenti di riqualificazione, di formazione e di rigenerazione urbana, per poter ristabilire il primato del rispetto e della convivenza civile in zone purtroppo dimenticate da tutti. La violenza di genere è solo uno dei molti problemi presenti in queste aree, ed è imperativo agire con misure di inclusione, perché spesso i fenomeni di marginalità sono

interconnessi e dipendenti fra di loro. Ma, come sempre, il prezzo più alto è pagato dalle donne. I rapporti sessuali non consensuali verranno considerati come stupro. Lo ha deciso a luglio il Parlamento europeo. L’iter sta andando avanti? Si, dopo il voto in plenaria a luglio scorso stiamo negoziando con il Consiglio un testo comune che possa poi essere approvato definitivamente. Ma, come è noto, il Consiglio rappresenta i 27 governi nazionali. Temo che non tutti siano disponibili ad aderire 50&Più | novembre 2023

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Primo piano al principio che la violenza è in ogni caso considerata tale in assenza di consenso, che è la base di una qualsiasi legge contro la violenza di genere che possa definirsi minimamente efficace. Alcuni governi ne faranno una questione identitaria come purtroppo su altre questioni, l’aborto ad esempio, abbiamo già sperimentato. Ma sono fiduciosa. Il largo consenso popolare con il quale è stata accolta la direttiva, l’esigenza di fermare questa mattanza, l’urgenza di una società più giusta ed equilibrata sarà in grado di

superare gli ostacoli di chi ancora resiste ai cambiamenti. Cosa deve cambiare perché le istituzioni si facciano garanti della tutela dei diritti delle donne? Il cambiamento principale è quello culturale, l’eliminazione di una cultura patriarcale che ancora pervade ogni aspetto della nostra vita, incluso quello istituzionale. Questo è il primo e più importante cambiamento che deve avvenire, se vogliamo che anche le istituzioni siano garanti dei diritti delle donne. Le istituzioni possiedono un portato simbolico che non va sottovalutato. Poi è chiaro che un’istituzione in cui la presenza femminile, a livello politico, amministrativo, di personale 56

è progressivamente paritaria sarà più incline a considerare questa tutela prioritaria. Purtroppo, ancora sfugge che la tutela dei diritti delle donne, la promozione di libertà e opportunità per le donne, vuol dire tutela dei diritti di tutti, vuol dire lavorare per una società migliore per tutti, più libera e inclusiva. Il Codice Rosso del 2019 è un punto di arrivo o di partenza? È chiaramente un punto di partenza. Il punto di arrivo sarà quando non ce ne sarà più bisogno perché la violenza di genere sarà stata debellata una volta per tutte. Ma è stato indubbiamente un punto di partenza per migliorare la normativa a tutela delle vittime di violenza. Certamente non è sufficiente, anzi. La direttiva, ad esempio, su cui stiamo lavorando in UE andrebbe a rafforzare ulteriormente queste norme e la protezione delle vittime, cosi come la prevenzione delle violenze. Il Codice Rosso, però, ancora non ha realmente dato risultati concreti se vogliamo andare nel dettaglio: le violenze, infatti, non sono diminuite e ancora non riusciamo a prevenirle attraverso strumenti giudiziari efficaci. Quali sono le richieste di aiuto che più di frequente arrivano sulla sua scrivania? Svariate, purtroppo. Vista la mia visibilità e attenzione al problema, vengo spesso approcciata per richieste di ascolto o aiuto, senza travalicare i confini dei miei compiti istituzionali. Una di quelle più frequenti riguarda i casi della cosiddetta sindrome di alienazione parentale, invenzione senza

alcun fondamento scientifico, che è una forma secondaria ma subdola di violenza contro le madri all’interno delle diatribe sulla custodia dei figli a seguito di separazione. È veramente scandaloso vedere come mariti e compagni, a volte anche in casi di accertata violenza domestica, tentino pure di togliere i figli alle madri, accusandole di manipolare la volontà dei bambini che non vogliono giustamente stare con un padre violento. Questa teoria, già screditata ampiamente a livello scientifico, viene ancora ingiustamente utilizzata nei tribunali per infliggere alle madri un’ulteriore violenza, nascondendosi dietro a meccanismi legali che non dovrebbero essere acconsentiti in casi di violenza domestica e cause sulla custodia dei minori. Uguaglianza di genere. A che punto è l’Italia? Con un punteggio di 65 su 100 punti, l’Italia si posiziona al 14esimo posto su 27 nell’Unione europea secondo l’Indice di Parità di Genere elaborato dall’ Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, attestandosi 3,6 punti al di sotto rispetto al punteggio medio dell’UE. Parliamo di numeri, ma che riflettono un’analisi concreta in diversi settori da quello primario del lavoro, alla salute, all’istruzione fino alla presenza femminile nelle posizioni apicali. Il nostro Paese rimane anche fanalino di coda per quanto riguarda l’occupazione femminile, vera piaga sociale in particolar modo al Sud. La pandemia ci ha fatto addirittura arretrare rispetto alla media europea e ancora non si vedono gli effetti del PNRR su questo aspetto fondamentale per l’emancipazione femminile. È necessario che su questo il governo e gli enti locali accelerino sull’attuazione del piano, perché ne va non solo della stabilità economica delle donne ma anche della loro condizione paritaria nella società.

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Quando si vede una donna che alza la mano e con il pollice tocca il palmo e le quattro dita si chiudono, come se fosse un saluto, significa che è in pericolo.

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Mondo

AMREF: «È NOSTRO DOVERE COMBATTERE LE DISUGUAGLIANZE» L’organizzazione sanitaria africana promuove progetti per sostenere i diritti e l’emancipazione delle donne. Tra le attiviste Nice Nailantei Leng’ete nominata dal ‘Time’ tra le 100 persone più influenti al mondo: il suo impegno per le bambine e le ragazze in Africa di Rosalia Capuano

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engo da Kymana, un piccolo villaggio a sud del Kenya da dove si vede il Kilimangiaro». Inizia così il racconto di Nice Nailantei Leng’ete, operatrice Amref Health Africa, che all’età di otto anni ha iniziato la sua lotta contro le mutilazioni genitali femminili, sal-

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vando non solo se stessa ma centinaia di ragazze. «Quando avevo sei anni, mia madre mi svegliava presto per portarmi a vedere le cerimonie dei riti di passaggio all’età adulta delle altre bambine. Mi diceva che dovevo prepararmi, che quando fosse toccato a me non avrei dovuto piangere, nè

muovermi. Il taglio rappresenta per le bambine l’inizio della vita adulta. Dopo questo rituale smettono di andare a scuola e sono pronte a diventare mogli e madri. Ho capito fin da subito che non volevo questo. All’età di sette anni, mia sorella e io siamo diventate orfane di entrambi i genitori e frequentando un’altra scuola ho visto che le ragazze di altri villaggi non erano obbligate a sottoporsi alla mutilazione. Una sera, quando avevo otto anni, mio zio è venuto a casa di mio nonno informandolo che avrebbe fatto circoncidere le sue tre figlie: in quella occasione sarebbe stata la volta anche di mia sorella e me. Mentre facevamo la doccia fredda - che dovrebbe funzionare come anestetico - abbiamo deciso di scappare. Abbiamo percorso chilometri a piedi, ma poi ci hanno trovate, ci hanno picchiate e minacciate. Abbiamo provato a scappare anche

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in una seconda occasione ma lì, a un certo punto, mia sorella si è sacrificata per me e ha lasciato che la prendessero. Si è sottoposta al rito e si è sposata molto piccola. Io sono fuggita di nuovo. Tempo dopo ho deciso di parlare con mio nonno, dovevo fargli capire che non volevo quella pratica, volevo continuare a studiare. Lui ha capito e ho potuto continuare a frequentare la scuola». Grazie al suo coraggio, alla determinazione e al desiderio di riscatto per un’intera comunità, Nice ha continuato gli studi. Poi, per caso, l’incontro fortuito con Amref, la più grande organizzazione sanitaria africana, impegnata in oltre 160 progetti che ogni anno raggiungono venti milioni di persone. Tra questi, progettiche mirano a rafforzare il ruolo delle Organizzazioni della Società Civile nell’includere le donne nei processi decisionali rilevanti e nell’affrontare la diffusa violenza di genere, creando agenti di cambiamento per l’equità e il lavoro femminile in Kenya. «Gli operatori Amref sono venuti nella mia comunità, hanno chiesto una ragazza che sapesse leggere e scrivere. Io ero l’unica. Sono stata formata e ho avuto più potere, anche quello di andare a parlare con gli anziani del villaggio e con i ragazzi, con i guerrieri masai». È a loro che Nice, insieme ad Amref, spiega le gravi conseguenze fisiche e psicologiche delle mutilazioni genitali dei matrimoni e delle gravidanze precoci. «Non lottiamo contro una cultura, ma contro alcu-

Nice Nailantei Leng’ete la giovane masai operatrice di Amref Health Africa

ni aspetti violenti di essa. Sono fiera della mia terra, delle nostre tradizioni, della bellezza del luogo a cui appartengo. Lotto per sostituire la pratica della mutilazione genitale con un rito di passaggio alternativo, che celebri le potenzialità e la libertà delle ragazze. Innanzitutto la libertà

di continuare ad andare a scuola». Per Nice la parola chiave di un processo di cambiamento è educazione. L’impegno di Nice e di Amref ha fatto sì che più di 20mila ragazze tra Kenya e Tanzania abbiano fatto riti alternativi alle mutilazioni per passare all’età adulta. «Questo è un lavoro collettivo - ha spiegato ancora la giovane donna masai -, Amref lo ha facilitato così come lo hanno facilitato le donne e gli uomini di queste comunità. È anche da loro che parte il cambiamento». Oggi in Kenya esiste la prima generazione di guerrieri che sposa donne non mutilate, grazie al lavoro di educazione e informazione che Nice e Amref stanno portando avanti.

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Europa

TRENT’ANNI FA IL TRATTATO DI MAASTRICHT

Il 1° novembre 1993, il documento entra in vigore trasformando la Comunità economica europea in Unione europea. Tante ancora le sfide del futuro di Francesco Andreani

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febbraio 1992. A Maastricht, nei Paesi Bassi, i rappresentanti di 12 Paesi europei (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito e Spagna) firmano un Trattato che comprende 252 articoli, 17 protocolli e 31 dichiarazioni. Il 1° novembre 1993, il documento entra in vigore, trasformando così la Cee (Comunità economica europea) in Unione europea. L’accordo di Maastricht stabilisce che alla nascente Ue vengano conferiti specifici poteri, riuniti in tre “pilastri”: la Comunità europea, la Politica estera e di sicurezza comune, gli Affari interni. Quel processo destinato a creare «un’unione sempre più stretta tra i popoli dell’Europa» inizia ora a prendere forma. Il Trattato introduce il concetto di “cittadinanza europea” in virtù del-

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la quale viene permesso ai cittadini dell’Unione di spostarsi liberamente all’interno dell’Ue e di risiedere in uno degli Stati membri. Istituisce, anche “una politica estera e di sicurezza comune” e determina una cooperazione tra gli Stati dell’Ue, così da garantire libertà, sicurezza e giustizia ai cittadini. Dall’autunno di trent’anni fa l’Unione europea è cresciuta sensibilmente: oggi conta 27 Stati e 448,4 milioni di cittadini. Nel 2002 l’euro è diventata la moneta unica dell’Unione; attualmente sono 20 gli Stati e 347 milioni i cittadini che lo utilizzano. Gli eventi degli ultimi anni hanno messo a dura prova gli europei: prima una pandemia devastante, seguita da una guerra combattuta ai confini dell’Unione, una crisi energetica senza precedenti e il cambiamento climatico che ha seminato distruzione e morte in diversi Stati. Ad ognuna

delle emergenze l’Europa ha saputo rispondere con prontezza e unità: vaccinando milioni di persone contro il Covid, rendendosi quasi indipendente in materia di energia e prendendo iniziative concrete per fermare il cambiamento climatico. Le sfide, però, non sono finite. Le azioni che guideranno le politiche europee nel prossimo anno sono già state delineate come annunciato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Il banco di prova riguarderà il Green Deal per contrastare il cambiamento climatico, la gestione dell’era digitale, l’economia al servizio delle persone, e ancora il rafforzamento dell’Europa nel mondo e la promozione dello stile di vita europeo. «È il momento di mostrare ai giovani che possiamo costruire un continente in cui ognuno può essere ciò che è, amare chi desidera e cercare di realizzare le sue ambizioni. Un continente riconciliato con la natura e che funga da guida nel settore delle nuove tecnologie. Un continente unito nella libertà e nella pace», ha commentato la presidente von der Leyen.

