Settembre 2023

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INCHIESTA

Servizi sanitari

Farmacie ultimo baluardo

Da nord a sud punto di riferimento degli over 50

I racconti di chi svolge anche una funzione sociale

PERSONAGGI

Massimiliano Rosolino

Sport, famiglia e Tv

Le mie sfide più belle

SOCIETÀ

La voce di Penelope

L’Associazione delle Famiglie e degli Amici delle Persone scomparse

LAVORO Aziende in crisi?

Le salvano i dipendenti Ecco le loro storie

Il valore dell’esperienza | SETTEMBRE 2023 | Anno XLV - n. 9 - € 2,50 I.P.

Anno XLV - n. 9 - settembre 2023

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L’ISTRUZIONE A

TUTTE LE ETÀ

Grazie ai Cpia, giovani e adulti possono completare il primo ciclo scolastico e il biennio delle scuole superiori. Disponibili anche corsi di lingua italiana per stranieri

BALCANI, ANCORA TENSIONI IN KOSOVO

“Think positive”, funziona davvero?

Rubriche

Gli scontri tra serbi e forze di sicurezza della Nato, avvenuti lo scorso mese di maggio, rappresentano l’ennesimo episodio di tensione in una regione già martoriata

Uno strumento introdotto per affrontare la situazione di fragilità psicologica registrata dopo la pandemia. Circa 400.000 le istanze inviate

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Sommario
Olimpiadi
sport, amicizia e condivisione Carlo Sangalli 5 Sanità, serve subito una visione nuova Spazio alla redazione 6 In questo numero Periscopio Dario De Felicis 18 Persone scomparse: la voce di Penelope Linda Russo 24 Giorgio Marincola, il partigiano nero Anna Grazia Concilio 28 Aziende in crisi? Le salvano i lavoratori Giada Valdannini 30 Cinque Zone Blu dove si vive più a lungo Berardo Falcone 32 Gli artigiani del pane e l’inclusione Rosalia Capuano 36 Vacanze estreme, dallo spazio agli abissi Dario De Felicis 58 La rivoluzione del Digital Service Act Valerio Maria Urru 60 Cento anni di lirica all’Arena di Verona Leonardo Guzzo 62 Elide Losso, in scena a 97 anni Anna Costalunga
50&Più:
69
Rodrigo Pinna
Previdenza Maria Silvia Barbieri 76 Fisco Alessandra De Feo 78
72
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cultura di 50&Più
Associativo
50&Più
Mensile di attualità e
Sistema
e di Servizi
il valore dell’esperienza
BONUS PSICOLOGO RECORD IN LOMBARDIA 38 42
34
L. Guzzo
G. Zaccardelli I. Romano Francesco Andreani
Mobilità sostenibile L’importanza dei piccoli gesti di
45 40
La forma delle nuvole Gianrico e Giorgia Carofiglio 10 Il terzo tempo Lidia Ravera 12 Anni possibili Marco Trabucchi 14 Effetto Terra Francesca Santolini 16
Accesso ai servizi sanitari Indagine tra gli over50 di A.G. Concilio, A. Costalunga, L. Russo, S. Leoni, V.M. Urru

Personaggi

Massimiliano Rosolino «Sport, famiglia e Tv

Le mie sfide più belle» di Anna Grazia Concilio 20

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NUMERO CERTIFICATO 9118

DELL’ 8/03/2023

ASSOCIATO ALL’USPI UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

www.spazio50.org | settembre 2023 4
Finito di stampare: 17 agosto 2023
I Viaggi di 50&Più 82 Libri, Incontro con l’Autore, Arte, Musica, Teatro, Cinema 87 Bacheca 93 Vivere in Armonia 94 Giochi 96 Bazar 97

LE OLIMPIADI 50&PIÙ SPORT, AMICIZIA E CONDIVISIONE

Lo sport insegna gli importanti valori della lealtà, del rispetto e dell’aggregazione, da applicare nelle relazioni di tutti i giorni per costruire una società più inclusiva e felice. Settembre è il mese delle Olimpiadi 50&Più un’occasione in cui i soci si incontrano per confrontarsi in diverse discipline sportive e condividere momenti di sana competizione divertimento e sincera gratitudine per i reciproci risultati

Lo scorso inverno il Governo del Canada ha lanciato una pubblicità per promuovere l’attività fisica come investimento sul futuro. In questo video, lo schermo è diviso in due: sulla parte sinistra scorrono le immagini di un signore di una certa età che vive una vita di autonomia, viaggi, passeggiate, tempo passato con i nipoti. Sull’altra metà dello schermo, la destra, si vedono in-

«QUESTA EDIZIONE SI DISPUTA IN UN MOMENTO CORALE DI AGGREGAZIONE E CONDIVISIONE CHE FA BENE AI PARTECIPANTI: LI TIENE IN MOVIMENTO E UNITI»

vece speculari le immagini dello stesso anziano uomo debilitato dalla malattia, assistito in una struttura sanitaria, dove la famiglia lo va a trovare ma l’atmosfera è decisamente più triste della prima parte. Il messaggio conclusivo è: “scegli come vuoi vivere gli ultimi 10 anni della tua vita”. Il video è molto intenso, ed è stato oggetto anche di qualche polemica poiché la malattia o la non-autosufficienza non è certo “una colpa” che discende solo da cattive scelte del passato, quanto, piuttosto, un combinato di tanti fattori diversi, ambientali, sociali, ereditari. A volte, senza dubbio, si tratta anche di un po’ di fortuna. Eppure, il senso dello spot canadese è forte, e risulta molto efficace: lo sport non è qualcosa che si possono permettere solo i giovani, anzi. Lo sport permette di rimanere più giovani, più sani, allenandoci (è proprio il caso di dire) ad affrontare una fase della vita “più fragile”, come

la vecchiaia, in un modo più solido. Quando parliamo di allenamento, peraltro, non intendiamo solo quello fisico, che pur è il più immediato da collegare. Lo sport impatta infatti non di meno sulle capacità mentali: disciplina, concentrazione, coordinazione, lettura del contesto, stimolo all’apprendimento e al miglioramento sono solo alcuni dei “muscoli mentali” che lo sport attiva. E, infine, lo sport ha un benefico effetto collaterale persino sulle capacità sociali: oltre ai tanti valori che implica e che sottende, è argomento di conversazione, condivisione, passione comune. Che sia individuale o di squadra, ogni disciplina sportiva ci richiama a trovare alleati, avversari, sodali con cui praticarlo; ci spinge a frequentare persone più attive, anche di età diverse; lo sport veicola relazioni sociali, conoscenze e tante amicizie.

Ed è forse questo l’aspetto che le Olimpiadi di 50&Più riescono a valorizzare al meglio: in questo mese di settembre si disputa la nuova edizione in un momento corale di forte aggregazione e di intensa condivisione, che fa bene ai partecipanti due volte: li tiene in movimento, ma soprattutto li tiene uniti. In questo contesto, è infatti forte il desiderio di esserci gli uni per gli altri, di aiutarsi e di gioire dei successi reciproci, sancendo un’unione emotiva che nasce nello sport e si realizza in tutti gli altri ambiti della vita. Come ha detto anche Benjamin Franklin Deford, giornalista sportivo statunitense del Novecento, «Lo sport dà il meglio di sé quando unisce». E le Olimpiadi di 50&Più da questo punto di vista hanno già vinto la medaglia d’oro.

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SANITÀ, SERVE SUBITO UNA VISIONE NUOVA

Con il Centro Studi 50&Più abbiamo indagato sull’accesso ai servizi sanitari analizzando limiti e potenzialità. È emersa una fotografia interessante che, oltre ai dati, racconta le storie e le voci dei protagonisti

“Ora più che mai è necessario ripensare alla sanità pubblica”. È questa la frase, che più di tutte, abbiamo ascoltato dai tg nazionali quando arrivava la conta dei morti da Covid-19 e la pandemia graffiava e feriva le vite di tutti noi. Ospedali al collasso, strumentazioni e personale insufficienti, file ai Pronto soccorso. Quando l’emergenza è stata archiviata e i reparti Covid chiusi, abbiamo di nuovo guardato in faccia la realtà. Non abbiamo visto caschi per l’ossigeno, certo, non abbiamo visto nemmeno operatori bardati da dispositivi di sicurezza ma abbiamo ricominciato a vedere quelle scene che già prima della pandemia entravano nella nostra quotidianità. Uomini e donne sistemati su sedie di plastica o barelle nei corridoi dei Pronto soccorso, costretti ad attese lunghe giorni prima di essere visitati; pazienti, anche oncologici, destinati ad attendere mesi prima di poter effettuare esami diagnostici; giovani e anziani in ‘pellegrinaggio’ da una regione all’altra - non di rado da un capo all’altro del Paese - per sottoporsi a interventi e, infine, lavoratori, pensionati, disoccupati che risparmiano per pagare la visita presso una struttura privata o rinunciano perché i costi sono elevati. Da quei mesi difficilissimi avremmo dovuto uscire tutti ‘migliori’. Avremmo dovuto, in

primis, essere riconoscenti nei confronti dei ‘camici bianchi salvavita’ con un aumento del personale (medici, infermieri, operatori sociosanitari); avremmo dovuto dare lustro alle strutture ospedaliere, avremmo dovuto dare dignità - soprattutto - ai malati perché è anche da qua che si misura il grado di civiltà di un Paese. Invece, dalla pandemia siamo usciti con le ossa rotte e con un bagaglio di promesse che molto presto si è infranto contro il muro di cifre e di tagli. Sono ancora una volta i numeri a spiegare: il rapporto tra spesa sanitaria e Pil nel 2023 scende a 6,7% rispetto al 6,9% del 2022, anche se in termini assoluti la previsione di spesa sanitaria è di 136.043 milioni, ovvero 4.319 milioni in più rispetto al 2022 (+3,8%). Indagare sugli accessi ai servizi sanitari, analizzando limiti, potenzialità e fruizione è il lavoro che con il Centro Studi 50&Più abbiamo portato avanti in queste settimane in collaborazione con Format Research. I dati sono molto interessanti perché fotografano uno spaccato del Paese che non si arena nella fredda gabbia della statistica ma fa sentire le voci dei protagonisti. Fotografano, inoltre, una differenza abbastanza marcata tra il Nord e il Sud (Isole comprese). Quando abbiamo chiesto al campione di over 50 una valutazione sull’adeguatezza dei servizi sanitari,

i giudizi meno positivi sulla qualità sono giunti dal Meridione. Rispetto al Nord Est - dove per il 78,8% del campione la qualità degli ospedali è adeguata alle proprie esigenze - al Sud e alle Isole la percentuale crolla al 49,9%. E se gli studi medici specialistici privati guadagnano gradimento registrando un’adeguatezza che sfiora l’80%, le farmacie - sempre più specializzate e funzionalirappresentano l’ultimo baluardo dei servizi sanitari con un gradimento quasi totale (96,4% al Nord Ovest e 95,4% al Sud e Isole). C’è un altro dato che non può essere trascurato e riguarda la discriminazione nell’accesso ai servizi sanitari in ragione dell’età. Bene, oltre il 70% dei senior non si è mai sentito discriminato. È una buona notizia, sicuramente, ma non va dimenticata quella percentuale (25%) che dichiara, invece, di essersi sentita discriminata in base all’età. Se qualcosa è cambiato in questi anni è sicuramente una maggiore consapevolezza di quanto siano necessari interventi istituzionali mirati e diretti a salvaguardare la salute pubblica passando per il Sistema Sanitario Nazionale. Tutti, ciascuno con il proprio ruolo, dobbiamo contribuire a raggiungere questo importante obiettivo comune, ponendo attenzione soprattutto alle fasce deboli della popolazione.

www.spazio50.org | settembre 2023 6

Il filo sottile che lega Arte e Artigianato

IL TERMINE “ARTE”

DERIVA DAL LATINO “ARS”

E DALLA PAROLA GRECA “TEKNÉ”

CHE SI RIFERISCE ALLA CAPACITÀ

DI TRASFORMARE UN’IDEA IN UN OGGETTO, MATERIALE E NON

STEFANO PODA HA FIRMATO REGIA, SCENE E COSTUMI DI “AIDA”

Ambientati non importa dove, non importa quando, spiazzanti e impregnati di mistero gli allestimenti di Stefano Poda sono finestre aperte sull’enigma. Così è anche per la produzione di Aida che ha aperto il 100° Festival dell’Arena di Verona

STEFANO PODA Regista d’Opera, scenografo costumi-luce, coreografo

stefanopoda.com

Aida | Arena di Verona - Italia
Foto Ennevi www.spazio50.org | settembre 2023 8

GLI SPAZI CONDIVISI RESTITUISCONO TEMPO

ALLA VITA E SONO SOSTENIBILI

Vicino a Copenaghen ci sono diverse comunità formate da famiglie che hanno scelto una vita di condivisione di spazi e responsabilità.

A differenza delle comuni hippy degli Anni ’60, da cui comunque prendono ispirazione, questi complessi di co-living (co-vivere) prevedono che ogni nucleo familiare abbia un appartamento privato. Le porte di ingresso si susseguono spesso una dopo l’altra e si affacciano su percorsi coperti da soffitti di vetro, creando uno spazio comune pieno di piante, di luce, di occasioni di incontro.

Seppure le unità solitamente abbiano la loro (piccola) cucina, la maggior parte dei pasti è consumata in zone condivise. Nelle comunità più grandi si fa a turno per la preparazione della cena che a ciascuno tocca non più di una o due volte al mese. Si organizzano attività sportive, insieme si fa manutenzione degli spazi comuni e del giardino, ma soprattutto ci si occupa dei figli a rotazione. Inoltre, le risorse messe a disposizione dalla collettività permettono di acquistare elettrodomestici, attrezzature sportive, oggetti che sarebbe dispendioso comprare per un solo nucleo familiare singolo (e dannoso per l’ambiente).

Per rendere economicamente sostenibile una soluzione simile, le aree private sono di piccole dimensioni. La rinuncia allo spazio individuale si

traduce però in un deciso guadagno in termini di tempo (e socialità): le attività domestiche e di cura sono divise in modo tale da non gravare troppo su nessuno. In modo, insomma, da restituire tempo alla vita.

Negli ultimi anni, il concetto di co-living ha guadagnato sempre più attenzione come una soluzione innovativa per l’abitare, perché offre una nuova prospettiva al concetto di convivenza, un antidoto a certe storture della vita urbana: l’isolamento, la mancanza di una rete di supporto, il costo delle abitazioni. La differenza con l’esperienza di convivenza con dei coinquilini, scelta spesso obbligata soprattutto per i più giovani, sta nell’intenzionalità: gli esperimenti di co-living mettono al centro la decisione esplicita di costruire forme di supporto e collaborazione.

Questi progetti, a volte chiamati comunità intenzionali, favoriscono l’interazione sociale e la creazione di legami profondi tra le persone. Lo fanno tramite i processi decisionali comuni, la risoluzione dei conflitti e la condivisione delle responsabilità: sono esperimenti di democrazia diretta in miniatura. Le relazioni interpersonali diventano più autentiche e significative, poiché si basano sulla fiducia, sulla solidarietà e sul rispetto reciproco. La Danimarca ha una forte tradizione comunitaria, e forse non sorprende che un’idea del genere non solo sia

La
delle
forma
nuvole Un padre e una figlia osservano il mondo di Gianrico e Giorgia Carofiglio
www.spazio50.org | settembre 2023 10
«I Paesi nordici stanno scoprendo quello che l’Europa meridionale fa da sempre, mettere più generazioni sotto lo stesso tetto nonni e nipoti fratelli e cognati che si incontrano sul pianerottolo»

nata lì, ma si sia anche radicata più che in ogni altro paese. Negli ultimi anni, gli esperimenti si sono moltiplicati in Europa e anche in Italia, con una particolare enfasi su soluzioni che permettano a generazioni diverse di condividere gli spazi e aiutino a combattere l’isolamento sociale.

Queste innovazioni nascono da una constatazione: la famiglia nucleare è stata un metodo di organizzazione sociale che ha avuto senso in un momento storico preciso, in cui c’erano strutture in grado di renderlo possibile. Alloggi economici, reti locali di sostegno costituite da parenti e amici, un generoso sistema di assistenza sociale, lavori ben remunerati che permettevano a un genitore di dedicarsi a tempo pieno alla cura dei figli. Ora che molte di quelle condizioni sono venute meno, è necessa-

rio trovare soluzioni diverse. In parte, i Paesi nordici stanno scoprendo quello che l’Europa meridionale fa da sempre, mettere più generazioni sotto lo stesso tetto: nonni e nipoti divisi solo da una rampa di scale, fratelli e cognati che si incontrano sul pianerottolo, parenti che abitano in case diverse ma comunque vicinissime. In Italia però il vivere comune è spesso facilitato dai legami familiari, di sangue. Accettiamo con facilità le comunità per nascita e con più difficoltà quelle per scelta. Ma in un momento storico in cui sempre più giovani si spostano dal sud al nord e dai piccoli centri abitati alle grandi città, e quei legami familiari vengono meno, almeno nell’immediatezza del quotidiano, imparare a costruire (e normalizzare) nuove forme di vivere comunitario è essen-

ziale. Sia per chi rimane nel luogo di origine sia per chi va via. La parola “comunità” risale al latino communis, parola formata da cum e munus (munus significa dovere, ufficio in nome e in favore della collettività, ma anche regalo, elargizione gratuita, dono). La comunità è il luogo dei doveri verso la collettività, ma anche dei doni: cose e gratificazioni che si ricevono al di fuori di un rapporto di scambio. Entrambi gli elementi alludono a una dimensione di gratuità; si sarebbe portati anzi a dire: gratuità solidale. Nell’alternanza fra doni (ciò che si riceve gratuitamente dagli altri) e doveri (ciò che si fa gratuitamente per gli altri) si colloca il potenziale del concetto di comunità, la sua capacità di contenere la prospettiva di un futuro diverso, di possibilità diverse. Di nuovi modi di vivere.

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Il terzo tempo

A TUTTE LE PERSONE DISPOSTE A DICHIARARE GUERRA AGLI STEREOTIPI

Mi è capitato una sera, ero a cena, con amici, tutti più giovani di me, anche se non “giovani”. Si parlava, come capita sempre più spesso, dell’età e della bellezza, del fascino e dell’attrazione sessuale. Si divideva, inconsciamente, il mondo, in vincenti e perdenti. Vincenti erano i giovani, sempre, qualunque fossero le loro aspirazioni, le loro competenze, i loro talenti.

Perdenti erano i vecchi. Perdenti e tuttavia sempre lì, ingombranti, a togliere spazio ai loro stessi figli. Ad un certo punto, con la vocetta falsamente angosciata, si lamentò di essere vecchia una cinquantenne. Tutti si misero a ridere, perché era ancora piuttosto bella. A un tratto mi sono resa conto che, nel corso di tutto quel teatrino, avevo abbassato la testa, come per un improvviso desiderio di scomparire. Mi sono accorta di essere arrossita. Ho provato a buttare un nuovo argomento sul tavolo per farli smettere di parlare dell’età… ero improvvisamente timida.

A disagio. In breve: mi sono resa conto che mi vergognavo della mia età. Perché io ero vecchia davvero e non per civetteria.

È stato terribile.

Ma come? Mi sono detta: “Con tutto quello che hai detto e scritto sul tema, proprio tu, hai paura di essere smascherata e inchiodata al tuo anno di nascita?”.

È squillato, nella mia testa, un campanello di allarme.

La vergogna, questo sentimento così avvilente, non ha risparmiato neanche me.

Mi sono, lo confesso, messa in castigo da sola, nell’angolo, a meditare.

E ho capito che dovevo ritrovare l’orgoglio, esattamente l’opposto della vergogna, l’orgoglio di aver vissuto tanto e di essere ancora come sono. Come siamo. Come è la maggior parte di noi, Grandi Adulti (vi piace l’etichetta di Grandi Adulti? Meglio di senior silver e anziani, no?).

La verità è che la vita ti rema contro, lo sapete questo, no? La ripetizione,

le delusioni, la scoperta delle meschinità degli altri, la tentazione di cedere alla meschinità anche tu, di cedere al disamore, alle ambizioni sbagliate; la stessa maledetta lucidità a cui l’aver vissuto a lungo ci condanna sono tutte trappole disseminate lungo l’arco di un’esistenza. Lo sforzo per mantenersi integre, aperte, oneste, capaci di interpretare un tempo che non è il nostro tempo, ma è il tempo in cui viviamo, è enorme. È enorme il coraggio che serve a sbagliare, a chiedere scusa, a rilanciare.

Abbiamo imparato a smussare gli angoli, per rendere possibile l’amicizia, la convivenza, l’amore, ma restiamo capaci di mantenere gli spigoli, quelli che ti fanno chiamare le cose con il loro nome e affrontare gli inevitabili scacchi senza mentire né a te stessa né agli altri? Non sempre, non tutte e tutti. È difficile resistere alla tentazione di rassomigliare all’idea che gli altri hanno di noi, è difficile rifiutare di indossare la livrea dei marginali, di quelli che sono arrivati alla fine della loro carriera di esseri umani e possono perciò soltanto guardare indietro, con rabbia o con nostalgia.

È difficile, ma è necessario.

Se non ci riusciamo, questi venti o trent’anni di vita in più rischiano di diventare faticosi, sovraccarichi di rimpianti.

Inabitabili, aridi, sterili. Per tante, per troppe donne, sono gli anni della solitudine.

Anni segnati da una sorta di strisciante vergogna, mai spiegata, mai confessata, ma tenace.

Come se aver vissuto a lungo fosse una colpa invece che una forza. Una vergogna invece che una fonte di orgoglio e gioia.

Sì, se volete proprio saperlo, io sono orgogliosa della nostra capacità di amare ancora, nonostante gli anni vissuti e le delusioni collezionate. Sono orgogliosa della nostra capacità di giocare ancora

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PARLIAMONE

Per scrivere a Lidia Ravera posta - C/O Redazione 50&Più via del Melangolo, 26 - (RM) fax - 066872597 email - redazione@50epiu.it

e sempre, di combattere per la pace o per un’idea, di criticare chi combatte per vincere sugli altri e non per migliorare sé stesso. Sono tutte conquiste ardimentose, non certo alla portata di qualsiasi ragazzino o ragazzina. Sono nuovi modi di stare al mondo. Nuovi, inediti, rivoluzionari.

Siamo la prima generazione che, dopo i fatidici 65 anni, ha ancora una vita davanti.

Siamo una generazione di esploratori. Lo siamo sempre stati.

Vorremmo davvero aver vissuto di meno?

La gioventù è veramente il Paese dei Balocchi in cui tutti vorremmo vivere in eterno? A me era già venuta a noia a vent’anni. Volevo essere grande. Vecchia no, grande. La vecchiaia mi faceva paura, come a tutti, ma anche curiosità. La temevo e nello stesso tempo la sognavo. Ma non avrei mai immaginato che sarebbe stata così… creativa, aperta, ricca di intelligenza e di desideri. Ho scritto, anni fa, un romanzo che si intitola Il terzo tempo.

L’ho dedicato così, nella prima pagina: “A tutte le donne e a tutti gli uomini che hanno paura di invecchiare, come è normale. Ma anche curiosità. Anche voglia. Alle più libere. Ai più originali”. Aggiungo: a tutte le persone disposte a dichiarare guerra agli stereotipi che avvelenano le nostre vite.

A qualsiasi età. Perché sono stupidi. Perché riducono la nostra libertà. E fanno male.

Buona vecchiaia a tutte, a tutti.

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Anni possibili

LA TRISTEZZA DI UNA SOCIETÀ

CHE NON SA DIFENDERE I PROPRI VECCHI

Mi è stato chiesto dalla Direzione della rivista di dedicare la tradizionale rubrica

“Anni possibili” al tragico incidente della casa di riposo di Milano, evento che ha pesantemente colpito la nostra convinzione di essere in grado, come società, di assicurare una “vita buona” alle persone anziane. Perché “anni possibili”? Il collegamento tra quanto scrivo e il titolo della rubrica è dato dal fatto che ritengo la vita nelle residenze per anziani un “anno (o anni) possibili” in alternativa alla propria abitazione, quando non vi sono più le minime condizioni per continuare a vivere nell’ambiente famigliare. Di seguito, quindi, elenco i motivi che presumibilmente hanno indotto le sei persone scomparse nel fuoco e nel fumo ad accedere alla Casa per Coniugi. Erano molto ammalate e quindi bisognose di controlli continui sul piano clinico, per lo svolgimento delle attività di ogni giorno, di supporto psicologico per-

ché la famiglia non era più in grado di fornirlo. Molto probabilmente erano persone che avevano trovato un equilibrio nella struttura, il piccolo equilibrio di donne semplici che si erano sistemate nella nuova abitazione; ho letto quanto riferito dal cappellano dell’istituto, per il quale erano persone che stavano vivendo alcuni “anni possibili” nella tranquillità, continuando le consuete pratiche di vita come quelle religiose. Inoltre, erano accudite con generosa competenza da tanti operatori venuti per lo più da lontano, che si occupavano di rendere più facile la loro giornata, nelle sue varie tappe, dal risveglio al cibo e al tempo da trascorrere. Per le ospiti quindi una “vita possibile”, che la comunità avrebbe avuto il dovere preciso di difendere, facendo in modo che potessero continuare a vivere senza una fatica maggiore di quella che già la situazione oggettiva imponeva. Insomma, erano anni resi “possibili” da una comunità in grado di proteggere, aiutare,

www.spazio50.org | settembre 2023 14

accompagnare. Però la comunità di Milano ha tradito il suo compito, si è affidata alle risposte burocratiche invece di ridurre concretamente il rischio di morire, perché nessuno si occupava del fuoco, da sempre la grande paura delle convivenze. Di fatto ha dimenticato i propri vecchi… a chi dovrebbero stare a cuore 170

spensabile per la vita di molte realtà. Il nostro Paese si trova oggi di fronte ad una crisi che non sarà facile da superare; le RSA sono spesso strutture che avrebbero bisogno di interventi strutturali, per rispondere adeguatamente a esigenze in crescita, costituite da cittadini sempre più anziani e sempre più com-

anziani, la gran parte dei quali affetti da demenza? Certo ai loro cari, agli operatori socio-sanitari, a qualche volontario; ma la comunità si doveva occupare del certificato antimafia… come fosse il suo compito principale! La vicenda di Milano ha anche contribuito a dare fiato a chi non ama i vecchi e li vuole utilizzare per i propri interessi; sono state lanciate ogni genere di critiche alle RSA. Non hanno guardato alle inadempienze specifiche di quella realtà milanese, ma hanno dato giudizi generali e aspecifici, senza rendersi conto che così sottraevano di fatto a tanti anziani un modo per rendere “possibili” un certo numero dei loro anni, quando non si aprivano altre realistiche possibilità di vita. Già negli anni scorsi le critiche senza fondamento hanno fortemente danneggiato il mondo delle RSA. Il danno più grave è stata l’esclusione di fatto dai fondi del PNRR, un’iniezione di denaro che sarebbe stata indi-

promessi sul piano della salute e dell’autonomia. Occorrono innovazioni che dovrebbero essere sperimentate, potendo contare su fondi adeguati. Le RSA sono oggi “mondi possibili”; per conservare questo ruolo hanno però bisogno di un’attenzione colta e generosa da parte delle comunità. Resta un interrogativo: saranno queste o meno in grado di rispondere alla richiesta di fare della strada insieme, perché le comunità hanno bisogno delle RSA e le RSA hanno bisogno delle comunità? Sarà una delle prove più significative dei prossimi anni, per evitare che le nostre comunità vivano come una grave colpa l’essere inadeguate nella difesa dei propri vecchi. Con una diffusa tristezza sociale.

PARLIAMONE

Per scrivere a Marco Trabucchi posta - C/O Redazione 50&Più via del Melangolo, 26 - (RM) fax - 066872597 email - redazione@50epiu.it

settembre 2023 | www.spazio50.org 15
«Il danno più grave è stata l’esclusione di fatto dai fondi del PNRR, un’iniezione di denaro che sarebbe stata indispensabile per la vita di molte realtà. Il nostro Paese si trova di fronte a una crisi che non sarà facile da superare»
Milano, luglio 2023 Casa per Coniugi dopo l’incendio

NON ESISTE FUTURO SENZA

ECOLOGIA DEL MARE

Da sempre gli uomini si interrogano su cosa si nasconda nel profondo del mare. Oggi purtroppo abbiamo una risposta a questa domanda: i nostri rifiuti. Cimiteri di automobili, scaldabagni, motorini, elettrodomestici, giocattoli, vecchie reti e attrezzatura per la pesca, vestiti, carta. Nel buio delle profondità oceaniche si accumulano rifiuti di ogni genere, a formare vere e proprie discariche abusive sottomarine, invisibili ai nostri occhi. Dei milioni di tonnellate di rifiuti che entrano in mare ogni anno, solo una minima parte è visibile, perché finisce sulle spiagge o galleggia in superficie, mentre la maggior parte finisce sul fondo.

Una lontananza che diminuisce in qualche modo la percezione della gravità

www.spazio50.org | settembre 2023 16 Effetto Terra
di Francesca Santolini

di questo fenomeno, e ci induce, in questo come in altri casi, a una colpevole sottovalutazione.

Il fondale marino rappresenta la destinazione finale di tutti i materiali dispersi in acqua. Stando ai dati raccolti dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca sull’Ambiente (Ispra), oltre il 70% dei nostri scarti finiti nelle acque, viene depositato in profondità.

E quasi 8 rifiuti su 10 sono fatti di plastica, materiale resistente anche per millenni che sembra ormai aver colonizzato e intossicato i nostri mari. Fra l’altro l’ambiente buio dei fondali marini rallenta i processi di degradazione: l’assenza di luce, la scarsità di ossigeno e una temperatura bassa e costante, garantiscono

una lunga vita al marine litter - la spazzatura del mare. A fotografare la gravità del problema dei rifiuti depositati sul fondo dei mari è un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Research Letters. Lo studio ha dimostrato che ad elevate profondità, oltre i 1.000 metri, spesso la biomassa pescata con lo strascico (pesci, crostacei, molluschi) è uguale o inferiore a quella dei rifiuti. Come dire che a certe pro-

lo mari, fiumi e laghi, riguarda persino l’aria. Respiriamo, beviamo e mangiamo plastica, è nel nostro organismo, nella placenta umana come nello sperma, con impatti pesanti non solo sul funzionamento degli ecosistemi, ma anche sulla nostra salute.

