Pet-ology Magazine #3

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03 OTTOBRE 2013

Pet-ologY LA RIVISTA CHE STA DALLA PARTE DEI PET, SEMPRE!

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Nutrire il pappagallo

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PERICOLO zoonosi Animali e salute umana1


L’editoriale Secondo una ricerca presentata poche settimane fa al 108° meeting annuale dell’American Sociological Association a New York, le persone provano maggiore empatia per i cuccioli maltrattati e i cani adulti rispetto a quella sentita verso gli altri esseri umani. In sostanza ci si commuove di più per un cane che per un uomo; si ha invece un sentimento simile se oggetto della violenza è un piccolo di animale o di uomo. Per Jack Levin, docente di sociologia e criminologia alla Northeastern University, la spiegazione di ciò sta nel fatto che “un essere umano adulto viene ritenuto per definizione capace di difendersi da sé, mentre un cane adulto viene considerato fragile come un cucciolo di qualunque specie”. La notizia, di per sé, potrebbe passare quasi inosservata, dato che è noto l’impulso emotivo che in molti di noi generano certe notizie magari raccapriccianti sugli animali. Spinge tuttavia ad un’analisi più profonda e finanche spietata: se ciò è vero, perché esistono ancora tanti episodi di violenza, talvolta di inaudita ferocia, che coinvolgono gli animali? E dove va a finire quel senso di empatia messo in evidenza dalla ricerca americana? Le spiegazioni possono essere varie e complesse, ma alla base persiste una verità di fondo: per molti di noi l’animale è ancora (non solo nel lessico ma anche soprattutto nella testa) la bestia, che come tale non ha diritto di vivere con noi in casa e forse non ha altri diritti se non quello di un pasto perlopiù inadeguato e un giaciglio pulcioso dove dormire. Tutto qui. Allora diventa inutile chiedersi il perché della violenza. Così come non ci si fanno tanti problemi a schiacciare una mosca o una zanzara, in quanto considerati esseri di fatto inferiori, la nostra coscienza non viene scomodata e la brutalità viene quasi assunta a diritto. Tutto qui (si fa par dire), con buona pace dei cervelloni di New York e delle loro, pur interessanti, teorie.

Stefano Nicelli 2


SOMMARIO 03 - ottobre 2013

NOTIZIE DAL MONDO L’eco dalla nostra pagina Facebook COVER STORY Animali e salute umana PET FOR DUMMIES Nutrire il pappagallo obiettivo tecnico Lampade e riscaldatori per rettili V.I.P. - VERY IMPORTANT PET Charlie I CONSIGLI DI... Il serpente CONSIGLI DEL VETERINARIO Le zoonosi INTERVISTA A... Nadia Ghibaudo ETOLOGY Animali in gabbia AGENDA PET Gli eventi top I LIBRI DA LEGGERE Conoscere il comportamento dei pappagalli

Pet-OLOGY

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Editore Gruppo Editoriale Castel Negrino 20886 Aicurzio (MB) www.pet-ology.it redazione: magazine@pet-ology.it Pubblicazione on-line Rivista periodica d’informazione a diffusione gratuita Iscritta nel registro operatori comunicazione AGCOM n. ROC 38567 Direttore responsabile Stefano Nicelli Coordinamento editoriale e supervisione scientifica LOGOGEST di Stefano Nicelli stefano.nicelli@gmail.com Tel. 347-6692528 Impaginazione Virtuosa-Mente www.virtuosa-mente.com Foto: Fotolia Hanno collaborato Lorenzo Crosta, Nadia Ghibaudo Autori citati Nadia Ghibaudo, Alessandro Bellese,

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Notizie dal mondo l’eco dalla nostra pagina Facebook dotto in fin di vita per una dieta simile e salvata in extremis presso il Lort UN’ASSURDITA’ I CANI E GATTI VE- Smith Animal Hospital di Melbourne. GANI - I medici veterinari australiani “Non potete forzare il vostro gatto a sono scesi sul piede di guerra contro vivere secondo la vostra ideologia”, chi impone una dieta vegana (quindi dice Pinfold, medico veterinario che priva di ogni nutrimento di origine ha curato il gatto vegano. “I carnivoanimale) per i loro animali domesti- ri - sottolinea - cercheranno carne ci. La goccia che ha fatto traboccare anche se gliela negate. è molto proil vaso è stata la storia di un gatto, ri- babile che il vostro gatto sceglierà di