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Un nuovo Anno di Felicità


Anniversari

L’ACCENDINO BIC COMPIE 50 ANNI La storia dell’iconico prodotto è iniziata nel 1973 e grazie al design originale ha conquistato un posto al MOMA di New York e al Centre Pompidou di Parigi. Ogni giorno, in tutto il mondo vengono venduti 4,5 milioni di accendini

di Redazione

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o usiamo per accendere le candeline su una torta, un fornello o il camino e negli anni è diventato un prodotto di cui difficilmente si può fare a meno. L’accendino BIC è spesso un oggetto di design che ha conquistato posti di tutto rispetto al MOMA di New York e al Centre Pompidou di Parigi. Nel 2023 compie cinquant’anni. L’accendino affonda le sue origini nella preistoria, quando per produrre il fuoco era necessario battere una roccia di ferro (ad esempio la pirite) contro un pezzo di selce dura, tenendo vicino l’acciarino (estratto da alcuni funghi), per creare una scintilla attraverso l’impatto. Alla fine del XVIII secolo, grazie all’invenzione del meccanismo a rotella, nacque l’accendino automatico: questo, sfregando contro una pietra focaia, generava una scintilla. Il brevetto del primo accendino a butano fu concesso solo nel 1935 al francese Henri Pingeot. Qualche anno dopo, Marcel Quercia acquisì il brevetto e iniziò la produzione dei primi accendini a gas con il marchio Flaminaire. Nel 1947, il primo accendino a gas al mondo è stato prodotto in Francia da Flaminaire, in metallo e materiali di lusso. Nel 1971, BIC® acquista Flaminaire e sviluppa il primo accendino BIC. Fu proprio all’inizio degli Anni ’70, mentre BIC stava conquistando il ruolo di leader mondiale nella produzione di penne a sfera, che il suo fondatore Marcel Bich decise di entrare nel mercato degli accendini e di rendere questo prodotto accessibile a tutti. Nel 1971 BIC iniziò a lavorare per migliorare questo piccolo oggetto e offrire alle persone un modo facile, sicuro e pratico per produrre una fiamma. Nel 1973 fu lanciato il primo accendino BIC a fiamma regolabile. Grazie alla qualità del prodotto, al suo costo contenuto e alla sua forma iconica che si adatta perfettamente alla mano, l’accendino BIC si rivelò subito un grande successo destinato a durare decenni. Nel corso degli ultimi 50 anni, il BIC si è evoluto in forme e colori diversi. Da una ricerca è emerso che la sua forma garantisce la migliore maneggevolezza possibile, rendendone l’utilizzo ancora più pratico. Il design distintivo dell’accendino lo ha reso un prodotto talmente iconico da entrare a far parte delle collezioni permanenti di alcuni dei più prestigiosi musei internazionali, come il MOMA di New York e il Centre Pompidou di Parigi. La loro presenza in queste rinomate istituzioni culturali testimonia il valore estetico e l’importanza storica che gli accendini BIC® hanno raggiunto nel corso degli anni.

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Curiosità

ARANCINA O ARANCINO? IL DILEMMA CHE DIVIDE LA SICILIA Il termine trae le sue origini dalla lingua araba e, malgrado anche l’Accademia della Crusca si sia pronunciata in merito l’eterna lotta esiste ancora

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di Danila Catalano

el meraviglioso mondo della cucina siciliana c’è una questione che divide da secoli famiglie, amici e addirittura intere comunità, parliamo delle gustose palle di riso ripiene e avvolte da una croccante panatura che si trovano in tutta l’Isola. La diatriba sta proprio nel nome, è corretto dire ‘arancino’ o ‘arancina’? Se il giudizio sul sapore è unanime, non si può dire lo stesso del “genere”. La ragione dell’acceso dibattito risiede nella tradizione linguistica e culinaria della Sicilia: a Catania, infatti, si usa il termine maschile, a Palermo quello femminile. Per capire meglio il motivo di questa rivalità dobbiamo fare un salto indietro nel tempo. La storia vuole che questa pietanza abbia origini arabe, figlia di quello stretto rapporto tra cibo e migrazioni, e che ha preso il nome da “naranj”, che in arabo significa “arancia”. In quel periodo si disponeva al centro della tavola un vassoio di riso aromatizzato allo zafferano, condito con verdure e carne, privo del pomodoro che, all’epoca, doveva ancora essere importato dalle Americhe. Questo piccolo timballo di riso giallo era tipico in molti banchetti di corte, ma la parte croccante è nata successivamente da un’esigenza pratica e regale. Il sovrano Federico II amava a tal punto questa pietanza da volersela portare sempre dietro durante le battute di caccia e per renderla più trasportabile, qualche astuto

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cuoco inventò la fragrante panatura. Di fronte a questa bella storia si aprono le porte del caos, poiché la lingua siciliana ha iniziato a fare la sua parte, con sfumature e dialetti, e ogni parte della Sicilia rivendica a gran voce la propria denominazione preferita cercando di farne valere le ragioni. I difensori di ‘arancina’ sostengono che la forma rotonda richiami un’arancia, i sostenitori di ‘arancino’, dalla forma appuntita, affermano che nel dialetto siciliano il frutto dell’arancio è “aranciu” e nell’italiano regionale diventa arancio, quindi ‘arancino’. Su questa infinita disputa è dovuta intervenire addirittura l’Accademia della Crusca, il più importante centro di ricerca scientifica dedicato allo studio e alla promozione dell’italiano: i letterati avrebbero dichiarato che entrambe le forme sono corrette, anche se “il femminile” è percepito come più corretto, perché dalla seconda metà del ’900 si ha la differenziazione di genere tra i frutti e gli alberi. Pertanto, cari paladini dell’arancino e dell’arancina, la soluzione più sensata sembra essere quella di unire le forze e festeggiare insieme questa leccornia famosa in tutto il mondo, senza perdersi in inutili discussioni. A tavola, dopo tutto, si risolvono i più grandi problemi dell’umanità e che gusto c’è a litigare quando si può godere di questa dorata bontà ricca di storia e sapore?

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Buone pratiche 50&Più ferma l’identità dell’Associazione verso “ATTENTI ALLE TRUFFE” il sociale e il mondo della solidarietà a favore della città». INFORMAZIONI E CONSIGLI A moderare l’incontro l’avvocatessa Chiarolanza; sono intervenuti UTILI A TUTTE LE GENERAZIONI Flavia il giornalista Michelangelo Iossa, l’ex

Un evento, promosso da 50&Più Napoli, che rientra nell’ambito di un ciclo più ampio di iniziative di Redazione ideato per informare grandi e piccoli

“Attenti alle truffe” è il primo di sei appuntamenti che 50&Più Napoli ha organizzato nell’ambito dell’iniziativa “Sei personaggi in cerca di incontro - Il valore dell’esperienza”, ideata dal presidente Maurizio Merolla e curata dal giornalista Michelangelo Iossa. L’evento si è svolto il 5 ottobre presso la Sala Convegni “Cavalier Vincenzo Cozzolino”, nel capoluogo campano. Il tema scelto riguarda tutti, dai minori alle persone anziane, perché le truffe avvengono su diversi canali: telefonico, domiciliare o telematico. Se la vittima è un anziano, il truffatore fa leva sulla sua sfera affettiva per raggirarlo: si finge nipote, figlio, parente o ex amico. Quando la persona si rende conto della realtà, oltre al danno economico subito, perde fiducia in sé e nei propri com-

portamenti quotidiani, con un impatto molto forte sulla sua sfera psicologica. Questo tipo di truffa coinvolge tutta la famiglia. Durante l’evento sono state proiettate slides e fornite informazioni che la 50&Più Napoli ha messo a disposizione sulle pagine istituzionali, compresa una lista di risposte alle domande più comuni che le persone si pongono in tema di truffa. Il presidente della 50&Più Napoli, Maurizio Merolla, commenta così l’iniziativa: «Abbiamo voluto celebrare la Festa dei nonni omaggiandoli con questo incontro per parlare di una problematica attuale. Si tratta di un servizio sulla legalità che forniamo per tutelare anche i minori che possono cadere nella rete dei malfattori. Un’iniziativa per aiutare tutta la famiglia e che con-

procuratore della Repubblica, Paolo Albano. E ancora, il vicequestore della Polizia di Stato, Antonio Serpico, l’avvocato Manlio Merolla, esperto di diritto di famiglia e diritto minorile, e la psicologa Giovanna Scuderi, esperta del tema. In rappresentanza del Comune di Napoli ci sono stati il dottor Ermanno Corsi e la dottoressa Maria Caniglia. Gli incontri successivi vedranno la partecipazione di Elia Greco, l’ex campione del Napoli calcio; la valorizzazione della sartoria Made in Italy con Maurizio Marinella, produttore di cravatte; di storia della Rai a Napoli con Patrizio Rispo, interprete di Un Posto al Sole. Ancora si parlerà di enogastronomia con Salvatore Avallone, rappresentante del settore vitivinicolo, e di ospitalità con il Grand Hotel Parker’s; di progetti educativi e sociali con Mario Del Verme, coordinatore della Fondazione di Papa Francesco “Pontificia Scholas Occurrentes”.

“Attenti alle truffe”, il primo appuntamento del ciclo “Sei personaggi in cerca di incontro - Il valore dell’esperienza”

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Il 6 agosto 1991 fu messo in linea il primo sito web al mondo A realizzarlo, l’informatico Tim Berners-Lee del Centro di ricerca di Ginevra La pagina - info.cern.ch - è ancora oggi online

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DRONI, QUANDO SERVE IL PATENTINO PER GUIDARLI Possono sembrare giocattoli, ma vanno usati con attenzione

Dal 2021, per pilotare un drone che abbia un peso uguale o maggiore ai 250 grammi è obbligatorio conseguire uno specifico attestato UE. Infatti, solo i droni con peso inferiore ai 250 grammi sono utilizzabili liberamente. Ma è sempre bene prestare attenzione a sicurezza e privacy. Per quanto siano piccoli, infatti, non possono volare su assembramenti, cortei e manifestazioni sportive. Ma soprattutto non devono mai essere persi di vista.

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Calibrare, sfocare, saturare, correggere, bilanciare colori e contrasto nelle immagini, spesso possono risultare operazioni complesse. Snapseed è un’App sviluppata dal colosso di Mountain View, che grazie alla sua interfaccia minima e intuitiva, permette con un semplice ‘swipe’ di selezionare i parametri da modificare e di aumentare o diminuire i valori grazie ai suoi strumenti. Un’App che non ha nulla da invidiare a molte altre a pagamento.

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JUPITER, IL SUPERCOMPUTER MADE IN UE Potrà eseguire oltre un miliardo di miliardi di calcoli al secondo

Si unirà ai supercomputer già operativi come Discoverer, MeluXina, Vega, Karolina, Leonardo, Lumi, Deucalion e l’imminente MareNostrum5. Jupiter sarà il primo sistema di computing in Europa a raggiungere prestazioni exascale, in grado di eseguire oltre un miliardo di miliardi di calcoli al secondo. Contribuirà a trovare soluzioni nel monitoraggio dei cambiamenti climatici, scoprire farmaci e materiali e migliori risposte alle emergenze.

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IL CAMBIAMENTO CLIMATICO FA SLITTARE IL FOLIAGE

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Il caldo estremo ritarda l’ultima, vibrante esplosione di colori prima della lunga pausa invernale I ricercatori sono divisi sui vantaggi del fenomeno

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uel mutare del paesaggio verso tonalità brillanti di rosso, giallo e arancione che prende il nome di ‘foliage’ è una meraviglia, non solo per gli occhi. Girovagare nei boschi - o anche solo nel parco cittadino - trasmette sentimenti di serenità e consolazione che aiutano l’uomo a riflettere sul tema della caducità non come fine ma come rinascita. Un incantesimo frutto di un processo chimico: con il cambio di stagione, le piante ricevono meno luce solare e la clorofilla contenuta nelle foglie si deteriora rivelando quei pigmenti gialli e arancioni tanto ammirati. Un fenomeno accentuato dall’alternanza tra notti più fredde e giornate calde e soleggiate. Quest’anno il foliage è arrivato in ritardo, rispetto alla tradizionale data di inizio ottobre. Tutta colpa, neanche a dirlo, del cambiamento climatico. Dopo l’estate più calda mai registrata sul pianeta - stando a quanto evidenziano numerosi studi -, l’autunno 2023 si classifica in Italia al terzo posto tra i più caldi dal 1800, con una temperatura di settembre di 2,17 gradi oltre la media storica del mese. Il problema è globale: nel

Parco Nazionale di Acadia, nel Maine (dove il foliage è un’attrazione turistica da migliaia di dollari), gli scienziati hanno osservato una relazione tra le caldi notte di settembre e il ritardo nei colori autunnali sugli alberi. Le agenzie turistiche del Giappone, che in autunno attira folle di viaggiatori, ad ottobre raccomandavano di posticipare il viaggio di almeno una settimana. In Italia, a settembre, faggete e ciliegi che avrebbero dovuto iniziare il cambiamento di colore sono rimaste inesorabilmente verdi. I ricercatori sono divisi. Alcuni vedono nel prolungamento della stagione estiva un vantaggio per le piante che così mantengono attive più a lungo le loro funzioni vitali. Per altri le estati calde e secche stressano gli alberi minacciando la svolta del colore autunnale delle foglie. L’occasione per una full immersion indimenticabile è la ferrovia Vigezzina-Centovalli che - da Domodossola a Locarno - attraversa un paesaggio di faggi, abeti e larici colorati di giallo, arancione e rosso. 52 km di percorso, 2 nazioni e 83 ponti per scoprire la magia del foliage tra la Val Vigezzo e il Canton Ticino. 50&Più | novembre 2023

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Salute

NUOVE FRONTIERE DELL’ONCOLOGIA LE CELLULE CHE CURANO Le terapie immunologiche stanno rivoluzionando la cura di alcune forme di tumore. Attraverso farmaci e cellule ingegnerizzate, queste stimolano il sistema immunitario a riconoscere e contrastare le cellule cancerose

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ome a volte accade nella storia della medicina, ci sono scoperte destinate a segnare profondamente la cura di alcune malattie, e anche a cambiare il nostro vocabolario. Da alcuni anni, ad esempio, abbiamo imparato a riconoscere nuovi termini, come “immunoterapia” e “Car-T”, dietro ai quali si celano le storie di una nuova generazione di terapie che stanno rivoluzionando la cura di alcune forme di tumore particolarmente complesse da trattare.

