Pet ology magazine #10

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10 MAGGIO 2014

Pet-OLOGY LA RIVISTA CHE STA DALLA PARTE DEI PET, SEMPRE!

Magazine

UNA CAVIA COME PET

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em pre!

SPECIALE FESTA DEL METICCIO

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AGGRESSIVITÀ: STRUMENTO DI VITA

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L’editoriale Una delle frasi più tipiche che ho sentito pronunciare in questi anni è stata: “Quando andrò a vivere da solo, mi prenderò anch’io un animale”. È indubbio che tante volte l’ambiente familiare primigenio, cioè quello in cui siamo cresciuti fino al punto da essere economicamente e mentalmente autonomi, spesse volte limita l’adozione di un pet. Vuoi perché qualcuno in casa si oppone, oppure perché semplicemente non si è nati in una famiglia animalista, tale per cui l’igiene in casa, i doveri di una corretta gestione e gli indubbi limiti alla libertà personale che un animale domestico comportano, sono il più delle volte un ostacolo quasi invalicabile. Così ecco scattare il sogno, che assume l’aspetto di un’iniziazione, di un passaggio dalla vita da ragazzo a quella di adulto. Quel “mi prenderò un cane” (o un gatto, finanche un roditore) è dunque un atto impositivo nei confronti del mondo, che tuttavia molte volte tralascia un fattore importante: chi avrà al suo fianco quel pet, se com’è probabile questo passaggio sarà scandito almeno all’inizio da una vita solitaria o al massimo con un/una convivente? Certo… è bello tornare a casa e – soprattutto in questo caso – trovare un sostituto dei vecchi rumors familiari nell’animale che ci fa le feste, o anche solo che riconosce il nostro arrivo. Però quante ore sarà rimasto da solo, perché nel migliore dei casi voi e il vostro ipotetico partner avete la fortuna di lavorare? Almeno nella vecchia sistemazione era facile che almeno la madre, o la nonna, il nonno restassero a casa durante il giorno, creando così una fonte di compagnia al pet che vi abita. Ma in questo caso? La risposta più frequente è: “Resta solo poche ore da solo. Poi quando torno mi occupo solo di lui”. Balle. E lo sappiamo. Una volta tornati, e se l’animale non è proprio un cucciolo appena arrivato, spesso viene prima il nostro riposo, la cena da preparare, la casa da sistemare, e quella partitella di calcetto con gli amici a cui no, proprio non possiamo rinunciare. Anche oggi, il pet, può aspettare… Stefano Nicelli

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SOMMARIO 10 - maggio 2014

NOTIZIE DAL MONDO L’eco dalla nostra pagina Facebook COVER STORY Aggressivita: strumento di vita PET FOR DUMMIES Scegliere una cavia ANGOLO TECNICO Piante per acquari V.I.P. - VERY IMPORTANT PET Oranjey I CONSIGLI DI... Alessandro Melillo CONSIGLI DEL VETERINARIO Piroplasmosi INTERVISTA A... Stefano Nicelli ETOLOGY Animali nei circhi AGENDA PET Gli eventi top I LIBRI DA LEGGERE Il patto tradito fra uomo e cane

Pet-OLOGY

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Editore Gruppo Editoriale Castel Negrino 20886 Aicurzio (MB) www.pet-ology.it redazione: magazine@pet-ology.it Pubblicazione on-line Rivista periodica d’informazione a diffusione gratuita Iscritta nel registro operatori comunicazione AGCOM n. ROC 38567 Direttore responsabile Stefano Nicelli Coordinamento editoriale e supervisione scientifica LOGOGEST di Stefano Nicelli stefano.nicelli@gmail.com Tel. 347-6692528 Impaginazione Virtuosa-Mente www.virtuosa-mente.com Foto: Fotolia Hanno collaborato Samuele Venturini Autori citati Alessandro Melillo, Ermanno Giudici, Paolo Piccinelli

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Notizie dal mondo l’eco dalla nostra pagina Facebook I CANI BRITANNICI? OBESI E PANTOFOLAI - Un terzo dei cani della Gran Bretagna non fa abbastanza moto giornaliero e ciò comporta il rischio di aumento di obesità. Lo rivela un recente studio, secondo il quale 2,7 milioni di proprietari di cani non permettono ai loro animali domestici di

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correre senza guinzaglio ogni giorno. Stephen Goward, un comportamentista della società Dogs Trust, ha dichiarato: “I cani hanno bisogno della compagnia di altri animali e degli esseri umani. Hanno anche bisogno giornalmente di muoversi e di esplorare nuovi luoghi”. Più della metà dei proprietari commette inoltre errori nell’alimentazio-


News dal mondo

ne dei loro cani. Gli studi confermano che la maggior parte dei proprietari di cani ama i suoi animali, ma semplicemente non capisce i loro bisogni, nonostante il 91% riconosca che è importante monitorare la salute dei loro animali domestici (Fonte: The Telegraph).

un miglioramento nella cultura animalista in generale. Viene allora il dubbio che non è vero che molti non sappiano ad esempio che i nostri piatti fanno male ai cani, che sono troppo salati e ricchi di grassi, oppure decisamente inadeguati come le patatine, o il cioccolato che può risultare letale. In realtà lo sappiamo, ma è più forte di noi sgarrare, pensando di fare un piacere ai nostri Quello che più colpisce di questa animali. È insomma come le scritte notizia non è tanto che oltre il 30% “Il fumo uccide” che troviamo sui dei cani inglesi sia in sovrappeso o pacchetti di sigarette. Ogni fumatofinanche obeso. In fondo statistiche re le vede. Ma quanti le leggono e simili, se non peggiori, potrebbero ne tengono realmente conto? Pochi, riguardare anche il nostro Paese. non c’è dubbio, oppure sono ormai Piuttosto è il fatto che la maggior talmente assuefatti a concetti appaparte dei proprietari “non capisca i rentemente astratti come quello che loro bisogni”, anche se quasi tutti (il il fumo provoca realmente patologie 91%) sanno che è importante tenere mortali, da non farci quasi più caso. d’occhio la loro salute. Ciò vuol dire D’altra parte circola in merito pure che permane un’ignoranza davvero una barzelletta: quella di quel fumainquietante su cosa sia veramente tore che acquista un pacchetto in cui un pet e come debba essere gestito. trova scritto: “Il fumo provoca impoFaciloneria, superficialità e scarsa tenza”. Turbato, rientra in tabaccheinformazione restano allora delle ria e chiede: «Mi scusi, me lo può pecche dure a morire, nonostante in sostituire con quel pacchetto con su questi anni certamente ci sia stato scritto “Il fumo fa male”?».