«Abbiamo dato l’oceano per scontato», ha dichiarato lo scorso anno il segretario ONU António Guterres in occasione dell’apertura della Conferenza delle Nazioni Unite sugli oce-

fondità ci sono più rifiuti che pesci. E si tratta, secondo gli esperti, di un trend destinato ad aumentare, tanto che nei prossimi trent’anni il volume dei rifiuti marini potrà superare i tre miliardi di tonnellate. «I rifiuti del fondo marino possono danneggiare gli organismi acquatici di tutte le dimensioni per intrappolamento, soffocamento e anche per ingestione - si legge nello studio -. Sebbene siano state condotte molte analisi, i percorsi, la distribuzione e la reale portata del danno dei rifiuti sul biota (il complesso degli organismi animali e vegetali) sono in gran parte sconosciuti». Quello che invece sappiamo è che, a livello globale, sono almeno 693 le specie che interagiscono con i rifiuti marini e che, come dicevamo, la maggior parte di essi è plastica. Molte specie di pesci ingeriscono regolarmente frammenti di plastica, altre rimangono intrappolate in reti da pesca abbandonate. Le tartarughe marine sono particolarmente vulnerabili, poiché possono confondere sacchetti di plastica o altri oggetti galleggianti con gli organismi di cui si nutrono, come le meduse. Del resto, la contaminazione chimica della plastica è ormai ubiqua, non so-

ani, che dovrebbe portarci nel 2024 alla firma di un trattato internazionale per la riduzione dell’impatto della plastica sugli ecosistemi, sulla natura, su tutti noi.

È un negoziato importante per un obiettivo cruciale: un mondo e un mare che non soffochino nella plastica. Con le attuali dinamiche di consumo, la produzione di plastica è destinata a raddoppiare nei prossimi quindici anni. Entro il 2050, senza un trattato ambizioso, potrebbe addirittura triplicarsi.

Il mare, il più grande e meno protetto dei beni comuni, è uno spazio ancora senza regole, ma non esiste una possibilità di futuro senza un’ecologia del mare. Si tratta di una sfida enorme che dobbiamo avere il coraggio di accettare.

PARLIAMONE

Per scrivere a Francesca Santolini

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«Dei milioni di tonnellate di rifiuti che entrano in mare ogni anno, solo una minima parte è visibile perché arriva sulle spiagge o galleggia in superficie La maggior parte finisce sul fondo»

Periscopio

LA MUSICA DI MOZART AIUTA LA MENTE A RIMANERE GIOVANE

Mentre le note si librano nell’aria formando un’impareggiabile melodia, il cervello ringrazia. Le note, nello specifico, sono quelle della Sonata per due pianoforti in Re maggiore di Wolfgang Amadeus Mozart, genio del pentagramma e massimo esponente del classicismo musicale settecentesco. Secondo lo studio “Music and spatial task performance”, elaborato nel 1993 dai fisici Gordon Shaw e Frances Rauscher e pubblicato sulla rivista Nature, ascoltare la sonata di Mozart stimolerebbe determinate aree del cervello coinvolte nella memoria e nell’apprendimento. Shaw e Rauscher, infatti, notarono un aumento delle capacità di ragionamento spaziale su un gruppo di 36 studenti volontari che si sottoposero ad alcuni test, rispetto a coloro che avevano ascoltato altre forme di musica o non avevano ascoltato nulla. La motivazione alla base delle migliori prestazioni logiche era dovuta, secondo i ricercatori, alla complessità della composizione di Mozart; le note del pianoforte, infatti, creavano una combinazione musicale difficile da decifrare ma al tempo stesso armoniosa da ascoltare, tale da avere un impatto stimolante sul cervello umano. Unica specifica, gli effetti positivi sull’apprendimento e sulla memoria tendevano ad essere a breve termine e variare da individuo a individuo. Naturalmente lo studio suscitò interesse e dibattiti nel mondo scientifico che accolse i risultati della ricerca in maniera discordante. Da una parte coloro che cercarono, con studi paralleli, di supportare la teoria di Shaw e Rauscher, dall’altra chi cercava di confutarla. L’effetto Mozart, secondo una rielaborazione accademica della teoria, sarebbe potuta essere addirittura un metodo per evitare il declino cognitivo associato all’invecchiamento. Tutta la musica - ma soprattutto quella di Mozart - sarebbe una valida stimolazione cognitiva utile a prevenire malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Quindi, l’ascolto regolare di musica complessa e armoniosa potrebbe aiutare a mantenere attive le connessioni neurali nel cervello, ritardando il naturale declino cognitivo legato all’età. Tuttavia, per una grande parte della comunità scientifica quella sulla musica di Mozart rimane a tutti gli effetti una - seppur affascinante - teoria controversa, non supportata adeguatamente da studi. Viene quindi “retrocessa” come un’interessante interpretazione, che rimane circoscritta in un’area di ricerca che va dalla psicologia alla neuroscienza. L’unica certezza rimane sempre e solo una: ascoltare musica, qualsiasi essa sia, restituisce un piacere che neppure la scienza può spiegare.

ECCO PERCHÉ LE BANANE SONO CURVE

Le banane sono geneticamente predisposte a sviluppare la forma curva. Crescono verso la luce solare e poiché spesso si trovano vicine ad altre banane sullo stesso grappolo, si curvano per evitare di oscurare le altre. Il fenomeno viene definito “geotropismo negativo”. Se una banana viene isolata, infatti, crescerà dritta.

www.focus.it

UN’ISOLA PARTICOLARE

In Giappone esiste una piccola isola chiamata Ōkunoshima, conosciuta anche come “l’isola dei conigli”. L’isola misura circa 700.000 metri quadrati ed è abitata da centinaia di conigli selvatici che sono diventati una grande attrazione turistica. La loro popolazione è cresciuta nel corso degli anni grazie ai visitatori che li nutrono.

www.mybestplace.com

SALISCENDI PERENNE

Il Monte Everest continua a diminuire in altezza e al tempo stesso a crescere ogni anno di circa 4 millimetri. A causa di fenomeni naturali come smottamenti, terremoti o erosione, subisce lievi variazioni in negativo, mentre per la spinta delle placche tettoniche indiane e asiatiche, l’Everest si innalza impercettibilmente ogni anno.

www.siviaggia.it

A PROPOSITO DI...

NUMERI DA RECORD

FORTE E LONGEVO COME UNA QUERCIA

Il “Bowthorpe Oak” della contea del Lincolnshire è uno dei più antichi e imponenti alberi del Regno Unito. È una quercia peduncolata (Quercus robur) di età stimata tra i 1.000 e i 1.500 anni; alta oltre 15 metri, ha un tronco del diametro di circa 13 metri. Oggi, il Bowthorpe Oak è diventato un simbolo di forza, resistenza e longevità.

www.visitlincolnshire.com

LA CITTÀ SOTTERRANEA

Nel 2012 l’austriaco Herbert Nitsch ha stabilito il record del mondo per la più profonda immersione in apnea, raggiungendo una profondità di -253,2 metri.

Nella città di Coober Pedy, a circa 850 chilometri da Adelaide in Australia, molte case sono interamente scavate sottoterra. Questo perché la città è situata in un’area desertica estremamente calda, e le abitazioni sotterranee offrono protezione dal caldo intenso. Oltre alle case ci sono alberghi, bar, ristoranti e perfino una chiesa.

www.repubblica.it

LA GROTTA DEI CRISTALLI

MASSIMA CONDIVISIONE

Il “tweet” più condiviso della storia è del miliardario giapponese Yusaku Maezawa, che nel gennaio 2019 ha ottenuto circa 4,6 milioni di condivisioni.

IN NUMERI - CATENE MONTUOSE

Le catene montuose sono uno spettacolo grandioso e affascinante offerto dalla natura. Queste maestose formazioni geologiche che si estendono per chilometri sono testimoni silenziosi della potenza della terra e della sua straordinaria bellezza. Alcune di esse sono davvero mastodontiche, e come spine dorsali geografiche percorrono Paesi, valli e pianure.

Nel 1796, in Messico - a 130 km dalla città di Chihuahua -, un gruppo di minatori individuò una vena di cristalli oggi chiamata “Cueva de los Cristales”. Al suo interno vi sono cristalli lunghi più di 10 metri e formazioni che occupano uno spazio di 20x30 metri, dal pavimento al soffitto, e pesano fino a 55 tonnellate.

www.cristallieminerali.com

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Ande (attraversa 7 Paesi) 7.000 Km Montagne Rocciose (3 Paesi) 4.830 Km Grande Scarpata Africana (14 Paesi) 4.800 Km Transantartica (1 Paese) 3.500 Km
In giro per il mondo
SEMPRE PIÙ GIÙ

Personaggi

MASSIMILIANO ROSOLINO

«SPORT, FAMIGLIA E TV LE MIE SFIDE PIÙ BELLE»

Campione olimpico, mondiale ed europeo

La sua carriera è un tripudio di medaglie

L’ex nuotatore si racconta tra successi e progetti

Massimiliano Rosolino ha vinto tre ori olimpici - 100 e 200 metri a Sydney nel 2000 e 100 metri ad Atene nel 2004 - e, tra il 1995 e il 2008, è stato quattordici volte campione europeo. La sua vita, oggi, si divide tra la passione per lo sport e il triathlon, il cinema, la televisione e la famiglia. L’ex campione napoletano - durante la partecipazione alla trasmissione televisiva ‘Ballando con le stelle’ –incontra la ballerina russa Natalia

Titova: è lì, sul palcoscenico della Rai, che si accende la scintilla e nasce l’amore. Padre di due bambine, Rosolino sposa temi importanti, tra cui la sostenibilità ambientale, e incarna i valori nobili dello sport che gli fanno conquistare il Premio Internazionale Fair Play Menarini. Lo abbiamo incontrato. Massimiliano, quando scopre la passione per il nuoto?

Con la passione per il nuoto ci sono nato. Già da piccolo, con maschera e occhialini, facevo le apnee nella vasca. A sei anni, poi, mi sono iscritto alla scuola di nuoto, come tanti bambini fanno a quell’età e da allora non mi sono più fermato. Campione olimpico, mondiale ed europeo. Qual è il segreto di questi successi?

La curiosità e il desiderio di non volersi mai accontentare, credo si racchiuda in questo il segreto di ogni campione.

Il medagliere in casa Rosolino conta tante vittorie. Ce n’è una a cui è particolarmente legato?

Sì, ci sono tante medaglie, è vero. E ci sono anche tante medaglie che non sono d’oro, ma hanno un grandissimo valore perché dimostrano quanto sia forte l’attaccamento allo sport e alla passione per il nuoto. Perché è fin troppo facile amare

qualcosa se si vince, ma l’amore deve manifestarsi soprattutto quando la sfida è più dura. È da questo che si trae la forza per continuare a perseguire gli obiettivi. Mens sana in corpore sano. È una teoria che sostiene? Assolutamente sì. Mente e corpo viaggiano all’unisono. Lo sport infonde positività e ci consente di affrontare con l’umore giusto anche i pensieri negativi. Non solo nuotatore, anche runner. Come nasce la passione per la corsa? Quando ho smesso di gareggiare, ho sempre cercato di tenermi in forma, in primis nuotando. Ho, poi, scoperto per caso il triathlon (sport multidisciplinare individuale ndr) e ho capito che la corsa è il mio ‘tallone di Achille’. Da quando l’ho scoperta, non l’ho più lasciata. Ho iniziato a correre i dieci chilometri e ho partecipato, tra le altre cose, alla maratona di Londra. Per for -

tuna, riesco a correre ovunque mi trovi, anche durante gli impegni lavorativi.

Da sportivo a personaggio televisivo, con una parentesi al cinema per ‘Ultima gara’. Che rapporto ha con la tv?

Da anni spazio dal varietà alla fiction e alla prima serata. Fare televisione, tuttavia, non può essere un lavoro continuo. Nonostante le belle esperienze, non so se la televisio -

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ne farà parte del mio futuro perché non è come lo sport. Mi spiego meglio, nello sport più ti alleni e più diventi bravo, in tv non è così. Però, devo dire, che lavorare in televisione ti dà la dimestichezza giusta per affrontare ogni situazione e quando partecipo a eventi mi piace ricreare

Altri progetti in cantiere?

Ci sono tanti progetti in cantiere, che porterò avanti con impegno e dedizione.

La tv le ha fatto incontrare Natalia Titova e con lei ha creato la sua famiglia. Che papà è Massimiliano Rosolino?

Da circa trent’anni, migliaia di over 50 si sfidano durante le Olimpiadi 50&Più. Che consiglio dà a chi non vede nell’età un limite alla sana competizione?

La pratica sportiva è assolutamente necessaria anche se non si è stati atleti nella vita. Bisogna abituarsi a dedicare un’ora al giorno allo sport perché questa routine quotidiana ci consente di vivere e di affrontare la giornata in maniera diversa, insomma, ci dà la carica. Il consiglio che mi sento di dare è quello di non cercare di strafare ma, allo stesso tempo, di non avere paura di gareggiare anche se non si è in forma. Lo sport, ricordiamolo, è il nostro minimo comune denominatore. Sport, cinema e televisione. Cosa manca ancora nel curriculum di Rosolino?

Fare ancora belle esperienze e con educazione e dedizione spaziare in altri ambiti, perché nella vita è importante migliorarsi sempre.

le aspettative proprie della tv. Tra i lavori televisivi più recenti c’è ‘Energie in viaggio’. Com’è stata questa esperienza?

Un’esperienza meravigliosa. Ed è stata anche motivo di orgoglio perché, durante le tappe nelle varie città, ho toccato con mano quanto l’Italia sia stata lungimirante sulle energie rinnovabili. Bisogna continuare a promuovere la sostenibilità ambientale.

Non dovrei dirlo io ma credo di essere un papà abbastanza divertente anche se mia figlia, qualche giorno fa, mi ha detto: «Non hai mai tempo per noi». In realtà i bambini vogliono sempre di più. Io cerco di insegnare loro ad affrontare anche le giornate negative e ad apprezzare le sconfitte.

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Personaggi
In alto, Europei di Nuoto al Foro Italico: Massimiliano Rosolino con le figlie Sofia Nicole e Victoria Sidney. A destra: Massimiliano Rosolino con l’insegnante di danza Natalia Titova a “Ballando con le stelle”, oggi sua compagna di vita

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LA VOCE DI PENELOPE

L’ASSOCIAZIONE DELLE FAMIGLIE E DEGLI AMICI DELLE PERSONE SCOMPARSE

Il 1° settembre del 2004, a Mazzara del Vallo, Denise Pipitone scompare mentre si trova nei pressi della casa della nonna materna. Sono trascorsi 19 anni da quel giorno e mentre scriviamo queste righe di lei non si hanno ancora notizie. Angela, Salvatore, Alessandro: anche di loro, come di altre migliaia di persone, si sono perse le tracce. Nei primi quattro mesi del 2023 sono scomparsi circa seimila bambini (5.908, per l’esattezza)e ne sono stati ritrovati solo 2.423. Ad occuparsi di loro, spesso, è Penelope, l’Associazione delle Famiglie e degli

Ogni anno, in Italia, scompaiono migliaia di minori, adulti e anziani in stato confusionale Nel 2002, per aiutare le ricerche, supportare i parenti e fornire sostegno legale e psicologico

è nata Penelope. Annalisa Loconsole Vicepresidente nazionale, ne racconta il lavoro

Amici delle Persone scomparse.Ne abbiamo parlato con Annalisa Loconsole, Vicepresidente nazionale. Quando e com’è nata Associazione Penelope?

Penelope è nata nel dicembre del

2002, quando diverse famiglie di persone scomparse si sono ritrovate a Potenza invitate da Gildo Claps, fratello di Elisa Claps, minorenne scomparsa e ritrovata dopo 17 anni nel sottotetto della chiesa della SS.

www.spazio50.org | settembre 2023 24 Società

Annalisa Loconsole, Vicepresidente dell’Associazione delle Famiglie e degli Amici delle Pe rsone scomparse durante attività promosse da Penelope

Trinità nella medesima città. Lì hanno dato vita a Penelope per condividere l’esperienza della scomparsa di un congiunto e cercare, attraverso il mutuo aiuto, la forza di sopravvivere e far sentire la propria voce. Gli obiettivi principali sono volti a cambiare il sentire dell’opinione pubblica e a farsi portavoce presso le Istituzioni per proporre leggi che possano modificare l’approccio delle forze dell’ordine e dei sindaci rispetto alle denunce di scomparsa presentate dalle famiglie. L’ulteriore obiettivo è quello di supportare altre famiglie nel doloroso percorso di scomparsa di un proprio caro. Cosa succede quando viene denunciata la scomparsa di qualcuno?

L’approccio con la denuncia di scomparsa è progressivamente cambiato dal 2002. All’epoca alla denuncia di scomparsa non c’era un seguito con le ricerche a meno che non si trattasse di bambini molto piccoli. Ci sono voluti anni di colloqui, di convegni, di fiaccolate, di raccolte di firme, prima di approdare nel 2007 alla nomina di un Commissario straordinario per le persone scomparse presso il Ministero dell’Interno. Poi, nel novembre 2012, è stata approvata la Legge 203 che in un unico articolo compendia tutto ciò che è oggi a disposizione. La famiglia deve denunciare la scomparsa alle forze dell’ordine, le quali attivano immediatamente le ricerche ed informano il Prefetto che, in base alla tipologia di scomparsa, attiva il piano provinciale per la ricerca delle persone scomparse, coinvolgendo le Istituzioni locali, altre forze dell’ordine e la Protezione Civile. Allo stesso tempo viene informata la magistratura. A questo punto le ricerche proseguono in forma massiccia per una settimana o dieci giorni, poi si fermano e resta alla famiglia cercare altri indizi e/o segnalazioni affinché possa

essere riconvocato il tavolo tecnico per gli approfondimenti del caso ed una eventuale ripresa delle ricerche. Perché sono così importanti le 48 ore successive alla scomparsa?

Sono ore importanti perché le tracce lasciate sono ancora fresche, sia che si tratti di una scomparsa volontaria che di una scomparsa di persone con patologie neuropsichiatriche e/o degenerative. Ma anche in caso di reato con occultamento di cadavere. Inoltre, possono essere utilizzate le telecamere di sorveglianza di esercizi commerciali e/o delle forze dell’ordine per il controllo del territorio prima che il tempo cancelli le immagini immagazzinate. Molte delle persone scomparse sono giovani under 18. Quali potrebbero essere le cause di questo fenomeno?

Il numero dei minori scomparsi è di gran lunga superiore a quello degli adulti. Il motivo è da riscontrare sicuramente in una vita sociale più attiva, che spesso li espone a pericoli imprevisti ed imprevedibili. Ad esempio, l’utilizzo sempre maggiore dei social, lo spirito di emulazione, la fragilità legata all’età, ma anche il cambiamento di tutto il contesto sociale. Il numero maggiore di minori scomparsi è rappresentato dai MSNA (minori stranieri non accompagnati) su cui c’è molta attenzione. Tanti fuggono dalle comunità per i più svariati motivi, compreso quello di trovare fortuna anziché restare all’interno di strutture con regole percepite come stringenti da chi ha affrontato viaggi della speranza. Perciò, pur senza risorse, iniziano la loro avventura di vagabondi nel nostro Paese. Il dramma di questi scomparsi è che in Italia e in Europa non hanno familiari a cercarli, a fare appelli per loro e quindi, a parte qualche caso di volontario rientro in struttura o di ritrovamento, se ne perdono completamente

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Società

le tracce. Tra l’altro, esiste anche il rischio che possano essere reclutati dalla malavita per spaccio o sfruttamento della prostituzione. Invisibili tra gli invisibili. Dalle strutture fuggono spesso anche ragazzi italiani lì collocati dai servizi sociali per disagio mentale, familiare o perché dipendenti dall’abuso di alcol e/o sostanze stupefacenti o per percorsi di recupero penitenziario. Com’è il vostro rapporto con le famiglie delle persone scomparse?

La scomparsa, comunque, può riguardare qualunque fascia della popolazione. Il fatto che Penelope sia sul territorio da vent’anni e che disponga di professionisti di alto livello che collaborano a vario titolo (psicologi e/o psichiatri forensi, criminologi, biologi, informatici, medici forensi, avvocati penalisti e civilisti) le attribuisce credibilità. Mentre la presenza dei familiari che vivono o hanno vissuto l’esperienza della scomparsa consente l’avvicinamento dell’Associazione ad altre famiglie quando non sono le stesse famiglie a contattarci. La condivisione di un percorso verso l’ignoto, se accompagnato dal sostegno di chi lo ha già vissuto, consente di trovare la forza di andare avanti e alimentare la speranza giorno per giorno. Un sentimento che deve restare sempre vivo per non scivolare nella disperazione. Il compito fondamentale di Penelope è quello di fornire tutte le notizie e dare le direttive di comportamento alle famiglie in modo che i propri cari vengano cercati. Al tempo stesso i diversi protocolli d’intesa siglati con le associazioni di Protezione Civile consentono di proseguire le ricerche quando queste si fermano senza esito. Quando passa troppo tempo senza un ritrovamento la famiglia viene invitata a rilasciare il proprio profilo biologico per un’eventuale compara-

Nei primi quattro mesi del 2023 sono scomparsi circa seimila bambini (5.908, per l’esattezza) e ne sono stati ritrovati solo 2.423 «Il numero dei minori scomparsi è di gran lunga superiore a quello degli adulti Il motivo è da riscontrare sicuramente in una vita sociale più attiva che spesso li espone a pericoli imprevisti ed imprevedibili»

zione con i cadaveri non identificati. Cosa accade quando viene ritrovato un corpo senza vita e non identificato?

Quando viene ritrovato un cadavere non identificato o resti cadaverici, le famiglie si attivano per acquisire più notizie possibili, così come lo fa l’Associazione per poter fornire dettagli ai medici legali o ai magistrati. Nel frattempo, le forze dell’ordine rivedono tutte le denunce di scomparsa e quanto riportato nella scheda RISC (ricerca scomparsi). Se a questo punto non ci sono riscontri viene prelevato il DNA dal cadavere e il magistrato può disporre la sepoltura - purtroppo di persona ignota - oppure il corpo viene conservato negli Istituti di medicina legale. Il DNA prelevato

dovrebbe alimentare la banca dati, divenuta operativa per le persone scomparse e per cadaveri senza nome o resti cadaverici solo nel 2017. In questo modo si potrebbe fare una comparazione tra le salme e gli scomparsi, ma manca ancora la circolarità delle notizie tra Istituti di medicina legale, Magistratura, ANCI e Ministero dell’Interno. A tal proposito Penelope e l’Ufficio del Commissario si stanno attivando perché gli anelli deboli della catena di comunicazione si collochino ognuno al proprio posto. Infine, esiste un registro nazionale pubblico dei cadaveri non identificati aggiornato dall’Ufficio del Commissario per le persone scomparse, a cui giungono tutte le denunce dalle Prefetture.

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«Se io sono considerata straniera per il colore della pelle, allora mio fratello Giorgio per quale Paese è morto?». Erano gli inizi degli Anni ’90 quando Isabella Marincola, ritornata in Italia dalla Somalia, inizia a porsi questa domanda. È da quel momento che la storia del partigiano ‘nero’ morto per liberare l’Italia dal nazifascismo inizia a farsi strada, ancora oggi a fatica. A raccontarla è Antar Mohamed Marincola, figlio di Isabella e nipote di Giorgio, scrittore e autore di ‘Timira’ con Wu Ming 2. Antar vive a Bologna dagli Anni ’80, dove lavora come educatore e mediatore culturale. Riconoscere e far conoscere il valore di Giorgio è la sua missione e ce lo racconta.

«Nel 1919 mio nonno - militare - andò in Somalia, durante il colonialismo. Lì ha avuto due figli, Giorgio e Isabella. Ancora molto piccoli li ha portati in Italia, recidendone le radici: Giorgio a Pizzo Calabro, insieme ai parenti; Isabella a Roma con il padre, sua moglie e due figli che i due ebbero più tardi. Della madre somala, Giorgio, non seppe mai nulla. “Perché siamo neri?” - chiedevano - “Perché avete preso troppo sole”, gli veniva risposto». Una vita difficile quella dei due fratelli Marincola, trascorsa a fare i conti con il razzismo e le ingiustizie. All’età di dieci anni, Giorgio si trasferisce a Roma e frequenta il ‘regio liceo Umberto I’. Tra gli insegnanti c’è Pilo Albertelli - il partigiano ucciso alle Fosse Ardeatine a cui fu poi dedicato il liceo - che “ha inciso moltissimo sulla sua formazione”, ha spiegato Antar. Marincola si iscrive alla facoltà di Medicina ed entra in un gruppo di partigiani legati al Partito d’Azione. Inizia a combattere il fascismo portando avanti l’idea di Resistenza. Viene ferito, imprigionato nel carcere di Biella, di Torino e, infine, internato nel campo di concentramento di Bol-

GIORGIO MARINCOLA IL PARTIGIANO NERO MORTO PER L’ITALIA

Il 23 settembre ricorre il centenario della sua nascita

Allievo di Pilo Albertelli, fu ucciso dai tedeschi a vent’anni. Ne racconta la storia suo nipote Antar Mohamed Marincola

zano nei primi mesi del 1945. Quando il campo fu liberato dalla Croce Rossa e a lui venne data l’opportunità di rifugiarsi in Svizzera, decise invece di raggiungere la Val di Fiemme e continuare a combattere perché si temevano ancora rappresaglie naziste. Morì, ucciso dai tedeschi, il 4 maggio a Stramentizzo. Aveva 22 anni.

Quando Giorgio muore, Isabella viene cacciata di casa e continua a fare i conti con prepotenze e ignoranza. In

quegli anni poserà per Guttuso, conoscerà Fellini e reciterà nella celebre pellicola ‘Riso Amaro’. Sposerà un giornalista e tornerà a Mogadiscio dove, finalmente, conoscerà sua madre.

Isabella è morta a Bologna nel 2010. Giorgio Marincola è stato insignito della Medaglia d’oro al valor militare, a lui è stato intitolato un vialetto a Bologna. «Parlate di Giorgio perché il suo sacrificio non vada dimenticato», ha concluso Antar.

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Ritratti
Giorgio Marincola nel 1940. A destra con Eugenio Bonvicini vicecomandante della Missione Bamon (Archivio famiglia Marincola)

AZIENDE IN CRISI?

LE SALVANO I LAVORATORI

Versano un capitale sociale e riscattano la società diventando co-proprietari. A descrivere il fenomeno ‘Workers Buy Out’ è Mauro Iengo, presidente di Legacoop Lazio. Ecco le voci di chi ce l’ha fatta

uando ci è stato comunicato il licenziamento collettivo, avevo 50 anni, una bambina di quattro e mi sono sentito praticamente inutile alla famiglia». Le parole di Giovanni Santelli, informatore scientifico presso Fenix Pharma, sono le stesse di tanti, troppi padri di famiglia che oggi - tanto più per via della crisi - si trovano a perdere il posto di lavoro. Giovani e meno, con carichi economici impossibili da gestire senza un reddito.

Eppure, quella di Giovanni è una storia che nel tempo ha preso tutt’altra piega. Ha trovato forse un nuovo lavoro? Non esattamente. Ha conservato il proprio attraverso una strada che, sempre più, percorrono lavoratori di aziende in crisi. Non sono state riscattate da nuovi acquirenti ma rilevate direttamente dal personale che ci lavora dentro. Incredibile, vero? Non tanto, se si ricorre alla pratica del “Workers Buy Out”.

E sono sempre più le fabbriche che seguono questo percorso. Posti speciali, salvati da coloro che, magari, al loro interno hanno già speso molti anni. È il caso, appunto della Fenix Pharma che, come ci racconta un altro lavoratoreoggi amministratore delegato di questa

farmaceutica - è partita attraverso un piano, prima sognato e poi messo in pratica, di costituire una cooperativa che prendesse in mano l’attività. Non un passo facile - anzi, assai oneroso -, ma che ha dato i suoi risultati. Come ci spiega infatti l’Ad, Salvatore Manfredi, «hanno dapprima aderito al progetto quarantadue persone versando tutte un capitale sociale piuttosto rilevante, frutto di quelle che erano le indennità di mobilità», ma di fatto sono partiti da zero fatturato. Oggi - e qui arriva il bello -, aggiunge Paolo Colagrossiche per la cooperativa è il responsabile contabile -, «il patrimonio netto dell’azienda è superiore ai tre milioni e mezzo di euro. Sono state le finanziarie del mondo cooperativo a darci una grossa mano». E il resto lo hanno fatto loro, i lavoratori. Ma, per riuscirci, hanno dovuto affidarsi all’aiuto di chi conosce simili meccanismi di impresa e per questo si sono rivolti a Legacoop. A parlarci delle aziende riscattate dai lavoratori è Mauro Iengo, presidente di Legacoop Lazio, che ci descrive il Workers Buy Out come «uno strumento che consente ai lavoratori di imprese fallite di recuperare il loro lavoro attraverso la costituzione di società cooperative che rilevano l’intera azienda o un

ramo dell’azienda fallita». E sono tante - come dicevamo - sempre più, in un momento complesso come questo per la nostra economia che registra un numero crescente di aziende sull’orlo del collasso, talvolta già fallite. Solo nel primo trimestre 2023, infatti, nel Lazio si sono sfiorate le diecimila cessazioni mentre in tutta Italia si attestano intorno alle 110mila. La soluzione c’è e sta proprio nel fare rete. Ma gli ostacoli ci sono. Il primo - come ci racconta Iengo - «è la mancanza di conoscenza dello strumento. In secondo luogo, la tempestività dell’intervento perché un conto è intervenire nel momento in cui l’impresa entra nel periodo di crisi, un conto è lasciare andare».

Un percorso del tutto simile è quello che fu intrapreso in tutt’altra parte d’Italia, in provincia di Rovigo, dove alcune donne coraggiose si sono

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Lavoro
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fatte forza per mantenere in vita, a Stienta, la fabbrica per la quale avevano lavorato per anni. In quel caso si trattava di un’impresa che produce abiti e che, per via della crisi, nel 2016 aveva chiuso i battenti. Alcune impiegate e operaie, dopo l’iniziale sconforto, non si sono date per vinte e rimboccandosi le maniche hanno costituito una cooperativa e rilevato l’azienda. Da quel momento è nato il Centro Moda Polesano. Per ripartire, le lavoratrici hanno rinunciato alla loro Naspi - l’assegno di disoccupazione - per utilizzarlo come capitale sociale. Poi, hanno chiesto aiuto a Coopfond, il fondo mutualistico di Legacoop che interviene con finanziamenti a favore di queste imprese.

«Ad oggi - ci dice Beatrice Puccetti, che si occupa appunto di Progetti Coopfond - il fondo ha investito oltre ventiquattro milioni di euro in settantuno

progetti di Workers Buy Out che hanno garantito la salvaguardia di circa millesettecento posti di lavoro». Non un numero da poco, effetto di un lavoro di squadra che prevede l’intervento anche di Coperfidi Italia - il confidi di riferimento dell’economia cooperativa -, del no profit e del settore primario, vigilato dalla Banca d’Italia. È il suo direttore generale, Dino Forini, a spiegarci come questa realtà funga da ulteriore collante per le aziende che nascono da precedenti esperienze arrivate al capolinea: «Noi facilitiamo l’accesso al credito rilasciando una garanzia a favore dei nostri soci che così possono accedere al credito bancario».

