Pet ology magazine #7

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07 FEBBRAIO 2014

Pet-OLOGY LA RIVISTA CHE STA DALLA PARTE DEI PET, SEMPRE!

Magazine

CRICETO, LIBERO O IN GABBIA?

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COME SCEGLIERE UN FURETTO INTERVISTA A LAURA ROSSI

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ADDESTRARE O EDUCARE UN CANE ?

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L’editoriale Chi è un animalista? “Una persona che ama e difende gli animali”, verrebbe da rispondere, quasi scocciati della banalità della domanda. Eppure se poniamo un’altra domanda all’apparenza altrettanto pleonastica, quale “Chi è uno sportivo?”, ci accorgiamo che in questa categoria ci si mettono coloro che praticano sport, ma anche quelli che lo guardano in Tv o lo seguono allo stadio, senza avere minimamente quelle peculiarità di tonicità muscolare, di peso sotto controllo e quel generale aspetto sano che una persona che effettivamente lo sport lo pratica dovrebbe avere. Il problema (non solo dialettico) si fa più stringente se valutiamo altri aspetti. L’animalista, per definirsi tale, deve allora abolire per forza ogni alimento di origine animale ed evitare ogni prodotto che tragga la sua origine anch’esso dal mondo animale, come ad esempio il cuoio? In questo numero di Pet-Ology Magazine trattiamo ad esempio il caso del filosofo Arthur Schopenhauer che, pur essendo per molti un’icona dell’animalismo, viene ancor oggi bacchettato per il fatto che di fronte ad una bella bistecca cedesse clamorosamente. Anzi, lui stesso scherzava sul fatto di essere una “buona forchetta”. La diatriba su quali rinunce dei beni materiali e goderecci debba affrontare chi vuol veramente essere animalista, d’altra parte è antica. E qui troviamo infinite sfumature: c’è chi mangia pesce e non carne (come se il pesce non facesse parte del mondo animale); c’è chi rinuncia a tutto, come i vegani; e c’è invece chi non si nega nulla, ma allo stesso tempo difende a spada tratta cani e gatti. Infine c’è chi si dispera per la brutta fine di un uccellino, e magari schiaccia senza remore una mosca o una zanzara. Insomma, chi più ne ha più ne metta, come si usa dire. Allora, come si risolve la questione? Forse la via più semplice è quella di definire genericamente animalista colui che ama e protegge gli animali, e lotta perché possano avere una vita dignitosa. Questo, senza andare ad indagare su cosa metta nel piatto, o indossi ai piedi. Stefano Nicelli 2


SOMMARIO 07 - febbraio 2014

NOTIZIE DAL MONDO L’eco dalla nostra pagina Facebook COVER STORY Addestrare o educare un cane? PET FOR DUMMIES Come scegliere un furetto ANGOLO TECNICO Thundershirt: pettorina anti ansia V.I.P. - VERY IMPORTANT PET Atma I CONSIGLI DI... Furetti: cosa dice la legge? CONSIGLI DEL VETERINARIO Furetto: patologie virali e batteriche INTERVISTA A... Laura Rossi ETOLOGY Criceto, libero o in gabbia? BIOLOGY I pet in città I LIBRI DA LEGGERE La fisioterapia per cane e gatto

Pet-OLOGY

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Editore Gruppo Editoriale Castel Negrino 20886 Aicurzio (MB) www.pet-ology.it redazione: redazione@pet-ology.it Pubblicazione on-line Rivista periodica d’informazione a diffusione gratuita Iscritta nel registro operatori comunicazione AGCOM n. ROC 38567 Direttore responsabile Stefano Nicelli Coordinamento editoriale e supervisione scientifica LOGOGEST di Stefano Nicelli stefano.nicelli@gmail.com Tel. 347-6692528 Impaginazione Virtuosa-Mente www.virtuosa-mente.com Foto: Fotolia Hanno collaborato Samuele Venturini, Laura Rossi Autori citati Alessandro Melillo, Caterina Vallani, Roberta Maria Padovano, Marta Avanzi

Pet-ology® è un marchio registrato La riproduzione anche parziale di testo, foto e illustrazioni, anche parziale, è vietata. L’editore non si assume alcuna responsabilità per l’uso di marchi, immagini e slogan da parte degli inserzionisti. L’editore ringazia tutti coloro che direttamente o indirettamente hanno contribuito alla realizzazione di questa rivista. Inoltre l’editore resta a disposizione di tutti gli eventuali proprietari dei diritti sulle immagini riprodotte nel caso non si fosse riusciti a reperirli per chiedere detta autorizzazione. In caso di cortese segnalazione si, provvederà tempestivamente a porre rimedio a eventuali omissioni e/o errori di riferimenti relativi e, in caso di conclamata violazione dei diritti si provvederà alla pronta rimozione di suddette immagini.

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Notizie dal mondo l’eco dalla nostra pagina Facebook LE SCIMMIE INGLESI FANNO I CONTI CON LA BILANCIA - Finite le feste, è tempo di correre ai ripari per affrontare la sfida della bilancia. Anche per le scimmie inglesi, che stanno subendo una vera e propria epidemia di obesità. Delle circa 5mila scimmie tenute nel Regno Unito come animali da compagnia, buona parte litiga con i chili di troppo. Jean Smith, del

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Yorkshire Monkey Sanctuary, spiega: “”Abbiamo animali troppo grassi per potersi muovere. È solo una questione di dieta sbagliata. Essi sono alimentati con cose come dolci, pizza, patatine, torte - qualunque cosa il loro proprietario stia mangiando. E molti non hanno recinti di dimensioni sufficienti per fare del moto”. Il santuario ha attualmente più di 40 scimmie, di cui circa la metà affetta da problemi di salute legati alla nu-


News dal mondo

trizione e alla scarsità di esercizio fisico. Molte di esse, poi, soffrono di diabete. “Non abbiamo mai incontrato un proprietario che si proponeva di danneggiare gli animali di proposito”, conclude Smith. “Spesso però vengono trattati come piccoli bambini. Ma sono animali difficili da possedere” (Fonte: The Telegraph)