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AggressivitĂ : uno strumento di vita

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Cover story aggressività è un atteggiamento sempre negativo? La risposta, a livello etologico, è sicuramente no. Per comprenderla a fondo è dunque necessario allontanare ogni pregiudizio tipicamente umano e interpretarla nella sua funzione concreta.

L’

CONSIDERATA IN MODO NEGATIVO, IN REALTÀ È UTILE

TIPI DI AGGRESSIVITÀ – Se ne possono distinguere due: quella interspecifica, cioè rivolta verso un essere di specie diversa (è il caso del cane che assale l’uomo) e quella invece intraspecifica, rivolta verso un essere della stessa specie (è il caso di due lupi che lottano per conquistarsi una femmina). L’etologo Konrad Lorenz distingue poi tre casi di aggressività interspecifica: quella del predatore verso la preda; quella della preda che si difende dal predatore; quella che scatta in colui che, attaccato da un nemico più forte, non potendo scappare (reazione di fuga) decide di difendersi disperatamente. È il cosiddetto caso del the rat in the corner (topo nell’angolo), che spesso capita anche tra noi umani in situa7


zioni estremamente difficili e senza scampo: fight or die (lotta oppure muori). Nel mondo animale l’aggressività interspecifica è perlopiù utilizzata per difendere necessità basilari: conservare il proprio territorio nel quale svolgere funzioni imprescindibili quali il riprodursi e curare la prole. Si tratta pertanto di una tipica aggressività da difesa. Diverso è invece il caso della predazione. Sempre Lorenz diceva che se noi potessimo misurare con un termometro il grado di “cattiveria” che ha ad esempio una tigre che insegue un erbivoro, il valore che riscon-

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treremmo sarebbe pari a zero. In sostanza, a fronte di scene che ai nostri occhi possono apparire crudeli, nell’aggressività da predazione (quindi interspecifica) non c’è né odio né crudeltà. L’animale segue semplicemente un comportamento geneticamente codificato al fine di sopravvivere. Da ciò risulta chiaro come nel concetto stesso di aggressività non abbia alcun senso una connotazione negativa. Nel cane, ad esempio, essa è addirittura considerata una dote caratteriale, sulla quale ad esempio stabilire l’idoneità o meno a svolgere certi compiti come ad


esempio il lavoro da cane poliziotto.

aggressività in maniera dislocata, evitando così che si passi alle mani. Ma in quest’ottica anche la compeIL RITO DELL’AGGRESSIVITÀ – Un tizione sportiva, basata su regole discorso a parte va fatto invece accettate da entrambe le parti, è per l’aggressività intraspecifica. Il una forma ritualizzata di scontro. più delle volte, nel regno animale Nel caso del calcio, ad esempio, è (uomo compreso) questa soggiace lecito che tutti i giocatori giochino a un principio fondamentale: quel- anche in maniera rude, ma per forlo della conservazione della specie. tuna una squadra non deve arrivaPertanto madre Natura ha fatto sì re a “uccidere” l’altra per vincere. che questa venga perlopiù ritualiz- D’altra parte lo psicanalista Freud zata, evitando in questo modo inu- sosteneva che l’aggressività esige tili pericoli. I lupi, ma anche i pesci, una scarica periodica. La competii primati o i mammiferi che si tro- zione sportiva, lo sfidarsi in attività vano a competere per l’accesso al fisiche sia da protagonisti (giocacibo o alla riproduzione (leggi: ac- tori) che da spettatori (il tifoso) ha coppiarsi per proseguire la specie) dunque questa funzione di lotta risono perlopiù in grado di manife- tualizzata che il più delle volte resta stare livelli anche intensi di aggres- nell’ambito della tenzone sportiva. sività e di azzuffarsi, senza tuttavia arrivare a uccidersi a vicenda. Qui scatta infatti un limite, genetica- L’ECCEZIONE UMANA – In questo mente codificato, che fa sì che co- discorso l’uomo, pur adeguandosi lui che visibilmente risulta inferiore in linea di principio a quanto detto ponga in atto dei gesti pacificatori e finora, resta comunque un’ecceziodi resa che il dominante riconosce e ne. A differenza di ogni altra specie che sono tali da interrompere l’as- animale, l’uomo troppo spesso risalto violento, confermando la resa sulta incapace di ritualizzare l’agdell’avversario. gressività. Basti pensare all’illusoria Questa aggressività ritualizzata è – seppur benemerita – idea primipresente anche nell’uomo, anche genia di fare dell’Onu il luogo depuse in maniera meno costante. L’uo- tato dove risolvere le questioni inmo che, preso d’ira, scaraventa un ternazionali senza passare alla viooggetto a terra, che batte i pugni lenza. Sappiamo bene quale ruolo sul tavolo, sta veicolando la sua abbia oggi questo organismo mon9


