02 SETTEMBRE 2013
Pet-ologY LA RIVISTA CHE STA DALLA PARTE DEI PET, SEMPRE!
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ANIMALI E BAMBINI
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em pre!
L’acquario in casa
ia gratuita, s
Importazioni illegali
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L’editoriale Una frase ricorrente su Facebook, e declinata in mille modi diversi, è: “Più conosco gli uomini e più amo gli animali”. Viene dunque marcata una dicotomia all’apparenza insanabile tra il genere umano – per forza di cose visto come “brutto, sporco e cattivo” – e invece quello animale, depositario di una presunta virginea purezza. Confesso che, nonostante più volte io stesso l’abbia pensato, a ben guardare questo detto proprio non mi va giù. In primo luogo perché è fin troppo generalista: quali uomini possono aver generato un tale ribrezzo nel depositario di questo pensiero? E quanti mai ne avrà potuti conoscere: cento? duecento? Non si tratta forse del tipico sbaglio di chi “fa di ogni erba un fascio”, ad esempio parlando genericamente in termini quali gli uomini oppure le donne e attribuendo loro difetti generalizzati? In secondo luogo non mi piace questa definitiva alzata di bandiera bianca a fronte di una possibile convivenza, matura e serena, tra uomini e animali. Chi condivide questa frase nel cuore, e non solo perché su Facebook basta un click, di fatto è come se avesse già fatto una scelta di campo: di qua i cattivi, gli uomini; di là i buoni, gli animali. In mezzo il vuoto. È ovvio. Non sono tanto idealista da immaginare un mondo fatto di pan di zucchero e torrenti di buoni sentimenti dove gli uomini e gli animali convivono in una armonia idilliaca. So bene che noi non ci fermiamo di fronte a nulla se qualche nostro interesse viene messo in discussione. E tantomeno di fronte a un animale. So poi bene quale cattiveria possa pervadere l’animo umano. Però mi piace pensare che lo sforzo di molti per una nuova civiltà più tollerante e rispettosa (se non proprio amante) degli animali, non sia vano. E che ci si possa avvicinare un poco, generazione dopo generazione. Diversamente sarebbe come postare con leggerezza su Facebook un commento quale “Il mondo fa schifo”. E, se ci pensiamo bene, non è poi proprio del tutto vero. Stefano Nicelli 2
SOMMARIO 02 - settembre 2013
NOTIZIE DAL MONDO L’eco dalla nostra pagina Facebook COVER STORY Animali e bambini PET FOR DUMMIES Avviare un acquario obiettivo tecnico Cura dell’acqua V.I.P. - VERY IMPORTANT PET Nemo I CONSIGLI DI... Gestire un acquario CONSIGLI DEL VETERINARIO Malattie dei pesci INTERVISTA A... Sara Turetta ETOLOGY Importazioni illegali AGENDA PET Gli eventi top I LIBRI DA LEGGERE Nanoreef
Pet-OLOGY
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Notizie dal mondo l’eco dalla nostra pagina Facebook dia, che negli ultimi 12 mesi ha usato un canale locale di San Diego in CaliNASCE LA TV SOLO PER CANI - Dal fornia come ultima prova prima del primo agosto anche i cani avranno debutto sul mercato nazionale degli un canale televisivo tutto per loro. Stati Uniti. Ai cani, assicurano i proSi chiama “Dog TV” (http://dogtv. duttori, piacciono filmati più brevi, com/) ed è il frutto di quattro anni di fra 3 e 6 minuti di tempo, che ventest e preparativi da parte di Ptv Me- gono offerti nella programmazione
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News dal mondo
divisi in tre categorie: “Relaxation”, “Stimulation” ed “Exposure”. (…) “Si tratta di contenuti pensati e realizzati per intrattenere, far rilassare e stimolare cani che si trovano a casa - spiega la DogTv nel lancio del programma - così che quando i padroni tornano non devono avere a che fare con divani strappati, riviste a brandelli o la propria sedia preferita coperta di graffi”. I filmati che verranno trasmessi sono già disponibili sulle pagine Facebook e Instagram di DogTV (Fonte: La Zampa.it)
La prima domanda che viene in mente leggendo questa news è: ma ne hanno davvero bisogno? La risposta è chiaramente no. Ne ha semmai bisogno la nostra visione deformata del rapporto uomo-cane, oltre alla nostra volontà di plasmare in tutto e per tutto l’animale per renderlo (talvolta anche nell’aspetto) più simile a noi umani. Ci illudiamo allora che il cane possa (ma soprattutto voglia) pensare, agire, sognare, compor-
tarsi come noi. Ma sarebbe come chiedere a un coccodrillo di giocare a golf o a un elefante di risolvere un’equazione matematica. E non ci va proprio giù l’idea che ogni animale abbia un suo universo che proprio non c’azzecca col nostro. Che non gliene frega nulla di TV, birra, ninnoli, quando già basta andare a passeggio per entrare in un universo di odori e informazioni inconcepibile per noi; un mondo fatto di potenziali giochi, altri cani da conoscere, persone da avvicinare, bambini da leccare e così via. Un po’ come accadeva un tempo a noi bambini privi di videogiochi, cellulari, computer e altre diavolerie moderne. Suvvia allora! Piantiamola una volta per tutte con questa nostra tipica arroganza del volerci sostituire alla natura e a millenni di storia dove l’unica fonte di stimolo per i nostri amici era solo e semplicemente la realtà circostante, che, a ben vedere, spesso risulta molto più varia e ricca se qualcuno avesse solo l’umiltà, la sensibilità e l’intelligenza emotiva di saperla vedere. E godere.