Nel caso della Cooperativa 7Washche gestisce una lavanderia ripartita grazie agli ex dipendenti -, il percorso è stato piuttosto simile alle storie delle aziende precedenti. Sono partiti in un garage di uno di loro e solo do-

po, coi finanziamenti di CFI Cooperazione, Finanza Impresa, Cooperfidi e Coopfond, sono riusciti a fare il salto: una sede con macchinari professionali a Nepi. «A giugno - dello scorso anno (Ndr) -, quando sono arrivati i finanziamenti, abbiamo ingranato la marcia e comprato tutti i macchinari perché dell’azienda fallita era rimasto solo un capannone vuoto», racconta Valeria Martoni, una delle neo-imprenditrici che oggi fa parte della cooperativa associata a Legacoop Lazio. Un bel cambio di passo stando al racconto di Valeria che ci dice proprio: «Il Workers Buy Out per me e per molti altri è stato un nuovo inizio che ci ha permesso di realizzare un sogno e continuare il lavoro che abbiamo portato avanti una vita per altri. Adesso, invece, è nostro». Sta di fatto che, nel futuro, il fenomeno dei Workers Buy Out potrebbe diventare davvero sempre più rilevante in un contesto economico in continua evoluzione e le chiavi di volta potrebbero essere tanto il fatto che molte imprese si trovano di fronte alla questione della successione aziendale - quando i proprietari raggiungono l’età della pensione - quanto il fatto che per i dipendenti essere co-proprietari è, in realtà, un incentivo diretto per il successo dell’azienda. Ma non è tutto.

Una struttura come quella delle aziende riscattate dai lavoratori comporta una riduzione delle disuguaglianze che offre ai lavoratori un’opportunità di partecipazione agli utili e al valore creato dall’impresa. Inoltre, le attività nate dal Workers Buy Out tendono ad avere una maggiore stabilità economica e una minore probabilità di licenziamenti in tempi di crisi.

Il neo? Può rivelarsi una formula non adatta a tutte le situazioni. Aspetti come la dimensione dell’azienda, il settore in cui opera e la cultura aziendale possono influenzare la fattibilità e l’efficacia di questo modello. Ma facendo rete tentare si può.

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L’arte del vivere bene arriva dalle Zone Blu

Una ricetta della longevità a base di buon cibo e amici tra sport e passioni

C’è sempre tempo per fare scelte sane

CINQUE AREE AL MONDO DOVE SI VIVE PIÙ A LUNGO

Ci si alza al mattino con le idee chiare su cosa fare durante la giornata. Poi si fa una colazione sana, se possibile a base di frutta, cereali integrali e un po’ di latte. La giornata può iniziare, ma non prima di aver fatto attività fisica con una piccola corsetta o una camminata. A pranzo, seduti con i propri cari, si mangia poca carne, da alternare con piatti a base di pesce o latticini, contorno di verdure a piacere ma sempre con qualche legume. Il resto del giorno, per quanto possibile, è dedicato a coltivare le proprie passioni, meglio se comprendono lo sport. Se è vero che non esiste una vera e propria ricetta per la longevità, quella appena descritta, però, si avvicina molto. Seppur riassunto, è lo stile di vita degli abitanti delle Zone Blu (‘Blu Zones’ in ambito accademico), particolari aree geografiche in cui la speranza di vita è notevolmente più alta rispetto alla media mondiale. Il concetto di Zona Blu nacque nel 2004, quando gli studiosi Gianni Pes e Michel Poulain pubblicarono sulla rivista Experimental Gerontology il loro studio demografico sulla longevità umana che identificava la provincia di Nuoro, in Sardegna, come l’area con la maggiore concentrazione di centenari in buona salute al mondo. Una concentrazione inusuale, che spinse i due ricercatori ad analizzare ulteriormente il fenomeno. Alla loro ricerca si aggiunse quella del giornalista e scrittore Dan Buettner, che completò la mappa su queste comunità longeve, identificandone in tutto cinque: l’isola greca di Ikaria, situata nel Mar Egeo; Okinawa, isola dell’arcipelago giapponese; la zona dell’Ogliastra in Sardegna; la Penisola di Nicoya, in Costa Rica, e una piccola comunità religiosa di avventisti del settimo giorno a Loma Linda, in California. Gli abitanti di queste aree non di rado superavano i cento anni mantenendo una salute invidiabile. Secondo gli studiosi, il perché è da ricercarsi in molteplici fattori connessi tra loro. In primis l’alimentazione, una dieta tipicamente mediterranea - con molte verdure, pochi zuccheri e grassi sani - comporta tassi più bassi di diabete e cancro per le persone sotto i 65 anni. Altro “segreto” è adottare uno stile di vita rilassato ma sempre in movimento; riservare del tempo per socializzare e dedicarsi ad attività che riducono lo stress, magari a contatto con la natura, senza smettere mai di praticare quei piccoli lavori quotidiani come il giardinaggio, le faccende domestiche e le attività agricole che mantengono i corpi in movimento. In ultimo, ma non per importanza, serve creare un forte spirito di comunità, in alcuni casi anche religiosa. Un tessuto sociale solido e di supporto, con vicini che interagiscono in armonia, contribuisce a una maggiore felicità e a una migliore salute emotiva. Nessun elisir o formula magica, dunque. Le Zone Blu offrono un’ispirazione preziosa su come vivere una vita lunga e sana, anche a chi vive il caos e la frenesia della città. C’è sempre tempo per fare scelte più salutari e creare un ambiente che abbia al centro il proprio benessere.

Società

Sono ancora poco conosciuti nonostante il prezioso servizio che offrono: i CPIA, Centri provinciali per l’istruzione degli adulti, sono scuole pubbliche che propongono corsi e attività per adulti e giovani adulti che abbiano compiuto almeno 16 anni, e lavorano in collaborazione con enti di formazione ed enti locali che si occupano di istruzione.

«Nei CPIA è possibile conseguire la terza media, dunque il titolo conclusivo del primo ciclo scolastico, ottenere la certificazione dell’obbligo di istruzione, quindi il biennio delle superiori, e acquisire la certificazione di livello A2 di conoscenza della lingua italiana, che serve ai cittadini stranieri per ottenere il permesso di soggiorno - spiega Anna Maria Castria, docente del CPIA di Taranto -. Ma molti non sanno che chiunque può iscriversi anche a corsi di lingue straniere e di informatica, in modo gratuito, e a qualunque età». In Italia ne abbiamo 130, che accolgono nelle loro aule una larga parte della popolazione più fragile, che rischia di non avere un inserimento pieno nel mondo lavorativo: migranti, adulti

LA FORMAZIONE NON HA ETÀ

Sono 130 i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti in Italia. Ecco come funzionano le scuole pubbliche che propongono corsi e attività

senza diploma, adolescenti che hanno abbandonato gli studi precocemente. Quanto è difficile far conoscere il lavoro del CPIA?

Siamo spesso identificati come “scuola per stranieri”, non riconosciuta tra l’altro nemmeno dall’opinione pubblica e dai media. Spesso si parla dei volontari che insegnano l’italiano ai rifugiati ma non del lavoro della nostra scuola statale. Per questo vorremmo farci conoscere meglio sul territorio, e chiediamo costantemente la collaborazione dei sindaci, anche perché svolgiamo un intervento sociale, con i cittadini stranieri e non.

Come CPIA di Taranto avete fatto parte del progetto europeo Eu Read&art, la prima biblioteca digitale europea di “book trailer”: quale era l’obiettivo?

L’iniziativa serve a incoraggiare la lettura e l’espressione creativa come strumenti di sviluppo personale e sociale, avvicinando gli adulti anche al mondo digitale. Ha una durata di due anni e ha visto la partecipazione di 7 organizzazioni in rappresentanza di 6 Paesi. Da allieva ad autrice.

Per la realizzazione dei book trailers sono stati organizzati diversi incontri con autori contemporanei. Una di que-

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Società

ste è Maria Idria Semeraro, ex studentessa alle scuole serali, oggi pedagogista e autrice di Storie di sera, edito da Rossini.

Com’è entrata in contatto con la realtà dei CPIA?

Ho iniziato nel 2011 quando si parlava ancora di scuole serali, i CPIA sono nati quando mi stavo diplomando nel 2015, quindi ho vissuto il passaggio in modo diretto. Io posso dire di aver ripreso gli studi “per caso”: mi sono trovata al liceo scientifico per i colloqui con i docenti dei miei figli, e lì ho incontrato una donna che conoscevo e che mi ha raccontato che si trovava lì perché frequentava i corsi serali. Mi sono incuriosita, è scattato qualcosa in me e così sono tornata in quell’istituto poco tempo dopo per incontrare il referente di quei corsi. Come è riuscita a organizzare le giornate per dedicare parte del suo tempo allo studio?

Nel mese di giugno del 2011 ho fatto l’esame, e a settembre ho cominciato a frequentare il terzo anno. All’epoca i due figli più grandi erano piuttosto autonomi, ma la più piccola aveva solo sei anni. Nel primo pomeriggio seguivo lei che era in prima elementare, poi lasciavo la cena pronta per tutti e dalle 17 alle 22, per cinque giorni a settimana, ero a scuola. È stato un impegno grande, ma costruirsi un futuro, a qualsiasi età, non è mai tempo sprecato, anzi, significa impiegarlo al meglio. Dopo il diploma ha deciso di iscriversi all’università, dove ha conseguito la laurea triennale e la magistrale. Perché ha scelto la facoltà di Scienze dell’educazione?

Mi sono diplomata con 88, che secondo me è un bellissimo voto perché richiama il simbolo dell’infinito, come le possibilità che possono presentarsi. A quel punto ho deciso che dovevo restituire quello che mi era stato dato negli anni della scuola, e il modo migliore era continuare a studiare. Ave-

vo pensato di iscrivermi alla facoltà di informatica, perché ero molto portata, ma poi dato che il mio vero obiettivo era quello di educare gli adulti come me, ho scelto Scienze della formazione. Lei si è laureata nello stesso giorno di sua figlia maggiore, cosa ha provato?

Ci siamo laureate insieme, sì, io alla triennale e lei alla magistrale. È stata un’emozione indescrivibile: aver lasciato gli studi da adolescente per un problema di salute e aver poi avuto la mia prima figlia a soli 19 anni mi ha fatto crescere in fretta, ma in quel momento tutti i sacrifici fatti sono stati ripagati. Nella sua prima tesi ha fatto un lavoro sperimentale, somministrando dei questionari agli studenti adulti: cosa è emerso?

La tesi è sull’istituto che mi ha diplomata. Nel questionario ho chiesto agli studenti come avessero conosciuto la scuola serale e perché avessero abbandonato gli studi in adolescenza. Molti hanno raccontato di essersi trovati dei muri davanti, di non essere stati compresi e motivati. Quando vado a testimoniare nelle scuole incontro molti ragazzi che vogliono lasciare la scuola, per questo continuo a raccontare la mia storia. C’è ancora poca conoscenza

delle scuole per adulti, della seconda possibilità che tutti possiamo avere. “Storie di sera” è il suo primo libro, scritto a quattro mani con Maurizio Seggioli.

Quando mi sono diplomata ho cominciato a scrivere la mia storia, ma sentivo che mancava qualcosa. Un giorno sono andata a trovare il mio insegnante, Maurizio Seggioli, perché volevo che mi scrivesse una dedica sul suo libro Viaggio in Africa: gli ho raccontato che avevo cominciato a scrivere e lui mi ha detto che stava facendo altrettanto, ma anche per lui la storia non scorreva. Così ho lanciato l’idea di scrivere un libro insieme, e dopo qualche mese, in pieno lockdown, ho ricevuto il suo messaggio. È così che è nato il libro, in un intreccio dei due punti di vista, dell’allieva e del maestro.

Prossimi progetti?

Stiamo scrivendo il seguito di Storie di sera, perché il primo libro si chiude con il mio esame di maturità. E poi continuare a portare la mia testimonianza in tutti i luoghi in cui c’è bisogno di infondere fiducia, che siano scuole, comunità. Ero una madre e continuo a fare la madre, ma sorrido di più, penso con la mia testa e ho imparato a lasciare andare tutto il superfluo.

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In foto: Maria Idria Semeraro, ex studentessa alle scuole serali, oggi è pedagogista e autrice del libro Storie di sera edito da Rossini

Inclusione

Imparano l’arte della panificazione tra teoria e pratica, acquisendo gli strumenti utili a diventare professionisti del settore. Sono minori stranieri non accompagnati, migranti e ragazzi fragili gli studenti del corso promosso dall’Associazione Meraki (Grande Impero) e Borgo Ragazzi Don Bosco, nell’ambito del progetto ‘Inclusione e Tradizione’. L’iniziativa è stata avviata durante lo scorso mese di luglio, presso il Centro di Formazione Professionale al Quarticciolo, periferia a est della Capitale. «Siamo molto soddisfatti quando riusciamo a trasformare la formazione in un’opportunità di lavoro», ha commentato Antonella Rizzato, CEO di Grande Impero.

L’Associazione Meraki - nata recentemente dalla volontà dell’azienda ‘Grande Impero’ di promuovere, tra le altre cose, la cultura del pane autentico, lotta allo spreco e consumom responsabile, progetti di

ARTIGIANI DEL PANE CRESCONO TRA INCLUSIONE E TRADIZIONE

Progetto promosso da Associazione Meraki in collaborazione con Borgo Ragazzi Don Bosco

Il corso, diviso tra teoria e pratica, coinvolge minori stranieri non accompagnati e ragazzi fragili in cerca di opportunità lavorative di Rosalia Capuano

pari opportunità dall’alto valore sociale - incontra l’associazione Borgo Ragazzi Don Bosco che dal 1945, a Roma, si occupa

dell’accoglienza di ragazzi fragili. Negli anni, Borgo Ragazzi Don Bosco ha traslocato da via Marsala a via Prenestina, con-

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servando i principi di accoglienza e solidarietà e costruendo per i giovani una casa, una chiesa, campi da pallone, scuole e soprattutto luoghi dove creare relazioni significative. Contemporaneamente, è avvenuto anche l’avvio delle attività presso il Centro di Formazione Professionale. È qui che i giovani imparano l’arte della panificazione. Protagonisti del corso ‘Inclusione e Tradizione’ sono ragazzi prossimi alla maggiore età che seguono un percorso di riscatto con l’obiettivo di inserirsi a pieno titolo nel mondo del lavoro e di farlo con una professione in tasca. Il corso, promosso dall’associazione Meraki in collaborazione con l’associazione Borgo Ragazzi Don Bosco, è stato suddiviso in ore di teoria, di lavoro diretto con esercitazioni pratiche e visita nell’azienda e negli stabilimenti di Grande Impero per guardare da vicino il processo di lavorazione. A conclusione delle lezioni, gli aspiranti artigiani del pane avranno appreso nozioni sulla conoscenza dei materiali e sulle norme igieniche/ lavorative. I giovani si metteranno, poi, alla prova con la produzione di varie tipologie di pane, da quello all’olio a quello casareccio. Non solo, avranno imparato a sfornare vari prodotti.

«Sono momenti che ci arricchiscono profondamente. Credo - addirittura - che il nostro coinvolgimento emotivo sia anche superiore al coinvolgimento degli stessi partecipanti. La soddisfazione è ancora più grande quando riusciamo a finalizzare il percorso di formazione e concretizzarlo in opportunità di lavoro, integrando i giovani in azienda», ha aggiunto Antonella Rizzato, CEO di Grande Impero. Alle sue parole hanno fatto eco le parole di Gaia Fancello, psicologa del team: «Attraverso questa espe -

rienza, il lavoro diventa un vero e proprio elemento di vita a 360° Si lavora tutti insieme, come un’unica squadra. Mediante la condivisione del lavoro e delle esperienze, si può imparare a conoscere la cultura di altri Paesi. Ai ragazzi raccontiamo la cultura italiana del pane. Questa è un’occasione lavorativa, di confronto e crescita umana».

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«Giovani al lavoro durante le ore di formazione nell’ambito del progetto “Inclusione e Tradizione”
I ragazzi seguono percorsi di riscatto e di avviamento professionale»

PERICOLO KOSOVO UN NODO IRRISOLTO NEL CUORE DEI BALCANI

A fine maggio, le proteste dei serbi contro l’esito delle elezioni in quattro comuni del nord sono degenerate in scontri con le forze di sicurezza della Nato È solo l’ennesimo episodio di tensione in una regione martoriata di Leonardo Guzzo

Lo scorso 29 maggio il mondo è scosso da una notizia: 41 militari del Kfor (Kosovo force), la milizia internazionale a guida Nato impegnata a garantire la sicurezza nella regione, restano feriti nel corso di scontri con dimostranti serbi a Zercan. Nella città, come in altri tre centri del nord del Kosovo, si sono appena svolte le elezioni amministrative. I serbi, la maggioranza della popolazione, hanno boicottato le consultazioni, vinte perciò da candidati albanesi, salvo protestare con forza contro l’insediamento dei nuovi sindaci. La polizia kosovara, formata da personale albanese dopo che i serbi hanno abbandonato le forze armate, ha disperso i manifestanti attirandosi accuse di comportamenti violenti e inducendo il presidente serbo Vucic ad allertare l’esercito ai confini col Kosovo. La Kfor prende in mano la situazione: chiede ai dimostranti serbi di sgomberare l’area del municipio di Zercan e, di fronte al loro rifiuto, interviene a disperderli. Secondo alcune testimonianze, i militari impiegano gas lacrimogeni e bombe sonore, ma anche i manifestanti lanciano esplosivi rudimentali, sassi e bottiglie. Il

generale Angelo Michele Ristuccia, capo della missione Nato in Kosovo, dichiara che «gli attacchi al contingente militare sono inaccettabili» e che, in ogni caso, «la Kfor continuerà ad adempiere al suo mandato in maniera imparziale». L’inviato dell’Unione europea per i Balcani occidentali, Miroslav Lajcak, auspica una rapida de-escalation e la convocazione di nuove elezioni amministrative organizzate in modo pienamente inclusivo.

«Il Kosovo è ancora una ferita aperta - afferma Stefano Bianchini, professore di Storia e Politica dell’Europa Orientale all’Università di Bologna -. In base all’accordo con la Serbia del 2013, mediato dall’Unione europea, i comuni del nord a maggioranza serba hanno diritto a un’amministrazione e a forze di polizia che ne rispecchino la composizione etnica. Ma i serbi del nord del Kosovo, esclusi dai negoziati, hanno negli anni ostacolato l’attuazione dell’intesa. È solo l’ultimo capitolo di una questione complessa, con profonde radici storiche. Il Kosovo - territorio con popolazione a maggioranza albanese e musulmana - fu inglobato alla Serbia, come provincia, al termine delle guerre balcaniche del 1912-13.

Dopo la Prima guerra mondiale passò al neonato stato della Jugoslavia. Nel periodo del socialismo, in particolare dal 1968 alla fine degli anni Ottanta, il Kosovo ha beneficiato di un’ampia autonomia: solo un passo indietro rispetto alle sei repubbliche della Jugoslavia (Serbia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Slovenia, Macedonia e Montenegro) che godevano per norma costituzionale del diritto di secessione. Dopo la morte del maresciallo Tito e l’ascesa di Slobodan Milosevic le cose cominciarono a cambiare. Proprio a causa di atti ostili degli albanesi contro i serbi in Kosovo, Milosevic pronunciò la famosa frase per cui nes-

Esteri www.spazio50.org | settembre 2023 38

suno poteva permettersi di picchiare un serbo, diventando all’istante il dio dei nazionalisti di Belgrado. Nel 1989

Milosevic ridusse drasticamente l’autonomia del Kosovo determinando la nascita di un governo ombra presieduto dallo scrittore Ibrahim Rugova, albanese e musulmano, che proclamò l’indipendenza della regione (riconosciuta dalla sola Albania) e cominciò una contestazione pacifica del potere di Belgrado».

La guerra civile in Jugoslavia, conclusasi con gli accordi di Dayton del 1995, non modificò lo status del Kosovo e in larga parte della popolazione si diffuse l’idea che la strategia paci-

Sopra, Zvecan (Kosovo)

29 maggio 2023: manifestanti serbi siedono a terra di fronte ai soldati della NATO Kosovo Force (KFOR)

fista di Rugova non avrebbe prodotto risultati. «Nacque - ricorda Bianchini - l’UCK, il movimento di liberazione del Kosovo, da molti considerato una formazione terroristica, che mirava con azioni dimostrative e attentati ad attirare l’attenzione internazionale sulla regione. La federazione di Serbia e Montenegro, quel che rimaneva della Jugoslavia, reagì violentemente inviando in Kosovo l’esercito e, di

fronte alla richiesta di ritiro degli Stati Uniti, guidati dall’amministrazione Clinton, rifiutò ogni passo indietro. La Nato decise allora (senza l’approvazione dell’Onu) di bombardare Serbia e Montenegro per tre mesi, da marzo a giugno del 1999, causando enormi distruzioni e propiziando l’accordo di Kumanovo del 9 giugno, che sanciva il ritiro delle forze armate serbe dal Kosovo. In base alla successiva risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu in Kosovo fu installato il contingente di Kfor, per mantenere la pace, e l’Unmik (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo), con compiti amministrativi, da condividere con un governo e un parlamento locale». La graduale prevalenza delle forze nazionaliste in queste istituzioni ha portato alla dichiarazione di indipendenza unilaterale del Kosovo, il 17 febbraio 2008. Una nuova costituzione, che ampliava i poteri del governo e del parlamento kosovaro, fu approvata nello stesso 2008 e accettata dalle autorità internazionali. La Serbia rifiutò di riconoscere la dichiarazione di indipendenza e la denunciò alla Corte Penale Internazionale, che l’ha ritenuta legittima sospendendo però il giudizio sulla validità degli effetti. Ad oggi 101 Stati dei 193 che compongono l’Onu (tra cui l’Italia) riconoscono l’indipendenza del Kosovo, mentre si oppongono paesi come la Russia, l’India e la Cina. Bianchini non nega la delicatezza del problema: «È probabilmente un’esagerazione propagandistica presentare il Kosovo come una possibile nuova Ucraina, ma certo il puzzle politico di questa piccola regione nel cuore dei Balcani resta complicato. Da entrambe le parti ci sono mistificazioni e colpi bassi, segno di contrapposizioni coriacee. Nonostante le pressioni internazionali, non si intravedono ancora soluzioni soddisfacenti e durature».

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Iniziative

LA SETTIMANA EUROPEA DELLA MOBILITÀ

«Non puoi evitare di trascorrere un solo giorno senza avere un impatto sul mondo intorno a te. Le tue azioni possono fare la differenza e perciò devi decidere quale tipo di differenza vuoi fare». Le pa-

role di Jane Goodall - etologa, antropologa e una vita dedicata alla sostenibiltà ambientale - vanno dritte al punto e sollecitano una presa di coscienza da parte di ciascuno. Perché è innegabile che le azioni che ognuno di noi fa nel quotidiano abbiano un

LE INIZIATIVE IN ITALIA

Il nostro Paese è tra i più attivi nell’ambito della Settimana Europea della Mobilità. Per l’edizione 2023 numerose le iniziative nei piccoli e grandi centri urbani messe in campo da enti e istituzioni. Eccone alcune.

ITALIA NOSTRA: lancia al campagna nazionale #CARASTAZIONE, dedicata alle stazioni impresenziate. In ognuna delle sedi dell’associazione si tengono convegni, mostre fotografiche, presentazioni di libri o di progetti di recupero, gite ferroviarie lungo tratte storiche, eventi di mobilità intermodale che abbiano come meta una stazione, camminate lungo le linee dismesse.

TO PEOPLE (Sardegna): l’associazione no-profit che si occupa principalmente di persone con disabilità organizza eventi inclusivi su larga scala per tutte le età per promuovere la mobilità sostenibile, l’ambiente e l’inclusione, incoraggiando i singoli individui ad agire nelle loro comunità.

ELECTRIC DAYS AND MOBILITY TALKS (Ancona): dal 15 al 17 settembre, in piazza della Repubblica - piazza del Teatro delle Muse e nella sede di MaSMo (Sala Officine), i cittadini possono conoscere i veicoli elettrici e testare le auto a zero emissioni, le e-bike e altri modi innovativi di trasporto elettrico.

BIKE FESTIVAL (Isola del Liri - Frosinone): dal 22 al 24 settembre, 3 giorni di incontri, conferenze, attività educative e dimostrative per le scuole, pedalate ecologiche e la Randonnée della Valle del Liri con diversi circuiti da percorrere in sella alla propria bicicletta.

PER ULTERIORI INFORMAZIONI SULLO SVOLGIMENTO DEGLI EVENTI: https://mobilityweek.eu/mobilityactions/?country=IT

impatto sulla società, sull’ambiente, sull’economia, sulla salute e su altre sfaccettature della vita. Se decidiamo, ad esempio, di andare al lavoro utilizzando i mezzi pubblici o la bicicletta invece di prendere l’auto, stiamo operando una scelta che impatta direttamente sull’ambiente ma anche sulle nostre tasche; lo stesso avviene se utilizziamo la lavatrice o la lavastoviglie a pieno carico invece di metà, evitando così sprechi di energia e di acqua, o se compriamo la giusta quantità di cibo invece di riempire i ripiani del frigorifero, rischiando di gettare chili di alimenti nella spazzatura perché non più commestibili. Forse non sempre ne siamo pienamente consapevoli, ma con ognuno di questi gesti siamo in grado di “fare la differenza”. E tante piccole scelte possono indurre quel cambiamento positivo di cui abbiamo bisogno, noi e il pianeta. Perché cambiare si può. E per farlo non è necessario intraprendere azioni eclatanti; sono sufficienti tanti piccoli gesti ripetuti nel tempo così da far virare le proprie abitudini. Basta iniziare, di occasioni ce ne sono molte.

Una, per esempio, è ‘La Settimana Europea della Mobilità’ che si tiene ogni anno dal 16 al 22 set-

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tembre. Si tratta di una campagna di sensibilizzazione alla mobilità sostenibile ideata dalla Commissione europea, a cui partecipano Stati e città del vecchio Continente. È la settimana in cui si promuove e si incoraggia una diversa modalità di spostarsi nei centri urbani, coinvolgendo cittadini, enti ed istituzioni in un proliferare di incontri, iniziative locali e nazionali. Il culmine della campagna si raggiunge il 22 settembre con la Giornata senza auto, 24 ore in cui ci si sposta a piedi, in bicicletta o utilizzando il trasporto pubblico. Il tema dell’edizione di quest’anno è “Risparmio Energetico”, una scelta motivata da diversi fattori: dalla constatazione che i costi elevati dell’energia elettrica e del gas hanno determinato un forte aumento della povertà energetica fra la popolazione; dalla necessità di ridurre la dipendenza dal petrolio russo a seguito dell’invasione dell’Ucraina, e passare, perciò, più celermente a fonti energetiche sostenibili. Infine, arrivare all’obiettivo “impatto climatico zero entro il 2050” prefissato dall’Unione europea. Per spiegare nel dettaglio il tema dell’edizione 2023, la Commissione europea ha definito delle linee guida suddivise in cinque aree tematiche:

1 ) Trasporto pubblico insieme per risparmiare energia

2 ) Mobilità attiva utilizzare la propria energia

3 ) Ridurre al minimo la dipendenza dalle auto meno consumo energetico individuale

4 ) Gestione della mobilità rendere il risparmio energetico possibile per tutti

5 ) Soluzioni infrastrutturali rendere permanente il risparmio energetico

All’interno di ciascuna delle aree tematiche, compare anche la descrizione delle ‘buone pratiche’ messe in atto in alcune città europee con l’obiettivo di raggiungere una mobilità locale sostenibile. Sempre alta l’adesione all’evento. Basti pensare che all’edizione del 2022 hanno partecipato 2989 città europee e 9 Stati extra europei (Argentina, Brasile, Costa Rica, Ecuador, Giappone, Nigeria, Perù, Corea del Sud, Uzbekistan). Si contano, invece, 190 città italiane che hanno partecipato realizzando 230 eventi.

Ogni anno viene assegnato il premio europeo per la mobilità urbana: a conquistare quello di quest’anno è stata la città Braga (Portogallo), per il suo grande impegno nel promuovere la sostenibilità ambientale con la creazione di percorsi pedonali, realizzazione di spazi verdi interattivi e l’investimento di 13 milioni di euro in autobus elettrici.

Premiata anche Metropolia GZM (Polonia) per aver trasformato un parcheggio dell’Università della Slesia (Katowice) in uno spazio verde, luogo d’incontro e di richiamo per studenti e residenti.

LA MOBILITÀ SOSTENIBILE

Di mobilità sostenibile si iniziò a parlare alla fine degli anni Novanta dello scorso secolo. Con l’aumento dell’inquinamento atmosferico nelle città e il sempre più evidente cambiamento climatico, questo tema è riuscito a suscitare un crescente interesse per gli obiettivi che si pone. Tra questi, rendere le città più salubri, migliorare la salute dei cittadini riducendo fortemente il rischio di contrarre le malattie strettamente derivanti dall’inquinamento atmosferico, salvaguardare gli spazi pubblici e, non ultimo, determinare un risparmio energetico che possa impattare in maniera significativa sull’economia delle comunità e su quelle individuali. Obiettivi raggiungibili ma a condizione di migliorare la mobilità, preferendo veicoli green a basso impatto ambientale, assicurando l’efficientamento dei diversi mezzi di trasporto, modificando le strutture e le infrastrutture così da garantire la sicurezza e la fluidità degli spostamenti su strade ed autostrade. Nel nostro Paese, dopo la battuta d’arresto dovuta alla pandemia, le emissioni di gas serra sono di nuovo in costante aumento. I dati che emergono dal rapporto ISPRA, National Inventory Report 2023, mostrano che nel solo anno 2020-2021 si è registrata una crescita dell’8,5%, con 11 milioni di tonnellate in più di emissioni rispetto a quanto stabilito per quel periodo. Il settore responsabile del maggior rilascio di gas serra è quello dei trasporti (24,7%) al cui interno è il trasporto stradale a contribuire maggiormente col 93%.