Perché l’uomo, a differenza di molte specie animali, spesso non è in grado di reindirizzare la sua aggressività in forme ritualizzate che possano ridurne l’effetto devastante? Ecco due opinioni di esperti di fama mondiale. Erich Fromm, psicanalista (1900-1980): «Dobbiamo distinguere nell’uomo due tipi completamente diversi di aggressione. Il primo, che egli ha in comune con tutti gli animali, è l’impulso, programmato filogeneticamente, di attaccare o di fuggire quando sono minacciati interessi vitali. Questa aggressione difensiva, “benigna”, è al servizio della sopravvivenza dell’individuo e della specie, è biologicamente adattiva, e cessa quando viene a mancare l’aggressione. L’altro tipo, l’aggressione “maligna”, e cioè la crudeltà e la distruttività, è specifica della specie umana, e praticamente assente nella maggior parte dei mammiferi; non è programmata filogeneticamente e non è biolo10

gicamente adattiva; non ha alcuno scopo e, se soddisfatta, procura voluttà» (da Anatomia della distruttività umana). Konrad Lorenz, etologo (19031989): L’uso delle moderne armi comandate a distanza esclude il contatto diretto con l’aggredito e questo ne aumenta la pericolosità. «L’uomo che preme il pulsante d’innesco è così totalmente schermato dal vedere, sentire o altrimenti realizzare emozionalmente le conseguenze della sua azione che la può compiere con impunità, anche se è afflitto del peso di una buona immaginazione. Soltanto così si può spiegare come un buon uomo, che non riuscirebbe quasi a dare uno scapaccione ben meritato a un bambino discolo, si ritrovi senz’altro il coraggio di lanciare missili o di stendere tappeti di bombe incendiarie su città addormentate, condannando così ad una terribile morte fra le fiamme centinaia e migliaia di amabili bambini» (da Il cosiddetto male).


diale, spesso costretto ad adattarsi a decisioni prese già in partenza da stati forti come ad esempio gli Stati Uniti. Le varie risoluzioni Onu che in questi anni hanno avallato vere e proprie guerre condotte in terra altrui, sono il chiaro esempio di come la ritualizzazione – che in questo caso diventa negoziazione – resti un’idea da sognatori. Einstein diceva che a nessun topo verrebbe mai in mente di creare un’arma di distruzione di massa per sconfiggere tutti gli altri topi. All’uomo invece sì. Secondo Erich Fromm (vedi box a parte) ciò deriva da una nostra naturale propensione all’aggressività maligna; secondo altri come Silvia Bonino e Gian-

franco Saglione (cfr. La frustrazione: teoria e sperimentazione, 1978) nasce dal fatto che l’uomo “non viene alla luce con un corredo di reazioni rigide e stereotipate, programmate e poco variabili” come gli animali; secondo Konrad Lorenz deriva infine dal disequilibrio tra la potenza delle armi e i meccanismi istintivi di inibizione. Resta in ogni caso il fatto che, ancora una volta, la Natura dovrebbe dare lezioni proprio a chi pensa di averla soggiogata (quasi) a suo piacere.

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Scegliere una cavia le cose da sapere

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pet for dummies a cavia è uno dei tipici animaletti che vengono comprati con una certa superficialità, data la loro dimensione ridotta e spinti dall’idea che basti una gabbietta, una spesa lieve di cibo e basta. Le cose non stanno però proprio così. Vediamoli dunque da più vicino.

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È UN ANIMALE MOLTO TIMIDO MA PUÒ DIVENTARE UNA VERA PESTE

COS’È: È un mammifero appartenente alla categoria dei Roditori. A differenza di topi e criceti, che sono Miomorfi (cioè a forma di topo), le cavie sono Istricomorfe (cioè a forma di istrice). In comune hanno tuttavia un paio di grossi incisivi a crescita continua. Nel natio Sudamerica abitano aree rocciose, savane, i bordi delle foreste e delle paludi dalla Colombia e dal Venezuela fino al Brasile, a sud, e fino all’Argentina a nord. L’addomesticamento iniziò probabilmente negli attuali Ecuador, Perù e Bolivia. COM’È FATTA: La cavia presenta un corpo tozzo e tendenzialmente squadrato, con collo e zampe corte. 13


È naturalmente priva di coda. Il peso si aggira nei maschi tra i 900 e i 1000 grammi, mentre le femmine sono un po’ più piccole. La vita media si aggira intorno ai 3-4 anni, ma non mancano punte di 7-8 anni. Il mantello e i colori sono vari. Esistono cavie a pelo raso, lungo, riccio, oppure fino. Il colore può essere unico, detto self, nero, cioccolato, beige, lilla, blu, rosso mogano, arancio o rosso diluito, bianco. Può anche essere bicolore, detto agouti, cioè con peli ciascuno di colore diverso rispetto alla base. Le cavie selvatiche presentano invece un pelame corto, di colore uniformemente bruno. COSA MANGIA – È fondamentalmente un erbivoro, per cui la base è rappresentata dal fieno, a cui vanno aggiunte le verdure che consumiamo noi umani, a patto che siano sempre fresche, a temperatura ambiente e ben lavate. La frutta può essere data con molta moderazione. Meglio se ricca di vitamina C come arance, kiwi e fragole. Può anche essere usato – anch’esso con moderazione - il pellet, che tuttavia dovrà contenere almeno un 16% di fibra e non più del 16% di proteine e 1g/ Kg di vitamina C. Preferibile che non contenga cereali. DOVE ALLOGGIARLA – Si può usare 14

una gabbia di almeno 70x45 cm per individuo, ricoperta sul fondo di pellet di carta pressata (ideale) o anche trucioli (purché non di legni resinosi e mai di pino e cedro, che possono risultare tossici). Fondamentale che sia provvista di una casetta, dove questo animale – molto timido – potrà trovare un rifugio tranquillo, un abbeveratoio e i recipienti per il cibo. La gabbia dovrà essere posta in una zona tranquilla e silenziosa della casa, lontana da altri animali domestici, con una temperatura compresa tra i 17 ed i 26 gradi. Solitamente le cavie non vengono lasciate libere di scorrazzare in casa, dati i danni ingenti che i loro denti possono provocare a fili elettrici e altri materiali. DOVE PRENDERLA – Il negozio per animali è il luogo principale, anche se talvolta non garantisce sufficienti parametri di cura e gestione. Importante è allora vedere dove e come sono alloggiate, oltre che l’età: è preferibile infatti acquistare soggetti di età compresa tra le 5-6 settimane, già svezzati. L’acquisto dal privato può essere una soluzione migliore, se è in grado di garantire sulla corretta gestione dei piccoli e della madre. In questi casi i cuccioli restano nella nidiata il tempo sufficiente per lo svezzamento e