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In principio ci furono le Car-T Oggi, una delle nuove frontiere della lotta ai tumori è rappresentata dall’immunoterapia. Si tratta di metodi per stimolare il sistema immunitario a riconoscere e contrastare le cellule cancerose, così come farebbe con un “nemico” esterno, come un batterio o un virus. Le terapie immunologiche si basano di solito su farmaci capaci di indurre questo tipo di risposta virtuosa da parte dell’organismo. Ma da una decina di anni è stato sviluppato un metodo alternativo di stimolazione, basato

sull’utilizzo di cellule ingegnerizzate ribattezzate Car-T (acronimo di Chimeric antigen receptor T cell). La strategia del cavallo di Troia L’obiettivo della procedura è dotare le cellule del sistema immunitario di un’arma speciale capace di contrastare le cellule tumorali. Questo “addestramento” avviene con una procedura complessa: si prelevano dal paziente dei linfociti T, un tipo particolare di globuli bianchi attivi nella difesa immunitaria, per poterli così modificare geneticamente in laboratorio. I

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a cura di Fondazione Umberto Veronesi

linfociti vengono isolati grazie ad una procedura chiamata aferesi, che consente di separare le componenti del sangue, ottenuto tramite un semplice prelievo. In laboratorio, i linfociti vengono ingegnerizzati affinché sulla loro superficie esprimano un particolare recettore chiamato CAR. La presenza del recettore CAR ha come effetto un potenziamento di queste cellule “difensive”, che le rende in grado, una volta reinfuse nel malato, di riconoscere e attaccare le cellule tumorali presenti nel sangue e nel midollo fino ad eliminarle completamente. Una tecnica straordinariamente efficace, sperimentata per la prima volta nel 2012, adatta a situazioni cliniche ben definite e non priva di effetti collaterali, ma che ha aperto nuove possibilità di cura per alcune forme di malattie del sangue - leucemie, mieloma multiplo e linfomi resistenti alle terapie standard. Da allora, nuove sperimentazioni stanno mettendo alla prova questa strategia su altre forme di tumore e con altre tipologie di cellule. La ricerca che non si ferma Come ogni farmaco, pur con il loro straordinario potenziale innovativo, le Car-T hanno limiti importanti: uno dei più rilevanti è il rischio della cosiddetta sindrome da rilascio di citochine, un fenomeno in cui vi è un’eccessiva risposta immunitaria che può essere pericolosa. Inoltre, i linfociti T ingegnerizzati sono particolarmente efficaci contro le cellule tumorali a livello del sangue, non lo sono altrettanto di fronte ai tumori solidi. Infine, non sempre è possibile prelevare i linfociti T del paziente per “trasformarli” in Car-T, specie dopo precedenti chemioterapie; il ricorso

a cellule di donatori sani è reso più complicato dal pericolo, non remoto, di sindrome del trapianto contro l’ospite, una reazione eccessiva del sistema immunitario del paziente verso le cellule del donatore. Per superare questi limiti, sono allo studio diverse strategie ma si è anche aperto un nuovo filone terapeutico, quello delle Car-NK. Il concetto di fondo è lo stesso, ma ad essere modificati non sono più i linfociti T bensì le cellule Natural Killer (NK) del sistema immunitario. Con alcuni vantaggi importanti. Le cellule NK Le cellule NK sono in grado di distruggere qualsiasi cellula riconosciuta come estranea. Grazie alle loro caratteristiche molecolari, le NK non generano reazioni immunitarie incontrollate e consentono quindi il ricorso a donatori sani. Sono quindi adatte ad una terapia in grado di trattare un ampio numero di pazienti affetti da tumore, partendo da un singolo lotto derivante da un donatore sano. Le prime sperimentazioni di Car-NK nell’uomo sono partite nel 2016 in Cina, cui sono seguiti studi clinici in Europa e negli Stati Uniti nel trattamento di varie forme di tumori del sangue e di tumori solidi che non rispondono alle terapie standard.

IL PROGETTO PALM È rivolta al trattamento della leucemia mieloide acuta (LMA), un tumore del sangue molto aggressivo che in Italia colpisce circa 70 bambini all’anno, la prima sperimentazione clinica in Europa della terapia genica con cellule CAR-NK. A condurla sono i ricercatori del Progetto “PALM” (Pediatric Acute Leukemia of Myeloid origin), la nuova Rete nazionale di istituti specializzati in campo oncoematologico coordinata dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e sostenuta da Fondazione Umberto Veronesi. L’attività della Rete contribuirà, già nell’immediato, a ottimizzare il trattamento dei bambini italiani con diagnosi di LMA e dei pazienti pediatrici dei Paesi Europei che adottano il protocollo internazionale per la cura di questa malattia ematologica rara. LA STORIA DEI LINFOCITI NELLA MEDICINA Grazie agli studi sui polli dell’immunologo Max Dale Cooper, nel 1965 si scoprì l’esistenza di due diversi tipi di cellule immunitarie, i linfociti B e T. Dieci anni dopo furono identificate le cellule NK, prima nei topi e poi nell’uomo. Ciò permise di comprendere meglio la risposta immunitaria e i meccanismi che causano malattie, aprendo la strada a nuove prospettive terapeutiche.

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Appuntamenti

TORNANO INFORMAZIONE E INTRATTENIMENTO

I WEBINAR DI SPAZIO50

Appuntamento con la quarta edizione degli incontri virtuali dell’Associazione 50&Più Tanti argomenti interessanti, tra volti conosciuti e qualche novità, tutto a portata di un click

È

di Redazione

ricominciata ad ottobre la nuova stagione di “Zoom - I Webinar di Spazio50” con una programmazione che spazia da arte a cinema, benessere mentale e fisico e che lascia spazio anche a letteratura e tecnologia. Il progetto, nato nel 2020, ha avuto un obiettivo duplice: mantenere un contatto con le persone, soci e non solo, e allo stesso tempo informare e intrattenere. In un periodo in cui la distanza fisica era inevitabile, quel contatto attraverso la piattaforma Zoom è diventato nel tempo un “luogo” dove trovare connessioni virtuali in grado di combattere la solitudine e alimentare la conoscenza. Il successo si legge nei numeri: oltre 2.500 spettatori per 113 incontri. Ciò che ha reso questa proposta ancora più speciale è stata l’interazione del pubblico, evidenziata dai più di 2.800 questionari di gradimento compilati. La quarta stagione di “Zoom - I Webinar di Spazio50”, con i suoi volti noti e qualche novità, promette una programmazione di eventi ancora più ricca e coinvolgente. Il palinsesto inizia il lunedì all’insegna del benessere fisico e mentale con le sessioni mattutine di Yoga curate da Alessandra Miccinesi che chiude anche la settimana, il venerdì, guidando la “classe” virtuale con lezioni di Pilates, tra teoria e pratica. Sempre a inizio settimana - lunedì e martedì - i webinar

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di Spazio50 propongono gli approfondimenti di Cinema e di Arte. Uno sguardo diverso, attento al dettaglio e all’interpretazione delle pellicole che hanno fatto la storia del cinema grazie a Flavio De Bernardinis, docente presso il Centro sperimentale di cinematografia. Con la professoressa Serena Colombo si parla, invece, di Arte in tutte le sue infinite sfaccettature con approfondimenti sulle opere che hanno attraversato la Storia, dal Medioevo all’età moderna. Il mercoledì, con due appuntamenti pomeridiani al mese, si viaggia alla scoperta dei classici della letteratura guidati dalla lettura di Enrico Valenzi. La novità di questo autunno è Digit@l…Mente, un ciclo di appuntamenti con la tecnologia e tutti i suoi derivati. Condotto dalla coppia Dario De Felicis e Valerio Maria Urru, cercherà di fare chiarezza su tutte le questioni che spesso affliggono chi non è nativo digitale. Uno sguardo alla Rete, alle sue insidie, ma anche alle sue innumerevoli possibilità. Per partecipare, basta consultare il calendario su “Zoom - I Webinar di Spazio50”, selezionare gli eventi di interesse e compilare la scheda di iscrizione. Il giorno del webinar si riceverà il link attraverso cui collegarsi alla stanza virtuale. Durante gli incontri, sarà possibile interagire con i relatori e proporre nuovi argomenti da approfondire. Dunque, un’edizione nuova tutta da vivere, con una promessa per il 2024: le novità non finiscono qui.

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Una nuova stagione di incontri Arte, cinema, benessere, salute mentale e fisica grandi classici della letteratura, tecnologia Un palinsesto di imperdibili incontri con esperti storici, critici, letterati: scopri l’intero calendario su www.spazio50.org/webinar


Previdenza

a cura di Maria Silvia Barbieri

RIVALUTAZIONE PENSIONI

IN ARRIVO IL CONGUAGLIO ANTICIPATO

Approvato lo scostamento di bilancio, il Governo ha disposto di anticipare l’adeguamento delle pensioni sulla base dell’effettivo tasso d’inflazione

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ià entro la fine del 2023 molti pensionati dovrebbero ricevere una gradita sorpresa. Infatti, proprio nelle ore in cui scriviamo queste righe, il Consiglio dei Ministri ha approvato un Decreto Legge, collegato alla Manovra 2024, che introduce misure urgenti in materia economica e fiscale, tra cui l’anticipo entro l’anno corrente del conguaglio di perequazione delle pensioni, in programma di norma all’inizio dell’anno successivo. Con l’approvazione della cosiddetta Nadef (nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza), sono stati sbloccati 23,5 miliardi di extradeficit in tre anni, di cui 3,2 miliardi per l’anno 2023, che dovrebbero essere destinati almeno in parte al

conguaglio anticipato. Come molti ricorderanno, a partire da gennaio 2023 sulle pensioni è stato applicato un tasso di rivalutazione provvisorio del 7,3%. Considerato che il tasso definitivo, reso noto successivamente dall’Istat, è pari all’8,1%, ai pensionati dovrà essere riconosciuta una differenza dello 0,8% con i relativi arretrati. Non tutti però otterranno l’aumento dello 0,8%. Sulla base infatti delle fasce introdotte dal governo Meloni, hanno diritto alla perequazione piena solo i pensionati con trattamenti di importo complessivamente non superiore a 4 volte il trattamento minimo Inps (€ 2.101 circa). Ecco nel dettaglio la percentuale di rivalutazione riconosciuta in base alle sei fasce previste:

IMPORTO COMPLESSIVO TRATTAMENTI PENSIONISTICI

IMPORTO SOGLIA

PERCENTUALE DI RIVALUTAZIONE A CONGUAGLIO

Fino a 4 volte il trattamento minimo

Fino a € 2.101,52

100% (0,8%)

Da 4 a 5 volte il trattamento minimo

Fino a € 2.626,90

85% (0,68%)

Da 5 a 6 volte il trattamento minimo

Fino a € 3.152,28

53% (0,424%)

Da 6 a 8 volte il trattamento minimo

Fino a € 4.203,04

47% (0,376%)

Da 8 a 10 volte il trattamento minimo

Fino a € 5.253,80

37% (0,296%)

Oltre 10 volte il trattamento minimo

Oltre € 5.253,80

32% (0,256%)

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L’anticipo del conguaglio era già stato attuato dal governo Draghi nell’ottobre 2022 e, se da un lato rappresenta un concreto intervento a sostegno di molti pensionati, è purtroppo anche un chiaro segnale di come la lotta contro l’inflazione sia tutt’altro che conclusa. Anche se la percentuale dello 0,8% produrrà di fatto aumenti molto esigui, si tratta nelle intenzioni del Governo di un intervento per sostenere il potere d’acquisto delle fasce più deboli, insieme alla carta “Dedicata a Te” e al Patto anti-inflazione. Non dimentichiamo che il conguaglio anticipato consentirà anche di contenere per il 2024 l’impatto sui conti pubblici della spesa pensionistica, che ormai da tempo rappresenta la principale voce di spesa pubblica nel nostro Paese e che è prevista in progressivo rialzo sia nel 2024 che nel biennio 2025-2026.