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Animali e bambini: una coppia quasi perfetta
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Cover story rendete una qualsiasi fotografia che ritragga un bambino con un animale domestico: quello che più emerge è una certa simbiosi tra i due, quasi si instaurasse a pelle un connubio che va oltre la differenza di specie. Perché? La risposta più immediata è che ci troviamo di fronte a due esseri viventi che, pur in modi diversi, dipendono quasi totalmente da noi: per il cibo, le cure, la gestione quotidiana. Questo da una parte carica gli umani adulti di un forte senso di responsabilità. Dall’altra, però, restituisce loro una sensazione di onnipotenza che – diciamoci la verità – in certi casi può anche degenerare in comportamenti esasperati se non proprio folli. Eppure… c’è qualcosa d’altro, di più impercettibile: è quel senso di innocenza, purezza, quell’essere quasi una sorta di lavagna bianca su cui - se ben gestita - possiamo scrivere codici di educazione e comportamento che un domani potranno garantirci (e restituirci) buone dosi di affetto, riconoscenza, compagnia ecc. Siamo dunque di fronte a due
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quel rapporto speciale che sembra simbiosi
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esseri viventi in divenire, e come tali portatori di un fascino di atavica memoria ed esaltante sensazione.
pre disponibile e instancabile. E se i genitori non correggono subito questa deformazione della loro relazione, i rischi possono essere vari: dalla UN PATRIMONIO DA NON SPRECA- semplice reazione non violenta (es. RE – Il connubio animale-bambino il cane che ringhia e poi si allontana ha insomma un non so che di natu- o il pesciolino che si nasconde in un rale. Certamente di spontaneo, dato angolo dell’acquario) fino al morso o che entrambi spesso fanno prevale- al graffio più o meno gravi. re l’indole più che la ragione. E per Ma di chi è la colpa in questo caso? questo si crede erroneamente che Del bambino che non fa altro che basti comprare un qualsiasi animale dare sfogo ad un suo desiderio, opper il pargolo, dare un paio di istru- pure dei genitori che non gli hanno zioni, e risolvere così in un solo bot- insegnato concetti come rispetto, to la felicità del figlio e il problema del colmare i suoi spazi vuoti. Niente di più sbagliato. Il bambino il più delle volte è giustamente da un certo punto di vista - un padrone imperfetto. Egoista. Incapace di concepire cosa sia lo spazio educazione e libertà? privato dell’animale. E con questo Il rapporto bambino-animale, seconintendo il suo diritto al riposo, alla do quanto già detto, rappresenta un naturale esternazione della sua na- patrimonio che non va sprecato. Va tura, finanche alla solitudine quan- semmai educato, coltivato, perché do ne senta il bisogno. No. Il bambi- può dare frutti eccezionali non solo no è perlopiù onnipresente e vede nell’immediato, ma anche e sopratnel nuovo compagno un bancomat tutto nel corso degli anni. Un bambidi divertimento che dev’essere sem- no infatti che cresce in maniera cor8
Quando vogliono qualcosa, i bambini sono dei veri specialisti nell’arte della convinzione e dimostrano di conoscere inconsciamente varie tecniche: la lusinga (“Tu sei bravo… non mi dirai di no”), la reiterazione della richiesta fino allo sfinimento, la contrapposizione dei ruoli (“Papà è d’accordo, manca solo il tuo sì, mamma”) ma soprattutto la promessa: “Mi occuperò io di tutto”. Bene… fate molta attenzione a quest’ultima perché è molto probabile che abbia la consistenza di un budino al sole. Semplicemente perché, con il passare degli anni, il bambino crescerà, avrà altri interessi, e probabilmente (non sempre, per fortuna) l’animale passerà ai suoi occhi in secondo
piano: cioè sulle spalle dei genitori. Per questo è bene mettere in conto che, se da una parte responsabilizzare il figlio agli impegni presi è buona norma educativa, dall’altra occorre mettere in conto che il peso della gestione quotidiana dell’animale tornerà facilmente a gravare sugli adulti di casa.