l’imprinting, risultando così più socievoli con l’uomo. Da non escludere infine l’acquisto da un allevatore amatoriale, qualora prediligessimo una razza in particolare. MASCHI E FEMMINE – La scelta del sesso è resa difficoltosa dal fatto che maschi e femmine, in età giovane, si assomigliano molto nella zona inguinale, e questo provoca spesso errori involontari di scelta. Occorre pertanto un esame accurato, an-

La Cavia domestica è detta anche Porcellino (o Maialino) d’India anche se originaria dell’America meridionale. Il nome “India” nasce dal fatto che Cristoforo Colombo scoprì il continente americano credendo che fossero le Indie. Gli indios addomesticavano questi animali per scopi alimentari, e ancora oggi in paesi come Perù, Bolivia, Ecuador e Colombia fanno parte della tradizione gastronomica. Nella cultura rurale delle Ande è poi frequente regalare una coppia di cavie a degli sposini novelli o al giovane che inizi una sua attività commerciale. Nella medicina tradizionale (curanderismo) si è

che alla palpazione, ad esempio per sentire sotto pelle il corpo del pene nel maschio. Per ciò che riguarda il numero, è sconsigliabile prendere una sola cavia, dato che soffrirebbe probabilmente di solitudine. Prenderne un paio, anche dello stesso sesso, è dunque la soluzione migliore. Il carattere socievole fa sì che possano convivere bene anche due maschi, i quali invece diventeranno “maneschi” solo in presenza di una femmina.

inoltre soliti legare al corpo del paziente una cavia viva, osservando con cura le zone dove emette gli squittii; in seguito il curandero (o curandera) ne esamina gli organi interni per tracciare una diagnosi. Alla cavia viene infine attribuito il potere di far uscire gli spiriti malvagi dal corpo del malato. Furono gli europei a trasformarli in animali da compagnia ma purtroppo anche a impiegarli nella sperimentazione animale, iniziata nel XIX secolo per mano di Robert Koch, (considerato un veterano, assieme a Pasteur della moderna batteriologia e microbiologia), e da altri batteriologi. 15


Piante per acquario: sceglierle e curarle

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Angolo tecnico

NON SONO SOLO DECORAZIONI, MA ORGANISMI VIVENTI IMPORTANTI

trumento funzionale importante per gli acquari di acqua dolce, alle piante troppo spesso viene dedicata un’attenzione marginale, quasi pensando che siano solo un oggetto riempitivo. Le cose però non stanno così. “Essendo organismi viventi”, scrive Paolo Piccinelli nel suo Biotopi (Gruppo Editoriale Castel Negrino, 2012), “le piante come i pesci crescono, si riproducono, si evolvono e, allo stesso modo, ogni tipo di pianta ha precise esigenze riguardo alla luce, all’acqua, al terreno”. Vediamole allora più da vicino.

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PRIMI PASSI – Visto quanto detto sopra, la gestione delle piante richiede di avere delle pur basilari nozioni di biologia e chimica che ne regolano i processi vitali. Occorre poi avere nozioni specifiche per mettere in atto le procedure richieste: tra queste la piantumazione, la fertilizzazione e la potatura. Scrive ancora Piccinelli: “Il modo migliore per avere successo con le piante è selezionare, all’interno del17


le specie compatibili con il biotopo che ho scelto, quelle di cui siete certi di poter soddisfare le necessità: se state muovendo i primi passi sceglierete un ridotto numero di specie di piante robuste e poco esigenti, se il vostro allestimento prevede una luce soffusa sceglierete essenze sciafile (amanti dell’ombra), se il substrato del vostro futuro acquario sarà privo di sostanze nutritive sceglierete specie epifite (che non necessitano di nutrimento per via radicale) o galleggianti; la scelta è talmente ampia e le opzioni talmente numerose che spesso vi troverete a doverne scartare alcune eliminando l’una o l’altra specie”.

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COME SI DIVIDONO – Un buon metodo per suddividere le diverse piante da acquario è quello in base alla loro velocità di crescita che potrà essere lenta, media e veloce. Piante a crescita lenta – Sono perfette per quegli acquari con una ridotta popolazione animale e creati per avere una bassa esigenza di manutenzione. Spesso infatti hanno ridotte esigenze di luce e di fertilizzazione; inoltre non necessitano di un substrato dove affondare le radici. Tra le piante di questo tipo troviamo le diverse varietà di epifite come quelle del genere Anubias, Bolbitis, Microsorium, i muschi di Giava e alcune piante a bulbo come il