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BONUS PSICOLOGO RECORD IN LOMBARDIA

Nel 2022 il Ministero della Salute ha introdotto uno strumento per far fronte all’aumento dei disturbi d’ansia, stress e depressione dovuti alla pandemia. Un’occasione per puntare i riflettori sull’importanza di promuovere e ricercare il benessere psicologico a tutte le età Ne parliamo con la psicologa Greta Pasqualini

Ètrascorso un anno da quando il Ministero della Salute ha attivato il ‘bonus psicologo’, un contributo finanziario erogato dall’Inps per effettuare sedute di psicoterapia. In base ai dati diffusi lo scorso dicembre dall’Istituto, su 395.604 istanze inviate, ne sono state accolte 41.657. Le graduatorie sono state stilate su base regionale: con 6.991 domande accolte, la Lombardia è la regione con più beneficiari per un budget complessivo di 4.194.967 di euro, seguita dal Lazio con 3.997 e un costo di 2.398.525 di euro. Il bonus è stato introdotto come strumento per affrontare fragilità e malessere psicologici emersi a seguito della pandemia da Covid-19 e conseguente crisi econo-

mica, che hanno generato un aumento dei disturbi d’ansia, stress e depressione. Il contributo erogato dall’Inps permette al beneficiario di sostenere le spese di un percorso di psicoterapia presso psicoterapeuti privati per un massimo di 50 euro a seduta, fino a concorrenza dell’importo riconosciuto in base all’Isee: per l’anno 2022 il tetto massimo era 600 euro a persona. La pandemia ha così permesso di inserire nel dibattito politico e sociale il concetto di benessere psicologico, che l’OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità - definisce come «stato nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali per rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno,

stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, adattandosi costruttivamente alle condizioni esterne e ai conflitti interni». Già nel 2005, durante la Conferenza Ministeriale europea sulla Salute mentale di Helsinki, gli Stati che vi hanno partecipato hanno sottoscritto l’affermazione per cui «non c’è salute senza salute mentale», facendosi carico di promuovere il benessere mentale della popolazione nel suo complesso.

Sul sito del Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile universale si può leggere che a settembre 2022, quando all’Inps erano pervenute già 300.000 domande, il 43,55% di queste proveniva da giovani tra i 18 e i 35 anni, mentre il 16,62% erano di minori. Non ci sono tuttavia limiti d’età per fare richiesta del bonus né per occuparsi della propria salute mentale. Abbiamo intervistato la psicologa e psicoterapeuta Greta Pasqualini, di orientamento cognitivo-comportamentale, responsabile dell’area adulti dello studio LOM, un centro che offre servizi riabilitativi multidisciplinari altamente specializzati, sia per l’età evolutiva sia per l’età adulta e geriatrica.

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Società

«È importante promuovere l’idea che a qualsiasi età ci si possa prendere attivamente cura del proprio benessere psicologico e che le esigenze per raggiungerlo sono diverse. Gli over50 vengono in terapia su propria iniziativa, la richiesta di aiuto arriva quando tutte le altre strade, compreso il supporto farmacologico, risultano fallimentari e i sintomi di ansia permangono»

affinché essi possano comprendere che la terapia è un’opportunità per esplorare le proprie risorse interne. Quanto tempo ci vuole affinché la terapia sia funzionale?

Quanti pazienti over 50 che ha in cura usufruiscono del bonus psicologo?

I pazienti over 50 che seguo hanno accolto di buon grado questa iniziativa. Tuttavia, nella mia esperienza personale, di 20 che hanno fatto richiesta, solo uno è riuscito ad ottenerlo. Nonostante ciò, noi clinici riteniamo che il bonus psicologo sia un primo passo per introdurre i concetti di psiche e benessere psicologico nel dibattito politico, sociale e mediatico. Quali sono i disturbi per cui gli over 50 vanno in terapia?

Prima di rispondere a questa domanda, c’è una precisazione da fare: occorre infatti distinguere i pazienti over 50 fino ai 65 anni e l’utenza geriatrica, dai 65 anni in poi. Detto ciò, in seguito alla pandemia da Covid sono aumentate le richieste di sostegno da parte di over 50 che soffrono di ansia e d’insonnia. Lo smart working ha alterato i tempi di lavoro e di riposo, intaccando i ritmi circadiani delle persone e ha modificato la concezione stessa di casa, che non è più un ambiente riposante e rasserenante. Gli over 65 si rivolgono a noi per curare i sintomi dell’apatia, intesa come perdita di interesse rispetto alle attività quotidiane e agli stimoli esterni. Se prima della pandemia le persone anziane frequentavano realtà associative, il Covid le ha confinate in casa senza poter uscire.

Ancora oggi permangono i sintomi del disagio vissuto durante la quarantena. E prima della pandemia?

I senior soffrono di disturbi d’ansia da almeno 10 anni, legati a problemi di natura relazionale nella sfera lavorativa e familiare, aspetti ancora presenti. Negli over 65 abbiamo riscontrato difficoltà di adattamento, soprattutto nelle persone in età pensionabile: problemi ad accettare un nuovo quotidiano svuotato e svilito di responsabilità, con un forte impatto nei rapporti familiari e nella gestione dell’irritabilità.

Come arrivano in terapia?

Anche qui è utile fare una distinzione per fasce d’età: gli over 50 vengono in terapia su propria iniziativa: la richiesta di aiuto arriva quando tutte le altre strade, compreso il supporto farmacologico, risultano fallimentari e i sintomi di ansia permangono. La motivazione di queste persone è molto forte, ma appena passa il sintomo tendono ad abbandonare il percorso. Sta a noi far capire che la terapia serve per individuare quali comportamenti, reiterati nel tempo, portano ad avere un attacco di panico, e a modificarli in modo da prevenire eventuali ricadute. Gli over 65 arrivano soprattutto per assecondare le preoccupazioni della famiglia o su richiesta del medico di base. In questo caso bisogna fare un lavoro importante sulla motivazione

Nell’utenza geriatrica, un percorso ben strutturato inizia a dare i propri frutti dopo sei mesi/un anno. È però importante che, oltre al lavoro individuale, il paziente sia inserito in un contesto familiare che lo supporti attivamente, per esempio aiutandolo con la tecnologia o informandosi per lui sulle possibili attività da fare o contesti in cui inserirsi. Questi pazienti riacquistano progressivamente la motivazione, si aprono alla socialità scoprendo il circolo virtuoso della condivisione, che va a sostituire quello vizioso dell’apatia e della depressione. Capiscono che sono ancora vivi ed è più facile per loro accettare i cambiamenti del quotidiano e delle potenzialità fisiche e cognitive, o la rimodulazione degli spazi di autonomia.

In che modo la società può tutelare il benessere psicologico delle persone anziane?

È importante promuovere l’idea che a qualsiasi età ci si possa prendere attivamente cura del proprio benessere psicologico e che le esigenze per raggiungerlo sono diverse. L’età geriatrica è una sfida importante per la società perché impone un ripensamento delle risorse a disposizione delle singole persone e l’accettazione che queste possano essere più limitate. Gli over 65 possono ancora essere attivi e costruire relazioni per adattarsi in modo dinamico alle nuove condizioni di vita e per riscoprire altre potenzialità. Promuovere la ricerca del benessere psicologico a tutte le età significa accompagnare le persone nelle fasi cruciali della loro vita e quindi prevenire eventuali disagi, in modo che non debbano poi rappresentare un costo per lo Stato.

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SERVIZI, PRESIDI E NUMERI ECCO LO STATO DI SALUTE DELLA NOSTRA SANITÀ

Qual è lo stato di salute degli over 50 in Italia? A quali servizi sanitari accedono maggiormente, senza problemi, e a quali con difficoltà? Cosa li influenza di più e cosa li spinge a rinunciare a visite di routine o solo di prevenzione? Quali sono le maggiori differenze territoriali e di qualità tra Nord, Centro e Sud? La digitalizzazione comincia ad aprirsi un varco anche fra chi sembra meno disponibile alle sue potenzialità? È solo una parte delle domande a cui, in questa inchiesta, risponde l’indagine che Format Research ha realizzato per 50&Più sull’accesso alla sanità mediante l’analisi di un campione rappresentativo di 1.000 persone. Sotto la lente di ingrandimento c’è la percezione (e la vita reale) degli italiani over 50 verso i servizi sanitari, argomento spesso divisivo, soprattutto a livello geografico e di reddito.

Seppur con immaginabili conferme le risposte tratteggiano un quadro mutevole, perché legato a vari fattori, tra cui la distribuzione sul territorio, l’età, lo stato di salute. Secondo l’indagine gli over 50 privilegiano - nel 72,2% dei casi - il Sistema Sanitario Nazionale quando devono sostenere una visita o un esame diagnostico contro un 27,8% che si rivolge al privato. Ad affidarsi al SSN è soprattutto chi ha uno stato di salute cattivo o molto cattivo (76,7%) e chi ha oltre 74 anni (79,6%). Ma al Sud e nelle Isole è il 31,8% ad affidarsi maggiormente al privato. Numeri e percentuali importanti, certamente. Così come lo sono le parole di coloro che l’accesso alle prestazioni sanitarie lo vivono da entrambi i lati: i professionisti da una parte, i cittadini dall’altra. Le loro testimonianze chiudono il cerchio dando indirettamente conferma dei dati dell’indagine.

Inchiesta a cura di Redazione settembre 2023 | www.spazio50.org 45

FARMACIE BALUARDO DEI SERVIZI SANITARI

di Anna Grazia Concilio

La farmacia? È una garanzia per noi anziani. Ne ho una proprio di fronte casa e posso acquistare farmaci senza il bisogno che qualcuno mi accompagni. Il medico? È più lontano». Dal nord al sud della Penisola, le farmacie rappresentano l’ultimo baluardo dei servizi sanitari. A dirlo sono le risposte di mille persone che i ricercatori di Format Research - su iniziativa del Centro Studi 50&Più - hanno ascoltato durante l’indagine. Partiamo da un dato: il 75,5% del campione vive a meno di un chilometro di distanza da una farmacia e solo lo 0,3% ha una farmacia a oltre dieci chilometri da casa. E la frequenza di accesso è direttamente proporzionata alla distanza. Lo dimostrano, ancora una volta, i dati: gli over 50 ascoltati si recano in farmacia circa 23 giorni all’anno, solo 12 giorni all’anno si recano, invece, dal medico di famiglia e meno di una volta al mese presso le Asl.

Grazie ai dati emersi dall’indagine, è possibile delineare ulteriormente il profilo del campione ed emerge che l’86,1% dei cittadini si reca in farmacia da solo, il 4,1% si fa accompagnare qualche volta, l’1,5% si fa accompagnare quasi sempre rispetto al 3,5% che ha sempre un accompagnatore, il 4,8% delega ad altre persone. Tra gli over 50 che dichiarano di farsi accompagnare (sono il 9,1%), il 54,4% si fa accompagnare

da un coniuge o un convivente. Tuttavia, anche l’accesso in farmacia - nonostante sia il servizio sanitario più utilizzato - è condizionato da alcune problematicità. Per il 22,1% del campione, la mancanza di un servizio di consegna dei farmaci a domicilio è una difficoltà. Nonostante si compiano sforzi per superare il digital divide, è ancora molto alta la percentuale di over 50 che evidenzia difficoltà nell’utilizzo di applicazioni per la prenotazione (18,5%). E ancora, il 14,8% del campione lamenta la mancanza di un servizio di prenotazione dei farmaci, per l’11,6% la difficoltà di accesso alla farmacia consiste nel conciliare gli orari lavorativi con quelli di apertura del negozio. È invece un ostacolo ormai superato la ricetta elettronica: dall’indagine risulta che oltre il 70% della popolazione non ha problemi di questo tipo.

Le voci

Oltre i numeri e le statistiche, al di là del banco vendita di una farmacia, ci sono storie, racconti e testimonianze. Abbiamo incontrato chi ogni giorno svolge un servizio diventato sempre più indispensabile nelle comunità, spesso anche nei territori di frontiera. Angelo Greco è il farmacista di via di Vermicino, una delle strade situate più in periferia della Capitale. Suo nonno aveva aperto la farmacia negli stessi locali cinquant’anni fa: «All’epoca non c’erano i palazzi che ci sono

Inchiesta www.spazio50.org | settembre 2023 46
Il 36,7% dei cittadini vi si reca almeno due volte al mese e le preferisce rispetto a ospedali e Asl I racconti di chi svolge anche una funzione sociale
«

adesso, da qui abbiamo assistito alla trasformazione urbanistica del quartiere e, con il tempo, siamo diventati un punto di riferimento per chi vive in queste zone - ha spiegato -. Con i clienti si instaura un rapporto di fiducia e spesso passano anche solo per un saluto. Durante la pandemia il rapporto si è rafforzato ancora di più. In quei mesi abbiamo ricevuto

un dispensario di farmaci, siamo diventati un punto di riferimento per i clienti, soprattutto a seguito della pandemia. Il nostro è un luogo dove le persone vanno aiutate, spesso solo ascoltate. Siamo a tutti gli effetti una farmacia di servizi, prenotiamo le visite, stampiamo le ricette o, semplicemente, aiutiamo una persona anziana a controllare le sue prenota-

termos di caffè, sorrisi e sostegno. La farmacia, ormai, è la prima porta di ingresso al Sistema Sanitario Nazionale, perché è il primo presidio sanitario di prossimità sul territorio». Già perché i servizi che eroga sono tanti, dalle analisi alla somministrazione dei vaccini, fino alla preparazione di farmaci, allo screening uditivo e del capello e alle analisi della pelle. Dal Lazio ci spostiamo in un’altra regione, la Campania, e anche qui la funzione della farmacia all’interno della comunità resta la stessa: servizio ma anche presidio sociale. A confermarlo è Gilda De Paola, direttrice della Farmacia comunale di Scafati (Consorzio Farmaceutico Intercomunale), periferia della provincia di Salerno. «Non siamo più

zioni». Ha aggiunto: «Nel mio lavoro antepongo il fattore umano a quello commerciale, noi farmacisti siamo l’interfaccia tra il cliente e la cura poiché è chiaro che se i clienti vengono in farmacia hanno un problema e non possiamo tradire la loro fiducia». Il ruolo del farmacista per De Paola è mutato dal Covid e da allora ha conservato una funzione sociale soprattutto in territori fragili dove il tessuto urbano e sociale ha mille sfaccettature. «Questa è una zona agricola, ci vivono persone anziane, immigrati - anche senza medico di base - e per loro ci prodighiamo affinché abbiano le medicine necessarie alle cure. Se venisse meno questo ruolo, il nostro lavoro perderebbe di senso» ha concluso.

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Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research Meno di 1 km Tra 10 e 25 kmOltre 25 km DISTANZA DEL SERVIZIO DALL’ABITAZIONE CITTADINI OVER 50 CHE ABITANO AD OLTRE 10 KM DALL’OSPEDALE PIÙ VICINO 44,1% Medico di famiglia 75,5% Farmacia 17,4% Ospedale 4% Ospedale 13,2% Nord-Ovest 22,8% Nord-Est 27,4% Centro 26,5% Sud e Isole Quanto distano dalla sua abitazione i seguenti Servizi Sanitari?

SANITÀ TERRITORIALE ASPETTI, FUNZIONI E LIMITI DI ASL E MEDICO DI FAMIGLIA

Le Aziende sanitarie locali sono in terza posizione nella classifica dei servizi più frequentati dopo le farmacie e il medico di base Rappresentano un miraggio per l’82% dei cittadini soprattutto per le persone anziane

Quello tra gli italiani e il proprio medico di famiglia è un rapporto di fiducia e consuetudine, che si pone alla base della relazione di cura e, per questo, è in grado di favorire la riuscita dei programmi di prevenzione e delle terapie. La mancata programmazione di un turnover generazionale della categoria - in grado di sopperire a ritiri e pensionamenti - è, però, da tempo responsabile di una carenza che rischia di lasciare milioni di cittadini senza assistenza. A tamponare la situazione ci ha pensato un emendamento al D.L. n.51, cosiddetto “En-

ti”, in base al quale ciascuna guardia medica potrà prendere in carico fino a 1.000 assistiti. È una buona notizia perché leggendo i dati che emergono dall’indagine condotta in collaborazione con Format Research, emerge che l’11,3% del campione si reca dal proprio medico con assiduità (il 2,6% addirittura una volta a settimana). Un atteggiamento influenzato sì dalle condizioni di salute del paziente, ma anche dalla lontananza tra la sua abitazione e lo studio del professionista. Abitare vicino al proprio medico, infatti, fa la differenza. Qualche dato per capire meglio: tra coloro che vi si recano “più volte alla

settimana”, il 37,9% vive a meno di 1 km dall’ambulatorio. Il restante 62,1% è in un raggio tra 1 e 5 km. Nessuno, superata la soglia dei 5 km e oltre i 25, dichiara tale frequenza. Le percentuali cambiano tra chi è solito visitarlo “una volta alla settimana”: il 51,5% risiede a meno di 1 km, il 45,7% tra 1 e 5 km; appena il 2,9% tra 5 e 10 km. Dopo i 10 e oltre i 25 non si registrano visite così assidue. Tra chi fa visita al proprio dottore “ogni due settimane circa”, il 52,4% vive a meno di 1 km dall’ambulatorio e il 36,3% dista tra 1 e 5 km, il 10,1% tra 5 e 10 km, l’1,1% tra 10 e 25. Nessuno oltre i 25. Coloro che hanno l’abitudine ad andare dal medico “una volta al mese” vivono, per il 52,1%, a meno di 1 km dallo studio medico, per il 41% tra 1 e 5 km, per il 6,9% tra 5 e 25. Ancora nessuno oltre i 25. La percentuale di chi va dal medico “meno di una volta al mese o più raramente” sale fra coloro che vivono tra 5 e oltre 25 km: complessivamente sono il 10,8%. Il 39,3% vive a meno di 1 km, il 49,8% tra 1 e 5 km. In breve, all’aumentare della distanza tende a crescere il numero di chi si reca dal proprio dottore una volta al mese o più di rado.

Un elemento interessante dell’indagine, in apparente contraddizione, è la tendenza a delegare a qualcun altro l’incombenza della visita, seppure in caso di vicinanza, come dichiara il 58,8% di chi vive a meno di un km dallo studio del medico. Nel rapporto con quest’ultimo subentrano problematiche comuni: la mancanza di tempo (27,6%), la conciliazione dei propri orari lavorativi con quelli di apertura dell’ambulatorio (25,6%) e a raggiungere l’ambulatorio (12,1%). In quest’ultimo caso, infatti, se oltre il 78% degli over 50 si dichiara del tutto autono -

Inchiesta
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Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research FREQUENZA CON CUI CI SI RECA DAL PROPRIO MEDICO DI BASE FREQUENZA CON CUI CI SI RECA PRESSO LA PROPRIA ASL 11,3% Frequenza settimanale 0,5% Preferisco non rispondere 2,6% In genere delego altre persone 23,5% Una volta al mese 62,2% Meno di una volta al mese 3,1% Frequenza settimanale 1,9% Preferisco non rispondere 5,9% In genere delego altre persone 7,1% Una volta al mese 82% Meno di una volta al mese

mo, il 5,9% si fa “sempre” accompagnare e l’1,7% preferisce delegare la visita ad altri, nella maggior parte delle volte al coniuge.

La famiglia si presenta come il baluardo dell’assistenza per il 20% circa di cittadini che chiede un supporto per recarsi dal medico di base. Di questi il 63,5% si rivolge al coniuge e circa il 30% ad un familiare e soltanto il 2,8% chiede aiuto ad un assistente o a un badante.

La lontananza impone che la maggior parte dei pazienti (51,4%) si sposti in automobile e che, anche per questo, abbia bisogno di un accompagnatore.

Emerge, inoltre, che l’ondata pandemica ha accelerato il processo di digitalizzazione tra gli over 50, a tal punto che in pochi trovano ormai difficoltà a gestire le modalità di prenotazione (20,3%) e a servirsi delle ricette elettroniche (13,6%).

Le Asl? Un miraggio per l’82% dei cittadini

Le Asl sono i diretti responsabili della gestione dei servizi sanitari a livello locale (visite mediche a domicilio, cure ambulatoriali, servizi di prevenzione e promozione della salute). Sono, dunque, uno dei luoghi in cui mag-

giormente si esercita il diritto universale alla salute costituzionalmente garantito. Ma per i cittadini, per i quali la qualità e l’eventuale costo dei servizi erogati dipendono dalle rispettive regioni e, in stretta misura, dalle priorità che all’interno delle stesse sono state prese in considerazione, spesso si crea una discriminante nella fruizione delle strutture.

Emerge che l’Asl di appartenenza è terza nella classifica dei servizi sanitari maggiormente frequentati dal cittadino dopo le farmacie e il medico di base. Solo un esiguo 3,1% vi si reca con un ritmo settimanale, al contrario una forte maggioranza (l’82%) accede meno di una volta al mese o più raramente. Un problema di accesso che si spiega con una serie di difficoltà di carattere fisico, digitale e organizzativo. Nel dettaglio, quasi la metà degli over 50 intervistati (43,8%) ammette un disagio nella gestione delle modalità di contatto o di prenotazione. Percentuali minori si registrano per la difficoltà a reperire il tempo necessario per recarsi in struttura (34,1%) e per la gestione del fascicolo elettronico (31,8%). Rimane arduo conciliare gli orari lavorativi con quelli del servizio pubblico (30,4%) e raggiungere la struttura (24,9%), alla quale poco più del 70% si reca autonomamente. Si evidenzia il bisogno di appoggiarsi alla propria famiglia in caso di delega o per essere accompagnati. Notevole la percentuale di coloro che utilizzano l’automobile per raggiungere la struttura (67,6%), probabilmente per una scarsa capillarità del servizio sul territorio. Una situazione frutto dei tagli alle Regioni e degli accorpamenti degli ultimi anni voluti per coprire buchi di milioni nella sanità pubblica, a causa dei quali poco più di un quinto dei cittadini (il 25,6% del campione) dista da 5 a oltre 25 km dalla propria Asl di riferimento.

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TURISMO SANITARIO STORIE DI CHI ATTRAVERSA L’ITALIA PER CURARSI

I tempi di attesa e il costo elevato delle visite scoraggiano i senior a sottoporsi ad accertamenti Gli over 50 sono spesso costretti a spostarsi in un’altra città o addirittura in un’altra regione I dati su questo fenomeno e le storie di chi lo ha vissuto con tenacia e coraggio

Se il problema esisteva già prima del 2020, oggi non ha fatto altro che aggravarsi. La pandemia ha lasciato strascichi importanti nel settore della sanità portando, in alcuni casi, anche al raddoppiamento dei già lunghi tempi di attesa per visite, esami diagnostici ed accertamenti. Secondo quanto indagato da 50&Più e Format Research, infatti, sono molti gli over 50 che rinunciano a visite mediche o esami specialistici a causa di tempi di attesa eccessivi (il 57,1% ha dichiarato che accade “spesso” o “talvolta”) e il costo della visita (32,8%). Inoltre, alla domanda “Le è mai capitato di dover rinunciare ad una visita medica o a un esame diagnostico?” gli altri motivi più frequenti sono legati alla difficoltà di trovare il posto dove effettuare l’accertamento (27,7%), alla mancanza di tempo (18,2%), all’eccessiva distanza del luogo in cui effettuare la visita dal proprio domicilio (14,8%) e all’impossibilità di trovare qualcuno per poter essere accompagnati (9,3%). Difficoltà riscontrate soprattutto nel Sud e nelle Isole per quanto riguar -

da i tempi di attesa, l’elevato costo delle visite e il problema di trovare il luogo o la struttura dove effettuare l’accertamento.

Così, il 44,2% dei cittadini over 50 si è dovuto spostare in un’altra città per effettuare una visita o un esame, il 25,5% in un’altra provincia e il 12,3% ha dovuto cambiare regione. Inoltre, i tempi di attesa sono anche una forte discriminante su cui si basa la scelta del luogo in cui effettuare visite mediche specialistiche o esa-

mi diagnostici. L’88,6%, infatti, ha dichiarato che le tempistiche influiscono “molto” o “abbastanza” sulla scelta del luogo in cui curarsi, così come lo fanno la qualità della prestazione (nell’87,2% dei casi), la gratuità della prestazione (78,5%), la conoscenza pregressa del centro medico (76,5%), la vicinanza al domicilio (68,4%) e gli orari di apertura della struttura (60%). I primi due parametri (i tempi di attesa e la qualità della prestazione), però, sono una priorità soprattutto tra gli over 50 che hanno uno stato di salute cattivo o molto cattivo e per coloro che vivono al Sud e nelle Isole. Abbiamo deciso di ascoltare le voci di chi, purtroppo, ha dovuto cambiare città o ha vagliato l’ipotesi di pagare prestazioni molto costose per poter usufruire di un’adeguata assistenza. Ecco le storie di Mario, Giulio e Carla.

L’esperienza di Mario

Mario vive a Lecce e quando la figlia quarantaduenne ha scoperto di avere un tumore al seno, lui e la famiglia hanno deciso di recarsi a Milano. “Quando mia figlia ha scoperto di avere un nodulo al seno abbiamo

ACCESSO AI SERVIZI: RINUNCE A VISITE MEDICHE ED ESAMI

Le è mai capitato di dover rinunciare ad una visita medica o un esame diagnostico per uno dei seguenti motivi?

57,1% 32,8% 27,7% 18,2% 14,8% 9,3%

Inchiesta
www.spazio50.org | settembre 2023 50
Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research
TEMPI DI ATTESA TROPPO LUNGHI VISITE/ESAMI TROPPO COSTOSI IMPOSSIBILITÀ A TROVARE POSTO DOVE EFFETTUARLI MANCANZA DI TEMPO CAUSA IMPEGNI ECCESSIVA DISTANZA DAL DOMICILIO IMPOSSIBILITÀ AD ESSERE ACCOMPAGNATI

deciso di recarci al San Paolo di Milano. Lo abbiamo scelto perché già nel 1992 a mia moglie era stata diagnosticata una patologia autoimmune e, dopo esserci rivolti senza successo al Policlinico di Bari, a Milano avevamo raggiunto ottimi risultati per la cura. Nel caso di mia figlia i medici hanno effettuato degli accertamenti, scoprendo che si trattava di un tumore maligno e consigliandole di recarsi all’Humanitas per effettuare il ciclo di radioterapia. Per questo ci siamo traferiti con lei a Milano per un mese. Abbiamo optato per questa soluzione perché le visite preliminari nella nostra città richiedevano un’attesa anche di 4 o 5 mesi e non potevamo aspettare tanto”.

La storia di Giulio

“A gennaio 2022, mia madre settantenne ha scoperto di avere un carcinoma al seno” racconta Giulio. “La diagnosi, arrivata in tempo per le cure, ha posto tutta la famiglia davanti al problema della lontananza dall’ospedale presso cui curarla: era a Terni, ad oltre 40 km dal luogo in cui ancora oggi vive, una cittadina al confine tra l’Umbria e il Lazio. Per 3 mesi, infatti, quasi una volta a settimana ha affrontato un ciclo di 12 chemio. Si trattava di percorrere oltre 80 km tra andata e ritorno. A questo si aggiungevano anche gli esami di controllo da svolgere regolarmente presso la stessa struttura. Gli ospedali più vicini, infatti, non erano in grado di garantire quel tipo di terapia o non erano sufficientemente attrezzati. La sua vicenda è finita positivamente, per fortuna, ma la distanza è stata vissuta con molta fatica”.

La vicenda di Carla

“A seguito di un arresto cardiaco, a mio padre di 86 anni è stata pre -

ACCESSO AI SERVIZI: SPOSTAMENTI E TEMPI DI ATTESA

Le è mai capitato di doversi spostare per poter accedere in tempi più rapidi a visite ed esami?

Quanto influiscono questi motivi sulla scelta di un posto per eseguire esami o visite?

scritta una tac coronarica urgente”, racconta Carla, residente con la famiglia in provincia del Verbano-Cusio-Ossola, in Piemonte. “Dopo aver ricevuto l’impegnativa del medico mi sono rivolta al CUP con l’intento di prenotarla tramite il Sistema Sanitario Nazionale. Non era possibile effettuarla prima di ottobre. Così mi sono informata per poterla eseguire privatamente e ci sarebbero stati posti disponibili al costo di 800€. Mio padre ha rifiutato l’idea di spendere

tanto per questa visita e ha declinato anche quando io e i miei fratelli ci siamo proposti di pagarla. Fortunatamente, l’addetta del CUP si è rivelata una persona estremamente disponibile e mi ha richiamata non appena si è liberato un posto tramite il sistema pubblico, garantendoci una visita in tempi brevi. Se non fosse stato così, oggi staremmo ancora aspettando una tac che, secondo la prescrizione, avrebbe dovuto essere effettuata in 10 giorni”.

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Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research
TEMPI DI ATTESA 88,6% QUALITÀ PRESTAZIONE 87,2% GRATUITÀ PRESTAZIONE 78,5% CONOSCENZA PREGRESSA CENTRO MEDICO 76,5% VICINANZA AL DOMICILIO 68,4% ORARI DI APERTURA DELLA STRUTTURA 60% 12,3% Altra regione 25,5% Altra provincia 44,2% Altra città 82%

Inchiesta

uando si parla di Pronto Soccorso spesso si pensa subito alle lunghe attese o al sovraffollamento di pazienti, ma esistono anche le storie positive di chi ha effettuato un accesso e ne è uscito con una diagnosi e magari anche una cura. Lo rileva l’indagine di 50&Più e Format Research, condotta su un campione di 1.000 persone over 50 provenienti da tutta Italia, secondo cui l’84,2% dei rispondenti ha usufruito dei servizi del Pronto Soccorso (il 53% raramente, il 28,8% talvolta e il 2,4% spesso) e giudica la propria esperienza “poco o per nulla positiva” nel 58,2% dei casi. Un discorso diverso, invece, avviene quando si tratta del servizio del 118. In questo caso, infatti, il 56,5% del campione afferma di non averne mai usufruito, mentre il 42,7% di coloro che lo hanno fatto (il 31,8% raramente, il 9,8% talvolta e il 1,1% spesso) ha giudicato l’esperienza “abbastanza o molto positiva” (rispettivamente il 41,7% e il 36,6%). Abbiamo voluto commentare i risultati dell’indagine insieme a chi, ogni giorno, vive “dall’altra parte della barricata”. Ecco il racconto di Alessandro Russo, coordinatore infermieristico della Centrale Operativa del 118 dell’ASL Romagna.

«I dati emersi dalla ricerca possono essere spiegati esaminando la differenza tra i due servizi. L’accesso al 118 viene fatto tendenzialmente per un carattere d’urgenza e viene quindi evaso velocemente. Il Pronto Soccorso, invece, si scontra con numerose problematiche. Spesso, ad esempio, viene utilizzato in maniera errata anche a causa della difficoltà di trovare risposte adeguate sul territorio. Può accadere, infatti, che non si trovino risposte alle proprie problematiche tramite il medico di base o la guardia medica e per questo ci si rechi in Pronto Soccorso per avere risposte più veloci. Questo fa sì

«VI RACCONTO IL MIO LAVORO AL 118»

Alessandro Russo vive il Pronto soccorso ogni giorno Lo fa come coordinatore infermieristico

della Centrale Operativa del 118 dell’ASL Romagna

Con lui abbiamo commentato i dati emersi dalla nostra indagine

che in Pronto Soccorso si trattino codici “a bassa intensità” - detti “verdi” e “bianchi” - che fortunatamente non sono collegati a gravi problematiche di salute, ma rischiano di rallentare il servizio. Inoltre, sono quei codici che passano in secondo piano davanti a chi magari ha un arresto cardiaco, un trauma grave o un infarto e usufruisce di percorsi delineati per le cosiddette patologie “tempo dipendenti” che hanno accesso diretto e “saltano la fila”.