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News dal mondo

andare a caccia e procurarsi qualche preda da solo, se privato di questo alimento”. (Fonte: Bighunter.it)

La notizia del gatto australiano salvato per un pelo dopo che per lungo tempo era stato costretto dai proprietari ad una dieta strettamente vegana, lascia sinceramente basiti. Rappresenta infatti uno degli esempi più lampanti non solo di quanta ignoranza (il gatto non è forse un carnivoro?), ma anche del livello di vera e propria presunzione che alberga ancora in molti presunti amanti degli animali. Quest’ultima si traduce nell’obbligare a scelte del tutto personali e rispettabili come il veganesimo, anche esseri incapaci di sottrarvisi com’è appunto un gatto. Ecco allora profilarsi un vero e proprio atto di maltrattamento di animali e di reati che per noi umani sarebbero la circonvenzione d’incapace fino alle lesioni gravi. Sia ben chiaro: ognuno di noi è libero

di fare le scelte che crede. Molte di queste sono poi finanche condivisibili e dettate certamente da una filosofia animalista ed esistenziale sulla quale non è giusto avanzare critiche. Però, come dice un famoso detto, “la nostra libertà finisce nel momento in cui inizia quella dell’altro”. Per di più se questo “altro” è un essere impossibilitato al diniego, come potrebbe essere un animale, un bambino o un uomo incapace di intendere e volere. Allargare la scelta vegana anche al gatto di casa è dunque un inequivocabile segno di violenza. Oltre che di stupidità oltre ogni limite. Purtroppo, però, questo episodio evidenzia ancora una volta come il ruolo di tutore dell’animale che dovremmo ricoprire sfoci troppo spesso in quello di despota, di padre-padrone. Questo nonostante alla base ci siano magari intenzioni nobili. L’animale domestico è altro da noi. È un essere senziente che, per forza di cose, è costretto a dipendere da noi, e nulla ci autorizza ad abusare di questo privilegio. Un concetto, questo, che per molti, sembra essere quasi lunare.

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Animali e salute umana una convivenza possibile

Come gestire l’igiene dei nostri pet

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Cover story on è necessario citare programmi televisivi di successo (seppur scioccanti) come Sepolti in casa – Animali trasmesso su Real Time, per capire come il rapporto tra igiene casalinga e animali talvolta vada oltre ogni ragionevole buon senso. Anche noi che cerchiamo di gestire uno o più pet in modo più responsabile, spesse volte commettiamo degli errori che possono mettere a rischio la salute. Vediamo allora quali sono.

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DA CHI CI DOBBIAMO DIFENDERE – Precisiamo per prima cosa quali sono i nemici dai quali ci dobbiamo difendere: virus, batteri e parassiti che possono essere introdotti nelle nostre case direttamente dall’animale (ad esempio attraverso la saliva, le feci o il sangue), oppure indirettamente (è il caso dello sporco che si annida ad esempio nelle zampe, il pelo o il piumaggio). Essendo perlopiù invisibili, la lotta contro di loro dovrà essere molto accorta e soprattutto condotta in maniera profonda. 7


L’AMBIENTE DI CASA – Diciamo subito che un ambiente troppo affollato di oggetti o arredi riduce le possibilità di una pulizia profonda, offrendo un ricettacolo formidabile per i parassiti. Allo stesso modo moquette, parquet e tappeti non sono certo il massimo dell’igiene. Meglio pavimenti di ceramica o altro materiale che possa essere pulito con facilità. In questo caso vanno benissimo disinfettanti come l’alcool etilico, l’isopropilico, e il fenolo. Più semplicemente l’uso del comune aceto o della candeggina si rivela una buona scelta. Attenzione invece all’ammoniaca. Essendo presente anche nell’urina dei gatti, si rischia che l’animale marchi con la pipì là

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dove abbiamo appena lavato. Indispensabile è poi l’uso frequente dell’aspirapolvere (la scopa non è altrettanto efficace), meglio se fornita di un filtro anti-particolato. TANA E OGGETTI DELL’ANIMALE – La coperta dove dorme il cane ma anche gli accessori come le ciotole possono rappresentare una rischiosa fonte di infezione. Coperte e cuscini vanno lavati regolarmente in lavatrice ad almeno 40°, meglio se con l’aggiunta di un disinfettante. Ciotole e stoviglie usate per dargli il cibo vanno lavate sempre con acqua molto calda e detersivo. Le ciotole in metallo risultano più igieniche e facili da pulire. Evitare assolutamen-