Crinum natans, C. thaianum e C. calamistratum. Piante a crescita media – Emettono foglie con regolarità da una a più volte la settimana, richiedono una fertilizzazione in genere limitata al solo apparato radicale e sono caratterizzate da una minore produzione di ossigeno rispetto alle piante a crescita veloce. Richiedono una manutenzione moderata (il più delle volte limitata alla rimozione delle foglie più vecchie ogni 15-30 giorni) e in genere sono di grandi dimensioni. Tra queste vanno citate quasi tutte le specie di Echinodorus, alcune varietà di Vallisneria, molte piante basse come la Hemiantus callitrichoides, la Eleocharis parvula, la riccia, la Marsilea hirsuta e diverse piante a cespuglio tra cui le Cryptocoryne e il Pgostemon helferi. Piante a crescita veloce – Sono tra le più impegnative, soprattutto per il neofita. Hanno infatti un elevato consumo di macro e micronutrienti, ai quali si aggiunge un notevole bisogno di luce. Richiedono poi un’adeguata fertilizzazione sia del substrato che dell’acqua, e richiedono spesso un impianto per la somministrazione controllata di anidride carbonica. La crescita abbondante che le caratterizza richiede frequenti potature da fare anche più volte alla settima-

na; operazione questa che necessita di attrezzature adeguate ma anche di una certa abilità manuale. Per contro sono piante in grado di assorbire velocemente gran parte delle sostanze organiche di rifiuto generate dai pesci (soprattutto nitrati e fosfati) migliorando di conseguenza la qualità dell’acqua. In aggiunta sono in grado di produrre un’elevata quantità di ossigeno. Tra questo tipo di piante troviamo quelle a stelo come la Hygrophila polisperma, la Limnophila sessiflora, la Cabomba caroliniana, la Ludwigia gandulosa, le piante galleggianti come il Ceratophyllum demersum, l’Hydrocotyle, la Pistia strationes, le Salvinia natans e S. auriculata, la Lemma minore alcune piante a cespuglio come la Blixa japonica, la Vallisneria spiralis o la Sagittaria subulata.

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V.I.P.

Orangey Un micione superstar

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arattere pessimo, a tal punto da graffiare sovente anche il suo addestratore Frank Inn, ma grande attore sul set. È Orangey, il gatto di razza Tabby protagonista tra l’altro del celebre film Colazione da Tiffany (1961) al fianco di Audrey Hepburn. Già vincitore nel 1951 del prestigioso premio PATSY (Picture Animal Top Star of the Year) per il film Rhubarb, in cui interpreta un felino che eredita una fortuna immensa e acquista così una squadra di baseball, Orangey ne vince un secondo dieci anni più tardi, proprio grazie all’interpretazione al fianco della Hepburn. Qui interpreta il ruolo di Gatto, e la sua presenza è costante accanto ai protagonisti Holiday (Holly) Golightly, giovanissima ragazza dal grande fascino e spiccata spontaneità che per vivere fa la modella ma anche la escort d’alto bordo e Paul, promet-

tente ma svogliato scrittore in cerca d’ispirazione; fino alla commovente scena finale dove, dopo alterne vicende, fradicio di pioggia, si stringe in un tenero abbraccio tra i due che sa di amore ritrovato e base per un futuro finalmente roseo. Di lui la protagonista Holly dice: “Io e il mio gatto… siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene”. E ancora, a proposito del fatto che di fatto il gatto non ha nome: “Se io trovassi un posto a questo mondo che mi facesse sentire come da Tiffany… comprerei i mobili e darei al gatto un nome!”. La carriera di Orangey durò 15 anni, durante i quali recitò in film quali Radiazioni BX: distruzione uomo (1957), Gigò (1962), e Village of the Giants (1965) e in Tv nella serie Our Miss Brooks, dal 1952 al 1958.


di Alessandro Melillo ome comunica una cavia? Ecco a proposito cosa scrive Alessandro Melillo, medico veterinario, autore del volume Voglio una cavia. “ Non è sempre facile creare un vocabolario del ‘caviese’, in quanto gli stessi suoni possono avere significato diverso a seconda del contesto, ma in generale riconosciamo: - uno squittio acuto, che di base è il verso che fanno i piccoli spaventati e soli per chiamare la mamma. Questo stesso suono, lievemente modificato, lo emettono anche gli adulti tenuti da soli per reclamare attenzione da parte del proprietario; e in rapida sequenza segnala che la cavia ha ‘sentito’ il cibo e lo vuole subito! Suona circa ‘uì-uì-uì’ ed è un segnale riservato agli esseri umani; - uno squittio più basso, di solito ripetuto, che comunica contentezza, appagamento e piacere nel stare insieme ad altre cavie o alle persone;

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I consigli di...

Come “parla” una cavia - un soffice grugnito che si può sentire nelle stesse occasioni e che è riservato in particolare ai piccoli che hanno bisogno di essere rassicurati. Se però coccolando la nostra cavia tocchiamo qualche zona che a lei non piace, i suoni di appagamento potrebbero essere sostituiti da un brontolio di avvertimento, una specie di ‘brr-r-r’ che può avere diverse inflessioni e diversi significati. Se è breve e secco, di norma significa ‘Attenzione!’, oppure vuol far capire che una certa azione è sgradita, o ancora serve per mettere sull’avviso altre cavie che qualcosa non va (…) . Più prolungato e morbido, il brontolio segnala l’interesse di un maschio verso una femmina, ma anche una femmina in pieno calore può emetterlo per comunicare la sua disponibilità. “Voglio una cavia” – Gr. Ed. Castel Negrino – Euro 15,90

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Il vet. dice che...

Piroplasmosi: una patologia spesso letale ra le patologie che possono essere trasmesse dalle zecche la piroplasmosi (detta anche babesiosi) è una di quelle che possono portare alla morte dell’animale nel giro di sole poche ore. Vediamola dunque più da vicino.

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che un cane che ne sia stato contagiato non frequenti più le zone dove si ritiene che abbia preso la malattia.