La notizia, a primo avviso, potrebbe anche far sorridere. Se non proprio creare una sorta di complicità da parte di chi non ha certo un “fisico bestiale”, come cantava Luca Carboni. C’è però un qualcosa di sconcertante. In primo luogo il fatto che nel Regno Unito ci siano “circa 5mila scimmie tenute come animali da compagnia”. Ma come? Va bene la tenerezza e la simpatia che ha suscitato in generazioni intere la mitica Cita di Tarzan, ma chi l’ha mai detto che le scimmie possano essere considerate al pari di un pet? Non fa forse tristezza e rabbia vedere

quelle disgraziate scimmiette vestite come un bebè, magari portate a spasso con un guinzaglio simile a quello che in certi Paesi si usa anche per i pargoli? In secondo luogo fa venire davvero il sangue alla testa la completa ignoranza che molti di questi proprietari inglesi dimostrano: ci sta il fatto che questi animali possano muoversi poco (anche noi umani abbiamo questo limite dovuto alla pigrizia); ma da qui a dargli da mangiare pizza e dolci, no! Ma cosa pensano, che nella giungla questi animali desiderino la presenza di un baracchino, magari con anche qualche hot dog e pop corn fragranti? Il fatto che spesso “vengono trattati come piccoli bambini” la dice lunga. Se proprio hai l’incoscienza di considerare una scimmia un pet, almeno abbi un minimo di cervello per informarti su cosa mangia abitualmente e su come deve vivere. Se no, comprati un bel DVD di Tarzan e sogna sul tuo sofà, con il sacchetto di patatine in una mano e la birra nell’altra!

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Addestrare o educare un cane? Dalla punizione al metodo g “ entile” DUE TECNICHE SPESSO CONFUSE

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Cover story

? ra chi di cani ne “mastica” poco, esiste ancora oggi una certa confusione tra due concetti fondamentali: educare e addestrare un cane. Spesso, allora, ci si trova di fronte a neoproprietari che ancora domandano se sia “necessario” addestrare il cane, quando invece, molto probabilmente intende semplicemente “fornirgli quel bagaglio di nozioni base che ne permettono una normale gestione in un ambiente civile”; vale a dire educarlo. Cerchiamo allora di fare un po’ di chiarezza, a partire dalle definizioni.

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ADDESTRARE ED EDUCARE – Addestrare un cane significa molto semplicemente fargli apprendere certe risposte a seguito di comandi predefiniti, tali per cui l’animale è in grado di svolgere precisi compiti che il più delle volte fanno parte del suo comportamento naturale. È il caso del soggetto da difesa che, a comando, si lancia contro un potenziale aggressore in difesa del padrone. Questo istinto di protezione 7


c’è già in tutti i cani. L’addestramento, però, lo regola, nel senso che permette all’uomo (padrone) di attivarlo e disattivarlo a comando e, soprattutto, di bloccare con un ulteriore ordine l’azione del cane. Un buon cane da difesa, allora, attacca a comando ma allo stesso tempo lascia la presa ancora una volta a comando. Educare un cane significa semplicemente dargli una serie di regole base, per cui l’animale ubbidisce e lo si riesce a gestire in ogni situazione. Fanno poi parte dell’educazione quell’insegnamento a seguire le regole di convivenza che il padrone

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ha stabilito: ad esempio non mendicare il cibo a tavola, non salire sul divano, non saltare addosso alle persone, non mordicchiare le mani ecc. Esattamente come un bambino, il cane lo si può semplicemente educare perché non risulti maleducato, o addestrare ad esempio in uno sport o a compiti particolari. DAL LAVORO ALL’ESERCITO – Un tempo, quando il cane aveva davvero una funzione indispensabile all’uomo (cani da guardia, da pastore, da lavoro in genere) questo problema non si poneva. A nessun


Negli ultimi anni è diventato quasi di moda sottolineare che presso un centro cinofilo viene usato il cosiddetto “metodo gentile”. Ma di cosa si tratta?

ria un premio, di solito bocconcini golosi, ma possiamo utilizzare anche un gioco o semplicemente una coccola. Questo è il rinforzo positivo, che viene elargito una volta ottenuto il comportamento richieAndando contro il metodo “classi- sto, ignorando nello stesso tempo co” che prevede anche l’uso di pu- gli atteggiamenti scorretti. nizioni per far imparare al cane determinati esercizi, in questa nuova Così facendo, basandoci sul mectipologia addestrativa l’importan- canismo del piacere (e non della te, come scrive Alexa Capra sul costrizione), il nostro amico sarà suo sito Waggingweb.com, “non è invogliato ad attivarsi in maniera cosa il cane fa, non è come il cane crescente nel cercare possibili soimpara a fare qualcosa, è come luzioni e nel migliorarsi in ciò che il cane si sente, cosa prova, quali ha già correttamente appreso, competenze acquisisce dal proces- ovvero ad instaurare spontaneaso di apprendimento“. mente e con entusiasmo una piena collaborazione con il proprio Ma ecco a questo proposito un compagno umano. Quando il cane intervento chiarificatore di Paolo avrà fatto proprio il comportamenBosastra, educatore cinofilo, tratto to richiesto e sarà quindi diventato dall’edizione on line dell’Eco di Ber- un atteggiamento da lui “meccanigamo del 5 luglio 2012: «Il metodo camente” attuato dietro un nostro gentile si basa sulla motivazione, semplice gesto o parola, il premio presente in qualsiasi cane, di ap- verrà gradualmente tolto, salvo esprendere e mantenere nel tempo sere utilizzato solamente in maniesolo gli atteggiamenti che portano ra sporadica magari in situazioni a se stesso un vantaggio, ovvero un ambientali più difficili (a spasso, al premio, una gratifica. Nel processo campo di addestramento, al bar) di educazione, il metodo gentile o semplicemente per mantenere utilizza come motivazione prima- il suo entusiasmo nel proporcelo». 9


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cane poteva essere permesso di disobbedire e il più delle volte il confine tra educazione e addestramento non esisteva. Il cane da lavoro era addestrato a farlo, e pertanto risultava educato quanto basta per vivere con l’uomo. L’addestramento che conosciamo oggi trae tuttavia le sue radici nel campo militare. Il fatto stesso che la conduzione del cane avvenga con l’animale posto alla sinistra dell’uomo, è dettata dal fatto che la mano destra doveva restare libera per impugnare un’arma. La durezza del cosiddetto “metodo classico” (quello che prevede anche l’uso di punizio-

ni e ordini scanditi con voce ferma) e al quale si contrappone il nuovo “metodo gentile” (vedi box a parte), ha ragion d’essere nel momento in cui il cane doveva essere addestrato come un qualsiasi soldato. I primi addestratori dunque erano - oppure avevano avuto come maestri - ex militari o comunque persone provenienti da quell’ambiente. Talvolta persino pittoresche figure di uomini che “ci sapevano fare con gli animali” e non badavano certo a smancerie per insegnargli qualcosa. Oggi, per fortuna, le cose sono cambiate. Conosciamo di più e meglio la psicologia canina, i metodi


