Settembre 2020

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Anno XLII n. 9 Settembre 2020 Euro 2.50 - I.P.

SOCIETÀ

INTERVISTA

EVENTI

SCIENZA

Sordità, una disabilità in cerca di attenzioni

Javier Cercas: «Il passato fa parte del presente»

XXXVIII Concorso 50&Più: una piazza virtuale per l’arte

Resistenza agli antibiotici: la nostra salute a rischio

Iniziative, progetti e lotte per i diritti dei non udenti

La narrativa non-fiction dello scrittore spagnolo

Tutte le opere vincitrici di un’edizione inusuale

La pericolosa inefficacia dovuta al loro uso scorretto



IN QUESTO NUMERO 5. Editoriale 6. Zoom 16. Periscopio 82. Dentro la rete 93. Giochi 93. Stuzzica cervello 94. Vivere in armonia 96. Oroscopo 96. Soluzioni 97. Lettere

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società 70. Flower Power

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Incantevole arte effimera di Daniela Floridia

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8. Quando si è anziani? Cresciuta la soglia dell’età di Lavinia Viti

10. I rischi della pigrizia Senior e cattive abitudini di Rossana Martini

12. Il mondo post Covid Speranze comuni tra i Paesi di Giovanni Orso

anteprime

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__SOCIETÀ ATTUALITÀ__ Sordità: una problematica ancora troppo disattesa Le azioni per i diritti degli audiolesi di Linda Russo

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www.spazio50.org

INDICE

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SETTEMBRE 2020

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__le INTERVISTE__ Javier Cercas: «Il passato non passa mai. È parte del presente» Lo scrittore e saggista spagnolo si racconta a 50&Più di Renato Minore

28

__INCHIESTA__ Il lavoro dopo la pandemia: il futuro è nello smart working? Una modalità che ha coinvolto anche i senior, con risultati positivi di L. Gavinelli-Centro Studi 50&Più, I. Romano, G. Valdannini

14. Il lascito solidale Un vero atto d’amore di Giulia Rachele Deli

20. Il Terzo Tempo Ripartire... malgrado tutto di Lidia Ravera

26. Non udenti e Covid Le difficoltà incontrate di Romina Vinci

74. Il Paese Ritrovato Per i malati di Alzheimer di Rita Nicosanti

__SOCIETÀ ATTUALITÀ__

LA VITA NEL PAESE RITROVATO di Rita Nicosanti

Il 21 Settembre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alzheimer. Ed è proprio per aiutare chi è affetto da questa sindrome che, a Monza, è stato realizzato “Il Paese Ritrovato”, un villaggio concepito per le persone affette da demenza. Case colorate, negozi, panchine e giardini: un luogo di cura dove i residenti sono liberi di muoversi, parlare, badare alla propria casa, riappropriandosi della quotidianità

OGNI GIORNO, DI BUON MATTINO, L’EDICOLANTE ATTRAVERSA LA VIA DEL PAESE CON IL SUO CARRELLINO, SI FERMA SOTTO OGNI APPARTAMENTO OFFRENDO RIVISTE E GIORNALI. Non è un edicolante vero e proprio, bensì un volontario del

Servizio Civile Nazionale, nonché educatore professionale, che fa parte del team di un progetto unico ed innovativo nel panorama italiano, quello de “Il Paese Ritrovato”. Ci troviamo a Monza, poco distante dalla Villa Reale, ed è qui che, il 25

Giugno 2018, ha aperto i battenti il primo villaggio per persone anziane con forme di demenza o affette da sindrome di Alzheimer. Un progetto ideato e gestito dalla cooperativa sociale “La Meridiana” di Monza, che entra nel filone internazionale dei villaggi Alzheimer, nati oltre venti anni fa in Olanda, con l’intento di destrutturare il vecchio concetto di casa di riposo. «Ci sono persone affette da demenza le quali, anche se non sono ancora così compromesse da essere accolte in una struttura residenziale, faticano ad essere gestite a domicilio. Con “Il Paese Ritrovato” abbiamo progettato una nuova modalità di offerta; tutto qui è pensato per facilitare l’orientamento e l’interattività. Ci siamo ispirati ai borghi toscani - racconta Marco Fumagalli, coordinatore del progetto -, è un vero e proprio borgo, con una dimensione raccolta che crea un ambiente sicuro». Il Paese ha un perimetro circoscritto ed è disposto su due anelli. In quello più ampio trovano spazio gli appartamenti, sono otto, di ampia metratura, che garantiscono rispetto della privacy e standard confortevoli per tutti i sessantaquattro residenti. Nell’anello interno, invece, trovano spazio le varie attività. Qui c’è il minimarket, il bar, la parrucchiera, il cinema, la cappella, la palestra, persino l’ufficio della proloco. C’è poi la piazza, l’orto e il frutteto. I residenti del Paese ritrovato sono per-

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SETTEMBRE 2020 I 3


cultura

proclamati tutti i vincitori Un’edizione inusuale, ma comunque intensa e partecipata di Luisella Berti __CONCORSO 50&Più__

I racconti, le poesie, i dipinti e le fotografie vincitori di un’edizione particolare, ma comunque molto partecipata. Le dichiarazioni dei loro autori. Sentimenti, riflessioni e messaggi degli artisti che hanno vinto

CONCORSO 50&PIÙ: PREMIATE L’ARTE E LA PASSIONE Su www.spazio50.org/concorso50epiu sono pubblicate tutte le opere che hanno partecipato a questa edizione del Concorso

E

tempo. Ognuno può trovarci qualcosa di sé: un ricordo, una considerazione, una riflessione. Sono opere che ci parlano. Sono pubblicate in queste pagine proprio per essere condivise, ed è questa la soddisfazione più grande per i loro autori, artisti per passione, over 50 che si mettono in gioco trasformando la propria creatività in un dono per gli altri. Quest’anno il Concorso si è presentato in una forma nuova, profondamente diversa rispetto alle passate edizioni. Nella sua lunga storia, infatti, il Concorso ha fatto tappa in varie località di richiamo: da Levico Terme a Baveno, da Assisi a Salsomaggiore Terme. In questa occasione, tutto

È VERO, È MANCATO IL CONSUETO CONTATTO, LA TRADIZIONALE SETTIMANA DEDICATA ALLA FINALE, ma non è mancata l’intensità e l’esigenza di condividere la propria passione artistica, raccontandosi, mandando un messaggio, esprimendo la propria visione delle cose, della vita. Ed è proprio nei momenti più difficili che l’arte, in tutte le sue espressioni, svolge la sua funzione più grande: parlare alle persone, riflettendo un momento storico, uno stato d’animo. E questa funzione è particolarmente presente nelle opere di questa edizione. Leggendo le prose e le poesie, osservando le fotografie e i dipinti, si riflette il nostro

di Luisella Berti

+

SONO STATE ASSEGNATE 20 FARFALLE D’ORO, 4 LIBELLULE D’ORO, 34 MENZIONI SPECIALI, 8 SEGNALAZIONI DELLA GIURIA E 4 SUPERFARFALLE

Anna Ciorcalo

Rosa Conte

Giuseppe Messina

Tiziana Michelini

Ave Vasi

Giovanni Silonio

Giovanni Mario Melosu

Vera Ottani

Germana Pallecchi

Emanuele Piccinno

Marcello Pierucci

Armando Giorgi

Adelino Bresciani

Eddi Panzolini

Rossana Pianigiani

Franca Pozzoli

Francesca Sanna

Gavina Solinas

Vincenzo Cuccurullo

Maria Teresa Fiorato

Concetta Perriello

Enzo Rubin

Luciana Salvucci

Maria De Franceschi

si è svolto online sul sito dell’associazione 50&Più www.spazio50.org, dove al Concorso è stata dedicata un’ampia sezione. Una grande “piazza virtuale” dove sono state pubblicate tutte le opere in gara. Il sito dell’Associazione è stato anche il nuovo indirizzo a cui inviare le opere. L’attesa della proclamazione dei vincitori poi è stata accompagnata dalle videointerviste dei cinque componenti di giuria: il pittore Enrico Benaglia, autore dell’opera Le farfalle bianche che ha accompagnato questa edizione; Elio Pecora, poeta, scrittore e saggista; Renato Minore, scrittore, giornalista e critico letterario; Lina Pallotta, docente e fotografa, e Duccio Trombadori, pittore, giornalista, scrittore e critico d’arte. I giurati hanno commentato le opere, ma soprattutto hanno dato consigli a chi ha qualche remora ad esprimersi attraverso una forma artistica. Un incoraggiamento a provarci e a lasciarsi andare. Proprio come sulle ali di una farfalla, simbolo del Concorso 50&Più in quanto espressione dell’“età libera”. Tutto, quindi, si è svolto online con numerosi contributi extra che hanno reso questa edizione molto ricca di contenuti. È stato possibile portare sul web, tramite podcast, le letture delle prose e delle poesie vincitrici attraverso le voci di Fiorella Magrin e Vittorio Viviani. Ogni Farfalla e Libellula d’Oro è stata accompagnata dal giudizio della giuria. Ogni vincitore si è presentato in video raccontando anche la propria creazione artistica. Grande la soddisfazione dell’Associazione 50&Più:

«Nonostante il periodo difficile che stiamo attraversando, non abbiamo rinunciato a questa edizione del Concorso 50&Più - ha affermato Carlo Sangalli, presidente nazionale di 50&Più -. Seppur in maniera virtuale, infatti, molti hanno partecipato presentando la propria opera e ci hanno confermato, quest’anno più che mai, come l’arte possa aiutarci ad esprimere i pensieri più profondi. Tra i temi ricorrenti traspare un ottimismo, una speranza nel futuro e una voglia di ripresa che possono spingerci a guardare avanti con determinazione. L’esperienza, il coraggio e la saggezza accumulata negli anni, assieme ad una stretta alleanza con le giovani generazioni, hanno un ruolo cruciale per il futuro di tutti». Un’edizione inusuale, dalla quale è stato possibile trarre molti insegnamenti: «Da quasi 40 anni il Concorso di Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia è un’occasione per esprimere la propria creatività, ma anche un luogo d’incontro e di aggregazione - ha dichiarato Gabriele Sampaolo, segretario generale di 50&Più -. In questa edizione abbiamo dovuto reinventarci, ma questo non ha smorzato l’entusiasmo e la passione di tutti i partecipanti. L’esperienza che abbiamo vissuto è stata per molti uno spunto per nuove riflessioni e un modo per guardare le cose da punti di vista inediti. Abbiamo imparato ad usare nuovi strumenti per stare vicini e ad apprezzare ciò che spesso abbiamo dato per scontato. Le opere di questa edizione hanno saputo dare espressione a molti aspetti che hanno contraddistinto il periodo di lockdown: il mancato contatto con la natura e con gli affetti, la speranza nel futuro, la riscoperta dei ricordi e la necessità di dare un senso alla propria vita». Il concorso non finisce qui: l’invito per i lettori è quello di votare i supervincitori di questa edizione attraverso la scheda di pagina 69. Il voto, inoltre, può essere espresso anche sul sito spazio50.org. Prossimamente, su questa Rivista, saranno pubblicate le opere vincitrici delle Libellule d’Oro.

SETTEMBRE 2020 I 47

46 I spazio50.org I SETTEMBRE 2020

41. Libri 42. Arte 43. Musica 44. Teatro

parliamo di... i

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46. XXXVIII Concorso 50&Più:

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eventi

83. Spazio50 Incontri, eventi, tempo libero, cultura e tanto altro nel mondo di 50&Più a cura di Luisella Berti

89. Fisco di Alessandra De Feo

90. Previdenza

scienze

di Gianni Tel

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76. Rischio antibiotico-resistenza Quando l’utilizzo scorretto di questi farmaci mina la nostra salute di Giovanna Dall’Ongaro

79. Pedalare, tra passione e salute I molteplici benefici regalati da una passeggiata in bicicletta di Rachele Randon

80. Malattie sessuali: no ai tabù Spesso ignorate, colpiscono milioni di persone. E i numeri crescono a cura di Fondazione U. Veronesi

98. Bazar a cura del Centro Studi 50&Più Credit foto: Agf, Contrasto, Marka, Masterfile, Shutterstock, Antonio Barella, flickr.com/Casa De America, www.quirinale.it, Romina Vinci, Ens Onlus, Ufficio Stampa Cooperativa La Meridiana, Serena Eller. Shutterstock: Denis Makarenko, Sergey Uryadnikov, Svetlana Lazarenka, emka74, Nicolas Economou, artnana, dennizn, Angela M. Benivegna, Massimo Todaro, Sara Sette, Alfonso Maria Salsano, Mykhailo Koifman, Stanislau Palaukou, ChebanenkoAnn. Foto di copertina: Shutterstock Illustrazioni: Enrico Riposati.

ANNO XLII - n. 9 settembre 2020 Per posta: Via del Melangolo, 26 - 00186 Roma Per telefono: 06.68134552 - Per fax: 06.6872597 m@il: redazione@50epiu.it Anno XLII n. 9 Settembre 2020 Euro 2.50 - I.P.

ABBONAMENTI Italia: annuale (11 numeri) euro 22,00 sostenitore euro 40,00 copia singola euro 2,50 copia arretrata euro 4,50 Estero: annualeeuro 41,50 Tel. 06.68134552 Fax 06.81151914

SOCIETÀ

INTERVISTA

EVENTI

SCIENZA

Sordità, una disabilità in cerca di attenzioni

Javier Cercas: «Il passato fa parte del presente»

XXXVIII Concorso 50&Più: una piazza virtuale per l’arte

Resistenza agli antibiotici: la nostra salute a rischio

Iniziative, progetti e lotte per i diritti dei non udenti

La narrativa non-fiction dello scrittore spagnolo

Tutte le opere vincitrici di un’edizione inusuale

La pericolosa inefficacia dovuta al loro uso scorretto

Aderente a: Finito di stampare: 20 agosto 2020

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Per il pagamento effettuare i versamenti sul c/c postale n. 98767007 intestato a 50&Più Srl - Roma. L’abbonamento andrà in corso dal primo numero raggiungibile e può avere inizio in qualunque momento dell’anno, ma avrà comunque validità annuale.

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Mensile di attualità e cultura di 50&Più Sistema Associativo e di Servizi Direttore Editoriale Anna Maria Melloni @ am.melloni@50epiu.it Direttore Responsabile Giovanna Vecchiotti @ g.vecchiotti@50epiu.it Art Director Elisa Rossi @ elisa.rossi@50epiu.it Editoriale 50&Più Srl Amministratori Fanucchi Antonio (Presidente) Belardinelli Giuseppina Bonini Franco Frattagli Antonino Gallinaro Brigida Procuratore Gabriele Sampaolo Amministrazione Editoriale 50&Più Srl 00186 Roma - Via del Melangolo, 26 Telefono 06.688831 - Fax 06.6872597 mail: editoriale@50epiu.it Direzione e Redazione 00186 Roma - Via del Melangolo, 26 Telefono 06.68134552 www.50epiueditoriale.it Stampa e Spedizione Spadamedia Srl 00198 Roma - Via Panama, 88 Registrazione Tribunale di Roma n. 17653 del 12/04/79 Iscrizione al R.O.C. n. 6158 del 10/12/2001 Manoscritti e fotografie Anche se non pubblicati, non verranno restituiti. © Editoriale 50&Più Srl tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. Tutela dati Editoriale 50&Più S.r.l. tratterà i dati personali forniti dagli abbonati nel rispetto di quanto previsto dal Regolamento (UE) 2016/679 e delle disposizioni per l’adeguamento della normativa nazionale ed al solo scopo di inviare il mensile 50&Più ed i relativi allegati. L’informativa di cui all’art. 13 del Regolamento (UE) 2016/679 è consultabile tramite il sito internet www.spazio50.org. I diritti riconosciuti dagli articoli 15 a 21 del suddetto regolamento, potranno essere esercitati nei confronti del Titolare Editoriale 50&Più S.r.l. Via del Melangolo 26 - 00186 Roma e del Responsabile della Protezione dei Dati 50&Più - Via del Melangolo 26 - 00186 Roma. NUMERO CERTIFICATO 8693 DEL 25/05/2020

ASSOCIATO ALL’USPI UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA


NUOVI DIRITTI E TECNOLOGIA

di Anna Maria Melloni Direttore Editoriale 50&Più

EDITORIALE

editoriale SETTEMBRE 2020

FINO ALLO SCORSO MESE DI MARZO, PER QUALCUNO ERA ANCORA POSSIBILE PRENDERE LE DISTANZE DALLA TECNOLOGIA sostenendo che le relazioni e le questioni della vita privata si possono meglio realizzare attraverso modalità tradizionali. Ma i mesi appena trascorsi ci hanno costretti a ricorrere a I MESI APPENA nuovi strumenti anche quando non eraTRASCORSI CI HANNO vamo attrezzati per farlo e in tanti sono COSTRETTI arrivati del tutto impreparati a un apA RICORRERE puntamento che ci ha colti di sorpresa. A NUOVI STRUMENTI Alla luce dell’ultimo semestre, oggi appare evidente che le competenze di base per gestire gli strumenti tecnologici fanno parte di quel bagaglio di conoscenze che ogni cittadino deve avere, pena l’esclusione dall’informazione e il mancato accesso a servizi fondamentali. Il rifiuto dei nuovi canali di comunicazione risulta oggi anacronistico e insostenibile. Il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, in una lettera apparsa su La Repubblica lo scorso mese di luglio, scrive: «Per molti bambini non avere accesso a Internet ha significato in questi lunghi mesi vedersi negare il diritto fondamentale all’istruzione e alla conoscenza. Ma non solo. Per tante donne e uomini, l’impossibilità a connettersi ha prodotto mancanza di informazioni e messo a rischio la loro vita». L’utilizzo di Internet oggi non è più solo un’opportunità, una scelta da effettuare o meno a seconda delle proprie inclinazioni o dello stile di vita che si vuole adottare. Non è più solo un fattore determinante per stare al passo coi cambiamenti sociali, per mantenere vivo il dialogo con le generazioni più giovani. A tutti questi aspetti oggi se ne aggiunge un altro, decisivo: in determinate situazioni la tecnologia assume un ruolo unico e imprescindibile nell’accesso a servizi essenziali. La “digital competence” è stata inserita dal Parlamento e dal Consiglio europeo nel 2006 fra le otto competenze ritenute essenziali per la “cittadinanza attiva”, eppure, nell’Italia del 2019, il 53,6% delle persone con un’età che va dai 65 e i 74 anni e l’85% degli over 75 non usa Internet (Dati Istat). Per incidere su questi dati ed aumentare in modo significativo il numero di utilizIN DETERMINATE zatori della Rete è necessario che questa SITUAZIONI sia maggiormente accessibile e non riLA TECNOLOGIA chieda elevate conoscenze tecnologiche. ASSUME UN RUOLO UNICO «Siamo abituati a pensare alla Rete troppo E IMPRESCINDIBILE in termini di piattaforme e algoritmi e meno in chiave di diritti. Abbiamo bisogno di offrire risposte democratiche a domande che appaiono tecniche quando in realtà non lo sono», continua Sassoli. Nell’agenda europea del prossimo autunno è prevista la discussione del quadro legislativo sui servizi digitali (Digital Services Act), appuntamento che non è più rimandabile e che seguiremo con attenzione. SETTEMBRE 2020 I 5


Z L’ISTRUZIONE DOPO LA PANDEMIA

ZOOM APPUNTI SUL PRESENTE

ERA IL 23 FEBBRAIO E MOLTE REGIONI DELLA PENISOLA DIRAMAVANO L’AVVISO DI CHIUSURA DELLE SCUOLE CON LA SOSPENSIONE DI TUTTE LE ATTIVITÀ DIDATTICHE. Da quel giorno sono passati quasi sette mesi e la riapertura degli istituti è imminente. Dopo lunghi dibattiti sulla didattica a distanza, le barriere in plexiglass e le lezioni in modalità mista, finalmente gli oltre otto milioni di studenti torneranno sui banchi di tutte le scuole e le università italiane. Ma quali saranno gli impatti dell’emergenza sanitaria e del lockdown sull’insegnamento e l’apprendimento? Questo è uno degli interrogativi che guidano la Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione, istituita nel 1967 dall’Unesco e celebrata l’8 settembre. Ogni anno, in onore di questa ricorrenza, si svolgono eventi in tutto il mondo per ricordare l’importanza dell’alfabetizzazione come fondamento dei diritti umani e della dignità individuale. Nonostante i progressi compiuti, però, le sfide di alfabetizzazione persistono ancora per almeno 773 milioni di adulti in tutto il mondo. Non si tratta solo di leggere, scrivere e far di conto, ma anche di quel fenomeno denominato “analfabetismo funzionale”. Un’espressione che fa riferimento a quelle persone che, nonostante siano state istruite, non sono più in grado di usare la lettura, la scrittura e la capacità di calcolo per il proprio sviluppo cognitivo e quello della comunità. In Italia il problema è piuttosto acuto: secondo un’indagine Piaac-Ocse, infatti, la popolazione è vittima di analfabetismo funzionale nel 47% dei casi e una persona su tre fa parte della fascia over 55.

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Quali saranno gli impatti dell’emergenza sanitaria e del lockdown sull’insegnamento e l’apprendimento? È uno degli interrogativi che guidano la Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione, celebrata l’8 settembre



COSTUME

ANZIANO chi, io? Circa il 33% degli anziani ultraottantenni, cioè 1 milione 326mila, gode di buona salute, risiede soprattutto nel Nord, dichiara di avere ottime risorse economiche e può contare, in caso di bisogno, su una rete di amici, parenti e conoscenti.

Quante volte ci siamo trovati a chiederci mentre la donna lo era a 74. Oggi, sese la persona che avevamo di fronte condo l’ultimo Rapporto annuale delfosse anziana o meno? Ci siamo detti l’Istat, un uomo è anziano dai 73 anni che, forse sì, qualche ruga intorno agli e la donna dai 76, complice un miglioocchi c’era, ma il suo porramento sensibile dello tamento era così giovastato di salute. INNALZATA nile che la sua età restava «Quasi il 50% degli ultraULTERIORMENTE praticamente indefinibiottantenni vive un’ottima LA SOGLIA D’ETÀ OLTRE le. E allora, ci è sorta qualità della vita, dimoLA QUALE UNA PERSONA VIENE DEFINITA “ANZIANA”: spontanea una domanstrando di essere molto 73 ANNI PER GLI UOMINI, da: “Ma quand’è che una attivo, di avere una rete 76 ANNI PER LE DONNE. persona può essere defidi relazioni estesa e una di Lavinia Viti nita anziana?”. Negli Anpartecipazione culturale ni ’80 la soglia di demara volte anche intensa», si cazione giovane/anziano erano i 65 ansottolinea nel Rapporto. Se tutto proni; allo scoccare di questo compleanno cederà per il meglio, nel 2060 gli uomini si entrava ufficialmente “nell’anzianità”. diventeranno “anziani” a 76 anni e le Già nel Duemila le cose sono cambiate: donne a 79. Chissà, magari un giorno si un uomo era definito anziano a 70 anni arriverà al “per sempre giovani”.


Macula


COSTUME

La PIGRIZIA dei senior

Nella fascia di età 18-69 anni, solo 1 su 10 consuma le quantità di frutta e verdura raccomandate dalle linee guida per una corretta alimentazione, ovvero 5 porzioni al giorno.

LA PALESTRA NON È CERTAMENAnalizzando più approfonditamente i TE IL LORO LUOGO PREFERITO, dati riguardanti gli anziani, risulta che così come la frutta e la verdura non il 58% di essi è in eccesso di peso; il sono in cima alla lista dei cibi da acqui44% in sovrappeso e il 14% obeso. Oltre stare. E così, anno dopo anno, i chili i 75 anni, invece, subentra la perdita di vanno ad accumularsi intorno al giropeso involontaria (intorno all’8%), che vita. Un problema, questo, che riguarda determina una fragilità ossea. 4 persone su 10 e che si Gli over 65 non amano aggrava con il crescere la frutta e la verdura: il SEDENTARI, CONSUMANO dell’età, tanto che, supe43% ha dichiarato di POCA FRUTTA E VERDURA, HANNO PROBLEMI rati i 65 anni, ad avere consumarne soltanto 1DI SOVRAPPESO CHE SI problemi di obesità sono 2 porzioni al giorno, e il AGGRAVANO CON 6 persone su 10. È quanto 13% degli intervistati ha L’AUMENTARE DELL’ETÀ. QUESTI GLI OVER 65 risulta dal monitoraggio evidenziato problemi di sullo stile di vita della pomasticazione. di Rossana Martini polazione italiana adulta Ma che tipo di attività fie anziana, condotto nel triennio 2016sica svolgono gli anziani? Circa la metà 2019 dai Sistemi di sorveglianza Passi di essi fa passeggiate o giardinaggio, (Progressi delle Aziende Sanitarie per però l’11% ha problemi di deambulala Salute in Italia) e Passi d’Argento, cozione e soltanto 1 persona su 10 pratica ordinati dall’Istituto Superiore di Sanità ginnastica riabilitativa, in particolare (Iss), volto a controllare e prevenire i se è un “anziano giovane”, agiato e refattori di rischio per la salute. sidente al Nord.



__SOCIETÀ__

I PROBLEMI POST PANDEMIA

UNISCONO IL MONDO Un mondo più giusto e sostenibile. È ciò che su un tema: la tragedia della pandemia dosi aspettano persone appartenenti a culture e vrà essere trasformata in opportunità, così da Paesi diversi, unite però migliorare la società, dalle disastrose consel’economia e l’ambiente. UN’INDAGINE SUL guenze della pandemia da Il 50% del campione riPOST PANDEMIA, CONDOTTA Covid-19 che ha colpito sulta preoccupato per la IN SETTE PAESI DEL MONDO, l’intero pianeta. Lo studio, propria situazione finanFA EMERGERE ASPETTATIVE COMUNI PUR APPARTENENDO, condotto in sette Paesi ziaria; l’85% ritiene che GLI INTERVISTATI, A SOCIETÀ (Italia, Francia, Cile, Perù, la crisi abbia accelerato E CULTURE DIVERSE Inghilterra, Indonesia e un cambiamento che sadi Giovanni Orso Nigeria) dalla società A rebbe comunque avveBird’s Eye View, ha il fine nuto; il 52% vuole un di capire come la stessa crisi sia vissuta nei migliore accesso all’assistenza sanitaria, diversi Paesi e quale futuro si aspettino le mentre il 65% crede che la tecnologia possa persone. Gli intervistati si sono mostrati uniti migliorare la vita e il mondo del lavoro.

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NUOVO

PROBLEMI ALLE ARTICOLAZIONI? TENSIONI LOCALI? L’innovativo triplice complesso vegetale in gocce ci viene in aiuto

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Muscoli tesi, anche rigide e ginocchia immobilizzate, numerosi italiani se ne lamentano ogni giorno, soprattutto con l’avanzare dell’età! La buona notizia è 1 che ora c’è un nuovo prodotto chiamato Rubaxx Estratto, i cui speciali ingredienti vegetali supportano la funzione articolare e, tra le altre cose, contrastano gli stati di tensione localizzati! A partire dai 50 anni, le articolazioni stanche e i muscoli rigidi, soprattutto della schiena, diventano spesso una costante. Non c’è da stupirsi visto che portano il carico più grande del nostro corpo, per tutta la vita. Fare shopping, svolgere lavoretti in casa o andare a spasso con i nipotini, non avviene più senza problemi e spesso limita fortemente le persone colpite nella loro vita quotidiana. L’innovativo fitoprodotto Rubaxx Estratto (disponibile in farmacia) può essere d’aiuto. L’INNOVATIVO TRIPLICE COMPLESSO CONVINCE Gli scienziati del marchio di qualità Rubaxx sono ad oggi riusciti a sviluppare un innovativo fitocomplesso di tre estratti vegetali appositamente selezionati e bilanciati per la salute delle articolazioni e dei muscoli. 1 Salix alba (salice bianco) ispira particolarmente i nostri scienziati perché contiene salicina vegetale. La salicina viene

convertita, in modo naturale, dalla flora intestinale in acido acetilsalicilico (ASA). L’estratto di Salix alba contenuto in Rubaxx è noto per la sua capacità di promuovere la funzionalità articolare e di contrastare gli stati di tensione localizzati. 2 Zingiber officinale (zenzero) era già apprezzato nell’antica Cina per le sue numerose proprietà positive per quanto riguarda la funzione articolare. Oggi è dimostrato che l’estratto della radice di zenzero supporta anche la funzione articolare e combatte la tensione localizzata. 3 Harpagophytum procumbens (artiglio del diavolo) è stata a lungo considerata una pianta medicinale tradizionale per i disturbi dell’apparato muscolo-scheletrico. Per supportare la funzione delle articolazioni è stata specificamente aggiunta a Rubaxx Estratto. UNICO, IN FORMATO GOCCE, BEN TOLLERATO Il meglio: Rubaxx Estratto è un integratore alimentare ben tollerato, in gocce. Non

Integratore alimentare. Gli integratori non vanno intesi come sostituti di una dieta equilibrata e variata e di uno stile di vita sano.

2 presenta effetti collaterali o interazioni note. A differenza delle compresse, le gocce sono facili da dosare. Vanno semplicemente diluite in un bicchiere d’acqua. Le gocce sono state sviluppate appositamente per il consumo quotidiano. Rubaxx Estratto è prodotto in Germania secondo i più alti standard di qualità. Chiedete ora in farmacia il nuovo Rubaxx Estratto, acquistabile senza ricetta da subito! Per la farmacia:

Rubaxx Estratto (PARAF 980506404)

Se il prodotto non è disponibile, la farmacia può ordinarlo e riceverlo in poche ore.

www.rubaxx.it

NUOVO


__SOCIETÀ ATTUALITÀ__ UNA RETE DI SOLIDARIETÀ

Il Comitato Testamento Solidale coordina 22 tra le più importanti organizzazioni attive in Italia nel Terzo Settore. Per conoscere l’elenco completo delle organizzazioni: www.testamentosolidale.org

Il 13 settembre è la Giornata Internazionale del Lascito Solidale, un atto d’amore che può cambiare una vita

UN PICCOLO GESTO SI PUÒ TRASFORMARE IN UN GRANDE FUTURO +

DENTRO LA NOTIZIA

di Giulia Rachele Deli

Un testamento solidale può essere modificato in qualsiasi momento e non lede gli interessi legittimi dei propri familiari COSA SI PUÒ LASCIARE

Quando si decide di fare un testamento solidale, che cosa si può lasciare? Sono tante le opzioni su cui puntare: • una somma di denaro, azioni, titoli d’investimento; • un bene mobile, come un’opera d’arte, un gioiello o anche un arredo; • un bene immobile, come un appartamento; • la tua polizza vita, indicando la/le onlus che hai scelto come beneficiaria/e. È necessario sottolineare che il lascito è valido se viene indicata l’organizzazione beneficiaria nel proprio testamento.

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GIUSEPPE VERDI EBBE UNA VITA ECCEZIONALE, durante la quale accumulò un enorme patrimonio. Alla sua scomparsa, dietro sua indicazione, parte dei suoi beni furono assegnati a sua cugina e parte furono destinati a persone bisognose («si distribuiranno ai poveri del villaggio di sant’Agata lire mille nel giorno dopo la mia morte») e ad istituti di beneficenza tra cui gli asili centrali, gli stabilimenti dei rachitici, dei sordomuti, dei ciechi di Genova. E ancora, l’ospedale di Villanova sull’Arda, il Monte di Pietà di Busseto e l’Opera Pia Casa di Riposo dei Musicisti, che il Maestro fece realizzare a Milano e alla quale vennero destinate 75mila lire di rendita e «tutti i diritti d’autore, sia in Italia che all’estero, di tutte le mie opere». Giuseppe Verdi è soltanto un

esempio di come, attraverso un lascito solidale, si possa cambiare il futuro delle persone meno fortunate. Per fare un testamento solidale, però, non è necessario avere a disposizione somme ingenti da lasciare in eredità; anche un piccolo gesto a favore di associazioni umanitarie o di enti di ricerca scientifica può dare un enorme contributo. Un sondaggio realizzato dal Comitato Testamento Solidale in collaborazione con il Consiglio Nazionale del Notariato, mostra una crescita del numero di italiani che scelgono questa tipologia di lascito, soprattutto tra gli over 55, il 60% dei quali è donna. Nel 50% dei casi il valore della donazione è sotto i 20mila euro, il 25% è una cifra compresa tra i 20mila e i 50mila euro, l’8,5% va oltre i 100mila euro.



IN GIRO PER IL MONDO MANI PULITE CON “SOAPP”

UN PAVIMENTO DI 2MILA ANNI

FARINA SCADUTA PER I CAPELLI

Nata nel corso della pandemia da Covid-19, “Soapp” è un’applicazione che aiuta a mantenere le mani pulite. A idearla giovani del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Foggia (www.soapp.it). www.avvenire.it

Nel pieno centro storico della città di Napoli, più precisamente in via San Nicola, a causa di alcuni lavori stradali è stato scoperto, dopo ben duemila anni, un bellissimo pavimento greco-romano quasi intatto. www.virgilio.it

Se unita a due cucchiaini di yogurt, un cucchiaino di miele e dell’acqua tiepida, la farina scaduta può trasformarsi in un ottimo shampoo naturale. Gli ingredienti vanno miscelati fino ad ottenere un composto compatto. www.supereva.it

A PROPOSITO DI... CURIOSITÀ

NEGOZI ONLINE

Da 10 anni riceve pizze che non ha mai ordinato Da quasi un decennio, Jean van Landeghem, un uomo di 65 anni che vive a Thurnout, in Belgio, riceve quotidianamente pizza o cibo a domicilio. Peccato che non lo abbia mai ordinato. www.ilpost.it

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SCIENZE

SENZA CONFINI SÌ - Abbattono i confini

geografici, consentono di rivolgersi a un mercato globale ampliando così i possibili clienti.

STORIE

Firenze, si laurea a 50 anni dall’iscrizione Si chiama Alberto Valente e, a 70 anni, è diventato dottore in Economia. È successo quest’anno, a 50 anni dall’iscrizione all’Università di Firenze. È amministratore delegato di un’azienda di tessuti. www.repubblica.firenze.it

i CURIOSITÀ

Francesco, 16 anni, doppia Archimede

Basilicata, l’edicola più antica è di un 90enne

Sedici anni appena e una mente che gli ha permesso di inventare una nuova formula matematica per risolvere il teorema di Archimede. È Francesco Bulli, liceale di Monfalcone. Un talento eccezionale. www.huffingtonpost.it

Al centro di Roccanova, nel Parco del Pollino, c’è la più antica edicola della Basilicata. A gestirla, Pasquale Arcomano che, a 90 anni, ancora la segue con amore ed entusiasmo. La aprì il padre nel 1918. www.corriere.it

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TANTA CONCORRENZA NO - È un ambito con molta concorrenza. Acquisiscono clienti grazie a una buona strategia SEO e di Inbound Marketing.

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PERISCOPIO

SALUTE

Il medico in casa? “Entra” dal cellulare

IN NUMERI

DOVE SONO GLI ITALIANI PIÙ LONGEVI?

FONTE: ISTAT

L’Italia è tra i Paesi a elevata longevità e, parlando di speranza di vita, il primato, tra gli uomini, spetta alla Provincia di Trento (82,2 anni), seguita dalla Regione Umbria e, a pari merito, dalle Marche e dalla Provincia di Bolzano.