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Fino al 30 novembre 2023

PENSIONE ANTICIPATA

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Fisco

a cura di Alessandra De Feo

PROROGHE FISCALI

Agevolazioni per l’acquisto della prima casa per gli under 36 e possibili ricorsi

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ella Gazzetta Ufficiale del 29 settembre 2023 è stato pubblicato il Decreto Proroghe (D.L. del 29 settembre 2023, n. 132), entrato in vigore il 30 settembre. Il Decreto in esame assume particolare rilievo in quanto contiene molte proroghe ai termini normativi e ai versamenti fiscali che, in caso contrario, avrebbero potuto creare non poche problematiche ai contribuenti interessati. Nel presente articolo si pone l’attenzione su alcune di esse. Acquisto prima casa under 36 L’agevolazione per l’acquisto della casa di abitazione, introdotta dall’articolo 64 del D.L. del 25 maggio 2021, n. 73, come modificato dall’articolo 1 della Legge del 30 dicembre 2021, n. 234 (cosiddetto Decreto Sostegni Bis) è stata prorogata al 31 dicembre 2023. Oltre alle agevolazioni fiscali (per le compravendite non soggette a Iva, l’esenzione dal pagamento dell’imposta di registro, ipotecaria e catastale; per gli acquisti soggetti a Iva, invece, oltre all’esenzione dalle imposte di registro, ipotecaria e catastale, vi è il riconoscimento di un credito d’imposta di ammontare pari all’Iva corrisposta al venditore), la norma consente di richiedere l’accesso alle garanzie statali per l’acquisto della prima casa, estese fino all’80% del capitale. Come si ricorderà, la suddetta disposizione ha previsto la sussistenza di alcuni requisiti oggettivi e soggettivi che, sostanzialmente, sono rispettivamente: che il giovane non abbia ancora compiuto i 36 anni di età nell’anno in cui l’atto di compravendita dell’immobile è stato stipulato (nessun rilievo viene dato all’eventuale preventiva

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redazione dell’atto di compromesso); che il giovane abbia un ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) non superiore a 40.000 euro annui. A tale riguardo si precisa che, se la situazione lavorativa, economica o patrimoniale dei componenti del nucleo familiare è significativamente variata rispetto alla situazione rappresentata nella DSU ordinaria, è consentito far ricorso all’ISEE corrente. I casi per fare ricorso È possibile fare ricorso a detta deroga nei seguenti casi: ● sospensione, riduzione o perdita dell’attività lavorativa; ● interruzione di trattamenti previdenziali, assistenziali e indennitari; ● diminuzione (rispetto all’ISEE ordinario) superiore al 25% del reddito familiare complessivo; ● diminuzione (rispetto all’ISEE ordinario) superiore al 20% della situazione patrimoniale. Per approfondimenti in merito all’ISEE corrente, si rinvia e si consiglia la lettura del messaggio INPS n. 3155, del 21 settembre 2021. Oltre ai requisiti sopra indicati, specifici della normativa in esame, per poter usufruire dell’agevolazione “prima casa”, l’acquirente deve rispettare anche quanto stabilito, in via generale, dalla disposizione del D.P.R. 131/1986 tariffa a, articolo 1, che ricordiamo, in sintesi: ● abbia o stabilisca la propria residenza, entro 18 mesi dall’acquisto, nel Comune in cui si trova l’immobile; ● dichiari, nell’atto di acquisto, di non essere titolare, nemmeno in comunione con il coniuge, dei diritti di proprietà, usufrutto, uso e abitazione di altra casa di abitazione nel territorio del Comune in cui è situato l’immobile da acquistare;

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● dichiari, nell’atto di acquisto, di non essere titolare, neppure per quote o in regime di comunione legale - su tutto il territorio nazionale - dei diritti di proprietà, usufrutto, uso, abitazione e nuda proprietà su altro immobile acquistato, anche dal coniuge, usufruendo delle stesse agevolazioni “prima casa”. In caso contrario, è necessario vendere l’immobile posseduto entro un anno dalla data del nuovo acquisto. Ulteriori proroghe Il Decreto n. 132/2023 prevede ulteriori proroghe, tra cui: la proroga dal 30 settembre 2023 al 15 novembre 2023 del termine per il versamento dell’imposta sostitutiva (stabilita nella misura del 14%) e del primo versamento rateizzato, sul reddito derivante dalle cripto-attività. Anche la materia della cripto-attività, soprattutto ai nostri giorni, assume molta importanza e ciò anche in considerazione dell’evoluzione e della complessità della stessa; la proroga al 30 novembre 2023 del termine per perfezionare le operazioni di assegnazione e cessione agevolata di beni (immobili e mobili registrati) non strumentali ai soci e di trasformazione agevolata in società semplice delle società commerciali. Inoltre, prevede la rimodulazione del versamento di tale imposta sostitutiva, che dovrà essere effettuato in unica soluzione entro la stessa data del 30 novembre 2023.

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DICHIARAZIONE DI

SUCCESSIONE Ti aiutiamo noi! Rivolgiti ai nostri uffici per le pratiche di SUCCESSIONE E VOLTURE CATASTALI

La dichiarazione di successione va presentata dagli eredi entro un anno dalla data del decesso del titolare dei beni. Ti aspettiamo nei nostri uffici per aiutarti con la presentazione della dichiarazione.

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Le sedi 50&Più provinciali Abruzzo Telefono L’Aquila - viale Corrado IV, 40/F 0862204226 Chieti - via F. Salomone, 67 087164657 Pescara - via Aldo Moro, 1/3 0854313623 Teramo - corso De Michetti, 2 0861252057 Basilicata Telefono Matera - via Don Luigi Sturzo, 16/2 0835385714 Potenza - via Centomani, 11 097122201 Calabria Telefono Cosenza - viale degli Alimena, 5 098422041 Catanzaro - via Milano, 9 0961721246 Crotone - via Regina Margherita, 28 096221794 Reggio Calabria - via Tenente Panella, 20 0965891543 Vibo Valentia - via Spogliatore snc 096343485 Campania Telefono Avellino - via Salvatore De Renzi, 28 082538549 Benevento - via delle Puglie, 28 0824313555 Caserta - via Roma, 90 0823326453 Napoli - via Cervantes, 55 int. 14 0812514037 Salerno - via Zammarelli, 12 089227600 Emilia Romagna Telefono Bologna - via Tiarini, 22/m 0514150680 Forlì - piazzale della Vittoria, 23 054324118 Ferrara - via Girolamo Baruffaldi, 14/18 0532234211 Modena - via Begarelli, 31 0597364203 Piacenza - strada Bobbiese, 2 - c/o Unione Comm.ti 0523/461831-32-61 Parma - via Abbeveratoia, 61/A 0521944278 Ravenna - via di Roma, 104 0544515707 Reggio Emilia - viale Timavo, 43 0522708565-553 Rimini - viale Italia, 9/11 0541743202 Friuli Venezia Giulia Telefono Gorizia - via Vittorio Locchi, 22 048132325 Pordenone - piazzale dei Mutilati, 6 0434549462 Trieste - via Mazzini, 22 0407707340 Udine - viale Duodo, 5 04321850037 Lazio Telefono Frosinone - via Moro, 481 0775855273 Latina - via dei Volsini, 60 0773611108 Rieti - largo Cairoli, 4 0746483612 Roma - via Cola di Rienzo, 240 0668891796 Viterbo - via Belluno, 39/G 0761341718 Liguria Telefono Genova - via XX Settembre, 40/5 010543042 Imperia - via Gian Francesco De Marchi, 81 0183275334 La Spezia - via del Torretto, 57/1 0187731142 Savona - corso A. Ricci - Torre Vespucci, 14 019853582 Lombardia Telefono Bergamo - via Borgo Palazzo, 133 0354120126 Brescia - via Trento, 15/R 0303771785 Como - via Bellini, 14 031265361 Cremona - via Alessandro Manzoni, 2 037225745-458715 Lecco - piazza Giuseppe Garibaldi, 4 0341287279 Lodi - viale Savoia, 7 0371432575

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Mantova - via Valsesia, 46 0376288505 Milano - corso Venezia, 47 0276013399 Pavia - via Ticinello, 22 038228411 Sondrio - via del Vecchio Macello, 4/C 0342533311 Varese - via Valle Venosta, 4 0332342280 Marche Telefono Ancona - via Alcide De Gasperi, 31 0712075009 Ascoli Piceno - viale Vittorio Emanuele Orlando, 16 0736051102 Macerata - via Maffeo Pantaleoni, 48a 0733261393 Pesaro - strada delle Marche, 58 0721698224/5 Molise Telefono Campobasso - via Giuseppe Garibaldi, 48 0874483194 Isernia - via XXIV Maggio, 331 0865411713 Piemonte Telefono Alba - piazza S. Paolo, 3 0173226611 Alessandria - via Trotti, 46 0131260380 Asti - corso Felice Cavallotti, 37 0141353494 Biella - via Trieste, 15 01530789 Cuneo - via Avogadro, 32 0171604198 Novara - via Giovanni Battista Paletta, 1 032130232 Torino - via Andrea Massena, 18 011533806 Verbania - via Roma, 29 032352350 Vercelli - via Duchessa Jolanda, 26 0161215344 Puglia Telefono Bari - piazza Aldo Moro, 28 0805240342 Brindisi - via Appia, 159/B 0831524187 Foggia - via Luigi Miranda, 8 0881723151 Lecce - via Cicolella, 3 0832343923 Taranto - via Giacomo Lacaita, 5 0997796444 Sardegna Telefono Cagliari - via Santa Gilla, 6 070280251 Nuoro - galleria Emanuela Loi, 8 0784232804 Oristano - via Sebastiano Mele, 7/G 078373612 Sassari - via Giovanni Pascoli, 59 079243652 Sicilia Telefono Agrigento - via Imera, 223/C 0922595682 Caltanissetta - via Messina, 84 0934575798 Catania - via Mandrà, 8 095239495 Enna - via Vulturo, 34 093524983 Messina - via Santa Maria Alemanna, 5 090673914 Palermo - via Emerico Amari, 11 091334920 Ragusa - viale del Fante, 10 0932246958 Siracusa - via Eschilo, 11 093165059-415119 Trapani - via Marino Torre, 117 0923547829 Toscana Telefono Arezzo - via XXV Aprile, 12 0575354292 Carrara - via Don Minzoni, 20/A 058570973-570672 Firenze - via Costantino Nigra, 23-25 055664795 Grosseto - via Tevere, 5/7/9 0564410703 Livorno - via Serristori, 15 0586898276 Lucca - via Fillungo, 121 - c/o Confcommercio 0583473170 Pisa - via Chiassatello, 67 05025196-0507846635/30 Prato - via San Jacopo, 20-22-24 057423896

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05 99 11 11 80 no 09 02 93 /5 no 94 13 no 11 80 94 89 98 32 06 50 44 no 42 87 51 23 44 no 51 04 12 52 no 82 98 95 83 14 20 58 19 29 no 92 72 95 03 76 70 30 96

W W W. 5 0 E P I U . I T

Pistoia - viale Adua, 128 Siena - via del Giglio, 10-12-14 Trentino Alto Adige Bolzano - Mitterweg - via di Mezzo ai Piani, 5 Trento - via Solteri, 78 Umbria Perugia - via Settevalli, 320 Terni - via Aristide Gabelli, 14/16/18 Valle d’Aosta Aosta - piazza Arco d’Augusto, 10 Veneto Belluno - piazza Martiri, 16 Padova - via degli Zabarella, 40/42 Rovigo - viale del Lavoro, 4 Treviso - via Sebastiano Venier, 55 Venezia Mestre - viale Ancona, 9 Vicenza - via Luigi Faccio, 38 Verona - via Sommacampagna, 63/H - Sc. B

0573991500 0577283914 Telefono 0471978032 0461880408 Telefono 0755067178 0744390152 Telefono 016545981 Telefono 0437215264 049655130 0425404267 042256481 0415316355 0444964300 045953502

50&Più SISTEMA ASSOCIATIVO E DI SERVIZI

Le sedi 50&Più estere Argentina Buenos Aires Villa Bosch Australia Perth Belgio Bruxelles Brasile Florianopolis San Paolo Canada Burnaby - Vancouver BC Hamilton Woodbridge Montreal Riviere des Prairies Montreal Saint Leonard Ottawa St. Catharines Toronto Germania Dusseldorf Portogallo Lisbona Spagna Valencia Svizzera Lugano Uruguay Montevideo USA Fort Lauderdale

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Telefono 0054 11 45477105 0054 9113501-9361 Telefono 0061 864680197 Telefono 0032 25341527 Telefono 0055 4832222513 0055 1132591806 Telefono 001 6042942023 001 9053184488 001 9052660048 001 5144946902 001 5142525041 001 6135674532 001 9056466555 001 4166523759 Telefono 0049 021190220201 Telefono 00351 914145345 Telefono 0034 961030890 Telefono 0041 919212050 Telefono 0059 825076416 Telefono 001 9546300086

VITA ASSOCIATIVA ASSISTENZA PREVIDENZIALE ASSISTENZA FISCALE

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Turismo

CAPODANNO A SORRENTO

Sorrento e la Costiera amalfitana sono lo scenario perfetto per trascorrere il Capodanno in compagnia, tra attività, escursioni, giochi, fuochi d’artificio e magnifiche serate sotto il cielo stellato. Sorrento, con le sue pittoresche scogliere a picco sul mare e il dedalo di stradine nel centro storico, offre l’occasione di passeggiare nella suggestiva piazza Tasso, ammirare il tramonto e visitare i presepi della tradizione locale. GRAND HOTEL LA PACE (5 Stelle) - S. AGNELLO DI SORRENTO (NA) Situato in posizione panoramica, non lontano dal centro di Sorrento (solo 2km da piazza Tasso), il Grand Hotel La Pace è stato ideato e progettato combinando il gusto e il lusso del passato alle comodità e alla praticità dei tempi moderni. Entrati nella Lobby dell’hotel si avrà l’idea di un viaggio nel tempo, attraverso il XX secolo, con statue, decori in marmo e pietra e dopo poco ci si ritroverà ad apprezzare tutte le comodità e i vantaggi di una struttura alberghiera moderna e all’avanguardia. La sua posizione strategica permette di effettuare escursioni nei dintorni (Capri, Ischia, Amalfi e Positano, Pompei e Napoli). A disposizione dei clienti: wi-fi gratuito, servizio di navetta, palestra, sauna e idromassaggio.