di apprendimento, ma soprattutto è cambiata la cultura cinofila, volta finalmente a vedere nell’animale non come un soldatino imberbe, ma una sorta di giovane atleta che ha bisogno di costanza ma anche tanta pazienza. QUANDO ADDESTRARE? – Detto questo, risulta chiaro un concetto importante: l’educazione è un passaggio imprescindibile per far sì che il cane possa convivere in un moderno ambiente urbano e civilizzato, senza arrecare danno o disturbo agli altri e a noi stessi. L’addestramento è invece una opzione da mettere in campo se davvero

abbiamo bisogno che il cane impari risposte precise a precisi comandi. Se dunque abbiamo bisogno di un cane da difesa, da lavoro, da sport ecc. Attenzione però. L’addestramento non è adatto per tutte le razze. In alcune di queste è addirittura sconsigliato. Lo è ad esempio quello alla difesa per il Bullmastiff (ha già una sufficiente indole protettiva che non fa ricorso alla violenza) o per il Terranova (ne snaturerebbe l’indole docilissima). Attenzione quindi a conoscere bene la razza e, nel dubbio, a chiedere il parere di un esperto allevatore e addestratore.

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Scegliere un furetto: cosa c’è da sapere

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pet for dummies

UN ANIMALE NON FACILE DA GESTIRE

Perché si sceglie un furetto? «E’ difficile capirlo», si legge nel sito dell’Associazione Italiana Furetti (vedi box a parte), «(…) anche perché, essendo poco conosciuto, il primo approccio in genere è del tutto casuale, e, di conseguenza, la reazione del tutto istintiva». C’è tuttavia una ragione che fuga ogni dubbio: « Il furetto è buffo e divertente, averlo per casa mette di buonumore e, anche da adulto, mantiene il carattere e le movenze di un cucciolo. Il furetto è un animaletto piccolo, vivace, intelligente, socievole e silenzioso». Sembrerebbe dunque il compagno di vita ideale, ma le cose non stanno così. Vediamo perché.

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COS’È UN FURETTO – È un carnivoro appartenente alla famiglia dei Mustelidi, la stessa della lontra, donnola, puzzola, visone, martora, tasso, zibellino ed ermellino. Non è dunque un pet classico, semmai un animale selvatico addomesticato e adattato a vivere anche in casa. A livello di carattere è amichevole e 13


giocherellone come un cane, ma il comportamento domestico è molto simile a quello di un gatto. La taglia varia, ma in genere raggiunge i 60 cm (compresa la coda). Il peso varia nei maschi da 1 a 2 kg; nelle femmine da 500 grammi a 1,3 kg. Il corpo è allungato e longilineo. Il muso è appuntito, la testa triangolare, gli occhi vispi e rotondi (neri o marroni scuri nei soggetti normali e rossi negli albini), le orecchie rotondeggianti e ricoperte di peluria poste ai lati del cranio leggermente schiacciato. Il naso è rotondo e va da un colore rosa fino al nero a seconda della pigmentazione dei soggetti. I denti (34) sono molto sviluppati e taglienti. Il collo è lungo e resistente. Il corpo è interamente ricoperto di pelliccia formata da peli più lunghi e scuri ed un sottopelo più chiaro e sottile. La coda è lunga e folta. Le zampe sono corte e munite di cinque dita ciascuna.

na adatta e se viene abituato fin da cucciolo. La casa può tuttavia rappresentare una grande fonte di pericolo. Tende facilmente a scavare, per cui i vasi sono sempre a rischio. Occorre poi prestare attenzione a tutto ciò che può raggiungere: detersivi lasciati a portata di muso; il WC con il coperchio aperto; tutti gli oggetti di gomma morbida, polistirolo, spugna, lattice e silicone; arredamenti che presentino ingranaggi in cui può nascondersi; divani e cuscini sotto cui può dormire; piante in casa che possono risultare velenose; finestre e balconi dai quali può uscire e rischiare di cadere. Per contro può essere facilmente abituato a sporcare in una lettiera, come un gatto.

SE IL FURETTO “PUZZA” – Caratteristica del furetto è la presenza di ghiandole para-anali che producono un odore forte e sgradevole. Queste vengono in genere usate per marcare il territorio e proteggersi dai nePER CHI È ADATTO – È ideale per chi mici. Anche il pelo può odorare in vive in appartamento o case di pic- maniera sgradevole, e ciò dipende cole dimensioni. In genere non su- dallo stato sessuale dell’animale se è scita allergie. Attenzione: non è un intero (cioè non sterilizzato o castraanimale da gabbia. Qui vi potrà es- to). Per ovviare a questo si può prosere ricoverato per brevi periodi, ma cedere alla sterilizzazione, però solo è bene che possa muoversi libera- da medici veterinari specializzati. mente. Può essere condotto anche all’aperto, ma solo con una pettori- DOVE COMPRARLO – Scrive l’Asso14


ciazione dedicata: «Tenete presente che in Italia, nei negozi di animali, è molto facile trovare furetti provenienti da oltreoceano, che arrivano già sterilizzati e deghiandolati, subendo questa operazione in tenerissima età, quando hanno ancora gli occhi chiusi. Spesso sono riconoscibili per la presenza di tatuaggi: alcuni hanno due puntini tatuati sulle orecchie (come dei piccoli segni di penna nera), altri hanno numeri o sigle tatuati sull’addome. (…) Se

In Italia esiste l’Associazione Italiana Furetti. Il suo sito ufficiale (http:// www.furettomania.it) è una miniera di informazioni utili per chi ha deciso di avvicinarsi a questo animale e per chi, già proprietario, voglia avere qualche consiglio in più. Troviamo infatti pagine dedicate alla sua storia, ai suoi dati fisiologici, a consigli su dove comprarlo, su come rendere sicura la casa, i giochi, il bagno e la pulizia, ciò che prevede la legge, le patologie, l’alimentazione, l’allevamento ecc. Insomma, un sito importante e autorevole per gestire questo mustelide con responsabilità e soprattutto nel rispetto delle sue esigenze.

avete deciso di accogliere un furetto nella vostra famiglia informatevi sulla sua provenienza. Se non sapete come trovare il vostro cucciolo potrete farvi aiutare dall’Informatore Regionale di Furettomania più vicino a voi (li trovate sul sito alla voce Contatti ed email), ma comunque controllate SEMPRE PERSONALMENTE le condizioni della cucciolata: se i furetti non sono tenuti come voi li terreste, con lo stesso amore, NON COMPRATELI!».