PROVINCIA DI TRENTO

REGIONE UMBRIA

REGIONE MARCHE

PROVINCIA DI BOLZANO

82,2 anni 81,9 anni 81,8 anni 81,8 anni 16 I spazio50.org I SETTEMBRE 2020

Chirurgia generale, geriatria, gastroenterologia ed endoscopia, chirurgia vascolare, cardiochirurgia, neurologia e neurochirurgia. Nascono i consulti online all’Ospedale Poliambulanza di Brescia. www.mypoli.poliambulanza

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SAYA E CLEOPATRA: È AMORE a cura di Samuela Gangi


VEICOLI GRANDI COME PC

GIOVANI VERSO MARTE

IL FIORE DELLA PASSIONE

Mobilità urbana sempre più smart. In Giappone sono arrivate le “Walkcar”: a metà fra skateboard e hoverboard elettrico delle dimensioni di un computer portatile. Presentato nel 2015, ora è in commercio. www.corriere.it

Alyssa Carson ha 19 anni ed è la più giovane apprendista astronauta perché in possesso di una certificazione ufficiale per viaggiare nello spazio. La NASA punta su di lei per raggiungere il Pianeta Rosso nel 2033. www.tpi.it

La Passiflora, detta “fiore della passione”, deve il suo nome ai missionari gesuiti in America Latina che, nel ’600, videro in petali, stami e pistilli i simboli della passione di Cristo: le spine e i chiodi. www.focus.it

SALUTE

La cefalea, un problema diffuso Per l’Oms, un adulto su due soffre di mal di testa. Tra i 18 e i 65 anni la percentuale cresce al 75%. Non ne sono immuni né bimbi né adolescenti, tant’è che ben 10 bambini su 100 soffrono di emicrania. www.ilmessaggero.it

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CURIOSITÀ

Il ragazzo che raccoglie liste della spesa Giulio Castoro, un ragazzo di San Gottardo, in provincia di Udine, da sette anni raccoglie le liste della spesa che la gente perde o getta per poi pubblicarle sulla pagina Instagram insta_della_spesa. www.today.it

i È UN’IMMAGINE REALMENTE IMPRESSIONANTE QUELLA CHE RITRAE SAYA, UNA GROSSO ESEMPLARE DI PANTERA NERA AL FIANCO DELLA SUA COMPAGNA, IL LEOPARDO FEMMINA CHIAMATO CLEOPATRA. Saya, questo maschio adulto, è infatti riuscito per anni a eludere le battute in cui i suoi ammiratori hanno provato a scovarla, nella foresta di Kabini in India. Con lo stesso scopo si è messo sulle sue tracce anche il fotografo naturalista Mithun H, che la cercava dal 2014. E ce l’ha fatta. Dopo essersi accampato nella zona per giorni, è riuscito a catturare questa

immagine sbalorditiva del misterioso animale, che sembra proprio essere l’ombra della sua lei. Curioso sapere che la rara pantera, protagonista di storie spesso collegate con la mitologia e la fiaba, non è una specie a sé ma un titolo tassonomico (dal genere Panthera) sotto il quale si classificano felini di diverso tipo: leopardi africani e asiatici, giaguari in Sudamerica e (rarissimamente) puma in Nordamerica. Tutti presentano le macchie che conosciamo, ma non quelle nere, in cui non sono visibili per via della melanina. Il melanismo è comune nei giaguari, ma raro nei leopardi.

ANIMALI

Piemonte, dopo un secolo, avvistato un orso Un orso bruno è stato immortalato dalle fototrappole di un’azienda agricola a Villadossola: era da un secolo che non faceva la sua comparsa in Piemonte. È un orso adulto di circa trecento chili. www.quotidianopiemontese.it

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IL REGNO ANIMALE RACCHIUSO IN UNA MANO Colori vivaci, sguardi penetranti. Sono animali di specie diverse, ma accomunati da un unico denominatore: sono dipinti su di una mano. Si possono ammirare a: Handimals. Le mani dipinte di Guido Daniele. Al Muse (Tn), fino all’11 ottobre



______IL TERZO TEMPO______

RIPARTIRE... MALGRADO TUTTO di Lidia Ravera

ED ECCOCI ARRIVATI AL FAMIGERATO AUTUNNO. L’autunno è una stagione di ripartenze. Dopo la pausa estiva. Dopo le ferie. Dopo il caldo, dopo il viaggio, dopo la leggerezza consentita o consigliata, del mitico ombrellone. Finché si è in età scolastica, l’autunno è il dovere che torna, dopo le lunghissime vacanze. Si fanno buoni proponimenti, alla fine dell’estate: basta carboidrati la sera, niente vino, una camminata tutti i giorni, la mattina, prima di andare in ufficio, prima di aprire il negozio. È come comprare un quaderno nuovo, e annotare sulla prima pagina “Si ricomincia!”. Con la bella calligrafia che si riserva all’inizio dei quaderni che poi si fanno, per la fretta, sempre più disordinati. Insomma: è un appuntamento con la buona volontà, l’affacciarsi dell’autunno. Più della notte di San Silvestro che chiude un anno e ne apre simbolicamente un altro. L’au20 I spazio50.org I SETTEMBRE 2020


tunno è annidato nel nostro inconscio, come il ricordo del primo giorno di scuola. Quella leggera eccitazione, quella curiosità di vedere chi c’è fra i nuovi, o come sono cambiati i vecchi compagni. Ve la ricordate quella sensazione? Io la chiamo “la sindrome del primo ottobre” (era al primo ottobre che ricominciava la scuola quando ero piccola io) e me la godo tutti gli anni. Quest’anno non ci riesco. Non riesco a ingozzarmi di proponimenti. Quest’anno, fra la fine dell’inverno e la primavera, è successo qualcosa di troppo grave e sconvolgente, prima che cadesse su tutti noi il relativo balsamo dell’estate: la pandemia, l’obbligo di non andare al lavoro, la perdita del lavoro, l’obbligo di resistere e aspettare. L’obbligo di riposare, anche se non puoi permetterti di non lavorare e il riposo coatto si tinge d’ansia. Questo autunno non si presenta come aria fresca che mette voglia di riprendere le attività dopo la calura. Questo autunno, l’autunno 2020, è crisi e incertezza, povertà e paura. Tuttavia siamo qui. In città. Ai nastri di partenza, in attesa di iniziare una corsa che non sappiamo dove ci porterà. Vorrei darvi qualche dritta che riduca l’angoscia, che metta da parte l’incertezza, che consenta di dominarla. Sono a corto di argomenti. Mi ha scritto Donata, che possiede un negozio di abiti e oggetti molto belli, in una cittadina turistica, in Sicilia.

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PARLIAMONE... CHI VOLESSE SCRIVERE A LIDIA RAVERA PUÒ FARLO: PER POSTA C/O REDAZIONE 50&PIÙ VIA DEL MELANGOLO 26 00186 ROMA PER FAX 066872597 PER MAIL REDAZIONE@50EPIU.IT

Quando ha potuto riaprire ha riaperto, ha richiamato al lavoro le sue due commesse. I turisti sono arrivati, ma erano meno della metà. Soltanto turismo interno, al massimo un pugno di francesi e qualche tedesco. I villeggianti, quello zoccolo duro che ritorna lì ogni anno in vacanza, hanno comperato poco, meno della metà dell’anno precedente. Le spese correvano, le entrate erano talmente diminuite che l’unica forma di guadagno sarebbe stata restare chiusi, eliminando le perdite. Perché ha riaperto? Perché è la sua vita. Perché aveva tutta una nuova collezione comprata in Indonesia da mostrare, da vendere. Perché le piace il suo lavoro. Per lo stesso motivo hanno riaperto la maggior parte degli alberghi, ma il “tutto esaurito” di tutti gli altri mesi di agosto non l’hanno raggiunto. Il nostro è un Paese che può vendere soltanto bellezza. Sole, mare, cibo, città d’arte, montagne, laghi, bor-

ghi antichi, colline coperte di vigneti. Siamo magnifici dispensatori di superfluo, siamo un Paese estivo, da vacanza, affascinante e pieno di problemi. Per campare probabilmente è meglio il Nord Europa, ma la dolcezza del vivere abita qui. Per i milioni di italiani che vivono di turismo, da chi affitta due camere vicine al Vaticano come bed & breakfast a chi possiede un bar, un ristorante, un campeggio sarà possibile riprendersi da questa estate senza nordamericani, grazie all’arroganza di Trump? Senza cinesi, giapponesi e coreani? Fra chi non ha voluto venire

in Italia perché aveva paura e chi è stato respinto dall’Italia perché faceva paura, l’assenza dei viaggiatori si è fatta sentire. Riusciremo a riprenderci? Io, nel mio piccolo, non ho trascorso i mesi estivi con la mia nipotina, per la prima volta da quando è nata, quattro anni fa. Mi sono consolata aggiungendo un ultimo capitolo al piccolo libro che ho scritto su di lei, sui primi tre anni di vita di un essere umano, sul sentimento della “nonnità”, un capitolo sui danni affettivi della pandemia: lei vive in Texas, non ha potuto partire. Si intitola Tempo con Bambina (Bompiani). Mi ha consolata, ma non abbastanza.

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La dichiarazione di successione va presentata dagli eredi entro UN ANNO dalla data del decesso del titolare dei beni. EVENTUALI DOCUMENTI DA PRESENTARE I Delega a 50&PiùCaf per la presentazione della dichiarazione I Certificato di morte (in carta semplice) I Certificato di stato di famiglia del defunto o autocertificazione rilasciata dall’erede I Certificato di stato di famiglia degli eredi e legatari (o autocertificazione) I Autocertificazione “status eredi”, fotocopia dei documenti, dei codici fiscali del defunto e degli eredi I Atti di acquisto e vendita del patrimonio immobiliare, se in possesso I Certificazione comprovante le passività e le detrazioni I Certificato rilasciato dal gestore di eventuali c/c, libretti postali, azioni, obbligazioni, fondi comuni d’investimento, ecc I Certificato di destinazione urbanistica per i terreni I Eventuali donazioni effettuate in vita

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__SOCIETÀ ATTUALITÀ__

Ogni anno, a settembre, si celebra la Settimana Internazionale del Sordo, un’occasione per ricordare quanto c’è ancora da fare per i diritti umani e civili dei non udenti

LA SORDITÀ, UNA DISABILITÀ “INVISIBILE” di Linda Russo ALL’INIZIO DI FEBBRAIO ANDAVA IN ONDA UNA DELLE EDIZIONI PIÙ DISCUSSE DEL FESTIVAL DI SANREMO, CHE PERÒ HA SEGNATO UN PRIMATO PER IL TEMA DELL’ACCESSIBILITÀ. La 70° edizione, infatti, è stata la prima ad essere pienamente accessibile anche per i 70.000 italiani sordomuti, grazie ad alcuni servizi messi a disposizione dalla Rai (nella pagina successiva, in alto a destra, l’esibizione de Le Vibrazioni con la traduzione simultanea nella Lingua dei Segni). Una conquista che si è protratta con l’arrivo dell’emergenza sanitaria, durante la quale la comunità sorda ha richiesto e ottenuto, anche se solo parzialmente, accessibilità alle informazioni e agli aggiornamenti televisivi tenuti dalla Protezione Civile. A farsi portavoce di questa e di tante altre battaglie è l’Ente Nazionale Sordi (Ens), che da più di ottant’anni si occupa di promuovere l’integrazione e l’autonomia delle persone sorde in Italia e nel mondo. A raccontarlo è il presidente nazionale di Ens, Giuseppe Petrucci: «La sordità viene spesso considerata una disabilità invisibile proprio perché non riceve le attenzioni necessarie dalle Istituzioni. È invece una disabilità molto grave perché impatta sull’accesso all’informazione e sulle relazioni interpersonali. Nella situazione di emergenza le difficoltà sono aumentate e le » SETTEMBRE 2020 I 23


IL PROGETTO PER UN TURISMO ACCESSIBILE

Gli obiettivi di AccessibItaly All’inizio del 2019 l’Ens, grazie al co-finanziamento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha avviato il progetto “AccessibItaly”: un’iniziativa per promuovere il turismo accessibile e la partecipazione attiva delle persone sorde e sordocieche alla vita culturale e sociale del Paese. Tra gli obiettivi del progetto c’è stata la realizzazione di un’applicazione, disponibile per smartphone e tablet, che permette di viaggiare virtualmente nei borghi più belli d’Italia. Al suo interno si può scegliere di “passeggiare” tra le vie e i luoghi d’interesse o di assistere a feste ed eventi della località prescelta. È disponibile un’area dedicata alla cucina regionale e una in cui esplorare le variazioni dialettali della Lingua dei Segni.

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PER CONOSCERE TUTTE LE ATTIVITÀ E LE INIZIATIVE ORGANIZZATE DALL’ENTE NAZIONALE SORDI (ENS) È POSSIBILE VISITARE IL SITO WWW.ENS.IT

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persone sorde rischiavano di non avere alcun accesso ai bollettini diramati quotidianamente: per questo l’Ens è intervenuto da subito, richiedendo l’attivazione di servizi di interpretariato in Lingua dei Segni Italiana (Lis)». Ci sono state iniziative durante il lockdown rivolte alla comunità sorda? Sì, con l’Arma dei Carabinieri, ad esempio, abbiamo concordato una serie di “buone regole” per facilitare l’interazione in occasione di eventuali controlli. Inoltre, molte persone sorde hanno messo a disposizione le loro capacità per creare racconti e storie per bambini e ragazzi. Sono state ideate visite guidate virtuali ed un servizio di supporto psicologico a distanza tradotto in Lis. Sul nostro sito abbiamo anche creato una pagina dedicata all’emergenza. All’interno si trovano i comunicati istituzionali tradotti nella Lingua dei Segni Italiana, ma

anche materiali per bambini, dirette Facebook accessibili, spunti di riflessione e iniziative culturali. Dal 23 al 29 settembre si terrà la Settimana Internazionale del Sordo. Quale sarà il tema di questa edizione? La Settimana Internazionale del Sordo viene celebrata ogni anno, in ogni Paese, per dare visibilità alle lotte delle persone sorde in tema di diritti umani e civili. Il tema centrale dell’edizione viene definito dalla World Federation of the Deaf, ma come ente italiano ci concentreremo sull’assenza di un riconoscimento nazionale della Lingua dei Segni Italiana, nonostante le richieste avanzate in questi anni. Metteremo in luce anche i diversi progetti svolti dall’Ens per l’inclusione delle persone sorde, augurandoci che le Istituzioni siano sempre più sensibili e attente a una disabilità troppo spesso sottovalutata. Secondo lei, c’è ancora molto lavoro da fare per una piena accessibilità ai servizi da parte delle persone sorde? Purtroppo sì: dall’informa-

zione televisiva ai servizi più comuni. Le persone sorde, ad esempio, non sempre possono godere di programmi Tv tradotti in Lis e sono impossibilitati a partecipare ad attività ricreative come il cinema e il teatro. Molti dei video presenti su Internet non sono sottotitolati e anche le scuole non offrono sempre servizi adeguati. Persino le chiamate d’emergenza avvengono quasi esclusivamente a voce e questo può precludere la salute delle persone sorde. È importante far comprendere che una cultura dell’accessibilità diffusa migliora la vita di tutti quanti, non solo di specifiche categorie. Nel 2017, con il progetto “GenerAzione”, avete cercato di sensibilizzare gli over 60 sordi all’utilizzo delle nuove tecnologie. Quanto sono importanti questi mezzi per le persone sorde? Con “GenerAzione” abbiamo organizzato molti seminari e laboratori sia per bambini che per anziani. Si trattava di azioni formative e di sensibilizzazione per avvicinare le persone


LA LIS IN ITALIA

Nessun riconoscimento giuridico Le difficoltà comunicative riscontrate dalle persone sorde non sono solo legate alla disabilità. Esistono, infatti, 144 tipologie di lingue dei segni in cui, molto spesso, gli stessi gesti possono voler dire cose diverse. Inoltre, per facilitare lo scambio di informazioni con la propria comunità di riferimento, la maggior parte delle persone sorde è bilingue e utilizza sia la Lingua dei Segni che quella del Paese in cui vive. Nel 2006, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si è occupata del problema, proponendo di riconoscere e facilitare l’uso delle lingue dei segni, di agevolarne l’apprendimento e di promuovere l’identità culturale e linguistica delle persone sorde. Ad oggi, però, in Italia la Lis (Lingua dei Segni) non ha ancora avuto un riconoscimento giuridico a livello nazionale.

Fangoterapia contro i mali di stagione

Remise en forme sorde alla tecnologia con tutte le sue opportunità, ma anche con i suoi rischi. Abbiamo parlato di fenomeni di adescamento online e di truffa: una serie di contenuti che vanno divulgati per l’importanza che la comunicazione digitale ha per le persone sorde. I sistemi di messaggistica testuale e la videocomunicazione, ad esempio, sono i mezzi di comunicazioni fondamentali. Da questo punto di vista, la popolazione senior del nostro Paese è fortemente interessata dal divario digitale e incontra difficoltà nell’utilizzo di smartphone, computer e tablet. È un fenomeno riscontrabile anche negli anziani sordi? Sì, perché si trovano a fronteggiare diverse difficoltà.

Al problema dell’accesso all’informazione si somma la complessità dell’utilizzo degli strumenti digitali, per non dimenticare la difficoltà di comprensione di testi scritti. La sordità, infatti, può impedire l’acquisizione naturale della lingua parlata e può impattare molto sul percorso di alfabetizzazione generale. Per questo noi chiediamo sempre di affiancare video in Lis a contenuti testuali importanti perché offrono una modalità in più per chi non può o non vuole leggere solo il testo. Si tratta di accorgimenti che in altri Paesi sono presenti da anni, come l’affiancamento di un interprete in un Tg o in una conferenza stampa. Ma in Italia è un qualcosa per cui ogni volta dobbiamo faticosamente lottare.

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__SOCIETÀ ATTUALITÀ__

Ilaria Galbusera ci racconta che cosa significa, per una persona non udente, vivere durante la pandemia. Le paure, i limiti, le angosce che accomunano tutta la comunità sorda

ESSERE NON UDENTI AL TEMPO DEL COVID di Romina Vinci ILARIA GALBUSERA (NELLA FOTO IN BASSO, A SINISTRA) È UNA FORZA DELLA NATURA. VENTINOVE ANNI, SORDA PROFONDA DALLA NASCITA PER UN FATTORE EREDITARIO, È LA CAPITANA DELLA NAZIONALE ITALIANA PALLAVOLO SORDE. Ilaria è un’attivista che combatte per rivendicare i diritti delle persone non udenti. Li ricorda bene, Ilaria, i primi giorni dell’emergenza Coronavirus. Alla paura e all’inquietudine che tenevano unita l’intera NazioI TIMORI SUL FUTURO ne, si aggiungeva un ulteriore senL’incognita “lavoro” so di abbandono, che accomunava Ilaria lavora in una banca e, come tanti suoi colleghi, in lei e le altre persone sorde. «Quanquesti ultimi mesi ha lavorato in smart working. Ora è do sono usciti i numeri da chiatempo di riflettere sul rientro in sede. «Sarebbe un peccato mare in caso di emergenza, è stata - afferma - se non potessi rientrare in ufficio nello stesso una vera difficoltà, perché per noi, momento degli altri». telefonare, è praticamente impos-

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UN AIUTO PER CAPIRE

Mascherine ed app

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ILARIA ORGANIZZA EVENTI ED INIZIATIVE PER SENSIBILIZZARE SUL TEMA DELLA SORDITÀ, SPESSO VA NELLE SCUOLE A PARLARE CON I RAGAZZI. NEL 2019 È STATA INSIGNITA, DAL PRESIDENTE MATTARELLA, DEL TITOLO DI CAVALIERE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

sibile. Penso soprattutto alle persone sorde, anziane, che vivono da sole. Ci siamo sentiti dimenticati, soprattutto dalle istituzioni. Nel momento, infatti, in cui viene offerto un servizio pubblico, questo deve essere accessibile a tutti, persone sorde incluse», afferma Ilaria. Poi è arrivato l’obbligo della mascherina, adottato in primis dalla Regione Lombardia. Ed ecco che le difficoltà sono aumentate, perché l’utilizzo di

questo DPI ha limitato, se non cancellato del tutto, la comunicazione per i non udenti, minandone i rapporti interpersonali, e soprattutto la comprensione. «Nella lingua dei segni spiega Ilaria - non si fa uso soltanto dei movimenti delle mani o del corpo, ma è fondamentale il labiale e l’espressione del viso. La struttura della frase, infatti, può cambiare anche solo dal movimento del sopracciglio, dalla chiusura dell’occhio, e così via. Andare a coprire, con la mascherina, il viso dalla parte del naso in giù, limita uno dei principali requisiti della comunicazione nella lingua dei segni». Il Covid-19 ha fatto perdere ad Ilaria gran parte della sua autonomia. Lei, che era abituata a vivere da sola, a badare a se stessa, ha iniziato a sentirsi insicura. Ed anche andare a fare la spe-

sa, o andare in farmacia, può diventare una sfida. Perché non sempre si trovano persone disponibili ad abbassare la mascherina per farti leggere il labiale. Tutto è lasciato in mano ai singoli, ed è fin troppo arbitrario. «La mia paura più grande - confessa - è quella di non essere in grado di far fronte, da sola, ad un’emergenza, qualora dovesse succedermi qualcosa». Lei vive a Bergamo, una delle terre più martoriate dal Coronavirus. «Ci sono tanti sordi che si sono ammalati di Covid-19, ed alcuni purtroppo sono morti, soprattutto in queste zone. Ci hanno raccontato le difficoltà subite all’interno degli ospedali, il senso di estraniazione dovuto al non riuscire a capire cosa diceva chi ti stava curando».

Si è parlato spesso, in questi mesi, delle cosiddette mascherine “trasparenti”. Si tratta di protezioni pensate e realizzate per le persone con difficoltà d’udito. Hanno una parte in plastica trasparente proprio davanti alla bocca, in modo che sia possibile leggere il labiale. Spesso “fai da te”, spesso opera di associazioni o piccole aziende, queste mascherine hanno però dei nei. In primis non sono dei dispositivi certificati e, inoltre, si appannano con facilità, rendendo ugualmente difficile leggere il labiale. Ci sono poi delle applicazioni pensate per aiutare le persone sorde nella vita di tutti i giorni. Fanno da ponte tra la persona sorda e la persona udente, attraverso un operatore. Il funzionamento è semplice: la persona sorda chiama, tramite videochat o e-mail, fa le sue richieste all’operatore il quale, dallo schermo, mette in voce quello che dice la persona sorda. Analogamente l’operatore traduce, nella lingua dei segni, le parole di una persona udente. Le più usate sono Pedius e Veasyt Live.

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__le INCHIESTE di 50&Più__

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I LAVORATORI OVER 65 CHE ALIMENTANO LA FORZA LAVORO DEL PAESE SONO 643MILA: UN PICCOLO ESERCITO CHE IN DIECI ANNI, DAL 2008 AL 2018, È CRESCIUTO DEL 60,8% E CHE CONTINUA A CRESCERE

LAVORATORI ANZIANI: QUALE DOMANI? Si lavorerà tutti più a lungo e l’età della pensione sarà in media più alta. Un’inchiesta per guardare da vicino l’articolato universo dei lavoratori anziani, alla luce degli eventi stravolgenti che ci hanno appena investito, di un mondo che sta cambiando e delle sfide che ci attendono di Laura Gavinelli, Centro Studi 50&Più

SONO 643MILA I LAVORATORI OVER 65 CHE ALIMENTANO LA FORZA LAVORO DELL’ITALIA (18 MILIONI IN TOTALE): un piccolo esercito che, dal 2008 al 2018, è cresciuto del 60,8% e il cui tasso di occupazione aumenterà nei prossimi anni (indagine Istat 2019 sul mercato del lavoro). Una cosa sembra certa: si lavorerà tutti più a lungo e l’età della pensione sarà in media più alta. Secondo la Commissione Europea, il rapporto di dipendenza degli anziani supererà il 51% nel 2070, facendoci passare dall’attuale rapporto di 1 lavoratore over 65 su 3 lavoratori ad 1 over 65 su 2 lavoratori. Anche l’aspettativa media di vita aumenterà, passando dagli attuali 80,9 anni per gli uomini (dati Istat al 2018) a 82,6 anni, mentre per le donne passerà da 85,2 anni a 86,9 anni. Alla luce di questi dati, cosa rappresenta il lavoro per l’anziano e l’anziano cosa rappresenta per il mondo del lavoro di oggi? Per capirlo meglio, abbiamo sentito l’opinione del professor Marco Trabucchi, ge28 I spazio50.org I SETTEMBRE 2020


riatra, presidente della Fondazione Leonardo e direttore scientifico del Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia. «Ci sono situazioni molto diverse perché per alcune tipologie, dal contadino al professionista, il lavoro è sempre stato parte integrante della vita; non ci sono state separazioni. Il lavoro è parte della vita, è interesse, curiosità, modo per impiegare il tempo, per sentirsi utili, per guardare al domani». Sta cambiando il modo di ritirarsi dalla vita lavorativa? È un passaggio netto o ci possono essere anche situazioni miste? «C’è una lenta separazione dal posto del lavoro, anche se non ne sono sempre convinto. Se uno è abituato a lavorare, lavorerà un po’ meno, ma lavorerà. Ad esempio, il commerciante che ha sempre gestito il proprio negozio potrà essere sostituito da figlio, figlia, genero o nuora, ma vorrà continuare ad essere lui legato all’attività di sempre. Magari lascerà ad altri la parte più gravosa, ma non vorrà essere spossessato del diritto di stare ancora lì a dare un contributo». La pandemia da Covid19 non ha arrestato i lavoratori anziani. Secondo il direttore del Dipartimento per la produzione statistica dell’Istat,

Roberto Monducci, in molti settori già ad aprile i lavoratori sospesi erano il 48,2% degli under 24 (circa 522mila lavoratori) contro il 24,5% degli over 55 (1 milione e 261mila). «È la voglia degli anziani di socialità - chiosa il professor Trabucchi -, di stare con gli altri, di uscire dalle incombenze familiari. Il lavoro è vita, è relazione. I lavoratori anziani sono cresciuti in un’epoca in cui il lavoro era fondamentale per la crescita civile. Oggi per i giovani il lavoro diventa talvolta un aspetto secondario nella loro realizzazione personale. Gli anziani, invece, traggono dal lavoro soddisfazione per la vita». Il Covid-19 sta anche cambiando profondamente le regole del mondo del lavoro. Molte aziende stanno pensando di introdurre modalità di lavoro miste, con attività svolte in parte in ufficio e in parte da casa (smart working): si tratta di una modalità più basata sulla fiducia e gli obiettivi da raggiungere che sulla presenza fisica. Può valere anche per l’anziano? «Se l’anziano è costretto a fare un’ora di pendolarismo è certo che il lavoro da casa va bene, ma l’anziano ha anche voglia di uscire». Il cambiamento richiede anche competenze digitali. » SETTEMBRE 2020 I 29


__le INCHIESTE di 50&Più__ «Certamente l’anziano potrebbe trovarsi in difficoltà su questo fronte, perché spesso non è in grado di adeguarsi a queste richieste, a queste prestazioni. Per un notevole periodo ci sarà questo piccolo conflitto tra l’anziano e i lavoratori più giovani, ma non si tratterà di una rottura netta». E se è vero che il digital divide è un tema che governi e industria stanno affrontando, è vero anche che nel mondo del lavoro c’è spazio anche per i senior. «Molte aziende cominciano a valorizzare il sapere, l’esperienza, la competenza degli anziani. Il problema vero è quello di far sentire queste persone centrali, non solo sopportate». Il vantaggio per le aziende? «Diverse ricerche sociologiche dimostrano che il lavoratore anziano non ruba il lavoro al giovane. Per il futuro, mi auguro che l’anziano possa continuare a lavorare. Spesso costui continua a lavorare perché il lavoro lo fa stare attaccato alla vita e, se sta attaccato alla vita, sta anche attaccato agli interessi dell’azienda. Non c’è dubbio su questa circolarità». La “questione” anziani e lavoro è un tema centrale per l’economia nazionale e lo è ancor più oggi, alla luce delle sfide di ricostruzione che la pandemia pone al mondo intero. In questo scenario anche i lavoratori senior possono contribuire al rilancio dell’economia nazionale. È su questo tema ancora poco dibattuto che si concentra il volume appena pubblicato, La popolazione anziana e il lavoro: un futuro da costruire, a cura di Marco Trabucchi, Gabriele Sampaolo e Anna Maria Melloni, edito da Il Mulino (n.d.r. vedi box accanto). »

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SENIOR E GIOVANI, INSIEME

«INDISPENSABILE UN PATTO GENERAZIONALE»

TIZIANO TREU

di Giada Valdannini

Active ageing, politiche pubbliche e prassi aziendali per l’invecchiamento. Ecco le chiavi del futuro. Le uniche in grado di tenere unite le generazioni di fronte alla crisi economica «L’ETÀ ANZIANA È IMPORTANTE. NON SOLO NON VA MARGINALIZZATA, MA VA RESA ATTIVA». A dirlo a 50&Più è il presidente del Cnel ed ex ministro del Lavoro, Tiziano Treu (nella pagina accanto, foto in basso, a sinistra), secondo il quale: «Non c’è più tempo da attendere: gli eventi legati al Covid sono stati drammatici per tutti ma, per gli anziani - che sono stati colpiti duramente dalla malattia - si è aggiunto un disagio aggravato da isolamento, sofferenza e scarsa attenzione». Quando ne usciremo, sottolinea Treu, «occorrerà che le sollecitazioni emerse in questo periodo non siano vanificate ma che, anzi, vengano accolte». «Nel libro La popolazione an-

ziana e il lavoro: un futuro da costruire (Il Mulino) - ci dice il giuslavorista - proviamo, appunto, a gettare lo sguardo avanti». Presidente, il rischio che corriamo è che, finita l’emergenza Covid, il tema anzianità finisca nuovamente nel dimenticatoio. Non crede? È possibile, ma va scongiurato. Certamente, durante questa lunga pandemia, si sono acuiti molti problemi tradizionali: dalla disoccupazione alla difficoltà delle imprese, per non parlare dei giovani. Loro, a differenza degli anziani, pare stiano meglio dal punto di vista dell’esposizione al contagio, ma il blocco delle attività li ha penalizzati direttamente. Ci sono dunque par-

tite in ballo molto complesse, ma non va sciupata l’occasione di ragionare sul futuro dell’età matura. In che modo? Dal punto di vista meramente economico, gli anziani sono stati relativamente più protetti durante il lockdown. Sono cresciuti sì, i rischi per la salute, i problemi di isolamento, la solitudine, ma ciò che a mio avviso dovrebbe far riflettere è il rapporto con le nuove generazioni. Negli ultimi anni, l’anziano viene sempre più visto come un peso, tanto più che il numero dei giovani attivi è sempre minore. Una volta, il rapporto era buono, adesso ogni persona attiva deve sostenere 0,70 persone anziane. Cioè stiamo avvicinandoci a uno a uno. In prospettiva, i bassi livelli di occupazione e la scarsa natalità non giocano di certo a favore… Un Paese in cui il numero del-


le pensioni cresce e quello dei giovani e delle persone attive è al palo - o cresce poco - è un Paese destinato al suicidio. Già adesso le pensioni scricchiolano, solo per il fatto che sono alimentate di meno. Se continuiamo così, evidentemente il sistema pensionistico non tiene. Tanto più se si perseguono politiche sbagliate. Si riferisce a Quota 100? Tutto il mondo dice che per sostenere pensioni e welfare degli anziani occorre che ci sia una vita attiva lunga. Quindi occorre lavorare più a lungo, non meno. Se facciamo incentivi a che si lavori meno a lungo, capirete che siamo in un circolo perverso. Come se non bastasse, i giovani che sono pochi - entrano nella vita attiva - e quindi sostengono gli anziani con i loro contributi - tardi. Occorre fare i conti col fatto che, rispetto ad altri Paesi, abbiamo un tasso di occupazione giovanile basso, molti Neet (giovani, tra i 15 e i 29 anni, che non studiano né lavorano, ndr) non occupati e chi arriva ad avere un lavoro stabile, con salari decenti, ci arriva magari a trentacinque anni. Qual è dunque la strada da percorrere? Va sostenuta la natalità, va dato lavoro ai giovani e occasione alle persone anziane di contribuire. Le politiche di Active Ageing, che sono anche testimoniate nel libro, mostrano che la vitalità degli anziani è diversa dal passato. Paesi avanzati come il Giappone hanno già stabilito l’età pensionabile a 70 anni, altro che

Quota 100. È l’unica se si vuole reggere di fronte al declino, altrimenti andiamo verso il collasso e si viene meno a qualsiasi patto generazionale. Come si fa ad agevolare la permanenza degli anziani nei posti di lavoro? È possibile valorizzando le doti che hanno e migliorando la qualità del lavoro. Bisogna anche che le imprese si adattino trasformando l’organizzazione e partendo dagli orari. Se continuiamo coi pensionamenti anticipati, è come dire alle aziende: “Cacciate gli anziani non appena potete che così prendete i giovani, magari in modo precario”. Ma questo è un suggerimento antisociale, tant’è che le imprese lungimiranti hanno capito che si può valorizzare la vita attiva degli anziani anche nel lavoro. In un simile processo di trasformazione, che ruolo può giocare lo smart working per gli anziani? Prima della pandemia lo smart working era un fatto di nicchia. Può essere uno strumento utile. Il problema è come lo usiamo? Lo smart working non è lasciare qualcuno a casa a dormire sul divano. Se si fa bene, è una vit-

toria di tutti; se lo si fa malamente, può essere un rimedio parziale. Io, però, sono abbastanza fiducioso che migliorerà e che sia una buona carta anche per i senior. Come si fa a parlare di “occupazione senior” di fronte a tassi di disoccupazione giovanile crescenti? L’espressione propagandata da chi ha prodotto Quota 100 è: “Gli anziani portano via il pane ai giovani. Se mandiamo via un anziano, entra un giovane”. Punto primo: questo non è mai stato vero. Le qualità di una persona anziana, infatti, e quelle di un giovane sono diverse e non sostituibili. Rendere compatibili le esigenze degli anziani con la legittima ricerca di stabilità dei giovani è la vera sfida. Con quali politiche la si persegue? In molti Paesi c’è l’uscita dalla vita attiva in modo graduale e sono gli stessi Paesi in cui c’è un’entrata graduale dei giovani tramite apprendistato. L’unico modo per tenere assieme le esigenze e non fare una lotta tra padri e figli è crescere in modo sostenibile. Quindi, Paesi che crescono in

modo ragionevole da anni hanno attuato meccanismi di questo tipo. E sono almeno dieci anni che l’Europa ha lanciato questa prospettiva, già raccolta dai nostri vicini francesi e tedeschi. Bisogna che le aziende vengano aiutate nell’affrontare questa transizione facendo leva, per i senior, su un buon uso, per esempio, del part time concordato mentre, contemporaneamente, si comincia a fare entrare gradualmente un giovane. Occorre costruire un habitat culturale che permetta questa staffetta. In che direzione dovrebbe andare una riforma del sistema pensionistico? Serve un’uscita flessibile. Che senso ha parlare di uscire a Quota 100, 101? Non tutti invecchiano allo stesso modo e quindi si dia al singolo una fascia, un range di età in cui lasciare. Dai 65/70 anni, ad esempio - a seconda della situazione di salute, del tipo di lavoro -, si può scegliere se ritirarsi: il che avrà un peso diverso sulla pensione. Cioè, se uno esce prima, avrà una pensione relativamente più bassa e, se uno esce a settant’anni, avrà una pensione più alta.

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__le INCHIESTE di 50&Più__

APPUNTAMENTO AL CNEL «L’opera collettanea che si compone di contributi di esperti che provengono da campi di competenze ed esperienza diversi, poggia su quattro considerazioni: la prima considerazione è che la capacità lavorativa e anche fisica della persona anziana va sempre migliorando, cioè il 75enne di oggi è come il 65enne di 15-20 anni fa. Tra qualche decennio, il 65enne sarà come l’attuale 55enne. Il libro parte proprio da questa prima considerazione: l’invecchiamento è un processo molto più lento. Una seconda considerazione clinica è che il lavoro, l’attività fisica, così come l’attività intellettuale e la capacità di organizzare, mantengono giovani. Il dare senso alla vita è più importante che non correre dietro al colesterolo. Terzo, il libro parte dal concetto che vi è uno spazio rilevante per il lavoratore anziano e

che quindi è bene conservarlo e, anzi, svilupparlo. La quarta considerazione è che occorre che si creino posizioni di lavoro per l’anziano, che gli permettano di realizzare questo suo desiderio di lavorare e di essere utile per la collettività e per l’azienda». Cosa fare per promuovere gli anziani al lavoro? «Bisognerebbe innanzitutto distruggere l’idea malefica che la gente stia bene a casa propria a fare la calza e l’idea che il lavoro sia una punizione; che i vecchi siano stanchi e malati; che invecchiare sia una malattia. Lo si può fare. Qualche anno fa nessuno si sognava di parlare di lavoro degli anziani. Oggi lo facciamo e lo facciamo in maniera chiara. Questo libro è il contributo di molte persone di grande prestigio professionale che dimostra che oggi il tema del lavoro in età anziana è centrale».

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Il prossimo 24 settembre, presso il Cnel, si terrà l’evento di presentazione del volume La popolazione anziana e il lavoro: un futuro da costruire, curato da Marco Trabucchi, Gabriele Sampaolo e Anna Maria Melloni (edizioni Il Mulino). L’opera, che raccoglie contributi di esperti con profili ed esperienze diversi, nasce dalla collaborazione tra l’Associazione 50&Più e la Fondazione Leonardo, entrambe attive da decenni nella promozione dell’anziano sano e socialmente utile. Il messaggio di fondo è che il lavoratore anziano è una risorsa preziosa per lo sviluppo economico nazionale, che va però valorizzato secondo ritmi e forme adeguati, favorendone una maggiore partecipazione e inclusione in ambito professionale. Tre le prospettive di lettura del fenomeno: quella psicosociale, che vede contributi sul quadro demografico, la psicologia dell’anziano, il rapporto tra benessere e impegno, la sua percezione nella società e sui media; la prospettiva tecnico-organizzativa, che include capitoli sulla performance degli over 60, il rapporto tra generazioni, le discriminazioni in azienda, l’impatto sul lavoro dell’intelligenza artificiale, gli aspetti di previdenza, fisco e sostenibilità della spesa pubblica; infine, la prospettiva istituzionale, con interventi sulle politiche nazionali ed europee del lavoro dei senior e sul ruolo dei corpi intermedi di rappresentanza degli anziani. L’evento di presentazione, per il quale sarà il presidente del Cnel, il professor Tiziano Treu, a fare gli onori di casa, sarà l’occasione per riflettere sul sistema dei servizi, la normativa e i modelli di welfare dedicati al lavoratore in età anziana.