In questo senso, durante la pandemia - momento in cui i servizi e i medici di base erano costretti ad essere più reperibili anche telefonicamente - è emerso

come gli accessi di casi giudicati con codici verdi e bianchi siano diminuiti. Questa potrebbe essere la cartina tornasole che dimostra come spesso non ci sarebbe urgenza di recarsi al Pronto Soccorso, ma lo si fa in mancanza di altro. In questo quadro, bisogna anche pensare agli operatori del Pronto Soccorso e del 118 costantemente esposti al rischio di burnout a causa dei turni intensi, dell’affluenza dei pazienti e della componente emotiva non sempre facile da gestire. I medici e gli infermieri di Pronto Soccorso sono più esposti in questo senso rispetto a quelli del 118. Questi ultimi, infatti, nono-

di Stefano Leoni
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stante possano ricevere molte chiamate, gestiscono un paziente alla volta: si recano a prestare servizio, magari anche per un paio d’ore, ma finché sono su quel paziente non ne prendono in carico altri. Il Pronto Soccorso, invece, è un servizio “infinito” e porta il personale a livelli di stress maggiori. Tanto che sono sempre più frequenti i licenziamenti del personale a favore di strutture private. Questo credo sia un altro effetto della pandemia. La sanità privata ha adeguato gli stipendi dei sanitari rendendosi competitiva e, siccome la richiesta di personale durante il Covid è aumentata, molti medici e infermieri si sono licenziati per poter praticare la libera professione. Dal punto di vista organizzativo si possono studiare soluzioni che tutelino il cittadino e il personale. Per questo ci sono tante sperimentazioni in atto. In Emilia-Romagna, ad esempio, si sperimenteranno i cosiddetti CAU (Centri di Accettazione Urgenze, ndr). Si tratta di ambulatori che dovrebbero deviare i casi classificati come codici bianchi e verdi in modo da alleviare il sovraccarico del Pronto Soccorso a cui rimarrebbero “solo” i casi con codice giallo o rosso. Questi Centri avranno un personale dedicato e saranno aperti 24 ore su 24, effettuando una prima valutazione del paziente e decidendo se deviare o meno questo caso al Pronto Soccorso. Un’altra soluzione è quella che vede l’ASL di riferimento impegnata a dare soluzioni alternative a coloro che hanno un’urgenza di carattere sanitario, garantendo una continuità assistenziale. Con questo, ad esempio, si potrebbe pensare a “un’educazione” del cittadino in merito ai servizi offerti e un riassetto del ruolo della guardia medica che spesso non fa visita ai pazienti, costringendoli a recarsi al Pronto Soccorso. In ultimo, l’ennesima soluzione è quella impostata dal PNRR con l’istituzione di centrali 116117

che viaggiano parallelamente al 118. Si tratta di un numero unico europeo per l’accesso alle cure mediche non urgenti e ad altri servizi sanitari territoriali che può trasferire chiamate per prestazioni e consigli medici non urgenti; individuare e trasferire le richieste di soccorso urgente al 118; dare informazioni sulle modalità di accesso agli studi dei medici o dei pediatri in caso di difficoltà di reperimento e molto altro. Ad esempio: in base alla gravità della sintomatologia riportata dal paziente, il personale del 116117 potrebbe inviare

un avviso al medico curante in modo che lo richiami il prima possibile. In questo momento, il numero è disponibile in Lombardia, nelle provincie di Novara, Alessandria, Vercelli, Verbano-Cusio-Ossola, Cuneo, Asti, Torino, nella Provincia Autonoma di Trento ed è in fase di attivazione in Sardegna, Lazio e Basilicata. Questo assetto impone che ci sia un lavoro sui medici di base, sull’assistenza domiciliare e molti altri servizi del territorio impegnati nel “fare rete” per garantire, in primis, il benessere di tutti i cittadini».

IL PARADOSSO DELLA SANITÀ

DIGITALE: UTILE AGLI ANZIANI

MA POCO IMPIEGATA

Le persone anziane sarebbero il target ideale per i servizi di consulto da remoto ma sono la fascia di popolazione più povera di competenze e strumenti tecnologici

“Il dottore impegnato non sarà in grado di visitare i suoi pazienti come fa ora. Ci vuole troppo tempo e oggi, nella migliore delle ipotesi, può vederne solo un numero limitato”.

In modo quasi profetico, nel 1908, Hugo Gernsback scriveva questa riflessione su un futuro non troppo lontano. Gernsback (1884-1967)che non era un medico, ma aveva un forte intuito e uno sguardo aperto alla tecnologia - fu un vero e proprio pioniere del radiantismo amatoriale e della televisione. Inventore, editore, scrittore di fantascienza (di cui è considerato il padre), arrivò ad immaginare persino le cure “da remoto” per gli astronauti.

Nel 1925, diversi anni dopo quella attenta osservazione, in un articolo della rivista Science and Invention scrive che in futuro tecnologie come la radio avrebbero rivoluzionato la medicina. E così è stato. Anche se non proprio nei modi e con gli strumenti che descrive. Lui stesso aveva teorizzato il “teledattilo”, prima piattaforma di telemedicina in assoluto, per esaminare, diagnosticare e curare i pazienti a distanza grazie a braccia robotiche, un sistema di feedback tattile e il supporto di uno schermo televisivo.

Quando parliamo di telemedicina pensiamo a qualcosa di legato nel tempo e nello spazio alla nostra esperienza. Invece, tutto (o qua-

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Inchiesta

si) nasce dalla visionarietà di un lussemburghese naturalizzato americano, innamorato della tecnologia.

Sanità digitale vs popolazione non nativa digitale: un paradosso? Tra le invenzioni/riflessioni di Hugo Gernsback e l’attuale rivoluzione sanitaria, a pensarci bene, c’è un suggestivo collegamento. Entrambe arrivano a ridosso di due grandi pandemie,

sentano anche la fascia di popolazione più povera di competenze e strumenti tecnologici.

Solo il 12,8% degli over 50 si avvale della telemedicina In un mondo sempre più tecnologico lo spazio di azione tende ad assottigliarsi per chi non resta al passo coi tempi. Lo stesso rapporto della popolazione senior con le tecnologie per la

DIGITALIZZAZIONE DEI SERVIZI SANITARI NO 87, 2%SÌ 12, 8%

Ha mai interagito con il suo medico di famiglia o con altri specialisti attraverso servizi di telemedicina?

Lei ritiene che servizi come la telemedicina possano aiutarla a beneficiare di servizi di assistenza sanitaria anche in futuro?

consultare a distanza il medico di famiglia

Sì, ridurre i tempi di attesa per gli esami

Sì, per avere cure più tempestive

Sì, per avere i miei dati sanitari in formato digitale

la Spagnola nella seconda decade del ’900 e il Covid nel 2020. Si tratta di un caso certamente: Gernsback non pensava ad una medicina a distanza per evitare agenti virali, quanto alla necessità di facilitare la consulenza medica. Oggi, invece, lo sviluppo tecnologico offre l’opportunità di ridisegnare i processi di cura, rispondendo ai bisogni socioassistenziali della popolazione. In particolare di quella anziana. Il problema è, semmai, la scarsa capacità di inclusione della tecnologia stessa. Da una parte, infatti, la telemedicina potrebbe essere la soluzione ideale alla difficoltà di molte persone anziane a recarsi presso l’ambulatorio medico. Sono il target ideale delle televisite. Dall’altra, c’è un paradosso: rappre-

salute è complesso. Sconta sia le difficoltà del prendersi cura di non nativi digitali che la velocità di diffusione della digitalizzazione.

Secondo l’indagine condotta da Format Research per conto del Centro Studi 50&Più sull’accesso ai Servizi Sanitari, appena il 12,8% del campione over 50 intervistato risulta aver fruito di servizi di telemedicina (interazione con il proprio medico di famiglia o con altri specialisti). La percentuale è in crescita rispetto al 2021, quando in una precedente ricerca coloro che li avevano utilizzati si erano attestati al 5,9%. Dall’altra parte, però, resta un consistente 87,2% che non ne ha fatto/fa uso.

D’altronde, a detta degli intervistati,

anche una maggiore diffusione della telemedicina non è tra le soluzioni più gettonate per ridurre le difficoltà di accesso fisico delle persone anziane e non autosufficienti ai diversi tipi di Servizi Sanitari. Sebbene il 76,7% - percentuale alta - la ritenga utile, hanno un maggiore “appeal” l’istituzione/miglioramento di servizi pubblici di accompagnamento e trasporto (88,7%), la riduzione/rimborso dei costi per i servizi di accompagnamento e trasporto (86,5%), l’istituzione/potenziamento delle Case della Salute o PdC (85,8%), l’istituzione/miglioramento dei servizi privati di accompagnamento e trasporto (78%) e il miglioramento delle infrastrutture e dei trasporti (77,3%).

Sud e Isole, in fondo alla classifica All’interno di quel 12,8% c’è però chi guarda al futuro e ai benefici che la telemedicina porterebbe in termini di assistenza sanitaria. La motivazione che più convince è sicuramente la consultazione a distanza del medico di famiglia senza recarsi in ambulatorio: raccoglie il 59,1% delle preferenze. Non è quella che si potrebbe definire una percentuale bulgara, ma stacca di oltre 7 punti l’idea che così si possano ridurre i tempi di attesa per gli esami (52%), di oltre 10 la possibilità di avere cure tempestive (48,5%) e di poco

-
Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole
Fonte: Centro Studi 50&Più
Format Research
55,6%
Sì,
73,3% 43,2% 51,2% 71,5% 43,1% 58,5% 42,9% 61,3% 56,1% 42,2% 62,5% 53,6% 32,3% 34% 36,9% www.spazio50.org | settembre 2023 54

più di 16 la comodità di avere sempre disponibili i propri dati sanitari in formato digitale, leggibili magari su uno smartphone (42,8%).

Tra chi li ha usati, tendenzialmente, sono il Sud e le Isole a registrare le percentuali più basse di gradimento verso i diversi servizi di telemedicina: consultazione a distanza (53,6% contro il 71,5% del Nord Est); riduzione dei tempi di attesa (32,3% contro il 73,3% del Nord Ovest); cure più tempestive (34% contro il 58,5% del Nord Est); consultabilità dei dati sanitari in formato digitale (36,9% contro il 62,5% del Centro).

La ricerca evidenzia una bassa percezione della qualità dei Servizi Sanitari (tempi di attesa troppo lunghi, ad esempio) proprio al Sud e alle Isole. Si sarebbe potuta immaginare come risposta, perciò, una maggiore propensione alla telemedicina. Invece, questo non accade e la spiegazione potrebbe essere molto semplice: la scarsa fiducia tra gli over 50 di questa area sarebbe da attribuire al minor tasso di digitalizzazione della popolazione ed una del tutto umana “diffidenza” verso ciò che non si conosce bene e appare estraneo, come i supporti informatici e le nuove modalità di erogazione di servizi ad essi collegati.

Sono il Nord Est e il Nord Ovest a contendersi la palma del maggiore gra-

DIGITALIZZAZIONE E CORSI DI FORMAZIONE

Lei sarebbe disponibile a partecipare a dei corsi di digitalizzazione organizzati da enti pubblici, organizzazioni di categoria, ecc. orientati nello specifico al tema dei Servizi Sanitari?

32% NO

68%

dimento in questo ambito, il Centro invece - tranne per il picco riscontrato nella consultabilità dei dati - mostra percentuali medio-elevate sui servizi di telemedicina.

Formare vuol dire digitalizzare le richieste degli over 50

Per aumentare la propensione all’uso delle tecnologie in ambito sanitario ci sarebbe però una via d’uscita. Il 68% del campione over 50 intervistato si è dichiarato disponibile a partecipare a corsi di digitalizzazione dedicati ai Servizi Sanitari e organizzati da enti pubblici, associazioni di categoria, etc. Poco meno di un terzo, il 32%, non è favorevole a questo tipo di iniziativa. I più motivati per fascia d’età? I 50-64enni con il 71,1%, seguono quindi i 65-74enni (67,7%) e gli over 74 (61%). Se poi si guarda all’area geografica, ecco emergere un dato in controtendenza: sono gli intervistati del Sud e Isole i più convinti con il 72,5%, tallonati dal Centro (69,2%). Poco più staccati Nord Ovest (65,4%) e Nord Est (64,3%), anche se non di molto. Prima ancora dei corsi di digitalizzazione - che con il 79% sono al terzo posto nella classifica delle azioni ca-

65,4% Nord-Ovest

64,3% Nord-Est

69,2% Centro

72,5%

paci di ridurre le difficoltà digitali di accesso - ci sono però altre soluzioni al gap tecnologico. Secondo il campione intervistato influirebbe maggiormente l’avvio di campagne di informazione/ guide dedicate alle prenotazioni CUP o alla gestione del Fascicolo Sanitario Elettronico (83,8%). Vicinissima, ad appena un punto di distanza, troviamo la creazione di servizi di assistenza per accedere alla telemedicina (82,8%).

Gestire l’innovazione tra timori e speranze

Dall’indagine emergono numeri ancora piuttosto bassi nell’uso della telemedicina, una dinamica di digitalizzazione che non può essere definita solida. Tra le cause probabilmente alligna il timore di non sentirsi in grado di gestire l’innovazione tecnologica, ma in fondo al tunnel si vede luce. Gli over 50 manifestano maggiore vicinanza al digitale, talvolta con aspettative positive. Lo dimostra la richiesta di una maggiore informazione e formazione per ridurre le difficoltà digitali di accesso, anche se non sembra essere la soluzione precipua per tutti i problemi. Lo scenario è in forte evoluzione o, comunque, è in cammino.

55
Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research
50-64 67,7% 65-74 61% >74 DISPONIBILITÀ IN BASE ALL’ETÀ DISPONIBILITÀ IN BASE ALL’AREA GEOGRAFICA
71,1%
Sud e Isole
settembre 2023 | www.spazio50.org

STARE BENE È (ANCHE)

UNA QUESTIONE DI REDDITO

Fattori diversi condizionano la salute degli over 50 Incide molto la situazione economica, oltre a ragioni demografiche e di storia personale Al crescere del reddito percepito corrisponde un aumento percentuale di chi dichiara di godere di un buono stato di forma. E viceversa

Secondo l’indagine condotta da Format Research per il Centro Studi 50&Più, l’85,7% degli over 50 intervistati gode di uno stato di salute che non influisce sulla vita di tutti i giorni. Nel complesso sta meglio la fascia d’età tra i 50 e i 64 anni: il 49,5% dichiara di stare “molto bene o bene”. Seguono i 64/74enni con il 44,1%. Le condizioni di salute tendono

a peggiorare col crescere dell’età: dichiara di sentirsi “molto bene o bene” il 37,6% degli over 74. Il Nord Ovest - con il 47,4% - registra la percentuale più alta di chi sta “molto bene o bene”. Seguono il Centro (44,9%) e il Nord Est (44,4%). Sud e Isole presentano una situazione diversa. Gli over 50 appaiono meno in salute: a stare “molto bene o bene”

I DISOCCUPATI, IL GRUPPO MENO IN SALUTE

Se è vero che a un reddito più basso corrisponde uno stato di salute meno buono, questa equazione trova conferma in un dato rilevato dall’indagine. Rispetto alle categorie “occupati”, “pensionati” e “casalinghe”, è proprio quella dei disoccupati a mostrare la percentuale più alta di persone che dichiarano uno stato di salute cattivo o molto cattivo: sono il 27,6% contro il 9,3% degli occupati, il 16,2% dei pensionati e il 12,8% delle casalinghe. Economicamente e socialmente più fragili, soffrono una condizione fatta di stress, disturbi del sonno, ansia, depressione, disturbi cardiaci, etc. spesso collegati in buona parte all’incertezza in cui vivono, a cui si aggiunge per certi versi un diritto negato di curarsi in tempi accettabili.

è il 40,8%, mentre lamenta uno stato di salute “cattivo o molto cattivo” il 15,5% (sono l’11,3% al Nord Ovest, il 14% al Nord Est ed il 14,1% al Centro).

Sono i pensionati, per ragioni di età, a rappresentare uno dei gruppi che sta meno bene. Il 16,2% sostiene di stare “male o molto male”. Quelli che stanno “molto bene o bene” sono invece il 38,2%: è una percentuale più bassa rispetto a quella di occupati (50,7%), casalinghe (46,8%) e disoccupati (43,2%). Anche la condizione economica influisce sul benessere della persona: a mano a mano che il reddito familiare cresce, sale il numero di coloro che dichiarano di stare bene. Infatti, tra coloro che possono disporre di un reddito fino a 15.000 euro e coloro che possono vantarne uno oltre i 55.000, la forbice è notevole: mentre nel primo caso il 21% denuncia un cattivo stato di salute, nel secondo è solo il 7,2% a lamentare tale condizione. Viceversa, il 56,3% di coloro che dispongono del reddito massimo si definiscono in buona salute contro il 36,7% di coloro che hanno un reddito minimo. Se si osservano poi le altre due classi di reddito intermedie - quelle che vanno dai 15.000 ai 25.000 euro e dai 25.000 ai 55.000 -, rispettivamente lo stato di salute è cattivo per il 17,2% e il 12,1%.

Questa discrepanza è frutto dell’impari possibilità di curarsi, di fare prevenzione. La disuguaglianza di reddito - insieme alla scarsa qualità dei servizi e ad un basso livello di istruzione - resta una delle cause che alimentano il divario di salute tra la popolazione, come sostiene da diverso tempo anche l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

www.spazio50.org | settembre 2023 56 Fonte: Centro Studi 50&Più - Format Research Oltre 55.000€ 25.000 – 55.000€ 15.000 – 25.000€ Fino a 15.000€ CORRELAZIONE TRA SALUTE E REDDITO FAMILIARE BuonoDiscretoCattivo BuonoDiscretoCattivo BuonoDiscretoCattivo BuonoDiscretoCattivo 36,7% 21% 42,3%42,3% 17,2% 40,5% 42,9% 12,1% 45% 56,3% 7,2% 36,5% € € €
Inchiesta

VACANZE SPAZIALI NUOVA FRONTIERA

QUALI SONO LE AVVENTURE ESTREME

Tendenze

Basta tranquille passeggiate in montagna, tra aria pura e silenziosi paesaggi, basta visite in città d’arte, musei, degustazioni e serate in piazza con gli amici, basta “stessa spiaggia, stesso mare”. A qualcuno le vacanze tradizionali cominciano a stare decisamente strette; meglio tornare al mare o in montagna, ma a caccia di emozioni forti. In acqua, rafting o hydrospeed, tanto per gustarsi discese mozzafiato tra correnti fluviali imbizzarrite oppure, per chi preferisce le grandi altezze, deltaplano tra le valli, paracadutismo o bungee jumping. Un ristretto numero di persone ha deciso di alzare l’asticella dell’adrenalina cercando nuovi tipi di intrattenimento, appassionandosi alle cosiddette ‘vacanze estreme’, quelle che portano ai confini del mondo e oltre. Per chi sogna di vedere la Terra da una prospettiva unica, il turismo spaziale è la nuova frontiera. Già dal 2021 diverse aziende offrono la possibilità di salire a bordo di navette o capsule spaziali, per vivere l’esperienza dell’assenza di gravità e ammirare il nostro pianeta da lontano. I prezzi variano a seconda della durata e della modalità del viaggio: si va dai 30.000 dollari per un volo suborbitale di 90 minuti con Virgin Galactic, ai 250.000 dollari per un volo orbitale di 8 giorni con Space Adventures, fino ai 55 milioni di dollari per far parte di un equipaggio di astronauti privati e partire con SpaceX. Pionieri e promotori del turismo spaziale sono i miliardari Richard Branson e Elon

Musk, che propongono addirittura visite alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), fino ad arrivare in futuro a missioni spaziali con destinazione Luna. Per quest’ultima meta verrà utilizzato il razzo Starship, lo stesso delle missioni della Nasa. C’è però chi agli spazi infiniti del cosmo preferisce le profondità degli abissi più remoti. E per viaggiare lì dove la luce del sole è solo un ricordo bisogna avere mezzi sofisticati come i sottomarini a comando remoto (ROV) o i batiscafi, in grado di resistere alla forte pressione che caratterizza quelle zone. Anche in questo caso, solo pochissime

agenzie turistiche offrono la possibilità di partecipare a spedizioni fino a 4.000 metri di profondità in diverse località del mondo. Tra queste la Blue Marble Private e la Pelagic Fleet, ma la più conosciuta è la OceanGate Expeditions, tristemente nota per l’incidente avvenuto lo scorso giugno con il Titan, il piccolo sommergibile imploso durante una visita al relitto del Titanic. I costi per vivere queste esperienze sono elevatissimi - variano dai 50.000 ai 250.000 dollari a persona - come i rischi che si corrono. Queste avventure al limite degli orizzonti umani, per ora sono appannaggio di una ristretta cerchia di clienti, che pur di vivere esperienze fuori dal comune sono disposti a sborsare cifre astronomiche. Tuttavia, con l’avanzare della tecnologia e il progresso dell’industria del turismo, potrebbe esserci la possibilità che in un futuro abbastanza prossimo i viaggi estremi diventino accessibili a un pubblico più ampio.

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Sopra, giugno 2023: OceanGate Expeditions mostra il sommergibile Titan A sinistra, Kennedy Space Center, Cape Canaveral (Florida), settembre 2021 la prima missione orbitale con un equipaggio di astronauti non professionisti
Fino a 250.000 dollari per un viaggio nell’orbita terrestre a bordo dello Space Adventures. Stesso costo anche per esplorare gli abissi avventurandosi con un sommergibile a 4.000 metri di profondità

DIGITAL SERVICES ACT

È FINITO LO STRAPOTERE DEGLI ALGORITMI?

Il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, l’ha definito un accordo storico “in termini sia di rapidità che di sostanza”. Con il Digital Services Act (DSA), infatti, l’impegno è quello di creare un ambiente digitale sicuro, che tuteli veramente i diritti dei consumatori chiedendo trasparenza alle grandi piattaforme online, come ad esempio Google, Meta, Apple, Amazon e Microsoft. Motori di ricerca ed E-commerce d’ora in poi devono adeguarsi alle nuove regole di trasparenza sulla profilazione. Questo vuol dire, in parole povere, che quando vediamo una pubblicità dobbiamo conoscere i motivi per cui la visualizziamo e perché ci vengono suggeriti determinati contenuti. Con l’etichettatura degli annunci pubblicitari, ad esempio, l’uso degli algoritmi diventa più trasparente e ci permette di intervenire e ridurre drasticamente (se non azzerare) il loro potere, rinunciando così anche alla profilazione. A tutela dei minori il regolamento vieta l’uso di pubblicità mirata rivolta ai bambini. Così come quella basata su dati sensibili degli utenti. Vietato anche l’impiego di pratiche ingannevoli che possono manipolare le scelte degli utenti, inclusi i “dark pattern” ovvero tutte quelle interfacce e percorsi di navigazione che influenzano i comportamenti online. Anche le lunghe quanto oscure liste di termini e condizioni di servizio che appaiono sui siti (e che nessuno legge) sono interessate dal DSA: la parola d’ordine, qui, è semplificare. Le indicazioni di utilizzo dovranno essere

Approvato a luglio 2022 il Digital Services Act è il nuovo regolamento europeo sui servizi digitali. Una vera e propria rivoluzione del web che ad agosto scorso ha creato più obblighi per le grandi piattaforme

semplici, concise, ma soprattutto espresse nelle lingue dei 27 Paesi membri per renderle accessibili (e comprensibili) a tutti. Con il nuovo regolamento è possibile persino segnalare in maniera più rapida e diretta i contenuti non conformi alla legge o nocivi. La procedura per eliminarli è stata velocizzata, grazie anche a sistemi di “notifica e risposta” per la rimozione immediata. Questo migliora certamente il controllo democratico e la vigilanza sulle piattaforme online, specie quelle in grado di raggiungere oltre il 10% dei cittadini europei. Insomma, veicolare disinformazione online, presentare informazioni scorrette, incomplete, manipolate o fuorvianti, come non rettificarle, d’ora in avanti potrebbe costare davvero caro. La Commissione ha previsto sanzioni che possono arrivare sino al 6% del fatturato annuale delle piattaforme che non rispettano quanto stabilito. La legge sui servizi digitali punta ad uno spazio on-line più sicuro, in grado di proteggere i diritti fondamentali degli utenti e creare condizioni di parità per le imprese. Ma nonostante gli interventi mirati restano ancora notevoli lacune da affrontare, come il controllo di pochi soggetti di ampi ecosistemi dell’economia digitale. L’UE è intervenuta in questo Far West digitale, conferendo alle grandi piattaforme il controllo dei contenuti, la responsabilità di quanto circola in rete e la protezione degli utenti. Basterà? Ora serve che chi naviga abbia una maggiore coscienza dei propri diritti.

www.spazio50.org | settembre 2023 60
Europa
di Valerio Maria Urru

ARENA DI VERONA CENT’ANNI DI LIRICA A CIELO APERTO

Sono passati centodieci anni e cento edizioni del festival estivo da quando l’anfiteatro ha ridato alla lirica il suo “bel cielo”

Tutto nacque da un’idea del tenore veronese Giovanni Zenatello

Tenore per caso dopo aver studiato da baritono, voce “brunita” capace di spaziare dall’Otello di Giuseppe Verdi alla Bohème di Giacomo Puccini, primo Pinkerton nel debutto della Madama Butterfly nel 1904, Giovanni Zenatello ebbe un ruolo determinante nel proporre l’Arena di Verona come palcoscenico d’eccezione per l’opera lirica. Quasi cinquantenne, il 10 agosto del 1913 allestì e interpretò (nel ruolo di Radames) l’Aida di Verdi, per celebrare nell’inedita ambientazione dell’anfiteatro romano il centenario della nascita del “cigno di Busseto”. Non fu l’unico capo di genio di Zenatello, come artista e poi come maestro di canto che lanciò la carriera del soprano Lily Pons e poi di Maria Callas, scelta nel 1947 per interpretare La Gioconda di Ponchielli proprio all’Arena. Ma l’azzardo del 1913 resta il fiore all’occhiello del tenore veronese: un rischio anche finanziario, che si trasformò in un clamoroso e durevole successo. Il sodalizio tra lo splendido scenario dell’Arena di Verona e la magia dell’opera sfociò nell’organizzazione di un festival lirico estivo, giunto quest’anno alla centesima edizione. L’ha festeggiata, per tutta l’estate fino al 9 settembre, un cartellone eccezionale, con rappresentazioni di quattro opere di Verdi (Nabucco, La Traviata, Aida e Rigoletto), due di Puccini (Tosca e Madama Butterfly) e in più Il Barbiere di Siviglia di Rossini e la Carmen di Bizet. Prestigiosi anche gli incontri con i protagonisti della lirica e del balletto: da Placido Domingo a Roberto Bolle, da Jonas Kaufmann a Juan Diego Florez. A ricordare l’intuizione che decretò di fatto la nascita del festival lirico è il pronipote di Giovanni Zenatello, che del tenore porta lo stesso nome. Presidente dell’Unione degli albergatori veronesi, proprietario e gestore dello storico

hotel Accademia situato nel centro di Verona, a due passi dall’Arena e dalla “casa di Giulietta”, parla del matrimonio tra l’opera e l’anfiteatro romano come di un’autentica “rivoluzione culturale”. «Mi piace dire che nell’agosto del 1913 a Verona sbarcarono i marziani. L’Arena e tutta la città conquistarono istantaneamente una visibilità internazionale che neanche avrebbero potuto immaginare solo pochi giorni prima. Il merito fu di un ‘self-made man’ che si era messo in testa di restituire alla sua terra la fortuna che la sorte e l’humus di quella terra gli avevano regalato. Ottavo figlio di un panettiere, rapito dalla passione per il canto, lodato e scritturato da Toscanini, divenne un tenore di fama mondiale, l’autentico contraltare del divo Caruso. Ebbe un successo strepitoso in America e si mise a inseguire il sogno di portare l’opera al popolo, fare in modo che anche i più poveri potessero ascoltarne la bellezza. L’Aida del 10 agosto 1913 ebbe 22.000 spettatori, una cifra enorme per l’epoca. Era stato lui a concepirne l’idea, un giorno in piazza Bra con alcuni amici, lui a testare per primo, con uno dei suoi poderosi acuti, l’acustica dell’anfiteatro. Molti anni dopo avrebbe fatto debuttare all’Arena Maria Callas, che aveva ascoltato a New York nella sua scuola di canto e che fece ospitare dalla sua famiglia a Verona prima che la carriera della ‘divina’ decollasse». Una parabola gloriosa e ancora troppo oscura, quella di Giovanni Zenatello: nell’hotel del pronipote una sala raccoglie cimeli del tenore e foto d’epoca, con tanto di dediche di amici e ammiratori (la regina d’Austria, Enrico Caruso, Giovanni Pascoli). Un libro scritto dalla figlia, Giovanni Zenatello, tenore, ne ripercorre la vita di pioniere audace e visionario, che meriterebbe tributi in grande stile.