te l’uso dei piatti o delle stoviglie che usiamo normalmente a tavola. Nel caso del gatto, la lettiera andrà pulita e disinfettata quotidianamente, meglio se con l’uso di guanti. Stesso discorso per il fondo delle gabbie di uccelli e roditori. Gli escrementi dovranno in linea di massima essere buttati con regolarità, evitando che vadano in contatto con i nostri oggetti d’uso frequente. IGIENE PERSONALE – I consigli in questo caso vanno dai più scontati (per esempio lavarsi spesso le mani con il sapone e sempre prima di toccare gli alimenti) a quelli magari meno gradevoli per gli amanti dei pet: evitare il contatto con la loro saliva ad esempio baciandoli sulla bocca o facendoci leccare spesso, magari in faccia, ed evitare di dormire nello stesso letto con l’animale. Tutto questo dovrà essere insegnato con particolare cura ai bambini. Attenzione poi se abbiamo il vizio di rosicchiarci le unghie: qui i pericoli aumentano a dismisura.

In caso di graffi o morsi, occorre disinfettare sempre in modo accurato. Nel caso è bene rivolgersi ad un medico che valuterà l’entità della ferita e del relativo pericolo. IGIENE DELL’ANIMALE – Occorre partire da un serio piano vaccinale e da controlli periodici che garantiscano dei buoni livelli di salute in generale. Un’attenzione particolare andrà posta a parassiti come pulci, zecche e pidocchi, che possono però essere tenuti a bada con l’uso coerente di antiparassitari (in genere sotto forma di spot-on, spray, collari e polvere). Questi dovranno essere usati anche là dove l’animale abitualmente staziona, per distruggere le uova che possono insediarsi. Da evitare è poi il contatto, soprattutto se troppo ravvicinato, con animali sconosciuti, che possono essere portatori di patologie. 9


Gli animali possono offrire all’uomo un indiscusso beneficio psicologico. In alcuni casi, però, tale contributo è addirittura di tipo medico. Parliamo della Pet Therapy, ovvero dell’impiego degli animali domestici (soprattutto cani, ma anche gatti e cavalli) come sostegno e coadiuvante nel-

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la cura di certi disturbi psicofisici, secondo precisi protocolli medici e d’impiego. Questa pratica è stata da sempre sperimentata dall’uomo (pare che gli stessi uomini primitivi godessero dei benefici della compagnia di qualche cucciolo di animale selvatico) ma è solo a partire dal ‘700


che assume connotati più rigorosi e se ne scopre l’efficacia ad esempio nei casi di pazienti con disturbi mentali. Una prima teorizzazione scientifica della Pet Therapy è attribuita allo psichiatra infantile Boris Levinson, che nei primi anni ’60 del ‘900 notò l’effetto benefico del suo cane durante le sedute con bambini affetti da disturbi psichici. Il termine Pet Therapy venne invece coniata dallo stesso Levinson nel suo volume The dog as cotherapist (1962). La nascita nel 1981 dell’americana Delta Society, la più autorevole società internazionale in questa pratica, diede una svolta decisiva all’uso terapeutico degli animali che oggi è classificato in tre attività ben distinte: le Animal Assisted Activities (AAA); le Animal Assisted Therapies (AAT); e l’Animal-Assisted Education (AAE).

ANIMAL ASSISTED ACTIVITIES – Sono attività volte a migliorare la qualità della vita di ipovedenti, anziani, bambini e malati terminali. L’animale in questo caso offre un tipo di intervento educativo e ricreativo, oppure offre un supporto pratico nella vita quotidiana (es. cani per ciechi). ANIMAL ASSISTED THERAPIES – L’animale, sotto stretto controllo medico, diventa un co-terapeuta e contribuisce nella terapia di pazienti affetti da problemi cognitivi, comportamentali e psicosociali. Diventa allora un supporto, senza sostituirsi mai all’azione determinante del medico. ANIMAL ASSISTED EDUCATION – Consiste nell’introdurre gli animali nelle scuole (soprattutto materne ed elementari) per educare i bambini alla conoscenza e al rispetto degli animali. 11


Nutrire il pappagallo ecco di cosa ha bisogno

Foto tratta da: Conoscere il comportamento dei pappagalli 12 di Nadia Ghibaudo


pet for dummies

Sì a frutta e verdure fresche, no a granaglie, cioccolato e latte

osa mangia un pappagallo? La risposta è più difficile di quanto si possa pensare, tenendo conto che ci troviamo di fronte a oltre 350 specie diverse, ognuna delle quali vive in habitat che offrono soluzioni alimentari diverse. In linea generale, però, si possono distinguere tre tipi di alimentazione: tradizionale, formulata e integrata.