Dopo l’emergenza sanitaria il dibattito sulla flessibilità del lavoro, in termini di luoghi e orari, è cresciuto. Ma lo smart working, che non è nato con il lockdown e soprattutto non va confuso col telelavoro, ha coinvolto anche i lavoratori senior con risultati positivi, secondo i dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano

LAVORO: IL FUTURO È SEMPRE PIÙ NELLO SMART WORKING?

N

di Ilaria Romano

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LO ”SMART WORKING” RICHIEDE UNA NUOVA FILOSOFIA MANAGERIALE CHE PREVEDE UNA REVISIONE DEL MODELLO AZIENDALE, IN UN’OTTICA DI UFFICIO APERTO CHE FAVORISCA LE RELAZIONI E PUNTI ALLA REALIZZAZIONE DI OBIETTIVI CONDIVISI

NEGLI ULTIMI MESI, COMPLICI L’EMERGENZA SANITARIA E LA NECESSITÀ DI BILANCIARE LE MISURE DI DISTANZIAMENTO CON I FLUSSI DI LAVORO, IL TERMINE SMART WORKING È ENTRATO A FAR PARTE DEL LINGUAGGIO COMUNE. Di fatto, però, molte realtà avevano attivato progetti di lavoro flessibile per luoghi e orari di impiego già da tempo. Uno studio dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, presentato a ottobre dello scorso anno, aveva reso noto come lo smart working nel 2019 fosse una realtà per 570mila persone in Italia, con un tasso di crescita del 20% rispetto al 2018. Il 58% delle grandi imprese aveva già all’attivo progetti di questo tipo, e pure nelle piccole

e medie realtà private si era passati dall’8% al 12% per i progetti strutturati e dal 16% al 18% per quelli informali. Anche nelle Pubbliche Amministrazioni i progetti di smart working erano già raddoppiati fra il 2018 e il 2019, passando dall’8% al 16%. «È importante innanzitutto inquadrare il fenomeno come una nuova filosofia manageriale - spiega Fiorella Crespi, direttrice dell’Osservatorio Smart Working - che si basa sulla restituzione alle persone di autonomia e flessibilità nella scelta di luoghi, strumenti e orari per lavorare. Insomma, non può essere semplicemente identificato come lavoro da casa, ma prevede un cambio di approccio e una crescente responsabilizzazione delle persone sui risultati. Dunque oggi se ne sente parlare a volte impropriamente». » SETTEMBRE 2020 I 33


__le INCHIESTE di 50&Più__ Dottoressa Crespi, si può quindi parlare di un modello di lavoro consolidato? E cosa è cambiato con l’emergenza Covid? Dai numeri che abbiamo identificato nella nostra ricerca di un anno fa è emerso che si tratta di un modello in crescita nel privato e nel pubblico, soprattutto nelle grandi imprese e nelle Pubbliche Amministrazioni con più di dieci dipendenti. Da marzo scorso in poi il quadro è cambiato perché il Governo, sin dai primi decreti, ha stimolato le aziende ad attivare il lavoro da remoto e dunque, chi poteva farlo, si è attrezzato per evitare di fermarsi completamente; così, il numero delle realtà che si sono avvicinate allo smart working è cresciuto, anche se si sono viste differenze significative fra chi lo aveva già intrapreso e chi vi si approcciava per la prima volta. Le realtà che si sono dovute attrezzare con il lockdown hanno avuto qualche difficoltà iniziale in più per reperire le dotazioni tecnologiche e, in alcuni casi, è stato richiesto ai propri dipendenti di usare gli strumenti personali, cosa non facile in famiglia dove più persone si sono ritrovate a condividere un dispositivo. Senza contare l’aspetto legato alla sicurezza e alla vulnerabilità di strumenti domestici o comunque personali rispetto alla protezione di dati sensibili. Questa forzatura, però, ha spinto molte realtà ad avvicinarsi ad una nuova modalità che altrimenti non avrebbero mai considerato. E i benefici ci sono stati, seppure

LA RICERCA

SMART WORKING

I dati emersi I lavoratori “smart” sono mediamente più soddisfatti dei colleghi che lavorano solo in modalità tradizionale, perché ritengono di avere raggiunto una migliore organizzazione (nel 31% dei casi contro il 19% dei lavoratori “tradizionali”) e anche migliori relazioni con colleghi (31% contro 23%) e superiori (25% contro 19%). Lo smart working, secondo i dati della ricerca condotta dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, migliora anche l’engagement (coinvolgimento) dei dipendenti, che si dicono più soddisfatti dei risultati raggiunti. Si sentono molto coinvolti nella realizzazione degli obiettivi aziendali e si definiscono in grado di bilanciare strumenti tradizionali e tecnologici di collaborazione nel 35% dei casi contro il 17% dei colleghi che non hanno mai lavorato in modalità smart.

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nella complessità della situazione: come Osservatorio abbiamo somministrato un questionario a circa 8.600 lavoratori di aziende che già avevano in parte svi-

luppato progetti di smart working ed è emerso che anche chi sperimentava questa modalità per la prima volta è comunque riuscito a essere efficiente.

LEO NAHON

IL LAVORO È UN’ESPERIENZA SOCIALE A OGNI ETÀ di Ilaria Romano

Sul lavoro deve esserci interazione con l’altro. Lo “smart working”, con i suoi vantaggi di semplificazione per i senior, non deve sostituire ma essere complementare «IL LAVORO MISURA IL VALORE DEL PROPRIO STATO PSICOFISICO ED È UN’ESPERIENZA SOCIALE NELLA QUALE L’INDIVIDUO SI RISPECCHIA - dice a 50&Più Leo Nahon, medico psichiatra e membro del direttivo nazionale dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria -. Nell’interazione umana la valutazione del comportamento altrui è in parte innata nella struttura neurologica, perché per progredire si guarda a come gli altri ci vedono, e si apprende da questo, sin dall’infanzia, in una sorta di effetto specchio. In un gruppo di lavoro avviene lo stesso meccanismo».

Professor Nahon, quanto incide l’età in questa percezione di valore sul lavoro? L’età può giocare in maniera differente e alternativa a seconda dei tipi di lavoro e della costituzione dei gruppi: in alcune tipologie occupazionali l’aumento dell’età corrisponde ad una crescita dell’esperienza, per cui la valutazione che gli altri attribuiscono al soggetto, e di conseguenza anche quella che egli attribuisce a se stesso, cresce con gli anni; in altri contesti di lavoro l’età gioca contro, perché l’esperienza non è sufficiente a sostenere l’efficienza e, in questo caso,


Avete riscontrato delle differenze dal punto di vista dell’età e del genere? Per i lavoratori over 50 e 60 lo smart working può essere un vantaggio? Lo smart working permette una serie di benefici in termini di maggiore flessibilità e capacità di conciliare esigenze personali e professionali in tutte le fasi della vita, dunque sia fra i più giovani che fra gli over 50 e 60. Per i giovani sta diventando un elemento di scelta nella valutazione di una candidatura di lavoro. Per i più adulti rappresenta un risparmio di tempo e di energia, e permette di ritagliarsi del tempo per altri interessi e attività. Per i senior, in particolare, si pensa spesso che abbiano difficoltà con gli strumenti digitali, e in alcuni casi può essere vero, ma

la valutazione nel gruppo di lavoro diminuisce. Una grossolana divisione sulla percezione del lavoro all’aumentare dell’età potremmo farla fra mansioni intellettuali e manuali. Come si inserisce lo smart working in questo meccanismo “a specchio”, se porta ad un’occupazione da remoto? Lo smart working, malgrado la comprensibile retorica sull’economicità, la comodità e la velocità, è in realtà una modalità di lavoro mutilante dell’interazione di gruppo, anche se questa viene resa possibile da accorgimenti tecnologici come le videoconferenze. Manca l’interazione incarnata, fondamentale in molti tipi di lavoro. Ad esempio, come psicoterapeuta, durante il lockdown mi è capitato di vedere alcuni pazienti in videoconferenza: certo c’era il linguaggio, l’immagine e quel minimo di interazione di mimica reciproca, ma la qualità della relazione terapeu-

questo elemento non deve diventare una barriera, anzi, in alcuni casi può trasformarsi in un punto di contatto con i colleghi di altre fasce d’età. Certo, è necessario un cambio di mentalità con un orientamento al risultato, ma i lavoratori over 50 e 60 sono perfettamente in grado di adattarsi. Ovviamente tutti i lavoratori devono essere accompagnati in un percorso, per imparare a gestirsi le scadenze senza il confronto continuo e per riuscire a separare la vita privata da quella professionale. Ma la formazione deve coinvolgere tutti, senior e giovani. Non si rischia che il lavoro da remoto tenda a isolare il lavoratore e che questo fenomeno si accentui proprio fra gli over? »

tica è diminuita per ragioni difficili da descrivere. Per dirla come Walter Benjamin, è mancata l’aura dell’opera d’arte originale: apparentemente un’opera d’arte e la sua riproduzione perfetta sono uguali, ma sappiamo che non è così. Benjamin, negli anni Trenta, scriveva che l’opera d’arte ha un alone sensoriale diverso dalla sua riproduzione, e questo vale a maggior ragione nell’essere umano, ognuno è un’opera unica: dichiarare qualcosa a una fotografia non è come farlo ad una persona, anche se l’immagine è animata come nel caso dell’interazione elettronica. Giacomo Rizzolatti, lo scopritore dei neuroni specchio, parla di simulazione incarnata in certi comportamenti che ci permettono di anticipare quelli dell’altro. Nel lavoro più la presenza dell’altro è articolata, più ricca sarà la nostra capacità di capire cosa l’altro pensa. Con lo smart working questo processo è molto ridotto.

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Senior e smart working: quali potrebbero essere gli elementi positivi di un approccio al lavoro da remoto per gli over 60? Ci sono due aspetti contrastanti: più anziana è la persona che ha a che fare con l’elettronica e più è verosimile che minore sarà la sua competenza, salvo che non abbia sempre lavorato in quel campo. È richiesta una capacità specifica nell’uso del mezzo tecnologico, anche se in certe situazioni non è detto che debba essere molto sofisticato, ma è intuibile che i giovani abbiano maggiore dimestichezza. D’altro canto, il fatto che si possa comunque avere un accesso a situazioni lavorative che richiederebbero maggiore complessità di interazione, può facilitare il lavoratore senior che veda eventualmente ridotte le capacità di valutazione e interazione multipla. Da questo punto di vista lo smart working può diventare una semplificazione del compito.

SECONDO UNO STUDIO DELL’OSSERVATORIO SMART WORKING DELLA SCHOOL OF MANAGEMENT DEL POLITECNICO DI MILANO, NEL 2019 LO “SMART WORKING” IN ITALIA AVEVA GIÀ REGISTRATO UNA CRESCITA DEL 20% RISPETTO AL 2018

In questo periodo di emergenza sanitaria si è parlato della popolazione over come di un segmento da proteggere: quali sono i rischi di auto-percepirsi solo come parte fragile? Innanzitutto gli anziani che vivevano una vita già parzialmente deprivata della fruizione del mondo esterno prima dell’emergenza sono quelli che meglio si sono adattati al lockdown; chi era in piena attività, lavorativa ma non solo, ha accusato di più il colpo. Sicuramente ciò che è stato avvertito, e che è il vero rischio, è stato il senso di solitudine, anche come peso imposto dal mondo esterno. Chi vive in solitudine ha maggiori possibilità di ammalarsi perché l’interazione sociale è una specie di cibo neuronale che tiene vivo tutto l’organismo, e questo deve sempre farci tenere presente quanto sia importante un invecchiamento attivo. SETTEMBRE 2020 I 35


__le INCHIESTE di 50&Più__

CLAUDIA MANZI

ATTENZIONE AL RISCHIO DISCRIMINAZIONI

di Ilaria Romano

La responsabile del progetto di ricerca sui lavoratori over 50 mette in guardia dal rischio discriminazioni anche nello “smart working”, soprattutto per le donne sulle quali grava il maggior carico nella cura familiare

Il fatto di avere ancora una sede fisica resta fondamentale, e la presenza in ufficio va bilanciata con il lavoro da remoto. Ma poter lavorare, ad esempio, da casa per uno o due giorni la settimana rappresenta un modo per andare incontro alle esigenze del lavoratore, anche senior. Prima dell’emergenza le aziende sceglievano tempi e modi di lavoro da remoto che potevano variare da uno a cinque giorni a settimana, ma nella maggior parte dei casi il tasso di utilizzo di questa modalità si fermava a due giornate fuori dall’ufficio. Tra l’altro, restare anche solo un giorno alla settimana a casa significa dare respiro ai piccoli centri e alle periferie che normalmente si svuotano. Per le aziende significa attingere a un bacino di talenti che non necessariamente vivono in prossimità della sede, proprio perché non c’è il vincolo di essere sempre fisicamente presenti.

«GLI STEREOTIPI RELATIVI AI LAVORATORI SENIOR SI ARTICOLANO SU NUCLEI TEMATICI CHE IN ULTIMA ANALISI FANNO PERCEPIRE I LAVORATORI OVER COME UNA “INUTILE ZAVORRA” PER LE ORGANIZZAZIONI - dice a 50&Più Claudia Manzi, psicologa e responsabile di “Talenti senza età”, il primo progetto di ricerca in Italia sui lavoratori over 50, condotto in collaborazione con Valore D -; in particolare sono tre gli aspetti emersi nelle ricerche su questo tema, secondo cui i lavoratori più anziani sarebbero meno motivati e produttivi, poco flessibili e meno propensi all’aggiornamento, soggetti ad un maggiore tasso di assenteismo dovuto a malattia o infortuni. La veridicità di questi stereotipi è stata però confutata dai dati di ricerca». Professoressa Manzi, quanto pesa sul lavoratore senior la percezione di essere vittima di uno di questi stereotipi? Diverse ricerche hanno mostrato come le persone che percepiscono di essere soggette allo stereotipo dell’ageismo siano meno soddisfatte del loro lavoro, meno legate al datore di lavoro, e riportino maggiormente problematiche legate alla salute mentale e fisica. Recenti studi mostrano che la presenza di discriminazioni in

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base all’età ha un potente effetto demolitore anche nei confronti della motivazione e del coinvolgimento lavorativo e quindi, in ultima istanza, della performance, andando così a diventare una profezia che si auto-avvera. C’è una differenza fra uomini e donne nella percezione di essere discriminati al crescere dell’età? Dai dati raccolti nella ricerca “Talenti senza età” non abbiamo rilevato una differenza tra uomini e donne nella percezione della discriminazione per età. Bisogna però sottolineare che c’è un cluster di donne abbastanza consistente che sperimenta una doppia discriminazione: quella di genere e quella dell’età, per cui si trova doppiamente svantaggiato. Quali sono le strategie anti discriminazione per i lavoratori over 60 che le aziende dovrebbero adottare secondo le indicazioni delle Nazioni Unite? Nell’UNECE’s Policy Brief sulla lotta contro l’ageismo nel mondo del lavoro vengono suggerite tre strategie: rimuovere le limitazioni relative all’età nel quadro giuridico e normativo (ad esempio, l’età pensionabile obbligatoria è un tipo di regolamentazione che esclude le persone anziane dal mercato del lavoro), affrontare e sradicare pregiudizi e stereotipi

negativi con campagne di informazione e sensibilizzazione, promuovere posti di lavoro inclusivi per età, incentivando i datori ad assumere persone più adulte. Smart working, telelavoro e carichi ridotti: quali sono gli aspetti positivi e quali invece i rischi per un lavoratore senior? Onestamente né smart working né telelavoro né riduzione dei carichi mi sembrano soluzioni efficaci per i lavoratori over 60, anzi, in un certo senso mi paiono discriminatorie. Il lavoro da remoto, come stiamo sperimentando tutti, può avere degli aspetti positivi, ma va gestito dalle organizzazioni con attenzione. Da una ricerca che abbiamo fatto nel periodo di stretto lockdown (Marzo 2020) su una popolazione di circa 2.000 lavoratori è emerso che le donne over 50 hanno sofferto particolarmente e più di altri lavoratori. Spesso si trovano a gestire carichi di cura importanti (figli e genitori anziani contemporaneamente) e purtroppo hanno potuto fare meno affidamento sul supporto del partner. In questa generazione gli stereotipi sui ruoli di genere sono ancora molto forti e le donne sono certamente un profilo verso cui le organizzazioni dovranno avere una particolare cura e attenzione nei prossimi mesi.


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«IL PASSATO NON SI CANCELLA, FA PARTE DEL PRESENTE» +

JAVIER CERCAS

intervista di Renato Minore

__le INTERVISTE di 50&Più__

Scrittore e saggista spagnolo tradotto in oltre trenta lingue, la sua narrativa si caratterizza per l’uso del romanzo non-fiction, genere in cui trovano spazio realtà e finzione. Il suo ultimo libro, Terra Alta, ha vinto il Premio Planeta e il Premio Internazionale Flaiano

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JAVIER CERCAS DICE JAVIER CERCAS: «IL MIO IDEALE SONO QUEI ROMANZI CHE SONO FACILI DA LEGGERE E DIFFICILI DA CAPIRE. Quei romanzi che leggi senza riuscire a smettere, perché ti prendono fin dall'inizio, e quando arrivi alla fine pensi che devi rileggerlo perché hai la sensazione che dica molte più cose di quelle che hai afferrato alla prima lettura. Tutto il contrario di quei romanzi difficili da leggere, perché ci vuole la gru per girare le pagine, e facili da capire, perché in realtà non dicono assolutamente nulla o dicono soltanto banalità». L’ultimo suo romanzo, Terra Alta, pubblicato in Italia da Guanda e vincitore, nel luglio scorso, del Premio Internazionale Flaiano, appartiene senz’altro al genere che lui preferisce: una trama gialla, un crimine inspiegabilmente crudele, l’assassinio di ricchi proprietari in una azienda sul quale indaga il giovane poliziotto Melchor Marín, eroe di Cambrils in cui furono uccisi i terroristi islamici dell’attentato di Barcellona del 2017, ma con un passato oscuro di trafficante di droga, detenuto. Lo scrittore spagnolo utilizza per la prima volta in modo esplicito il meccanismo dell’indagine di polizia che rende assai fluida la lettura, davvero difficile da interrompere. E nello stesso tempo resta fedele al suo modo di narrare, applicato con piena fungibilità a “fatti reali” e “fatti fittizi”, nel solco della stessa verità, quella letteraria. Una prima domanda viene spontanea: si può raccontare la Storia come se fosse un thriller? «Ci ho provato in Anatomia di un istante. A condizione di dire “la ve«SUL CORONAVIRUS rità”. Di solito nei miei libri LA LETTERATURA SI NUTRE mescolo realtà e finzione. In DI DOLORE, CONFLITTI, Anatomia di un istante non CRISI TERRIBILI, È IL SUO CARBURANTE. l’ho fatto perché, dopo due NOI SCRITTORI SIAMO anni, mi sono accorto che il ANIMALI CHE SPAZZANO, tentativo di colpo di Stato NELLA MIGLIORE DELLE IPOTESI UNA SORTA DI ALCHIMISTI CHE, spagnolo era esso stesso una A DIFFERENZA DI QUELLI finzione. Aggiungere finzioMEDIEVALI CHE HANNO ne a finzione sarebbe stato CERCATO DI TRASFORMARE ridondante, oltre che letteIL FERRO IN ORO, TRASFORMANO rariamente irrilevante. Ma IL CONFLITTO E IL DOLORE Storia e letteratura hanno IN BELLEZZA E SIGNIFICATO. obiettivi diversi. Cercano la QUESTA PANDEMIA È ORRIBILE PER LA VITA, MA, verità, ma verità opposte. La INDIRETTAMENTE PUÒ ESSERE verità della Storia cerca di

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UTILE PER LA LETTERATURA»

In alto, lo scrittore riceve dai reali di Spagna il Premio giornalistico “Francisco Cerecedo”. Sopra, Cercas alla Casa De America per la presentazione dell’ultimo libro, “Terra Alta”.

fissare quanto è avvenuto a determinate persone in un determinato momento e luogo. La verità della letteratura cerca di fissare ciò che avviene a tutti gli uomini in qualsiasi luogo e momento». Fin dalle prime battute, Terra Alta non sembra un suo romanzo, ma quello in cui si muove il poliziotto di un altro autore. Il riferimento all’attacco di Cambrils fa pensare che volesse intrecciare l’intrigo poliziesco con la recente e scottante attualità. Non è qualcosa di voluto. Ad

un certo momento, durante la stesura del romanzo, mi sono reso conto che il suo protagonista, Melchor Marín, poteva benissimo essere l’agente di polizia che il 17 agosto 2017, poco dopo la morte di un terrorista islamico sulla Rambla di Barcellona, uccise in pochi secondi quattro membri della stessa cellula jihadista, quattro giovani che, indossando giubbotti esplosivi che si rivelarono falsi, uccisero una persona, ne accoltellarono diverse e diffusero terrore sul lungomare. Non conosciamo la vera identità di

BIOGRAFIA

1962

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LE ORIGINI Javier Cercas nasce a Ibahernando, in Estremadura (Spagna). Laureato in Filologia ispanica, è stato per diversi anni insegnante universitario. Le sue opere sono tradotte in più di trenta lingue.

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RICONOSCIMENTI Tra le pubblicazioni premiate, Anatomia di un istante, che ha ricevuto il Premio Nacional de Narrativa (2010), e i premi Salone Internazionale del Libro di Torino e Letterario Internazionale Mondello (2011).


IL PRIMO LIBRO

«Il passato è qui, è ora: il presente ci costringe a reinterpretare continuamente il passato, a fare esplodere nell’immaginazione un dilemma morale che ogni buona storia quasi sempre solleva» Roma, Festival Internazionale delle Letterature: Javier Cercas insieme allo scrittore italiano Erri De Luca.

quell’ufficiale di polizia, le autorità lo tengono segreto per motivi di sicurezza. L’ignoranza era l’ideale per me, perché l’oscurità. Che cos’è un eroe oggi? Lei ne racconta molti nei suoi libri. Un uomo che sa dire di no al momento giusto. Per tutti arriva il momento del sì e del no. “Colui che fece per viltade il gran rifiuto”, dice Dante a proposito di Celestino V. Chi riesce a dirlo, può subirne le conseguenze, ma moralmente si salva. Negli ultimi anni la mescolanza tra finzione e

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reportage ha rivelato molti scrittori. Il ricorso alla finzione è un vantaggio per la letteratura, uno svantaggio per la realtà? Tutto dipende da come si fa, dal talento personale. Non esiste fiction pura. Nella fiction posso mescolare fiction e non fiction. Nel giornalismo no, non è possibile la menzogna in forma di fiction. Almeno in teoria, perché poi la menzogna dilaga eccome! La realtà è molto più complessa: come conoscerla? La verità ci sfugge: è Don Chisciotte, un personaggio insieme tragico e ironico, l’essenza della modernità. Ma in fondo lei si è chiesto

L’ULTIMO LIBRO In Terra Alta c’è una Barcellona diversa da quella pubblicizzata dalle agenzie di viaggio. Una Barcellona oscura e violenta che contrasta con il pacifico paesaggio rurale della Terra Alta, calmo, roccioso e un po’ abbandonato.

2019

SOLDATI DI SALAMINA

La memoria, la necessità di non dimenticare, il silenzio, quel “gran patto di silenzio che impedisce di conoscere e non permette di guardare indietro”. Sono i temi al centro del romanzo Soldati di Salamina, esordio di Javier Cercas, nel 2002. Una sorta di azzeccata combine tra romanzo storico e storia indiziaria di tipo poliziesco che mescola passato e presente, un folgorante bestseller non solo nel suo Paese, con al centro la guerra civile spagnola, nell’ultima sua cruentissima fase. Anzi, al centro c’è uno sguardo: quello di “fraterna intesa” con cui un combattente repubblicano salva la vita ad un falangista di grande presenza, Sanchez Mazas, uno dei fondatori della Falange, poeta narratore, polemista politico. Perché quella assoluzione, perché chi doveva uccidere non uccise? «Si tratta di capire, non di giudicare - dice Cercas - si tratta di muoversi dentro la realtà “opaca e rimossa” dietro le nostre spalle».

cosa voglia dire scrivere un romanzo oggi e perché si deve leggere. I miei libri sono una lotta contro la dittatura del presente, contro l’idea che è il potere dei media a definire il tempo. Non condanno i mezzi di comunicazione, ma tra gli effetti collaterali c’è l’idea che tutto quanto è avvenuto ieri appartenga ad un passato sul quale non ritornare. Il passato che non passa mai, che fa parte del presente. Il passato è qui, è ora: il presente ci costringe a reinterpretare continuamente il passato, a fare esplodere nell’immaginazione un dilemma morale che ogni buona storia quasi sempre solleva. Il romanzo così non è solo intrattenimento, ma uno strumento di indagine esistenziale, un utensile per la conoscenza? Sono nato alla vita intellettuale in un momento in cui la letteratura impegnata era qualcosa di orribile. Letteratura populista, di propaganda. Poi, col tempo, ho visto le cose diversamente. La letteratura non è soltanto intrattenimento, non è soltanto un gioco intellettuale. Può essere anche altro. Cambia il mondo, ma non direttamente, cambia il mondo cambiando la percezione del mondo del lettore.

IL PREMIO PLANETA Con il suo ultimo libro ha vinto il premio Planeta, il più popolare in Spagna. Nell’occasione ha affermato che “le peggiori bugie sono quelle che contengono un granello di verità, e hanno il sapore della verità”.

SETTEMBRE 2020 I 39


È online la nuova piattaforma di 50&Più, uno strumento di comunicazione rivolto al mondo degli over. Un angolo del web piacevole e divertente, dedicato prevalentemente a chi ha superato i 50 anni e cerca un approccio veritiero ai problemi che riguardano l’età matura. Un luogo in cui l’informazione, sempre attenta e aggiornata, è dedicata a coloro che vogliono sentirsi parte attiva della società. www.spazio50.org vi aspetta, vieni a scoprire di più!

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cultura LIBRI ARTE MUSICA TEATRO

__LIBRI CULTURA__ SULLA COPERTINA DI BREVE STORIA DEL MIO SILENZIO, UN BAMBINO CON CIUFFO, SORRIDENTE, SI APPOGGIA SUL VAGONE DI UN TRENO MERCI, sullo sfondo un caseggiato popolare e i rami di un grande albero che sfiorano il tetto. C’è una data, 1970, l’anno in cui Giuseppe Lupo, l’autore bambino della foto, è praticamente muto, per un trauma subito. Gli è nata da poco una sorellina spodestandolo dal trono di beniamino della famiglia. Quel bambino tornerà a parlare grazie all’uovo sbattuto dalla nonna e all’urgenza di mettersi in contatto con il mondo intorno: i discorsi del padre con gli amici intellettuali (come Fiore e Sinisgalli), gli insegnamenti della madre maestra, la fascinazione per la scrittura che può “inventare i giorni”. Usando la biografia di lucano trapiantato a Milano, materia viva e appassionata da riconoscere con le parole che la reinventano, Lupo ha scritto un delizioso, nostalgico, ricco di humor romanzo di formazione. Lo ha scritto nella

DOPO + IL SILENZIO, LE RITROVATE PAROLE

buona lingua letteraria che conosce e pratica come saggista e storico. Le molte scene, montate e rimontate, sanno tutte ricondurre a quel segno per cui, al filtro del ricordo, producono l’energia necessaria per vincere La voce di un bambino ancora lo choc del silenzio, “l’insidia intrappolata in gola persistente di un a causa di un trauma. trauma delle paroPoi, la ripresa, grazie le”. Può essere il rialle attenzioni di una nonna cordo di Little Tony nel paese per la e alla voglia di interagire festa della Madoncol mondo esterno na. O la necessità di scrivere a New di Renato Minore York “poggiando il computer sulla sedia, un occhio al presepe di Manhattan e l’altro allo scherL’ESERCIZIO mo”. O la casa ormai vuota Claudia Petrucci di Cesare De Michelis, il granLa nave di Teseo editore de editore intellettuale, dove 333 pagine - 18,00 euro Lupo si aggira dopo il suo fuGiudizio di 50&Più: nerale. «La parte migliore di L’esercizio, di Claudia Petrucci, è la storia noi, la più fedele a quel che della follia clinica, improvvisa e terribilmente siamo e che un giorno proveconclamata di Giorgia, la giovane protagoremo a raccontare».

BREVE STORIA DEL MIO SILENZIO MARSILIO EDITORE 208 PAGINE 16,00 EURO Giudizio di 50&Più:

nista. Alla sua affezione, apparentemente irrisolvibile, tenteranno di porre rimedio i due coprotagonisti, Mauro e Filippo, cucendole addosso una vita alternativa. Lo stratagemma (“l’esercizio” del titolo) si rivelerà una sublime epitome del potere della parola, ma al contempo un cupo monito all’arroganza, forse altrettanto folle, del demiurgo che modella le esistenze altrui. La prosa della Petrucci, avvolgente e ipnotica, sostiene la perfetta scansione degli snodi narrativi, sospingendo il lettore verso un finale sorprendente e ben congegnato.

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__ARTE CULTURA__ INFORMAZIONI

Urbino, Palazzo Ducale piazza Rinascimento, 13 fino al 1° novembre. Orari: in agosto tutti i giorni 10,00-19,00; a settembre, ottobre, novembre lunedì 10,00-14,00; da martedì a domenica 10,00-18,00. Biglietti: € 8,00 (€ 12,00 con la Galleria Nazionale delle Marche), ridotti € 2,00 (€ 3,00 con la GNM)

+

DA NON PERDERE

Baldassarre Castiglione e Raffaello. Volti e momenti della vita di corte è il titolo della mostra aperta fino al 1° novembre

MOSTRE

ROMA

Orazio Borgianni Prima monografica in assoluto per questo, recita il sottotitolo, genio inquieto nella Roma di Caravaggio, di cui fu nemico personale e con il quale condivise la fine precoce, neppure 40enne. Pittore dall’intensa luminosità e dalla viva drammaticità tra El Greco e lo stesso Caravaggio. Fino al 1° novembre Palazzo Barberini CONEGLIANO VENETO (Tv)

La Montagna nell’arte Il Racconto della Montagna nella pittura tra Ottocento e Novecento descrive la fascinazione per la catena più bella del mondo, le Dolomiti. Testimoni pittori come Ciardi, Salviati, Flumiani e la prima alpinista donna italiana, Irene Pigatti. Fino all’8 dicembre Palazzo Sarcinelli

A URBINO SI CELEBRA L’AUTENTICO CORTEGIANO ALLA FINE IL LOUVRE NON HA CEDUTO ALLE RICHIESTE della Sovrintendenza di Urbino e dei curatori Elisabetta Soletti e Vittorio Sgarbi. Così il magnifico Ritratto di Baldassarre Castiglione, dipinto dal sodale Raffaello Sanzio e poi copiato persino da Rubens e Rembrandt - opera che prese il posto della Gioconda nel periodo, a inizio ’900, in cui fu rubata alla mostra dedicata al grande letterato - non è arrivato. I visitatori si devono accontentare di una riproduzione, pur realizzata con i più avanzati crismi tecnologici e di eguale grandezza. Al figlio di una nobile Gonzaga di Mantova, morto - poco più che cinquantenne - nel 1529

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di Ersilia Rozza

a Toledo, nunzio pontificio in Spagna, la città in cui visse gli anni più fecondi dedica una importante rassegna. A Urbino, Castiglione scrisse la maggior parte dei suoi versi, in latino e in volgare, e completò la prima stesura della sua opera maggiore, il Cortegiano, poi ripresa a Roma, dove fu inviato come ambasciatore dei Montefeltro e poi degli stessi Gonzaga. Trattato sui doveri del perfetto gentiluomo rinascimentale, divenne il modello per tutte le opere di comportamentistica fino alla Rivoluzione Francese: fu stampato, imitato e rivisto in tutta Europa. Personaggio poliedrico, fu abile combat-

tente anche sotto gli Sforza e i Della Rovere e fine diplomatico, elaborò una significativa teoria linguistica e soprattutto amò la bellezza in ogni sua forma, dalla spirituale a quella corporea, che dovevano riflettersi l’una nell’altra. La mostra, divisa in sette sezioni e ampliata da contributi multimediali, ci trasporta in quel mondo, non solo attraverso capolavori della pittura ma anche con la visione di abiti per le feste, i tornei e le parate, armi, antiche edizioni (e manoscritti), musica...


__MUSICA CULTURA__ CURIOSITÀ

Di Charlie Parker, da poco tempo, è da poco ascoltabile su YouTube un’intervista inedita concessa a Leigh Kamman, famoso giornalista radiofonico. Nato cento anni fa a Kansas City, gliene bastarono 34 per rivoluzionare la storia del jazz. Per tutti era “Bird” e lui, all’inizio di ogni concerto, diceva alla band: «E ora, iniziamo a volare».

Definito, nel 1939, “il nuovo Liszt”, è ritenuto da molti il più grande pianista del Novecento

BENEDETTI MICHELANGELI OVVERO LA PERFEZIONE

MUSICA di Raffaello Carabini

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POP ALLO STATO PURO

A trent’anni dall’album “Violator”, l’uscita di un doppio cd e due dvd

I 40 ANNI DEI DEPECHE MODE

A quarant’anni dalla formazione e a 30 dal “classico” album Violator, i Depeche Mode sono entrati nella Rock and Roll Hall of Fame. Finalmente verrebbe da dire per la band reduce dal formidabile “Global Spirit Tour” del 2017/18: 115 date per oltre tre milioni di spettatori. Oggi il magnifico cofanetto SpiRiTs in the Forest raccoglie il doppio cd (acquistabile anche separatamente) e i 2 dvd (con l’intenso docu-film di Anton Corbijn, che propone le esperienze di sei fan) relativi ai loro due concerti alla Waldbühne di Berlino. Pop allo stato puro.