COME SI SVILUPPA – Una volta entrato nel sangue, il protozoo attacca un globulo rosso. Qui si moltiplica in modo esponenziale, fino a distruggeCOS’È – Viene trasmessa tramite un re la cellula ospite. Succede così che agente patogeno chiamato Babesia 16 o 32 babesie vengano liberate nel canis da due tipi di zecche: la Rhipi- sangue e a loro volta vadano ad atcephalus sanguineis, nelle zone a cli- taccare altri globuli rossi, inducendo ma più caldo, e la Dermatocentor re- ad una rapida evoluzione della maticulatus in quelle più fredde. Causa lattia. In genere nel cane il periodo una anemia emolitica grave, e spes- di incubazione dura dai 7 ai 14 giorni, so mortale nella sua forma più acuta. mentre la trasmissione del protozoo La zecca si infetta succhiando il san- dalla zecca al cane avviene nell’arco gue di un soggetto già malato e può di 24-48 ore. trasmetterla in due modi: attraverso La piroplasmosi può presentarsi sotun pasto di sangue su un soggetto to diverse forme: che a sua volta si infetta, oppure tra- Iperacuta – Determina una anemia smettendo la Babesia canis alle sue emolitica velocissima, che causa la uova. Quest’ultimo è il caso più gra- morte dell’animale in poche ore a ve, dato che da ogni zecca possono causa di uno choc ipovolemico (diminascere da 2 a 8mila uova portatrici nuzione del volume di sangue circodella malattia. In più c’è da ricordare lante). Generalmente questa forma si che un terreno infetto da questo tipo manifesta nelle zone in cui la malattia di zecche rimane a forte rischio per è presente in maniera endemica (so9-12 anni. Per questo è importante prattutto in Francia, Germania, Un-


gheria, Italia e Olanda). Acuta – È la più frequente. Il cane manifesta febbre alta, scarsa o nulla voglia di mangiare, apatia, e può avere vomito o diarrea. Le urine diventano di un colore scuro. Le mucose delle labbra sono pallide e tendono al giallo. Se non presa a tempo, questa forma di patologia porta alla morte nel giro di pochi giorni. Cronica – Il cane ha una febbre intermittente e appare svogliato. Dati i sintomi piuttosto vaghi, è la forma più difficile da diagnosticare. TERAPIA - La terapia è perlopiù costituita dalla somministrazione di un farmaco specifico da utilizzare una volta effettuata la diagnosi. Può essere talvolta necessaria una trasfusione di sangue ed in ogni caso una terapia di supporto per evitare i danni collaterali della malattia agli organi interni.

PREVENZIONE – Là dov’è possibile è fondamentale evitare le zone dove già si sono dimostrati casi di avvenuta infezione, dato che il terreno – come detto – può restare contaminato da animali infetti per anni. Poi si può ricorrere a: Antiparassitari – Sotto forma di spray, spot on, collari, da usare tutto l’anno, anche nella stagione fredda Vaccino – Esiste un vaccino consigliato soprattutto nelle zone endemiche, che tuttavia non impedisce l’infezione, offre una copertura di circa il 60% e può limitare la gravità del quadro clinico. Profilassi - Uno dei farmaci usati come antidoto può essere usato, in dosi differenti, anche come profilassi in caso il cane debba recarsi in zone endemiche di piroplasmosi. Lo protegge per circa quattro settimane.

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Speciale!!!

Meticci alla riscossa: a Seveso una festa solo per loro a Festa per padroni… di razza”. Con questo slogan da sette anni a questa parte si svolge a Seveso (MB) la Festa del Cane Meticcio, un concorso di bellezza e obbedienza organizzato dall’omonima Associazione di Promozione Sociale. La prossima edizione è fissata per domenica 15 giugno, come di consueto presso il Bosco delle Querce.

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Nata a Banchette (TO) nel lontano 1996, la Festa non ha mai perso il suo scopo primario, anche dopo il trasferimento in Lombardia, a partire dal 2008: quello di rappresentare un momento di vera e propria festa per tutti i proprietari di cani non di razza pura, che abbiano voglia per un giorno di mettersi in gioco in una competizione che ha un preciso scopo benefico: tutti gli utili, infatti, ogni anno vengono devoluti a canili e strutture di ricovero di comprovata serietà. “Negli anni”, spiega il fondatore Stefano Nicelli, “abbiamo coniato di24

versi slogan per identificare lo spirito col quale viene proposto il nostro evento. Da Vedi nel tuo bastardino una star? Anche noi… a Qui di razza c’è solo il padrone, fino a Pedigree? No grazie! La cosa più importante è che noi stessi organizzatori siamo i primi a divertirci, nonostante l’impegno che richiede. Ed è proprio questo spirito gioioso che cerchiamo di trasmettere ai concorrenti, ai loro cani e alle centinaia di amici della Festa che ci seguono da ogni parte d’Italia”. Lo spirito della Festa lo si coglie inoltre dai tanti premi che vengono messi in palio ogni anno: da quelli per la bellezza (Mister Cane, Lady Cagnolina e Barbetta Bianca, per i cani sopra i 7 anni d’età), a quello per l’obbedienza, la simpatia, l’interazione cane-padro-


ne (Premio speciale Affinity). A questi si aggiungono poi altri riconoscimenti che non possono rientrare nei parametri sopra citati. “Da due anni – spiega Nicelli – abbiamo ad esempio introdotto un premio per il bambino o la bambina che, portando il cane nel ring, dimostri maggiori doti da futuro handler, o un Premio speciale della Giuria per quel cane che in qualche modo ci ha colpito”. Per partecipare ci sono due strade: iscriversi on line direttamente sul sito dell’Associazione (www.festadelmeticcio.com) senza anticipare la quota di iscrizione che resta fissata (dal 2008 ad oggi) a 10 euro per il cane singolo e 8 euro per 2 o più cani (la quota verrà versata al momento del

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ritiro della cartelletta di gara), oppure iscriversi direttamente il giorno della Festa, dalle ore 12 alle ore 14,30. La giuria è composta in genere da cinque persone equamente divise tra professionisti del settore (veterinari e volontari di canili) e semplici cinofili. A questi di aggiunge un giudice esterno che sceglie il Best in Show, ovvero il vincitore di tutta la manifestazione e il giudice incaricato di premiare il giovane conduttore. Per informazioni e iscrizioni: www.festadelmeticcio.com info@festadelmeticcio.com Cell. 347 6692528 L’Associazione è inoltre presente su Facebook con una pagina dedicata.

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3 domande a...

