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Realtà museali in digitale Winda Casula

MUSEI, TRA ARTE, RACCONTO E APERTURE VIRTUALI

Messi a dura prova dalle restrizioni dovute alla pandemia, hanno saputo reagire, grazie anche all’integrazione sempre più forte tra reale e virtuale

di Winda Casula

Il museo non è solo il luogo di conservazione delle opere d’arte, ma rappresenta un polo di aggregazione e riflessione critica e, oggi più che mai, con le restrizioni finora imposte anche alla cultura dalla pandemia, ce ne rendiamo conto. Fortunatamente, già da qualche anno è in atto una sorta di rivoluzione attorno alla fruizione dei beni culturali, che ha trovato un’opportunità nella pratica dello storytelling digitale, in grado di rendere il museo un posto sempre più inclusivo e rivolto ad un pubblico vario, piuttosto che un “contenitore” d’arte autoreferenziale. Lo storytelling, letteralmente il racconto di storie, è nella sua versione digitale un processo creativo che unisce l’arte della narrazione alla tecnologia per creare una storia e che, grazie al suo valore comunicativo e alla semplicità degli strumenti di utilizzo, si presta a essere usato in contesti diversi, da educativo ad aziendale, fino a quello culturale. Nel caso dei musei può supportare tanto gli organizzatori quanto il pubblico, perché aiuta a sviluppare competenze e facilita tutto il processo, dalla creazione dell’evento fino alla sua fruizione, e permette anche di raccogliere informazioni sui visitatori utili per valutare - o eventualmente rivedere - le attività e la qualità dell’esperienza offerta. Una città europea che ha saputo sfruttare nell’ambito dei suoi poli culturali, il racconto multimediale è Dublino: qui il museo dell’emigrazione Epic, già premiato al World Travel Award nel 2019, ha chiamato tutti gli irlandesi a raccontare, durante i mesi di distanziamento, le proprie storie di vita durante la pandemia, dando ori-

RINNOVARSI IN TEMPI RECORD

In questo periodo di stop, oltre all’uso della rete per man per rifarsi il look. È il caso del stauro completando in pochi per il restauro dei musei e del re dai mosaici della Basilica di qua alta del 2019.

gine ad un percorso partecipativo con l’intento di realizzare una mostra collettiva fatta da persone comuni. Un altro esperimento è stato realizzato al museo 14 Herlietta Street, un palazzo settecentesco recuperato e restaurato grazie ad un progetto di storytelling, finanziato dal Dublin City Council con un investimento decennale di quattro milioni e mezzo di euro, che ora racchiude documenti, oggetti e mobili di tutte le generazioni che hanno abitato l’edificio dal 1746 al 1979, anno in cui era stato abbandonato. Anche in Italia la narrazione digitale ha consentito, soprattutto durante le fasi di lockdown, di offrire soluzioni di fruizione alternative, dai tour immersivi nelle esposizioni temporanee o permanenti ai tour interattivi che prevedono anche attività e giochi, fino ai tour virtuali con accesso ad archivi e anagrafi documentali. Il Museo Egizio di Torino ha aperto la mostra Archeologia invisibile, che consente di ammirare da vicino le mummie di Kha, Merit e Henib, oltre che alcuni papiri, e ha organizzato anche dei mini laboratori per bambini dedicati alla costruzione di manufatti egizi; a Milano, la Pinacoteca di Brera permette di accedere virtualmente alle 600 opere in collezione, con foto ad alta definizione, e attraverso il canale “Brera on air” propone musica, letture e documentari. A Firenze, la Galleria degli Uffizi offre mostre virtuali, oltre alle visite a Palazzo Pitti e al Giardino di Boboli, con la possibilità di filtrare la ricerca per artista o per luogo. A Roma, il Maxxi ha aperto a dirette, approfondimenti e contenuti speciali online, mentre il Palazzo delle Esposizioni ha previsto un piano con podcast, video, playlist musicali, gallerie fotografiche e rubriche di approfondimento, fruibili dal sito e dai canali social. Grazie a Street View, i Mercati di Traiano sono visitabili online a 360 gradi, e pure Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata di Francia, offre un tour virtuale tra le sue stanze, compresi i sotterranei. Infine, le Scuderie del Quirinale hanno riaperto virtualmente le porte della mostra dedicata a Raffaello, con video-racconti e approfondimenti che aiutano a scoprire le più belle opere esposte oltre a dettagli e curiosità sul pittore rinascimentale. Insomma lo storytelling digitale sembra aver dimostrato la convivenza possibile, oltre che necessaria per il futuro dei musei, fra l’ambito disciplinare e quello narrativo. E se il Covid ha davvero messo in difficoltà l’intero comparto della cultura espositiva, la pratica volta alla digitalizzazione ne ha indicato l’evoluzione.

ALLE ORIGINI DELLO STORYTELLING DIGITALE

Per comprendere come lo 1995, quando Douglas B. Holt, ricercatore e docente di mar da parte dei consumatori, e in esperienza, integrazione e clas la dimensione del gioco. Nel 2004 si comincia a parlare di pur mantenendone le esigenze. la realizzazione di una migliore stato un dialogo più aperto fra maggiore.

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