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ARTURO BENEDETTI MICHELANGELI (NATO A BRESCIA UN SECOLO FA E MORTO A LUGANO 25 ANNI FA, un doppio anniversario passato quasi in totale sordina) segnò nell’esecuzione pianistica il momento del passaggio di paradigma. Prima di lui i grandi performer erano quelli che sapevano stupire la platea, che mettevano le proprie qualità espressive in totale evidenza, senza considerare necessaria la fedeltà alla partitura pur di sbalordire con la propria superlativa bravura tecnica. Dopo Benedetti Michelangeli il riferimento divenne la “perfezione”, la rara capacità di proporre ogni nota nella sua essenza e insieme nella sua combinazione con le altre, senza orpelli e senza sbavature, per riportare la

poesia dell’autore al centro dell’esibizione. Nei suoi oltre 130 album si legge con chiarezza questa evoluzione che “il nuovo Liszt” - come venne definito nel 1939, quando vinse il prestigioso concorso di Ginevra - elaborò con un rigore totale. Espresso anche nei concerti, tanto che rifiutò sempre di proporre dei bis e ne cancellò numerosi, e nella scelta del repertorio, relativamente limitato. Personaggio austero e inavvicinabile, viaggiava a folle velocità con la sua Ferrari e chiedeva al commercialista di dare in beneficenza quanto guadagnava oltre il necessario. Lettore assiduo di Topolino, fu ottimo docente, Maurizio Pollini conferma. Non in pochi lo ritengono il più grande pianista del ’900. SETTEMBRE 2020 I 43


__TEATRO CULTURA__ AL PICCOLO TEATRO DI MILANO, CHIOSTRO NINA VINCHI, ELIO DE CAPITANI, IL 2, NARRA FRANKENSTEIN, IL RACCONTO DEL MOSTRO. STESSA LOCATION PER “TRAMEDAUTORE”, FESTIVAL INTERNAZIONALE DELLE DRAMMATURGIE, DAL 13 AL 20. INFO 0242411889

omaggio ai 25 anni del genocidio di Srebrenica e un ricordo sulla Shoà, oltre ad originali spettacoli con l’olandese Dutch Performing Arts. La manifestazione che ha per tema “Empatia”, giunge alla sua ventinovesima edizione con la direzione del bosniaco Haris Pašović, pluripremiato regista teatrale e cinematografico, e la presidenza dell’udinese Roberto Corciulo. Aprono il festival il regista scenografo Romeo Castellucci con Il terzo Reich, installazione visiva e sonora, e Alessandro Benvenuti con Panico ma rosa - Dal diario di un non intubabile, drammaturgia nata durante la pandemia. La chiusura è affidata all’Orchestra del Friuli Venezia Giulia, con musiche dal Requiem di Mozart e di Antonin Dvorak, in ricordo delle vittime della pandemia. info: 0432730793 0432701099

di Mila Sarti

+SUMMER PLAYS, SERE D’ESTATE

FOTO PRIMOŽ KOROŠEC

MITTELFEST 2020 non si è fatto intimorire dal difficile periodo che stiamo vivendo, anzi, confermando l’appuntamento dal 5 al 13 settembre, ha puntato ancor più sugli artisti italiani per sostenerli dopo il pesante periodo di blocco del mondo dello spettacolo. Palcoscenico naturale del festival è Cividale del Friuli, città di antica storia, diventata Patrimonio Mondiale Unesco, pronta ad ospitare nei suoi siti storici e in spazi chiusi “Covid free”, un programma di eventi rigorosamente dal vivo. Prosa, musica e danza in una visione europea confermano la natura della manifestazione che quest’anno viene valorizzata da ospiti quali Elio Germano, Maddalena Crippa, Emma Dante, Vinicio Capossela, Giovanni Sollima, Michele Marco Rossi. Inoltre, ci saranno ospiti dai Balcani, un

MITTELFEST 2020: PROSA, MUSICA E DANZA DAL VIVO

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Con la ripresa dei festival ci rendiamo conto di quanto questo inaspettato lockdown ci abbia culturalmente, economicamente e socialmente provati, sottraendoci anche la libertà di assistere a spettacoli dal vivo, di incontrarci, scambiare riflessioni, produrre, progettare. Ci siamo affidati ai palinsesti online, ma è ora di tornare in scena… Auspichiamo la ripresa di questo settore, consapevoli della forte incertezza sulla futura riapertura di molti teatri italiani

Cento recite al Teatro Carignano di Torino

FOTO GIAMPIERO ASSUMMA

+

Il Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale e Tpe (Teatro Piemonte Europa) hanno unito le loro forze intellettuali ed economiche per proporre insieme, in un periodo difficile come quello che stiamo attraversando, Summer Plays, sere d’estate al Teatro Carignano. Un cartellone congiunto con 16 titoli di drammaturgia contemporanea,12 autori coinvolti, 100 recite in tutto, fino al 13 settembre, a cui si aggiungono 16 appuntamenti della sezione “Extra Plays”. Le rappresentazioni si svolgono al Teatro Carignano di Torino, unica sala che può ospitare, nella sua platea riconfigurata, 200 persone a sedere, nel rispetto delle norme sanitarie in vigore. Dall’1 al 6 Valerio Binasco dirige Molly Sweeney, di Brian Friel. Valter Malosti porta in scena Cleopatràs (8-13) e Maddalene (da Giotto a Bacon) il 12 e 13, e cura il “Progetto Testori”, autore amato e interpretato. info: 0115169484 - numero verde 800235333


__TEATRO CULTURA__

«È UNA “SPECIALE” EDIZIONE QUESTA BIENNALE DI VENEZIA 2020». Così la definisce il presidente Roberto Cicutto mentre si congratula ringraziando i direttori artistici Marie Chouinard (Danza, 1325 ottobre), Ivan Fedele (Musica, 25 sett. - 4 ott.) e Antonio Latella (Teatro, 14- 25

sett.) «per averla saputa affrontare con determinazione, coraggio, entusiasmo e naturalmente intelligenza e professionalità». In effetti questo Covid-19 ci ha spiazzati tutti ma non annullati, non eravamo preparati alle conferenze online, a date rinviate, abbiamo sempre confidato negli inos-

NAPOLI

Un ricco programma Non è stato semplice fissare delle date neanche per il “Napoli Teatro Festival Italia 2020”. La pandemia ha costretto a cambiamenti repentini fino a una soluzione definitiva che, lo scorso luglio, ha visto risplendere la manifestazione con 130 eventi in luoghi all’aperto. La ricca programmazione voluta dal direttore artistico Ruggero Cappuccio comprende teatro, danza, letteratura, cinema, video/performance, musica e mostre. Tanti gli artisti ospiti, molti campani per sostenere il territorio. Prezzi popolari e agevolazioni per le fasce sociali più deboli. A settembre in scena la Sezione Internazionale col greco Dimitris Papaioannu, ideatore delle coreografie di apertura e chiusura dei “Giochi Olimpici” di Atene 2004. Presente anche il belga Jan Fabre, che firma la regia di Resurrexit Cassandra, l’attore Ramzi Choukair e il drammaturgo regista Sulayman Al-Bassam. info: 3499374229

Segnale forte del mondo dello spettacolo che, dal Nord al Sud, cerca di ripartire con proposte culturali di teatro, danza e musica nel rispetto delle nuove esigenze sanitarie

DOPO MESI DI “CONFINAMENTO” ROMA SI RISVEGLIA. MOLTE LE INIZIATIVE IN CITTÀ COL PROGETTO “ROMARAMA”. CONFERMATA LA RIAPERTURA DEL GLOBE THEATRE COL GRANDE GIGI PROIETTI. INFO: 060608

FOTO MARCO BORRELLI

FOTO LAILA POZZO

A VENEZIA, APPUNTAMENTO CON LE ARTI

+

La Biennale di Venezia riparte con uno spirito ancora più consapevole che rafforza il suo obiettivo: sviluppare il dialogo fra le arti, vera anima della manifestazione. Tanti i giovani artisti sidabili appuntamenti delle arti dal vivo e abbiamo fatto bene perché, come dichiara Antonio Latella in collegamento da Berlino: «Il Teatro è una grande comunità, è dialogo, non chiacchiere e l’appuntamento di quest’anno guarda soprattutto al contenuto, non all’estetica». Quindi, un segnale chiaro dalla Biennale, che va avanti ritenendo fondamentale e insostituibile la presenza fisica, sia di pubblico che di artisti. E a questi ultimi, giovani e giovanissimi del College Biennale, tutti italiani, il direttore Latella si è rivolto per il 48° Festival In-

ternazionale del Teatro dal titolo NASCONDI(NO), proponendo di lavorare sul tema della “Censura”. Sono nati così 28 titoli per 40 recite, tutte novità assolute di compagnie, attori, registi, drammaturghi fra i quali ricordiamo Lidi, Condemi, Badiluzzi, Solari, Babilonia Teatri, Gassmann, Gualtieri, Teatro dei Gordi, Musso. Assegnati anche quest’anno i Leoni del Teatro: d’Oro alla Carriera al musicista Franco Visioli, d’Argento al regista e coreografo Alessio Maria Romano. info: 0415218828

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__CONCORSO 50&Più__

I racconti, le poesie, i dipinti e le fotografie vincitori di un’edizione particolare, ma comunque molto partecipata. Le dichiarazioni dei loro autori. Sentimenti, riflessioni e messaggi degli artisti che hanno vinto

CONCORSO 50&PIÙ: PREMIATE L’ARTE E LA PASSIONE Su www.spazio50.org/concorso50epiu sono pubblicate tutte le opere che hanno partecipato a questa edizione del Concorso

E

È VERO, È MANCATO IL CONSUETO CONTATTO, LA TRADIZIONALE SETTIMANA DEDICATA ALLA FINALE, ma non è mancata l’intensità e l’esigenza di condividere la propria passione artistica, raccontandosi, mandando un messaggio, esprimendo la propria visione delle cose, della vita. Ed è proprio nei momenti più difficili che l’arte, in tutte le sue espressioni, svolge la sua funzione più grande: parlare alle persone, riflettendo un momento storico, uno stato d’animo. E questa funzione è particolarmente presente nelle opere di questa edizione. Leggendo le prose e le poesie, osservando le fotografie e i dipinti, si riflette il nostro

di Luisella Berti

+

SONO STATE ASSEGNATE 20 FARFALLE D’ORO, 4 LIBELLULE D’ORO, 34 MENZIONI SPECIALI, 8 SEGNALAZIONI DELLA GIURIA E 4 SUPERFARFALLE

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Anna Ciorcalo

Rosa Conte

Giuseppe Messina

Giovanni Silonio

Giovanni Mario Melosu

Vera Ottani

Marcello Pierucci

Armando Giorgi

Adelino Bresciani

Franca Pozzoli

Francesca Sanna

Gavina Solinas

Concetta Perriello

Enzo Rubin

Luciana Salvucci


tempo. Ognuno può trovarci qualcosa di sé: un ricordo, una considerazione, una riflessione. Sono opere che ci parlano. Sono pubblicate in queste pagine proprio per essere condivise, ed è questa la soddisfazione più grande per i loro autori, artisti per passione, over 50 che si mettono in gioco trasformando la propria creatività in un dono per gli altri. Quest’anno il Concorso si è presentato in una forma nuova, profondamente diversa rispetto alle passate edizioni. Nella sua lunga storia, infatti, il Concorso ha fatto tappa in varie località di richiamo: da Levico Terme a Baveno, da Assisi a Salsomaggiore Terme. In questa occasione, tutto

Tiziana Michelini

Ave Vasi

Germana Pallecchi

Emanuele Piccinno

Eddi Panzolini

Rossana Pianigiani

Vincenzo Cuccurullo

Maria Teresa Fiorato

Maria De Franceschi

si è svolto online sul sito dell’associazione 50&Più www.spazio50.org, dove al Concorso è stata dedicata un’ampia sezione. Una grande “piazza virtuale” dove sono state pubblicate tutte le opere in gara. Il sito dell’Associazione è stato anche il nuovo indirizzo a cui inviare le opere. L’attesa della proclamazione dei vincitori poi è stata accompagnata dalle videointerviste dei cinque componenti di giuria: il pittore Enrico Benaglia, autore dell’opera Le farfalle bianche che ha accompagnato questa edizione; Elio Pecora, poeta, scrittore e saggista; Renato Minore, scrittore, giornalista e critico letterario; Lina Pallotta, docente e fotografa, e Duccio Trombadori, pittore, giornalista, scrittore e critico d’arte. I giurati hanno commentato le opere, ma soprattutto hanno dato consigli a chi ha qualche remora ad esprimersi attraverso una forma artistica. Un incoraggiamento a provarci e a lasciarsi andare. Proprio come sulle ali di una farfalla, simbolo del Concorso 50&Più in quanto espressione dell’“età libera”. Tutto, quindi, si è svolto online con numerosi contributi extra che hanno reso questa edizione molto ricca di contenuti. È stato possibile portare sul web, tramite podcast, le letture delle prose e delle poesie vincitrici attraverso le voci di Fiorella Magrin e Vittorio Viviani. Ogni Farfalla e Libellula d’Oro è stata accompagnata dal giudizio della giuria. Ogni vincitore si è presentato in video raccontando anche la propria creazione artistica. Grande la soddisfazione dell’Associazione 50&Più:

«Nonostante il periodo difficile che stiamo attraversando, non abbiamo rinunciato a questa edizione del Concorso 50&Più - ha affermato Carlo Sangalli, presidente nazionale di 50&Più -. Seppur in maniera virtuale, infatti, molti hanno partecipato presentando la propria opera e ci hanno confermato, quest’anno più che mai, come l’arte possa aiutarci ad esprimere i pensieri più profondi. Tra i temi ricorrenti traspare un ottimismo, una speranza nel futuro e una voglia di ripresa che possono spingerci a guardare avanti con determinazione. L’esperienza, il coraggio e la saggezza accumulata negli anni, assieme ad una stretta alleanza con le giovani generazioni, hanno un ruolo cruciale per il futuro di tutti». Un’edizione inusuale, dalla quale è stato possibile trarre molti insegnamenti: «Da quasi 40 anni il Concorso di Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia è un’occasione per esprimere la propria creatività, ma anche un luogo d’incontro e di aggregazione - ha dichiarato Gabriele Sampaolo, segretario generale di 50&Più -. In questa edizione abbiamo dovuto reinventarci, ma questo non ha smorzato l’entusiasmo e la passione di tutti i partecipanti. L’esperienza che abbiamo vissuto è stata per molti uno spunto per nuove riflessioni e un modo per guardare le cose da punti di vista inediti. Abbiamo imparato ad usare nuovi strumenti per stare vicini e ad apprezzare ciò che spesso abbiamo dato per scontato. Le opere di questa edizione hanno saputo dare espressione a molti aspetti che hanno contraddistinto il periodo di lockdown: il mancato contatto con la natura e con gli affetti, la speranza nel futuro, la riscoperta dei ricordi e la necessità di dare un senso alla propria vita». Il concorso non finisce qui: l’invito per i lettori è quello di votare i supervincitori di questa edizione attraverso la scheda di pagina 69. Il voto, inoltre, può essere espresso anche sul sito spazio50.org. Prossimamente, su questa Rivista, saranno pubblicate le opere vincitrici delle Libellule d’Oro.

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È una affezionata del Concorso 50&Più, vi partecipa da ben 28 edizioni. «In questo racconto - dice - narro la storia Michele, un appassionato della montagna che ama immensamente. Il suo amore per tutte le creature è così grande che un giorno mette in salvo un cerbiatto e la sua mamma rischiando la propria vita». Questo racconto è frutto dell’amore che la stessa autrice ha per la natura e gli animali, la fantasia poi ha fatto il resto. «Le buone idee spesso arrivano di notte quando non riesco a prendere sonno». A 90 ha una fervida immaginazione: «Grazie anche al corso di scrittura e di poesia che frequento», dice. «La scrittura e la lettura per me sono tutto!». ANNA CIORCALO

Si dedica da sempre con passione alla scrittura e alla poesia. Partecipa al Concorso 50&Più dal 1992; nel 2000 ha ricevuto la Menzione Speciale della Giuria per la Poesia. Vive a Napoli.

IL SALVATAGGIO

M

MICHELE SI SVEGLIÒ CON UNO STATO D’ANIMO PIENO DI UNO STRANO PRESENTIMENTO, e questo lo rese un po’ nervoso, tuttavia, man mano che riusciva a mettere in fila i pensieri, si incoraggiava dicendosi: “Su svegliati, inizia la giornata al meglio, come sai fare tu!”. Con questo pensiero, saltò giù dal letto, aprì le imposte della piccola finestra della baita, e guardò fuori per vedere cosa fosse accaduto durante la notte, e come aveva previsto, la neve era caduta abbondante. Si lavò, mise altra legna nella stufa, e dopo essersi vestito, si preparò una tazza di latte caldo. Ecco, ora era pronto ad uscire e… aperta la porta, rimase abbagliato e incantato da ciò che vedeva: il biancore della neve aveva riflessi argentei, nella semioscurità gli alberi, avevano un aspetto da giganti, ancora non si sentiva nessuna voce, nessun pigolio di uccelli, ancora regnava un silenzio assoluto. Ad un tratto, ecco che laggiù, oltre quella cima più alta della montagna, si stava schiarendo il cielo, e un timido raggio di sole percorreva le vie azzurre… poi, pian piano, ecco spuntare tutto il globo di fuoco, tutto si vestì d’oro, ogni creatura si destò e tutto si riempì di vita, di stridii, di cinguettii, di suoni strani che ogni creatura, a suo modo, esprimeva con i suoi simili. Michele, guardava estasiato tutta quella bellezza, anche se la conosceva da sempre, per lui era un miracolo che ogni giorno sembrava nuovo, ed in cuor suo si rammaricava per quelli che non usufruivano di tanta bellezza e di tanta pace. Mentre stava sulla porta a pensare a cosa fare, ecco che ad un tratto sente un bramito di cucciolo di cerva: un cerbiatto


__CONCORSO 50&Più PROSA__

che faceva sentire la sua voce come un lamento, come chiedere aiuto. Michele conosceva bene la voce di quelli che abitavano il bosco, ma non aveva mai sentito una voce così lamentosa in un cerbiatto e decise di andare a vedere dov’era e perché bramiva così disperato. Dopo aver fatto pochi passi sulla piccola radura che circondava la sua baita, s’affacciò cautamente su un crepaccio, e vide, con sua somma meraviglia un piccolo di cerva, solo, senza la sua mamma; guardò meglio, giù verso la scarpata, ed ecco che la povera cerva era scivolata più giù e non poteva risalire dal suo piccolo. Michele non pensò nemmeno un minuto al pericolo cui andava incontro, entrò nella baita, prese la piccozza e la corda lunga e forte, si avvicinò dov’era il cerbiatto che non si mosse. Non aveva paura di quell’uomo, tutte le creature del bosco lo conoscevano e sapevano che di lui non c’era d’aver paura. Lì vicino, per fortuna, trovò un albero cui legare la corda ben ferma, prese la piccozza, e con essa riuscì piano piano a scendere fino ad arrivare dov’era caduta la cerva. Essa non fece al-

cun movimento, capì che Michele era lì per lei, e lui con dolcezza la prese, se la mise sulle spalle, dopo averla ben legata, e risalì pian piano fino a dove era il suo piccolo. Ancora non la sciolse perché il pianoro era piccolo, doveva risalire più in alto e lì sarebbe stata liberata. Appena la mise in salvo, tornò nuovamente giù a prendere quel piccolo che ancora bramiva e tremava. Pian piano lo prese, caricò anche lui sulle sue spalle larghe e forti e risalì la parete facendo attenzione a non farlo cadere. Finalmente erano tutti e tre in salvo. La cerva non finiva mai di leccare il suo piccolo sul musetto ed esso si strofinava al corpo della mamma come a cercare le sue carezze. Essa gli porse il suo petto turgido di latte ed esso si abbeverò contento, dopo aver saltellato attorno a lei. Michele guardava quel quadretto e gli sovveniva un altro ricordo: era come quella volta che stava così male e la sua mamma non

si era mossa dal suo letto fino a quando non incominciò a stare meglio, a non aver paura perché lei era lì, e il suo amore e le sue carezze lo facevano reagire e guarire. Era felice Michele, e si domandò se quello era il presentimento che lo aveva fatto svegliare così nervoso. Ora però era sereno, guardava allontanarsi quelle bestiole felice e si sentiva in pace con se stesso. Il sole ora inondava di luce le cime delle montagne e tutta la valle; il freddo era meno intenso e laggiù il lago era ancora azzurro e senza ghiaccio. Michele sorrise e si volse per entrare nella baita, ma ad un tratto, come per magia, vide che su una punta del costone di roccia dietro la sua baita era spuntata una stella alpina. Una bella candida stella! Si avvicinò, la prese con delicatezza, se la mise nel taschino e per lui fu come se il Signore gli avesse dato una medaglia per aver salvato due sue creature.

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«Nella mia vita, per studio o per lavoro, ho sempre scritto molto, ma è la prima volta che scrivo un racconto. L’ho dedicato a mia madre, dipanandone il filo dei ricordi, con uno stile asciutto ed essenziale, senza nulla concedere alla fantasia». Un racconto che nasce da un forte dolore, la perdita di una madre e di un fratello a distanza di troppo poco tempo. «Mia madre aveva 101 anni e mezzo, mio fratello 75, avevamo un rapporto di affetto molto forte». È anche la storia di una famiglia «di genitori che hanno inculcato in me valori non sempre riscontrabili: l’onestà, il rispetto delle regole, il rispetto verso gli altri. È stato bello condividere questi ricordi».

ROSA CONTE

Laureata in Scienze Naturali e in Scienze Biologiche con il massimo dei voti e lode, si è dedicata all’insegnamento di materie scientifiche presso le scuole medie e superiori. Ha studiato pianoforte presso l’Istituto Musicale “Luigi Boccherini” di Lucca. Dal 1997 si occupa di didattica presso le Università della Terza Età e da 13 anni è coordinatrice della sede lucchese di 50&Più Università. Partecipa al Concorso 50&Più per la prima volta. Vive a Lucca.

MADRE

L

LE TUE MANI TRA LE MIE SONO INCREDIBILMENTE LISCE E MORBIDE, COSÌ COME IL TUO VISO TRA I CUSCINI. So che ti sto perdendo e, mentre ti guardo, affiorano tanti ricordi e tanti aneddoti che mi hai raccontato nel corso della tua lunghissima vita. Sei nata nel 1915, nel cuore del bellissimo Salento, mentre tuo padre era impegnato a “servire la patria” come si suol dire per indicare la carne da macello mandata a combattere nelle odiose guerre decise dai potenti di turno. Avevi tre anni quando lui tornò e tu eri spaventata da quell’uomo grande, con la barba, che voleva abbracciarti e coccolarti. E soprattutto non ti andava giù che quell’estraneo volesse dormire con tua madre. Eri una bambina molto sveglia e già da piccolissima aiutavi la famiglia nella gestione del vostro negozio, il più fornito del paese. Vi si trovava davvero di tutto, dall’occorrente per cucire alla farina, dai legumi al formaggio, e ottimo olio e vino di vostra produzione. Le donne del paese venivano con grandi fazzoletti che riportavano via pieni di zucchero, pasta, riso… Non sempre avevano i soldi per pagare, ma voi molto spesso accettavate di buon grado di fare credito. Il negozio era sempre aperto perché a quei tempi non c’erano diritti. Tante faticose ore


__CONCORSO 50&Più PROSA__ dietro il banco senza interruzioni, senza feste e senza vacanze. Eri molto brava a scuola ed avresti tanto voluto studiare, ma questo non era possibile in un paese del Sud degli Anni ’20. Le donne non studiavano allora e comunque un evento drammatico pose fine ad ogni tuo sogno: avevi 15 anni quando la mamma amatissima vi lasciò in soli tre giorni, portata via da una polmonite fulminante. A quei tempi gli antibiotici non erano ancora disponibili e questa perdita ti ha segnata per sempre causandoti un dolore indescrivibile che ha accompagnato da allora la tua vita. Le antiche e crudeli tradizioni del Sud di quei tempi hanno costretto te e tua sorella, di cinque anni più grande, a dieci tristissimi anni di lutto stretto. Per un tempo assurdamente lungo due ragazze di 15 e 20 anni hanno indossato solo abiti ed accessori neri. Non era permesso né un timido sorriso né una distrazione. Non era consentito uscire né tantomeno divertirsi. Una vita durissima, scandita ogni giorno dalla Santa Messa alle 5 della mattina e da tante faticose ore in piedi dietro il bancone del negozio. Questa terribile esperienza ti ha rubato la gioventù. Tra le persone che frequentavano il negozio c’era anche un ragazzino alto, magro e pallido. Non avresti mai pensato che, terminato il tempo del lutto, la sua famiglia si sarebbe presentata al nonno per chiedere la tua mano, come si usava allora. Il ragazzino esile a 19 anni aveva lasciato il paese per intraprendere la carriera militare ed era diventato un brillante Brigadiere della Guardia di Finanza. E così, dopo dieci interminabili anni, hai smesso il triste colore nero per indossare l’abito bianco. Guardo la foto del tuo matrimonio, l’abito è molto elegante, il tuo viso grazioso è incorniciato da folti ricci

neri ed illuminato da splendidi occhi scurissimi. Papà è bello nella sua divisa di gala. Accanto a lui il suo testimone, un maresciallo di Finanza alto e distinto, davvero affascinante. Ha già quasi 43 anni e forse non avrebbe mai pensato di incontrare in quell’occasione la donna della sua vita, tua sorella, della quale si innamora immediatamente. Nonostante la differenza di età, il loro matrimonio è stato lungo e molto felice. Per te, donna del Sud, un viaggio di nozze in treno, attraverso Napoli, Pompei, Roma, fino a Bellagio, sul Lago di Como, dove papà prestava servizio. Non eri mai uscita dal paese e ti sei trovata improvvisamente strappata ai tuoi affetti, catapultata in un ambiente diverso e difficile. Era il 1941, c’era la guerra e la vita era dura per tutti. Mi raccontavi del dolore che provavi lontana dai tuoi parenti e soprattutto da tuo padre e da tua sorella, che amavi moltissimo. Mi raccontavi dell’impossibilità di comunicare con loro quando il Centro-Nord, occupato e sotto il dominio della Repubblica Sociale Italiana, si separò dal Regno del Sud che aveva dichiarato guerra ai tedeschi in seguito allo sbarco degli angloamericani. I vostri terreni, che producevano in abbondanza olive, uva, fichi erano stati requisiti dai tedeschi per costruire un campo di aviazione. Poi le cose, come si sa, precipitarono e loro se ne andarono, lasciandosi dietro de-

vastazione e una quantità enorme di alberi secolari tagliati. Il nonno non si riprese mai più da quel dolore profondo che solo chi ama la campagna può capire. E poi mi raccontavi di quella notte che un manipolo di partigiani assalì, armi alla mano e con intenti minacciosi, il distaccamento comandato da papà, spaventandoti a morte mentre stringevi tra le braccia il tuo piccolo, svegliato dalle urla e da violenti colpi al portone. Per difendere voi e la caserma, papà reagì e sparò in aria per allontanare i banditi. Ricevette un encomio dai superiori che però dovettero nascondervi per proteggervi da sicura rappresaglia. Conservo gelosamente quel documento ingiallito dal tempo e datato 29 settembre 1944, anno XXII dell’era fascista. Il Questore di Como si congratula con papà per l’atto di coraggio e sorrido leggendo i termini ampollosi che si utilizzavano a quei tempi: “Comportamento superbo… la Patria ha bisogno di uomini decisi ed impavidi… Fermezza davanti ai nemici della Patria…”. Mamma, tu non sai cosa vuol dire “politicamente corretto”, ma non credo che ti interessi. E poi i trasferimenti. Ti sei trovata a soffrire il gelo. Non avevi l’acqua in casa ma dovevi attingere al pozzo nel cortile scendendo e salendo quattro piani di scale ogni volta. Non c’erano vetri alle finestre, ma fogli di carta e il cibo scarseggiava. Ed ancora altri paesi e altre » SETTEMBRE 2020 I 51


__CONCORSO 50&Più PROSA__ città. Nella caserma di Piacenza sono nata io, e poi Massalombarda, in Romagna. Rammento mobili e scatoloni ammassati in un vagone ferroviario, ed infine la sede definitiva di Lucca. Ti ricordi? Non ci piaceva questa città all’inizio, ma dopo quanto l’abbiamo amata! Sei stata una mamma severa con noi, la durezza della vita ti aveva resa forte, indomita, coraggiosa. Non abbiamo avuto smancerie, poche storie, ma tanto affetto ed un insegnamento costante sia da parte tua che di papà: il rispetto degli altri e delle leggi, l’onestà e la pulizia morale, la fedeltà agli impegni presi, il senso del dovere e della dignità, l’importanza dello studio e del lavoro. E ancora oggi, che ho passato da un pezzo la gioventù, questi rimangono i fari della mia vita. La tua esistenza è stata dedicata completamente a noi. Nonostante la tua famiglia di origine fosse molto agiata, non abbiamo avuto né lussi né distrazioni. Ma non ci avete mai fatto mancare niente. Non ci hai mai fatto sconti, ma sei stata sempre molto presente, cercando di capire i nostri problemi che diventavano immediatamente i tuoi. Hai voluto che i tuoi figli si laureassero e trovassero da soli la loro strada nella vita. Mio fratello a sua volta intraprese la carriera nella Guardia di Finanza fino a raggiungere il grado di Generale della Riserva. Sei arrivata a celebrare le nozze di diamante e con l’esempio ci hai insegnato che la famiglia va sempre difesa e tutelata usando la comprensione, la pazienza, il rispetto, l’amore. Abbiamo festeggiato i tuoi cento anni, c’erano anche i fiori del sindaco, ricordi? Ma un’altra tragedia stava per colpire la nostra famiglia. Il giorno

La tua esistenza è stata dedicata completamente a noi. Nonostante la tua famiglia di origine fosse molto agiata, non abbiamo avuto né lussi né distrazioni. Ma non ci avete fatto mancare niente

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del tuo centunesimo compleanno ti portai una torta e una bottiglia di spumante. Stranamente tu, solitamente così golosa, non hai voluto toccare niente ed hai lasciato malinconicamente la stanza. Io non capivo. Più tardi seppi che in quel preciso momento, a 400 chilometri di distanza, mio fratello era stato colpito da un’ischemia devastante. Ovviamente non ti dissi niente, ma mi sono sempre chiesta se fu una straordinaria coincidenza o un’arcana comunicazione tra anime legate da vincolo d’amore. So soltanto che da allora perdesti la voglia di vivere. Fu come se il tuo cuore di mamma avesse capito e tu non tollerassi di sopravvivere al tuo adorato figlio. Sono passati due mesi dalla sua scomparsa, ho tentato di proteggerti, ma la tua decisione è presa. Sono sei giorni e sei notti che non una goccia d’acqua riesce a penetrare le labbra pallide, anche le tue vene esilissime respingono i primi tentativi di prolungare un’esistenza che stai rifiutando con fermezza. Ho rispettato la tua volontà e aghi, cannule e sondini non hanno violato il tuo corpo che così a lungo ha vissuto, sofferto, amato, pregato, sperato ed atteso. Adesso la tua fibra eccezionale sta cedendo alla pace che cerchi. Ora le tue mani sono fredde tra le mie, il gelo mi pervade e morde il cuore ed io mi chiedo come potrò sopportare il dolore lancinante di due lutti così vicini. L’affetto della mia famiglia mi aiuterà e sicuramente ritornerò a sorridere e ad amare la vita. Mamma, voglio dedicarti le parole che la madre di Isabel Allende le disse prima di morire: “La morte non esiste, figlia. La gente muore solo quando viene dimenticata. Se saprai ricordarmi, sarò sempre con te”.


«Sono da sempre immerso nel mondo dell’arte. Il mio racconto è un augurio e una speranza perché non ci siano più bimbi e fanciulle privati della loro innocenza e affinché gli uomini ritrovino l’umanità perduta». Questa storia «è ispirata agli eventi drammatici dell’attualità, di migliaia di persone morte in mare, padri, madri, figli, in viaggio perché mossi dalla speranza di una vita migliore», sottolinea l’autore. «Persone che lasciano la propria terra non per scelta, ma perché non possono fare altro. Dobbiamo capire il loro dramma. È una questione che sento tantissimo e su questo argomento sto scrivendo un libro».

GIUSEPPE MESSINA

Dopo la maturità classica frequenta la facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Bari. Ha lavorato con un’attività commerciale presso il settore delle macchine e delle strutture edili. Ama l’arte, la musica e l’ambiente con particolare attenzione ai problemi sociali e all’incremento della cultura nel proprio territorio. Ha partecipato a diversi concorsi ottenendo lusinghieri riconoscimenti; ha pubblicato un racconto nel 2018 dal titolo “Papaveri rossi”, è responsabile del Presidio del Libro di Foggia, città in cui vive. Al Concorso 50&Più partecipa per la quarta volta; nel 2017 e 2019 ha ricevuto la Menzione Speciale della Giuria per la Prosa.

IL CANTO DELLE SIRENE

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NEL PICCOLO VILLAGGIO NERO DELLA GUINEA BISSAU, UN GRUPPO DI VOLONTARI FOGGIANI HA COSTRUITO UN PICCOLO OSPEDALE e una piccola scuola, condotti da due medici e dieci piccole suore: una vera manna per i piccoli villaggi intorno, popolati da un buon numero di piccoli bambini, piccoli grandi frutti dell’amore e della povertà. Le due costruzioni, verniciate di bianchissima calce, spiccano, come un richiamo di luce, in quella già intorno, vestita dell’oro del deserto. Le maestre dedicano l’ultima ora di lezione al racconto di favole e storie: ai vecchi toccano quelle locali, loro narrano quelle della propria terra d’origine. Così Gaido ha conosciuto la storia di Ercole, di Achille, di Orlando, ma Ulisse lo ha affascinato più di tutti: ne parla spesso con il padre Djambo e sogna il mare che non ha mai visto. Le maestre dicono che è come il lago vicino, ma grande come il deserto e si muove

di continuo al soffiare del vento nelle diverse trasparenze dell’azzurro e del verde. Gaido, intelligente e curioso, impara a parlare e scrivere in italiano e in inglese in meno di un anno. Da tempo, papà Djambo, stanco e preoccupato per i continui colpi di Stato, pensa di andare in Italia. Con fatica, mette insieme i soldi per il viaggio: lavorerà tantissimo nella nuova terra per una vita meno povera e un buon avvenire per i figli. Partono alla fine della scuola verso il Paradiso, secondo le suore. Durante il viaggio, vengono fermati e catturati da un gruppo di mercenari che vivono del traffico di uomini, di migranti come chiamiamo oggi i nuovi schiavi. Djambo ignora che gli occidentali, che vivono aldilà dell’equatore, hanno scatenato guerre nel settentrione dell’Africa per spingere gli africani a emigrare in Europa, dove c’è un bassissimo tasso di natalità: dovranno diventare i nuovi consumatori. Percorrono migliaia di chilometri tra stupri e violenze che le donne subiscono dai soldati al passaggio di ogni frontiera e a cui non sfuggono la madre e la sorella di Gaido: il futuro si è tinto di rosso e di nero, il sogno e la speranza sono svaniti. Il ricordo di Ulisse si va sempre più affievolendo, è quasi cancellato dai soprusi e dalle sopraffazioni subite. Giungono in Libia, in un accampamento di fronte al mare; ci vivono, in estrema povertà, migliaia e migliaia di neri venuti dalle regioni più povere, tutti con la stessa speranza: andare aldilà di quella distesa d’acqua di cui non si vede la fine, in Paradiso. Al centro dell’accampamento, un vecchio altissimo, sottile come uno stecchino, la barba e i capelli bianchi e ricciuti, racconta storie ai bambini; Gaido gli chiede se conosce la storia di Ulisse. Subito il santone prende a raccontare che il mare di fron- »

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te è proprio quello percorso in lungo e in largo dall’eroe greco e che aldilà di esso, sulle coste dell’Italia, vivono ancora, dopo più di tremila anni, le sirene. Narra la leggenda di un uomo forte e coraggioso, dotato di volontà e ingegno non comuni, venuto dalla lontana Grecia. Portava con sé la fama della conquista di Troia dopo dieci anni di assedio, grazie all’idea del cavallo di legno inventato e costruito da lui. Tornato a casa, riconquistò la sua Itaca liberandola da un nugolo di nobilastri dediti al vizio e alla dissolutezza. Dopo alcuni anni, Ulisse decise di andare a scoprire quello che era oltre le Colonne d’Ercole: il fascino dell’ignoto lo attirava irresistibilmente. Tutti coloro che avevano osato superarle non avevano fatto ritorno, forse inghiottiti in un abisso senza fine. Prima, voleva scoprire Alessandria, la città che Alessandro il Macedone aveva costruito e vantava un’immensa biblioteca, e desiderava, soprattutto, ascoltare il canto delle sirene, sulla sponda opposta. Sapeva quanto fosse irresistibile: quel canto dolce e seducente ammaliava, stregava; tanti, prima di lui, ne erano rimasti soggiogati fino a morire, uccisi da quelle creature crudeli. La maga Circe l’aveva avvertito: “… affascina chiunque i lidi loro con le sue prore veleggiando tocca…” … mandano un canto dalle argute labbra che alletta il passegger:

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Sanno che non sarà facile il cammino per chi riuscirà a salvarsi, ad arrivare vivo sulle coste in cerca di una casa e di un lavoro...

ma non lontano d’ossa d’umani putrefatti corpi. Tu veloce oltrepassa e con mollita cera de’ tuoi l’orecchio tura… …Te della nave all’albero i compagni leghino e i piedi stringati e le mani…”. Fu l’esperienza più esaltante della sua vita e mai dimenticò quel canto, bello come nessun altro, né i corpi stupendi di quelle creature metà donne e metà pesci. Fin qui il racconto del vecchio santone. Nei secoli, le sirene sparirono; di loro si parlò grazie all’Odissea del greco curioso e ingegnoso. Il vento non trova più le vele e non mormora e canta tra le sartie e gli alberi; il rombo cupo dei motori delle navi moderne copre anche la voce del mare. In qualche notte, però, il canto delle sirene si leva ancora: non è più come un tempo, è triste e malinconico, svuotato di qualsivoglia desiderio, di speranza. Da troppi anni, imbarcazioni fatiscenti o gonfie di aria trasportano un inverosimile numero di uomini, donne e bambini in cerca di una nuova terra; venti di guerre lontane travalicano il mare e raccontano storie di gente scacciata dalle proprie case, bombardate e distrutte, di bimbi e fanciulle in fiore stuprati e privati più volte dei petali della loro innocenza lungo l’interminabile cammino verso un sogno già mutilato. E, poi, il grande mare e la tentazione di attraversare l’ultima speranza, quando le presenze straripanti non provocano il naufragio. Le sirene hanno visto i troppi corpi accolti dal mare che pone fine al loro dolore, le tante vite, già finite nell’abisso, inabissarsi per sempre a fare da pasto ai pesci; hanno tentato di salvarne qualcuna e ci sono riuscite ridestandole con un canto nuovo, di gioia affannata su cui è incisa la malinconia per le cose perdute, cancellate per sempre dal ricordo. Un giorno, qualcosa affiora vicino alla riva: un corpo di bimbo a cui

il mare non ha strappato i piccoli jeans e la maglietta rossa; un’onda decisa lo spinge sulla sabbia nel calore del sole, perché almeno l’anima si scaldi. Altre onde sospingono corpi: fanciulle, quelle in fiore di un tempo ancora troppo vicino, nude nella innocenza riconquistata, perché la morte cancella il dolore e la ferocia, e restituisce la purezza. Corpi emaciati per gli stenti, altri ancora scolpiti nella muscolatura perfetta: pastori e cacciatori che un tempo non lontano percorrevano ogni giorno miglia e miglia, pronti ad ogni pericolo, fieri della ineguagliabile libertà che la natura gli offriva. Le sirene mutano il loro aspetto, si mescolano a chi è accorso nella speranza di recuperare altre vite; i volti si illuminano, le voci si fanno concitate alla vista di quelle salvate da loro, ma nessuno mai saprà la verità. La sera, gli uomini vanno via: la spiaggia è libera, il mare riprende a levigare le pietre, a stendere la sabbia smossa dalla ricerca affannata dei soccorritori. Le sirene stanno sugli scogli più alti a scrutare nel buio; il canto è ora una preghiera dolce e forte a un tempo. La luna è alta nel cielo, piena a rischiarare il mare; gocce di luna rigano il volto delle antiche creature; sanno che giungeranno altri bimbi, altre fanciulle ormai sfiorite, perché troppi uomini hanno dimenticato la pietà e si sono spogliati della più semplice umanità. Sanno che non sarà facile il cammino per chi riuscirà a salvarsi, ad arrivare vivo sulle coste in cerca di una casa e di un lavoro; sanno che chi abita queste terre non guarderà di buon occhio i nuovi arrivati: il più delle volte l’indifferenza diventerà insofferenza, la tolleranza intolleranza, sarà difficile se non negata l’accoglienza. Il canto di preghiera si leverà in-


cessante per tutta la notte e domani ancora, accompagnato dal dolce mormorio della risacca. Gaido, nel barcone con altri cento migranti, si lascia accarezzare dalla dolce brezza marina e cerca di leggervi la voce delle sirene, il suono della speranza. Sono partiti di notte per sfuggire alla sorveglianza della Guardia costiera, per evitare altri ostacoli e altre sofferenze, ma non possono impedire che gli scafisti facciano scivolare in mare i più deboli e malati per “alleggerire il carico”. La costa è lontana ma gli occhi non si stancano di cercare nel buio della notte, il cuore non smette di pregare. Gaido chiede soltanto di ascoltare quel canto: sa che gli darà la forza per continuare, per raggiungere, con il suo Ulisse, le Colonne d’Ercole, l’ignoto che non lo spaventerà più. Ignora che l’attende un campo d’accoglienza, il “Ghetto”, che farà rimpiangere i campi libici: qui le ragazze verranno avviate alla prostituzione sulle strade intorno alle città, i ragazzi allo spaccio di stupefacenti; gli uomini, agli ordini di caporali senza scrupoli, sovente neri anche loro, raccoglieranno quintali e quintali di pomodori nelle campagne intorno. Qui, abitazioni fatiscenti, messe su con pezzi di lamiere abbandonati intorno ai cassonetti della spazzatura, riescono a proteggere a mala pena da improvvisi e rari scrosci di pioggia e non certo dal caldo torrido dell’estate; frotte di topi si azzannano fra loro per la mancanza di cibo. Djambo, più volte nel giorno, vede un lampo di luce bianchissima attraversare la luce dorata dei campi di grano che hanno preso il posto del deserto: rivede il piccolo ospedale e la piccola scuola costruiti da quel gruppo di volontari tanto diversi dai tanti bianchi che incontrano qui. Il lungo viaggio alla ricerca di Ulisse ha rivelato un ignoto diverso.