Associazione Italiana Furetti FURETTOMANIA ONLUS Via Petrarca n. 12, 21012 Cassano Magnago (Va) http://www.furettomania.it Presidente: Viviana Puzone tel. 339.1158668

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Thundershirt: la pettorina anti ansia

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Angolo tecnico osa c’è di meglio di un abbraccio per superare uno stato d’ansia? Questo concetto, sperimentabile facilmente da noi umani, soprattutto quando si è in età tenerissima, da qualche anno è stato preso in considerazione anche nei confronti del mondo animale. Merito degli studi di Temple Grandin, oggi quasi settantenne professoressa del Colorado, che a soli 18 anni scoprì l’effetto benefico di un “abbraccio” per superare le crisi derivanti dalla sua condizione di persona autistica. Per ottimizzare questo effetto e soprattutto per renderlo duraturo e facilmente replicabile, inventò quella che lei chiamò la macchina degli abbracci. Si trattava di uno strumento in grado di replicare ciò che la studiosa aveva osservato empiricamente con i bovini: se posti in un recinto molto costrittivo tale da non permettere di rigirarsi, in occasione ad esempio di una visita veterinaria, gli animali manifestavano una insolita calma, tale da facilitare il compito del medico. Così decise di

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NASCE DAGLI STUDI SULL’AUTISMO

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sperimentare questo principio sui bambini autistici, ottenendo risultati similari. Il principio di fondo sta nel fatto che una compressione costante sul tronco (esattamente ciò che fa un abbraccio) genera una risposta dell’organismo che facilita l’acquietamento e, quindi, il superamento di stati ansiosi. DALLA TEORIA ALLA PRATICA – Nasce così la pettorina fasciante per cani, commercializzata con il nome Thundershirt. Di fatto assomiglia ad una normale pettorina, salvo il fatto che non sostituisce un normale collare – quindi non è assolutamente indicata per la passeggiata – ma fascia il petto, il dorso e il ventre del

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cane in maniera dolce ma costante, inducendo quel senso di tranquillità che la Grandin ad esempio registrava di fronte al recinto stretto dei bovini. Per i suoi effetti la Thundershirt risulta efficace contro la paura dei tuoni, dei fuochi d’artificio, l’ansia da separazione, l’abbaiare e il saltare eccessivi. Insomma in tutti quei casi in cui si ha una risposta ansiosa ad un particolare evento. UTILE MA NON MIRACOLOSA – Nonostante gli effetti positivi di questa pettorina siano ampiamente documentati e reiterati dall’esperienza di molti proprietari, occorre frenare un poco l’entusiasmo. Certamente


è utile, ma solo se associata ad un esame attento delle cause scatenanti l’ansia. Diversamente sarebbe come curare una tonsillite con le caramelle: aiutano, ma poi ci vuole l’antibiotico. Occorre insomma studiare a fondo ogni singolo caso. Se ad esempio l’ansia per un temporale è generata da uno choc subito dal cane proprio in occasione di questo evento atmosferico, sarà fondamentale proce-

Temple Grandin (Boston, 29 agosto 1947) è professoressa associata dell’Università Statale del Colorado ed una delle personalità più famose nel mondo affette da autismo. Essendole stato diagnosticato un danno cerebrale all’età di due anni, fu ospitata in una scuola materna strutturata per tali casi, dove a suo dire fu seguita da buoni insegnanti. Parecchi anni più tardi fu accertata come autistica (formalmente la diagnosi era di Sindrome di Asperger, versione meno grave dello spettro autistico). Negli anni a seguire la Grandin conseguì una laurea di primo livello in psicologia al Franklin Pierce College (1970), successivamente si laureò in zoologia all’U-

dere prima ad un esame di ciò che veramente è successo, e in seguito anche ad una lunga operazione di desensibilizzazione, condotta magari con l’ausilio di un medico veterinario (che eventualmente può integrare un terapia farmacologica) e di professionisti. In questo caso l’uso della Thundershirt certamente aiuta, permettendo una più efficace azione desensibilizzatrice, ma non può essere considerata miracolosa.

niversità Statale dell’Arizona nel 1975, e completò poi il dottorato di ricerca in zoologia presso l’Università dell’Illinois nel 1989. È considerata un’importante attivista sia del movimento in tutela dei diritti degli animali che del movimento dei diritti delle persone autistiche dai quali a sua volta è frequentemente citata. Il suo merito principale è stato quello di presentare il punto di vista delle persone autistiche, contribuendo in tal modo all’affinamento di metodologie di intervento più adatte a supportare le persone colpite da questa sindrome. 19


V.I.P.

Atma il barbone di Schopenhauer

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l vecchio con il bastone che passeggia sempre con un cane bianco”. Così appariva ai suoi concittadini Arthur Schopenhauer (Danzica, 1788 – Francoforte sul Meno, 1860), filosofo e aforista tedesco, considerato uno dei maggiori pensatori del XIX secolo. Tale era la sua passione per i cani, e in particolar modo per i Barboni, uno dei quali venne chiamato Atma, che in sanscrito significa anima del mondo. Di lui si dice che la camera da letto fosse tappezzata dei ritratti dei suoi animali, e celebri sono diventate alcune riflessioni. Ad esempio quella che identifica il cane come “propriamente e originariamente un animale rapace. L’uomo – secondo il filosofo se l’è poi coltivato e ne ha fatto quello che è, un docile animale domestico.

Se non ci fossero i cani io non vorrei vivere.” Una volta poi disse: “Ciò che mi rende così piacevole la compagnia del mio cane”, accarezzandolo guardandolo amichevolmente negli occhi, “è la trasparenza della sua natura. Il mio cane è trasparente come un vetro”. Buona forchetta che non disdegnava la carne (e per questo è stato bacchettato dal filosofo australiano Peter Singer), nonostante tutto Schopenhauer è spesso citato dal mondo animalista per le sue posizioni in difesa dei diritti degli animali. Di sicuro fu tra i promotori involontari della razza, tanto che tra la nobiltà e la borghesia di Francoforte divenne di moda accudire e passeggiare con dei barboni, proprio per emulare quello che era diventato “il Buddha dell’Occidente”.