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Anniversari

RIGIOCATTOLO, IL PROGETTO DI ECONOMIA CIRCOLARE

A Campobasso alcuni volontari riparano giochi rotti con tanta creatività danno loro una seconda vita Ispirata ai principi della sostenibilità integrale e della beneficenza, l’iniziativa mira a ridurre gli sprechi offrendo possibilità di divertimento e di crescita anche alle persone in difficoltà

Un giorno del 2013 a Campobasso sono comparse 15 locandine che invitavano i cittadini a raccogliere giocattoli rotti. Un gruppo di liceali li avrebbe aggiustati e poi donati alle famiglie meno agiate. I giovani ne hanno ricevuti così tanti che hanno organizzato mercatini e dato in beneficenza i ricavi. L’idea è nata per caso dall’educatore Daniele Leo: una parente gli ha regalato dei giochi usati e lui ha deciso di farne un progetto da proporre alle scuole. È stato un successo, al punto che Leo ha deciso di aprire una bottega, concessa in comodato gratuito, in via Garibaldi, 51. Nasce così Rigiocattolo, giunto ormai al suo decimo anno di vita, un esempio di economia circolare, basato su condivisione, ripa-

razione e riutilizzo al fine di evitare gli sprechi e creare nuovo valore. Nella bottega ci sono 15 volontari, tra loro persone con disabilità, che ricevono in dono i giochi usati o riparano, come sapienti artigiani, quelli rotti. Una volta aggiustati e igienizzati chiunque può acquistarli e ce ne sono per tutti i gusti. Raggiunto dalla nostra redazione, l’ideatore racconta: «Ci sono molti giocattoli della prima infanzia, ma anche pezzi vintage regalati da persone anziane, e da collezionismo. Ricordo che pochi giorni dopo la morte di Raffaella Carrà è venuta una signora a portare due bambole di Maga Maghella, una blu e una verde». Chi è in difficoltà economiche può prendere il gioco gratuitamente altrimenti si of-

fre un contributo libero che andrà in beneficenza. Aggiunge: «Il giocattolo ha un fortissimo impatto emotivo per l’uomo. Da noi vengono anche persone che acquistano i giochi che hanno perso o che da piccole hanno fortemente desiderato e non hanno mai avuto». Ispirato alla logica della sostenibilità integrale e della rigenerazione civica, Rigiocattolo contrasta lo spreco di ogni risorsa: ambientale, economica, umana e relazionale, e valorizza le doti di persone che hanno difficoltà a re-immettersi nel mercato. Il presidente spiega che «in passato, con finanziamenti regionali, abbiamo dato lavoro a persone con abilità straordinarie, nonostante la disabilità o la disoccupazione di lunga data: grazie a loro abbiamo sviluppato nuove tecniche come il riuso creativo: alcuni giochi diventano lampade nella loro seconda vita e stiamo anche provando a creare prodotti artistici triturando la plastica». La sostenibilità è anche insegnamento. I volontari realizzano corsi inclusivi per far riparare ai bambini i propri giochi e abituarli a pensare agli oggetti rotti come a cose da rinnovare e non da buttare. A questo principio si ispira il desiderio di Daniele di rigenerare luoghi abbandonati per espandersi, coinvolgere più persone e creare una ludoteca in cui i bambini possano giocare ogni giorno con tutti i giocattoli messi loro a disposizione.

settembre 2023 | www.spazio50.org 63 Società

SETTIMANA DELLA CREATIVITÀ IL DIETRO LE QUINTE

Gli aspiranti artisti si sono incontrati ad Assisi

All’appuntamento anche le premiazioni della 41ª edizione del Concorso 50&Più per le opere di prosa, poesia, pittura e fotografia

a cura di Redazione

Cinque giorni di incontri, laboratori, spettacoli, premiazioni tra arte, amicizia e condivisione. È questa l’ultima edizione della ‘Settimana della Creatività’ che si è svolta ad Assisi, dall’11 al 16 luglio. All’evento - che ha raccolto nella città umbra i soci provenienti da tutta Italia - anche le premiazioni della quarantunesima edizione del Concorso 50&Più.

I laboratori artistici

pittura, scrittura creativa poesia, mosaico e fotografia

A condurre i laboratori artistici sono stati volti noti e anche nuovi ingressi. Sono tornati alla ‘Settimana della Creatività’ la mosaicista Anna Finelli, in arte Annafietta, Enrico Valenzi, fondatore, direttore e docente alla scuola di scrittura Omero; e ancora Giulio Rigoni, pittore, ed Elio Pecora, poeta e saggista. A condurre il laboratorio di fotografia, in questa edizione, la fotoreporter Patrizia Copponi. Le opere realizzate dai partecipanti sono state esposte e commentate insieme ai docenti durante l’ultimo appuntamento di sabato 16 luglio. La Settimana è stata animata da escursioni, serate musicali e show cooking.

Eventi
www.spazio50.org | settembre 2023 64

La 41ª edizione del Concorso 50&Più

205 artisti, 248 opere (51 componimenti di prosa, 88 poesie, 60 creazioni pittoriche e 50 fotografie). Sono questi i numeri della 41ª edizione del Concorso 50&Più, le cui premiazioni si sono svolte ad Assisi, durante la ‘Settimana della Creatività’. A tutte le opere sono state assegnate le Farfalle 50&Più. Cinque componimenti per ogni categoria (prosa, poesia, pittura e fotografia) sono stati selezionati dalla giuria e premiati con la Libellula 50&Più. A valutare le opere in gara è stata la giuria formata da alcuni dei docenti dei laboratori (Patrizia Copponi, Elio Pecora, Giulio Rigoni) e da Renato Minore, giornalista e scrittore, e Duccio Trombadori, pittore, giornalista e critico d’arte.

I commenti

«Quando si opera nell’arte i confini si allentano e i limiti dell’esperienza e della comprensione si dilatano. Tutto appare più aperto e disponibile. Allora si acquista la spontaneità del bambino che immagina e l’acutezza del veggente che coglie la realtà. Qui si respira la bellezza: dentro questa esperienza, nel piccolo, nel grande, nel famoso e nello sconosciuto. E in tempi come questi la bellezza è fondamentale, quella bellezza che produce armonia», ha commentato Gabriele Sampaolo, Segretario generale di 50&Più. «Molte fasi nella nostra vita si alternano: passiamo da un’attività e una professione che ci accompagnano per tanti anni a un momento in cui questa esperienza finisce e abbiamo più tempo a disposizione. La ‘Settimana della Creatività’ è l’occasione giusta per chi ha voglia di riprendere le passioni sopite. Liberare la fantasia, scoprire il proprio talento, trascorrere giornate all’insegna dell’amicizia e della condivisione sono i valori promossi dalla 50&Più in questo evento, come in tutte le altre manifestazioni organizzate nel corso dell’anno», ha detto Sebastiano Casu, Vicepresidente nazionale vicario 50&Più.

settembre 2023 | www.spazio50.org 65
In alto a sinistra, visita guidata al Teatro Cesare Caporali A lato e in basso, immagini dell’evento

I VINCITORI DELLE LIBELLULE 50&PIÙ

PROSA

COGNOME NOME PROVINCIA OPERA

Carideo Nazzareno Isernia IS “Biscotto”

CortellessaMaria Pia Foggia FG “Il naso”

Greco E. Maria Antonella Monza MB “Un caschetto color miele”

Trovatelli Brunella Capannori LU “La valigia dell’emigrante”

Valente G. Oreste Renato Roma RM “Un buon racconto che non ho mai scritto”

POESIA

COGNOME NOME PROVINCIA OPERA

Castello Giulio Rocco Salerno SA “Risuona il canto delle stelle”

D’Errico Francesca Caserta CE “Lo schizzo dell’aurora”

Magini Glauco Livorno LI “Alba”

PianigianiRossana Roma RM “Per un attimo sono salita in cielo”

Zagaglia Gabriella Pollenza MC “Inutilità”

PITTURA

COGNOME NOME PROVINCIA OPERA

Franciulli Maria Antonietta Salerno SA “Oltre”

Lupini Lucio Gubbio PG “Il venditore di aquiloni”

Martino PierpaoloCampobasso CB “La primavera”

Orlandini Claudio Ancona AN “Il bacio”

Ronconi Maria Marradi FI “Cielo e terra”

FOTOGRAFIA

COGNOME NOME PROVINCIA OPERA

Dall’Armellina Renato Pojana Maggiore VI “La preghiera”

Ferregutti AntonellaPonte San Nicolò PD “Senza via di scampo”

Festini Armando Monticello Conte Otto VI “La morte dell’albero”

Rigo Cesarina Monticello Conte Otto VI “Artista di strada”

Sandon GiuseppePadova PD “La mosca”

Eventi

SCHEDA DI VOTAZIONE

È questo il momento più atteso dai finalisti: superare la selezione. I cinque candidati al premio finale per le sezioni Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia, attendono ora il giudizio inappellabile dei lettori. Come ogni anno, con la scheda di votazione qui proposta, sarà scelto il vincitore per ogni discipli-

na. Dunque, votate secondo le vostre preferenze: quella crocetta che traccerete sul quadratino posto a lato di ogni nome sarà decisiva. Per visionare in maniera integrale le opere, consultare il sito www. spazio50.org, scrivere a infoeventi@50epiu.it o telefonare al 06 68883297.

Da ritagliare e inviare in originale a 50&Più - Via del Melangolo 26 - 00186 Roma entro il 31/01/2024 (eventuali schede fotocopiate/scansionate saranno ritenute nulle). La votazione può essere effettuata anche online, all’indirizzo www.spazio50.org

Cognome Nome Via

Città

Telefono

Acconsento al trattamento da parte di Editoriale 50&Più S.r.l. dei dati personali da me forniti. Tale trattamento avverrà nel rispetto di quanto previsto dal Regolamento (UE) 2016/679 e delle disposizioni per l’adeguamento della normativa nazionale, ed ai soli fini della registrazione del voto da me espresso.

Firma

PROSA POESIA PITTURA

Biscotto Nazzareno CARIDEO

Il naso

Maria Pia CORTELLESSA

Un caschetto color miele

E. Maria Antonella GRECO

Risuona il canto delle stelle Giulio Rocco CASTELLO

Lo schizzo dell’aurora Francesca D’ERRICO

Alba Glauco MAGINI

La valigia dell’emigrante Brunella TROVATELLI Per un attimo sono salita in cielo Rossana PIANIGIANI

Un buon racconto che non ho mai scritto

G. Oreste Renato VALENTE

Inutilità

Gabriella ZAGAGLIA

Oltre Maria Antonietta FRANCIULLI

Il venditore di aquiloni Lucio Lupini

La primavera Pierpaolo MARTINO

Il bacio Claudio ORLANDINI

Cielo e terra Maria RONCONI

FOTOGRAFIA

La preghiera Renato DALL’ARMELLINA

Senza via di scampo Antonella FERREGUTTI

La morte dell’albero Armando FESTINI

Artista di strada Cesarina RIGO

La mosca Giuseppe SANDON

Cap

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La sua ultima interpretazione

è quella della cameriera Clara nella commedia Il Tacchino di Georges Feydeau, ma in passato è stata una baronessa e persino una fata («Fata Fior di Pisello in Sogno di una notte di mezza estate», precisa ridendo). La storia di Elide Losso, 97 anni, eclettica maestra in pensione, insegna che il detto “non è mai troppo tardi” è qualcosa di più di una semplice frase, all’apparenza persino banale.

Il perché è presto detto. Assieme alla “Gioiosa Compagnia” dell’associazione 50&Più di Lucca, diretta da Massimo Dal Poggetto, scopre - quattordici anni fa, per caso - la magia del palco e decide di non lasciarla più. Elide in scena si diverte moltissimo. «Ho iniziato a calcare il palcoscenico dopo la morte di mio marito - raccon-

ELIDE, IN SCENA A 97 ANNI «MI

SENTO IN CLASSE»

Dopo una vita dedicata all’insegnamento e alla famiglia, ecco inaspettato il “coup de foudre” per il teatro. Losso si racconta tra le passioni l’amore e la buona cucina di Anna Costalunga

ta -. Era il 2009 e i miei figli mi hanno spinto ad uscire per incontrare gente. Ho conosciuto tante persone affabili alla 50&Più di Lucca dove, dopo aver iniziato un corso di spagnolo, mi sono dedicata alla recitazione».

Il lavoro di attrice le è congeniale: «Essere sul palco davanti ad una platea è come trovarsi in aula davanti agli alunni. In entrambi i casi si crea un legame speciale che unisce pubblico e attori». Classe 1926, tre figli, quattro nipoti e due “bisnipotini” che la circondano d’affetto: «Sono i miei primi fan», sottolinea. Elide ha alle spalle una vita intensa. Madre senese e padre calabrese, frequenta le magistrali a Paola, in provincia di Cosenza, dove si trasferisce con la famiglia dopo aver lasciato Napoli, sua città natale. Poi l’insegnamento e l’incontro con l’uomo della sua vita, conosciu-

to casualmente a Lucca, che sposerà - dopo le traversie della guerra - nel 1950. Un amore forte, che taglierà il traguardo delle nozze d’oro. Ora, prossima ad entrare nel novero dei centenari, è divenuta, senza volerlo, un esempio di invecchiamento attivo. Non segue nessuna dieta particolare, ama cucinare (soprattutto piatti calabresi) ed esercita la memoria leggendo, recitando e giocando ai cruciverba. Nonostante un incidente alla caviglia, non ha mai smesso di uscire grazie al suo “fedele bastoncino”, come chiama - non senza una vena di ironia - il suo bastone da passeggio. A chi le chiede se sia consapevole di essere divenuta un’icona risponde maliziosa: «Appena salgo sul palco parte spontaneo un lungo applauso. Non vorrei che lo facessero più per l’età che per la mia bravura».

Ritratti
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I DISTURBI D’ANSIA VANNO PRESI SUL SERIO

Secondo gli esperti esistono cinque segnali per riconoscere la depressione

Ad influire sul rischio di disturbi depressivi possono essere fattori legati allo stile di vita come l’attività fisica, il sonno, il fumo e le scelte alimentari

I malesseri che colpiscono la mente sono un fardello importante nella vita delle persone e nella gestione della salute pubblica. I disturbi d’ansia e dell’umore, in particolare, nonostante un certo miglioramento nella capacità di riconoscerli, sono ancora in larga parte sottovalutati. Invece, come ricorda la definizione del Manuale diagnostico internazionale dei disturbi mentali DSM-5, “sono generalmente accompagnati da sofferenza o difficoltà nelle abilità sociali, occupazionali e altre attività significative”. Vanno dunque presi sul serio.

La sofferenza mentale prima causa di disabilità

Secondo il già citato DSM-5, “il disturbo mentale è inteso come una sindrome caratterizzata da significativi problemi nel pensiero, nella regolazione delle emozioni o nel comportamento di una persona, che riflettono una disfunzione dei processi psicologici, biologici o dello sviluppo che compongono il funzionamento mentale”. In Europa le malattie mentali rappresentano la prima causa di disabilità, 110 milioni di persone colpite secondo stime del 2015, con ansia e depressione a farla

da padrone, coprendo oltre la metà dei casi di disturbi psichiatrici.

Il male oscuro: la depressione

La depressione maggiore riguarda le donne più degli uomini (con una prevalenza in Italia di 25,6 per 10.000 abitanti nei maschi e 43,5 per 10.000 abitanti nelle femmine). Gli specialisti la definiscono una condizione di tristezza così profonda e persistente da interferire con le attività usuali e provocare la perdita di interesse e di piacere nelle medesime. Ma come riconoscere la depressione e distinguer-

www.spazio50.org | settembre 2023 70 Salute

la da un umor nero, dalla demoralizzazione magari legata a un momento particolarmente difficile, come un lutto, una separazione, una malattia o la perdita del lavoro? Quando è il caso di chiedere aiuto al medico?

I cinque segnali della depressione maggiore

Secondo gli esperti, esiste un pannello di campanelli d’allarme ricorrenti nei casi di depressione maggiore:

• umore depresso per la maggior parte del giorno;

• marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte o quasi tutte le attività per la maggior parte del giorno;

• significativi (> 5%) aumento o perdita di peso oppure diminuzione o aumento dell’appetito;

• insonnia o ipersonnia;

• agitazione o rallentamento psicomotorio osservati da altri (non auto-riferiti);

• astenia o perdita di energia;

• sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati;

• diminuita capacità di pensare o concentrarsi o indecisione;

• pensieri ricorrenti di morte o di suicidio, un tentativo di suicidio o un piano specifico per effettuarlo. Quando almeno cinque di questi sintomi (fra cui almeno uno dei primi due) sono presenti quasi ogni giorno per almeno due settimane, è bene considerare la possibilità di avere bisogno di un supporto.

L’ansia

Tutti sperimentiamo sentimenti di paura e ansia nella vita. Si tratta di reazioni che hanno precise finalità adattive, che aiutano a prepararci alle situazioni difficili e ad essere prudenti evitando pericoli e minacce. A provocare ansia di tipo adattivo possono essere situazioni (traumi, grandi stress), patologie (asma e BPCO, aritmie e insufficienza cardiaca fra le tante) e per-

sino farmaci e sostanze (anfetamine, corticosteroidi, caffeina, astinenza da alcol e nicotina). Quando invece l’ansia è eccessiva e diventa un problema patologico? In sintesi ciò accade quando l’ansia provoca sofferenza e angoscia, permane nel tempo, interferisce con attività quotidiane e rendimento, si accompagna ad altri disturbi fisici e mentali e, anziché stimolare a superarli, contribuisce ad aggravarne manifestazioni e durata. Oltre al disturbo d’ansia generalizzato ci sono disturbi più specifici, come le fobie e i disturbi di panico, che implicano momenti di crisi e strategie di evitamento delle minacce, reali o percepite che siano.

Si possono prevenire i problemi mentali?

Proprio come tante altre malattie, ansia e depressione sono patologie complesse che derivano da fattori ambientali e genetici combinati fra loro. Difficile se non impossibile, dunque, risalire a cause univoche e a fattori di rischio su cui fare leva per ridurre il danno. In generale si sa che ad influire sul rischio di disturbi depressivi, ma in maniera combinata e interdipendente, possono essere fattori modificabili legati allo stile di vita, come l’attività fisica, il sonno, il fumo e le scelte alimentari. Ecco perché se si vuole stare bene è importante cercare di agire sullo stile di vita nel suo complesso.

CIBO E UMORE

Esiste una dieta del buon umore? Non ci sono cibi o integratori miracolosi ed è bene diffidare da chi li promuove. Ci sono alimenti studiati, come la curcuma o il ginko biloba, o sostanze come il triptofano della frutta a guscio, avena, uova, semi di sesamo e di girasole, che possono aiutare il sonno e il controllo dell’appetito; il magnesio e le vitamine del gruppo B; il cioccolato fondente, in piccole dosi, che contiene sostanze attive sul tono dell’umore. In generale, però, ciò che aiuta davvero è una dieta equilibrata e l’attività fisica regolare, che migliora il tono dell’umore e favorisce autostima e vita sociale. Da ricordare che l’alcol compromette i processi cognitivi ed è uno dei fattori di rischio per depressione e ansia.

NUOVE ANSIE, NUOVE PAROLE

Dal 2022 l’Enciclopedia Treccani riporta il neologismo “ecoansia”: “La profonda sensazione di disagio e di paura che si prova al pensiero ricorrente di possibili disastri legati al riscaldamento globale e ai suoi effetti ambientali”. In un’indagine su diecimila ragazzi in 10 Paesi del mondo, 2 su 3 hanno dichiarato di sentirsi “tristi, spaventati e ansiosi” a causa del clima.

a cura di Fondazione Umberto Veronesi
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THINK POSITIVE MA NON TROPPO

Le

Nella vita tutti prima o poi, sentendo salire la marea dei pensieri, siamo incappati nel dubbio amletico. Preoccupati di raggiungere un risultato importante, divisi fra necessità di proseguire e paura di una delusione, ci siamo posti la solenne domanda: basta pensare in maniera positiva per riuscire in qualcosa? I guru del pensiero positivo sono convinti di sì. Purché ci si eserciti a non riflettere negativamente: è controproducente. Fin qui nulla da obbiettare, se non fosse che il web trabocca di video e corsi di “professionisti” del “positive thinking”, mentre gli scaffali delle librerie scricchiolano sotto il peso di libri e libelli che dall’auto-motivazione approdano all’autoesaltazione leaderistica. Tra diventare leader in quattro passaggi e rivoluzionare la propria vita con dieci semplici regole - se poi erano così semplici, perché non le abbiamo capite prima? - non si sfugge al battage di motivatori e ‘mental coach’ pronti a svelarci il segreto della realizzazione. Anche se qualcosa non torna, è inutile sminuire il valore che un approccio positivo può avere rispetto ad uno negativo. La letteratura scientifica

abbonda di studi che mostrano come le persone positive si ammalino meno di chi ha una visione ansiosa o, peggio ancora, depressa. Una ricerca di alcuni anni fa, invece, pubblicata sulla rivista Perspectives on Psychological Science, ha mostrato come un “dialogo interiore auto-motivante” migliori la performance degli atleti. Ma lo sport è un conto, la vita di tutti i giorni un altro. Leggere qualche libro, seguire conferenze sul pensiero positivo bastano a cambiare il modo di vedere la vita quando ci confrontiamo con fallimenti, ostacoli insormontabili, una scomparsa o una storia d’amore andata male? Quanto potere abbiamo su tutto questo? Cosa succede se le cose finiscono per prendere una piega che non consente più un’interpretazione positiva?

Queste domande aprono visibili crepe nelle convinzioni dei più accaniti sostenitori del “positive thinking”. Se per riuscire in qualcosa tutto quello che dobbiamo fare è pensare positivamente - e questo dipende solo da noi -, allora fallire è solo una nostra responsabilità. Questo pericoloso sillogismo, per la psicologia, apre le porte al cosiddetto “victim blaming”,

ovvero la tendenza a colpevolizzare chi è vittima di fallimenti. Così però si sposta il focus dalle difficoltà reali alla persona che le subisce. Si sminuiscono gli effetti degli svantaggi economici, culturali e strutturali - si sottovalutano anche le ingiustizie sociali -, trascurando che ci sono fattori che non possiamo influenzare da soli. Al di là di questi effetti collaterali, il valore di una visione ottimista è innegabile. La speranza serve ad andare avanti. Ma anche l’equilibrio: è bene non perdere di vista la complessità della società in cui viviamo, le dinamiche psicologiche individuali e sociali che si frappongono fra noi e l’obiettivo che perseguiamo. È meglio ricordare che la vita è imprevedibile e prepararsi ad eventuali delusioni. Prepararsi al peggio, ecco, come fanno in molti: aiuta a non farci sopraffare. Se poi affrontiamo il tutto con un sorriso, lì dove possibile, e soprattutto con amore per quello che facciamo, cercando relazioni sane, meglio ancora. Non sono comandamenti, ma possono aiutarci a superare molte prove. Insomma, possiamo pensare positivamente, ma senza esagerare.

di Rodrigo Pinna
parole dei guru del pensiero positivo alimentano un mercato che sembra non esaurirsi mai, ma funziona davvero il “positive thinking”?
www.spazio50.org | settembre 2023 72
Limiti ed effetti collaterali di un ottimismo “a tutti i costi”
Psicologia
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Tecnologia e dintorni

CURIOSITÀ

Lanciato nel 2021, il Telescopio Spaziale James Webb è circa 100 volte più potente del predecessore Hubble, tanto da poter osservare la formazione delle prime stelle e galassie

1

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER LA TERRA

Può salvare il nostro Pianeta e creare nuovi posti di lavoro

Secondo una ricerca condotta da PwC (PricewaterhouseCoopers) UK, commissionata da Microsoft, l’implementazione dell’Intelligenza Artificiale nel settore ambiente potrebbe ridurre del 4% le emissioni di gas serra creando 38,2 milioni di nuovi posti di lavoro netti a livello mondiale, entro il 2030. L’applicazione in settori come reti energetiche pulite e agricoltura di precisione favorirebbero la transizione ad un’economia sostenibile e di riduzione degli sprechi.

2

MARTE? GUARDIAMOLO DALLO SMARTPHONE

Una mappa in alta risoluzione del Pianeta Rosso

Mettete da parte il telescopio e impugnate lo smartphone se volete vedere Marte in alta definizione. Il Mars Reconnaissance Orbiter, un veicolo della Nasa che da marzo 2006 gli orbita attorno, ha rilevato così tante informazioni sul Pianeta Rosso da permetterne la creazione di una mappa in HD. Ora, oltre 4.800 modelli digitali di terreno e più di 155mila immagini sono stati resi pubblici in un formato facile da consultare. Buona visione.

www.stac.astrogeology.usgs.gov/geostac

3

BATTERIE AUTO: UN ROBOT ITALIANO LE RICICLA

Si chiama Comau NJ e impiega una tecnologia laser

Il suo processo di riciclo è totalmente automatizzato. Comau NJ - questo è il nome del robot sviluppato in Italia - smonta le batterie esauste delle auto elettriche per riciclarne i materiali. A cominciare dal litio delle celle. Oltre a disassemblarle, il robot può verificare la capacità residua dei singoli moduli, per un eventuale riuso, o estrarne le preziose materie per nuove batterie. L’impatto sull’ambiente? Ridotto, se non annullato.

www.comau.com

4

UN’APP PER MISURARE LA QUALITÀ DELL’ARIA

A giugno scorso ha superato persino Facebook per download

A giugno le immagini del cielo di New York alterato dal fumo degli incendi canadesi hanno fatto il giro del mondo. La preoccupazione ha spinto molti newyorchesi a scaricare AIRNow, l’App dell’Epa (Agenzia per la protezione dell’ambiente degli USA). Anche voi volete monitorare la qualità dell’aria? È possibile farlo consultando il sito “IQAir” che aggrega i dati di molti Paesi, tra cui l’Italia.

www.iqair.com

LO SAPEVATE CHE?

Dal 27 al 29 settembre si svolge l’Italian Tech Week

il più importante evento italiano sulla tecnologia

Info: www.italiantechweek.com

www.spazio50.org | settembre 2023 74 a cura di Valerio Maria Urru

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IL DECRETO LAVORO È LEGGE TRA CONFERME E NOVITÀ

Pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Legge 85 del 3 luglio 2023. Arrivano l’Assegno di Inclusione e il Supporto Formazione e Lavoro

Avevamo già detto addio al Reddito di cittadinanza quando il Decreto Lavoro era ancora in bozza e all’esame del Governo. Dopo un lungo iter parlamentare, e non senza polemiche, il testo è stato convertito in Legge e vogliamo tornare sull’argomento per illustrare alcune novità.

Si chiamerà “Assegno di inclusione” la prestazione che da gennaio 2024 sostituirà il Reddito di cittadinanza. Si tratta di “una misura di sostegno economico e di inclusione sociale e professionale” riconosciuta, fino a un massimo di 7.650 euro annui, ai nuclei familiari in cui siano presenti disabili, minori, over 60 e, dopo i correttivi del Senato, anche “componenti in condizioni di svantaggio inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali certificati

dalla pubblica amministrazione”. Il beneficio sarà erogato mensilmente per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e potrà essere rinnovato, previa sospensione di un mese, per ulteriori 12 mesi, ma potrà decadere in caso di rifiuto anche di una sola offerta di lavoro congrua.

La soglia ISEE per accedere al sussidio, insieme ad altri requisiti reddituali e patrimoniali, sarà di € 9.360 annui, in linea con il limite a suo tempo previsto per il Reddito di cittadinanza.

La legge di conversione ha rimodulato il parametro della scala di equivalenza, valore che indica la composizione del nucleo familiare ed è utilizzato per calcolare sia i requisiti economici del nucleo familiare sia l’importo del sussidio, incrementandolo in presenza di componenti in condizioni di disabilità

grave o non autosufficienza all’interno del nucleo familiare.

Un altro correttivo riguarda le donne vittime di violenza, le quali, ai fini ISEE, potranno costituire un nucleo familiare a sé e potranno avvalersi di percorsi di inclusione personalizzati. È stata inoltre introdotta la possibilità di presentare la domanda di sussidio anche tramite i centri di assistenza fiscale, oltre che mediante le procedure telematiche Inps.

Dal 1° settembre 2023 debutterà il “Supporto per la formazione e il lavoro”, misura di attivazione al lavoro, mediante la partecipazione a progetti formativi e di accompagnamento al lavoro. Potranno accedervi i componenti dei nuclei familiari con un’età compresa tra 18 e 59 anni in condizioni di povertà assoluta, con un valore ISEE, in corso di validità, non superiore a € 6.000 annui. È previsto un beneficio economico di € 350 al mese, entro un limite massimo di dodici mensilità.

Il Ministro del Lavoro Marina Calderone, in aula al momento del voto definitivo di Montecitorio, ha dichiarato: «Con il via libera definitivo del Parlamento, si conclude l’iter di una riforma strategica per il lavoro: pienamente rappresentativa della strategia di questo esecutivo. Il nostro obiettivo è quello di promuovere il lavoro, accompagnare le persone attraverso la formazione e sostenere le fragilità con interventi come il nuovo Assegno di inclusione. Miglioriamo la qualità dell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, sosteniamo le famiglie con il taglio del cuneo fiscale e contributivo e rispondiamo con concretezza alle necessità di imprese e lavoratori».

Ci auguriamo davvero che questa dichiarazione d’intenti si trasformi in fatti concreti, perché, indipendentemente dal dibattito politico e dalle opinioni personali, tutti dovrebbero desiderare per il proprio paese una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile.

a cura di Maria Silvia Barbieri Previdenza
www.spazio50.org | settembre 2023 76

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ISTITUTO DI PATRONATO E DI ASSISTENZA SOCIALE ISTITUTO DI PATRONATO E DI ASSISTENZA SOCIALE

CUNEO FISCALE: PIÙ SOLDI NELLE TASCHE DEI LAVORATORI

Taglio confermato con la Legge di Bilancio 2023

Una proroga rispetto al 2022 e modifiche

Il presente articolo tratta di un argomento che da sempre desta interesse, il cosiddetto “cuneo fiscale” che, in modo molto semplicistico, rappresenta l’insieme di imposte ed altri oneri, connessi al lavoro dipendente, che costituisce la differenza tra il costo del lavorosostenuto dal datore di lavoro (ente, azienda o lavoratore autonomo) - e lo stipendio netto che incassa il lavoratore dipendente.

Soprattutto negli ultimi anni, si è sentita l’esigenza, primaria, di ridurre il cuneo fiscale, in modo da consentire al lavoratore di avere maggiore di-

sponibilità di liquidità, aumentando quindi l’importo dello stipendio netto corrispostogli.

Con diverse normative si è cercato, da tempo, di raggiungere l’obiettivo in esame con interventi purtroppo provvisori, senza però dare vita ad una riforma organica.

Nel 2022 (con la Legge di Bilancio e con il Decreto Legge n. 115/2022 del 9 agosto 2022 , cosiddetto “Decreto aiuti bis”), il taglio del cuneo fiscale sugli stipendi dei dipendenti è valso al massimo € 25 in più al mese, con i seguenti esempi, indicativi (senza il rateo di tredicesima):

Con la Legge di Bilancio 2023 il taglio al cuneo fiscale è stato confermato, con una proroga di quanto accaduto nel 2022, cioè il 2% di riduzione in busta paga per redditi fino a € 35mila.

A ciò ha aggiunto un ulteriore taglio per le fasce più deboli: la riduzione è stata aumentata di un punto per alcune fasce di popolazione. L’ulteriore sforbiciata del 3% era infatti destinata alle categorie di lavoratori fragili con un reddito fino a € 25mila.

Fino al 30 giugno 2023 la situazione delle buste paga è stata, quindi, la seguente:

i redditi fino a € 25mila hanno beneficiato di un taglio del cuneo fiscale del 3%;

i redditi sopra ai € 25mila ed entro i € 35mila hanno beneficiato, in busta paga, di un taglio al cuneo del 2%.

Con il Decreto Legge n. 48 del 4 maggio 2023, convertito in legge lo scorso 29 giugno, è stato introdotto il nuovo taglio al cuneo fiscale 2023. Dal mese di luglio 2023, lo stipendio netto di oltre 14 milioni di dipendenti è stato più alto per effetto della nuova “sforbiciata” alle tasse e ai contributi in busta paga. Politica inaugurata dall’ex governo Draghi e portata avanti dall’esecutivo Meloni.