Stefano Nicelli Presidente “Festa del cane meticcio”

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iornalista specializzato in cinofilia, direttore responsabile di questa rivista, Stefano Nicelli è dal 2010 anche Presidente dell’Associazione di Promozione Sociale “Festa del Cane Meticcio” che ogni anno organizza l’omonima manifestazione a Seveso.

attraverso il nostro sito internet e Facebook. Addirittura abbiamo avuto cani che venivano dalla Sardegna e dal Lazio, e questo non può che riempirci di orgoglio”.

Perché una Festa dedicata ai meticci? “Per un’innata simpatia che provo per loro, merito anche di Chicco, il In cosa si contraddistingue la Festa meticcio morto pochi anni fa e che di Seveso da altre che vengono or- è diventato il logo ufficiale della Feganizzate in Italia? “L’aspetto principale riguarda i cani che sono ammessi. Fin dalla prima edizione abbiamo infatti deciso di accogliere solo i cani non di razza pura, escludendo quelli magari di razza, seppur privi di pedigree. È una scelta che magari penalizza qualcuno, ma vogliamo preservare lo spirito proprio di questa manifestazione, che è e resta dedicata solo ai ‘bastardini’. In questo modo la competizione è più alla pari. Un secondo aspetto è la partecipazione di concorrenti da tutto il nord e centro Italia, e non solo provenienti da zone limitrofe alla festa. Merito del tam tam che operiamo 26


sta. Poi perché ritengo giusto che anche loro possano avere un momento di gloria che fuoriesce dai classici circuiti dei cani di razza, da cui sono ovviamente esclusi (a parte le manifestazioni di Agility Dog)”.

gente che si diverte in modo sano, pulito, rispettoso dell’animale, e cogliere quel senso di complicità che va oltre la competitività e che emerge tra gli stessi concorrenti, fa davvero piacere. La cosa più bella è poi vedere tante persone che Cosa ti piace di più della “tua” magari non hanno vinto nulla, ma Festa? che ci ringraziano perché si sono “Lo spirito che l’anima. Ogni anno divertite e non aspettano altro che vediamo tanti nuovi concorrenti tornare l’anno successivo. Questo ma anche tanti che tornano, anche realmente riempie il cuore, e ci rise hanno già vinto numerosi premi paga di tanti sforzi fatti per realizzanelle edizioni precedenti. Vedere la re questo evento”.

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Etology

Animali nei circhi: uno spettacolo d’altri tempi

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a donna cannone; l’uomo scimmia; il nano… sono tutti elementi che un tempo caratterizzavano gli spettacoli popolari, perlopiù circhi, e che si basavano sull’inconsueto, l’orrido, la curiosità cinica. Veri e propri “fenomeni da baraccone” giustificati allora dal fatto che non esisteva né la comunicazione globale, né internet, e per questo si poteva ancora giocare sullo stupore per ciò che madre natura era stata capace di produrre. A pensarci bene l’uso degli animali nei circhi non è cosa da meno. Vedere un orso che balla, un elefante che inforca una bicicletta, una foca che gioca a calcio forse può ancora suscitare emozione in qualche bambino, può addirittura colpire anche l’adulto che li accompagna e resta comunque affascinato da quel mondo senza tempo rappresentato da quella che pur resta un’arte circense. Poi, però, non può non lasciare un senso di amaro in bocca, se non proprio di pietà per esseri viventi che generano divertimento compiendo azioni che sono totalmente fuori dai loro

schemi etologici. Questo, lo ribadiamo, senza scalfire la nobiltà dell’attività circense che da secoli conserva tutto il suo fascino e la sua nobiltà. UNA CRESCENTE ONDATA DI SDEGNO – A tale proposito l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali (Oipa) scrive nel suo sito: “Negli ultimi anni l’uso degli animali negli spettacoli circensi è posto sotto accusa da una crescente sensibilità di cittadini che lo considerano una manifestazione di violenza proprio per la presenza degli animali costretti per la loro esistenza in anguste gabbie da cui possono uscire solamente per compiere esercizi contrari alla loro natura. Prova di questo orientamento è la crescente disaffezione del pubblico prevalentemente costituito dai bambini, non solo per l’offerta di intrattenimenti alternativi, ma soprattutto per la maggiore sensibilità animalista”. La stessa Oipa segnala poi una lunga lista di Paesi che hanno imposto un divieto assoluto di tutti gli animali selvatici nei circhi (Austria, Belgio,


Estonia, Israele), e quelli che invece hanno imposto un divieto parziale, o solo di quelli iscritti nella Convenzione di Washington (20 in totale nel mondo). A fronte di questa presa di coscienza collettiva, sempre più diffusa, ha allora veramente poco senso continuare su questa strada. Anche perché è purtroppo frequente l’uso della costrizione, se non proprio della violenza, applicata in molti circhi – sicuramente con le dovute eccezioni – e documentata da varie testimonianze. UN FUTURO DIVERSO – Il circo, in-

somma, può tranquillamente abbandonare questa tradizione decisamente arcaica. Non è affatto detto, anzi, che l’assenza di animali sotto il tendone possa rendere lo spettacolo meno affascinante. Probabilmente, invece, questa arte potrebbe recuperare una fetta di pubblico che oggi come oggi se ne allontana proprio per una coscienza civile e animalista che non può accettare compromessi. E tornare così a godere, finalmente con l’animo in pace, di quel meraviglioso spettacolo che l’uomo con la sua doti fisiche ma anche di ironia (pensiamo ai clown) può continuare a regalare.