di Alessandro Melillo osa occorre per tenere un furetto nel pieno rispetto della legge? Ecco qualche nota utile di Alessandro Melillo, medico veterinario appassionato di “animali non convenzionali”, socio fondatore della Società Italiana Veterinari per Animali Esotici e autore del volume Voglio un furetto da cui è tratto il testo che segue. “L’Istituto Nazionale Fauna Selvatica (INFS) ha riconosciuto la natura domestica del furetto e la sua diversità rispetto alla puzzola europea (seppure con essa sia strettamente imparentato), per cui per acquistarlo e allevarlo non sono richiesti permessi né documenti particolari. La dichiarazione dell’INFS attesta infatti che ‘il furetto (Mustela putorius furo), forma domestica selezionata della puzzola (Mustela putorius), con la quale è interfecondo, non può essere considerato specie selvatica autoctona e non sembra presentare popolazioni

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selvatiche naturalizzate nel territorio nazionale (…)’. Dal punto di vista legale (e burocratico) il nostro Mustelide è equiparato al cane e al gatto: ne consegue che deve essere identificato tramite microchip sottocutaneo, essere vaccinato contro la rabbia e ottenere un regolare passaporto per viaggiare al di fuori dei confini nazionali; in diverse regioni è inoltre allo studio la creazione di un registro anagrafico per questi animali o, in alternativa, la possibilità di iscriverli all’anagrafe canina. Nel frattempo l’Associazione Italiana Furetti ha istituito un registro privato, a uso dei soci, dove gli esemplari regolarmente chippati possono essere iscritti come precauzione in caso di smarrimento o furto e per facilitare l’identificazione e la gestione dei riproduttori”. “Voglio un furetto” – Gr. Ed. Castel Negrino – Euro 15,90

I consigli di...

La legge sui furetti

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Il vet. dice che...

Furetto: patologie virali e batteriche he il furetto sia considerato un animale paragonato al cane e al gatto, lo dice ora la legge. C’è però anche un altro fattore che rende similari questi animali: le infezioni che possono subire a causa di elementi patogeni batterici e virali. Vediamo in sintesi quali sono.

guine e dei cuscinetti plantari. Se si supera questa fase, insorgono lesioni cerebrali che portano a morte. Infatti si tratta di una patologia quasi sempre letale, non essendoci terapie efficaci. Di conseguenza l’eutanasia rappresenta l’ultima spiaggia per non arrecare troppa sofferenza all’animale. Se dunque l’esito è il più delle volCIMURRO: IL PIÙ TEMUTO – È una te drammatico, può tranquillizzare il malattia virale causata da un Morbil- fatto che comunque il cimurro può livirus appartenente alla famiglia dei essere evitato, attraverso un’adeParamyxoviridae, strettamente cor- guata prevenzione. La profilassi prerelato al morbillo umano e alla peste vede in genere una prima iniezione bovina. Rappresenta una delle più a 6-8 settimane d’età e uno o due importanti patologie ad eziologia richiami entro un mese l’uno dall’alvirale del furetto, essendo quest’ul- tro, secondo quanto ritenuto meglio timo molto sensibile a questa pato- dal medico veterinario. Successilogia. Il periodo di incubazione può vamente il richiamo andrà ripetuto variare da una a tre settimane, dopo una volta l’anno. di che iniziano a manifestarsi i primi sintomi: congiuntivite, scolo nasale INFLUENZA: COME L’UOMO – I fue oculare di tipo mucoso, mancanza retti sono sensibili agli stessi virus di appetito e talvolta feci di colore influenzali che possono colpire l’uonerastro dovute al sangue ingerito. mo, tanto che possono essere conIn seguito insorgono febbre e lesio- tagiati da noi stessi o da altri furetti. ni cutanee: eritema, ispessimento e Una volta ammalati, possono difcroste della cute del mento e dell’in- fondere la malattia ad altri animali.

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Il periodo di incubazione del virus va da qualche giorno ad una settimana circa, e il decorso è simile a quello umano: comparsa di febbre, abbattimento, starnuti, scolo nasale, tosse, diminuzione dell’appetito e talvolta vomito e diarrea. In genere ha decorso benigno. Occorre tuttavia assicurarsi che il furetto si nutra e non si disidrati. È bene poi tenerlo al caldo e se dopo alcuni giorni non si hanno segni di miglioramento, diventa d’obbligo una visita veterinaria adeguata. RABBIA: L’INSIDIA LATENTE – È causata da un rhabdovirus che provoca una malattia letale nei mammiferi, uomo compreso. Nonostante in Italia gli ultimi casi di rabbia risalgano a diversi anni fa, si presuppone che anche il furetto sia suscettibile a questo virus e che sia in grado di trasmettere la malattia. Se dunque l’animale non esce dai confini, il vaccino non è indispensabile. Lo diventa invece per portalo all’estero.

PATOLOGIE GASTROENTERICHE: SINTOMI SUBDOLI – La presenza di diarrea è piuttosto frequente nel furetto, dato che possiede un apparato digerente att rave rs o il quale il cibo passa a velocità piuttosto elevata. Un transito così veloce porta facilmente l’animale ad eliminare feci più liquide del normale. Se però insieme alla diarrea sopraggiunge anche vomito e/o inappetenza, occorre prestare molta attenzione. Si può essere di fronte a banali enteriti da squilibri microbici, fino a gravi enteropatie croniche ed emergenze. Per una corretta diagnosi bisogna analizzare la situazione clinica e ricorrere ad una serie di indagini (esame coprologico, colture fecali, radiografie, ecografie, endoscopia ed esecuzione di biopsie gastriche ed intestinali). (Informazioni tratte dal sito Ferret’s life e dal volume Voglio un furetto, di Alessandro Melillo) 23


3 domande a...

LAURA ROSSI Presidente sezione Milano “Lega Nazionale per la difesa del Cane”

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n qualunque parte d’Italia chi, per diversi motivi, ha incrociato la sua vita con la passione per i cani (e in particolar modo quelli maltrattati, indifesi, o abbandonati a se stessi ) conosce Laura Rossi, presidente della sezione di Milano della Lega Nazionale per la Difesa del Cane. E magari ha avuto anche la fortuna di incontrarla e di percepire la straordinaria energia che è capace di trasmettere. La stessa che, oggi, Pet-Ology Magazine vuole di trasmettere in questa lunga intervista integrale.