Anche detta misura sarà in vigore per

un periodo limitato, dal 1° luglio al 31 dicembre 2023. La grande novità è che la riduzione del cuneo fiscale, sarà di 4 punti percentuali per tutti i lavoratori fino a € 35mila. Taglio che porterà a una riduzione complessiva del 7% per i lavoratori con redditi fino a € 25mila e del 6% per quelli con redditi fino a € 35mila.

Dal mese di luglio al mese di dicembre 2023 la situazione delle buste paga sarà indicativamente la seguente:

Purtroppo, però, l’intervento è stato previsto solo per un periodo temporaneo, nell’attesa che venga, a breve, emanata una normativa che riformi la materia in modo organico e definitivo.

a cura di Alessandra De Feo Fisco
www.spazio50.org | settembre 2023 78 Importo stipendi Aumenti in busta paga fino a dicembre 2022 Fino a € 2.600 netti € 144 (€ 24 al mese) € 1.500 netti € 1.000 netti € 102 (€ 17 al mese) € 72 (€ 12 al mese) Taglio cuneo fiscale Dal 1° luglio al 31 dicembre 2023 Gli importi medi in busta paga Redditi fino a € 35mila 6% della retribuzione imponibile da € 90 a € 100 in più Redditi fino a € 25mila 7% da € 60 a € 70 in più

Per richiedere le prestazioni sociali agevolate è necessario avere l’ISEE in corso di validità.

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ISEE 2023

LA CERTIFICAZIONE ISEE TI DÀ DIRITTO A: tariffe agevolate per le prestazioni socio sanitarie riduzione delle tasse scolastiche (es. nido, università) incentivi statali assegno unico familiare riduzione per servizi di pubblica utilità (bonus energia, idrico, gas).

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Gli uffici 50&PiùCaf sono a tua disposizione per offrirti tutta l’assistenza e la consulenza necessaria.

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Abruzzo Telefono

L’Aquila - viale Corrado IV, 40/F

Chieti - via F. Salomone, 67

Pescara - via Aldo Moro, 1/3

Teramo - corso De Michetti, 2

0862204226

087164657

0854313623

0861252057

Basilicata Telefono

Matera - via Don Luigi Sturzo, 16/2

Potenza - via Centomani, 11

0835385714

097122201

Calabria Telefono

Cosenza - viale degli Alimena, 5

Catanzaro - via Milano, 9

Crotone - via Regina Margherita, 28

Reggio Calabria - via Tenente Panella, 20

Vibo Valentia - via Spogliatore snc

098422041

0961721246

096221794

0965891543

096343485

Campania Telefono

Avellino - via Salvatore De Renzi, 28

Benevento - via delle Puglie, 28

Caserta - via Roma, 90

Napoli - via Cervantes, 55 int. 14

Salerno - via Zammarelli, 12

082538549

0824313555

0823326453

0812514037

089227600

Emilia Romagna Telefono

Bologna - Strada Maggiore, 23

Forlì - piazzale della Vittoria, 23

Ferrara - via Girolamo Baruffaldi, 14/18

Modena - via Begarelli, 31

Piacenza - strada Bobbiese, 2 - c/o Unione Comm.ti

Parma - via Abbeveratoia, 61/A

Ravenna - via di Roma, 104

Reggio Emilia - viale Timavo, 43

Rimini - viale Italia, 9/11

0516487548

054324118

0532234211

0597364203

0523/461831-32-61

0521944278

0544515707

0522708565-553

0541743202

Friuli Venezia Giulia Telefono

Gorizia - via Vittorio Locchi, 22

Pordenone - piazzale dei Mutilati, 6

Trieste - via Mazzini, 22

Udine - viale Duodo, 5

048132325

0434549462

0407707340

04321850037

Lazio Telefono

Frosinone - via Moro, 481

0775855273

Latina - via dei Volsini, 60 0773611108

Rieti - largo Cairoli, 4

Roma - via Cola di Rienzo, 240

Viterbo - via Belluno, 39/G

0746483612

0668891796

0761341718

Liguria Telefono

Genova - via XX Settembre, 40/5 010543042

Imperia - via Gian Francesco De Marchi, 81 0183275334

La Spezia - via del Torretto, 57/1 0187731142

Savona - corso A. Ricci - Torre Vespucci, 14 019853582

Lombardia Telefono

Bergamo - via Borgo Palazzo, 133 0354120126

Brescia - via Trento, 15/R

0303771785

Como - via Bellini, 14 031265361

Cremona - via Alessandro Manzoni, 2 037225745-458715

Lecco - piazza Giuseppe Garibaldi, 4 0341287279

Lodi - viale Savoia, 7 0371432575

Mantova - via Valsesia, 46 0376288505

Milano - corso Venezia, 47 0276013399

Pavia - via Ticinello, 22 038228411

Sondrio - via del Vecchio Macello, 4/C 0342533311

Varese - via Valle Venosta, 4 0332342280

Marche Telefono

Ancona - via Alcide De Gasperi, 31 0712075009

Ascoli Piceno - viale Vittorio Emanuele Orlando, 16 0736051102

Macerata - via Maffeo Pantaleoni, 48a

Pesaro - strada delle Marche, 58

Molise Telefono

Campobasso - via Giuseppe Garibaldi, 48

Isernia - via XXIV Maggio, 331

Piemonte Telefono

Alba - piazza S. Paolo, 3

Alessandria - via Trotti, 46

Asti - corso Felice Cavallotti, 37

Biella

Le sedi 50&Più provinciali
0733261393
0721698224/5
0874483194
0865411713
0173226611
0131260380
0141353494
- via Trieste, 15 01530789 Cuneo - via Avogadro, 32 0171604198 Novara - via Giovanni Battista Paletta, 1 032130232 Torino - via Andrea Massena, 18 011533806 Verbania - via Roma, 29 032352350 Vercelli - via Duchessa Jolanda, 26 0161215344 Puglia Telefono Bari - piazza Aldo Moro, 28 0805240342 Brindisi - via Appia, 159/B 0831524187 Foggia - via Luigi Miranda, 8 0881723151 Lecce - via Cicolella, 3 0832343923 Taranto - via Giacomo Lacaita, 5 0997796444 Sardegna Telefono Cagliari - via Santa Gilla, 6 070280251 Nuoro - galleria Emanuela Loi, 8 0784232804 Oristano - via Sebastiano Mele, 7/G 078373612 Sassari - via Giovanni Pascoli, 59 079243652 Sicilia Telefono Agrigento - via Imera, 223/C 0922595682 Caltanissetta - via Messina, 84 0934575798 Catania - via Mandrà, 8 095239495 Enna - via Vulturo, 34 093524983 Messina - via Santa Maria Alemanna, 5 090673914 Palermo - via Emerico Amari, 11 091334920 Ragusa - viale del Fante, 10 0932246958 Siracusa - via Eschilo, 11 093165059-415119 Trapani - via Marino Torre, 117 0923547829 Toscana Telefono Arezzo - via XXV Aprile, 12 0575354292 Carrara - via Don Minzoni, 20/A 058570973-570672 Firenze - via Costantino Nigra, 23-25 055664795 Grosseto - via Tevere, 5/7/9 0564410703 Livorno - via Serristori, 15 0586898276 Lucca - via Fillungo, 121 - c/o Confcommercio 0583473170 Pisa - via Chiassatello, 67 05025196-0507846635/30 Prato - via San Jacopo, 20-22-24 057423896

Le sedi 50&Più estere

WWW.50EPIU.IT 50&Più SISTEMA ASSOCIATIVO E DI SERVIZI VITA ASSOCIATIVA ASSISTENZA PREVIDENZIALE ASSISTENZA FISCALE Pistoia - viale Adua, 128 0573991500 Siena - via del Giglio, 10-12-14 0577283914 Trentino Alto Adige Telefono Bolzano - Mitterweg - via di Mezzo ai Piani, 5 0471978032 Trento - via Solteri, 78 0461880408 Umbria Telefono Perugia - via Settevalli, 320 0755067178 Terni - via Aristide Gabelli, 14/16/18 0744390152 Valle d’Aosta Telefono Aosta - piazza Arco d’Augusto, 10 016545981 Veneto Telefono Belluno - piazza Martiri, 16 0437215264 Padova - via degli Zabarella, 40/42 049655130 Rovigo - viale del Lavoro, 4 0425404267 Treviso - via Sebastiano Venier, 55 042256481 Venezia Mestre - viale Ancona, 9 0415316355 Vicenza - via Luigi Faccio, 38 0444964300 Verona - via Sommacampagna, 63/H - Sc. B 045953502
Argentina Telefono Buenos Aires 0054 11 45477105 Villa Bosch 0054 9113501-9361 Australia Telefono Perth 0061 864680197 Belgio Telefono Bruxelles 0032 25341527 Brasile Telefono Florianopolis 0055 4832222513 San Paolo 0055 1132591806 Canada Telefono Burnaby - Vancouver BC 001 6042942023 Hamilton 001 9053184488 Woodbridge 001 9052660048 Montreal Riviere des Prairies 001 5144946902 Montreal Saint Leonard 001 5142525041 Ottawa 001 6135674532 St. Catharines 001 9056466555 Toronto 001 4166523759 Germania Telefono Dusseldorf 0049 021190220201 Portogallo Telefono Lisbona 00351 914145345 Spagna Telefono Valencia 0034 961030890 Svizzera Telefono Lugano 0041 919212050 Uruguay Telefono Montevideo 0059 825076416 USA Telefono Fort Lauderdale 001 9546300086

Turismo

DAL 12 AL 21

TOUR SRI LANKA - I SENTIERI DEL BUDDHA

Un affascinante viaggio che unisce la scoperta dei siti archeologici buddisti e la bellezza della natura tropicale: spiagge abbaglianti, palme e piantagioni di tè. Perla d’Oriente, Lacrima dell’India, Ceylon: tanti nomi per questa gemma incastonata nell’Oceano Indiano e collegata al continente solo attraverso un lembo di terra. Un vero paradiso terrestre, ricco di storia, tradizioni, letteratura e spiritualità.

1° GIORNO: Partenza con volo dall’Italia.

2° GIORNO: COLOMBO - DAMBULLA

Visita al sito archeologico e complesso rupestre. 5 grotte affollate da innumerevoli statue di Buddha e impreziosite da ricche e raffinate decorazioni.

3° GIORNO: DAMBULLA (escursione ad Anuradhapura e Mihintale)

Antica capitale buddista con rovine di complessi monastici. Tappa al Brazen Palace con lo spettacolare tetto di ottone e allo stupa di Thuparama, il più antico dell’isola. A seguire, il sito archeologico di Mihintale, centro religioso affollato di monasteri.

4° GIORNO: DAMBULLA (escursione a Sigiriya e Polonnaruwa)

Spettacolare fortezza scavata nel granito rosso che si innalza per 200 m con pareti a strapiombo sulla vegetazione. Tappa all’antica capitale di Polonnaruwa, palazzo reale, monasteri e giardini.

5° GIORNO: DAMBULLA - KANDY

Alla scoperta della cittadina di Kandy, ex residenza estiva degli inglesi. Sosta al vasto complesso di Dalada Maligawa, luogo sacro venerato dai buddisti.

6° GIORNO: KANDY - NUWARA ELIYA

Percorso attraverso villaggi, giardini di spezie e piantagioni di tè, per raggiungere la regione di Nuwara Eliya, la “piccola Inghilterra”.

7° GIORNO: NUWARA ELIYA - ELLA - PARCO NAZIONALE DI YALA

Partenza in treno lungo un suggestivo percorso panoramico e proseguimento per il Parco Nazionale di Yala e Ravana Falls.

8° GIORNO: YALA - GALLE

Escursione in jeep nel Parco. A seguire visita alla città coloniale di Galle, tra abitazioni coloniali dai colori vivaci, caffè con terrazze e giardini.

9° GIORNO: GALLE - NEGOMBO

Tempo libero nella graziosa cittadina che con i portoghesi nel XVII secolo visse un periodo di splendore e ricchezza.

10° GIORNO: NEGOMBO - ITALIA

Rientro in Italia

QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE

Mimino 15 partecipanti € 2.140

Supplemento camera singola € 440

Visto d’ingresso $ 50

La quota comprende: Voli di linea da Roma • Sistemazione in Hotel 4-5 stelle locali • Trattamento di pensione completa (bevande escluse) • Trasferimenti con mezzo privato • Visite guidate come da programma • Jeep safari nel Parco Nazionale di Yala • Guida locale parlante italiano • Accompagnatore 50&Più dall’Italia • Assicurazione medico-bagaglio e annullamento.

La quota non comprende: Tasse aeroportuali, bevande, mance, extra, facchinaggio e tutto quanto non specificato alla voce “La quota comprende”.

Le quote di soggiorno sopra riportate sono riservate ai soci 50&Più Associazione.

Quota supplementare per i non soci 50&Più: € 50

NOVEMBRE
9 NOTTI 10 GIORNI

50&PIÙ ESPERIENZE - YOGA NELLE TERRE DI SIENA

La cornice naturalistica della Val d’Orcia ospiterà una vacanza dedicata a yoga, meditazione e passeggiate. Alessandra Miccinesi, docente dei nostri webinar su Spazio50, proporrà degli incontri per approfondire pratiche mirate ad accrescere benessere e ristabilire un equilibrio mente-corpo in una splendida località termale. Non mancheranno momenti di relax e visite alla scoperta delle bellezze del territorio circostante. Un percorso immersivo in un luogo di pace combinando l’effetto meditativo di discipline olistiche. Cucina sana e trattamenti rilassanti, per vivere un soggiorno indimenticabile e riconnettersi con se stessi e con la natura.

1° giorno “Chianciano

Terme”

Arrivo a Chianciano Terme e sistemazione in Hotel nelle camere riservate. Incontro con l’insegnante di Yoga che illustrerà il percorso psico-fisico ed energetico che verrà praticato durante il soggiorno, attraverso le “asana” (posizioni), il “pranayama” (controllo del respiro), i “mudra” (energia): i principi base dello yoga per raggiungere equilibrio, armonizzazione e tranquillità. Cena e pernottamento.

2° giorno “Val d’Orcia”

Prima colazione in Hotel e tempo a disposizione. Utilizzo della sala “ad uso esclusivo” per la sessione di yoga. Ore 11.00 circa partenza per Montalcino e visita della città. Sosta in una enoteca per la degustazione di vini ed un piccolo light lunch. Al termine partenza per Bagno Vignoni e breve visita della cittadina termale. Proseguimento per Pienza e visita guidata dell’incantevole borgo. Tardo pomeriggio rientro in Hotel per la cena ed il pernottamento.

3° giorno “Siena e Monteriggioni”

Prima colazione in Hotel e tempo a disposizione. Utilizzo della sala “ad uso esclusivo” per la sessione di yoga. Ore 10.00 circa partenza per Siena Incontro con la guida e intera mattinata dedicata alla visita di Siena. Pranzo in ristorante centrale. Al termine partenza per Monteriggioni e visita.

Tardo pomeriggio rientro in Hotel per la cena ed il pernottamento.

4° giorno

Prima colazione in Hotel e tempo a disposizione. Utilizzo della sala “ad uso esclusivo” per la sessione di yoga. Partenza per il viaggio di rientro.

Minimo 20 partecipanti: € 570 € 50

La quota comprende:

• Sistemazione in Hotel cat. 4 stelle sup. per 4 giorni e 3 notti (Hotel Admiral Palace) • Trattamento di mezza pensione in Hotel • Degustazione / Light Lunch a Montalcino • Pranzo in ristorante centrale a Siena (Piazza del Campo) • Bevande ai pasti • Servizio guida per l’intera giornata in Val d’Orcia il secondo giorno • Servizio guida per l’intera giornata a Siena e Monteriggioni il terzo giorno • Bus intera giornata 2° e 3° giorno • Auricolari durante le visite/escursioni • Sala ad uso esclusivo per 4 giorni per attività di yoga • Incontri yoga con insegnante privata • Assicurazione medico/bagaglio.

La quota non comprende:

• Il viaggio dal luogo di residenza fino all’Hotel e vv • Assicurazione annullamento (facoltativa e su richiesta) € 15,00 • Bevande extra ed extra di carattere personale • Eventuali ingressi ai musei durante le visite guidate • Tassa di soggiorno da pagare direttamente in Hotel • Tutto quanto non indicato alla voce “La quota comprende”.

Le quote di soggiorno sopra riportate sono riservate ai soci 50&Più Associazione. Quota supplementare per i non soci 50&Più: € 50

19 AL 22 OTTOBRE 2023 4 GIORNI 3 NOTTI (Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 - Email: info@50epiuturismo.it www.50epiuturismo.it
DAL
PREZZO PER PERSONA IN CAMERA DOPPIA SUPPLEMENTO CAMERA SINGOLA

Ischia

“La perla del Mediterraneo”

Il verde della natura, il blu del mare, le terme naturali: tutto questo e molto altro in un soggiorno all’insegna del benessere, della buona cucina, del sole e del relax.

Hotel Terme President - 4 stelle - Ischia Porto

L’albergo composto da tre corpi attigui, situato in zona panoramica sovrastante il suggestivo porto di Ischia, è diretto con cura e professionalità. Dispone di piscina termale coperta e si distingue per l’attrezzato centro benessere “La Ninfea” e lo stabilimento termale convenzionato, situati entrambi all’interno dell’albergo.

Hotel Terme Cristallo - 4 stelle - Casamicciola

Incastonato in un’oasi di verde, l’hotel gode di una posizione panoramica in un’area tranquilla e riservata. Costituito da bianchi padiglioni in stile moderno e con terrazze fiorite, si compone di un corpo centrale disposto su 5 livelli. Dispone di piscine termali, palestra, reparto termale convenzionato e moderna beauty farm.

DA SETTEMBRE A DICEMBRE 2023

Il soggiorno comprende: 7 notti/8 giorni • Pensione completa con bevande ai pasti - Serate piano bar • 1 serata di gala • Uso delle piscine termali • Uso della palestra • Uso della sauna, bagno turco, reparto termale interno convenzionato Asl • Shuttle bus da e per il centro (Hotel President).

Non sono compresi: Trasferimenti da e per Ischia • Assicurazione annullamento con estensione Covid (€ 20 a persona) • Tassa di soggiorno (se prevista) • Extra, mance e tutto quanto non indicato ne “Il soggiorno comprende”. Su richiesta, i collegamenti a/r per Ischia con bus G.T. (traghetto incluso), in partenza dalle principali città del Nord e Centro Italia.

Per usufruire dell’offerta sopra riportata, per ogni 7 notti di soggiorno, è obbligatorio effettuare la cura per fanghi e bagni terapeutici, presentando l’impegnativa del medico di base. Per gli ospiti che non effettueranno tale cura, sarà applicato un supplemento di € 10 per persona, per notte, da regolare in hotel.

Quota supplementare per i non soci: € 50

SOGGIORNI DA DOMENICA A DOMENICA QUOTE A PARTIRE DA € 380

CROCIERA MSC ORCHESTRA

Periodo: dal 10 al 17 dicembre

Durata: 7 notti/8 giorni

Partenza con volo: da Roma e Milano

Una crociera magica in Medio Oriente a bordo della nave MSC ORCHESTRA, navigando lungo le acque baciate dal sole del Mar Rosso. Si farà scalo a Jeddah vivace metropoli, con un patrimonio storico e culturale sorprendente; Aqaba in Giordania piacevole destinazione turistica e punto di partenza per visitare la città di Petra, patrimonio Unesco; in Egitto a Sharm el Sheikh nota località balneare sul Mar Rosso, Sokhna a sud di Suez, porta di accesso al Cairo che offre la possibilità di visitare non solo la città, ma anche le piramidi a Giza.

QUOTA CROCIERA IN CABINA DOPPIA volo andata/ritorno + trasferimenti aeroporto/nave/aeroporto + assicurazione + quote di servizio crociera (quote minimo 20 persone)

Cabina Deluxe Interna € 1.100

Cabina Deluxe Esterna € 1.270

Cabina Deluxe Balcone € 1.450

Tasse portuali € 150

Per i non soci 50&Più è prevista la quota di gestione pratica: € 50 per persona

La quota comprende: Crociera di 8 giorni/7 notti in cabina della categoria prescelta in Esperienza Fantastica • Volo andata e ritorno per Hurghada (Safaga imbarco) • Trasferimento dall’aeroporto al porto di imbarco e viceversa • Trattamento di pensione completa a bordo: caffè mattutino, prima colazione (colazione in cabina consegna gratuita), pranzo, cena, tè pomeridiani, buffet e sorprese gastronomiche di mezzanotte • Utilizzo (non in esclusiva) di tutte le attrezzature della nave: piscine, lettini, palestra, idromassaggio, discoteca, biblioteca • Partecipazione (non in esclusiva) alle attività di animazione di bordo, spettacoli musicali, serate a tema, ecc. • Quote di servizio (ex mance obbligatorie) • Facchinaggio dei bagagli nei porti di imbarco e sbarco • Mezzi di imbarco e sbarco nei vari scali (non in esclusiva) • Assicurazione Medico/Bagaglio e Annullamento

La quota non comprende: Costi relativi ai visti di ingresso nei Paesi toccati dall’itinerario di crociera (Egitto visto multiplo e Arabia Saudita) • Bevande ai bar e ai pasti • Tasse portuali (€ 150)

• Escursioni ed i tour organizzati • Servizi di carattere personale • Extra in genere e quanto non espressamente indicato alla voce “La quota comprende”.

Itinerario:

Safaga (Egitto)

Jeddah (Arabia Saudita)

Aqaba (Petra-Giordania)

Sharm-el-Sheikh (Egitto)

Sokhna Port (Egitto)

Safaga (Egitto)

(Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 - Email: info@50epiuturismo.it www.50epiuturismo.it
Sharm El Sheikh Jeddah Safaga EGITTO ARABIA SAUDITA GIORDANIA Sokhna Port Petra Aqaba
• MAR ROSSO • ARABIA SAUDITA • GIORDANIA
EGITTO

Buone pratiche 50&Più

ne dei Maestri del Commercio, hanno ricevuto le onorificenze dalla 50&Più de L’Aquila. Tutti e cinque, per la presidente Dina Piperni, «Si sono distinti per la loro opera prestata nel volontariato, al di là delle ore di lavoro che la loro professione impegna nel quotidiano». Un messaggio caro allo spirito associativo 50&Più.

IL PREMIO GOLD AGE RICONOSCIMENTO AI SOCI

di Redazione

Nel corso della cerimonia di chiusura dell’anno sociale il Consiglio Direttivo di 50&Più Caserta ha consegnato il Premio Gold Age a nove soci (Maurizia Piva, Antonio De Angelis, Margherita Caramanica, Maria Cicatelli, Francesca D’Errico, Anna Maiorano, Maria Palumbo, Giuseppina Rossi e Laura Saccone). Come ha sottolineato la presidente Maria Pia Ciannarella, il riconoscimento è molto importante per coloro che lo ricevono, perché segno tangibile della stima e della riconoscenza dell’Associazione nei loro confronti. Offrire un riconoscimento a chi è iscritto da molti anni, a chi si impegna a trasmettere ad altri le proprie conoscenze, o a chi partecipa con entusiasmo alle attività, ai viaggi e agli incontri nazionali - afferma -, è come dire: “So che ci sei e sei importante per noi. La tua partecipazione

è fondamentale per la 50&Più”. Antonio Addari, Carmine Maccarone, Mario Maccarone, Domenico Colapelle e Luigi Palmieri. Sono loro i soci che, nell’ambito della premiazio-

Il Premio Gold Age, un diploma accompagnato da un distintivo, viene assegnato ai membri dell’Associazione che ne facciano richiesta e che si siano distinti nell’ambito della 50&Più di appartenenza. Secondo il regolamento, la qualifica di “Premio Gold Age” deve essere documentata da atti ufficiali che testimoniano l’attività sociale ed organizzativa, o da una dichiarazione di responsabilità sottoscritta dal Presidente e da un Consigliere provinciale o da almeno cinque soci. Spetta poi al Consiglio Provinciale deliberare quali soci ne saranno insigniti.

Superato lo stop imposto dalla pandemia - che nel 2020 e 2021 ha portato alla sospensione delle premiazioni -, lo scorso anno diverse province hanno assegnato il riconoscimento: Caserta, ancora una volta, ha premiato 8 soci, Macerata 2, Piacenza 1 e Vicenza 1.

www.spazio50.org | settembre 2023 86
Le sedi provinciali di Caserta e L’Aquila premiano i membri dell’Associazione più “virtuosi”
Foto di gruppo per i soci insigniti del Premio Gold Age: in alto, i premiati di 50&Più Caserta assieme alla presidente Maria Pia Ciannarella (al centro) Sopra, il gruppo di 50&Più L’Aquila con la presidente, Dina Piperni

EINAUDI

256 PAGINE

19,50 EURO

IN FUGA DALLA VITA

Quella di Maria Grazia Calandrone è una storia sentimentale, struggente e tormentata che si trasforma in un caso di cronaca. Un racconto intimo che ripercorre la vita della madre e del padre naturale dell’autrice, fino al tragico epilogo

di Renato Minore

«Adesso vengo a riprenderti e ti porto via. Lucia, dammi la mano». In Splendi come vita, due anni fa Maria Grazia Calandrone ha raccontato il suo tormentato rapporto con la madre adottiva. Nata da un rapporto extraconiugale, a soli otto mesi, era stata lasciata a Villa Borghese. La madre Lucia e il suo compagno Pietro avevano deciso di non portarla nel loro ultimo viaggio. In una lettera avevano spiegato i fatti: l’abbandono della neonata e il suicidio. Consegnavano la bambina “alla compassione di tutti”, sognando per lei “un futuro diverso”. Restava l’eco di un dolore lancinante, un lutto prolungato nel tempo. Per “riprendersi e portare via” Lucia, nel secondo atto della storia, Dove non mi hai portato, Calandrone insegue le proprie radici. In Molise, a Palata, il paese natale di Lucia, quarta figlia di contadini, raccoglie il ricordo del primo amore di lei per un ragazzo respinto dai genitori perché senza risorse. Per sette anni sopporta il marito

imposto, la sua freddezza, l’angustia della loro esistenza. Poi s’innamora di Giuseppe, più grande di lei, sposato e con cinque figli. Resta incinta, è denunciata per adulterio, fugge a Milano, dà alla luce Maria Grazia, la bambina porta il cognome di un uomo che non è il padre. Una vita da braccati, adulteri dunque perseguibili per la legge di quegli anni. Sopravvivono come possono, poi decidono di andare a Roma e farla finita. Calandrone ripercorre i passi della coppia sempre più disperata, parla con chi li ha incontrati, cerca fotografie, oggetti e voci, luoghi e persone, lettere, referti e timbri. Non ha pregiudizi, sta alla ricostruzione dei fatti, senza mai far valere la loro valutazione costruita momento su momento, con puntiglio, dubbi, una scia di indagine indiziaria sulle ultime ore della coppia. La quête intreccia una vicenda privata, che appare a volte indecifrabile, con la storia più vasta, quella pubblica della ricostruzione degli anni Cinquanta e Sessanta.

Maddalena Vaglio Tanet narra una storia di silenziose tragedie di provincia: appunto il suicidio di una adolescente e la scomparsa, per giorni, della sua docente che, sconvolta dalla notizia, come un automa si inoltra e scompare nel bosco. Intorno a questi eventi, un brulicare di ipotesi, affanni, ricerche da parte dei paesani. Il bosco custodisce la maestra che solo lì può perdersi e ritrovarsi quando, con un rovesciamento di ruoli, sarà un bambino a incontrarla, accudirla e condividere la sua scelta senza mai chiederne ragione, ad a iutarla infine a tornare. Tornare dal bosco è un romanzo sulla sofferenza, anzi sulle diverse sofferenze dei protagonisti, come ha spiegato Maddalena Vaglio Tanet che è una scout letteraria con studi alla Normale di Pisa e dottorato alla Columbia University.

settembre 2023 | www.spazio50.org 87
TORNARE DAL BOSCO di Maddalena Vaglio Tanet Marsilio 256 pagine 17,00 euro
Cultura
Libri

LUCA STEINMANN UN OSSERVATORE IN MEZZO AI MISSILI

Giornalista indipendente, reporter di guerra e dai territori di crisi in generale, Luca Steinmann ha collaborato da L’Espresso a Limes, dal portale Huffington Post al quotidiano tedesco Die Welt, da La Repubblica al TG de La7, e da poco ha pubblicato per Rizzoli il saggio-testimonianza Il fronte russo.

Quale sensazione si prova a essere dove accadono fatti pericolosi di cui parla tutto il mondo?

Quando entravo a Mariupol, oppure in un altro di questi territori distrutti e lastricati di cadaveri, con gente che fuggiva, gente ferita, gente che aveva appena perso una persona cara, sentivo di essere un osservatore ed era come se le tragedie che vedevo intorno a me non potessero colpirmi e quindi neanche i missili che letteralmente, fisicamente piovevano lì intorno. Ha incontrato molte difficoltà sul lato russo del fronte?

È stato molto duro a lavorare nel

Donbass, perché mi sono trovato di fronte alla grande ostilità delle persone locali, a un grande isolamento. Nessuno voleva avere a che fare con me. A poco a poco sono riuscito a entrare nei cuori di alcuni di loro, dicendo che non ero lì per fare propaganda. Nel momento in cui si è rotto questo velo di ghiaccio che mi circondava, mi si sono aperte delle sfaccettature umane, l’accoglienza, l’amicizia da parte di tante persone inaspettate, che hanno iniziato ad aprirsi e a raccontarmi perché sostengono o non sostengono questa guerra, a spiegarmi come siano spesso anche combattute e divise internamente. Dietro le linee ucraine circolano 11.000 giornalisti accreditati mentre dietro quelle russe non arrivano alla decina.

Questa discrepanza è dettata dal posizionamento politico dei nostri Paesi, legittimo, contro la Russia, e dal fatto che dalla parte russa le

Il libro descrive un anno di guerra in Ucraina dal privilegiato punto di vista di uno dei pochissimi reporter che lavorano dietro le linee russe, nei territori controllati dai russi. «Anche se è un racconto biografico, cerco di non mettere me stesso al centro, bensì le persone che incontro, soldati e civili. Alcune volte inevitabilmente succede, ad esempio quando fui espulso dal territorio e vennero a prendermi in stanza degli uomini incappucciati che mi caricarono su un furgone e mi portarono via. Chi sono i soldati russi? Come si vive insieme a loro? Come si fa a stare con loro e a ritagliarsi la libertà di raccontare in maniera affidabile questa guerra, nonostante non siano affatto ben disposti verso i giornalisti? Tutto questo è nel libro».

pratiche per poter accedere sono molto più complicate e farraginose. La mole di giornalisti presenti da una parte e l’assenza di giornalisti dall’altra hanno contribuito a far sì che la guerra venisse narrata in maniera sbilanciata. Invece ogni evento così complesso andrebbe raccontato da tutti i suoi lati.