«Nel racconto di quest’anno, provo a descrivere una attività che mi ha sempre affascinato pur non avendo doti o capacità per praticarla: l’acrobatica. Di personale nella storia c’è che a me, a differenza del protagonista, è andata molto meglio». Riguardo alla passione per la scrittura, l’autrice spiega: «Scrivo perché mi piace farlo. Direi che l’ho sempre fatto. Ho sempre avuto l’abitudine di segnare emozioni ed eventi in diari che si sono accumulati negli anni». E poi: «Ho frequentato qualche tempo fa un laboratorio di scrittura creativa e mi si è aperto un mondo, quello della fantasia. Così nascono i miei racconti: un miscuglio di fantasia e di memoria». TIZIANA MICHELINI

Pensionata da pochi anni, ha finalmente il giusto tempo per coltivare antiche passioni come la fotografia e la scrittura. Partecipa al Concorso 50&Più per la seconda volta; nel 2019 ha ricevuto la Menzione Speciale della Giuria per la Prosa. Vive a Carpi (Mo).

IL FILO CHE UNISCE

D

DICONO CHE QUANDO SI STA PER MORIRE LA MENTE PASSI IN RASSEGNA IN POCHI ISTANTI TUTTA LA VITA TRASCORSA, COME IN UN FILM. Pierre si chiedeva se quello fosse il suo momento; si sentiva invaso da una consapevolezza strana e non era di questo mondo. Avrebbe dovuto rivedere veramente tutto, compresi episodi sepolti e dimenticati o solo i momenti salienti? In ordine cronologico o avvenimenti sparsi senza nessun senso logico se non quello di ripercorrere quanto già avvenuto per lasciarlo andare? Sarebbero apparse anche le persone? Solo quelle importanti o tutte le persone incontrate nel corso di una vita? Avrebbe potuto rivedere anche suo padre? Quante volte aveva provato ad immaginarlo in quel trascorso di trent’anni. Non lo aveva conosciuto. Di lui restava solo un lontano ricordo, vago e sbiadito come una fotografia in bianco e nero. Se n’era andato troppo presto, quando Pierre aveva l’età degli inizi, l’età inclusiva in cui tutto si apriva alla conoscenza, all’esplorazione del mondo, alla vita. E la vita includeva la vita, non la mancanza. »


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Aveva imparato a crescere e a farcela, nonostante la mancanza di suo padre. Avrebbe dovuto rivedere la sua vita sin dall’inizio? Dal momento in cui mosse i suoi primi passi, quei passi che, uno dopo l’altro, determinarono il suo destino? Era il poderoso braccio dello zio materno che lo sorreggeva a quel tempo, quello zio con i baffoni nero petrolio come gli occhi desti e guizzanti, così diverso da lui nell’aspetto e nei modi. Gli avevano raccontato che se lo teneva sempre appresso. Lo zio un gigante, lui uno sparuto uccellino biondo e pallido con le gambette magre e instabili. “Dov’è Pierre?”, gli chiedevano. “Te lo sei messo in tasca?”. E il piccolo Pierre rideva; sapeva che, seppur mingherlino, non avrebbe mai potuto stare in una tasca dello zio. E chissà, in quel film avrebbe potuto rivedere sua madre da giovane, lui nascosto tra i praticabili su cui lei si allenava e lei davanti allo specchio che raccoglieva i capelli mossi e chiari inclinando la testa di lato e li legava alti con un nastro dello stesso colore del costume di scena. Così bella e delicata e il suo viso truccato e incipriato gli ricordava una bambola di cera. Una fata triste se era sola. Radiosa e sorridente davanti al suo bambino e al pubblico che la applaudiva. Avrebbe potuto rendersi conto della somiglianza di lei alla sua stessa età di adesso. Non era bello come lei: anche lui aveva capelli chiari ma i suoi erano dritti e perennemente scompigliati come se il vento fosse passato sul suo capo apposta per indispettirlo. Gli occhi grigi avevano un che di anonimo, ma come lei, emanavano un fascino particolare che rapiva lo sguardo altrui. Avevano la stessa tensio-

Cresceva. Assorbiva nozioni e le plasmava su quel corpo che aveva imparato a conoscere a fondo fino a percepirne ogni singolo muscolo e a gestirne i movimenti con maestria. Era nato per fare l’acrobata

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ne al centro della fronte dovuta alla concentrazione; le gote pronunciate, così femminili sul viso di lei, a lui annacquavano la mascolinità così come quella peluria sul mento che ancora a trent’anni, non si poteva chiamare barba. Entrambi di statura piccola, magri senza essere ossuti. Muscoli, tendini e nervi tesi, pronti, scattanti, capaci di sostenere forti tensioni. Avevano lo stesso modo regale di incedere e di offrirsi al prossimo. E le emozioni? Avrebbe dovuto risentire sulla pelle ancora vitale anche le emozioni? I brividi? I battiti del cuore? Oh, quante emozioni avrebbe potuto evocare! Nulla di tutto ciò sentiva e passava davanti agli occhi della mente. Il film non c’era. Quello che scorreva non era l’ultima pulsione nervosa di una mente che sta per abbandonare il corpo bensì l’evocazione di semplici ricordi, di immagini che aveva nel cuore e nella memoria. Quello che percepiva era un vortice impetuoso dal quale scaturiva un unico pensiero, un’unica certezza: “no, non è il mio momento, non questo”. Quello che vedeva era una massa filamentosa bianco trasparente che si staccava da un corpo esanime, ripiegato in una torsione

impossibile da farsi, come un fantoccio abbandonato. Un corpo che avrebbe potuto essere di chiunque, il cui viso affondava sulla terra rimossa di fresco da decine di impronte di ferri di cavallo. Era vestito di bianco con lustrini che si accendevano al passaggio del faro intermittente e multicolore che ruotava al di sopra di tutto. Quel corpo poteva essere il suo ma non ne percepiva la consistenza, il battito vitale, il dolore. Se era il suo, ne era staccato. Accorrevano persone. Sentiva voci. “È morto?”. “No, respira!”. “Presto, chiamate i soccorsi”. “Non muovetelo, tagliate il costume”. “Ci vuole una forbice”. Urla di strazio, sua madre disperata che, con gli occhi liquidi rivolti al cielo, cercava in un punto definito dello spazio la conferma di un inesorabile destino. Lo sgomento sul volto dei presenti. La sirena di una ambulanza. La sua consapevolezza fluttuava al di sopra di questa scena, poi, lentamente, tutto divenne nero e silenzioso. La coscienza faticava a riaffiorare da quel buio profondo. Lo faceva a intervalli irregolari come


per abituarlo a piccoli passi alla consapevolezza di essere vivo. Aveva iniziato col sentire calore. Partiva dalla mano, risaliva lungo il braccio e arrivava al petto, al cuore. Era lo stesso calore che provava quando, nei momenti tristi, sua madre lo accarezzava e sapeva di non essere solo. Come in quel momento. Lei era lì e il suo amore era il fluido vitale che percorreva e nutriva le sue cellule. Lo tenevano sedato perché non sentisse il dolore. Si susseguivano scene confuse credute visioni: un sacerdote seduto al suo fianco che diceva: “Sono passato per caso in corsia e ho saputo del tuo incidente. Pregherò per te. Che Dio ti benedica”. O il pianto disperato dell’amica appena arrivata al suo capezzale e lui non riusciva a comprenderne il motivo. Lei piangeva? Perché? Poi qualcuno gli aveva messo davanti al viso uno specchio e aveva guardato: il volto ritratto era gonfio, tumefatto. La palpebra sinistra viola, l’occhio chiuso, un taglio cucito con filo scuro sul labbro inferiore. Impressione tanta, dolore nessuno. A poco a poco il senso della realtà tornava, ma il corpo, dov’era il suo corpo? Medici col camice bianco sostavano silenziosi ai piedi del suo letto. Credeva di sognare. “Hai riportato frattura con lussazione della prima vertebra lombare e questo ha provocato la lesione irreversibile del midollo spinale. Non potrai più camminare”, era la sentenza. Pierre era un funambolo. Il circo era la sua casa e lui era un circense sin dalla nascita. La mamma aveva ripreso il suo numero di contorsionismo pochi giorni dopo averlo partorito. Lo zio

trapezista, l’uomo dell’aria, così lo chiamava, era stato il suo tutore e maestro dopo la morte del padre, pure trapezista. Era stato un insegnante determinato: lo aveva allenato al trapezio e alle altezze elevate nel tendone del circo da subito. La mamma, ginnasta ed equilibrista, la signora della terra, a prendere la rincorsa e volteggiare contorcendosi in aria per poi atterrare a piedi pari con un impercettibile rimbalzo. Il circo lo aveva visto crescere e lottare con le prime difficoltà di un corpo che si opponeva alla perfetta flessibilità per stupire un pubblico. Cresceva. Assorbiva nozioni e le plasmava su quel corpo che aveva imparato a conoscere a fondo fino a percepirne ogni singolo muscolo e a gestirne i movimenti con maestria. Era nato per fare l’acrobata. Un giorno poi aveva scoperto il cavo d’acciaio teso, o meglio, il filo. “Il filo che unisce”: univa due distanze, due solitudini; riempiva, attraversandolo, lo spazio, il vuoto. Altezza ed equilibrio insieme. Giorni e giorni su quel cavo, prima con un solo piede, poi con entrambi, poi uno dopo l’altro. Lavoro duro. Ore e ore senza mettere piede a terra. Fatica, sudore. Con o senza bilanciere tra le mani, le braccia

aperte, lo sguardo fisso in avanti, all’orizzonte, al traguardo. Il funambolismo non può essere insegnato, si impara da soli. Solo lui sapeva quando il piede era perfettamente piazzato per poter fare il passo seguente. A poche spanne da terra prima, poi più su, sempre più in alto fino a unire le distanze di qualsiasi spazio. Potevano essere due pali tesi al circo o in una piazza o tra una riva e l’altra di un fiume, o in piccole gole rocciose. Là in alto Pierre era solo. Misurava lo spazio, palpava il vuoto, soppesava la distanza. Nel silenzio portava con sé, su quel filo tutto ciò che sapeva della terra e vinceva, passo dopo passo. Vinceva la paura perché aveva raggiunto il pieno controllo dei suoi piedi e della sua esistenza. Non volava eppure il suo procedere assomigliava al librarsi armonioso di un’emozione nell’aria che arrivava laggiù, sulla terra alle persone che, trattenendo il fiato, lo accompagnavano nella traversata. Pierre era una persona felice. Fino a quell’ultimo passo. Quel passo che per pochi millimetri non era più in perfetto equilibrio sul filo. Un istante, solo un istante di mancata concentrazione o eccessiva fiducia nelle proprie abilità, chi lo sa. Un errore. Imperdonabile.

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«Il mio racconto narra di un viaggio intrapreso da due bambini negli anni del Dopoguerra, per arrivare dai loro nonni nella lontana Roma. Dovranno poi confrontarsi con le loro paure e con uno dei misteri della vita». Ecco come è nata la storia: «È frutto della fantasia, ma ho anche attinto ad alcune storie che mi raccontavano mio padre e mia madre da bambina della Roma del Dopoguerra, e non si faceva una bella vita. La scrittura per me è una valvola di sfogo, ma è anche una sfida con me stessa: quando penso che non ho nulla da raccontare, poi le idee arrivano. La scrittura mi aiuta a mantenere il contatto con la realtà, ma anche ad estraniarmi con la fantasia». AVE VASI

Pensionata, vive a Rieti. Nel tempo libero scrive, legge, ascolta musica e visita opere d’arte. Partecipa al Concorso 50&Più da diversi anni; nel 2009, 2010, 2011 e 2018 ha ricevuto la Menzione Speciale della Giuria per la Prosa.

IL MISTERO DEI MUTANDONI DEL NONNO

S

SIMILE AD UN DRAGO, SEPPUR ACCIACCATO, MA ANCORA TEMIBILE, APPARIVA AI NOSTRI OCCHI INFANTILI, LA VETUSTA CORRIERA, DAL MOTORE SCRICCHIOLANTE, che lasciava dietro di sé uno sbuffo di vapore grigio nerastro. Seduti intimoriti nei consunti sedili dell’animale-corriera, tra il fiasco impagliato, pieno d’acqua e la sacca dei panini, come ci aveva sistemato nostra madre, io e mio fratello, fissavamo, da dietro il finestrino, la sua figura rimpicciolirsi sempre di più, fino a scomparire dalla nostra visuale mentre, con fierezza, lottavamo per non abbandonarci al pianto e ai singhiozzi. «Ormai», ci avevano detto i nostri genitori, «Siete grandi per andare a Roma da soli». Mio fratello, di dieci anni, tenendomi stretta la mano, eseguiva diligentemente le raccomandazioni di babbo, sul senso di responsabilità e tutela nei miei confronti, in più, con i piedi poggiati sulla piccola valigia marrone, vigilava sul prezioso contenuto. A dire il vero, la valigetta di un indistinguibile colore, usurata, ammaccata, tendeva ad aprirsi spontaneamente. Il grezzo spago che l’avvolgeva, antesignano di future sofisticate


__CONCORSO 50&Più PROSA__ chiusure, tutelava una forma di cacio stagionato, da portare a nonno e un nostro modesto vestiario di ricambio. Tra poco avrei compiuto otto anni. Presto, mi resi conto che, la “Paura”, avvertita dal distacco dalle mie abituali sicurezze, insensibile alla differenza anagrafica tra fratelli, aveva uguagliato i nostri reciproci timori, di conseguenza nessun conforto o rassicurazione potevo trarre dall’anzianità, per questa avventura verso l’ignoto. Facendoci coraggio decidemmo di scrutare l’interno del mezzo e i suoi passeggeri. Un forte odore maleodorante saturava il vano dell’abitato. Confusamente intravedemmo dei corpi rannicchiati, rattrappiti in scomode posizioni, assopiti o dormienti con le teste reclinate sui sedili, le bocche semiaperte. Sedute più avanti, altre corporature femminili, con fazzolettoni di grezzo cotone in testa, nei piedi vecchie scarpe sformate, in grembo grossi fagotti di stoffa. L’effetto di quelle visioni, poco comprensibile per l’oscurità, vennero all’istante rielaborate, dalla nostra fantasia e avallate da ataviche credenze popolari, nella personificazione di creature magiche e minacciose, raccapriccianti streghe, dai volti terrorizzanti delle nostre paure. Spaventati e sentendoci in pericolo, trovammo conforto nell’abbracciarci stretti, stretti, chiudendo gli occhi, convinti così facendo, di passare inosservati. Uno scrollone vigoroso ci destò nel pieno dei sogni agitati, l’autista bruscamente ci disse di scendere. Il bus vuoto era fermo da un lato della strada. Intorpiditi e assonnati, accecati dalla viva luce del giorno, sentivamo con piacere il calore del sole riscaldarci le gambe magre, infreddolite, coperte solo dai calzoncini corti e dai calzettoni di grezzo cotone. Persone riunite, ferme in una zona assolata ci sollecitavano, gesticolando di unirsi a loro. Avvicinandoci, con grande sorpresa scoprimmo che, il giorno aveva dissolto le nostre

Un modesto ed essenziale mobilio arredava le camere, come scatole cinesi erano l’una il proseguo dell’altra. Dal balconcino si poteva osservare Piazza Vittorio, con il porticato che circondava la piazza

visionarie paure nei confronti dei temuti compagni di viaggio, mostrandoceli per quello che erano: semplice, generosa gente. Con la bocca piena, masticando voracemente il cibo, generosamente offerto dalle stesse persone, inteneriti dalla nostra giovane età, ci venne spontaneo raccontargli il motivo del nostro viaggiare da soli. I nostri genitori, in mancanza di altre possibilità lavorative nel territorio, per necessità, emigravano all’estero. Non potendoci portare con loro, affrontavamo il viaggio per andare a stare con i nonni. Giunti a Roma, i passeggeri, frettolosamente, dopo averci salutato calorosamente, si dispersero. Rimasti soli, in attesa, vicino alla corriera ormai vuota, fiduciosi aspettavamo di vedere tra i passanti un volto familiare, che tardava ad arrivare. Provenienti da un tranquillo ambiente rurale, impoverito, arretrato, abituati al passaggio di malmessi carri trainati dai muli, l’impatto con l’estranea città, le grandi strade, i palazzi, i negozi, il vociare, l’andirivieni della gente ci disorientò. Grande fu la meraviglia, alla vista di un allungato, veicolo verde scuro, con tante ruote, che emetteva uno scampanellio strano e insistente, contenente nel suo interno, tante persone, tra queste si materializzò nonno. Nonno, sorridendo corse verso di noi, che avevamo ancora la bocca e gli occhi spalancati per lo stupore. La casa dei nonni situata al quarto piano di un imponente palazzo a Piazza Vittorio, costruito nell’Ot-

tocento e così rimasto. Le stanze dell’abitazione conservavano sulle pareti, in parte, la tinteggiatura originale rossa che lasciava intravedere scolorite rimanenze di ornamentali geometrie. Un modesto ed essenziale mobilio arredava le camere, come scatole cinesi erano l’una il proseguo dell’altra. Dal balconcino minuscolo si poteva osservare Piazza Vittorio, con il porticato che circondava la piazza. Al centro del piazzale miriadi di svariate bancarelle formavano il grande mercato. Dagli Americani e dai rottami bellici proveniva la mercanzia più disparata, accatastata sui banchi, ammassata per terra, nei sacchi, da dove proveniva il forte e acre odore di tabacco riciclato dai mozziconi di sigarette. Un insieme di brulicante umanità confusa, malconcia, povera, magra, bisognosa di tutto, si aggirava nel chiasso e caos del mercato. Nonna per festeggiarci aveva preparato i “rigatoni con la pajata”, quel sapore di pasta ci sembrò di una speciale bontà. I giorni passavano tranquilli e lieti. Introdotti dai cugini e i loro amichetti, rapidamente, ci orientammo tra chiese, piazze, vicoli, strade, diventati scenari dei nostri movimentati giochi. Gli scalini della chiesa, vicina alla casa dei nonni, erano il punto di ritrovo serale. Nuccia, l’amica più grande dei nostri cugini, libera dal lavoro di tuttofare, nella drogheria dello zio, si univa al gruppo. Bruttina, sgraziata, la giovane, vantava anche il primato d’essere una grande pettegola. Indossava sopra il vestito liso e scolorito un grembiulone a quadretti, dall’enormi tasche, dove nascondeva le caramelle, “sgraffignate”, diceva lei, dai ricolmi cassetti del negozio. La dolcezza di quelle caramelle sconosciute, strideva con il maldicente e linguacciuto ciarlare di Nuccia, sugli abitanti del rione. La domenica, il nostro giorno preferito, nonno ci portava a “zonzo” senza una meta, per le strade di Roma. Percorrendo le zone » SETTEMBRE 2020 I 59


__CONCORSO 50&Più PROSA__

di Trastevere e i limitrofi vicoli, nonno, diventava silenzioso, lo sguardo doloroso andava alle case dalle finestre chiuse, in cerca di volti conosciuti di amici, di gente innocente non più tornata. Scuotendo la testa, sussurrava confuso: “Che tempi di totale smarrimento verso tutti: familiari, amici, conoscenti!”. Poi impercettibilmente aggiungeva: “Perché del prevalere dell’odio, del disprezzo, sulla solidarietà, fratellanza, amore verso gli altri!”. Allora non capivamo, il significato di quelle parole, o la tristezza suscitata da quei luoghi. Insistenti lo tiravamo per la giacca verso il chiosco del venditore di gratta-checche, la bevanda ghiacciata che ci deliziava. Quando arrivavano le rare lettere dei nostri genitori, la sera dopo cena, con solennità il padre del padre le leggeva, soffermandosi pensieroso sui dettagli della vita del figlio. In quelle lettere ricorrevano parole sconosciute per noi, come: ricostruzione, riedificazione, ripristino, ridare un volto a città devastate. Le brevi frasi rivolte a noi, ci sprofondavano in un mare di nostalgia dagli affetti, dalla casa lontana. Il sereno andamento di quel soggiorno dai nonni, improvvisamente, fu scosso da un fatto oscuro. Una sera, un avvenimento incomprensibile alterò la tranquillità del riposo notturno. Le grida ci svegliarono a tarda ora, provenienti dalla camera da letto dei nonni. Nonna, in camicia da notte, scarmigliata, ai piedi del letto, urlava in dialetto: “Eeeehh mutanneeee, non ce soo iii muutanndoniii!”, ripetendo più volte le stesse parole rivolte a nonno. Impassibile, il marito girato su un fianco, fingeva di dormire. Nascosti nel vano della porta, sbir-

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La sera, seduti a tavola, la stanza sembrava avvolta in un silenzio innaturale, pesante. Intimoriti, imbarazzati dall’anomala situazione, evitavamo qualsiasi gesto o parola

ciavamo nella loro stanza per capire il motivo di tanto strepitio. In fondo, pensammo, non era il caso di fare tanto scalpore per un paio di mutandoni di cotone usurati e rattoppati più volte. La mattina seguente, il volto cupo di nonna e il suo insolito mutismo, ci convinse ad abbandonare velocemente la casa. Rifugiati sui gradini della chiesa, prontamente, si materializzò Nuccia, smaniosa di metterci al corrente sugli ultimi avvenimenti. In compagnia di altri amici, nonno era stato visto uscire, a notte alta, cantando e ridendo, dalla casa della “Sora” Augusta, la direttrice delle vistose signore “dalla porta sempre chiusa”. La nostra ingenuità, in materia di sesso, non ci consentì di comprendere cosa ci fosse di sconveniente nel comportamento del nostro avo e il nesso con lo smarrimento dei suoi mutandoni. Innocenti domande al riguardo, vennero ignorate dallo sdegnato sguardo di sufficienza di Nuccia, seguito da una risatina maliziosa, che rese ancora più impenetrabile la nostra comprensione sugli avvenimenti. La sera, seduti a tavola, la stanza, sembrava avvolta in un silenzio innaturale, pesante. Intimoriti, imbarazzati, dall’anomala situazione evitavamo qualsiasi gesto o parola. Nonna, come tutte le sere, mise la zuppiera al centro della tavola. In un serrato mutismo riempì, cosa insolita, prima i nostri piatti con gesti lenti e grevi, tralasciando di riempire quello del coniuge. Poi, si sedette pensierosa, guardando, fissamente, dentro il contenuto del suo piatto pieno. Stupiti dal comportamento singolare ci scambiavamo, tra fratelli, titubanti e fugaci sguardi interrogativi, senza osare parlare o mangiare. Sbigottiti dall’audacia, per quel gesto, volutamente, irrispettoso per le consuetudini di quel tempo. Con gli occhi bassi sulla calda minestra, dall’odore invitante, allarmati attendevamo l’inevitabile reazione contrariata e irritata del coniuge. Un silenzio penoso continuava ad avvolgere la stanza e tutti noi.

Mesto, a testa bassa, tacendo, il coniuge aspettò di essere servito. Consapevole di dover rispettare, con il silenzio delle parole, il dolore causato, in un momento di debolezza, alla donna che amava da anni. Impensierito e angustiato, inoltre, dalla possibile perdita dell’amore e stima di sua moglie, in conseguenza del suo pentito agire. In quel silenzio sconosciuto e temuto, trasparivano, nei loro visi corrucciati, minacciose le insidie dei loro turbamenti emotivi. Parole non dette, taciute si aggrovigliavano mentalmente, indurendogli visibilmente i lineamenti. Parole rancorose, aspre, rabbiose, dolenti aleggiavano, rimbombanti e silenziose, nella stanza, mischiandosi all’aroma del cibo. Nonna, per un lasso di tempo, che a noi parve interminabile, in quel silenzio pieno di significato per lei, rimase immobile al suo posto, arrovellata nei suoi dubbi. Con lo sguardo fisso sulla minestra, come se la vedesse, per la prima volta, nella molteplicità di elementi diversi, che messi insieme con accortezza e equilibrio ne costituivano gusto e bontà. Sorprendendoci, improvvisamente, si alzò in piedi, risoluta prese il mestolo nella mano, esitando lo strinse nelle dita, tenendolo sospeso sulla zuppiera. I nostri occhi atterriti erano galvanizzati dalla sua mano, temendo una reazione fulminea e violenta. Lei, adagio, immerse il mestolo nella zuppiera. Un sorriso, dolce, inaspettato, apparve sulle sue labbra poi, decisa lo riempì di minestra. Nonno, come se le avesse letto nel pensiero, insolitamente, le porse, avvicinandole il piatto vuoto con umiltà, e deve aver pensato, che nella vita il bisogno di cibo è pari al bisogno d’amore. Il mestolo pieno di minestra piano, piano colmò quel piatto, in attesa d’essere riempito di una minestra, fatta di una sostanza arcana e misteriosa: l’amore. Gli occhi dei coniugi, che avevano visto i guasti dell’odio della guerra, si intesero senza parole, guardando nell’altro la profondità del loro affetto.


__CONCORSO 50&Più POESIA__ MARCELLO PIERUCCI

GERMANA PALLECCHI

IL BUCANEVE

LA LUCE IN FONDO...

«Il mio avvicinamento all’arte è dovuto alla mia ammirazione per la più grande delle opere: la Natura. Il messaggio che voglio dare con questa mia poesia - racconta - è come nella nostra vita si riflettono pienamente le quattro stagioni del tempo: la gioia della primavera, la forza dell’estate, la dolce malinconia dell’autunno, l’attesa dell’inverno e del suo silenzio». Un ciclo continuo che si rinnova grazie alla tenerezza che, come il bucaneve, rompe cristalli di ghiaccio per risorgere “in una eterna primavera”.

«Ho scritto questa poesia durante il lockdown da Coronavirus. Nel corso di questo isolamento forzato ho letto molto e di tutto. Mi sono fatta tante domande, cercando di trovare delle risposte per non cadere nella malinconia. La voglia di andare avanti e la curiosità sono state la mia luce in fondo al tunnel e mi hanno aiutato a non lasciarmi andare verso la malinconia». Un’esperienza che è stata una scoperta: «Ho capito di non temere la solitudine perché sono stata in compagnia e appagata dalla curiosità».

Marcello Pierucci è un autodidatta ed olivicoltore nelle colline di Empoli (Fi), città in cui vive. Partecipa al Concorso 50&Più da diversi anni; nel 2010, 2011, 2014 e 2019 ha ricevuto la Menzione Speciale della Giuria per la Prosa; nel 2014 la Menzione Speciale della Giuria per la Poesia, nel 2016 ha vinto la Farfalla d’Oro per la Prosa e nel 2019 la Segnalazione Speciale della Giuria per la Prosa.

Germana Pallecchi. Il piacere di scrivere ha avuto origine nell’adolescenza, regalandole soddisfazioni nella partecipazione a vari concorsi. Ha pubblicato un romanzo nel ’99 e una raccolta di poesie nel 2016. Partecipa al Concorso 50&Più per la terza volta. Vive a Impruneta (Fi).

L’autunno volge al termine, l’anello del tempo si è impresso nel tronco degli alberi. Nelle zolle dei campi riposa il seme del grano, in attesa di tornare novella spiga. L’etereo velo della bruma avvolge tutte le cose e ne ingentilisce i contorni… Prorompe allora dal profondo, la nostalgia dello stupore della perduta primavera, ove la vita trionfa nel moltiplicarsi delle forme… E al suo seguito, cinta dal manto della calura, avanza l’imperiosa estate ad incitar le anime a farsi da parte, affinché la carne abbia il suo dominio… Soltanto, quando sul selciato, marciscono le ultime foglie, ti accorgi di essere vittima sacrificale di sconosciuti disegni, che invitano a costruire castelli ai bordi del bagnasciuga, rendendoci ignari, che presto, la marea che sale, porterà via le nostre torri di sabbia… Ora, la coltre bianca della neve copre la terra, ed il silenzio prepara il suo sigillo… Ma, un tenue filo d’erba si solleva dal suolo e con la forza della tenerezza, buca la neve, e al fulgore della luce, diviene il fiore che annuncia la delizia di una primavera senza fine.

Desidero fuggire dall’oscurità, dal buio di vita che m’opprime, voglio salvarmi dall’ovvio! Non sceglierò strade affollate che portano al nulla, cercherò vie impervie, polverose ma illuminate dal sole della conoscenza, che percorrerò con determinazione e senza timore. Là c’è una via e mi c’incammino, intorno a me solo natura, fiori, sole di primavera e il mio canto libero che segue i passi verso l’infinito. Lontano appare un anfratto senza luce, un buco nero che rallenta il mio cammino. Quel tunnel è l’unica via d’uscita, mi ci dirigo senza esitazione, non ho paura, la via dovrà pur palesare la sua meta. Il buio non lascia scampo e il passo si fa lento, ma un albore traccia la speranza e vado, vado fino a uscire dall’oscurità. La luce m’avvolge come una coperta calda, il desiderio di scoperta ne esce vittorioso, è stato come leggere un bel libro con l’epilogo di una storia a lieto fine. Ha vinto la mia voglia del sapere cosa si nasconde nel buio, ho sconfitto il timore di andare avanti, di conoscere l’ignoto e ne son fiera. Adesso che mi son fatta audace percorrerò la via di conoscere, non quella d’ignorare.

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__CONCORSO 50&Più POESIA__ EMANUELE PICCINNO

GIOVANNI MARIO MELOSU

STUPORE E INCOMPRENSIONE

LA PAZIENZA IN EPIDEMIA - 2020

«Questa mia poesia è autobiografica. È la storia di un grande amore di gioventù: avevo 20 anni. Fui conquistato da una ragazza, mi toccò profondamente, bella e affascinante, ero molto innamorato. La vedevo spesso andare in bicicletta, allegra e sorridente. Ma poi partii per il militare, le scrissi delle lettere dichiarandomi, lei però mi rispose che ormai era troppo tardi, era impegnata con un altro. Forse, se lo avessi fatto prima, rispose, saremmo stati amici e anche qualcosa di più. Al ritorno dal militare non l’ho più rivista fino a due anni fa, dopo ben 40 anni. Ci siamo incontrati in un bar e l’ho riconosciuta. Ci siamo parlati, ero contentissimo, un’emozione fortissima. Tutto però ormai era cambiato». E tornare indietro non sempre è possibile.

«Questa poesia è nata durante il periodo infelice dell’isolamento casalingo forzato a causa, appunto, della pandemia - racconta -. Una lunga quarantena vissuta senza la consueta socialità e le abitudini ormai consolidate. Nessun contatto né con amici né con parenti. La lontananza dai figli e dalla nipotina». Tutto poi, come nella poesia, è finito positivamente: «Sì, sono una persona ottimista». Melosu ha iniziato a scrivere poesie molto presto. «A 16 anni ho incominciato a scrivere poesie in dialetto sardo, all’epoca vivevo in Sardegna, che ho lasciato 50 anni fa. Ho sempre letto molto e amato lo studio, un grande arricchimento per me. Ho ricominciato a scrivere poesie poco prima della pensione, ne ho scritte a decine. Mi piace comunque scrivere di tutto».

Emanuele Piccinno, ex imprenditore commerciale della provincia varesina, si diletta scrivendo poesie e racconti. Ha girato il mondo e visto tante cose e persone diverse. Partecipa al Concorso 50&Più per la nona volta. Vive a Castellanza (Va).

Ieri Come una rosa fresca dalla rugiada Bella primeggi fra le compagne nuove E quando altera passi e profumata Sembri una Musa che lentamente muove Oggi Eri il mio primo pensiero del mattino Eri la luce che mi svegliava con sorpresa Eri il ricordo di un giorno ormai lontano che la sera sentivo ancor vicino

Giovanni Mario Melosu è un pensionato Inps, pensionato Enasarco ed ex agente di commercio. Vive a Ponte dell’Olio (Pc). Partecipa al Concorso 50&Più per la quinta volta.

Il saggio anziano acquista eleganza quando canta il trascorso di vita vissuta in bellezza ed in lieta armonia senza eccessi e sempre in esistenza. Il volubile spirito dell’uomo con i mali oscuri improvvisi, quando altri impongono il fermo imprigionandolo in spazi, nel chiuso. Fuori il sole splende lucente, il vetro non ferma i raggi infuocati che scaldano in toto le aree murate, sentinelle innocenti dell’anziano racchiuso.

L’enigmatico sorriso e il tuo candore Che un tempo mostravi ora non c’è più La tua bellezza mutata ed incolore

I ricordi nel buio ridanno la luce, la mente ritrova il libero spazio cogliendo la frutta dall’albero verde, oggi li prendi dal tavolo ove posano. Il dolce “noi due” soli soletti, il parlare del tale o del nulla nel tutto senti la noia nello spazio dei muri, poi decidi la partita a ramino.

Mi suggerisce di non pensarti più Forse ti lascio incredula, ma son sincero Or non mi piaci più e lo dico per davvero Addio!

Coraggio compagna di vita, attendiamo il domani della vita futura che sia… libertà in campagna fiorita dove il vivere umano ritempra l’esistenza.

Ma che tu lo sappia ed io sono sincero Or non mi piaci più, e lo dico per davvero Non sei più per me la bella Primavera E nemmeno la cara speranza della sera

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VERA OTTANI

FIORIRANNO LE ROSE AD ALEPPO È una grande viaggiatrice: «Viaggio per lavoro e divertimento. Mi esprimo in versi in maniera naturale. Così, fisso sul quaderno quello che trasformo in rime - racconta -. Questa poesia prende spunto dalle immagini della guerra in Siria. Ho due cari amici che sono siriani. Spesso mi hanno raccontato e descritto i giardini di Aleppo. Il nostro desiderio era quello di poter fare un viaggio in Siria assieme e recarci ad Aleppo per ammirare i suoi giardini. Ma la guerra non ci ha permesso di farlo». La guerra civile siriana dura ormai da ben nove anni. «Questa mia poesia vuole essere un messaggio di speranza. Aleppo ha già vissuto migliaia di anni. Arriverà anche il tempo della pace».