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retta con gli animali, sarà un domani un adulto più tollerante, sensibile, con la mente più aperta, curioso e capace di riconoscere i suoi spazi e capire quando questi invadono quelli degli altri.
favorisce la socialità, il dialogo, finanche la stima in se stesso nel momento in cui suscita ammirazione. Sono questi elementi fondamentali per creare un adulto sereno e compiuto. Ma, è bene ricordarlo, non è mai l’animale a dover essere una I VANTAGGI IMMEDIATI – La corret- sorta di educatore involontario. Esso ta gestione dell’animale di casa ha semmai si farà rispettare e, in un poi certamente dei vantaggi nel pre- modo o nell’altro, imporrà i suoi pasente. Nel migliore dei casi il bambi- letti. Restano sempre gli adulti di casa no impara fin da subito a rispettare a dettare le regole, ma meglio ancora gli orari ad esempio di cibo e uscite a far capire cosa vuol dire occuparsi e quindi ad anteporre i bisogni di co- di un altro essere vivente. A patto, lui che accudisce ai suoi desideri di ovviamente, che anche loro sappiagioco e svago. Non solo. Il bambino no cosa vuol dire farlo in modo serio, che convive con l’animale genera di consapevole e sensibile e non siano per sé più curiosità negli altri e quindi loro stessi genitori vacanti e distratti. 10
L’ansietà dei genitori per tutto ciò che riguarda i figli è un fattore comune più o meno a tutti. Se poi a preoccupare è il contatto con l’animale di casa, ecco scatenarsi gli scenari peggiori: gli trasmetterà qualche malattia strana; lo graffierà/morderà; con le unghie gli porterà via un occhio ecc. È tuttavia l’igiene l’aspetto che
veterinario e vengono rispettate le più elementari norme igieniche (ad esempio lavarsi le mani dopo aver toccato l’animale e non mettersi le dita in bocca se sono state a contatto col pelo, la saliva ecc.) la stretta convivenza tra i due spesso comporta più benefici che rischi. Recenti studi medici hanno infatti dimostrato che
più ci tormenta, ben sapendo che il rapporto tra pargoli e sapone non è certo dei più frequenti e idilliaci. Per sgombrare il campo da ogni sorta di estremismi, è bene precisare che se l’animale è correttamente vaccinato, seguito da un medico
i batteri che l’animale porta necessariamente in casa, favoriscono una maggiore risposta immunitaria di tutti i presenti (quindi anche i bambini), rendendoli più forti e capaci di reagire agli elementi esterni potenzialmente patologici. 11
Avviare un acquario da dove cominciare Semplici consigli per non sbagliare
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pet for dummies a scelta di prendere un acquario in casa nasce spesso per caso, nel momento in cui vinciamo ad esempio il classico pesciolino rosso al luna park. Altre volte è invece frutto di una passione più responsabile e maturata. Anche perché gestirlo al meglio richiede non poche conoscenze. Ecco le principali.
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QUALE ACQUARIO? - Ne esistono fondamentalmente di tre tipi: di acqua dolce; marino; di acqua salmastra. Quello di acqua dolce è il più diffuso e si tratta il più delle volte di un cosiddetto “acquario di comunità”, in quanto convivono pesci di specie diverse che possono convivere. Quello marino è più difficoltoso da gestire ma ospita in genere pesci e coralli dai colori straordinari; quello di acqua salmastra è una via di mezzo tra i due precedenti, in quanto presenta una salinità media. Poco diffuso, questo tipo di acquario è comunque in grado di ospitare al meglio molte delle specie di pesci più vendute. 13
QUALE VASCA? - Ci sono almeno 3 forme tipiche in commercio: a parallelepipedo, a cubo e angolare. Quella a parallelepipedo è la più consigliabile come prima vasca, perché tra le altre cose facilita l’ossigenazione. Quella a cubo permette una visione armonica da ogni lato. Quella angolare è infine adatta solo se abbiamo necessità di posizionare l’acquario in un angolo della casa. Poco diffuse un Italia e molto costose sono infine le vasche cilindriche, usate solo per particolari allestimenti. Per iniziare è consigliabile scegliere una vasca dal volume compreso tra i 140 e i 400 litri. DOVE POSIZIONARLO? - Decidere il luogo dove mettere l’acquario è fondamentale, perché una volta allestito sarà molto difficile spostarlo. Da evitare è la posizione davanti a una finestra o dove riceva direttamente la luce solare: in questo modo possono proliferare le alghe. Un posto più buio è l’ideale, perché l’acquario valorizza così se stesso e l’ambiente circostante. Altro fattore da tenere presente è il peso: ad esempio 200 litri d’acqua pesano circa 200 chili, a cui va aggiunto il peso della struttura e delle decorazioni. I punti della casa più adatti sono allora lungo i muri por14