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di Lauro Tamburi DIETRO LE LINEE RUSSE
Incontro con l’autore Cultura

IL DOSSO CHE NON TI ASPETTI

A Trento in mostra la serie di ritratti a sapienti che il maestro rinascimentale dipinse quasi in opposizione al suo stile esuberante

Pittore enigmatico e magico, interprete della “cultura dell’intrattenimento” che regnava nella corte di Alfonso I d’Este, duca di Ferrara, Dosso Dossi (1487/1542) sviluppò uno stile ricco nei colori, solido nelle figure e sfumato nei paesaggi, subito elogiato dall’Ariosto, che nell’Orlando Furioso lo indica tra i migliori artisti del ’500, insieme a Raffaello, Michelangelo e Tiziano. “Uomo affabile molto e piacevole”, secondo il Vasari, rimase a corte pressoché tutta la vita, dipingendo soprattutto storie mitologiche, allegorie curiose e santi in situazioni inedite, come Cosma e Damiano in posa da medici che esaminano urine, e dove scenografò feste e rappresentazioni teatrali, disegnò bandiere, dorò mobili e sorvegliò la laccatura delle carrozze.

Tra le rare occasioni in cui venne “prestato” dal duca a governanti amici, fondamentale la decorazione (insieme al fratello minore Battista) del Palazzo del Buonconsiglio di Trento nel 1531, residenza del cardinale Bernardo Cles. Vescovo e diplomatico, fu accorto mecenate, attentissimo al decorum, perciò Dosso dovette affrescare le sale in

maniera austera e rigorosa. Nella biblioteca ornò il soffitto con 18 dipinti raffiguranti saggi, filosofi e oratori, completando la meditazione sull’antico e le sue leggende del restante ciclo pittorico. Quelle tavole, ridotte a 12 per un infausto trasferimento ottocentesco, sono il cardine della bella mostra I volti della sapienza, che allinea un centinaio di opere a tema, tra sculture, stampe, volumi e dipinti (Bramante, Moretto, Preti, Giordano, Duerer, Ribera), tra cui due magnifiche tele dossiane provenienti da Canada e USA.

Informazioni sulla mostra: I volti della sapienza. Dosso e Battista Dossi nella Biblioteca di Bernardo Cles

Castello del Buonconsiglio via Bernardo Clesio 5, Trento Orario: 10/18; lunedì chiuso

Biglietti: € 10; ridotto € 8 (gruppi, over 65, convenzioni); ridotto € 6 (dai 15 ai 26 anni); gratuito minori di 14 anni, disabili e studenti con i rispettivi accompagnatori, guide turistiche, convenzioni Telefono: 0461233770

www.buonconsiglio.it

Fino al 22 ottobre

BREVI PROPOSTE

NOMELLINI, VIANI E LEVY

A FORTE DEI MARMI

La Versilia visse un momento magico a cavallo dell’anno 1900, quando ospitò musicisti, letterati e intellettuali da tutta Europa. E grandi pittori, quali il divisionista Plinio Novellini, l’espressionista Lorenzo Viani e l’eclettico tunisino Moses Levy, protagonisti della mostra Accadde in Versilia al Forte Leopoldo I.

Fino al 5 novembre

MARIO SCHIFANO

A NAPOLI

Ha iniziato come restauratore di antichità, uno dei grandi del XX secolo. Poi è diventato un “esploratore visionario” dell’oggi, rielaborato partendo dai media, la pubblicità, il futurismo, i paesaggi. Cinquanta opere, alcune rarissime e altre mai viste in mostra, alle Gallerie d’Italia presentano Mario Schifano: il nuovo immaginario. 1960 -1990

Fino al 29 ottobre

Arte
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di Ersilia Rozza
Cultura

Cultura

di Mila Sarti

DA NON PERDERE SETTEMBRE, IN ARRIVO LE NUOVE STAGIONI TEATRALI

Teatro Sala Umberto: grande attenzione alla formazione spazio alla commedia brillante e agli spettacoli che sanno parlare alle nuove generazioni

Non sono molti i teatri che già da settembre hanno spettacoli in scena. Il clima caldo, le scuole ancora chiuse, il profumo delle vacanze che non vuole svanire, gli ultimi festival all’aperto… Tutto questo non aiuta. C’è un teatro a Roma, però, che questo appuntamento non lo salta mai: la Sala Umberto, capitanata dall’inossidabile direttore artistico Alessandro Longobardi. Questi, insieme agli artisti presenti, ci hanno svelato la stagione teatrale 2023-2024 che prevede quindici rappresentazioni all’insegna della commedia brillante, della musica e della drammaturgia contemporanea. Si confermano poi le ‘Incursioni’, eventi di uno o due giorni tra reading e stand up, il ‘Progetto Scuole’ ideato e diretto da Livia Clementi e la formazione accademica di Lorenzo Gioielli. Ma torniamo al cartellone che si apre il 26 col testo ironico

e divertente Un giorno come un altro, scritto e diretto da Giacomo Ciarrapico. Gli interpreti, Luca Amorosino e Carlo De Ruggieri, sono due scrutatori del seggio elettorale 4607, alle porte di Roma. Non si conoscono ma sono sicuramente diversi fra loro e mal si sopportano. Devono però passare insieme un’intera, difficile giornata, aspettando che gli italiani si decidano ad andare a votare...

Il sipario si alzerà anche su Gianfranco Jannuzzo e Barbara De Rossi, Biagio Izzo, Peppe Barra e Lalla Esposito, Carlo Buccirosso, Giovanni Scifoni, Giuseppe Cederna, Marina Confalone e Mariangela D’Abbraccio, Michele Sinisi, Benedicta Boccoli e Lorenza Mario, Roberto Valerio, Carlotta Proietti e Gianluigi Fogacci, Maurizio Martufello e Marco Simeoli, Simone Colombari e Max Paiella e i Familie Flöz.

ROMA DI SCENA

Parte la 38ª edizione di Romaeuropa Festival diretta da Fabrizio Grisafi, 90 spettacoli e 500 artisti da tutto il mondo invadono la Capitale fondendo coi loro spettacoli la nostra cultura alla creatività internazionale. Per il teatro riflettori accesi su Isabelle Huppert, Susanne Kennedy, Elli Papakonstantinou e l’omaggio a Peter Brook. Il viaggio culturale sui palcoscenici romani continua con gli ultimi appuntamenti di teatro, danza e musica in un luogo magico come Castel Sant’Angelo con la rassegna Sotto l’Angelo di Castello , fino al 21. Anche il Teatro Vittoria apre la sua programmazione con due spettacoli settembrini: Risate di gioia e Le intellettuali di Piazza Vittorio.

Teatro
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LUCIANO BERIO DALL’ELETTRONICA AI BEATLES

Venti anni fa ci lasciava uno dei compositori fondamentali del secondo Novecento, influente e problematico dalla discussa ma ricchissima eredità artistica

«Non esiste crisi nella musica ed è da dubitare che sia mai esistita; esistono solo opere che sono o non sono significative e persone più o meno educate alla loro assimilazione». Partendo da questa affermazione semplice quanto così complessa da tradurre in opere non legate all’approvazione immediata o a postulati ideologici, Luciano

Berio ha forgiato la sua esperienza compositiva, partendo da uno sperimentare sempre ancorato al corpo vivo della musica e insieme comunicativo e volto a ottenere una reazione empatica dagli ascoltatori.

La sua produzione eclettica - dall’avanguardia elettronica al teatro musicale, dalla cameristica agli arrangiamenti di piece altrui (Monteverdi, Brahms, Weill, i Beatles…), dalle opere alle Sequenze per strumento singolo - e la sua didattica - da Darmstadt

Musica

MUSICA E CLIMA

I ricercatori di Oxford hanno analizzato 23.000 brani arrivati in classifica in GB negli ultimi 70 anni. Risultato: le condizioni meteorologiche svolgono un ruolo significativo nel plasmare le scelte dell’asc oltatore e l’associazione musica/clima è più accentuata per le hit. Il clima caldo e soleggiato fa preferire pezzi ballabili, che evocano gioia e felicità; i mesi piovosi e freddi quelli intimi e introspettivi.

DA NON PERDERE

alla Juilliard di New York - propongono un ventaglio di idee al livello degli esiti delle nostre massime intelligenze della seconda metà del ’900, con le quali si confrontava e collaborava, Eco, Piano, Calvino, Sanguineti. In occasione del ventennale della morte, avvenuta a Roma sulla soglia dei 78 anni, sarebbe opportuno riscoprire alcune composizioni di questo gigante, parte, con Maderna e Nono, di una triade che qualcuno paragonò a quella formata da Haydn, Mozart e Beethoven. Non solo le partiture più eseguite - le solari Folk Songs, Rendering (che riprende appunti sinfonici di Schubert e se ne ascoltano frammenti negli stacchi di Radio3) e la pianistica Wasserklavier -, ma anche la geniale e complessa Sinfonia, la raffinata Calmo oppure le due Allelujah, l’inquieta Ofanim e la fantasiosa e imprevedibile Momenti.

DUETTO DI GRAN CLASSE

L’emozione corre sul filo delle note che la pianista Stefania Tallini e il flicornista Franco Piana distillano come “acqua di vita”, cui abbeverarsi con effetti collaterali positivi e benefici. Entrambi da tempo ai vertici del jazz di casa nostra, in E se domani propongono nove brani loro e cinque standard con un approccio che passa dal vellutato e cantabile al vibrante e positivo, dallo scat divertito di Piana all’espressività intensa del tocco di Tallini, in una complicità totale e convincente.

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di Raffaello Carabini

IO CAPITANO

Matteo Garrone e il dramma dei migranti Il regista di “Gomorra” e “Pinocchio”, col suo cinema inconfondibile, racconta l’odissea contemporanea di due giovani senegalesi per raggiungere l’Europa

Una moderna odissea cantata per immagini difficili da sostenere a occhi fermi. Fotogrammi che arrivano come schiaffi in viso. Fatti ispirati a storie vere. Mentre le notizie sui giornali faticano a trovare parole nuove per descrivere tali tragedie, l’emergenza dei barconi prosegue. E noi assistiamo impotenti, leggendo di clandestini salvati o morti affogati - donne, vecchi e bambini che spesso non hanno mai visto il mare -, tutte storie di persone reali, che ad acque sconosciute e carnefici senza scrupoli hanno affidato le loro anime. Con la speranza di un futuro migliore. Quello dei naufragi sulle coste italiane è un fenomeno a cui la politica europea è chiamata a rispondere subito. Non c’è più tempo. Matteo Garrone, autore di punta del nostro cinema -

FILM IN USCITA

COMMEDIA

IL MIO GROSSO GRASSO MATRIMONIO GRECO 3

Regia: Nia Vardalos

Con: E. Kampouris, J. Corbett, A. Martin, N. Vardalos, L. Kazan, L. Mandylor Alla scoperta delle proprie radici. Risate e riflessioni per una commedia che con soavità porta sullo schermo la capacità di superare i pregiudizi di fronte a culture diverse. Toula Portokalos e la sua chiassosa famiglia greco-statunitense, per adempiere al desiderio di papà Gus passato a miglior vita, fanno una rimpatriata nel villaggio natìo in Grecia per riallacciare i fili del passato al futuro.

premiato a Berlino e Cannes per le sue opere coraggiose, storie visionarie ma mai edulcorate (L’imbalsamatore, Primo amore, Reality, Dogman, Il racconto dei racconti ) - con uno sguardo focalizzato sul reale ‘magico’ che sospende ogni giudizio, espone solo i fatti. E con Io capitano offre allo spettatore l’opportunità di viaggiare insieme con Seydou e Moussa: due giovani che abbandonano Dakar per tentare la sorte in Europa. Tra le dune del deserto, le prigioni libiche e la stiva del barcone che vorrebbe ingoiarli come la balena di Pinocchio di Collodi, i ragazzi sperimentano la loro personale odissea. Con Seydou Sarr e Moustapha Fall.

Regia: Matteo Garrone

Genere: drammatico

COMMEDIA NERA

THE PALACE

Regia: Roman Polanski

Con: H. Ford, P. Waller-Bridge, M. Mikkelsen, T. Kretschmann

Un capodanno fiabesco quello del millennio 1999-2000. In un castello tra le nevi svizzere, ospiti milionari ed egocentrici hanno a disposizione uno staff di cuochi e facchini per soddisfare le loro esigenze. Nonostante la maniacale preparazione, qualcosa sfugge al controllo del direttore e il veglione degenera. Con Mickey Rourke, Fanny Ardant, Luca Barbareschi, John Cleese e Joaquim de Almeida.

Cinema Cultura www.spazio50.org | settembre 2023 92
di Alessandra Miccinesi

a cura della Redazione

Modalità di invio

Queste pagine sono dedicate a chi cerca un’amicizia, a chi vuole affittare, comprare o vendere immobili. Qui potete assicurarvi un impiego o acquistare oggetti rari e curiosi

Le inserzioni possono essere indirizzate a mezzo posta a: 50&Più, via del Melangolo, 26 00186 Roma, oppure tramite posta elettronica all’indirizzo: redazione@50epiu.it. Vengono accettate solo se firmate in modo leggibile e corredate della fotocopia del documento d’identità del firmatario, fermo restando il diritto all’anonimato per chi ne faccia richiesta.

Relazioni personali

Laureata, pensionata, molto sola, con una grande proprietà da gestire. Vorrei trovare un compagno per amicizia, che mi possa stare vicino e poi... se son rose fiorirà l’amore. Città preferite: Bari, Brindisi, Taranto, Lecce. Astenersi perditempo.

Telefonare al 3271462387

Astigiano, coltivatore diretto, alto 1,80, bella presenza, conoscerebbe signora italiana di buona cultura, di circa 66/73 anni, per convivenza o matrimonio.

Telefonare al 3382528203

85enne, vedovo, pensionato, buona presenza, giovanile, conoscerebbe signora per amicizia ed eventuale convivenza, residente in Abruzzo o nelle vicinanze.

Telefonare al 3314414395

Quando si perde la compagna di una vita, bisogna decidere se lasciarsi andare o provare a risorgere. Questa sarebbe la mia intenzione. Sono un imprenditore pensionato, di carattere aperto e cordiale,

indipendente e alla ricerca di un rapporto serio.

Telefonare al 3285715090

Collezionismo

Valuto offerta per cedere collezione (quasi completa) di Monete del Regno d’Italia dal 1900 al 1943 e della Repubblica Italiana (completa, comprese le commemorative), fino all’avvento dell’euro. Zona Treviso. Telefonare al 3206167891 (ore pasti)

Recupero gratuitamente, in provincia di Ascoli Piceno, enciclopedie o dizionari enciclopedici di cui ci si voglia liberare perché divenuti inutili o ingombranti.

Telefonare al 3342712781 (anche WhatsApp) oppure allo 0735794311

Vendesi/Affittasi

Gallipoli, vendesi trilocale mura cinta centro storico, accesso diretto sottostante mare. Due letto, due

bagni, cucinotto. La proprietà comprende 1/4 cortile interno indiviso con posti auto, androne con passo carraio. Arredato, abitabile subito, trattativa diretta proprietario. Classe energetica “G”.

Telefonare al 335343213 oppure scrivere a: spazioambiente@libero.it (per informazioni-foto)

Occasioni

Vendo, a valutazione del compratore: rivista di gastronomia Cioccolata &C. anno 1991 - 10 fascicoli - Il Periodico Editore; libro, Menu famosigrandi ricette, Carnacina/GuagniniGarzanti - I edizione, novembre 1976. Telefonare allo 0462813250 (ore pasti)

Lavoro

Cerco lavoro per stirare in qualsiasi posto, anche al mio domicilio, zona Bologna. Ho 57 anni. Telefonare al 3420337700

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le stagioni Vivere in armonia

L’AUTUNNO È IL TEMPO DI MEZZO

a cura di:

SETTEMBRE

Nei giorni dell’Equinozio sembra quasi che il tempo trattenga il fiato. Un lungo, intenso respiro, prima di intraprendere il cammino verso l’autunno. Un tempo di mezzo che, quasi indifferente alle leggi del cielo, porterà con sé ancora per un po’ il profumo dell’estate. Perché la speranza è da sempre la stessa: quella di una tiepida ottobrata, che renda più dolce l’arrivederci alla bella stagione. Di cose ce ne sono da fare: assaporare i frutti ancora caldi di sole e terra e metter mano a pentole e barattoli per conserve e marmellate che intrappolano i fuggenti sapori estivi. A reclamare la sua parte c’è poi l’orto, che chiede di guardare avanti, ai mesi futuri, e di pensare a semine, trapianti e potature. E mentre i grappoli chiamano alla vendemmia, una puntatina nel bosco sarà generosa di funghi e more. Poi si entra in cantina, perché “se di settembre senti tuonare, le botti puoi preparare”. Il proverbio non lascia dubbi. Con il tempo che muta, con qualche acquazzone che rinfresca la campagna, le giornate si fanno più brevi e scivolano lentamente nelle morbide atmosfere d’autunno.

Coltiviamolo così

L’ORTAGGIO

Il finocchio (Foeniculum vulgare dulce)

Fa bene perché

Da sempre se ne loda il potere diuretico, depurativo, stimolante dell’appetito e delle funzioni del fegato, mentre un’elevata presenza di quercetina, dalla potente azione antiossidante, lo rende utile nella prevenzione dei tumori.

Seppur non difficile da coltivare, è però bene conoscere alcuni punti deboli del finocchio quali la sofferenza per troppa acqua e basse temperature. Preferisce infatti un clima temperato caldo, senza gelate invernali.

La semina

Tanto in vaso quanto nell’orto, il finocchio necessita di terriccio o terreno fertile, soffice e ricco di humus. Pianta piuttosto voluminosa, non è tra le più adatte alla soluzione in vaso, comunque percorribile. I semi si interrano anticipatamente in semenzaio oppure direttamente a dimora, a file, da maggio a settembre, coperti con appena 1 cm di terriccio. Si effettua un diradamento lasciando una pianta ogni 25 cm circa sulla fila. Nelle regioni del Sud, vengono coltivate anche varietà a semina primaverile (fine febbraio) da raccogliere in estate. La semina va preferibilmente effettuata con Luna calante. In caso di trapianto, da effettuare invece con la Luna crescente, si fa con piante di almeno un mese.

Raccolta e conservazione

I grumoli si raccolgono scalarmente dall’autunno all’inverno. Importante, a seconda della località, raccoglierli prima dell’arrivo delle gelate per evitare che si rovinino. Si conservano in frigorifero non più di una settimana. Si possono congelare, ma solo dopo averli sbollentati.

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«La Stagione di Autunno si mostrerà il 23 Settembre. Sulle prime sarà ventosa poi secca, e finalmente dopo le nebbie verranno acque copiose accompagnate da nevi ne’ monti, con le quali faremo passaggio al nuovo Inverno del 1847»
Almanacco Barbanera 1846
seguendo

BUONO A SAPERSI

Un panno di microfibra, prima che si consumi, può sostituire il lavoro di 60 rotoli di carta. Inoltre, spruzzare i detergenti direttamente sul panno invece che sulla superficie, farà consumare meno prodotto. Per dosare il detersivo della lavatrice usate sempre i misurini: eviterà sprechi e inquinerà meno. Infine, mettete ad asciugare gli indumenti sulle grucce dopo aver effettuato un risciacquo delicato: risparmierete tempo, fatica ed energia elettrica nello stirare.

FIORI E FRUTTI SUL BALCONE

“LANTERNE” NATURALI

COLTIVARE CON LA LUNA

NELL’ORTO

Con le temperature che cominciano a diminuire, c’è da pensare anche alle piante in vaso. In particolare a quelle più sensibili alle escursioni termiche, tra cui le grasse: basterà collocarle in un punto riparato. Anche del balcone. Poi tra i lavori d’inizio settembre, con la Luna calante, seminare o trapiantare il prezzemolo da consumare in inverno. Ultimare la potatura e seminare all’aperto ravanelli, finocchi, radicchio, rape e spinaci. Raccogliere gli ortaggi in quantità e conservarli sott’olio, sott’aceto e agrodolce. Moltiplicare per talea il rosmarino e la salvia. In Luna crescente, seminare all’aperto crescione e lattughino da taglio (al Nord). Trapiantare bietola da costa, cicoria. Raccogliere i peperoncini e le zucche da mettere poi in pieno sole per favorirne la maturazione.

NEL GIARDINO

Anche in giardino è tempo di cominciare a rimettere in ambienti riparati le specie che soffrono, come gli agrumi, i primi freddi autunnali. Ma si devono pure asportare i boccioli sfioriti dalle ornamentali per prolungarne la fioritura. A fine mese si potrà anche pacciamare piante e arbusti alla base del tronco. Potare in Luna calante la lavanda. In Luna crescente seminare in coltura protetta le annuali da fiore e all’aperto calendula, convolvolo, papavero, primula e i tappeti erbosi. Mettere a dimora bulbose a fioritura primaverile come anemone, bucaneve, croco, giacinto e anche i ciclamini napoletani, la cui fioritura proseguirà fino a novembre. Effettuare la semina o il trapianto dei tappeti erbosi. Preparare le talee di lavanda e rose per la propagazione.

Ornamentali e facili da coltivare, gli alchechengi, Physalis alkekengi, sono piante con piccoli frutti autunnali. Dentro la capsula arancione a forma di lampioncino si trova una bacca, giallo arancio, gustosa da mangiare. Poco esigenti, si riproducono dividendo la radice in tardo autunno e interrandola a pochi cm di profondità, oppure da seme, in primavera in Luna crescente. Foglie e fusti si seccano in inverno per rispuntare in primavera. Resistono bene alle gelate.

DICE IL PROVERBIO

Settembre ventoso e dorato

è bello e fortunato

A settembre pioggia e Luna

è dei funghi la fortuna

Non c’è re e regina che non han bisogno della vicina

SE HAI ½ GIORNATA

SERRE

E TUNNEL IN VISTA DEL FREDDO

Le piante che temono il gelo e gli ortaggi per l’inverno - insalate, bietole, spinaci - nelle zone a clima più freddo necessitano di ripari, che li renderanno più a lungo produttivi anche nelle regioni più temperate. È quindi di fondamentale importanza allestire piccole serre utilizzando fogli trasparenti in policarbonato che presentano una o due intercapedini, tali da impedire alla brina e al gelo di entrare in contatto con le piante. L’aria fredda resterà fuori proprio grazie a quell’aria intrappolata nell’intercapedine. Quanto alla chiusura, si utilizzano appositi dispositivi ad “U” sulle estremità dei fogli di policarbonato al fine di ottenere l’effetto desiderato.

IL SOLE

Il 1° sorge alle 06:25 e tramonta alle 19:34

L’11 sorge alle 06:36 e tramonta alle 19:17

Il 21 sorge alle 06:46 e tramonta alle 19:00

Le giornate si accorciano. Il 1° si hanno 13 ore e 9 minuti di luce solare e il 30 se ne hanno 11 ore e 49 minuti: si perdono 80 minuti di luce

LA LUNA

Il 1° tramonta alle 07:50 e sorge alle 20:35

L’11 sorge alle 02:37 e tramonta alle 18:06

Il 21 sorge alle 13:22 e tramonta alle 22:08

Luna calante dal 1° al 14 e il 30.

Luna crescente dal 16 al 28.

Luna Piena il 29. Luna Nuova il 15

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Giochi di Lionello e Favolino

Stuzzica Cervello di

TEST 1

Osservate attentamente la seguente figura e dite, utilizzando solo lo sguardo, in quanti punti si incontrano le sei linee tratteggiate qui sotto riportate.

TEST 2

Osservate attentamente i sottostanti cinque gruppi composti da due sequenze di numeri intervallate da una lettera e dite quali numeri vanno sostituiti ai punti interrogativi nell’ultima coppia di sequenze, secondo un criterio logico da determinare.

» STRADA ROMANA

Sulla pietra deserta i passi antichi risuonano; la mano del pastore si leva e nell’offerta dell’agnello rivive ancora la speranza antica

INDOVINELLO Favolino

» IL MARITO DA SCEGLIERE

D’alta statura sempre maschio e forte, difficile che ceda al primo assalto; ma per essere un buon partito devi poterlo scegliere fra sette: tosto vedrai che dal comune ardore nasce qualcosa che fa bene al cuore

SCIARADA (5+7 = 12) Favolino

TEST 3

Osservate attentamente la sequenza di figure sotto rappresentata e andate a pagina 98

Soluzioni a pagina 98

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Enrico Diglio
REBUS Lionello 5 5 8 REBUS Lionello 2 4 2 7 8
a c b d e f 5 8 2 7 2 3 A 6 7 3 6 3 2 4 5 3 2 1 4 B 6 3 5 0 3 2 6 6 4 4 6 3 C 9 3 7 1 9 0 2 6 4 9 3 8 D 6 2 8 5 7 4 1 8 2 9 2 5 E ? ? ? ? ? ? a) b) c) d) e)

TECNOLOGIA

GLI OVER 65

E IL COMPUTER

Nel 2020, dopo la diffusione del Covid in Lombardia, le Università di Milano-Bicocca e della Cattolica hanno raccolto dati sulle pratiche acquisite dagli anziani durante l’emergenza. L’indagine, ripetuta nel 2021 e nel 2022-2023, si è concentrata su come hanno affrontato la rapida digitalizzazione dei servizi pubblici durante e dopo la pandemia. È emerso un rapporto con i servizi digitali condizionato dalle competenze e dalla disponibilità di supporto. La maggior parte degli intervistati manifesta, inoltre, la necessità di servizi digitali più semplificati, che attraverso un solo canale di accesso forniscano tutte le informazioni e le prestazioni utili.

SESSUALITÀ

SODDISFAZIONE

SESSUALE CONTRO

IL DECLINO COGNITIVO

Un’indagine della Penn State University, condotta su 818 uomini fra i 56 e i 68 anni, ha approfondito la relazione fra i cambiamenti fisici come la funzionalità erettile e quelli psicologici come la bassa soddisfazione sessuale, per determinarne il rapporto con i meccanismi cognitivi. Gli scienziati hanno così scoperto che in caso di bassa soddisfazione sessuale si è più esposti a demenza, Alzheimer, malattie cardiovascolari e altri problemi da stress. Al contrario, un miglioramento della sessualità supporta la funzione della memoria e dei meccanismi cognitivi.

Informazioni, curiosità, notizie utili, luogo d’incontro e di scambio Inviate segnalazioni e quesiti a: centrostudi@50epiu.it

SALUTE

OVER 65 E TABACCO QUALE RAPPORTO

Secondo i dati raccolti nel biennio 2021-2022 da PASSI d’Argento, il sistema di sorveglianza dedicato alla popolazione anziana dell’Istituto Superiore di Sanità, il 62% degli over 65 italiani non fuma, il 27% ha smesso da oltre un anno, l’11% è ancora fumatore. Elementi come reddito e istruzione sembrano avere un certo peso nell’abbandono di questa abitudine: in genere la quota di ex-fumatori cresce fra chi non ha difficoltà economiche (sono il 31% contro il 22% di chi dice di averne) e fra chi è più istruito (sono il 35% fra laureati contro il 21% di chi ha al più la licenza elementare).

SOCIETÀ

TRENTO E BOLZANO CITTÀ A MISURA DI ANZIANO

Hanno vinto l’indagine sulla qualità della vita declinata per fasce d’età, con particolare riferimento a quella anziana. Trento e Bolzano si sono aggiudicate la prima posizione grazie a tre fattori fondamentali: la spesa per alcuni servizi sociali; il basso consumo di farmaci; la speranza di vita. I risultati, presentati al Festival dell’Economia di Trento, sono il frutto di una classifica sulla qualità della vitasuddivisa per fasce di età - che Il Sole 24 Ore stila ormai ogni anno a partire dal 1990. Un modo per raccontare una vera e propria geografia del benessere.

LAVORO

SENIOR E LAVORO UN’ESPERIENZA

CHE VALE MILIONI DI EURO

In Italia l’indice di dipendenza degli anziani nel 2019 è salito a 35,7%, il valore più alto in UE. L’invecchiamento della forza lavoro impensierisce gli esperti di risorse umane, vista anche l’esperienza di cui sono portatori. La soluzione potrebbe essere la formazione: entro il 2027 i programmi in sinergia tra Italia e Unione europea prevedono di finanziare 21 progetti regionali e 6 nazionali con il Fondo sociale europeo. Sul piatto ci sono oltre 28,6 miliardi di euro che in 4 anni possono imprimere una svolta, incentivando assunzioni, innovazione, ricerca, inclusione e formazione.

LIBRI

IN BICICLETTA SONO

LIBERO. IN VIAGGIO

CON IL PARKINSON

S. Masotti e M. Mauro

Ediciclo Editore 2022 - 144 pp. Simone Masotti ha sempre amato andare in bici, ma a 30 anni, quando gli viene diagnosticato il Parkinson, si trova accanto un compagno di viaggio scomodo e limitante. Tuttavia non si è arreso e ha mantenuto una certa libertà: camminare, pedalare, nuotare, guidare. Muoversi è la terapia più importante per Simone, la catena della bici - come dice sempre - “l’unica che lo libera”. Lui non si ferma, portando la propria testimonianza, raccogliendo fondi, dimostrando che della speranza dobbiamo essere testimoni.

settembre 2023 | www.spazio50.org 97
BAZAR a cura del Centro Studi 50&Più

Soluzioni giochi

REBUS (5 5 8)

T emergente; viole N T A

= Temer gente violenta

GIOCHI IN VERSI

REBUS (2 4 2 7 8)

L avi; T ava; VIS su TA; A mandola

= La vita va vissuta amandola

INDOVINELLO / Strada romana

= Altare

SCIARADA (5+7 = 12) / Il marito da scegliere

= Torre+fazione = Torrefazione

Stuzzica cervello

TEST 1

I punti in cui si incontrano le sei linee tratteggiate sono 25 come evidenziato di seguito.

TEST 2

I numeri che sostituiscono i punti interrogativi nell’ultima delle cinque coppie di sequenze sono 6, 3, 7, 4, 7, 0. Essi si ricavano nel seguente modo: il primo, il terzo e il quinto numero della seconda sequenza del quinto gruppo di numeri si ottengono sommando al primo, terzo e quinto numero della corrispondente prima sequenza un numero uguale alla posizione nell’alfabeto italiano della lettera posta tra le due sequenze; tale numero va invece sottratto al secondo, quarto e sesto numero della prima sequenza per ottenere il secondo, quarto e sesto numero della corrispondente seconda sequenza.

Quindi: 1 8 2 9 2 5 E 6 3 7 4 7 0

la lettera E occupa la quinta posizione dell’alfabeto: 1 + 5 8 - 5 2 + 5 9 - 5 2 + 5 5 - 5

TEST 3

Quale delle seguenti sequenze rappresenta quella prima vista?

a) b) c)
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