PROGRAMMA

28/12/2023 Arrivo individuale presso Grand Hotel La Pace, sistemazione nelle camere riservate, cena e pernottamento. 29/12/2023 Prima colazione in hotel. Partenza per Napoli per la visita guidata di mezza giornata. Pranzo libero e nel pomeriggio tempo a disposizione per visitare e scoprire liberamente Napoli e la magia dei Presepi. Rientro in hotel con bus privato nel tardo pomeriggio. Cena e pernottamento. 30/12/2023 Prima colazione e cena in hotel. Mattinata a disposizione per visite facoltative. Nel pomeriggio partenza per Salerno per la visita libera di questa meravigliosa città che nel periodo natalizio si colora con le famose “Luci d’artista”. Rientro in hotel, cena e pernottamento. 31/12/2023 Prima colazione in hotel. Giornata a disposizione per visite libere. Cenone/Veglione in Hotel. 01/01/2024 Prima colazione in hotel. Mattinata libera. Pranzo di Capodanno in hotel. Nel pomeriggio partenza con bus privato per Sorrento e visita libera della città. Rientro in hotel, cena e pernottamento. 02/01/2024 Prima colazione in hotel. Rientro.

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DAL 28 DICEMBRE 2023 AL 2 GENNAIO 2024 QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE (5 notti/6 giorni)

In camera doppia In camera doppia uso singola Supplemento polizza Annullamento viaggio (facoltativa)

€ 795 € 1.070 € 20

Il soggiorno comprende: pernottamento al Grand Hotel La Pace (5 stelle) in camere standard • Trattamento di mezza pensione con prima colazione a buffet e cena incluse bevande (½ minerale + ¼ vino) • Galà di Capodanno con Veglione, musica dal vivo e spumante • Pranzo di inizio anno il 1° gennaio, incluse bevande (½ minerale + ¼ vino) • Serate danzanti in hotel • Escursioni come da programma • Servizio navetta per Sorrento 4 volte al giorno (per tutti i clienti dell’hotel) • Polizza bagaglio/sanitaria Unipol Ass. • Assistenza dello staff 50&Più Associazione. Non sono compresi: Trasporti da e per Sorrento • Bevande oltre quelle previste, mance, extra personali e tutto quanto non sopra specificato • Imposta comunale di soggiorno da saldare in Hotel • Polizza Annullamento Viaggio facoltativa (€20). Quota supplementare per i non soci: € 50

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SETTIMANA BIANCA

LA THUILE (AO) Dal 21 al 28 gennaio 2024

Il TH La Thuile - Planibel Hotel & Residence è un meraviglioso complesso in stile alpino. La struttura è situata a pochi passi dal paese La Thuile, il comune più occidentale della Valle d’Aosta. I residence e l’hotel sono di recente ristrutturazione e sono collegati tra loro da una piazzetta su cui affacciano negozi e boutiques: un luogo di ritrovo per lo shopping e lo svago.

SISTEMAZIONE ALBERGHIERA Il TH La Thuile – Planibel Hotel & Residence (4 stelle Sup.) dispone di 233 appartamenti recentemente ristrutturati, dotati di angolo cottura completamente attrezzato con frigorifero, forno a microonde, bollitore e utensili da cucina. La zona soggiorno dispone di TV satellitare e telefono. Tutti gli appartamenti hanno bagno privato con asciugacapelli, doccia (alcuni con vasca). Servizio di pulizie settimanali con cambio biancheria. SUPPLEMENTI: THinky Card obbligatoria per i bambini 0-3 anni € 210 a settimana, quota di gestione obbligatoria dai 3 anni € 14 a persona (include polizza medico-bagaglio).

QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE (7 notti/8 giorni)

€ 730

In camera doppia In camera doppia uso singola Suppl. polizza annullamento viaggio (facoltativa)

€ 1.025 € 30

RIDUZIONI III e IV letto: anni 3-15 in camera con 2 adulti: -50%; anni 3-15 in camera doppia comunicante: -25%; adulti -30%; adulti in camera doppia comunicante: -15%; adulto + bambino (1° bambino 3-15 anni in camera con un adulto) -50% sulla quota intera adulto, 2° bambino in camera con un adulto -70% sulla quota intera adulto. Le età si intendono per anni non compiuti al momento del soggiorno. (N.B.: i minori devono necessariamente pernottare con i propri genitori o nucleo famigliare). La quota comprende: Soggiorno presso Th-Thuile Planibel Hotel nella sistemazione prescelta (N.B.: le camere saranno disponibili il giorno dell’arrivo a partire dalle ore 17.00 e dovranno essere rilasciate entro le 10.00 del giorno di partenza) • Trattamento di prima colazione e cena bevande incluse durante i pasti (vino e acqua) • Free Wi-fi • Animazione diurna e serale • SPA e PISCINA: ingresso gratuito soggetto a disponibilità e solo con prenotazione (regolamento disponibile in hotel). La quota non comprende: Trasporti da e per La Thuile - Polizza annullamento viaggio facoltativa (€ 30 a persona) • Ski pass individuale • Lezioni di sci • Tassa di soggiorno (se prevista sarà richiesta secondo le normative vigenti) • Trattamento massaggi al Centro benessere • Mance, extra in genere e tutto quanto non specificato. * La polizza annullamento, se si sceglie di stipularla, è a persona e deve essere emessa per tutti i componenti della camera, sia adulti che bambini. Garage Coperto e disponibile fino ad esaurimento posti: € 12 al giorno. Da prenotare. Quota supplementare per i non soci: € 50

(Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 - Email: info@50epiuturismo.it www.50epiuturismo.it

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PROGR

Turismo

DAL 26 FEBBRAIO AL 5 MARZO

8 NOTTI/9 GIORNI

ALLA SCOPERTA DEL NEPAL - L’ANTICO REGNO HIMALAYANO Un viaggio in un luogo magico e speciale, il Nepal, ricco di templi buddisti e induisti, pagode e palazzi imperiali, mercati e quartieri immersi in atmosfere antiche. Nella valle di Kathmandu, i ritmi della vita quotidiana sembrano perdersi in un glorioso passato di re e divinità. A completare il tour e l’indimenticabile esperienza, un’escursione nel Parco Nazionale di Chitwan dove si possono avvistare numerose specie animali.

PROGRAMMA 1° GIORNO: Partenza con volo dall’Italia. 2° GIORNO: KATHMANDU Visita della città e dei principali siti: il fiorente quartiere di Thamel, Durbar Square, cuore pulsante della città, l’antico complesso religioso di Swayambhunath (noto come il Tempio delle Scimmie) sacro per i buddisti. 3° GIORNO: PANAUTI – BHAKTAPUR - NAGARKOT Tappa alla tranquilla cittadina di Panauti e proseguimento per Bhaktapur, dalla splendida architettura medievale, ricca di case antiche, mercati e botteghe artigiane. 4° GIORNO: CHANGU NARAYAN – KATHMANDU Alla scoperta di un importantissimo tempio situato in cima a una collina da cui si gode di panorami spettacolari. Viaggio verso la capitale e sosta allo Stupa di Boudhanath, costruito con 4 paia di occhi del Buddha che guardano le 4 direzioni cardinali. 5° GIORNO: THARU - CHITWAN Trasferimento per raggiungere il Parco Nazionale di Chitwan. Sosta ai villaggi Tharu, con case fatte di bambù, argilla e paglia. 6° GIORNO: PARCO NAZIONALE DI CHITWAN Breve attraversamento del fiume con imbarcazioni tipiche ed escursione in jeep alla ricerca degli animali del Parco. 7° GIORNO: KATHMANDU Lungo trasferimento per rientrare a Kathmandu e tempo per il relax. 8° GIORNO: DASHINKHALI - PATAN Partenza per Dashinkhali e visita al tempio dedicato alla dea Khali. A seguire arrivo a Patan, la cui piazza principale racchiude capolavori architettonici e stradine affollate. Visita all’area del tempio di Pashupatinath, sulle rive del fiume sacro Bagmati. 9° GIORNO: KATHMANDU - ITALIA Rientro in Italia.

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QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE Minimo 15 partecipanti

€ 2.350

Supplemento camera singola

€ 480

Tasse aeroportuali

€ 470

La quota comprende: Voli di linea da Roma • Sistemazione in Hotel 4 stelle locali • Trattamento di pensione completa (esclusi 2 pranzi e le bevande) • Trasferimenti con mezzo privato • Visite guidate come da programma • Escursioni nel Parco di Chitwan con ranger • Guida locale parlante italiano • Accompagnatore 50&Più dall’Italia • Visto turistico d’ingresso • Assicurazione medico-bagaglio e annullamento. La quota non comprende: Tasse aeroportuali • Bevande e pasti non previsti • Mance, extra, facchinaggio e tutto quanto non specificato alla voce “La quota comprende”. Le quote di soggiorno sopra riportate sono riservate ai soci 50&Più Associazione. Quota supplementare per i non soci 50&Più: € 50

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A


PROGRAMMA

PASQUA

2024

ANTEPRIMA 2024

CROCIERA FLUVIALE IN OLANDA E BELGIO Fiori d’Olanda e tesori delle Fiandre Dal 26 marzo al 2 aprile 2024

Da Amsterdam si parte in navigazione lungo fiumi e canali, attraversando panorami incantevoli. Si visiteranno Rotterdam, con il suo Porto, il più grande d’Europa; L’Aia (visita facoltativa), affacciata sul Mare del Nord; Gand nelle Fiandre, con il suo patrimonio storico importante e Bruges, scrigno di tesori antichi; si raggiungeranno Bruxelles, la Capitale del Belgio e dell’Europa e Anversa, città portuale di origine medievale e famosa per la lavorazione dei diamanti. Visita della cittadina di Dordrecht, una tra le più antiche dell’Olanda e proseguimento in navigazione per Amsterdam. Avrete l’opportunità di trascorrere due giorni nella Venezia del Nord, visitando la bella città e partecipando alle escursioni facoltative tra cui Keukenhof, un meraviglioso parco che racchiude oltre 7 milioni di fiori da bulbo. La mattina del 31 marzo possibilità di assistere alla S. Messa di Pasqua nella Basilica di San Nicola. L’itinerario, le visite e le escursioni possono variare, anche in funzione delle condizioni di navigazione e della disponibilità portuale

A bordo della M/nave MS OSCAR WILDE (5 stelle) Navigheremo attraverso incantevoli panorami lungo un itinerario tra i più suggestivi d’Europa, nel comfort della lussuosa motonave: 88 cabine disposte su 3 ponti, un luminoso ristorante, un salone e bar panoramico, una zona benessere con sauna, bagno turco e solarium con vasca idromassaggio, una sala di lettura e giochi a carte, negozio di bordo. Le ampie cabine sono tutte esterne e arredate in stile moderno.

QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE Ponte diamante

in cabina doppia

€ 1.630

Ponte rubino

in cabina doppia

€ 1.550

Ponte smeraldo

in cabina doppia

€ 1.400

Suite/Junior Suite

Su richiesta

La quota comprende: Crociera di 8 giorni/7 notti in cabina della categoria prescelta • Trattamento di pensione completa a bordo dalla cena del 1° giorno alla prima colazione dell’8° giorno • Cocktail di benvenuto e cena di gala a bordo • Escursioni e visite guidate inserite nel programma (ingressi esclusi, ove previsti) • Tasse portuali • Assicurazione medico/bagaglio e annullamento viaggio (fino a un massimale di € 2.100) • Assistenza di medica a bordo • Assistenza staff 50&Più. La quota non comprende: Viaggio dall’Italia ad Amsterdam e viceversa • Trasferimenti dall’aeroporto o stazione al porto di imbarco A/R • Assicurazione integrativa (oltre il massimale indicato) • Ingressi durante le visite, ove previsti (da pagare in loco) • Escursioni indicate come facoltative (da acquistare prima della partenza) • Eventuali adeguamenti costi carburante aereo/nave • Tutte le bevande, mance, extra in genere e tutto quanto non sopra specificato. Trasferimenti in aereo con voli di linea o voli low cost per e da Amsterdam dai principali aeroporti italiani. Al momento della prenotazione saranno verificate le migliori tariffe disponibili. Trasferimenti A/R dall’aeroporto di Amsterdam alla Motonave, da definire al momento delle prenotazioni.

(Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 - Email: info@50epiuturismo.it www.50epiuturismo.it

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Cultura

“NOI”, IL PLURALE MAGICO DELLA LETTERATURA Saldare le epoche unire in dialogo vivi e morti è l’ambizioso obiettivo dell’ultimo romanzo di Paolo Di Stefano Un secolo di storia italiana riflesso nella parabola di una famiglia un manuale di coscienza e memoria per il nostro tempo piatto di Leonardo Guzzo “Si pensa di aver vissuto chissà che, e a conti fatti si scopre di non aver vissuto nient’altro che cose normali, normalmente eccezionali, eccezionalmente noiose, prive di quell’epica che ci vedevi nel momento in cui”. Da questa disincantata considerazione nasce l’ultimo lavoro letterario di Paolo Di Stefano (nella foto), firma di punta del Corriere della Sera, siciliano trapiantato a Milano che dalle pagine del principale quotidiano nazionale tiene viva e reinterpreta la tradizione del giornalismo culturale. Noi, pubblicato per la prima volta nel 2021 da Bompiani, candidato al Premio Strega e di recente riproposto in versione tascabile in virtù del favore di critica e pubblico, è un raffinato mosaico narrativo. La storia di più vite, la saga di una famiglia - quella dell’autore - ripercorsa in prospettiva, ricostruita attraverso la lente del distacco, della maturità, perfino della disillusione, e al tempo stesso deformata, sublimata dall’intervento della letteratura. “Dov’eravamo? Che cosa abbiamo visto e sentito di ciò che accadeva intorno a noi? Che cosa abbiamo trattenuto di ciò che abbiamo sentito, visto, toccato, ascoltato, fiutato masticato? Del prima? A che cosa pensavamo?”. Se lo chiede 86

un uomo adulto, baciato dal successo professionale, anello di una catena umana che ha attraversato tutta la geografia e l’ultimo secolo di storia dell’Italia, che porta i segni di cambiamenti epocali, di grandi e piccole svolte, conquiste e tragedie private forse ancora più incisive. «Noi - spiega Paolo Di Stefano - è l’ultimo, il più largo dei cerchi concentrici letterari che ho costruito intorno a un’immagine centrale della mia vita: il viaggio compiuto in auto da mio padre con la bara di mio fratello, un anno dopo la sua morte, nel 1968, per seppellirlo ad Avola, il mio paese d’origine. Da Lugano alla Sicilia, quasi duemila chilometri (non era ancora tutta autostrada) percorsi da solo con il corpo di suo figlio disteso sul sedile posteriore. Aveva fatto costruire una cappella di famiglia dove seppellire Claudio, morto in Svizzera a cinque anni per leucemia. Contro la volontà di nostra madre, volle allontanarlo da noi (e da sé) per consegnarlo definitivamente alla sua terra (‘sua’ di mio padre, non di Claudio che era nato al Nord). Mi sono portato in testa quell’immagine per anni e ho provato a trovarle un senso scrivendone». Già nel 1994 Di Stefano aveva dedicato

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Incontro con l’autore

al viaggio del padre il romanzo Baci da non ripetere; con Noi è tornato a immergersi nel gorgo di quella vicenda, allargando però la prospettiva. «Nel pensarla e nello scriverla mi rendevo sempre più conto di quanto quella microstoria - osservata a distanza, con le sue premesse e i suoi esiti - riguardasse tutti o almeno tanti, fosse intrisa di vicende che molti italiani hanno vissuto o avrebbero potuto vivere: il sofferto passaggio dalla civiltà arcaica-contadina alla modernità, la fuga in un Nord vissuto come miraggio, il disorientamento e la dura nostalgia degli emigranti, la forza del riscatto sociale, la potenza positiva e a volte distruttiva della famiglia, la disarmonia tra vecchio e nuovo, tra provincia e città, i conflitti tra uomini e donne, la resistenza immane di queste ultime a difesa di un equilibrio familiare, il flusso delle generazioni (che nel libro sono quattro), il mutamento delle mentalità e del costume, con tutto il fondale pop sospeso fra tragedia greca e commedia all’italiana». Romanzo polifonico, giocato sull’alternanza tra presente e passato, Noi testimonia anche nella struttura la complessità della vita e della memoria. «Le voci che parlano nel libro sono numerose - spiega Di Stefano -, provengono da generazioni e tempi diversi, fino al tempo assoluto occupato dalla voce del bambino, il fratellino morto, che arriva da un aldilà imprecisato. Tutto il fiume della narrazione si muove attraverso piccole correnti, mulinelli, brevi sommovimenti che realizzano una specie di pendolarismo e di ‘contemporaneità del non contemporaneo’, un dialogo fra le epoche, quasi una compresenza, una convivenza anche tra vivi e morti che si incontrano miracolosamente nella letteratura, in quel noi che unisce». La letteratura coglie il distillato di tante vite e della loro intersezione. Nel flusso copioso di voci e vicende c’è una voce che ritorna ostinata: quella del fratellino morto,

che attraverso le sue “dichiarazioni” rosso sangue dall’aldilà, dà conto di una dimensione “altra”, più alta, sfuggente e misteriosa. Come un ruscello di verità in cui tanti lunghi fiumi vanno a confluire. «È una lettura possibile - conferma Di Stefano -. Ho convissuto per anni con la voce di mio fratello che prima mi terrorizzava, mi assediava e poi mi faceva compagnia, mi metteva allegria. A un certo punto quella voce immaginata o evocata è diventata più vera del vero. Ma vale anche il contrario: la voce che mi assediava come un corpo crudele, pesante e tormentoso è diventata negli anni sempre più un dialogo etereo, fino ad assumere una forma poetica o simil poetica. L’empatia richiesta dalla letteratura, rispetto ai personaggi vivi e morti, si muove in un senso e nell’altro, dal reale alla finzione e dalla finzione alla realtà». Lo sguardo ampio e profondo della letteratura, la capacità di parlare della realtà anche quando esercita la fantasia e di essere suggestiva anche nel più aperto realismo sono un insegnamento anche per il giornalismo, e in particolare per quello ‘classico’ della

carta stampata. «Il ruolo dei giornali nell’orientare l’opinione pubblica - riflette Di Stefano - dipende dalla loro capacità di essere credibili, e dunque di conservare autorevolezza. Dalla capacità di rinunciare al sensazionalismo e al pettegolezzo, all’inseguimento della Tv o dei social, per restare, invece, affidabili. L’Italia è storicamente legata all’idea di un giornalismo ‘omnibus’, che unisce alto e basso: se poteva essere una strategia appagante negli Anni ’90, oggi a me pare autolesionista. Anche in ambito culturale la quantità vince sulla facoltà critica, che oggi più che mai sarebbe indispensabile. I recensori descrivono, analizzano poco e non giudicano quasi mai. D’altra parte gli autori, quelli che dovrebbero essere gli ‘intellettuali’, sono preda del narcisismo e dell’ambizione di mercato. Si assiste a un’infinità di incontri, presentazioni, festival spesso con i soliti noti: ognuno tira l’acqua al proprio mulino, vince i suoi premi, promuove i suoi libri ma è assente l’intervento civile di ampio respiro, il grande e serio dibattito sulla contemporaneità. Direi che l’intellettuale è una specie in declino per autoestinzione». 50&Più | novembre 2023

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Cultura

Libri

I SEGRETI DELLE PAROLE

NOAM CHOMSKY E ANDREA MORO LA NAVE DI TESEO 144 PAGINE 15,00 EURO

NEL LABIRINTO DELLE PAROLE In un serrato dialogo tra accademci, Chomsky e Moro offrono un’avvincente panoramica sugli enigmi e le sfide che circondano il linguaggio umano di Renato Minore “Abbondano enigmi e sfide che sono al di là dell’intricata complessità del linguaggio. Siamo molto lontani dal giorno in cui sembrava che ci fossero risposte per tutto” . Per Noam Chomsky questo è un “ buon segno”, una debolezza che è anche la forza del pensiero scientifico. Così egli può concludere il dialogo con Andrea Moro su I segreti delle parole (La nave di Teseo), un libro denso, prezioso, appassionato che raccoglie una prolungata conversazione tra Tucson e Pavia. Sappiamo chi è Chomsky: linguista, filosofo, scienziato cognitivo, secondo il New York Times il “più importante intellettuale vivente”. Andrea Moro è linguista e neuroscienziato di fama internazionale, con libri e ricerche che gli sono valse il premio “Prove”, per l’eccellenza nella scienza. In più, ha esordito da narratore con Il segreto di Pietramala dove, con felice formula narrativa, affronta e “spiega” temi cruciali nella ricerca sulla lingua. Maestro e allievo si distendono in una conversazione a tutto campo, IL MAGICO STUDIO FOTOGRAFICO DI HIRASAKA Sanaka Hiiragi Mondadori 160 pagine Prezzo: 16 euro

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in modo davvero maieutico: l’uno sembra specchiarsi nelle parole dell’altro per cavarne sensi, direzioni speculative e sperimentali che allargano la complessa rete dialogica. Come si apprende una lingua da bambini? Esistono lingue impossibili? Tanti i temi sul tappeto per comprendere come “le parole parlano di noi e delle cose e noi abbiamo proprietà sorprendenti, nascoste come segreti ben costruiti”. L’idea stessa di far capire quale sia il contributo della neurobiologia alla struttura del linguaggio è per il lettore davvero propulsiva: come in ogni vera divulgazione, indica lo spazio per un ulteriore approfondimento, per un sapere che vuole alimentarsi. E, poi, che dire della dichiarazione di “ignoranza” che Moro rivela nelle parole di Chomsky: nonostante l’avanzare della tecnologia (egli afferma) esistono “misteri per sempre inaccessibili come quello sulla nascita del linguaggio della nostra specie”. Il vero big bang che ci riguarda. La scienza si piega al mistero?

Un romanzo, quasi una favola struggente con un po’ di magia di sapore giapponese sulla vita e la morte, l’amore e la perdita, l’importanza di saper cogliere la bellezza in ogni attimo. L’ha scritta, ed è il suo esordio letterario, Sanaka Hiiragi, quarantenne insegnante di giapponese all’estero. Si chiama Il magico studio fotografico di Hirasaka e il protagonista gestisce una sorta di antro delle meraviglie: appunto il magico studio che si trova al confine tra questo mondo e l’altro. Ognuno, sfogliando l’album della propria vita, può tornare indietro nel tempo e scattare di nuovo la sua immagine preferita tra quelle che hanno scandito la propria esistenza attraverso le sue tappe più importanti. Tra luci e ombre, apparizioni e misteri, la storia coinvolge piacevolmente il lettore.

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Arte

IL SENSO DI VAN GOGH PER I LIBRI

La mostra milanese svela il legame nascosto tra la sua arte, conosciuta in tutto il mondo, e i suoi interessi letterari, fatti di passione e voglia di conoscenza di Serena Colombo ©️ foto di Carlotta Coppo

«Ho una passione più o meno irresistibile per i libri e ho il bisogno di istruirmi continuamente, di studiare, se vuoi, proprio come ho bisogno di mangiare il mio pezzo di pane». Scriveva così, Vincent Van Gogh (1853-1890), al fratello Theo nel 1880. Non solo maestro dei girasoli, dei campi di grano, del giallo limone e del blu lapislazzulo, il genio folle dalla vita tormentata. Vincent era un artista colto, amante dei libri e dell’arte, come rivela la mostra al Mudec di Milano, a cura di Francesco Poli, Mariella Guzzoni e Aurora Canepari e in collaborazione con il Museo Kröller-Müller di Otterlo che ha prestato circa 40 delle opere esposte. Lettore onnivoro e poliglotta, aveva una sconfinata passione per i giganti del teatro e della narrativa, da Shakespeare a Hugo, Dickens o Zola. Conosceva perfettamente la Bibbia (testo di meditazione durante la missione di predicatore tra i minatori del Borinage) ma anche la biografia di Jean-François Millet, faro nell’interpretazione sacrale del lavoro dei contadini. In una natura morta esposta in mostra, accanto a una statuetta di gesso, sono dipinti

Bel-Ami di Guy de Maupassant e Germinie Lacerteux dei Goncourt: «due volti di un’epoca», racconta Mariella Guzzoni. «Van Gogh non era un collezionista, prestava e disperdeva i libri negli anni e nei viaggi, da Londra alle Fiandre, da Parigi al Sud della Francia, tra ben 35 cambi di casa. La sua biblioteca era la sua testa». Aveva una memoria impressionante. «I libri, la realtà e l’arte sono una cosa sola per me», scriveva ancora. L’arte contemporanea, europea e orientale, ma anche quella degli antichi maestri. Fin da ragazzo aveva l’abitudine di ritagliare dalle riviste illustrate incisioni che poi incollava su un album, creando una sorta di «museo immaginario». A Parigi, tra il 1886 e il 1888, entrò in contatto con l’ambiente artistico più moderno e vivace, quello degli impressionisti e neoimpressionisti. Le diverse esperienze e gli stimoli della Ville Lumiere sono condensati nel bellissimo autoritratto del 1887: «Mi interessa il ritratto moderno», aveva scritto alla sorella, «lo cerco attraverso il colore…». In questi due anni raccolse avidamen-

te anche le stampe giapponesi, organizzando mostre nei cafè, come quella del marzo 1887 al Café du Tambourin, di proprietà di Agostina Segatori, modella italiana, sua amante per alcuni mesi e amica di artisti come Degas, Manet e Corot. Van Gogh non solo studiava e copiava i motivi degli ukiyo-e (cioè “immagini del mondo fluttuante”), ma cercava le atmosfere orientali. «Siamo concordi – scriveva - che l’arte del futuro debba essere colorata e gioiosa come le stampe giapponesi». Quando arrivò in Provenza disse di avere trovato lì “il suo Giappone”: la luce del Sud, i frutteti in fiore, ecco come immaginava quei luoghi lontani e irraggiungibili. «Non ho che da aprire gli occhi e dipingere ciò che ho davanti e che mi colpisce». Sono nati così le notti stellate e i campi di grano, i prati con le farfalle e i rami di pesco, dono al nipote neonato che portava il suo stesso nome. Vincent van Gogh Pittore colto. Milano, Mudec fino al 28 gennaio 2024 Info: tel. 02 54917 e www.mudec.it 50&Più | novembre 2023

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Cultura

Teatro

di Mila Sarti

DI QUALITÀ E SEMPRE IN FERMENTO NUTRIAMOCI DI TEATRO

Ventinove spettacoli raccontano il cartellone del Morlacchi di Perugia pulsante, dinamico, per tutti, ricco di nomi e volti della scena nazionale La Natura. Questa è l’immagine che Nino Marino, direttore artistico del Teatro Stabile dell’Umbria, prende in prestito dalla sua Regione per descrivere la forza, la vitalità, il nutrimento che i suoi teatri ci trasmettono in maniera capillare. Come fanno i maestosi alberi del ‘Cuore verde d’Italia’ con le loro fitte radici e le folte chiome. Un gemellaggio suggestivo che, partendo dall’immenso patrimonio naturale umbro, ci racconta quello culturale, solido e vivace della scena teatrale regionale. E così prende corpo la nuova stagione del Morlacchi di Perugia, con grandi autori quali Shakespeare, Čechov e Goldoni, al centro del progetto produttivo 23/24 dello Stabile, quindi opere di drammaturgia contemporanea e cinque allestimenti di giovani emergenti al Ridotto del Teatro. Appuntamento di rilievo con la danza, incontri con le 90

compagnie e vari progetti dedicati al pubblico, anche infantile. Novembre ha in programma una carrellata di spettacoli: il nuovo allestimento di Antonio Latella de La locandiera di Goldoni con Sonia Bergamasco; segue Edoardo Leo con La mia vita raccontata male, vent’anni di appunti, ricordi, spaccati di vita dell’artista fra musica e parole. Quindi L’interpretazione dei sogni, liberamente ispirata da Freud, di e con Stefano Massini. Leonardo Lidi con Zio Vanja affronta la seconda tappa della trilogia dedicata a Čechov. Fra i tanti protagonisti vogliamo ricordare Elio De Capitani, Silvio Orlando, Lella Costa ed Elia Schilton, Roberto Andò che dirige Isabella Ragonese, Claudio Bisio, Stefano Fresi, Monica Guerritore, Lunetta Savino, Jacopo Gassmann, Fausto Russo Alesi, Antonio Rezza e Flavia Mastrella. Info: 0755722555

DA NON PERDERE BOLOGNA

Duse, duecento anni ma non li dimostra Compleanno importante per il Teatro di prosa più antico della città. Uno spettacolo dal vivo lungo due secoli che, forte della propria storia, continua la sua missione culturale guardando al futuro. In scena questo mese Alessandro Haber, Vanessa Gravina, Giulio Corso e Geppy Gleijeses. MILANO

Carcano, passione e tenacia tutta al femminile Possiamo obiettivamente confermare che il Teatro capitanato dalle due inarrestabili direttrici artistiche, Lella Costa e Serena Sinigaglia, brilla ora di luce più radiosa ravvivando un programma inclusivo, attento alle donne, che intreccia stili diversi come Maria Stuarda, Ferdinando, Omeophonie e L’ispettore generale, a novembre.