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dosi dalle mie mani, e un pesciolino rosso che capriolava di felicità quando mi accostavo alla sua vasca. Ricordo la sofferenza provata alla loro morte e confrontando il dolore di un adulto con quello provato da un bimbo, quest’ultimo è di gran lunga più devastante e non avverte consolazioni. Questi animali e tanti ancora, incontrati man mano, furono per me amici e complici durante l’adolescenza, forse l’unico tramite di dialogo verso un mondo di cui già allora intuivo le incongruenze e le crudeltà. Al tempo in cui divenni adulta, fiLaura, com’è cominciata la tua “av- nalmente libera da una famiglia inventura” con i cani recuperati in sensibile e superficiale, nel canile di canile? Milano gli animali randagi - se non «Da bambina solitaria, tutti gli ani- riscattati - venivano uccisi col gas. mali erano per me fonte di magia. Nell’hinterland milanese loschi inTrascorrevo i pomeriggi estivi facen- dividui accalappiavano i randagi e do scuola alle lumache messe dili- dopo 5 giorni di sevizie li uccidevagentemente in fila. Difendevo i grilli no a fucilate e sprangate. dalle barbarie di ragazzacci cattivi, Nelle periferie e spesso anche in liberavo di nascosto i topolini dalle città, ci si imbatteva in cani abbantrappole poste dalla mia famiglia. I donati. Mi affannavo a raccattare miei primi amici furono una tarta- più bestiole possibili: le ospitavo, ruga di terra, che mi seguiva ciban- cercavo di affidarle ad amici e co-


noscenti, altre ne mantenevo in pensione. Fu allora che iniziai a prestare volontariato presso un rifugio di cani abbandonati, al Parco Forlanini. Il destino però mi capovolse la vita. Un tardo pomeriggio d’autunno, lungo una provinciale, incappai nell’ennesima emergenza: un lupo tutto nero correva disperato sul ciglio dello stradone. Mi accostai per soccorrerlo, in un attimo lui fu più lesto di me e si infilò in auto. Accipicchia, portarlo a casa… impensabile: già 4 cani, 1 coniglio, 2 papere, 1 pappagallo, marito e figli in rivolta. In pensione? Già mantenevo una mamma con 8 cuccioli. Il

rifugio dove prestavo volontariato nel frattempo era stato smantellato: una nevicata lo aveva distrutto. Avevo sentito parlare di un certo canile a Segrate. Ero nelle vicinanze. Con poche speranze suonai a quel campanello: fu così che con “Cesare”, grazie ad una mancia generosa, ne varcammo il cancello. Mi accorsi ben presto però che eravamo incappati in una baraccopoli malsana, dove gli animali soffrivano privazioni di ogni tipo. L’ingresso agli estranei era mal tollerato. Io mediavo “privilegi”, portando mance e regalie ai ragazzi che lo gestivano. Risultò evidente che tali persone avessero gravissimi problemi

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strettezze economiche. Avete notato questo fenomeno anche nei vostri canili? «L’esperienza mi conferma che un padrone veramente amante del proprio animale difficilmente se ne priva, qualunque ostacolo incontri: quale componente della famiglia a tutti gli effetti, esso ne condivide il quotidiano. Un cane o un gatto divengono altresì conforto prezioso proprio in momenti drammatici di difficoltà e solitudine. Personalmente, anche se ad oggi si è orientati su diete specifiche, non mi fa alcuna pena vedere un cane che rimedia una zuppa con avanzi, accanto ai propri compagni di vita. Ho visto persone rinunciare per futili motivi al proprio animale acquistato con stupidità per migliaia di euro, e parimenti ho visto persone sacrificarsi e dormire in auto accanto al proprio meticcio senza gloria, pur di non privarsene. Ho assistito ad abbandoni spietati con scuse mendaci (“il bimbo è allergico”, “la casa è piccola e il cane è cresciuto troppo”) e ho aiutato persone che, pur di non staccarsi dal proprio amico, rifiutavano un ricovero ospedaliero mettendo a repentaglio la loro L’attuale crisi economica sembra salute. colpire anche i cani nelle famiglie. Detto ciò, stiamo attraversando un Cioè molti proprietari pare che af- periodo di gravi difficoltà econofidino il loro cane ai rifugi per ri- miche e le emergenze purtroppo personali e loro stessi necessitavano con estrema urgenza di soccorso. La situazione era drammatica: un cane fu trovato accoltellato, un altro impiccato ad un albero. La morìa di cuccioli e dei più deboli era continua; i sopravvissuti vivevano rinchiusi in gabbie maleodoranti, spesso assetati in mezzo alle loro deiezioni. Durante i week-end, quale unico pasto veniva gettato loro pane raffermo; banchetto al quale partecipavano anche centinaia di topi. L’angoscia non mi dava più tregua. Trascurando lavoro e privato, mi buttai a capofitto in un’impresa divenuta per me primaria ragione di vita. E ancora una volta il destino fece capolino: qualcuno dall’alto guardò giù – ne sono certa - e mi diede uno spintone perché da sola non ne avrei mai avuto la forza. La morale è che il 30 aprile 1991 alle ore 8,30 del mattino varcai il cancello di ferro di quel canile, scacciai tutti e ne presi possesso. Quel canile ad oggi è divenuto uno dei più efficienti ed organizzati rifugi… ma questa è un’altra storia ancora!».

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segnano il passo, quotidianamente. Ci arrivano appelli continui: quando una famiglia stenta ad arrivare a fine mese o un anziano a mala pena riesce a combinare il pranzo con la cena; se un animale si ammala, spese ulteriori sarebbero intollerabili e così cibo, supporto veterinario, medicinali, divengono un necessario sostegno per queste persone che non lascerebbero mai per strada i loro animali. Vi sono poi purtroppo casi senza lieto fine: pignoramento della casa, malattie gravi dei proprietari, ricoveri in ospizi e tante altre miserie ancora. A ciò si è aggiunto un nuovo drammatico fenomeno: sempre più stranieri, stabilitisi in Italia con il miraggio di una vita di benessere, avendo perso il lavoro decidono di far ritorno al loro paese natio. Così l’animale domestico diviene il primo impiccio di cui liberarsi. Tristemente e inevitabilmente, allora, il cancello del rifugio si apre, ma per queste sfortunate bestiole non è mai la fine, bensì l’inizio di un paziente cammino da ripercorrersi insieme, perché il nostro compito è donare loro dignità e una speranza per un futuro sereno».