tanti o maestri di saloni, corridoi, camere o studi; tra i travi maestri che fanno da divisorio tra due ambienti; lungo le putrelle sotto il pavimento; in un angolo tra due muri maestri. Accertati poi che vicino ci sia una presa della corrente. PRIME OPERAZIONI - L’operazione principale è quella di riempire la vasca di sola acqua per almeno 24 ore, in modo tale da verificarne la tenuta stagna. Una volta verificato questo, la si potrà svuotare e riempire con la sabbia, la giusta quantità di fertilizzanti per le piante che avremo deciso di mettere, gli oggetti d’arredo, legni e rocce. Una volta posizionato il filtro, il termoriscaldatore e il termometro, si procede con il versare circa un terzo d’acqua, prestando attenzione a immetterla su un piattino rovesciato o il palmo della mano per non sconvolgere il fondo. Una volta azionato il termoriscaldatore e raggiunti i 20° C, si possono introdurre le piante. A conclusione di questa operazione si può completare il riempimento dell’acqua, che andrà portata ad una temperatura di 24-25°C. In una prima fase l’acqua apparirà torbida e inadatta ad accogliere i pesci. Occorre aspettare che il filtro produca un’adeguata flora batte-
rica in grado di trasformare le sostanze tossiche in altre eliminabili con i cambi parziali d’acqua. Dopo circa 4 settimane, e non prima di aver verificato con gli appositi kit eventuali sbalzi nei valori di ammoniaca e nitriti, potremo introdurre i pesci in un habitat ormai pronto.
cm di lunghezza di pesce ogni 30 cm di superficie della vasca. Di fatto però lasciano il tempo che trovano, essendo troppe le variabili in gioco. La regola generale suggerisce di avere sempre meno pesci e più spazio, per garantire loro un habitat adeguato. Importante è poi informarsi sulle specifiche necessità di QUANTI PESCI POSSO METTERE IN spazio di cui ogni specie necessita. UN ACQUARIO? -È la tipica domanda del neofita. Esistono a proposito Un altro consiglio è infine quello di varie formule: 3 cm di lunghezza introdurre nella vasca pesci che ocdi pesce ogni 4 litri d’acqua (per cupino tutti i livelli e le varie zone esempio un pesce di 6 cm avrà bi- dell’acquario, in modo tale da sfrutsogno di 8 litri d’acqua), oppure 1 tare al meglio lo spazio disponibile.
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Cura dell’acqua: la chimica del benessere
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Obiettivo tecnico
I trattamenti per trasformare l’acqua di rubinetto in acqua “buona”
e, come si usa dire, l’acqua è vita, è facile capire come lo sia ancor di più per un acquario. Conoscerla e saperla gestire al meglio, rappresenta allora la condizione fondamentale per avere una vasca sana e capace di restituirci tutta la meraviglia che ci può mostrare. Vediamo allora qualche elemento importante sull’acqua.
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Generalmente per un acquario viene usata della normale acqua derivante dalla condotta cittadina, trattata poi con degli elementi chimici speciali. Anche se questo tipo di acqua è certamente più adatta al fabbisogno umano, in genere la maggior parte dei pesci riesce ad adattarsi. Solo in presenza di specie molto specializzate andrà condotta un’analisi approfondita sulla composizione chimica di questo elemento. ACIDITÀ E DUREZZA – Un primo fattore da tenere presente per ciò che riguarda l’acqua è la sua acidità, calcolata con il valore espresso in pH che può andare da 0 (forte acidità) 17
fino a 14 (forte alcalinità). L’acqua raggiunge un valore “neutro” quando si ha un pH 7 ad una temperatura di 25°C (è lo stesso valore in pH che si ha quando definiamo un sapone “neutro”). Un acquario di acqua dolce dovrà in media avere
un pH compreso tra 6,5 e 7,5. Un acquario di acqua marina, dovrà invece avere un pH compreso tra 7,8 e 8,5. L’acidità dell’acqua è un valore importante da controllare, grazie anche a dei semplici kit in commercio. Soprattutto se l’acquario è nella prima fase di vita. Una variazione giornaliera di circa 0,3 pH può essere infatti fonte di stress per i pesci. Sulla durezza dell’acqua dedichiamo invece un box a pagina 19. Ci limitiamo 18
qui a sottolineare come una eccessiva durezza dell’acqua può non rappresentare un problema. Le specie vivipare e i ciclidi (circa 1700 specie di origine perlopiù africana e sudamericana) ci possono convivere bene. L’ACQUARIO MARINO – L’acqua si prepara grazie all’uso delle speciali miscele che sono vendute in commercio. Un elemento importante in questo caso è il peso specifico dell’acqua, che indica la forza della miscela dell’acqua salata e può essere misurata con un rifrattrometro. Per un acquario marino questo valore è compreso in genere tra 1,020 e 1,025.