Vera Ottani si è diplomata in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Dopo alcune esperienze artistiche come ceramista, ha lavorato sino alla pensione in aziende di costruzioni e di architettura di Bologna. Ha avuto incarichi di amministratrice di opere pie ed enti benefici bolognesi. Sposata, ha una figlia che lavora da tempo in Germania. Partecipa al Concorso 50&Più per la prima volta. Vive a Bologna.

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CASCATA DI FIORI «Nella vita ho sempre svolto un lavoro amministrativo, in particolare di contabilità aziendale. Ma non ho mai smesso di coltivare l’amore per l’arte - racconta -. Nel tempo libero ho scritto anche poesie. Successivamente, mi sono dedicata alla pittura, quasi per caso: iniziando con i chiaro scuri con la matita, poi l’acrilico e l’olio su tela. Nel dipingere sentivo di esprimere tutta la mia sensibilità. Quando è iniziata la pandemia ho pensato di fare un quadro che risvegliasse la gioia di vivere. In questo dipinto ci sono i fiori della primavera, il loro lo sbocciare, il risveglio della natura. Spero di esserci riuscita!». Rossana Pianigiani. Ha frequentato studi tecnici completandoli con corsi universitari di Psicologia, Giornalismo e con la Scuola d’Arte Ornamentale per la pittura. Scrive da sempre poesie e racconti partecipando a diversi concorsi letterari e pittorici, sia nazionali che internazionali, con lusinghieri riconoscimenti, ed è stata nominata Accademica e Membro permanente dell’Accademia Culturale Repubblica di San Marino. Partecipa al Concorso 50&Più da diversi anni; ha ricevuto 6 Menzioni Speciali della Giuria per la Pittura, una per la Poesia, una per la Prosa e, nel 2016, ha vinto la Farfalla d’Oro per la Poesia. Vive a Roma.

FRANCESCA SANNA

LAGO SILENTE Tra le sue passioni, oltre alla pittura e alla scrittura, c’è anche la fotografia e poi: «Leggo tantissimo!», racconta. La fotografia è stata complice della realizzazione del quadro. «Ad aprile, ancora in piena emergenza Coronavirus, sono andata a Stintino. Alla vista del lago, situato nei pressi della tonnara, mi sono trovata davanti a una scena mai vista: non c’era nessuno, un deserto. Neanche gli uccelli lo popolavano. Mai visto così, è un luogo sempre molto affollato. Così ho scattato una foto e poi, tornando a casa, l’ho dipinto. Ho voluto riportare alla luce un luogo bellissimo che in me suscita forti emozioni. Sono felice di presentarlo a tutti».

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Francesca Sanna, nonna e bisnonna, si dedica al volontariato, a scrivere poesie e a dipingere. Nelle sue opere cerca di proporre immagini che esprimano al contempo incanto e velate tristezze. Partecipa al Concorso 50&Più per la quinta volta; nel 2016, nel 2017 e nel 2018 ha ricevuto la Menzione Speciale della Giuria per la Pittura, nel 2019 la Menzione Speciale della Giuria per la Poesia. Vive a Sassari.


__CONCORSO 50&Più PITTURA__ EDDI PANZOLINI

PAESTUM «È la seconda volta che partecipo a questo concorso racconta -. Un anno fa, l’esperienza a Baveno, sul Lago Maggiore, è stata bellissima, quindi ho pensato di riprovarci». Riguardo all’opera di questa edizione: «Il quadro nasce da un viaggio a Paestum. Il dipinto è un’opera concettuale, mi affascinava l’idea di rappresentare in chiave moderna un tempio della Magna Grecia. Non amo cimentarmi in quadri descrittivi - spiega -, quello che mi interessa è l’impatto visivo. Sono un appassionato di pittura sin da ragazzino, ma ho ripreso a dipingere circa 4 anni fa. Ho riscoperto la pittura e il piacere di dare forma alle idee». Eddi Panzolini si è sempre interessato all’arte come mezzo per comunicare sensazioni interiori che possono essere viste ed interpretate da un osservatore. Partecipa al Concorso 50&Più per la seconda volta. Vive a Perugia.

ADELINO BRESCIANI

OMAGGIO A CITTADELLA La pittura è la sua grande passione e l’opera di quest’anno è un omaggio a Cittadella: «La città murata veneta che quest’anno compie 800 anni dalla sua fondazione. Il dipinto spiega - è stato realizzato in acrilico su tavola con tecnica mista. L’opera rappresenta un incendio di colori, sono i fuochi artificiali di Porta Bassano durante la fiera di ottobre. È un avvenimento che si ripete ogni anno e che mi ha sempre affascinato». Adelino Bresciani, sotto ufficiale dell’Arma dei Carabinieri in pensione, ha scoperto la pittura in età matura: «Ho iniziato a dipingere a 57 anni», e da allora non ha più smesso. Quando si dice “non è mai troppo tardi”.

Adelino Bresciani è nato ad Asola (Mn) e vive a Pieve di Curtarolo (Pd). Pensionato, ha iniziato a dipingere, da autodidatta, nel 2007. Ha frequentato corsi di pittura presso l’Accademia Aperta di Cittadella (Pd). Partecipa a mostre, rassegne e concorsi no profit. Partecipa al Concorso 50&Più da diversi anni e ha ricevuto una Menzione Speciale della Giuria per la Pittura e due per la Poesia.

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__CONCORSO 50&Più PITTURA__ FRANCA POZZOLI

LA LACRIMA DEL FUTURO «Sono brianzola, ho 61 anni e amo giocare con i colori. Ora che sono in pensione posso dedicare più tempo alla mia passione per la pittura. In questa tela - spiega - ho espresso con i colori ad olio un mio stato d’animo del momento, “La lacrima del futuro” che dà il titolo all’opera. In questo dipinto una parte del viso della donna narra la forza, l’iride colorata, invece, è il simbolo della moltitudine dei popoli, i pensieri, e si intravede la mappa del mondo». Non solo, guardando quel volto di donna c’è un altro particolare significativo: «È il vento tra i capelli che spazza via le negatività». Infine: «Su quel volto nasce una lacrima, ma ha i colori dell’arcobaleno, ovvero il futuro». Un invito a guardare avanti con fiducia e speranza, facendo tesoro dell’insegnamento del passato.

__CONCORSO 50&Più FOTOGRAFIA__

MARIA TERESA FIORATO

FESTA PORTOGHESE «Quest’anno ho partecipo al Concorso 50&Più anche per la Fotografia, che è la mia ulteriore passione». Complice della fotografia premiata, è stato un viaggio in Portogallo. «Questa fotografia spiega l’autrice - è stata scattata a Alcobaça, nei dintorni di Lisbona. Quel giorno si svolgeva una festa in costume nella piazza retrostante il maestoso Monastero. C’erano personaggi in costume d’epoca e banchetti dedicati agli antichi mestieri». Una dimensione diversa, un ritorno al passato. «Tutto era molto emozionante e suggestivo - racconta -, così mi è piaciuto immortalare questa situazione nuova per me». Maria Teresa Fiorato è una pensionata delle Poste dal 1994. Dal 2005 si è inserita come volontaria presso il “Davide e Golia” della Caritas di Vicenza, che si occupa di disagio mentale. Partecipa al Concorso 50&Più per la settima volta; nel 2008 e 2009 ha vinto la Menzione Speciale della Giuria per la Poesia, nel 2014 la Farfalla d’Oro e la Superfarfalla, sempre per la Poesia e, nel 2015, la Menzione Speciale della Giuria per la Prosa; nel 2016 la Farfalla d’Oro per la Prosa e nel 2019 la Libellula d’Oro, sempre per la Prosa. Vive a Vicenza.

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Franca Pozzoli si definisce “artista da strapazzo” e usa la sua passione come antistress. Adora il Lago di Como e spesso lo rappresenta nei suoi lavori. Partecipa al Concorso 50&Più per la terza volta. Vive a Seregno (Mb).


__CONCORSO 50&Più FOTOGRAFIA__ CONCETTA PERRIELLO

TRASPARENZE Tra le sue passioni non c’è solo la pittura, ma anche la fotografia. «È la prima volta che partecipo a un Concorso di Fotografia. È stato tutto merito di mio marito che mi ha incoraggiato e quindi non posso far altro che ringraziarlo per avermi spronata a continuare con questo mio hobby che mi appassiona molto e mi dà soddisfazione», spiega l’autrice. Ecco come è nata “Trasparenze”: «Questa fotografia è stata scattata lo scorso mese di settembre. Mi trovavo nel giardino di casa - racconta - quando mi accorgo che il mio melograno nano aveva qualcosa di diverso: tra i raggi del sole che lo illuminavano qualcosa brillava più di tutti, un luccichio particolare. In un primo momento tutto lasciava pensare che fosse una foglia già secca oppure ingiallita. Così mi sono avvicinata meglio e ho visto un insetto bellissimo, completamente trasparente». Un effetto incredibile ma del tutto naturale, reso tale dal minuzioso lavoro del ragno, che ha fatto dell’insetto il suo piatto prelibato imprigionandolo nella sua ragnatela. Concetta Perriello è una ex dipendente delle Poste, ora in pensione. Ha sempre amato l’arte in tutte le sue forme e in particolare la pittura. Partecipa al Concorso 50&Più per la prima volta. Vive a Vercelli.

VINCENZO CUCCURULLO

PENSARE AL DOMANI: AMORE E LIBERTÀ

Vincenzo Cuccurullo, dopo aver lavorato per 36 anni nel settore vendite Miralanza, ora è in pensione. I suoi hobby sono: viaggiare, fotografare e giocare al burraco. Partecipa al Concorso 50&Più per la prima volta. Vive a Salerno.

«Con mia moglie amo viaggiare. Così, lo scorso mese di giugno, assieme a 50&Più, abbiamo fatto un viaggio alle Isole Tremiti. Era una giornata bellissima. Ad un certo punto mi sono imbattuto in un gabbiamo, sembrava che mi invitasse a fotografarlo, forse per abitudine oppure perché si aspettava che gli dessi qualcosa da mangiare. Mi sono avvicinato e a distanza di un metro l’ho fotografato con il mio tablet». L’incontro con quel gabbiano: «Ha suscitato in me un senso di spontaneità e di libertà, un sentimento di amore racconta -. Devo ringraziare 50&Più che unisce il piacere di fare una fotografia come questa, valorizzando le passioni e gli hobby, con la gratificazione di un Concorso».

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__CONCORSO 50&Più FOTOGRAFIA__ ENZO RUBIN

SGUARDI «Questa fotografia è stata scattata in Uzbekistan, in occasione di un viaggio di due anni fa organizzato da 50&Più. Un giorno mi sono imbattuto nel gruppo dei bambini ritratto e, su loro richiesta, gli ho scattato una fotografia». Il risultato è stato “Sguardi” perché: «Ogni bambino - spiega l’autore - guarda in un punto diverso, anche l’immagine stampata sulla maglietta sembra guardare in un’altra direzione ancora». Una passione per la fotografia nata nell’adolescenza: «Avevo 14 anni quando i miei genitori mi regalarono la prima macchina fotografica. Ora con il digitale è tutto diverso e lo preferisco alla pellicola: non è necessario sviluppare tutto ciò che si fotografa, specie nei viaggi!».

Enzo Rubin è un agente di commercio in pensione. Presidente, per 23 anni, della “Fiera del Soco”, la più importante del Veneto. Ha l’hobby della fotografia e dei viaggi culturali. Al Concorso 50&Più partecipa da diversi anni. Ha ricevuto sette Menzioni Speciali della Giuria: nel 2011, 2013, 2014, 2016, 2017, 2018 e 2019. Vive a Grisignano di Zocco (Vi).

LUCIANA SALVUCCI

QUANDO TI CERCO A NORDKAPP (LA NOTTE DEL GIORNO 11.11.19) «Questa fotografia è frutto di una riflessione personale. Mi trovavo a Tromsø nel viaggio di ritorno dall’esperienza a Capo Nord. Il cielo - racconta l’autrice - era bellissimo, credo di aver dormito al massimo solo due ore. Ero affascinata e rapita da quel cielo. Era come se si vestisse e rivestisse in continuazione. Sembrava quasi mi parlasse e mi comunicasse la possibilità di incontrare l’infinito». Un incontro spirituale a tu per tu con la natura e l’universo. Qualcosa che lascia il segno, una notte, quella dell’11/11/2019, davvero speciale. «In questa fotografia c’è tutta la mia passione e la riflessione sul senso della vita». Luciana Salvucci, già dirigente scolastica e docente di Scienze umane e sociali nei licei, è stata docente a contratto di: Didattica interdisciplinare e multidisciplinare, Didattica della Psicologia e delle Scienze della Formazione presso l’Università di Macerata. Ha scritto, inoltre, diversi testi di saggistica, poesia e teatro, che sono stati pubblicati su riviste, antologie e cataloghi. Ha partecipato a Concorsi letterari nazionali e internazionali ottenendo lusinghieri riconoscimenti. Al Concorso 50&Più partecipa per la prima volta. Vive a Macerata.

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SCHEDA DI VOTAZIONE PER IL CONCORSO PROSA, POESIA, PITTURA, FOTOGRAFIA È questo il momento più atteso dai finalisti: superare la selezione. I cinque candidati al premio finale per le sezioni Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia, attendono ora il giudizio inappellabile dei lettori. Come ogni anno, con la

scheda di votazione qui proposta, sarà scelto il vincitore per ogni disciplina. Dunque, votate secondo le vostre preferenze: quella crocetta che traccerete sul quadratino posto a lato di ogni nome, sarà decisiva.

✂ Da ritagliare e inviare in originale a 50&Più - Via del Melangolo 26 - 00186 Roma entro il 31/01/2021 (eventuali schede fotocopiate/scansionate saranno ritenute nulle). La votazione può essere effettuata anche online, all’indirizzo www.spazio50.org Cognome

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Via Cap.

Città

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Acconsento al trattamento da parte di Editoriale 50&Più S.r.l. dei dati personali da me forniti. Tale trattamento avverrà nel rispetto di quanto previsto dal Regolamento (UE) 2016/679 e delle disposizioni per l'adeguamento della normativa nazionale, ed ai soli fini della registrazione del voto da me espresso. Firma

PROSA «Il salvataggio» Anna Ciorcalo

«Madre» Rosa Conte

«Il canto delle sirene» Giuseppe Messina

«Il filo che unisce» Tiziana Michelini

POESIA «La pazienza in Epidemia-2020» Giovanni Mario Melosu

«Fioriranno le rose ad Aleppo» Vera Ottani

«La luce in fondo...» Germana Pallecchi

«Stupore e incomprensione» Emanuele Piccinno

«Il mistero dei mutandoni del nonno» «Il bucaneve» Ave Vasi

Marcello Pierucci

PITTURA

FOTOGRAFIA

«Omaggio a Cittadella» Adelino Bresciani

«Pensare al domani: amore e libertà» Vincenzo Cuccurullo

«Paestum» Eddi Panzolini

«Festa portoghese» Maria Teresa Fiorato

«Cascata di fiori» Rossana Pianigiani

«Trasparenze» Concetta Perriello

«La lacrima del futuro» Franca Pozzoli

«Sguardi» Enzo Rubin

«Lago silente» Francesca Sanna

«Quando ti cerco, a Nordkapp» Luciana Salvucci

✂ > LIBELLULA D’ORO PER LA PROSA: Giovanni Silonio, di Vercelli, con l’opera: «La creatività salva e allunga la vita». > LIBELLULA D’ORO PER LA POESIA: Armando Giorgi, di Genova, con l’opera: «Camera con vista al mare». > LIBELLULA D’ORO PER LA PITTURA: Gavina Solinas, di Sassari, con l’opera: «...dalla Escala del Cabirol (Alghero)». > LIBELLULA D’ORO PER LA FOTOGRAFIA: Maria De Franceschi, di Vicenza, con l’opera: «Risacca». MENZIONI SPECIALI PROSA: Franca Anchieri, Marcella Banditella, Aldo Binda, Marinella Bongiolatti, Giuseppe Cerritelli, Flora Martignoni, Anna Pellizzaro, Stefano Pendola, Sonia Bernardetta Sella, Antonio Zambelli. POESIA: Patrizio Beleggia, Marisa Chianura, Lucia D’Abarno, Francesca D’Errico, Mario Flauto, Giovanni Marfella, Emilia Mastrangelo, Margherita Morea, Giorgio Luciano Pani, Silvana Pa-

sinetti, Roberto Pisani, Carmen Trevisan. PITTURA: Giampiero Calzari, Nives Carè, Rosalba Crillissi, Adriana Gigliarelli, Graziella Lanzoni, Mario Patruno, Fabio Giacomo Sardini. FOTOGRAFIA: Marietta Marisa Ierardi, Tiziana Michelini, Gianni Molena, Giovanni Silonio, Rainalda Torresini.

SEGNALAZIONI Prosa: Adriano Tagliapietra, Annalisa Gritti. Poesia: Wally Gigante Waddell, Arturo Mercadante. Pittura: Lucio Lupini, Claudio Orlandini. Fotografia: Lucio Frigo, Roberta Lucarelli.


__ATTUALITÀ TENDENZE__

POWER FLOWER “METTETE DEI FIORI NEI VOSTRI CANNONI” CANTAVANO I GIGANTI A SANREMO: era il 1967 e oltreoceano, negli Stati Uniti, gli hippy, ispirati da poeti e scrittori quali Allen Ginsberg e Jack Kerouac, sintetizzavano con questa espressione i loro ideali di pace e libertà. Sono di quegli anni le immagini di giovani manifestanti che offrono fiori a poliziotti in tenuta antisommossa, e i rappresentanti della beat generation utilizzano i fiori per decorare i vestiti o i ca70 I spazio50.org I SETTEMBRE 2020

di disobbedienza civile piantando fiori. Nasce così il “Power Flower”, il potere dei fiori. È il Power Flower l’idea che muove e ispira molti performer e artisti contemporanei. Forse non è un caso che siano californiane le origini di Lewis Miller, di Daniela Floridia che dal 2006 affianca la sua quopelli, ma anche come strumento di protata attività di fiorista per i più famosi testa. A Berkeley, in California, nel 1969, clienti ed importanti eventi di Manhattan per contrastare l’intenzione dell’Univera una vera e propria “missione” al sersità di trasformare un sito in parcheggi vizio della città. Regala ai cittadini di e campi da gioco, gli hippy avviarono atti New York la sorpresa di scoprire angoli

L’ARTE EFFIMERA


Il potere dei fiori può cambiare il mondo, curare lo spirito e creare capolavori: dai “figli dei fiori” ai flower designers, dalla California a Roma, dalle sculture botaniche ai flash mob, un viaggio alla scoperta di un mestiere, quello del fiorista che, attraverso un’arte effimera fatta di colori e profumi, trasmette bellezza, forza e intensità della città assolutamente inusuali - quali cassonetti dell’immondizia, cabine telefoniche, fermate dell’autobus, monumenti -, trasformati in opere d’arte attraverso composizioni floreali tanto scenografiche quanto particolari. Sono quelli che lui definisce i Flower Flashes, i lampi di fiori. Miller non è il solo: anche Lutfi Janania ora vive a New York, in cui si è trasferito come stilista di moda, ma è cresciuto in Honduras, dove il cortile nel quale giocava “era circondato da piante giurassiche e uccelli tropicali”. Per questo motivo i fiori hanno lentamente ma inesorabilmente cominciato a diventare “la sua ossessione e lo scopo della vita”, portandolo a concentrarsi su sculture botaniche e installazioni floreali dalle quali emergono chiaramente ispirazioni di artisti, rigorosamente donne, quali Frida Kahlo. Australiana trapiantata a Berlino, Ruby Barber è una flower designer che ha scelto uno stile ispirato alla grafica e al design, utilizzando anche materie prime considerate “povere” come erba e fieno, che compone in grandi bouquet appesi al soffitto creando delle nuvole. Il suo studio, che ha voluto chiamare “Mary Lennox”, prende il nome dalla protagonista del »

LE DEFINIZIONI

Fiorista o fioraio? Il dizionario Treccani, come primo significato di fiorista, indica: “Pittore di fiori” (anche come aggettivo, pittore paesista e fiorista). In seconda battuta, “Chi fa o vende fiori artificiali o crea stilizzazioni e fantasie floreali in carta, tela, seta, vetro ecc. per ornamento e per decorazione”. E, infine, “Chi vende o coltiva fiori veri; fioraio”. Quindi, la differenza con il termine fioraio - con il quale si indica anche il negozio nel quale si vendono fiori - sembra essere data dalla creatività, una caratteristica che è in realtà insita in questa professione.

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«I FIORI POSSIEDONO LA CAPACITÀ DI EMOZIONARE TANTO QUANTO LE DIVERSE FORME D’ARTE, MA FORSE IN MANIERA PIÙ NATURALE E IMMEDIATA»


__ATTUALITÀ TENDENZE__ racconto Il giardino segreto, di Frances Hodgson Burnett, una scrittrice appassionata di giardinaggio che considerava questa attività pedagogica. Infatti, l’atelier di Barber è un luogo di sperimentazione dove l’imperfezione, mai casuale, è considerata un valore, insito nella bellezza della natura e del suo potere evocativo. Anche Roma ha il suo giardino segreto: “Fiorile”, che definire negozio di fiori è riduttivo. Chi entra per la prima volta, magari per comprare solo un mazzo di rose, si trova in uno spazio inaspettato, circondato dai palazzi inizio ’900 del quartiere Nomentano, un giardino dove alberi centenari e siepi apparentemente spontanee creano angoli nascosti dai quali si può essere continuamente sorpresi dai profumi e dai colori dei fiori. «Fiorile è un tempo, il più ricco di fioriture, ma anche un luogo, dove i fiori sono amati e dove sarà sempre possibile catturare un po’ di questo amore per farne dono alle persone care». Così descrive la sua

attività Valeria Pesciarelli (nella foto in basso, a sinistra), classe 1965, da diciotto anni la titolare. «Non mi sono mai definita una flower designer, ma piuttosto una fiorista: fiorista è chi compone con i fiori, ossia chi realizza creazioni floreali, che sia un centrotavola, un bouquet, l’allestimento di una mostra, gli accessori di una sfilata di moda o il set di un film». Sono diverse infatti le collaborazioni che Valeria ha all’attivo con gli scenografi e gli arredatori di grandi registi che scelgono Cinecittà per la location delle proprie produzioni: da Woody Allen per To Rome with love a Spike Lee per Miracolo a Sant’Anna, da Bernardo Bertolucci per Io e te a Ridley Scott per Tutti i soldi del mondo. «In Italia non esistono percorsi di istruzione dedicati, quinquennali, come all’estero. Alla base della mia formazione ci sono studi universitari di biologia accompagnati dall’interesse per l’architettura, il design e la storia dell’arte che ho sempre continuato a coltivare, insieme a dei corsi tematici e specialistici di

FORMAZIONE

Corsi per tutti Federfiori Confcommercio, la Federazione dei Fioristi italiani, attraverso la sua Scuola di arte e tecnica floreale propone corsi di formazione professionale a tutti i livelli, dai corsi base a quelli monografici, dalla Scuola superiore ai Master e i seminari internazionali. Una formazione che, a partire dalle competenze elementari, è indispensabile per la corretta gestione di un punto vendita di fiori, approfondisce i diversi aspetti di questa professione, spaziando fra molte materie: dalle teorie e tecniche di composizione floreale agli studi sul colore, dalla botanica al marketing floreale.

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aggiornamento. È per questo motivo che nelle mie composizioni il contenuto (i fiori) sono importanti tanto quanto il contenitore (il vaso): uno esalta l’altro, in uno scambio e arricchimento reciproco». Da questa intuizione è nata nel 2018 la collaborazione per l’allestimento, presso una Galleria romana, DAForma, di un “fuori mostra” contemporaneo a Citazioni Pratiche, una mostra di Fornasetti allestita a Palazzo Altemps dove, fra le altre, Fiorile ha firmato con una sua creazione una Testa di Moro dell’artista del 1970. «Quella delle composizioni floreali è un’arte effimera, che non rimane perché il fiore appassisce - continua Valeria -. Ma il potere dei fiori è quello di mostrarci bellezza e rasserenarci l’anima: ha un forte valore terapeutico, che ho potuto personalmente appurare facendo volontariato con ragazzi con disabilità psichiche. Il “potere dei fiori” è la capacità di emozionare tanto quanto ne sono capaci le diverse forme dell’arte, ma forse in maniera più immediata, perché più semplice, più naturale: non presuppone una formazione culturale ma semplicemente un cuore “emozionabile”, con la vista o l’olfatto. Attraverso le forme, semplici o eleganti, i colori ed i profumi, delicati o intensi. Mi incanto sempre in questo incontro, nel riscoprirli e nello sperimentare ogni giorno accostamenti diversi: le uniche regole per me sono l’armonia e l’equilibrio, ma interpretate con tante sfumature ed eccezioni».


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__SOCIETÀ ATTUALITÀ__

LA VITA NEL PAESE RITROVATO di Rita Nicosanti

Il 21 Settembre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alzheimer. Ed è proprio per aiutare chi è affetto da questa sindrome che, a Monza, è stato realizzato “Il Paese Ritrovato”, un villaggio concepito per le persone affette da demenza. Case colorate, negozi, panchine e giardini: un luogo di cura dove i residenti sono liberi di muoversi, parlare, badare alla propria casa, riappropriandosi della quotidianità

OGNI GIORNO, DI BUON MATTINO, L’EDICOLANTE ATTRAVERSA LA VIA DEL PAESE CON IL SUO CARRELLINO, SI FERMA SOTTO OGNI APPARTAMENTO OFFRENDO RIVISTE E GIORNALI. Non è un edicolante vero e proprio, bensì un volontario del

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Servizio Civile Nazionale, nonché educatore professionale, che fa parte del team di un progetto unico ed innovativo nel panorama italiano, quello de “Il Paese Ritrovato”. Ci troviamo a Monza, poco distante dalla Villa Reale, ed è qui che, il 25

giugno 2018, ha aperto i battenti il primo villaggio per persone anziane con forme di demenza o affette da sindrome di Alzheimer. Un progetto ideato e gestito dalla cooperativa sociale “La Meridiana” di Monza, che entra nel filone internazionale dei villaggi Alzheimer, nati oltre venti anni fa in Olanda, con l’intento di destrutturare il vecchio concetto di casa di riposo. «Ci sono persone affette da demenza le quali, anche se non sono ancora così compromesse da essere accolte in una struttura residenziale, faticano ad essere gestite a domicilio. Con “Il Paese Ritrovato” abbiamo progettato una nuova modalità di offerta; tutto qui è pensato per facilitare l’orientamento e l’interattività. Ci siamo ispirati ai borghi toscani - racconta Marco Fumagalli, coordinatore del progetto -, è un vero e proprio borgo, con una dimensione raccolta che crea un ambiente sicuro». Il Paese ha un perimetro circoscritto ed è disposto su due anelli. In quello più ampio trovano spazio gli appartamenti, sono otto, di ampia metratura, che garantiscono rispetto della privacy e standard confortevoli per tutti i sessantaquattro residenti. Nell’anello interno, invece, trovano spazio le varie attività. Qui c’è il minimarket, il bar, la parrucchiera, il cinema, la cappella, la palestra, persino l’ufficio della proloco. C’è poi la piazza, l’orto e il frutteto. I residenti del “Paese Ritrovato” sono


persone che vanno dai 50 ai 92 anni, con una media di 82. Hanno dei disturbi di comportamento, ma un sufficiente livello di autonomia, anche motoria. Marco Fumagalli ci aiuta ad avvicinarci a questo target: «Sono donne e uomini che attraversano una fase della vita nella quale un individuo si trova spesso obbligato a stare in un solo luogo, a fare determinate cose, ma soprattutto a non farne, perché queste cose potrebbero metterlo in una condizione di pericolo, un pericolo percepito soprattutto da chi vive intorno a lui. All’interno del “Paese Ritrovato”, invece, vige il criterio della libertà dei ritmi individuali. Ognuno decide di svegliarsi quando ne ha voglia, ognuno ha la libertà di scegliere cosa fare durante la giornata. C’è chi predilige le attività dentro casa e chi ha una propensione più all’esterno. Forzare la vita sociale è un grande errore. Ogni negozio offre una serie di proposte che il residente può scegliere in maniera spontanea, attraverso un invito, o mediante una selezione più mirata». Ed anche le famiglie dei residenti hanno tratto giovamento da questo borgo così speciale. «È come se alcuni rapporti si fossero nuovamente equilibrati - racconta Marco Fumagalli - perché venendo meno la difficoltà di gestione del quotidiano, i familiari tornano a riapprezzare il tempo passato con i loro anziani». Anche Roberto Mauri, direttore generale della cooperativa sociale “La Meridiana”, pone l’accento su questo pun-

LA RICERCA TECNOLOGICA

L’aiuto fondamentale di un braccialetto I residenti de “Il Paese Ritrovato” indossano un braccialetto che permette loro di accedere ai servizi in maniera gratuita. Possono fare la messa in piega dalla parrucchiera, prendere un caffè al bar, shopping al minimarket e così via. Si tratta di un braccialetto dotato di un localizzatore, che gli consente di essere sempre rintracciabili all’interno del Paese. Gli operatori, in questo modo, possono monitorare gli spostamenti, garantendo la sicurezza degli anziani senza essere invadenti. «Siamo un laboratorio di sperimentazione, crediamo molto nella ricerca tecnologica», spiega Marco Fumagalli. È stata fatta, inoltre, un’analisi sulla metà dei residenti, confrontando i dati della fase iniziale, a sei mesi dal loro ingresso e poi ad un anno. I risultati sono interessanti: «A fronte di una situazione cognitiva che si attesta nel normale decadimento, perché noi non curiamo la malattia bensì la seguiamo, c’è stata però una riduzione importante dei disturbi comportamentali, una diminuzione dell’uso dei farmaci, ed un calo notevole dello stress del caregiver. «Si tratta - aggiunge Fumagalli - di un dato di rilevanza statistica molto importante». Perché riappropriarsi della propria vita è possibile. Una residente, ad esempio, prima del Covid-19, ha festeggiato il suo compleanno andando sul tram panoramico di Milano.

to: «Non è facile avere a che fare con l’Alzheimer. I caregiver, i familiari si trovano a gestire un grande carico, soprattutto emotivo. E provano un forte senso di colpa nel portare l’anziano in struttura, perché sentono, in qualche modo, di averlo abbandonato. Invece, quando vengono qui e vedono i propri cari contenti, è per loro un sollievo». Con il Coronavirus le attività del Paese hanno avuto una battuta d’arresto. La vita si è spostata dentro gli appartamenti ed è stata potenziata la presenza degli operatori. I residenti hanno reagito bene. Del resto la micro-comunità, per Meridiana,

è un valore aggiunto. «Il mutuo aiuto, la nascita di amicizie privilegiate sono dinamiche essenziali - spiega Marco Fumagalli -. Come pure lo sono i piccoli diverbi all’interno degli appartamenti, che rappresentano un po’ il sale della vita. Noi non vogliamo nascondere i comportamenti reali delle persone, ma soltanto cercare un equilibrio interno. Nel “Paese Ritrovato” la realtà che vivono i nostri residenti è libera da ogni prerequisito di cura assistenziale. Quello che risulta davanti ai loro occhi - chiosa Fumagalli - sono persone che vivono come te, con le quali condividi una quotidianità».

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scienze SALUTE PREVENZIONE TECNOLOGIA

La resistenza a questi farmaci è un fenomeno naturale e prevedibile, ma un utilizzo sbagliato accelera questo processo. Noi italiani, purtroppo, siamo particolarmente perseveranti nell’errore __SALUTE__

ANTIBIOTICI: I RISCHI DI UN USO SCORRETTO di Giovanna Dall’Ongaro STAPHYLOCOCCUS AUREUS, KLEBSIELLA PNEUMONIAE, ESCHERICHIA COLI, CLOSTRIDIUM DIFFICILE. Non dimentichiamoci di loro: la pandemia di Covid-19 gli ha rubato la scena, ma i “superbatteri” resistenti agli antibiotici continuano a rappresentare una minaccia alla salute dell’umanità che rischia di sfuggire sempre più di controllo, complice anche il Covid (come spieghiamo nell’articolo successivo). I dati sono allarmanti: in Europa ogni anno 33mila persone muoiono per aver contratto un’infezione provocata da batteri contro i quali non esistono più armi efficaci. Un terzo di questi decessi avviene nel nostro Paese

che insieme alla Grecia detiene lo spiacevole primato del più elevato tasso di infezioni da batteri resistenti in Europa. Perché siamo arrivati a questo punto? Prima di ricostruire la catena di eventi che ha tolto il potere agli antibiotici, spieghiamo in estrema sintesi il fenomeno della resistenza agli antibiotici. Alexander Fleming, il “padre” della penicillina, il primo antibiotico scoperto nel 1928, aveva già previsto tutto. Lo sviluppo di forme di batteri resistenti agli antibiotici è inevitabile. Il processo avviene per selezione naturale: non tutti i batteri vengono uccisi dal farmaco, alcuni dotati di particolari

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“superpoteri” (geneticamente parlando) sopravvivono e saranno in grado di trasmettere quei superpoteri ad altri batteri e così via, fino a quando esisteranno solo superbatteri resistenti. Un uso scorretto o eccessivo degli antibiotici accelera il processo. E così si spiega come mai noi italiani siamo i campioni dell’antibiotico-resistenza. Secondo l’ultimo Rapporto dell’Aifa sull’uso degli antibiotici in Italia, nel nostro Paese più di una

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IN ITALIA CONTINUANO A ESSERE PRESCRITTI TROPPI ANTIBIOTICI. SPESSO PER CURARE MALATTIE CHE NON NE AVREBBERO BISOGNO. IL MAGGIOR CONSUMO SI REGISTRA TRA GLI OVER 75


Errare è umano, ma perseverare...

In Europa, l’Italia detiene, insieme alla Grecia, il primato per la diffusione di germi resistenti. L’aumento della resistenza dipende in gran parte dall’uso disinvolto e non sempre appropriato di questi farmaci. Possibile che nel 2020 si continuino a prendere antibiotici per curare un raffreddore?

IL PRIMATO

VIRUS, NON BATTERI

INFEZIONI OSPEDALIERE

In Italia si consumano 21,4 dosi al giorno per 1.000 abitanti, mentre la media europea è di 20,1. Nel 30% dei casi il loro uso è inutile e quindi dannoso perché scatena resistenza.

Gli esperti avvertono: l’aumento così significativo delle prescrizioni di antibiotici in coincidenza con i picchi influenzali è una spia di un’inappropriatezza nei consumi.

In Italia si registrano 200mila pazienti l’anno con infezioni da germi resistenti contratte in ospedale con 10mila morti. Ancora una volta peggio degli altri Paesi.

volta su tre gli antibiotici vengono usati in modo scorretto. Si va da errori grossolani, come ricorrere agli antibiotici per un’influenza (gli antibiotici uccidono i batteri e non i virus) a sbagli meno eclatanti ma altrettanto pericolosi che riguardano il tipo di antibiotico scelto o il dosaggio. Nel 2018 il 33,1% delle persone affette da un’infezione virale delle prime vie aeree (influenza o raffreddore) ha ricevuto la prescrizione di un antibiotico. Gli esperti dell’Aifa bacchettano i medici che prescrivono antibiotici con troppa disinvoltura, curiosamente soprattutto nei mesi invernali quando sono i virus e non i batteri i principali responsabili delle infezioni.

Le condizioni cliniche per le quali si osserva più frequentemente un impiego inappropriato di antibiotici sono le infezioni acute delle vie respiratorie e le cistiti (infezioni urinarie non complicate). Si stima che l’80% delle infezioni respiratorie sia di origine virale, pertanto, gli antibiotici non sono indicati per il loro trattamento. Un’attenzione particolare meritano anche i fluorochinoloni, una classe di antibiotici da utilizzare con estrema cautela sia per la capacità di indurre resistenza sia per il rischio di effetti indesiderati. In Italia il ricorso a questi farmaci avviene ancora con troppa disinvoltura. Spesso vengono prescritti in modo inappropriato per il trattamento di cistiti non complicate delle basse vie urinarie nelle donne adulte.

TROPPE PRESCRIZIONI INAPPROPRIATE

Se l’infezione è di origine virale, l’antibiotico non serve

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__SCIENZE SALUTE__

+SPERANZE NELLA TECNOLOGIA I BATTERI

Ancora più potenti L’Escherichia coli, il batterio spesso all’origine di infezione della vescica nelle donne, è resistente all’antibiotico nel 14,6% dei casi in Italia (media Ue, 5,3%), mentre la Klebsiella pneumoniae, responsabile di polmoniti, nel 29,7% contro il 18,6% Ue.

