Guida Buyer Ittico N.1 2021 - PesceInRete

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GUIDA BUYER

L'articolo

N.1 2021

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Seaspiracy. È vero ciò che ci racconta? L’opera disponibile sulla famosa piattaforma streaming Netflix ha fatto il giro del mondo creando scompiglio tra i consumatori, attirando le critiche del mondo della pesca e di alcune figure della comunità scientifica di Davide Ciravolo Seaspiracy è il recente documentario di Netflix che ha scosso gli animi degli spettatori e ha messo il mondo della pesca e dell’acquacoltura nel mirino dell’opinione pubblica internazionale. In estrema sintesi, l’opera prodotta da Kip Andersen (già noto alla cronaca per aver realizzato Cowspiracy) enfatizza l'impatto dell'industria della pesca sull’ecosistema marino, mostrando una situazione al limite del collasso.

All’inglese BBC Worm avrebbe recentemente affermato che, relazionati ad oggi, la maggior parte dei dati utilizzati nel suo studio risulta essere obsoleta. Lo stesso Worm non nasconde lo stato di sovrasfruttamento di alcuni stock ma al contempo afferma che da tempo sono in atto azioni volte a riparare i danni causati. Dall'Università di Washington addirittura arrivano critiche sullo stesso studio, ritenuto irrealistico già nel 2006. Arriva poi l’attacco alle certificazioni Dolphin Safe e Marine Stewardship Council, ritenute inaffidabili e inidonee a fornire garanzie ai consumatori. Mark J. Palmer, il dirigente di Dolphin Safe intervistato nel documentario, ha dichiarato che le sue parole sono state decontestualizzate

e strumentalizzate per arrecare danno alla certificazione. Lo stesso direttore dell’International Marine Mammal Project (IMMP) David Phillips, ha affermato che i livelli di uccisione dei delfini sono stati ridotti di oltre il 95%, impedendo il massacro di oltre 100.000 delfini ogni anno, proprio grazie a Dolphin Safe. La replica è arrivata anche dal Marine Stewardship Council che tramite un portavoce ha definito fuorvianti le informazioni di Seasperacy, e ha sottolineato come il lavoro dell’ente certificatore finalizzato alla tutela della biodiversità sia stato riconosciuto anche dalle Nazioni Unite.

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Analizziamo i dati riportati dal documentario. Secondo la narrazione, qualora si continuasse a pescare come ai ritmi odierni, gli oceani si svuoterebbero entro il 2048. Il dato usato dal regista proviene da un articolo del 2006 del New York Times intitolato "Study Sees 'Global Collapse' of Fish Species" ma lo stesso Prof. Boris Worm, citato nell’articolo come autore principale dello studio oggetto dell’articolo, oggi si dice dubbioso sulla veridicità dell’informazione.


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