Un esempio di rifrattometro
La cosiddetta “durezza dell’acqua” è determinata dalla quantità di sali disciolti in essa. Alcuni possono essere eliminati semplicemente tramite la bollitura (si parla in questo caso di durezza temporanea), altri no. Esiste poi una durezza specifica, prodotta dalla presenza di carbonato di calcio (CaCO3) o di ossido di calcio (CaO), oppure generale. La durezza dell’acqua viene in genere espressa in gradi francesi (°f) dove un grado rappresenta 10 mg di carbonato di calcio per litro di acqua. Può però essere calcolata in altri modi: ppm: parti per milione; °T o °d: scala di gradi tedesca dove 1° T equivale alla quantità di sali equivalenti a 10 mg/l di ossido di calcio; °I scala di gradi inglesi o “scala di Clark” dove 1 °I equivale a 1 g di carbonato di calcio in 70 litri di acqua. Quando si parla di durezza espressa in ppm ci si riferisce solitamente alla presenza di carbonato di calcio (durezza specifica) e non alla durezza generale. Per abbassare la durezza dell’acqua si può aggiungere una certa quantità di acqua più “tenera” (acqua distillata o piovana), oppure usare resine che rendano l’acqua meno calcarea. Prima di introdurre i pesci, occorre valutare anche il livello di nitriti. In particolare si dovrà verificare se queste sostanze tossiche sono state trasformate nei più innocui nitrati. In commercio esistono comunque kit facili da usare per verificare anche questi valori.
circa 45 minuti con un biocondizionatore. Diversamente si può usare dell’acqua a osmosi inversa, che non ha bisogno di alcun trattamento. Attenzione infine all’acqua marina: non va aggiunta altra acqua salata, perché il sale è già rimasto nella vasca.
CAMBIAMENTO PARZIALE DELL’ACQUA – Per tenere sana l’acqua è importante sostituire circa il 20% d’acqua dell’acquario ogni due-tre settimane. È fondamentale che l’acqua di sostituzione sia sempre della stessa qualità e alla medesima temperatura di quella che viene tolta. Se è acqua del rubinetto, va prima trattata per 19
V.I.P.
Nemo emo è il pesce pagliaccio protagonista del lungometraggio a cartoni animati Alla ricerca di Nemo (Finding Nemo, Pixar, regia di Andrew Christopher Stanton Jr. e Lee Unkrich, Usa 2003).
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tina Darla, nota per far morire ogni pesce che le capiti sotto mano. Inizia da qui una straordinaria avventura che vede da una parte papà Marlin cercare nel mare traccia del figlio, e Nemo che, con i compagni d’acquario, cerca una via di fuga per Superstite di una covata di 400 uova tornare dalla famiglia. Grazie a Brandi mamma Coral e papà Marlin, di- chia, l’astuto leader dell’acquario, vorata da un barracuda, Nemo cre- Nemo riesce dopo mille peripezie sce sotto a scivogli occhi lare nel premulavandino rosi del del dentipadre, sta e, da divenuto qui, fino vedovo, al mare, e preocdove incupato contra fianche nalmente del fatDory, una to che abbia una pinna più piccola femmina di pesce chirurgo che sofrispetto alle altre due. In occasio- fre di amnesie ma sta aiutando lo ne di una lezione condotta da Ray, stesso Marlin a cercare il figlio. un’aquila di mare, Nemo scappa e Conclusa a lieto fine l’avventura, i in mare aperto viene catturato da protagonisti ne escono cambiati in un dentista-subacqueo australiano meglio: Nemo ha più fiducia in sé; che lo porterà nell’acquario di casa, Marlin è meno ansioso e Dory mipronto per essere regalato alla nipo- gliora i suoi buchi di memoria.