«Vi sono momenti in cui è vero, prende lo scoramento, sembra di correre in tondo e di tornare al punto di partenza. Ma non è così, viviamo un periodo temporale in continua evoluzione. Tante battaglie sono in atto, magari lontane dall’essere vinte, ma tante altre le abbiamo affrontate con successo. Guardo la mia Beagle Giulietta (nella foto, ndr), che dorme sul divano e penso a quell’orribile fabbrica di morte da cui proviene, Green Hill’s, il canile dell’orrore oggi del tutto smantellato. L’Italia ha il merito di avere approvato, già nel lontano anno 1991, una moderna e ottima legge. La legge 281 recita che cani e gatti randagi non possono venire soppressi; i Comuni hanno il compito di risanare i canili, costruirne di nuovi, insieme ai servizi pubblici veterinari, incentivare campagne di informazione, censimento, controllo, prevenzione delle nascite effettuando piani di sterilizzazioni, al fine di debellare il fenomeno del randagismo. Purtroppo in Italia, quando una legge non viene ottemperata, anziché imporne l’osservanza denunziandone gli inadempienti, la si mette da parte. Sono anni che anche voi fate campa- Poco o nulla per anni è stato fatto. gne contro l’abbandono, ma la vitto- Pareva un problema secondario e i ria finale in questa “guerra” sembra poveri volontari venivano scherniti essere ancora lontana. Cosa si può e anche osteggiati quando si sostitufare di più? ivano alle istituzioni vergognosamen28


te latitanti. I Comuni hanno pensato bene di svicolare da questo loro dovere, affidando la custodia dei cani randagi a privati senza scrupoli, che ne hanno fatto tesoro per arricchirsi con denari pubblici. Se è vero che la vita di un cane randagio arriva a malapena a 10 anni e sono passati più di vent’anni, come mai invece in certi territori i randagi si sono moltiplicati? Come mai è tanto difficile per le associazioni entrare in quei canili lager, dove “controllori e controllati” vanno a nozze, dove avvengono sbranamenti feroci, dove le femmine partoriscono di continuo? I cuccioli fanno numero e tutti insieme divengono migliaia e sono fonte di lucro, ecco spiegato il business del randagismo. Le amministrazioni da sempre lamentano di non possedere i mezzi per costruire canili e sterilizzare, ma in tanti anni quanto ci è costato l’inutile mantenimento giornaliero di migliaia e migliaia di povere creature, spesso pagate per vive e già morte? Da qui parte la primaria battaglia culturale, dall’impegno che ogni cittadino deve sentire, che non impone la scelta ipo-

crita tra un cane e un bambino, poiché il rispetto è sacro per ogni essere vivente e dove non c’è coscienza civile non c’è civiltà. Concludo con considerazioni ottimistiche: la sensibilità dei cittadini nei riguardi non solo di cani e gatti, ma di altri poveri animali ancor più violati e martirizzati, si è accresciuta di molto. In un mondo che comunica oramai in contemporanea, non è più credibile non sapere, non vedere, non prendere posizione. Quotidianamente siamo stimolati a prendere coscienza; Tv e giornali ci martellano con servizi forti e inequivocabili; scrittori, uomini di cultura, scienza, politica, spettacolo hanno fatto sul tema dei diritti degli animali una battaglia appassionata, affiancandosi alle associazioni di volontariato. E poi ci sono loro, i nostri bimbi, i nostri ragazzi. È ora di trattarli senza ipocrisie inutili: è venuto il momento di dire loro la verità senza falsi pietismi. A casa, a scuola, ogni momento diviene occasione preziosa per farli interagire, plasmando il loro animo a giusti valori, perché loro sono i futuri legittimi destinatari del mondo». 29


Etology

Gabbie per criceti: è giusto usarle?

L

a risposta è sicuramente sì. “I criceti”, scrive Marta Avanzi, medico veterinario dell’Associazione Italiana Animali Esotici, “sono tra gli animali da affezione più piccoli, ma anche tra i più attivi. Proprio la piccola taglia, insieme alla vivacità e velocità di fuga, precludono in genere la possibilità di lasciarli liberi in casa, per l’elevata probabilità che vadano incontro a innumerevoli pericoli e alla possibilità di fuga, per non parlare dei danni che possono causare rosicchiando il mobilio. La gabbia deve quindi rappresentare non solo il mezzo per tenerli al sicuro, ma anche un ambiente quanto più possibile confortevole e “a misura di criceto”. Ci sono tuttavia alcuni accorgimenti che la possono rendere una casa e non una prigione. Ecco a proposito cosa suggerisce l’Ente Nazionale Protezione Animali:

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- “Lo sport preferito dal criceto è scavare tunnel. Ecco perché è bene ricoprire il pavimento della gabbia di trucioli o con palline di carta rici-

clata disponibili nei negozi per pet. Colloca nella gabbia uno strato di terriccio di almeno 15 centimetri e lui saprà come sfruttarlo, oppure, alternativamente, crea uno spessore di almeno 5 centimetri di materiale non profumato, né colorato. Evita invece i trucioli del pino o del cedro, perché possono essere nocivi”. - “I criceti possiedono un olfatto molto sviluppato. Meglio evitare i luoghi della casa con presenza di forti odori come il bagno o la cucina”. - “Fai attenzione alle temperature, che non possono superare i 35 gradi. Devi quindi prestare attenzione al posizionamento della gabbia, che non deve essere esposta al sole. Nel periodo invernale, non devi fare scendere la temperatura sotto i 15 gradi”. - “In natura il criceto viaggia fino a 8 chilometri a notte in cerca di cibo. Ha dunque tanto bisogno di correre, per questo nella gabbia non deve mancare la ruota, che deve essere liscia e senza buchi, per evitare che le zampe rimangano incastrate. Altri giochi sono reperibili nei negozi spe-


cializzati, talvolta inseriti in speciali e più ampie gabbie”. - “Erroneamente il criceto viene considerato ottimo compagno per i bambini. È un animale notturno: si consiglia quindi di non tenerli nella stessa stanza in cui si dorme. Inoltre,

essendo molto sensibili alla luce, i criceti non devono essere estratti dal loro nascondiglio durante il giorno. Quando il criceto si ritira in un angolo vuole dire che ha paura. In questo caso è importante lasciarlo in pace”.