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Biology

Pet ed emotività a cura del dottor Samuele Venturini

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ell’articolo del numero precedente (Pet-ology Magazine n. 9) abbiamo parlato di Pet Therapy. In questo articolo invece ci soffermeremo sull’aspetto più emotivo del rapporto uomo-pet. Risulta interessante indagare quali siano i motivi che portano una persona a decidere di vivere una parte della propria vita con uno o più animali. Spesso le cause di ciò sono molteplici perché abbracciano situazioni differenti. Sovente inoltre le ragioni di questa scelta possono avere valenze diametralmente opposte le une dalle altre. Molte persone semplicemente decidono di accudire, occuparsi, di un animale per il semplice piacere di condividere una parte della propria vita con lui, perché provano affetto e amore per gli animali in generale. Dal lato opposto vi sono persone che per sentirsi sicure di sé e manifestare la propria autorità, scelgono di prendere degli animali per il solo fine di poter comandare su un essere vivente, per potersi sentire ricompensati da questa situazione in quanto nella 30

società odierna, probabilmente, non riescono a emergere o presentano disturbi psichici. In questo ultimo caso generalmente si possono manifestare anche azioni di abuso sugli stessi animali in modo da sfogare delle tensioni represse dovute a traumi subiti nel corso della propria vita. Di tutt’altra valenza invece è la scelta di alcuni genitori di far entrare nella propria casa e famiglia un pet (cane, gatto, coniglio, ecc.) al fine di rendere più armoniosa la vita in ambiente domestico, soprattutto quando sono presenti anche dei bambini. In questo caso infatti il ruolo dell’animale è importante per la crescita e lo sviluppo delle emozioni e delle responsabilità dei più piccoli, in particolare nei confronti del mondo vivente. Esistono però casi estremi che si trasformano in vere e proprie manie. Uno su tutti, il cui termine è forse sconosciuto ai più, è l’animal hoarding. Si tratta di una forma di maltrattamento animale che consiste nel bisogno compulsivo di costringere un elevato numero di animali in spazi ristretti e sovraffollati. Nel caso si ven-


ga a conoscenza di una situazione simile è doveroso rivolgersi alle autorità competenti oppure fare una segnalazione alle guardie zoofile o alle associazioni animaliste. Nel ricordare e ribadire il concetto fondamentale secondo cui, anche a livello giurisprudenziale, ogni animale è considerato un essere senziente, esistono regolamenti comunali e regionali che vietano l’utilizzo di animali per scopi di accattonaggio e questo perché molto spesso dietro queste situazioni si celano episodi di maltrattamento che cagionano all’animale non solo un danno fisico ma anche psicologico. Come non citare, inoltre, l’importanza che gli animali – e la loro compagnia – rivestono per le persone anziane. Diversi studi hanno dimostrato un miglioramento generale

dello stile di vita d e l l ’a n z i a n o ma è d’obbligo precisare che la scelta dell’animale va ponderata attentamente caso per caso focalizzandosi sul benessere dell’animale stesso. E’ necessario quindi un nuovo approccio multidisciplinare ma che si fondi sul connubio psicologia – biologia così da poter integrare due branche scientifiche che rappresentano entrambe, in modo interdipendente, il rapporto “uomo – natura”. La Pet Therapy è il trionfo nato dall’unione della biologia con la psicologia che dimostra come il legame ancestrale uomo – natura sia indissolubile e da cui dipende il benessere di ogni creatura vivente.

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Agenda pet

Gli eventi top dove e quando ESPOSIZIONI CANINE

Tel. 018556947

1 giugno 2014 Esposizione Internazionale - Pisa Tel. 0571508107

22 giugno 2014 Esposizione Nazionale – Villalago (AQ) Tel. 0864740512

Esposizione Nazionale - Vicenza Tel. 0444291142

Esposizione Nazionale – Caltanisetta Tel. 093423253

2 giugno 2014 Esposizione Internazionale - Viterbo Tel. 0761304840

28 giugno 2014 Esposizione Internazionale – Roma

7 giugno 2014 Esposizione Internazionale - Bari Tel. 0805046733 8 giugno 2014 Esposizione Nazionale – Poggibonsi (SI) Tel. 0577934858 Esposizione Internazionale - Palermo Tel. 091300612 Esposizione Nazionale – Baveno (VB) Tel. 0324241954 14 giugno 2014 Esposizione Internazionale - Prato Tel. 057431461 15 giugno 2014 Esposizione Nazionale – Jesi (AN) Tel. 0731207720 32

Esposizione Internazionale – Rapallo (GE)

29 giugno 2014 Esposizione Internazionale – Narni (TR) Tel. 0744432271

ESPOSIZIONI FELINE 7-8 giugno 2014 Esposizione Internazionale Felina – Latina


di Ermanno Giudici

un patto disatteso, finanche ignorato quello tra uomo e cane. Una simbiosi iniziata millenni fa e che ora, dopo che all’animale è stata praticamente tolta ogni funzione lavorativa e quindi di utilità pratica, vive una crisi profonda che ha come effetto immediato migliaia di cani abbandonati a se stessi. Ma anche un crescente numero di episodi di maltrattamento, che vanno dalla negazione del suo essere “cane” con proprie specificità e bisogni, fino al commercio clandestino e le arene dei combattimenti. Ermanno Giudici traccia in questo Il patto tradito fra uomo e cane (Gruppo Editoriale Castel Negrino, marzo 2012) un quadro lucido e spietato,

È

dove superficialità, connivenza con il crimine più o meno organizzato e una generale inciviltà la fanno da padrona. Dati alla mano, Giudici non esita a mettere la sua penna nella piaga di un vero e proprio scempio non solo italiano: dal randagismo, con quei 200mila cani confinati nei canili e quei 600mila disperati vaganti sul territorio; al commercio illegale, che trasforma ogni carico di animali che giunge da noi in un potenziale introito da 70100mila euro; fino allo “scandalo dei canili pubblici”, dove la permanenza del cane diventa una fonte di guadagno e pertanto ogni adozione viene frenata, se non proprio negata. “Il patto tradito fra uomo e cane” – Gr. Ed. Castel Negrino – Euro 17,90

I libri da leggere

Il patto tradito fra uomo e cane

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La vetrina

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