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Musica

PATTY SMITH LA SACERDOTESSA DEL ROCK

Ritorno in grande stile per l’autrice di pietre miliari come “People have the power” Dopo oltre quarant’anni di carriera una tournée tutta italiana e un nuovo libro

di Dario De Felicis Patti Smith torna in Italia per portare sul palco l’acustico “A Tour of Italian Days”, assieme a Tony Shanahan e al figlio Jackson. La cantautrice, poetessa e fotografa, per l’occasione presenterà il suo nuovo libro A Book of Days, una raccolta di fotografie e riflessioni sul rapporto che Smith ha con il nostro Paese. Il diario fotografico è la scintilla e anche l’ispirazione del tour. È testimonianza preziosa di una vita dedicata all’arte e costellata di piccole scoperte quotidiane tra passioni, devozioni e ossessioni. I concerti della “sacerdotessa del rock” sono sempre un evento catalizzatore, con i fan pronti ad accorrere da ogni parte d’Italia per vedere dal vivo una leggenda. Il tour approderà in luoghi sacri e teatri storici, con un dialogo tra musica e immagini. Due gli appuntamenti di questo mese: il 28 al Teatro delle Muse di Ancona, il 29 al Teatro Massimo di Pescara. La setlist dei concerti-evento spazierà tra i classici della sua carriera, come Horses, Gloria e Because the Night e i brani dell’ultimo album, tratti da A Book of Days.

A BOOK OF DAYS DI PATTI SMITH BLOOMSBURY PUBLISHING PLC 400 PAGINE 31,00 EURO 50&Più | novembre 2023

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Cultura

Cinema

FILM IN USCITA DRAMMATICO

C’È ANCORA DOMANI Regia: Paola Cortellesi con: Paola Cortellesi Valerio Mastandrea

Per il suo esordio alla regia, Paola Cortellesi sceglie una storia di liberazione ambientata tra le miserie di una Roma che alla fine degli anni ’40 vuole disfarsi della guerra e dell’oppressione dei maschi-padroni. Delia (Cortellesi) sopporta per dovere il marito (Valerio Mastandrea) il quale rispetta solo suo padre (Giorgio Colangeli). Con la primavera alle porte, Delia annusa il profumo della libertà.

DRAMMATICO

A PASSO D’UOMO Regia: Denis Imbert con: Jean Dujardin e Anny Duperey

Storia intima di una rinascita. Pierre, noto autore ed esploratore in cammino sui sentieri neri, batte i sentieri più aspri e invisibili sulle mappe francesi. È un antieroe che sfida se stesso nella natura selvaggia, dopo che una brutta caduta lo ha portato in coma. In cerca di un nuovo senso della vita, Pierre – che ha il profilo di Jean Dujardin – prova a ristabilire la connessione col suo corpo. 92

di Alessandra Miccinesi

LUBO

Premiato alla Mostra di Venezia, “Lubo” è il nuovo film di Giorgio Diritti su un uomo in lotta per riavere i suoi figli sottratti dal programma di rieducazione nazionale per Jenisch Una storia che strizza l’occhio al secolo scorso e rende testimonianza dei rigurgiti nazionalisti sulle minoranze etniche. Al centro dei fatti c’è il popolo Jenisch (3ª popolazione nomade europea dopo Rom e Sinti) di origine germanica e diffuso in Francia, Svizzera, Paesi Bassi, Belgio e Italia. Tra il ’26 e il ’73, questa etnia subì da parte della Pro Juventute - associazione fondata in Svizzera come Opera di soccorso per bimbi di strada - una campagna di stampo nazionalista per la rieducazione dei figli. Supportata dalle autorità svizzere, la Pro Juventute s’impegnava a separare i genitori dai loro piccoli per collocarli in orfanotrofi, famiglie affidatarie, ospedali psichiatrici e carceri. Molti dei bimbi diventarono operai di bassa manovalan-

za; diverse ragazzine invece furono sterilizzate. I numeri ufficiosi parlano di centinaia di casi di minori coinvolti in un programma che il cinema oggi guarda senza giudizio. Tra paura del diverso, divergenze religiose e scontri di etnie, il film è soprattutto la storia di un uomo, Lubo (Franz Rogowski), padre che vuole riabbracciare i suoi figli e allontanarsi dalla guerra. Arruolato per difendere i confini elvetici dai tedeschi, l’uomo entra in conflitto col mondo dopo che sua moglie viene uccisa dai gendarmi per essersi opposta alla sottrazione dei bimbi. Lubo sceglie di lottare per un futuro migliore e una nuova vita. Una vita d’amore. Regia: Giorgio Diritti Genere: drammatico

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bacheca a cura della Redazione

Modalità di invio Relazioni personali Signora vedova, 68 anni, seria e di buoni valori, abito in provincia di Ravenna. Cerco signore 67/70 anni, distinto, buon carattere, buona salute, amante della vita, dei viaggi. Vorrei conoscere per relazione seria. Preferibilmente abitanti in Emilia-Romagna. Scrivere mail a: pratoamarillo@gmail.com. (Gradisco foto e numero di cellulare) Poco più che 60enne, nubile, senza figli, laureata, in pensione, ex dipendente statale, ottima presenza, altezza 1.70, non fumatrice, automunita, dinamica, piena di vita, amante ballo, animali, cinema e viaggi avventurosi, segno zodiacale cancro, cerca coetaneo pari requisiti, allegro, per bene, distinto, affidabile, signorile, stessi interessi, per relazione seria. Astenersi perditempo e avventurieri. Scrivere a: sirc@tiscali.it (gradita fotografia) Signora di 63 anni, laureata, vedova e residente in Puglia, desidererebbe conoscere vedovo o divorziato serio, colto, romantico ed ironico, tra i 63 e i 70 anni per instaurare

Relazioni | Lavoro | Collezionismo | Affitto | Vendo | Occasioni Queste pagine sono dedicate a chi cerca un’amicizia, a chi vuole affittare, comprare o vendere immobili. Qui potete assicurarvi un impiego o acquistare oggetti rari e curiosi

Le inserzioni possono essere indirizzate a mezzo posta a: 50&Più, via del Melangolo, 26 00186 Roma, oppure tramite posta elettronica all’indirizzo: redazione@50epiu.it. Vengono accettate solo se firmate in modo leggibile e corredate della fotocopia del documento d’identità del firmatario, fermo restando il diritto all’anonimato per chi ne faccia richiesta.

un’amicizia che potrebbe trasformarsi in un rapporto più profondo e duraturo. Preferirei essere contattata da persone della mia stessa regione o regioni limitrofe. Mi definiscono carina, simpatica, colta e solare. Amo il cinema, il teatro, il mare e passeggiare. No perditempo. Telefonare al 3806306289 Sono da poco vedovo e vorrei che il mio cuore tornasse a sperare e a battere per una nuova e sana passione e pur possedendo una casa con ampi spazi per chi saprà corrispondere sono disposto anche a trasferirmi. Telefonare al 3288686435

Vendo tutta la serie, degli Anni ’60, della rivista Quattroruote numeri sfusi; invece, rilegati con copertina Quattroruote anni dal 1996 al 2010 blu. Accetto ogni offerta. Posseggo anche molte serie di fumetti. Telefonare al 3338610150 Vendo Enciclopedia L’Italia - Istituto geografico De Agostini (Novara) - n. 24 volumi perfettamente conservati. Vendesi, inoltre, Dizionario Enciclopedico - Edizioni LABOR (Milano) volumi n. 4 + aggiornamento n. 2. Spedizione a carico dell’acquirente. Telefonare al 3336282038 (no messaggi)

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Vendo n. 16 annate complete dal 1997 al 2013) del settimanale L’Espresso, anche singole annate. Prezzo da convenire. Telefonare al 0661905513 oppure al 3245419451

Occasioni

TUTTE LE INSERZIONI SONO PUBBLICATE GRATUITAMENTE E NON DEVONO SUPERARE LE 50 PAROLE LA REDAZIONE NON RISPONDE DEL CONTENUTO DELL’INSERZIONE. L’art. 6, comma 8, del D.L. 4/6/2013 n. 63, convertito nella L. 3/8/2013 n. 90, ha imposto di riportare negli annunci di vendita o di locazione di immobili, l’indice di prestazione energetica dell’involucro edilizio globale o dell’unità immobiliare e la classe energetica corrispondente. Lo stesso D.L. ha previsto, inoltre (art. 12), che in caso di violazione di tale obbligo, il responsabile dell’annuncio è punito con una sanzione amministrativa non inferiore a 500 euro e non superiore a 3.000 euro. A tal proposito, evidenziamo che per la pubblicazione accetteremo solo annunci che riportino anche quanto previsto dal suddetto art. 6, comma 8. 50&Più | novembre 2023

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Vivere in armonia

seguendo le stagioni

PRELUDIO D’INVERNO «Il Vino rosso, che è di sostanza più sottile che sia possibile, splendido e chiaro consimile, insomma al colore di rubino nutrisce molto bene, genera buon sangue cagiona sogni grati nella notte Ed è buono nei tempi freddi» Almanacco Barbanera 1850 a cura di

NOVEMBRE Ma chi l’ha detto che novembre è il mese della malinconia? Accogliamo il ciclo delle stagioni ed entriamo in sintonia con il suo tranquillo paesaggio dormiente. Ovattato e grigio, novembre mostra un volto fermo, prevedibile, rilassante. Tra ombre sempre più lunghe e nebbie dense, tra giornate umide e voglia di dormire, tiriamo un respiro profondo e seguiamo l’istinto che ci dice di amare la natura in ogni sua forma. Anche quella spoglia e immota del preludio all’inverno. È vero, andare in letargo è un lusso che non possiamo permetterci, anche se ci piacerebbe. Ma l’orto, le olive e la cantina ci chiamano al lavoro. E nel bosco, con la benedizione di san Martino, arrivano le castagne e il vin novello, pronti a scaldarci e a mettere in circolo un’allegria che accende le serate autunnali al fuoco del caminetto, dove arrostire fette di pane per l’assaggio dell’olio nuovo. E mentre fuori il freddo si fa sentire, il mondo si rigenera, e noi con lui, pronti ad accogliere anche il tempo introspettivo di questo lento, pungente mese. 94

FI L’ORTAGGIO Il carciofo (Cynara scolymus) Fa bene perché Grazie soprattutto alla cinarina, un principio amaro, influisce sul metabolismo del colesterolo e sulla diuresi, protegge e disintossica il fegato. Per il notevole contenuto di ferro lo si consiglia agli anemici, ma in questo caso è preferibile consumarlo crudo perché la cottura ne altera le proprietà. Coltiviamolo così Il clima ideale è caldo o temperato caldo. Temperatura ottimale 15 °C. Eventuali ristagni di acqua, in concomitanza a basse temperature, hanno l’effetto di danneggiarne le radici. La semina Anche se non è impossibile seminare i carciofi, i risultati migliori si ottengono mettendo a dimora i polloni radicati o delle porzioni di fusto con gemma, chiamate ovoli. La messa a dimora dei polloni avviene in settembre-ottobre, nei climi asciutti, oppure in primavera nei climi freddi, in modo da avere produzione l’anno successivo. Gli ovoli si mettono a dimora invece durante l’estate e necessitano di irrigazioni iniziali. La messa a dimora di polloni od ovoli si fa con la Luna calante. La rimozione dei polloni in eccesso è detta scarducciatura e, fatta a fine estate, permette un certo anticipo della raccolta. Raccolta e conservazione La raccolta avviene da novembre a maggio, a seconda della varietà e del luogo. I più precoci sono i carciofi catanesi e i carciofi spinosi; più tardivi sono i carciofi violetti, alcune varietà sono rifiorenti e producono capolini sia in primavera sia in autunno. I carciofi di qualità vanno consumati freschi. Se ha ancora il gambo, il carciofo si può conservare nell’acqua, come un fiore reciso, fino a 5 giorni. Poi sott’olio e sott’aceto. Nel congelatore i cuori, puliti e lavati, si conservano dai 6 agli 8 mesi.