L’allarme degli esperti: attenzione all’effetto boomerang. Per sconfiggere il Coronavirus si rischia di potenziare i superbatteri

L’EMERGENZA NELL’EMERGENZA LA RICERCA

Un percorso difficile Dieci anni e circa un miliardo di euro di investimenti. Ci vogliono troppo tempo e troppi soldi per ottenere farmaci che, tra l’altro, non assicurano un ritorno economico tale da invogliare l’industria farmaceutica a cimentarsi nell’impresa. Così il mercato è fermo da anni e non si intravedono importanti novità nel prossimo futuro. L’intelligenza artificiale potrebbe aiutare a individuare molecole promettenti.

IL COVID-19 HA UNA SECONDA FACCIA e non è più rassicurante della prima. Esiste il rischio reale che gli sforzi per combattere il Coronavirus inneschino una nuova e deleteria offensiva di superbatteri che, nel post pandemia, potrebbero tornare all’attacco più resistenti di prima agli antibiotici. A lanciare l’allarme sono numerosi scienziati preoccupati per le conseguenze di due procedure adottate con frequenza per combattere l’epidemia di Covid. Secondo uno studio condotto in Cina, molti pazienti ricoverati per Coronavirus sono stati trattati con uno o più antibiotici per prevenire l’insorgere di infezioni

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batteriche. I medici che hanno prescritto le terapie avranno avuto sicuramente le loro ragioni e nessuno può biasimarli. Nell’emergenza ci sono delle priorità e proteggere i pazienti da eventuali complicanze rientra certamente nelle azioni più urgenti da intraprendere. D’altra parte, però, è risaputo che più antibiotici si usano e più aumenta il rischio di scatenare la resistenza. Il pericolo non è sfuggito all’Organizzazione Mondiale della Sanità, che scoraggia il ricorso agli antibiotici per i casi lievi di Covid-19. Hanan Balkhy, vice direttore generale dell’Oms per la resistenza antimicrobica, ha dichiarato al British Medical

Journal che i primi dati su pazienti con Coronavirus suggeriscono che solo una minoranza ha coinfezioni batteriche. «L’Oms continua a essere preoccupata per l’uso inappropriato di antibiotici, in particolare tra i pazienti con lieve Covid-19», afferma Balkhy. Ma non finisce qui. Gli scienziati storcono il naso anche di fronte all’eccessivo uso dei disinfettanti. Il loro consiglio è quello di lavarsi le mani con il sapone semplice o con soluzioni che contengano alcol, evitando prodotti, per esempio, con benzalconio cloruro, inefficaci contro i virus ma a rischio di innescare resistenza batterica.


PREVENZIONE

Bici, che passione! Basterebbe fare 30 minuti al giorno di pressione arteriosa. Ulteriori ricerche movimento per migliorare il proprio hanno confermato che 20 minuti al stato di salute. E se questo movimento giorno di pedalata ci aiutano anche a lo si facesse in sella ad una bicicletta, togliere quei fastidiosi chili di troppo. allora il benessere con la “B” maiuscola In un articolo apparso sul Journal of sarebbe assicurato. Pedalare, in effetti, Applied Physiology si afferma, infatti, produce un’infinità di benefici, tutti che allenarsi la mattina prima di far scientificamente provati. colazione, anche a giorni Il primo a trarre giovaalterni, permette di bruPREFERIRE LA BICICLETTA mento dal un bel giro in ciare fino al 36% di grasALL’AUTOMOBILE NON È SOLO UNA SCELTA bici è il sistema cardiosi. I risultati si vedono già RESPONSABILE NEI vascolare. Utilizzare la CONFRONTI DELL’AMBIENTE, dopo due settimane. bicicletta regolarmente, Ma non è tutto. Andare MA ANCHE UN GESTO D’AMORE VERSO SE STESSI infatti, fa sì che l’attività in bici migliora la qualità aerobica eseguita nel pedel sonno, tanto che codi Rachele Randon dalare determini un loro che soffrono di inaumento del volume delle cavisonnia si addormentano nella metà del tà cardiache, con il contempo e, contemporaneamente, dorseguente miglioramono circa un’ora in più. Probabilmenmento della cirte ciò è dovuto alla diminuzione del licolazione sanvello di cortisolo nel sangue, ormone guigna e della che favorisce l’insonnia.

Pedalare ci fa consumare energia e ci rende felici. L’attività, infatti, permette al cervello di produrre l’endorfina, conosciuta come “l’ormone della felicità”.

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__SCIENZE PREVENZIONE__

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CONSIGLI UTILI

CONTROLLI PERIODICI

Così ci si protegge Per tutelare la serenità di una vita di coppia in salute non bisogna dimenticare le regole dell’educazione sessuale, prima fra tutte un uso corretto del preservativo. Essere informati su fattori di rischio e sui sintomi, come prurito, dolore, lesioni o secrezioni anomale, che possono anche essere molto lievi. Sottoporsi a controlli periodici, ad esempio, per le donne alle visite dal ginecologo e agli screening per i tumori della cervice (Pap-test e Hpv test). Rivolgersi al medico per qualsiasi dubbio, poiché una terapia tempestiva, meglio se di coppia, risolve il problema nella maggior parte dei casi, previene le complicanze serie e interrompe la catena del contagio.

L’incidenza delle malattie sessuali è in aumento in tutte le fasce d’età. La prevenzione resta l’arma vincente

QUELL’INFEZIONE CHE MINA LA SALUTE DELLA COPPIA a cura di Fondazione Umberto Veronesi SPESSO IGNORATE, QUASI SEMPRE SOTTOVALUTATE, le malattie a trasmissione sessuale rappresentano ancora un tabù per gran parte degli italiani, che non solo ne parlano poco, ma ne sanno anche poco. Molte indagini recenti, infatti, sottolineano l’impreparazione di maschi e femmine di fronte alle infezioni legate al contatto intimo. Alcune malattie vengono considerate a torto un retaggio del passato (un esempio per tutti: le vecchie “malattie veneree”, come la sifilide e la gonorrea, la cui diffusione invece è in aumento); altre vengono ridimensionate a disturbi di poco conto, altre volte

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ancora ci si affida a credenze errate in tema di prevenzione e di rischi. Vediamo cosa c’è da sapere. LE MALATTIE PIÙ DIFFUSE

Si conoscono almeno una trentina di diversi agenti patogeni in grado di provocare una infezione attraverso il contatto sessuale: virus, batteri, parassiti o protozoi. Nel mondo le patologie più diffuse sono clamidia, gonorrea, sifilide, trichomonas vaginalis, a cui si aggiungono le infezioni genitali virali (herpes simplex virus di tipo 1 e 2, papilloma virus umano o Hpv). In Italia i dati registrati

dai sistemi di sorveglianza sentinella, attivi dal 1991, hanno rilevato che le malattie di questo tipo più frequenti sono i condilomi ano-genitali, la sifilide latente, l’herpes genitale e le cervicovaginiti batteriche, diverse da quelle provocate da clamidia, gonorrea e trichomonas. Vanno annoverate fra le infezioni a trasmissione sessuale anche l’Hiv e l’epatite B e C. CHI È A RISCHIO

L’impatto è di alcune centinaia di milioni di persone contagiate nel mondo, ogni anno, con numeri più alti nei Paesi in via di sviluppo e nelle fasce giovanili della popolazione,


I DATI NUOVI CASI

Numeri in aumento

che solitamente sono sessualmente più attive. L’agente patogeno si può trasmettere attraverso lo scambio di liquidi e secrezioni o anche attraverso il contatto diretto di pelle e mucose. Alcune (Hiv, epatiti, sifilide) anche attraverso il sangue. Sebbene sia sufficiente anche solo un rapporto intimo per contrarre una sgradita infezione, il rischio aumenta con il numero di partner occasionali. “ALLA MIA ETÀ?”

L’incidenza delle infezioni sessuali va aumentando in tutte le fasce d’età. Se è vero che la gran parte dei casi si registra fra giovani ed adolescenti, va sottolineato che i numeri sono in crescita anche tra gli over 50, uomini e donne che nelle società odierne rivestono ruoli pienamente attivi, anche sul piano delle relazioni e degli incontri con nuovi partner, e che godono

di uno stato di salute migliore rispetto a quello delle generazioni passate. E proprio loro possono essere, inaspettatamente, categorie particolarmente esposte. Vediamo perché. PREVENZIONE DIMENTICATA

Gli adulti maturi spesso sottovalutano l’importanza della prevenzione e dei controlli quando si tratta di problematiche intime e sono poco informati. Medici e istituzioni che si occupano di salute pubblica non li considerano soggetti particolarmente a rischio e questo porta a un certo grado di distrazione. La maggior parte delle iniziative di co-

municazione e di sensibilizzazione su questi temi, infatti, si rivolge ai ragazzi. Ad esempio, secondo l’ultimo rapporto di sorveglianza su Hiv e Aids in Europa, sono proprio le donne con più di 40 anni ad avere un rischio tre o quattro volte maggiore di ricevere una diagnosi tardiva rispetto alle ragazze più giovani. Inoltre, una volta superata l’età fertile, viene meno la necessità di usare un metodo contraccettivo, che resta una spinta importante verso controlli e colloqui con il medico, oltre a motivare all’uso del preservativo, il più efficace strumento di prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale.

Dal 1° gennaio 1991 al 31 dicembre 2017 il Sistema di sorveglianza coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità ha segnalato un totale di 128.138 nuovi casi di infezioni sessualmente trasmesse (IST). Fino al 2004 il numero di nuovi casi l’anno è rimasto sostanzialmente stabile, con una media di poco meno di 4.000 casi segnalati per anno. Successivamente, e fino al 2017, si è assistito a un incremento costante delle segnalazioni, fino a un aumento percentuale del 39,5%. Chi sono i pazienti contagiati? Più uomini che donne (rispettivamente circa il 70 e il 30%), con una età media di 32 anni. Gli uomini e le donne con più di 45 anni hanno rappresentato poco più del 15% dei casi segnalati (periodo di osservazione 2009-2017).

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DENTRO LA RETE AVVISO AI NAVIGANTI

a cura di Paolo Negrini

TRASPORTI

Servizi per automobilisti

Il Portale dell’Automobilista è il sito del Dipartimento per i Trasporti dove, previa registrazione, potrete accedere ad informazioni e servizi riguardanti la vostra patente e autoveicoli di proprietà. Potrete controllare il saldo punti patente, la scadenza della revisione e molto altro ancora. Per chi possiede uno smartphone o un tablet è possibile scaricare l’applicazione iPatente.

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Facebook ha lanciato il servizio “Messenger Rooms”, una stanza virtuale per incontrare fino a 50 amici

# # #

www.ilportaledellautomobilista.it

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DESIGN

Idee per progettare gli interni

MondoDesign.it si propone come un sito di suggerimenti su tutto ciò che riguarda la progettazione e l’arredamento di interni, oggetti, processi del design, architettura ed arte. La sensazione che ho avuto visitando il sito è stata quella di muovermi in uno spazio rispettoso del visitatore. Le idee proposte sono offerte, non scagliate contro. Assolutamente imperdibile la sezione “Arte contemporanea”.

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# # #

https://mondodesign.it

3

AUTOVEICOLI

La sosta diventa facile

EasyPark è un app per pagare con lo smartphone il parcheggio sulle strisce blu. Eseguita la registrazione e la prima ricarica (a partire da € 3,00) con carta o PayPal, saremo pronti per la sosta. L’app permette di prolungare da remoto la sosta ed evitare così le multe, pagare solo il tempo effettivo di sosta, non dover cercare monete e parchimetro. Vi pare poco? Disponibile per Android ed iOS.

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# # #

https://store.google.com

LO SAPEVATE CHE? Compie 30 anni il gioco del Solitario di Windows. Auguri! Ineguagliabile passatempo e straordinario strumento didattico. Lo facevo fare ai miei studenti per imparare ad usare il mouse. Altri tempi...

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SOCIAL

Videoincontri da 4 a 100 occhi

UNA STANZA VIRTUALE FACEBOOK HA DA POCO LANCIATO IL SERVIZIO “MESSENGER ROOMS”, una stanza virtuale in cui incontrare i propri contatti. Chi crea la stanza ne ha il pieno controllo e può decidere chi vi può entrare, se la stanza sarà visibile ad altri amici, se i partecipanti potranno invitare tramite “link” altre persone e potrà eliminare i disturbatori. Per l’attivazione nella modalità computer, cliccare sul pulsante “Crea stanza” e, nel successivo menù, scegliere l’attività della stanza, chi invitare ed eventualmente l’orario di attivazione. È richiesta l’app Facebook Messenger per creare la stanza su dispositivi Android e iOS. Dopo averla scaricata dai rispettivi Store, avviarla, toccare l’icona in basso “Persone” e poi la voce in alto “Crea”.


spazio INCONTRI EVENTI TEMPO LIBERO CULTURA

UNA SOCIALITÀ VIRTUOSA

UDINE

Incontri La pandemia del nuovo Coronavirus, unita al lungo periodo di isolamento in casa, ha rimesso in discussione molte cose, intaccando un aspetto fondamentale della vita: la socialità. Si è creato un senso generalizzato di insicurezza ed alcuni parametri sono cambiati. Cosa ci minaccia e cosa ci protegge? Cosa è puro e cosa è contaminato? Interrogativi nuovi nati di fronte a un pericolo diverso, un virus sconosciuto che ha modificato la nostra socialità e il rapporto con l’altro. E siccome la socialità è una parte fondamentale del benessere della persona, la 50&Più provinciale di Udine, presieduta da Guido De Michielis, ha organizzato due incontri, tenutisi presso la sala Pasolini del Palazzo della

Regione, per dare consigli e fornire le coordinate su come gestire l’ansia scaturita dalla pandemia. Agli incontri è intervenuto Francesco Milanese, psicologo, mediatore familiare e formatore. «In questi mesi spiega - ci siamo preoccupati di proteggerci rispetto a ciò che è fuori dalla nostra abitazione, ci siamo preoccupati di una maggiore igiene e pulizia, ma per il fatto che siano le persone a portare il contagio, l’altro è diventato improvvisamente pericoloso. Questo crea una situazione ansiogena, una preoccupazione eccessiva rispetto al pericolo reale». È l’ansia il vero pericolo. «A differenza della paura, che riguarda un pericolo imminente, l’ansia è l’anticipazione di qualcosa che potenzialmente potrebbe accadere. Nella persona crea una si-

tuazione logorante che impedisce di svolgere le funzioni ordinarie. Ad esempio, uscire e rivedere gli amici in sicurezza sono diventate situazioni ansiogene perché non sappiamo come fare, come comportarci». Come uscirne «Per combattere l’ansia rispetto a un pericolo che non si conosce, occorre attrezzarsi e trovare la giusta misura. Ad esempio, sappiamo dell’importanza dell’utilizzo della mascherina, del lavarci bene le mani, del non toccare viso e mucose, questi sono tutti accorgimenti rassicuranti, adottandoli sappiamo che l’inconoscibile nemico non ci attacca. La misura è una buona forma di prevenzione. Purtroppo, però, si può cadere in comportamenti eccessivi e dannosi, come nel caso di persone che si lavano le mani solo con

l’alcool con il risultato di avere le mani distrutte. Dobbiamo, invece, imparare una nuova socialità e ritrovare il giusto equilibrio tra l’individualità e il rapporto con l’altro». Gli strumenti «Il primo è l’informazione e quindi la conoscenza rispetto al pericolo che abbiamo davanti; il secondo è l’adottare le misure necessarie, le regole che abbiamo imparato, senza cadere negli eccessi; il terzo, infine, è la creazione di spazi di ascolto, dove potersi incontrare e confrontarsi, anche sulle proprie inquietudini, per comunicare i propri bisogni. In questo senso le persone, anche all’interno di associazioni come 50&Più, possono ritrovare una nuova dimensione di socialità virtuosa». info: 0432538707 www.spazio50.org/udine


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LECCO

FIRENZE

PREMIO MANZONI

PROGRAMMA

In autunno il vincitore: intanto, ecco i tre finalisti

A settembre si riparte

Si avvicina la fase finale del Premio Internazionale Alessandro Manzoni Romanzo Storico 2020, organizzato dalla 50&Più provinciale di Lecco. Per questa edizione non sono mancate le novità. Considerato il momento, infatti, è stata data agli editori la possibilità di inviare le copie dei libri candidati anche online. Alla fine sono oltre 30 i romanzi proposti per la XVI edizione del Premio Manzoni al Romanzo Storico. «Siamo sicuramente soddisfatti della risposta che va a premiare il nostro impegno: quando nel mese di marzo abbiamo iniziato a riflettere sull’edizione 2020 l’idea è stata quella di provarci - spiega il presidente della 50&Più provinciale di Lecco, Eugenio Milani -. Non volevamo arrenderci e quindi, d’intesa con la Giuria Tecnica, abbiamo rilanciato il Premio aprendo anche all’invio tramite posta elettronica delle opere in concorso. I principali editori si sono mossi e hanno candidato autori di grande spessore. Questo a testimonianza del valore sempre crescente del Premio e della considerazione che riscuote nell’ambiente letterario nazionale. Alcuni editori ci hanno anche ringraziato per gli sforzi fatti per portare avanti comunque il Premio e promuovere la cultura nonostante le difficoltà. Sono parole che ci hanno fatto piacere e hanno confermato la bontà della scelta fatta di programmare la kermesse anche per il 2020».

Intanto, i membri della Giuria - composta da Ermanno Paccagnini (presidente), Alberto Cadioli, Gian Luigi Daccò, Gianmarco Gaspari, Luigi Mascheroni, Stefano Motta, Mauro Novelli, Giovanna Rosa hanno decretato le tre opere finaliste di quest’anno. Sono: Di guerra e di noi, di Marcello Domini (Marsilio), Prima di noi, di Giorgio Fontana (Sellerio) e L’architettrice, di Melania Mazzucco (Einaudi). Il vincitore, invece, sarà decretato dalla Giuria popolare, ovvero 100 lettori segnalati da librerie e biblioteche che dovranno esprimere il loro voto sulle tre opere. La serata finale, con lo spoglio delle schede e la proclamazione del vincitore, si terrà in autunno, nel mese di novembre. «Naturalmente, bisognerà tenere conto delle normative che verranno adottate, ma è chiaro che speriamo di riuscire a completare il percorso che abbiamo intrapreso con le consuete modalità», conclude il presidente Milani. info: 034128727 www.spazio50.org/lecco www.premiomanzonilecco.it

Appena è stato possibile la 50&Più provinciale di Firenze, già dallo scorso mese di giugno, ha ripreso le proprie attività coinvolgendo i soci con l’iniziativa “Camminate fiorentine”, sei escursioni nei luoghi più suggestivi della Città. «Un momento molto atteso e vissuto con entusiasmo dai soci che, muniti di mascherine e nel rispetto delle regole, si sono ritrovati dopo il lungo periodo del lockdown. È stato un ritrovarsi tra amici», dichiara Simonetta Bertocci, presidente della 50&Più provinciale di Firenze. Le Camminate fiorentine riprenderanno il 15 settembre: si camminerà tra le vie di Firenze, con escursioni anche nelle zone limitrofe. Inoltre è previsto un programma di soft trekking per chi desidera mettersi in movimento in maniera più “vigorosa”. Ma non è finita qui: il 23 e il 24 del mese si svolgeranno delle visite guidate con il professor Federico Napoli, per andare sulle tracce di Raffaello nel 500° anniversario dalla morte. Per maggiori dettagli la segreteria provinciale 50&Più è a disposizione. info: 055664795 www.spazio50.org/firenze

VICENZA NUOVE ATTIVITÀ

Corsi, escursioni, approfondimenti Diverse le iniziative dalla 50&Più provinciale di Vicenza. In particolare, sarà ripreso il corso “Per una sana e gustosa alimentazione”, che si svolgerà alla fine di settembre con due lezioni della dietologa Natascia Dell’Agli e, in ottobre, una lezione pratica con uno chef dell’Università del Gusto della Confcommercio. Verranno rilasciati attestati di partecipazione. Si terrà anche un corso “Digital senior”. Lo scopo è quello di trasferire le nozioni e le procedure di base per poter utilizzare appieno le potenzialità di smartphone e tablet, con particolare attenzione all’utilizzo degli

strumenti di comunicazione (mail, WhatsApp, Facebook). «L’obiettivo - afferma il presidente Fiorenzo Marcato - è anche quello di favorire l’accessibilità agli strumenti digitali, oggi più che mai utili e direi indispensabili per il trasferimento di idee, di nozioni, di iniziative». Il corso inizierà nel mese di gennaio 2021. Gli interessati sono invitati a segnalare l’adesione al più presto per poter predisporre al meglio la sala del corso ed il materiale utile per seguire le lezioni. Infine, non mancheranno gite di un giorno per visitare mostre o borghi storici. Già in ottobre si andrà a Forlì per la rassegna “Ulisse. L’arte e il mito”. info: 0444964300 - www.spazio50.org/vicenza


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LE SEDI 50&PIÙ NEL MONDO

LECCE SPORT E AMICIZIA

Campioni senior su Rai 1 Quando si parla di sport in età matura, della bellezza di praticarlo, non solo per mantenersi in forma ma anche come momento di socializzazione, allora non può mancare l’esempio degli sportivi di 50&Più. Nel caso specifico la squadra in carica delle Olimpiadi estive 50&Più della scorsa edizione. Direttamente da Lecce, con interviste del giornalista Paolo Notari, la squadra è stata ospite di C’è tempo per…, il programma di Rai 1 dedicato interamente ai senior, condotto da Anna Falchi e Beppe Convertini. Così, tra i tanti campioni di sport intervenuti - da Novella Calligaris, medaglia olimpica del nuoto stile libero al grande portiere Sergio Tacconi - anche gli atleti amatoriali della 50&Più lec-

cese, capitanati dal presidente Marcello Bonatesta, che ha dichiarato: «La soddisfazione più grande della nostra partecipazione alle scorse Olimpiadi di 50&Più è stata quella di aver portato 90 partecipanti dai 60 ai 90 anni. Un’adesione che ha segnato un primato nella storia delle Olimpiadi di 50&Più. Un bell’esempio per tutti. La dimostrazione che “C’è tempo per…” lo sport indipendentemente dall’età». «L’importante è porsi degli obiettivi - ha detto Novella Calligaris - e considerare lo sport come strumento nella vita». E lo sport continua visto che: «Per settembre è in via di formalizzazione con

una locale struttura sportiva una convenzione per consentire ai nostri soci di praticare diverse discipline sportive, come il tiro con l’arco, le bocce, il tennis, le freccette e il ping pong, anche in vista delle prossime Olimpiadi di 50&Più del 2021», annuncia il presidente Bonatesta. Alla 50&Più di Lecce il programma C’è tempo per… ha dedicato anche un’altra puntata per parlare del valore dell’amicizia, insita nello sport e in tutte le attività di 50&Più. «Per l’autunno annuncia Bonatesta - abbiamo in programma diverse iniziative: dagli appuntamenti culturali ai corsi di Informatica. Il tutto sarà organizzato in sicurezza secondo le regole che eventualmente saranno date». info: 0832343923 www.spazio50.org/lecce

MILANO EVENTO

Festival #SuonoPerché La 50&Più provinciale di Milano ricorda la scadenza per partecipare a #SuonoPerché, il festival virtuale che si terrà in autunno sulla pagina Facebook della 50&Più milanese (www.facebook.com/Milano50epiu). Tutti coloro che praticano musica a livello amatoriale, possono inviare i video (in formato MP4 e della durata massima di 3 minuti), dall’1 al 30 settembre 2020, entro le 14.30, all’indirizzo e-mail 50epiu.mi@50epiu.it. info: 0276281227 www.spazio50.org/milano

Argentina Buenos Aires

Telefono 0054 1148135013

La Plata 1555

0054 2214242331

Villa Bosch

0054 1135019361

Australia Perth

Telefono 0061 864680197

Belgio Bruxelles

Telefono 0032 25341527

Brasile Florianopolis

Telefono 0055 4832222513

San Paolo

0055 1132591806

Porto Alegre

0055 5130222720

Canada Burnaby

Telefono 001 6042942023

Concord

001 6478301066

Hamilton

001 9053184488

Woodbridge

001 9052660048

Montreal Riv. des Prairies 001 5144946902 Montreal S. Leonard

001 5142525041

Montreal Ville Lasalle

001 5146675592

Ottawa

001 6135674532

St. Catharines

001 9056466555

Toronto

001 4166523759

Germania Dusseldorf

Telefono 0049 021190220201

Spagna Valencia

Telefono 0034 961030890

Svizzera Lugano

Telefono 0041 918212050

Uruguay Montevideo

Telefono 0059 825076416

USA Fort Lauderdale

Telefono 001 9546300086

SPAZIO AUGURI PER I LORO 60 ANNI DI MATRIMONIO TANTI AUGURI A:

Agnese Barbato e Armando Cecchin DALLA 50&PIÙ PROVINCIALE DI PADOVA

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UNIVERSITÀ LUCCA

ROMA

Si ricomincia dopo un’estate all’insegna del movimento

Verso il nuovo Anno Accademico

La 50&Più Università di Lucca non si è mai fermata, neanche per l’estate e, intanto, prepara il nuovo Anno Accademico. La stagione estiva è stata all’insegna del movimento. Di concerto con la Asl è stato avviato il progetto “Argento Vivo”, che prevede attività fisica sulle Mura Urbane e, per questo mese di settembre, sono in programma due corsi di Fotografia Digitale all’aperto. Riguardo al nuovo Anno Accademico, i corsi in presenza saranno organizzati secondo le possibilità logistiche che si presenteranno; ad ogni modo l’alternativa online è già pronta e ben collaudata. Con questa modalità a ottobre ripartiranno i corsi di lingue straniere, attraverso YouTube, Zoom, Meet, WhatsApp, Skype, Hangouts, Classroom. Se non sarà possibile riprendere le lezioni in aula, si prevede l’uso della didattica a distanza anche per materie come Storia dell’Arte, Filosofia ed altre. Intanto, per incentivare ulteriormente la partecipazione ed iniziare i corsi online con una maggiore preparazione, durante l’estate gli insegnanti di Informatica dell’Università si sono impegnanti a diffondere le nuove tecnologie tra gli iscritti. info: 0583473170 - www.50epiu-unilucca.it

Dopo la pausa estiva, il mese di settembre è solitamente il momento in cui si concretizza la progettualità delle attività da svolgere nei mesi invernali. La buona riuscita dei corsi online, che hanno completato l’Anno Accademico 2019/2020, ha dato la spinta e l’entusiasmo alla 50&Più Università di Roma per programmare l’attività del prossimo Anno Accademico 2020/2021. L’auspicio, naturalmente, è che i corsi possano ripartire con la stessa modalità che ha contraddistinto i 32 anni di storia dell’Università 50&Più di Roma. Ad ogni modo, le attività saranno prontamente adattate secondo le indicazioni che verranno date a livello governativo. In tutti i casi, ecco i percorsi in programma a partire da novembre 2020: Archeologia, Attività motoria, Ballo, Canto corale, Ceramica, Cineforum, Danze folk, Disegno e Pittura, Egittologia, Erboristeria, Geopolitica, Grafologia, Informatica, “Popoli della Terra”, Laboratorio teatrale, Lingue straniere, Musica, Psicologia, Religione e società, Solfeggio, Storia dell’Arte, Strumenti musicali (il pianoforte), Tai Chi Chuan, Yoga. info: 347/2261367 - p.loreto@enasco.it www.50epiu-uniroma.it

ROMA TOUR VIRTUALE

BERGAMO ELEZIONE

Alla scoperta dell’arte imperiale

Meloncelli alla presidenza

Si può viaggiare, scoprire e conoscere tante cose, senza andare troppo lontano, anzi addirittura rimanendo comodamente a casa. La tecnologia in questo è formidabile, perché non sfruttarla? Un’occasione che la 50&Più provinciale di Roma, presieduta da Angelo De Amicis, non si è fatta sfuggire proponendo una serie di tour virtuali, con la guida Giulia Evangelisti, dal titolo “Viaggio nell’Arte Imperiale Europea”. Le “visite” si sono tenute online in diretta social (www.facebook.com/Roma50epiu). Quattro i tour realizzati, tutti incentrati sul tema dell’arte come rappresentazione del potere imperiale. Il viaggio non poteva che partire da Roma con “Augusto e il potere delle immagini” con tappa alla Casa di Augusto, il primo imperatore che ha sfruttato la forza potente dell’immagine. Il viaggio tra i simboli del potere si è poi diretto verso Ravenna e Milano, in ammirazione dei mosaici bizantini. Infine, il tour ha varcato i confini nazionali. Prima tappa il Museo del Louvre, custode di numerose opere italiane confluite a Parigi con il trattato di Tolentino del 1797, imposto da Napoleone allo Stato Pontificio. Seconda e ultima tappa Madrid, con “I capolavori del Prado”, un museo imperiale a tutti gli effetti perché voluto dai Borboni per ospitare la collezione reale. info: 0668891796 www.spazio50.org/roma

Franco Meloncelli, 74 anni, è il nuovo presidente provinciale di 50&Più. Già vicepresidente vicario della sede bergamasca, subentra a Franco Pulcini, scomparso prematuramente. Pulcini era stato eletto presidente ad aprile 2019, dopo anni di presenza attiva in 50&Più come consigliere e nella Pia Unione San Lucio, storico sodalizio tra i commercianti alimentari. «La scomparsa di Franco Pulcini ci addolora profondamente e l’amarezza è ancora più grande per la sua scomparsa improvvisa - ha sottolineato Franco Meloncelli -. Cercherò di portare avanti tutte le iniziative che aveva in programma e di perseguire l’obiettivo di allargare ulteriormente la base associativa e di promuovere occasioni di confronto sulle tematiche di maggiore interesse per i nostri soci». In memoria di Franco Pulcini la 50&Più di Bergamo sta organizzando una Messa che si terrà nel corso del mese. info: 0354120126 www.spazio50.org/bergamo

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• CROCIERE FLUVIALI • CROCIERE FLUVIALI •

RIMA PIÙ ANTEPD EI 50& A R CROCIE ITINERARIO 1° giorno: Arrivo a Lione Imbarco e sistemazione in cabina. 2° giorno: Lione Al mattino Santa Messa. Pomeriggio visita a piedi della città. 3° giorno: Mâcon Visita all’Abbazia di Cluny (X sec.). Pomeriggio libero. Escursione facoltativa a Chalon-sur-Saone. 4° giorno: Vienne Visita della città romana: Tempio di Augusto e Cattedrale. 5° giorno: Avignone Escursione a Pont du Gard e ad Uzès. Pomeriggio. Visita di Avignone. 6° giorno: Avignone Escursione ad Arles e visita dell’anfiteatro romano, la cattedrale, il centro storico. Pomeriggio libero. Escursione facoltativa in Camargue. 7° giorno Viviers Escursione nell’Ardèche. 8° giorno: Lione Arrivo e sbarco. N.B.: L’itinerario e le escursioni possono subire variazioni o integrazioni anche in funzione delle condizioni di navigazione. I TITOLARI DI VOUCHER riferiti alla Crociera Danubio 2020, annullata causa emergenza Covid-19, avranno la prelazione fino al 7 ottobre sulle prenotazioni della Crociera Rodano e Såona.

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in viaggio con

CROCIERA FLUVIALE Navigando la Såona e il Rodano

DAL 27 MARZO AL 3 APRILE 2021 - 7 NOTTI/8 GIORNI Un itinerario straordinario nelle vallate della Såona e del Rodano, attraverso la Borgogna, la Provenza e la Camargue, dove scoprire le meraviglie di un patrimonio storico, architettonico, naturalistico ben conservato e i vigneti dei vini più famosi al mondo. A bordo della MN Swiss GLORIA - 4 Stelle Superiore La motonave dispone di tre ponti, un luminoso ristorante, salone panoramico, area benessere, sala di lettura e negozio di bordo. Le cabine ai ponti diamante e rubino sono dotate di balcone alla francese e ascensore, le cabine al ponte smeraldo sono con finestra. QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE suite cabina doppia cabina singola Ponte Superiore “Diamante“ 1.480 1.400 — Ponte Intermedio “Rubino” 1.380 1.300 — Ponte Inferiore “Smeraldo” — 1.150 1.450 Quota d’iscrizione per i non soci € 45 Le quote comprendono: Crociera di 8 giorni/7 notti in cabina della categoria prescelta • Trattamento di pensione completa a bordo dalla cena del 1° giorno alla prima colazione dell’8° giorno • Cocktail di benvenuto e cena di gala a bordo • Escursioni e visite guidate inserite nel programma (ingressi esclusi) • Tasse portuali • Polizza medico/bagaglio e annullamento viaggio (fino a euro 1.800) • Assistenza di personale 50&Più. Le quote non comprendono: Viaggio per e da Lione • Assicurazione integrativa • Escursioni facoltative (da regolare in loco) • Trasferimenti per e da aeroporti e stazioni ferroviarie • Ingressi dove previsti • Tutte le bevande, mance, extra in genere e tutto quanto non sopra specificato. TRASPORTI in pullman GT: partenza da Milano per Lione e ritorno: € 140 (min. 40 partecipanti). TRASPORTI in aereo: con voli dalle principali città italiane: tariffe migliori disponibili al momento della prenotazione. Trasferimenti dall’aeroporto al porto di Lione da definire alla chiusura delle prenotazioni. (Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 E-mail: info@50epiuturismo.it Oppure presso le sedi Provinciali 50&Più


LE SEDI 50&PIÙ PROVINCIALI IN ITALIA Abruzzo L’Aquila - Viale Corrado IV, 40/F Chieti - Via F. Salomone, 67 Pescara - Via Aldo Moro, 1/3 Teramo - Via Guglielmo Oberdan, 47 Basilicata Matera - Via Don Luigi Sturzo, 16/2 Potenza - Via Centomani, 11 Calabria Cosenza - Viale degli Alimena, 5 Catanzaro - Via Milano, 9 Crotone - Via Regina Margherita, 28 Reggio Calabria - Via Tenente Panella, 20 Vibo Valentia - Via Spogliatore snc Campania Avellino - Via Salvatore De Renzi, 28 Benevento - Via delle Puglie, 28 Caserta - Via Roma, 90 Napoli - Via Cervantes, 55 int. 14 Salerno - Via Zammarelli, 12 Emilia Romagna Bologna - Strada Maggiore, 23 Forlì - Piazzale della Vittoria, 23 Ferrara - Via Girolamo Baruffaldi, 14/18 Modena - Via Begarelli, 31 Piacenza - Strada Bobbiese, 2 - c/o Unione Comm.ti Parma - Via Abbeveratoia, 61/A Ravenna - Via di Roma, 104 Reggio Emilia - Viale Timavo, 43 Rimini - Viale Italia, 9/11 Friuli Venezia Giulia Gorizia - Via Vittorio Locchi, 22 Pordenone - Piazzale dei Mutilati, 6 Trieste - Via Mazzini, 22 Udine - Viale Duodo, 5 Lazio Frosinone - Via Moro, 481 Latina - Via dei Volsini, 60 Rieti - Largo Cairoli, 4 Roma - Via Cola di Rienzo, 240 Viterbo - Via Belluno, 39/G Liguria Genova - Via XX Settembre, 40/5 Imperia - Via Gian Francesco De Marchi, 81 La Spezia - Via del Torretto, 57/1 Savona - Corso A. Ricci - Torre Vespucci, 14 Lombardia Bergamo - Via Borgo Palazzo, 154 Brescia - Via Giuseppe Bertolotti, 1 Como - Via Bellini, 14 Cremona - Via Alessandro Manzoni, 2 Lecco - Piazza Giuseppe Garibaldi, 4 Lodi - Via Giovanni Haussmann, 1 Mantova - Via Valsesia, 46 Milano - Corso Venezia, 47 Pavia - Corso Cavour, 30 Sondrio - Via del Vecchio Macello, 4/C Varese - Via Valle Venosta, 4 Marche Ancona - Piazza Repubblica, 1 Ascoli Piceno - Viale Vittorio Emanuele Orlando, 16 Macerata - Via Maffeo Pantaleoni, 48a

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Telefono 0862204226 087164657 0854313623 0861252057 Telefono 0835385714 097122201 Telefono 098422041 0961721246 096221794 0965891543 096343485 Telefono 082538549 0824313555 0823326453 0812514037 089227600 Telefono 0516487530 054324118 0532234211 0597364211 0523461831 0521944278 0544515707 0522708552 0541743202 Telefono 048132325 0434549462 0407707340 0432538707 Telefono 0775855273 0773611108 0746483612 0668891796 0761341718 Telefono 010543042 0183275334 0187731142 019853582 Telefono 0354120126 0303771785 031265361 037225745 0341287279 0371432575 0376288505 0276013399 038228411 0342533311 0332342280 Telefono 0712075009 0736051102 0733261393

