Guida Buyer Ittico N.1 2021 - PesceInRete

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GUIDA BUYER

L'articolo

N.1 2021

Uno spettro si aggira per i mari italiani! Cosa vuol dire pesca fantasma e quali sono i suoi effetti di Sergio Ragonese intrappolare, impigliare ed avviluppare gli organismi marini.

La locuzione “Pesca fantasma” è divenuta abbastanza familiare anche fra i non specialisti sia per l’interesse scientifico che suscita (cfr. life-ghost.eu) sia per i molti articoli (spesso allarmanti) comparsi sulla carta stampata e sui social (dove è anche definita “Pesca killer”). L’interesse per questa tematica, che si potrebbe meglio definire come “pesca collaterale”, è anche recentemente aumentato perché alcune specie carismatiche, comunque minacciate e in pericolo, come le tartarughe (tipo Caretta caretta) o i mammiferi marini (come i delfini e addirittura la foca monaca Monachus monachus), sono fra le vittime di questa pesca anomala.

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Detta anche “Ghost fishing” (e Ghost fishing effect), probabilmente per enfatizzare i suoi effetti mortali sugli organismi marini (non a caso, ghost money è il termine utilizzato per indicare l’obolo che veniva inserito nella bocca dei defunti per pagare Caronte), la pesca fantasma è un fenomeno che riguarda gli attrezzi da pesca che si perdono in fondo al mare (denominati anche “abandoned, lost or otherwise discarded fishing gears - ALDFG”, o più semplicemente “derelict fishing gear” o “lost gear”). In sintesi, questi attrezzi che rimangono in fondo al mare principalmente a causa dell’impigliamento con le asperità dei fondali (le cd “afferrature” come scogli o le lamiere dei relitti), non si rendono conto di essere, appunto, dei fantasmi, e rimanendo fedeli al tacito contratto con i proprietari (i pescatori), cercano di continuare a

È vero che la definizione di prima fa presupporre anche che gli attrezzi siano abbandonati, ma ciò non mi appare molto convincente dato che raramente un pescatore professionista “abbandona” in mare i suoi preziosi attrezzi e quindi ci si trova quasi sempre di fronte a reti perdute involontariamente dai pescatori per vari fattori: a) una cala troppo azzardata, b) una cala in zone proibite, c) una burrasca inattesa, d) un danneggiamento da parte di pescatori rivali, maldestri pescatori ricreativi o naviganti della domenica che spesso calano le ancore in prossimità delle reti (nonostante le stesse siano generalmente segnalate da bidoncini e bandierine). Per inciso, alcuni autori usano la parola “fantasma” anche per indicare altre tipologia di “enti” sempre collegati alla pesca, tipo i “pescatori professionisti artigianali fantasma che, pur utilizzando sistemi di pesca e canali di commercializzazione del pescato tradizionali, non regolarizzano la propria attività professionale”. In pratica, i pescatori fantasma sono coloro che svolgono la pesca in concorrenza sleale con gli altri pescatori “ufficiali”. Si parla pure di “interventi fantasma, che possano apparire come azioni di protezione ma lo sono soltanto sulla carta”, cioè degli interventi spacciati come salvaguardia degli stock o dell’ambiente, ma in realtà di dubbia efficacia. Non va dimenticato, infine, che esistono anche dei pesci ossei denominati “fantasmi” (famiglia Solenostomidi) chiamati così per la loro capacità mimetica. Chiarito il primo ingrediente della pesca fantasma (definizione, terminologia ed altri possibili significati acquatici), diventa intuitivo quale possa essere il secondo ingrediente, ovvero l’effetto negativo collaterale. Si tratta dell’inutile cattura e successiva morte di animali marini intrappolati nelle reti fantasma. Inutile, ovviamente, per i pescatori e noi consumatori umani perché, di contro, un pesce morto in una rete fantasma può rappresentare un possibile pasto inatteso per altri animali marini. Le reti perdute senza o con gli esanimi pesci ed altri


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