di Paolo Piccinelli bbiamo mai pensato, oltre alla bellezza esteriore, a che tipo di pesci mettiamo nel nostro acquario, da dove vengono e a che habitat sono abituati? Ci può aiutare a riflettere questo brano di Paolo Piccinelli, esperto acquariofilo e autore del volume Biotopi da cui è tratto il testo che segue: “È vero che la quasi totalità dei pesci in vendita nei negozi è allevata da decine di generazioni in cattività ed ha perso molti dei tratti originari propri dei loro progenitori, ma è altrettanto vero che migliaia o addirittura milioni di anni di evoluzione e di adattamento a ben definite condizioni ambientali non si possono cancellare nell’arco di pochi decenni (…). Risulta quindi evidente che costringere dei pesci originari, per esempio, di acque tenere e acide del Sudamerica nella stessa vasca con altri provenienti dagli ambienti calcarei e fortemente basici dei laghi africani
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e magari impostare in acquario “valori intermedi” porta a un unico risultato, e cioè far soffrire sia gli uni che gli altri; sempre ammesso che i pesci nel frattempo non si siano ammazzati a vicenda, a causa dell’aggressività intraspecifica (fra individui della stessa specie confinati in spazi angusti…) ed extraspecifica fra individui di specie diverse per incompatibilità comportamentale, rivalità sessuale, alimentare o territoriale. Approssimare per quanto possibile le condizioni ideali (caratteristiche fisico-chimiche, volumetriche, ma anche paesaggistiche) in cui un pesce vive nell’habitat naturale di provenienza significa poterne ammirare la migliore livrea, poterne osservare la complessa varietà di comportamenti e in molti casi poterlo riprodurlo con soddisfazione”. “Biotopi” – Gr. Ed. Castel Negrino – Euro 29,00
I consigli di...
Gestire un acquario
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Il vet. dice che...
Le malattie dei pesci Come individuarle e curarle ano come un pesce? Il famoso detto si scontra, nella realtà, con una serie di patologie che possono colpire i nostri ospiti dell’acquario. C’è tuttavia da dire che spesso sono facili da diagnosticare e curare, mettendo i farmaci direttamente nella vasca,
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avendo l’accortezza di chiudere i filtri esterni durante il trattamento. Vediamo allora quali sono i problemi più comuni: ITTIOFTIRIASI - Comune nei pesci d’acqua dolce e molto contagiosa, si manifesta con bianche sul corpo e le
Immagine tratta da http://www.discusclub.net/images/stories/2010/11/hexa3.jpg
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pinne. La cura si attua di preferenza con prodotti a base di verde malachite, che ha un’azione antibiotica. OODINIUM - È grossomodo l’equivalente dell’ittioftiriasi per i pesci da acquario marino. Le macchie possono essere color ruggine. La particolarità dell’oodinium è che attacca le branchie con intense colonie di puntini bianchi. Anche in questo caso la cura è a base di verde malachite. FUNGHI (SAPROLEGNIA) - Sulla pelle del pesce, sulle pinne o sulle zone attorno alla bocca si sviluppano, nel punto infettato dei sottili filamenti bianchi (ife), questi diventano sempre più fitti fino a diventare uno strato che ricorda l’ovatta. Per curarla si può usare la griseofulvina, effettuando un bagno separato al pesce malato in cui si scioglie una compressa in 50 litri di acqua. Se si vuole trattare tutto l’acquario si prepara una soluzione base con blu di metilene (1 gr di blu di metilene su 1 l di acqua) e si usa 1-2 ml di questa soluzione ogni litro di acqua dell’acquario per 1-3 giorni; alla fine del trattamento si filtra l’acqua con carbone attivo. PUTREDINE DELLE PINNE - Si verifica in caso di pinne danneggiate a causa di una lotta violenta tra pesci o per una incauta manipolazione. La patologia, se non curata, è destinata a peggiorare velocemente. L’ideale è l’uso di antibiotici in una nuova va-
sca con acqua pulita. IDROPISIA - Si presenta con un rigonfiamento nella zona ventrale del pesce, dovuto ad una ipersecrezione di liquidi, in relazione al danneggiamento progressivo degli organi interni. Il gonfiore si può estendere anche in altre zone del corpo e le scaglie possono aprirsi, a causa della dilatazione, fino a staccarsi completamente. La cura è a base di antibiotici. OCCHIO SPORGENTE (ESOFTALMO) – È una patologia che può essere causata da un’infezione di parassiti, da tubercolosi o da batteri: il pesce colpito presenta occhi sporgenti e infiammati, spesso accompagnati da una perdita di peso. La cattiva qualità dell’acqua può facilitare l’infezione di parassiti e batteri. Per curarla si può tentare di correggere le condizioni dell’acqua e somministrare antibiotici adatti. INSTABILITÀ O PERDITA D’EQUILIBRIO – Si verifica quando il pesce non è più in grado di regolare la sua posizione nell’acqua. Le cause sono molteplici: dall’ingestione di aria insieme al cibo, alla fermentazione del cibo secco nello stomaco, o un’infiammazione della vescica natatoria. In questi casi può essere utile una dieta a base di piselli (vedi la procedura qui: http://www.maughe.it/ faq/carassius/malattie.htm). 23
3 domande a...