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Dieta tradizionale – Prevede l’uso di una miscela di granaglie (soprattutto semi di girasole) e acqua, quasi senza l’apporto di vegetali freschi. In qualche caso si fa ricorso a vitamine. È un tipo di alimentazione ormai sconsigliata dai più, anche perché i semi di girasole possono essere portatori di micotossine pericolose per il fegato. Casi di pappagalli nutriti a lungo in questo modo e all’apparenza in buona salute, non rappresentano una valida giustificazione per un tipo di dieta che resta da evitare. Dieta formulata – È caratterizzata da alimenti estrusi o pellettati, oppure da una miscela composta da grana13


glie, arricchita da pellettati o estrusi. Gli alimenti pellettati, dalla caratteristica forma a cubetto o cilindro, sono composti da farine vegetali integrate da vitamine, minerali e liquidi. Questa pasta omogenea viene dapprima pressata e poi scaldata a 60-70°. Infine passa attraverso una filiera e poi tagliata. Quelli estrusi, invece, subiscono un trattamento a temperature più alte (100-180°) che fa evaporare l’acqua contenuta e spezza le cellule vegetali, rendendole più digeribili. Questi alimenti offrono in genere buone garanzie dal punto di vista

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dell’igiene e della completezza degli apporti nutritivi. Dieta integrata – Consiste nell’uso di alimenti estrusi, con l’aggiunta di cibo fresco e altri alimenti. Rappresenta secondo molti la soluzione ideale, in quanto permette all’animale di variare la routine giornaliera del pasto e gli offre stimoli importanti ad esempio quando si trova a sbocconcellare un frutto fresco. Una simile dieta può tuttavia lasciare disorientato il neofita, soprattutto per ciò che riguarda la percentuale


da impiegare dell’uno e dell’altro alimento. Indicativamente si può allora dire che una dieta bilanciata può essere rappresentata da un 60-70% di alimenti estrusi di prima qualità, e da un restante 40-30% di prodotti freschi. Tra questi sono preferibili i frutti esotici e in primis quelli tropicali, in quanto contengono catene di acidi grassi diverse da quelle dei frutti europei e risultano più digeribili. Il problema in questo caso è la quantità di insetticidi che tale frutta può aver raccolto e i trattamenti in genere che sono stati apportati. Eventualmente è allora meglio usare un prodotto “nostrano” magari biologico, ma soprattutto di stagione e meglio se a “chilometro zero”. Questa dieta può poi essere integrata

da frutti di piante che comunemente si trovano anche da noi: l’azzeruolo, il giuggiolo e il nespolo europeo. Stabiliti i tipi di dieta, ci si domanda ora: ma quante volte deve mangiare un pappagallo? In natura questo uccello ama spiluccare durante tutto il giorno. Pertanto l’ideale è stabilire in partenza quanto deve mangiare, e distribuire questa quantità durante l’arco della giornata. Magari scegliendo di dare il cibo fresco al mattino e l’estruso alla sera, o viceversa. Eventualmente (ma non è proprio la soluzione ideale) si può anche distribuire il cibo in più ciotoline nella voliera, distanziate in modo tale che il pappagallo debba muoversi per beccare l’una e l’altra.

Fermo restando che è da evitare l’uso di cibi assolutamente non consoni a questo tipo di animale e magari dati quasi per gioco (es. patatine fritte), tra gli alimenti da evitare troviamo il latte, in quanto gli uccelli in genere non hanno la lattina, un enzima che permette di digerire il lattosio, e il cioccolato, in quanto può contenere livelli pericolosi di caffeina e teobromina. Sconsigliata è poi la somministrazione di: prezzemolo, avocado, semi delle mele e delle pere, noccioli di ciliegia, dei cachi e di frutti come prugne, pesche e albicocche. Da abolire sono poi i legumi germogliati e non cotti, in quanto contengono principi che possono risultare tossici. Attenzione infine a micotossine (generate da alcune varietà di funghi) fra cui l’Aspergillus flavus, potenzialmente devastante su fegato e talvolta i reni. Tali tossine si trovano spesso in alimenti come i semi di girasole e soprattutto le arachidi, il cui uso dev’essere pertanto molto limitato. 15


Luce e calore lampade e riscaldatori per rettili

Utili ma attenti alle ustioni

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Obiettivo tecnico l terrario dovrebbe rappresentare di fatto la riproposizione artificiale più fedele possibile delle condizioni di vita che i rettili incontrano in natura, a seconda della specie. Quindi, essendo animali ectotermi (vedi box a parte) dev’essere garantita loro un’adeguata quantità di calore e di luce. Questa funzione viene perlopiù svolta da specifiche lampade, ma per il riscaldamento si possono anche usare apposite rocce, piastre e cavetti. Vediamoli nello specifico.