Pesaro - Strada delle Marche, 58 Molise Campobasso - Via Giuseppe Garibaldi, 48 Isernia - Via XXIV Maggio, 331 Piemonte Alba - Piazza S. Paolo, 3 Alessandria - Via Trotti, 46 Asti - Corso Felice Cavallotti, 37 Biella - Via Trieste, 15 Cuneo - Via Avogadro, 32 Novara - Via Giovanni Battista Paletta, 1 Torino - Via Andrea Massena, 18 Verbania - Via Roma, 29 Vercelli - Via Duchessa Jolanda, 26 Puglia Bari - Piazza Aldo Moro, 33 Brindisi - Via Appia, 159/B Foggia - Via Luigi Miranda, 8 Lecce - Via Cicolella, 3 Taranto - Via Giacomo Lacaita, 5 Sardegna Cagliari - Via Santa Gilla, 6 Nuoro - Galleria Emanuela Loi, 8 Oristano - Via Sebastiano Mele, 7/G Sassari - Via Giovanni Pascoli, 59 Sicilia Agrigento - Via Imera, 223/C Caltanissetta - Via Messina, 84 Catania - Via Mandrà, 8 Enna - Via Vulturo, 34 Messina - Via Santa Maria Alemanna, 5 Palermo - Via Emerico Amari, 11 Ragusa - Viale del Fante, 10 Siracusa - Via Eschilo, 11 Trapani - Via Marino Torre, 117 Toscana Arezzo - Via XXV Aprile, 12 Carrara - Piazza 2 Giugno, 11 Firenze - Via Costantino Nigra, 23-25 Grosseto - Via Tevere, 5/7/9 Livorno - Via Serristori, 15 Lucca - Via Fillungo, 121 - c/o Confcommercio Pisa - Via Chiassatello, 67 Prato - Via San Jacopo, 20-22-24 Pistoia - Viale Adua, 128 Siena - Via del Giglio, 10-12-14 Trentino Alto Adige Bolzano - Mitterweg - Via di Mezzo ai Piani, 5 Trento - Via Solteri, 78 Umbria Perugia - Via Settevalli, 320 Terni - Via Aristide Gabelli, 14/16/18 Valle d’Aosta Aosta - Piazza Arco d’Augusto, 10 Veneto Belluno - Piazza Martiri, 16 Padova - Via degli Zabarella, 40/42 Rovigo - Viale del Lavoro, 4 Treviso - Via Sebastiano Venier, 55 Venezia Mestre - Viale Ancona, 9 Vicenza - Via Luigi Faccio, 38 Verona - Via Sommacampagna, 63/H - Sc. B

0721698224/5 Telefono 0874483194 0865411713 Telefono 0173226611 0131260380 0141353494 01530789 0171437261 032130232 011533806 032352350 0161250045 Telefono 0805240342 0831524187 0881723151 0832343923 0997796444 Telefono 070282040 0784232804 078373287 079243652 Telefono 0922595682 0934575798 095239495 093524983 090673914 091334920 0932246958 093165059 0923547829 Telefono 0575354292 058570973 055664795 0564410703 0586898276 0583473170 05025196-0507846635/30 057423896 0573991500 0577283914 Telefono 0471978032 0461880408 Telefono 0755067178 0744390152 Telefono 016545981 Telefono 0437215264 049655130 0425404267 042256481 0415316355 0444964300 045953502


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__FISCO__

NUOVI BONUS PER I CONTRIBUENTI

L’Ecobonus e la Tax credit vacanze, in vigore dallo scorso luglio, prevedono rispettivamente lavori - a costo zero - per il miglioramento della classe energetica delle abitazioni e un bonus fino a 500 euro per le vacanze

a cura di Alessandra De Feo

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IL BONUS VACANZE PUÒ ESSERE RICHIESTO, TELEMATICAMENTE, FINO AL 31 DICEMBRE 2020 ATTRAVERSO I CANALI DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE E TRAMITE L’APP “IO”

CONTINUIAMO A PARLARE DELLE MISURE CHE SI STANNO ADOTTANDO PER CERCARE DI SUPERARE L’ATTUALE GRAVE SITUAZIONE EPIDEMIOLOGICA, SOCIALE ED ECONOMICA. A tale fine, il Decreto Legge del 19 maggio 2020 numero 34 (cosiddetto Decreto Rilancio) ha introdotto nuovi bonus a favore dei contribuenti, ma anche nuovi limiti all’uso del denaro contante. Conseguentemente, dal 1° luglio u.s., sono entrati in vigore due incentivi: l’Ecobonus al 110% e la Tax credit vacanze. L’Ecobonus” al 110% consente di effettuare lavori in casa per il miglioramento della classe energetica e per la riduzione del rischio sismico, praticamente gratis, grazie al meccanismo dello sconto in fattura e alla cessione del credito. È fondamentale, però, essere in regola con i dovuti documenti! L’agevolazione si può richiedere anche per le seconde case, ma solo se esse fanno parte di un condominio: di conseguenza restano escluse le villette unifamiliari. Tuttavia, al momento in cui si scrive, è allo studio del Parlamento la possibilità di includere tra le seconde case anche queste ultime. A tale scopo si dovrà attendere quanto sarà stabilito dalla legge di conversione di detto decreto. Sull’argomento si auspica che l’Agenzia delle Entrate intervenga per fornire i chiarimenti ai molti dubbi interpretativi della norma. Il Decreto n. 34/2020 ha introdotto anche il “Bonus vacanze”, che può arrivare fino a 500 euro e può essere richiesto fino al 31 dicembre 2020, telematicamente, tramite i canali dell’Agenzia delle Entrate e tramite l’App “IO”. L’importo del bonus è modulato in relazione al nucleo familiare: • 500 euro, per un nucleo composto da tre o più persone; • 300 euro, se il nucleo è composto da due persone; • 150 euro, se questo è formato da una persona. Possono ottenere il “Bonus vacanze” i nuclei familiari con Isee fino a 40mila euro. Per il calcolo dell’Isee è necessaria la Dichiarazione Sostitutiva Unica (Dsu), che contiene i dati anagrafici, reddituali e patrimoniali di un nucleo familiare, ed ha validità dal momento della presentazione fino al 31 dicembre successivo. Il 1° luglio u.s. è una data importante, soprattutto perché è entrato in vigore il taglio del cuneo fiscale, introdotto con la Legge di conversione del Decreto n. 3/2020, che ha sostituito il “Bonus Renzi” di 80 euro. Per effetto del taglio del cuneo fiscale, dal mese di luglio la busta paga è aumentata fino a 100 euro; l’agevolazione interessa le buste paga dei lavoratori dipendenti con redditi fino a 40mila euro. La suddetta disposizione ha riguardato una platea di circa 16 milioni di lavoratori! Dal 1° luglio 2020 è stata anche stabilita in 2mila euro la nuova soglia per i pagamenti in contanti. Il limite scenderà ancora, arrivando a 1.000 euro, a partire dal 1° gennaio 2022. Qualora si superassero le suddette soglie, scatterebbero sanzioni salate. Il nuovo limite per i pagamenti in contanti era già stato stabilito dal Decreto n. 124/2019 (collegato alla Legge di Bilancio), come ulteriore strumento per la lotta all’evasione fiscale.


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__PREVIDENZA__

PENSIONI: OCCORRONO RIPARTIZIONI EQUE E NUOVE RICCHEZZE Inaccettabili ulteriori tagli alla spesa pensionistica. Al Governo si richiede di legiferare con grande equità e giustizia sociale a cura di Gianni Tel

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IN ITALIA, LA METÀ DEI PENSIONATI - CIRCA 7,5 MILIONI, IL 44% DEL TOTALE - VIVONO IN UNA CONDIZIONE DI SEMIPOVERTÀ, IN QUANTO HANNO REDDITI DA PENSIONE PER UN IMPORTO MENSILE INFERIORE A 1.000 EURO LORDI

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NEGLI AMBIENTI DELLA POLITICA SI STA PARLANDO DI UN POSSIBILE TAGLIO DELLA SPESA PENSIONISTICA PER RIENTRARE NEL DEBITO PRODOTTO DURANTE LA PANDEMIA DI COVID-19. Ancora una volta - dopo il 2011, con la riforma “lacrime e sangue” approvata dal Governo Monti - le pensioni potrebbero essere utilizzate per fare cassa. Fino a qualche mese fa, sindacati e Governo discutevano per rendere più flessibile il sistema pensionistico del nostro Paese; adesso lo scenario è cambiato e, semmai una riforma dovesse esserci, sarà solo per risparmiare sui conti pubblici. Molte voci di esponenti politici ritengono che per il Governo sarà inevitabile riformare il sistema pensionistico. D’altronde, nel piano di rilancio con cui l’Italia utilizzerà le risorse in arrivo con il “Recovery Fund” ci sono diversi obiettivi da raggiungere per rilanciare la nostra economia. Nello stesso progetto è previsto anche un rientro del debito pubblico che dovrebbe avere una durata di 10 anni. Niente di certo, ma già il solo fatto che se ne parli spaventa. Il Covid-19 ha già avuto un impatto sulle pensioni nel medio termine, dopo Quota 100 che si conclude alla fine del 2021, speriamo che non si produca anche a lungo termine, incrementando ulteriormente l’età per il raggiungimento del diritto alla pensione. Il grido di allarme lanciato già in questi anni alle forze politiche dal Cupla (Comitato Unitario Pensionati Lavoro Autonomo) è contenuto in una nuova ricerca commissionata al Cer (Centro Europeo Ricerche). Questa terza indagine, che verrà prossimamente presentata alla Stampa e al pubblico, offre ulteriori spunti di grande attualità e costituisce un’importante base di riflessione e di proposte. Il blocco delle pensioni con la restituzione assai parziale (meno del 12% del totale), il mancato adeguamento del costo della vita, il repentino innalzamento dell’età pensionabile per le donne, i requisiti di contribuzione per la pensione anticipata ed il progressivo inasprimento della tassazione restano la parte più grave, iniqua e dolorosa introdotta dal legislatore in questi ultimi anni. Questi provvedimenti stanno comportando un duro sacrificio per tutti i pensionati e pensionandi: è giunto il momento di cambiare rotta ed è sbagliato contrapporre lo Stato sociale alla crescita economica. Anzi, è proprio lo Stato sociale quel motore di sviluppo e di slancio che potrebbe far ripartire il nostro Paese. Gli anziani hanno maggiormente pagato gli effetti della crisi prima e, con il Covid-19 quest’anno, la ripresa resta lenta se la parte meno agiata, e più numerosa, dei cittadini non ha capacità di spesa. I loro trattamenti pensionistici hanno perso progressivamente valore rispetto al reale costo della vita (anche a causa dei blocchi della rivalutazione automatica e deflazione) e i loro redditi hanno scontato il peso di un fisco più aggressivo a livello locale. Ma anche l’aumento dei costi per la sanità - a cui, come è noto, gli anziani sono costretti a ricorrere più ampiamente rispetto ad altre fasce di cittadini -, la diminuita disponibilità di prestazioni sociali da parte delle amministrazioni locali e l’aumento dei servizi pubblici, ne hanno eroso le disponibilità economiche spingendoli


VARIAZIONI CUMULATE A CONFRONTO DEGLI INDICI DEI PREZZI (2001 - 2019)

» PENSIONI BASSE E POVERTÀ

In Italia, la metà dei pensionati - circa 7,5 milioni, il 44% del totale - vivono in una condizione di semipovertà, in quanto hanno redditi da pensione per un importo mensile inferiore a € 1.000 lordi. Tra queste, sono circa 2,6 milioni le pensioni erogate dall’Inps non superiori al livello minimo che è di € 516 mensili. Si pone, quindi, da una parte la necessità di un adeguamento dell’importo minimo alleviando le condizioni di assoluta povertà in cui versa una parte importante dei pensionati e, dall’altra parte, agire sui meccanismi di rivalutazione automatica (costo della vita) e di prelievo fiscale, per ridare un po’ di capacità di spesa ai pensionati. Nello specifico, per i trattamenti minimi la soluzione potrebbe essere applicare i principi della Carta Sociale Europea, adeguando gradualmente l’importo di dette prestazioni (€ 516 mensili per il 2020) - come esorta il Comitato Europeo dei diritti sociali - al 40% del reddito medio nazionale equivalente (circa € 680 mensili). » POTERE D’ACQUISTO DELLE PENSIONI

Il potere di acquisto delle pensioni ha subìto negli ultimi 15 anni una diminuzione del 30%. I dati della ricerca del Cer evidenziano che alla perdita di potere delle pensioni, in misura crescente in funzione dell’importo, si somma anche l’effetto del prelievo fiscale. Si avverte, quindi, la necessità assoluta di un meccanismo più specifico di rivalutazione automatica delle pensioni che sia più adatto a rilevare l’inflazione effettivamente subìta dalle famiglie e che rifletta maggiormente le caratteristiche del paniere dei pensionati, in cui sia adeguatamente ampio il peso dei beni alimentari ed energetici, dei servizi sanitari e delle spese per la salute. Inoltre, andrebbe uti-

FOI

50 Variazioni percentuali cumulate

sempre più ai margini della società. In estrema sintesi sono queste le proposte che si avanzano.

NIC

Fonte: Centro Europeo Ricerche

IPCA 60

40

30

20

10

0 indice generale

beni

beni alimentari bevande alcoliche e tabacchi

beni energetici

servizi

servizi sanitari e spese per la salute

N.B. In particolare, l’Istat produce tre diversi indici dei prezzi al consumo: per l’intera collettività nazionale (Nic); per le famiglie di operai e impiegati (Foi); l’indice armonizzato europeo (Ipca).

lizzato l’indice dei prezzi armonizzato per tutti i Paesi Europei (Ipca), abbandonando l’indice dei prezzi per le famiglie di operai e impiegati (Foi) che, negli ultimi 15 anni (vedi grafico), ha registrato una minore inflazione cumulata pari al 5% rispetto all’Ipca. » RIEQUILIBRIO DELLA PRESSIONE FISCALE

Oltre alla riduzione del cuneo fiscale già prevista solo per i lavoratori dipendenti, è necessario ridurre la pressione fiscale anche ai pensionati. Limitare l’intervento ai soli lavoratori dipendenti resta una misura ingiusta e assolutamente non in linea con l’obiettivo dichiarato dall’Esecutivo di sostegno sociale e di rilancio dei consumi. Con la Legge di Stabilità 2016 l’allineamento delle detrazioni (No Tax Area) dei pensionati a quella dei dipendenti è stato molto parziale. Per un pensionato di almeno 75 anni il risparmio fiscale massimo è pari a € 114 annui in corrispondenza di un reddito pari a € 8mila, poi decresce fino ad annullarsi per redditi pari o superiori a € 15mila. Se poi si guarda al periodo 2011-16, le pensioni basse e medio-basse (fino a 4 volte il minimo Inps) hanno registrato, al netto del prelievo fiscale, una perdita del potere di acquisto tra il 3% e il 9%, una caduta del reddito reale da attribuire

totalmente alla politica fiscale e, in particolare, al mancato recupero del drenaggio fiscale e all’aggravio delle addizionali regionali e comunali. Su questo versante fiscale è necessario essere più incisivi rispetto al timido allineamento delle detrazioni di base dei pensionati già realizzato. Per i redditi medio-bassi (tra € 8 e 26mila) la persistente disparità delle detrazioni e l’esclusione dei pensionati dal Bonus Irpef (€ 100 mensili) causano un maggior onere medio sulle pensioni, pari al 6,7%. D’altronde il trattamento fiscale dei nostri pensionati risulta pesante e punitivo rispetto a quanto avviene nel resto dell’Europa. Il confronto in pratica non esiste: su una pensione, ad esempio, pari a 1,5 volte il trattamento minimo (€ 10.062 lordi annui) il pensionato italiano paga le imposte (che decurtano di oltre 9% la sua pensione), mentre altrove (Germania, Francia, Spagna e Regno Unito) non è previsto alcun prelievo. Occorre dunque ridurre la pressione fiscale anche sui pensionati, privilegiando le fasce basse di reddito. In aggiunta, sarebbe opportuno diminuire il peso degli adempimenti a carico dei contribuenti, accelerare la messa in campo di nuovi strumenti per colpire l’evasione e l’elusione fiscale, gli sprechi di spesa, la corruzione e le tante ruberie, l’economia criminale e mafiosa. SETTEMBRE 2020 I 91


RIENTRANO NEI DIRITTI INESPRESSI: • l’assegno per il nucleo familiare; • l’assegno familiare; • l’integrazione al trattamento minimo; • le maggiorazioni sociali; • la maggiorazione per ex combattenti; • la 14esima mensilità; • l’aumento al “milione”; • le prestazioni a favore degli invalidi civili.

Rientrano, inoltre, i diritti insorti dopo il pensionamento, come il Supplemento di Pensione.

Per una verifica dei tuoi “diritti inespressi” e per il ricalcolo della tua pensione, rivolgiti al Patronato 50&PiùEnasco. Ti ricordiamo che la prescrizione di questi diritti è quinquennale, quindi è possibile recuperare le somme spettanti e mai percepite nei cinque anni precedenti. Gli uffici 50&PiùEnasco sono a tua disposizione per fornirti tutta l’assistenza e la consulenza necessarie. Trova la sede più vicina a te o chiama il nostro numero verde

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giochi stuzzica

CERVELLO Enrico Diglio

TEST 1 - Osservate attentamente il gruppo di figure a sinistra e dite quale dei particolari riportati sotto di esso non gli appartiene.

a)

b)

c)

d)

TEST 2 - Osservate attentamente le cinque figure a destra e le lettere in esse contenute e dite, utilizzando un criterio logico da determinare, quale lettera va posizionata al posto del punto interrogativo nell’ultima figura.

TEST 3 - Osservate attentamente le dieci parole sottostanti e, in base a un criterio logico da scoprire attraverso i suggerimenti sotto riportati, determinate altre dieci parole.

INDOVINELLO Favolino » LE SIGNORE DI MEZZA ETÀ Di solito si fermano a quaranta, si mischian dappertutto, anche truccate s’intendon di quadri ed altre cose ma per loro più contano i denari.

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REBUS Lionello 9 2 8

REBUS Lionello 11 2 6 SETTEMBRE 2020 I 93


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__VIVERE IN ARMONIA SEGUENDO LE STAGIONI__

ALLE PORTE DELL’AUTUNNO «Con il dominio di Giove dovremo inferirne una fase bella anzi che no. Buone giornate favorevoli alla vendemmia che procede sollecita poiché il caldo fa temere qualche sconvolgimento atmosferico». Almanacco Barbanera 1901

a cura di

SETTEMBRE

È L’EQUINOZIO D’AUTUNNO A SEGNARE UN PACATO, PIACEVOLE, CAMBIO DI PASSO. Le giornate man mano più brevi annunciano la nuova stagione, mentre la natura si veste dei colori più caldi dell’anno. Ma se le temperature cominciano a calare, settembre vuol dire ancora atmosfere d’estate, scandite dal ritmo di un tranquillo buonumore, dai gesti di un tempo ritrovato che sollecita nell’orto semine e raccolti. Mentre in cucina la tradizione si annuncia con il dolce profumo delle confetture, pronte a catturare per l’inverno il sapore di gustosi frutti. Nel bosco soleggiato more e funghi sono pronti a riempire il cestino, e a dire che sì, il momento della vendemmia è arrivato. Così in cantina si assaggia il mosto, si preparano i dolcetti dalla lunga storia. Fin quando il primo temporale dirà che anche il cielo è cambiato, e allora ci si riparerà in casa, al suono della campanella si tornerà in classe.

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IL LAMPONE (Rubus ideaus)

Fa bene perché... Oltreché gustoso, il lampone ha proprietà diuretiche, lassative, astringenti e, proprio come i mirtilli, antiossidanti, ovvero antitumorali. Povero di zucchero e di calorie, è indicato anche in caso di problemi di glicemia o diete ipocaloriche. Contiene vitamine A, B, C, E, K. Il proverbio Terra magra fa buon frutto!

Pollice bio Vanga e zappa non vuol digiuno. Volendo coltivare i lamponi anche in vaso sul balcone, sono necessari contenitori di almeno 50 cm di diametro per permettere a questi frondosi arbusti il giusto sviluppo della pianta. Amano posizioni soleggiate e al riparo dal vento. Temono la siccità, ma resistono bene alle basse temperature. La semina Alla semina è meglio preferire il trapianto di piantine, o talee, a fine inverno o tra agosto e settembre, in terra o in un vaso delle dimensioni indicate. Il terriccio deve essere leggermente acido, da arricchire con concimi organici, letame o torba, all’inizio della primavera. Raccolta e conservazione I lamponi si raccolgono tutta l'estate, man mano che maturano, staccandoli dalla pianta con un movimento verso il basso. Per conservarli, meglio prima congelarli separati in un vassoio, poi metterli nel sacchetto e di nuovo nel congelatore. Si eviterà così di schiacciarli.


BUONO A SAPERSI!

A raccoglier... foglie! Alberi e arbusti assumono in questo mese i colori dell’autunno, rivelando sfumature di bellezza straordinaria. La raccolta delle foglie, che in ogni stagione mette a disposizione materiale per tanti e diversi usi, diventa particolarmente ricca in questo momento. Quelle di quercia, faggio, castagno, pioppo, platano, acero, frassino, ontano e carpino possono, ad esempio, essere utilizzate per pacciamare. Se collocate alla base di piante, cespugli, oppure ortaggi, li proteggeranno dalle gelate, scoraggiando anche la crescita di infestanti.

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COLTIVARE CON LA LUNA

FRUTTA: fichi, limoni, mandorle, mele, melagrane, meloni, more, nocciole, noci, pere, pesche, pompelmi, susine tardive e uva. AROMI: basilico, maggiorana, menta, peperoncino, salvia, timo, prezzemolo e rosmarino.

SE HAI ½ GIORNATA

ORTAGGI: bietole, carote, cetrioli, cicorie, cipolle, fagioli, fagiolini, indivie, lattughe, melanzane, patate, pomodori, peperoni, piselli, porri, radicchi, rape, ravanelli, rucola, sedano, spinaci, valerianella, zucche e zucchine.

Uva bella e matura, tentazione sicura Pioggia e luna son dei funghi la fortuna

NELL’ORTO, NEL GIARDINO, SUL BALCONE

Gran daffare nell’orto di settembre dove, ad attenderci, ci sono le ultime raccolte degli ortaggi estivi ma anche le semine autunnali da effettuare all’aperto, con la fase di Luna calante, per prezzemolo, ravanello, finocchio, radicchio, rapa, spinacio. Trapiantare inoltre il porro (tardivo) e raccogliere gli ortaggi in quantità per la conservazione sott’olio, sott’aceto e in agrodolce. Fare lo stesso con i frutti per la preparazione di confetture. Moltiplicare per talea il rosmarino e la salvia. Iniziare la vendemmia. Ancora semine in Luna crescente, ma di crescione e lattughino da taglio. Trapiantare bietola da costa e cicoria. Eliminare le foglie che ricoprono i frutti non molto maturi degli ortaggi estivi per favorire l’esposizione al sole. Raccogliere i peperoncini e le zucche e metterle al sole per far sì che giungano a piena maturazione. Raccogliere anche melegrane e more e gli altri frutti per il consumo fresco. Nel giardino potare la lavanda e preparare le talee tagliando rametti di circa 10 cm dalla pianta che si intende riprodurre. Si dovranno poi interrare in vasetti con un misto di terra e torba. Sul balcone e in giardino seminare in coltura protetta le annuali da fiore. Seminare invece all’aperto calendula, convolvolo, papavero, primula e i tappeti erbosi. Mettere a dimora bulbose a fioritura primaverile come anemone, bucaneve, tulipano, croco, giacinto.

NEL CESTINO DEL MESE

Dice il proverbio...

BACCHE D’AUTUNNO

Colorare e rendere più allegro il balcone in vista dei mesi autunnali si può. Bastano un po’ di tempo e un pizzico di fantasia. Tante sono infatti le specie a disposizione pronte a donare generosamente bacche e foglie colorate a balconi e giardini senza, tra l’altro, chiedere troppe attenzioni. Per le bacche l’ideale sono le classiche varietà di cotognastro, Cotoneaster. Ma avranno grande effetto decorativo anche la pianta femminile dell’agrifoglio comune, Ilex aquifolium, e quello americano, Ilex verticillata, arbusto che perde le foglie in autunno, ma trattiene per tutto l’inverno le vivaci bacche rosse. Possiede invece pomi commestibili e fogliame colorato il pero corvino, Amelanchier ovalis.

Per un buon negozio, stai attento all’equinozio

IL SOLE E LA LUNA IL SOLE

Il 1° sorge alle 06.26 e tramonta alle 19.33. L’11 sorge alle 06.36 e tramonta alle 19.16. Il 21 sorge alle 06.47 e tramonta alle 18.59. Le giornate si accorciano. Il 1° settembre si hanno 13 ore e 7 minuti di luce solare e il 30 se ne hanno 11 e 47 minuti. Si perdono 1 ora e 20 minuti di luce.

LA LUNA

Il 1° tramonta alle 05.16 e sorge alle 19.40. L’11 sorge alle 00.33 e tramonta alle 16.37. Il 21 sorge alle 11.28 e tramonta alle 21.40. Luna crescente dal 1° al 5 e dal 18 al 30. Luna calante dal 3 al 16. Luna Piena il 2. Luna Nuova il 17. SETTEMBRE MESE 2020 I 95


oroscopo di Aldebaran

SETTEMBRE

soluzioni

GIOCHI

JULIETTE BINOCHE

INDOVINELLO

Attrice

Le signore di mezza età = Le carte da gioco

vergine

bilancia

24 AGO. I 22 SET. Buon momento per ciò che riguarda famiglia e salute. Per mantenere dei buoni rapporti sociali, siate più gentili e tolleranti verso il prossimo. Giove sarà al vostro fianco per tutto il mese.

23 SET. I 22 OTT. Durante il mese le faccende familiari si troveranno sotto buoni influssi astrali. Cercate di impegnarvi al massimo per dare una mano a chi ne ha bisogno. Evitate situazioni stressanti.

ariete

scorpione

21 MAR. I 20 APR. Un movimento interplanetario nel segno renderà questo mese molto interessante. Sarete molto attivi. Le energie aumenteranno e la generosità che vi contraddistingue porterà i suoi frutti.

23 OTT. I 22 NOV. Un breve soggiorno in qualche località termale vi aiuterà a rilassarvi e a migliorare la vostra salute. Grande sintonia con il partner. Evitate di esagerare a tavola e bevete tisane drenanti.

toro

sagittario

21 APR. I 20 MAG. Grazie al fortunato pianeta Venere nel segno, sarete più dolci e affettuosi. L’intraprendenza non vi mancherà: approfittatene per realizzare un vostro progetto. Dedicate del tempo allo sport.

23 NOV. I 21 DIC. Ottimo mese per rinnovare l’ambiente domestico con qualche lavoro “fai da te”, ma non fate spese azzardate! Potreste incorrere in brutte sorprese. Seguite una dieta varia e leggera.

gemelli

capricorno

21 MAG. I 21 GIU. Le stelle vi proteggeranno per tutto il mese. Regalatevi una breve vacanza con la famiglia. Potrebbero giungere sorprese inaspettate da parte di amici. Evitate i cibi grassi.

22 DIC. I 20 GEN. Cercate di essere più espansivi con partner e figli. Vi accorgerete che molte incomprensioni derivano dal fatto che dialogate poco. Riducete il consumo di carboidrati. Meglio le verdure.

cancro

acquario

22 GIU. I 22 LUG. Dovrete affrontare giorni difficili a causa di un malinteso. Imparate a gestire la rabbia. Se sarete più diplomatici, tutto si risolverà per il meglio. Fate del movimento all’aria aperta.

21 GEN. I 19 FEB. Vi sposterete nei week-end per fare visita a figli e nipoti. La forma fisica è eccellente. Potrebbero verificarsi problemi di insonnia. Bevete una tisana rilassante prima di coricarvi.

REBUS (9 2 8) M ante nere; L ed I stanze = Mantenere le distanze

REBUS (11 2 6) RI S petti; amo L è; RE gole = Rispettiamo le regole

stuzzica

CERVELLO

TEST 1

Il particolare “intruso” è quello contrassegnato dalla lettera c).

TEST 2

La lettera che va inserita al centro della figura al posto del punto interrogativo è la E. Essa, infatti, risponde al criterio logico valido per le altre quatto figure: il numero dei piccoli cerchi di colore verde posti sul bordo del cerchio grande valgono due punti ciascuno, quelli di colore rosso un punto e il numero della posizione nell’alfabeto della lettera posta all’interno del cerchio grande è uguale a quello che si ottiene sottraendo ai punti dovuti ai cerchi verdi quelli dovuti ai cerchi rossi. Quindi: tre piccoli cerchi di colore verde e uno di colore rosso:

3x2=6

1x1=1 6–1=5

E è la quinta lettera dell’alfabeto TEST 3

Le parole che si ottengono da quelle date sono le seguenti:

leone

pesci

23 LUG. I 23 AGO. Sarete molto amati e coccolati dagli amici. Anche in famiglia regnerà l’armonia. Non date importanza a sciocchi pettegolezzi. Tenete sotto controllo la pressione arteriosa.

20 FEB. I 20 MAR. Vi sentirete altruisti più del solito e aiuterete persone che si trovano in serie difficoltà. La forma generale è buona, ma non dovete esagerare a tavola. Meglio consumare pasti leggeri.

96 I spazio50.org I SETTEMBRE 2020

VALORE - VASCA - VELA - VENA - VENTO VETTA - VISCHIO - VISO - VISURA - VOTO

Esse si ottengono nel seguente modo: si sostituisce la prima lettera delle dieci parole fornite con la lettera V. Il suggerimento che permette di comprendere il criterio logico è fornito dalle quattro parole di colore rosso, seguite da altrettante parole che differiscono dalle prime solo per avere la prima lettera diversa dalla V.


+

SCRIVETECI: PER POSTA VIA DEL MELANGOLO, 26 00186 ROMA PER FAX 066872597 PER MAIL G.VECCHIOTTI@50EPIU.IT

lettere Risponde Giovanna Vecchiotti - Direttore Responsabile 50&Più

IL SAPERE CI RENDE LIBERI E CI PERMETTE DI CAMBIARE LA VITA L’amore di un lettore per lo studio è stato bruscamente interrotto nei primi anni della scuola; ma, nonostante le difficoltà, lui ha continuato a studiare come autodidatta, diventando un esempio per i propri figli GENTILE DIRETTORE, è la prima volta che scrivo ad un giornale e lo faccio con un po’ di fatica e di vergogna perché con le parole scritte non sono mai stato molto bravo. Sono un vecchietto di quasi 85 anni e sono andato a scuola quel tanto che basta, come si diceva all’epoca, “ad imparare a leggere, scrivere e far di conto”. Ai miei tempi, se non eri ricco, poco importava studiare la storia e la geografia; quello che dovevi imparare te lo insegnava la vita. Perciò, all’età di 8 anni, quando il mio papà ebbe un incidente mentre era nei campi, mi ritrovai improvvisamente ad essere “capofamiglia” e ad andare sotto padrone così da togliere a mia madre una bocca da sfamare. E fu così che dovetti lasciare la scuola e tutti i miei compagni, i giochi, le risate,

l’inchiostro e il calamaio che mi faceva diventare le mani tutte nere. Piansi tanto, perché a me piaceva molto studiare, imparare cose nuove; sognavo di diventare un avvocato oppure un medico oppure, chissà, addirittura il sindaco del mio paese. La mia vita è stata dura ma felice. Sono diventato operaio in una grande fabbrica, ho avuto una moglie e tre figli. Tutti bravi ragazzi che si sono laureati. Ma ho sempre inseguito un sogno: quello di studiare. La sera, quando tornavo a casa, mi mettevo a leggere aiutato da mia moglie, che ne sapeva più di me. E quando i miei figli sono andati a scuola, di nascosto ho iniziato a studiare sui loro libri; posso dire, così, di avere imparato insieme a loro. Leggevo i loro libri di storia o di letteratura, ma lo facevo la sera, quando erano andati a dormire; non volevo che, vedendomi, si vergognassero di un papà che non aveva mai aperto un libro di scuola. Tutto quello che so, l’ho imparato come autodidatta e, adesso che sono diventato vecchio, vorrei dire a tutti i giovani che si apprestano a tornare a scuola, quello che dicevo sempre ai miei figli: «Studiate, studiate tutti, studiate tanto, perché è il sapere che vi rende liberi». Giovanni Garofalo È vero, signor Giovanni, il sapere rende liberi ma non sempre si riesce a capirlo, soprattutto quando si è giovani. I suoi figli non l’hanno mai vista chino sui loro libri, ma sono sicura che fossero al corrente dei suoi “studi clandestini” e ne fossero orgogliosi. Un padre così vale una laurea con lode. SETTEMBRE 2020 I 97


bazar STORIE MALATTIE NEURODEGENERATIVE I NUMERI CHE AIUTANO PREVENZIONE DELLE CADUTE FILM Questo spazio offre informazioni, curiosità, notizie utili. Come ogni bazar, sarà luogo d’incontro e di scambio. Potete quindi inviarci le vostre segnalazioni e quesiti a: centrostudi@50epiu.it a cura del Centro Studi 50&Più

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oppure al 0424708910.

STORIE HUMAN LIBRARY Le Human Library sono biblioteche speciali in cui è possibile “prendere in prestito” una persona per sentire la storia della sua vita. L’obiettivo fondamentale del progetto è quello di combattere i pregiudizi, rompere gli stereotipi e promuovere il dialogo tra culture e generazioni differenti. I “lettori” possono scegliere tra varie persone, avendo così l’opportunità di mettersi in contatto con qualcuno con cui difficilmente avrebbero occasione di confrontarsi. info: www.humanlibrary.org IL NOSTRO FUTURO SIETE VOI Ilaria Li Vigni e Francesca Romana Vitale hanno dato vita a Il nostro futuro siete voi, una pagina Facebook che raccoglie i racconti degli anziani. Il progetto è volto a creare un luogo in cui chi ha già qualche anno alle spalle possa raccontarsi ed esprimere le proprie idee. Per ascoltare qualche storia o raccontare la pro-

pria è possibile visitare la pagina Facebook www.facebook.com/ilnostrofuturosietevoi

+ MALATTIE NEURO DEGENERATIVE NUOVE SCOPERTE Dalla collaborazione di tre università, tra cui l’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) di Genova, è nata la prima particella capace di memorizzare i messaggi inviati dalle cellule nervose. Si chiama “sinapsi bioibrida” e rappresenta un primo passo per poter sviluppare reti neurali impiantabili nel cervell0 con cui sostituire le aree danneggiate da ictus, Alzheimer, Parkinson e altre malattie neurodegenerative.

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I NUMERI CHE AIUTANO

SOS GIOCO D’AZZARDO La ludopatia in Italia colpisce 1,3 milioni di persone. Per questo motivo è stato istituito il numero verde

98 I spazio50.org I SETTEMBRE 2020

800.558.822, dedicato a chi ha problemi legati al gioco d’azzardo. In molti, durante la quarantena, ne hanno usufruito facendo registrare un aumento nel numero di chiamate. Il servizio, gratuito e anonimo, è attivo dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 16, e fornisce informazioni sulle risorse presenti su tutto il territorio. SUPPORTO PSICOLOGICO E CLINICO “Telefono anziani, supporto psicologico e clinico” è l’iniziativa della sezione sarda dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria (Aip) in collaborazione con la GeRoS Onlus Cagliari. Gli anziani e i loro famigliari che stanno vivendo una situazione di difficoltà possono chiamare il numero 371-4386522, tutti i giorni dalle 16 alle 18. A rispondere sono volontari psicologi e geriatri preparati per fornire supporto a problematiche legate a solitudine, ansia, fobie e difficoltà relazionali.

+PREVENZIONE DELLE CADUTE OCCHIALI INTELLIGENTI Le cadute sono un grande problema per le ripercussioni fisiche e psicologiche che comportano. Un aiuto arriva dalla Francia grazie agli occhiali intelligenti “Atol Zen”. Questo presidio, in caso di caduta, avvisa automaticamente i servizi d’emergenza, che contattano la persona per conoscere

il suo stato di salute ed inviare assistenza in loco se necessario. ESERCIZI ONLINE Per evitare di cadere è fondamentale l’esercizio fisico, in particolare se è mirato a preservare l’equilibrio. Per questo l’associazione di volontariato Delta ha dato vita all’iniziativa “Percorsi di contrasto alle cadute nella terza età”: una serie di video che illustrano semplici esercizi da ripetere a casa, con l’ausilio di oggetti di uso comune. Per vedere i video è possibile visitare la pagina Facebook o il canale YouTube dell’Associazione. info: www.advdelta.wordpress.com

+ FILM LONTANO, LONTANO Regia di Gianni Di Gregorio (2019) Giorgetto e il Professore sono amici da sempre. Tra un bicchiere di vino e una passeggiata a Trastevere, discutono della pensione che non basta mai e che vorrebbero spendere altrove. A loro si aggiunge Attilio, che una pensione non ce l’ha, ma sopravvive restaurando mobili. Così i tre decidono di partire per le Azzorre, in Portogallo. Ed è tra una lezione di portoghese e i preparativi per la partenza che si svolge una commedia che diverte e commuove al tempo stesso.


Green tea L-theanin

Placebo

Il percorso della vitalitĂ



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