Sara Turetta Presidente “Save the dogs and other animals” ici “randagismo in Romania” e non puoi non parlare di Sara Turetta, presidente dell’associazione Save the dogs and other animals (http://www.savethedogs.eu), che dal 2002 dedica la sua vita a questa causa tra Milano e la Romania. Nel 2012 le è stato conferito il premio Donne, Pace e Ambiente - Wangaari Mathai dedicato alle donne italiane impegnate nella difesa dell’ambiente. Nello stesso anno è stata insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia, onorificenza concessa dal Presidente della Repubblica italiana alle personalità che si sono distinte nella promozione dei rapporti di amicizia e collaborazione tra l’Italia e gli altri Paesi e nella promozione dei legami con l’Italia.
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La decisione, nel 2002, di abbandonare il suo lavoro a Milano per trasferirsi in Romania non dev’essere stata facile. Ci riassume i suoi stati d’animo di quel momento? «Ero molto spaventata da un cambiamento di vita così drammatico, 24
ma allo stesso tempo sentivo una spinta ad andare là che era più forte di qualsiasi cosa. Non mi immaginavo quanto sarebbe stato duro e questa incoscienza mi ha aiutato a prendere quella decisione. Se fossi stata consapevole al 100% di quello che mi aspettava, chissà, forse non sarei mai partita. Ma ero arrivata al punto in cui non riuscivo più a lavorare e ad avere una vita “normale” in Italia, dopo aver visto quello che succedeva in Romania: dovevo fare qualcosa per alleviare almeno in minima parte la sofferenza degli animali che avevo visto soffrire e morire in quel paese». Da allora ad oggi quali sono stati i successi più significativi di “Save the Dogs”? «Penso che il semplice fatto di aver costruito dal nulla un’associazione che ora conta 50 dipendenti in Romania e un ufficio strutturato a Milano sia un piccolo grande miracolo. Abbiamo sfiorato le 23.000 sterilizzazioni gratuite, messo sotto controllo il randagismo in due città e soprattutto costruito un sogno: Footprints
of Joy, “impronte di gioia”, un complesso meraviglioso che comprende un canile modello e un rifugio per equini maltrattati. Manca ancora la clinica veterinaria, ma quello che abbiamo costruito indica la strada futura: i rifugi per animali abbandonati come luoghi “aperti”, che fanno cultura ed educano al rispetto degli animali e dell’ambiente. Ecco, questo è davvero il nostro “marchio di fabbrica”: gli animali visti in quanto straordinari “compagni di viaggio” di noi uomini, che con le loro virtù arricchiscono e migliorano la nostra vita». Molta gente è solita citare, ad esempio su Facebook, la frase: “Più conosco gli uomini e più amo gli animali”. Cosa ne pensa di questo detto chi, come lei, agli animali sta dedicando la vita? «Non si può certo nascondere il fatto che avere a che fare con gli uomini sia molto più difficile che avere a che fare con gli animali. Il semplice fatto che un animale non si opponga mai alla sua salvezza fa sì che il nostro lavoro dia spesso maggiori soddisfa-
zioni rispetto a chi – in ambito umanitario – trova i suoi stessi beneficiari “refrattari” all’aiuto. Detto questo, credo che si debba stare in guardia rispetto al “nichilismo” di alcune associazioni animaliste, che propagandano addirittura l’estinzione dell’uomo e il ritorno della terra agli animali. Io credo in una protezione degli animali che include l’uomo, non che lo esclude; che passa per l’uomo e per la sua capacità di farsi carico del benessere animale, contrastando ovviamente coloro che invece lo calpestano. Chi insulta l’uomo in quanto autore di molte atrocità (purtroppo vere) dimentica che è sempre grazie ad altri uomini che molti animali vengono salvati. Gli animali, da soli, non si salvano, e siccome un ritorno al “paradiso terrestre” è quantomeno improbabile, dobbiamo costruire un posto migliore per gli animali impegnandoci al massimo in quanto uomini. Possiamo fare questo solo educando le persone all’empatia, alla compassione e al rispetto. Non è certo con la violenza verbale o fisica che possiamo costruire un mondo migliore per gli animali». 25
Etology
Importazioni illegali: un trofeo a ogni costo
C’
è una pulsione, unicamente umana, che ha davvero dell’incredibile dal momento che proprio l’uomo crede di essere e si comporta da dominatore dell’universo. È quella di conservare in casa un pezzo vergine di natura vivente: un animale che di per sé incarni lo spirito selvaggio che tanto abbiamo combattuto ma dal quale tanto restiamo affascinati. Per questo non