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LAMPADE ILLUMINANTI: vanno distinte tra quelle che emettono raggi UV e invece quelle che non le emettono. La differenza non è da poco. I raggi UVB sono ad esempio fondamentali per le tartarughe che altrimenti hanno difficoltà a sintetizzare la vitamina D3 e ad assimilare il calcio. Meno invece per i serpenti che assumono tale vitamina direttamente dalle prede. Le lampade poi che producono raggi UVB producono anche raggi UVA, ma non è detto che accada il contrario. Quindi van17


no lette molto bene le caratteristiche di ogni prodotto. Le tipologie possono poi essere diverse: lampade spot (con riflettore incorporato), alogene, lampade al neodimio, a infrarossi (di colore rosso, emettono luce tenue e grande calore), neon e lampade ai vapori di mercurio (tra le più efficienti per i valori di raggi UV emessi e il calore fornito). LAMPADE RISCALDANTI: ogni lam-

pada che illumini genera anche una percentuale di calore. Esistono tuttavia speciali lampade in ceramica (adatte soprattutto per tartarughe esotiche) che non producono luce, ma solo calore in una zona piuttosto ristretta. Per questo non sono adatte per terrari molto grandi e possono risultare eccessive per quelli molti piccoli. È poi preferibile usare un portalampada apposito, poiché quelli normali rischiano di fondersi.

ECTOTERMIA: (dal greco: ektós = al di fuori; termos = calore) in biologia è la condizione degli organismi viventi la cui temperatura corporea dipende dall’ambiente esterno. È un tipo di termoregolazione che è l’opposto dell’endotermia. Ad avere questa caratteristica, oltre ai rettili, sono gli invertebrati, i pesci e gli anfibi. ELIOTERMI - TIGMOTERMI: i primi sono animali che si scaldano grazie all’esposizione ai raggi solari; i secondi grazie al contatto con elementi naturali caldi come rocce e suolo. FOTOPERIODO: durata dell’illuminazione diurna e intensità delle radiazioni che, in natura, varia con la latitudine secondo ritmo stagionale. GRADIENTE TERMICO: valore (o tasso) con cui cambia la temperatura. INTERVALLO TERMICO D’ATTIVITÀ: è rappresentato dalle temperature minime e massime a cui si sottopone volontariamente il rettile durante la giornata. RAGGI UVA: radiazione ultravioletta di lunghezza d’onda compresa tra i 315 e i 400 nanometri. I rettili hanno la capacità di vedere all’interno dello spettro luminoso dei raggi UVA. Essi rappresentano il 95% degli UV di origine solare che arrivano sulla terra. RAGGI UVB: radiazione ultravioletta di lunghezza d’onda compresa tra i 280 e i 315 nanometri. Indispensabile in alcuni rettili per la sintesi della vitamina D3 e quindi l’assimilazione del calcio. 18


È fondamentale che l’animale non possa avere accesso diretto a queste lampade. Infatti, soprattutto i serpenti, hanno la tendenza ad aggrovigliarsi a loro, subendo gravi ustioni. È poi importante tenere conto del gradiente termico, soprattutto nei terrari piccoli che magari non garantiscono zone meno calde: un serpente ad esempio può morire con temperature superiori ai 38,5° (il suo standard ideale va dai 24 ai 30°). Per questo si consiglia l’uso di almeno due termometri: uno per la zona più calda e l’altra per quella più fredda.

to dal basso che risulta piuttosto innaturale e offre facilmente il rischio di ustioni. Non sono pertanto considerate l’ideale. Meglio cavetti e piastre da collocare sul fondo del terrario, ma da integrare con una lampada posta in alto.

ELEMENTI RISCALDANTI: parliamo di rocce, cavetti e piastre in grado di generare calore. Le rocce forniscono un riscaldamen19


V.I.P.