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BUONO A SAPERSI

Il gelo può provocare la rottura delle tubature e del contatore dell’acqua. Se non è situato in cantina, provvedete a chiudere il contatore in una cassetta di legno foderandola con della lana di vetro e avvolgete tutti i tubi esposti con le speciali guaine in vendita dagli idraulici, che si possono montare e sigillare da soli senza fatica e con poca spesa. Se la casa non è abitata, chiudete l’acqua, svuotate totalmente l’impianto idraulico e mettete del sale dentro il water. FIORI E FRUTTI SUL BALCONE Un agrume da difesa Si chiama arancio trifogliato - Poncirus trifoliata - ed è un piccolo agrume. Cresce rapidamente e può resistere fino a -15°C. I rami hanno lunghe spine appuntite che lo rendono pianta da “difesa”. I frutti sono piccoli, gialli e molto acidi, appaiono a novembre e si possono mettere a dimora, tagliati a metà in un vaso, in Luna crescente, per poi diradare con cautela a primavera le nuove piantine. Una vera stranezza è la varietà “Mostruosa”, dai rami contorti e spine ricurve.

DICE IL PROVERBIO Quando gela di novembre mal per le sementi Giornata senza risata giornata sprecata L’oliva tanto più pende tanto più rende

Nell’orto Novembre, si sa, è tempo di semine, soprattutto quelle in coltura protetta, espressione che non deve farci preoccupare. Perché si tratta della preparazione di un piccolo semenzaio - si possono utilizzare nei casi più semplici anche i contenitori di cartone delle uova - per le piante aromatiche e la valerianella. In Luna crescente seminare all’aperto lenticchie, piselli primaverili e fave. Raccogliere ancora bietola da orto, cardi, carote, finocchi e rape. Iniziare la raccolta del cavolo broccolo e del cavolo verza per il consumo fresco. In Luna calante piantare i bulbilli d’aglio. Nel frutteto, predisporre i nuovi impianti di cotogno, drupacee, pomacee prima dell’arrivo del gelo. Concimare e pacciamare alberi e arbusti. Potare lampone e mora. Raccogliere le foglie cadute e utilizzarle per preparare il compost.

COLTIVARE CON LA LUNA

Nel giardino Interrare in Luna crescente i bulbi a fioritura precoce primaverile. Mettere a dimora bulbi di tulipano, rose e arbusti a foglia caduca per bordure e siepi. Moltiplicare per divisione dei cespi e trapiantare le specie erbacee perenni dopo averle potate adeguatamente. Estirpare in Luna calante gli ultimi bula fioritura autunnale. Predisporre protezioni per le piante più delicate, soprattutto nelle zone a rischio di gelate e nevicate precoci.

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Pensando al frutteto Piantare un albero è semplice. Ed è questo il momento migliore per gli alberi da frutto, perché possano approfittare dell’umidità invernale per radicare bene e svegliarsi rigogliosi in primavera. In Luna crescente scaviamo una buca larga e profonda, soprattutto se il terreno non è stato ancora lavorato. Aggiungiamo in fondo alla buca terriccio miscelato a compost organico. Allentiamo le radici della zolla dell’albero con le mani, smuovendole ma facendo attenzione a non romperle, in modo che radichi meglio e poniamolo dentro la buca. Aggiungiamo del terriccio fino al colletto della pianta, per poi concludere l’impianto posizionando un palo tutore per sostenerla.

SE HAI ½ GIORNATA

IL SOLE Il 1° sorge alle 06:32 e tramonta alle 16:55 L’11 sorge alle 06:44 e tramonta alle 16:43 Il 21 sorge alle 06:57 e tramonta alle 16:35 Le giornate si accorciano. Il 1° si hanno 10 ore e 23 minuti di luce solare e il 30 si hanno 9 ore 23 e minuti: si perdono 60 minuti di luce LA LUNA Il 1° tramonta alle 10:42 e sorge alle 19:15 L’11 sorge alle 04:34 e tramonta alle 15:41 Il 22 tramonta alle 00:59 e sorge alle 14:02 Luna calante dal 1° all’11 e dal 28 al 30 Luna crescente dal 13 al 26 Luna Piena il 27. Luna Nuova il 12 50&Più | novembre 2023

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Giochi

Stuzzica Cervello

di Lionello e Favolino

di Enrico Diglio

TEST 1

Nel ridente paese di Ariatersa, posto tra le cime innevate del Monte Ardente e del Monte Silente, alti rispettivamente 1.500 e 2.500 metri, vivono 2.000 abitanti. Il paese è circondato da grandi pianure e da estese pinete ed è percorso dal torrente Trotazzurra dalle limpide e fredde acque che provengono dalle numerose sorgenti presenti nella zona. I turisti che lo frequentano tutto l’anno ne apprezzano il clima sempre gradevole, sia nelle stagioni miti sia in quelle fresche. Molto prelibati sono i tipici piatti della cucina contadina, dai primi, squisiti sono gli strozzapreti al tartufo, ai secondi, celeberrima è la lasagna di verdure miste, dai salumi ai formaggi ai dolci tra i quali quello più richiesto è il tortino alle fragole, tutti degustabili nelle famose e caratteristiche locande del paese.

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TEST 2

Osservate attentamente le cinque sequenze a destra e dite quali numeri vanno sostituiti nell’ultima sequenza secondo un criterio logico da determinare.

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TEST 3

Osservate attentamente le sottostanti tre sequenze di numeri e lettere e dite quale lettera va sostituita al punto interrogativo nell’ultima sequenza secondo logica.

REBUS Lionello 5 6 » VITTIME DI UNA INSANA PASSIONE Un tipo buono, semplice, impastato di tenerezza, eppur prese una cotta tale che lo rese subito affettato così, tra rose e trecce bionde, presto tutta la sua esistenza consumò

INDOVINELLO Favolino

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TEST 4

Osservate attentamente i seguenti quattro gruppi di figure e le coppie di numeri riportate a destra di ogni gruppo e dite quali numeri vanno sostituiti ai punti interrogativi nell’ultimo gruppo di figure utilizzando un criterio logico da determinare.

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» LA VISITA BREVE Quando viene, per me è sempre festa dopo tanti dì…scorsi faticosi ma dopo la parentesi felice mi ritrovo di nuovo con la luna

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BAZAR

a cura del Centro Studi 50&Più

Informazioni, curiosità, notizie utili, luogo d’incontro e di scambio Inviate segnalazioni e quesiti a: centrostudi@50epiu.it

INVECCHIAMENTO ATTIVO

SOCIETÀ

SALUTE

A TORINO, UNA PALESTRA PER CORPO E MENTE È partito lo scorso ottobre ma durerà sino a settembre 2024 il progetto SiCuraMente, un’iniziativa all’insegna dell’invecchiamento attivo. Promosso da Auser, sostenuto dalla Regione Piemonte, il progetto prevede - tra le tante cose - corsi di danza popolare, yoga, ginnastica dolce, camminate di benessere in compagnia. Ma anche lezioni di naturopatia, elioterapia e silvoterapia, training autogeno. Sono previsti incontri per il potenziamento cognitivo e la gestione dei disturbi del sonno e dell’ansia. www.comune.torino.it

DUE MILIONI DI ANZIANI ISOLATI Secondo un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, nel nostro Paese ci sono due milioni di anziani che non hanno relazioni con nessuno. Un “isolamento sociale” che in alcune regioni riguarda addirittura un over 65 su 3. Tutto questo può incidere sulla salute di un over 65. Può comportare, ad esempio, una minore autonomia nella vita quotidiana, ma può anche essere uno dei fattori di rischio maggiormente associati alla demenza, disabilità, ospedalizzazione, cattiva alimentazione e inattività fisica. www.iss.it

ALZHEIMER E TERAPIA GENICA L’University College London sembra aver trovato una nuova terapia genica contro l’Alzheimer, capace di abbassare i livelli della proteina tau, causa della malattia. Una sola dose di trattamento riduce la proteina del 90% e, dopo sei mesi, i livelli si mantengono inferiori in media del 65%. Secondo i ricercatori, la cura potrebbe impedire ai pazienti di sviluppare i sintomi, se somministrata ai primi segnali della malattia. L’idea ora è quella di realizzare un farmaco per il silenziamento genico della proteina tau per rallentare se non invertire la malattia.

RICERCA

CAREGIVING

LIBRI

AGE-IT, UN PROGETTO ITALIANO Age-It è un programma di ricerca per rendere l’Italia un hub scientifico internazionale sullo studio dell’invecchiamento della popolazione. Nasce come un partenariato esteso e punta all’alleanza tra pubblico e privato per ricercare gli strumenti utili a fronteggiarlo. Grazie ad un finanziamento di oltre 114 milioni di euro e una rete di partnership composta da università, centri di ricerca, industrie, enti e organizzazioni, coordinate dall’Università di Firenze, Age-It è in cerca di soluzioni biomediche, socioeconomiche e tecnologiche che rendano l’invecchiamento non una sfida ma un’opportunità per il Paese. www.ageit.it

UN CORSO PER AVER CURA Presso la Biblioteca Ginzburg di Bologna, a partire dal mese di settembre, sono ripresi gli incontri pomeridiani di supporto psicologico di gruppo dedicati ai caregiver. Gli appuntamenti sono organizzati dall’ARAD APS ETS, Associazione di Ricerca e Assistenza delle Demenze. Dopo il primo incontro di conoscenza del gruppo e di definizione del programma di psico-educazione, il percorso di formazione e ascolto si dipana su tematiche riguardanti il lavoro di cura, come carico emotivo del caregiver, senso di colpa, relazione con la persona malata, ruolo della famiglia, comunicazione assertiva, senso di auto-efficacia e lutto. www.aradbo.org

LA STAGIONE DEL RACCOLTO di M. Cauzer, F. Mosetti D’Henry A. Viezzoli Editrice Dapero 2021 - 224 pagine Il cinema come strumento per comprendere la vecchiaia è il sottotitolo di questo libro. Un sottotitolo lungo ma che permette di capire meglio la vastità del tema trattato. Grazie ad una selezione di film affronta i temi della senilità, cercando di smantellare gli stereotipi legati a questo momento della vita. La terza età, infatti, non può essere ridotta solo ad aspetti come la perdita e il decadimento. Si tratta di un pregiudizio comune che offusca una stagione che può rivelarsi piena, consapevole e libera. Ogni film trattato all’interno affronta quindi un tema “caldo” della terza età: perdita del coniuge, rapporto con figli e nipoti, pensionamento. 50&Più | novembre 2023

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Soluzioni giochi

REBUS (12 9) in formazione L api; D aria = Informazione lapidaria

REBUS (5 6) danno l’età LE = Danno letale

GIOCHI IN VERSI INDOVINELLI Vittime di una insana passione = Il pane La visita breve = La domenica

Stuzzica cervello TEST 1 - Qual è la somma delle altezze dei monti Ardente e Silente e del numero di abitanti del ridente paese di Ariatersa? a) 4.000 b) 5.000 c) 6.000 d) 7.000 TEST 2 - I quattro numeri da sostituire ai punti interrogativi sono 19, 10, 8 e 9. Essi, infatti, rispondono al criterio valido per le altre quattro sequenze: il primo numero di colore verde è seguito da un numero a cifre invertite; i tre numeri successivi si ottengono rispettivamente addizionando, sottraendo e moltiplicando le due cifre del primo numero di colore verde. Quindi: 19

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9 + 1 = 10

9x 1=9 9–1 = 8

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A posizione 1

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posizione 8

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posizione 4

TEST 3 - La lettera che va sostituita al punto interrogativo è la A. Essa, infatti, permette di rispettare lo stesso criterio logico utilizzato nelle altre due sequenze: la lettera A occupa la posizione numero 1 nell’alfabeto e addizionando tale numero agli altri numeri che compaiono esplicitamente nella sequenza e ai numeri delle posizioni delle altre lettere si ottiene il numero finale della sequenza preceduto da una freccia. Quindi:

4 + 4 +

6 +

1

6 + 1

45 =

45

TEST 4 - I due numeri che sostituiscono i punti interrogativi sono 8 e 6. Essi, infatti, rappresentano, al pari degli altri gruppi di figure, rispettivamente il numero dei vertici esterni (colore azzurro) e di quelli interni (colore nero) alle figure. Infatti:

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*JOURNAL OF MEDICINAL FOOD - J Med Food 14 (4) 2011, 334–343

Ruth si sta godendo il suo pensionamento. “Sono sempre riuscita a mantenere il controllo, ma un giorno ho notato che non avevo più le idee chiare. È diventato difficile affrontare la quotidianità. Non ricordavo più dove stavo mettendo le mie cose e stavo perdendo fiducia in me stessa. Ora prendo le compresse di Clear Brain™ ogni giorno”. Posso godere della compagnia dei miei amici “È molto importante per me mantenermi attiva, affrontare i problemi quotidiani, divertirmi con i miei nipoti, prendermi cura del mio giardino e giocare a carte con i miei vicini. Voglio rimanere attiva senza perdere il controllo o sentimi confusa o stanca. Non sono il tipo di persona che sta seduta tutto il giorno a guardare la TV; voglio uscire e godermi la mia famiglia e i miei amici”. - Ruth

Il percorso della vitalità

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