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vanno bene animali convenzionali come cani o gatti. Loro sono infatti diventati altro da sé, così lontani dagli originari canidi e felidi da esserne ormai l’ombra fioca. Meglio un pappagallo, una tartaruga, o una scimmia. E meglio ancora se non deriva da un allevamento, ma direttamente dalla giungla, catturato “fresco di giornata”. Perché, al pari di una piantina aromatica, così conserva in sé quel profumo di selvatico che lo rende unico. Un “prelievo folle”, come lo definiscono Ermanno Giudici e Nadia Ghibaudo nel loro libro Il grido degli innocenti, “da parte di un mammifero stupido che si sente padrone di quanto non conosce a fondo”. Fortunatamente negli anni la legislazione mondiale ha fatto qualche passo in avanti. È stata ad esempio approvata la Convenzione internazionale di Washington nel 1973. Nel 2007 è stato imposto in Europa (ad esem-
pio per ciò che riguarda i pappagalli), l’obbligo di importare solo soggetti allevati in cattività, provenienti da una specifica lista di paesi considerati affidabili, marcati e trasportati secondo specifiche modalità. Eppure... Quel fascino del proibito resta. Esattamente come può far fibrillare il cuore di qualche sventurato avere in casa un’anfora romana, o un busto etrusco sottratto così alle cure di un museo e alla godibilità di tutti. E poco importa sapere quali danni mostruosi comporti questo saccheggio sull’ecosistema, quale fiume di soldi sporchi di sangue e vergogna alimenti e,
non ultimo, quali sofferenze possa provocare nell’animale in questione. No. L’importante è possedere il trofeo (perché di questo si tratta) con ancora addosso l’odore della vegetazione selvatica, il calore bruciante del sole equatoriale, e quello spirito da terra selvaggia che sembra quasi potersi trasferire dall’anima dell’animale a quella dello scellerato nuovo padrone. A ben guardare, però, siamo di fronte all’ultimo atto di chi si sente dominatore. Anzi, quasi ad un sopruso legittimato proprio da questo ruolo. “Prendo ciò che voglio perché tutto è mio”. E trasferire a nostro piacere un animale dal suo habitat al centro di Milano, New York oppure Hong Kong diventa allora una semplice dimostrazione (stupida finché si vuole) di potenza.
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Agenda pet
Gli eventi top dove e quando Esposizioni canine
Tel. 0871-346447
5-6 ottobre 2013 Expo internazionale, Roma Tel. 335-7557758, 329-6345247
26 ottobre 2013 Expo internazionale, Reggio Calabria Tel. 0965-332599
6 ottobre 2013 Expo regionale, Faenza (RA) Tel. 0544-400130 Expo regionale, Foggia (RA) Tel. 348-4650640, 0881.206721 Expo regionale, Paceco (TP) 12-13 ottobre 2013 Expo internazionale, Bastia Umbra (PG) Tel. 075-5056986 13 ottobre 2013 Expo regionale, Livorno Tel. 0586-427210 Expo regionale, Siracusa Tel. Tel. 0931-1967034, 328-5429492 19-20 ottobre 2013 Expo internazionale, Chieti 28
27 ottobre 2013 Expo internazionale, Messina Tel. 090-2923822 Expo regionale, Grosseto Tel. 0564-450440 Esposizioni feline 5-6 ottobre 2013 Porti Viro (RO) expofelina@gmail.com
di Emanuele Tosi soggetti alle più ampie variazioni diventando instabili in tempi assai ridotti, talvolta anche in poche ore”. Per questo l’autore analizza con cura ogni aspetto: dall’illuminazione, al filtraggio dell’acqua, all’alimentazione, fino alle possibili malattie e la manutenzione quotidiana. Insomma, non diversamente dalle cure quotidiane che si debbono riMedico odontoiaservare a un anitra con la passione male domestico, per l’acquariofianche in questo lia marina fin dal caso l’attenzione, 2002, nel suo libro il senso di responTosi stempera da sabilità e un giusto subito superficiali grado di pazienza entusiasmi: in una fanno la differenza. vasca ad esempio sotto i 45 litri, E i risultati, in termini di bellezza e inadatta per ospitare dei pesci ma salute all’interno della vasca, saraninvece idonea per creare un reef no sotto gli occhi di tutti, non solo tropicale, “anche i più piccoli errori del nostro. risultano essere letali (...) perché gli “Nanoreef” – Gr. Ed. Castelnegrino – equilibri che si creano in essa sono Euro 26,00
I libri da leggere
Nanoreef ome unire la passione per il mare e le sue creature con il limite di spazi ridotti in casa e possibilità economiche contenute? La risposta la offre Emanuele Tosi nel suo Nanoreef (Gruppo Editoriale Castel Negrino, pp.204, 2012): allestire un mini acquario che ospiti un pezzo di barriera corallina (reef).
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La vetrina
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21-34 cm/8 mm (guinzaglio: 1,20 m); 21-33 cm/8 mm (guinzaglio: 1,20 m); 19-31 cm/8 mm (guinzaglio: 1,20 m). La trovi sul sito di Pet-Ology Store (www.pet-ology.it) a partire dall’incredibile prezzo di 4,95 euro.
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