Maggiori informazioni sulla corretta gestione di un criceto possono essere raccolte attraverso l’Associazione Animali Esotici (sezione piccoli roditori). Ecco i riferimenti: Sito web: http://aaeweb.net/sezione_roditori/index_aae_roditori.htm Mail per informazioni generiche: webm@aaeweb.net Cell. 346 3197367 tutti i giorni dopo le 19.30. Per urgenze in altri orari lasciare un SMS 31


Biology

I pet in città a cura del dottor Samuele Venturini

S

econdo una recente indagine statistica, poco più del 40% delle famiglie italiane condivide la propria vita e la propria casa con un animale domestico (pet). Ciò ha comportato, e comporta tutt’ora, varie conseguenze a livello economico, ecologico, sociale e politico. Da un punto di vista economico, infatti, la cura di un pet prevede spese per il proprio mantenimento sia da un punto di vista medicoveterinario che di alimentazione e benessere dell’animale stesso. Ciò ha favorito l’incremento ma anche la nascita di nuove professioni e servizi che si occupano prevalentemente di pet. L’economia che ruota attorno a questo però rappresenta ben poca cosa se rapportata all’inestimabile affetto che un animale domestico è in grado di donare. Da un punto di vista ecologico invece i pet, in particolare cani e gatti, possono arrecare alcuni disturbi all’ecosistema locale andando ad aumentare l’attività predatoria ver-

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so gli uccelli, i rettili e altri piccoli mammiferi selvatici. Inoltre con la diffusione dei nuovi animali da compagnia (vedi pagg. 28-29 PetOlogy n° 6), ovvero i cosi detti “esotici”, si sta assistendo ad un aumento di segnalazioni relative proprio a rilasci ed abbandoni di questa fauna. Ciò, sovente, avviene da parte delle persone che prima acquistano e poi abbandonano gli animali. Ciò porta all’aumento di due fenomeni che sono conosciuti con i nomi di “randagismo” e “bioinvasioni”. Nonostante questo, la cospicua presenza di cani ha favorito la creazione e/o la riqualificazione, in ambito urbano, di molti parchi e zone verdi con annesse aree di sgambettamento. La maggior frequentazione di questi luoghi ha reso i parchi più fruibili diminuendone il degrado e ha permesso anche di preservare degli habitat idonei proprio per la fauna selvatica urbana. A livello sociale la presenza di pet ha portato a un incremento di rapporti e interazioni tra gli animali da


compagnia, i cittadini, i servizi e le infrastrutture presenti in città. Ai più risulta piacevole osservare persone passeggiare con i propri cani e, perché no, con i propri conigli o furetti. Se da un lato grazie a ciò aumenta la sorveglianza del territorio, dall’altro però – a causa prettamente della maleducazione delle persone – si può assistere a episodi di degrado del decoro urbano. Infine, da un punto di vista politico, la presenza di pet ha favorito lo sviluppo di una particolare gestione amministrativa tra cittadiniproprietari e animali domestici con tutti i relativi benefici ma anche problematiche che tale contesto prevede. Proprio a fronte di ciò, gli stessi pet possono essere considerati soggetti giuridici con annessi diritti e doveri atti ad una convivenza pacifica in ambiti urbani. Proprio per i motivi sopra citati molti Comuni italiani si sono dotati di uno strumento amministrativo molto utile e importante ovvero l’ufficio per la tutela dei diritti animai (abbreviato con l’acronimo U.D.A.). Le funzioni e le competenze di tale servizio sono varie e comprendono le attività di informazione e sensibilizzazione della cittadinanza in merito ai temi legati al benessere animale; l’elaborazione di regolamenti

e norme atte alla salvaguardia della fauna selvatica e degli animali domestici presenti sul territorio di competenza; la gestione delle colonie feline, dei cani custoditi in canili convenzionati, dell’anagrafe canina nonché delle segnalazioni relative a cani e gatti randagi, feriti o maltrattati; la prevenzione degli abbandoni e l’incentivazione all’adozione degli animali domestici da parte di famiglie o persone fidate; la collaborazione con le Forze dell’Ordine, ASL, Comuni limitrofi e Associazioni animaliste per prevenire ed eliminare azioni di maltrattamento sugli animali. Le principali leggi che normano i diritti e i doveri degli animali domestici e dei loro padroni sono quelle relative al Regolamento di Polizia Veterinaria, alla convenzione europea di Strasburgo sulla protezione degli animali da compagnia, leggi in materia di benessere degli animali da compagnia e della pet-therapy, norme sul divieto di maltrattamento degli animali e dell’impiego degli stessi in combattimenti clandestini, ordinanze sulla tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione di cani e l’obbligo previsto dal Codice della Strada di prestare soccorso agli animali domestici investiti. 33


Agenda pet

Gli eventi top dove e quando Esposizioni canine 1 marzo 2014 Esposizione Internazionale Gonzaga (MN) Tel. 0376894855 - 0376558272 8 marzo 2014 Esposizione Nazionale Modica (RG) Tel. 0932752106 9 marzo 2014 Esposizione Nazionale Lodi Tel. 0371211080; 0371211080 Esposizione Internazionale Modica (RG) Tel. 0932752106 14/15/16 marzo 2014 Esposizione Internazionale Reggio Emilia Tel. 0523326350

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22 marzo 2014 Esposizione Internazionale Catanzaro Tel. 0961723013

23 marzo 2014 Esposizione Internazionale Catanzaro Tel. 3291614156 Esposizione Internazionale Modena Tel. 0594824576 29/30 marzo 2014 Esposizione Internazionale Padova Tel. 049774295 30 marzo 2014 Esposizione Nazionale Riva del Garda (TN) Tel. 0461933393 Esposizioni feline 8-9 marzo 2014 Esposizione Internazionale Felina Pesaro 22-23 marzo 2014 Esposizione Internazionale Felina Salsomaggiore Terme


di C. Vallani e R. M. Padovano

n valido e necessario aiuto agli animali sia nella prevenzione sia nella fase di recupero del movimento a seguito di lesioni che hanno causato deficit motori”. È questa la fisioterapia applicata alla medicina veterinaria, secondo la stessa descrizione di Caterina Vallani e Roberta Maria Padovano, medici veterinari, autrici del volume La fisioterapia per cane e gatto. Secondo le stesse dottoresse si tratta di una “materia relativamente giovane in Italia” che “sta vivendo un momento molto stimolante ma anche ricco di contraddizioni, come è naturale per una disciplina ancora poco conosciuta e in rapida diffusione e sulla quale certamente c’è ancora da imparare”. Ne consegue che un volume ad essa

“U

dedicato, scritto in maniera semplice e dalla parte di chi si trova ad averne bisogno, risulta non solo utile ma anche importante per sgombrare il campo da finti professionisti ma anche facili illusioni. In questo senso fondamentale risulta l’ultimo capitolo (Cosa ci si può aspettare dalla fisioterapia), ricco di speranze ma anche conscio dei limiti oggettivi che una terapia simile si trova necessariamente ad affrontare. Ci troviamo dunque di fronte ad un testo fondamentale per chi abbia pensato di ricorrere alla fisioterapia per risolvere un problema, ma anche per chi voglia approfondire una strada magari non alternativa ma certo affiancabile alle pratiche mediche tradizionali. La fisioterapia per cane e gatto Gruppo Editoriale Castel Negrino, 21.90

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LA FISIOTERAPIA PER CANE E GATTO

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