Charlie Il pappagallo di Churchill

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ottete i nazisti, fottete Hitler”. Con queste parole era solito accogliere gli ospiti Charlie, il pappagallo del premier britannico Winston Churchill (18741965), passato alla storia non solo per il suo proverbiale sproloquio, ma anche per essere stato uno degli animali più longevi al mondo: è difatti sicuro che abbia vissuto fino almeno fino a 104 anni. Charlie era però una femmina (pur conscio di questo, Churchill decise di dargli un nome più virile), nata nel 1899 e comprata dal primo ministro nel 1937. Sull’identità di Charlie, creduto da sempre un pappagallo del tipo ara macao giallo e azzurro, recentemente sono sorti dei dubbi. La sorella di Churchill, Soames, ha dichiarato infatti alla BBC che è stata fatta confusione con un cenerino di nome Polly, che effettivamente visse nella sua famiglia per tre anni a Chartwell, nel Kent, salvo poi essere venduto

quando si trasferirono tutti a Londra. Secondo la versione più nota, alla morte dello statista inglese, nel 1965, il pappagallo venne acquistato dal negoziante di animali Peter Oram. L’uomo, tuttavia, fu presto costretto a spostarlo dal negozio a casa sua, dal momento che il linguaggio del pennuto era diventato davvero insostenibile. È noto infatti che Churchill amasse particolarmente insegnare parolacce e bestemmie all’animale, suscitando sovente l’imbarazzo dei suoi ospiti.


di Alessandro Bellese cosa dobbiamo prestare attenzione quando pensiamo di acquistare un serpente? Ecco a proposito qualche indicazione di Alessandro Bellese, medico veterinario e autore del volume Voglio un serpente (Gruppo Editoriale Castel Negrino, pp. 128, 2008) da cui è tratto il testo che segue: “(...) Un serpente come qualsiasi altro animale dovrebbe vivere dove il complesso, lungo e non ancora terminato processo evolutivo l’ha adattato a esprimere al meglio le proprie potenzialità anatomiche e fisiologiche. È vero anche che ogni giorno l’idiozia umana annienta irrevocabilmente l’ambiente in cui le varie specie di animali selvatici sopravvivono, fino a che questa tendenza non si arresterà l’unica speranza per le generazioni future di poter guardare con i propri occhi un animale selvatico è che almeno una parte di questi si salvi grazie all’allevamento in cattività. La riproduzione in cattivi-

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tà riduce il prelievo in natura. (...) L’esperienza personale [però] mi ha reso consapevole del fatto che raramente un serpente è mantenuto in modo tale da garantirgli una vita seppur lontanamente dignitosa che tenga conto delle sue reali necessità ambientali, comportamentali e alimentari. Diffusa è l’opinione secondo la quale se un animale riesce a sopravvivere a lungo, tenuto in una scatola riscaldata in cui non è in grado neppure di distendersi, significa che sta bene. Perciò alcune semplici ma essenziali indicazioni sull’allevamento di questi animali possono essere utili a migliorare la loro qualità di vita in cattività e far sì che il terrariofilo alle prime armi non passi da una morte prematura all’altra, ma si appassioni ai vari aspetti della loro biologia ed ecologia, arrivando anche alla riproduzione”. “Voglio un serpente” – Gr. Ed. Castel Negrino – Euro 15,90

I consigli di...

Il serpente

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Il vet. dice che...

Le zoonosi se gli animali ci fanno ammalare Articolo di Lorenzo Crosta, med vet, PhD, Veterinario Accreditato da FNOVI per la Medicina e Chirurgia Aviare e per la medicina e Chirurgia degli Animali da Zoo e Zoo management

si, alcune pericolose per l’uomo, altre molto meno. Il discorso potrebbe essere infinito, ma il rischio va sempre associato al contesto socio-professionale e alla situazione geografica. Infatti, mentre e cosiddette antropozoono- va da sé che i veterinari, gli allevatori, si, o più semplicemente zo- e chiunque lavori con gli animali sia onosi, sono le malattie tra- maggiormente esposto al rischio di smissibili dagli animali all’uomo. Fra contrarre una zoonosi, è anche vero le più conosciute abbiamo la rabbia, che, se per un cittadino italiano la il carbonchio (spesso chiamato antra- probabilità di incontrare un cane con ce), la tubercolosi e la malattia della la rabbia è molto basso, gli statunimucca pazza, tutte patologie gravi, tensi, e i brasiliani sono esposti a un che possono portare a morte gli es- rischio molto maggiore, mentre in sere umani; ma ci sono molte zoono- Australia la stessa malattia è pratica-

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mente sconosciuta. Inoltre bisogna considerare le modalità di trasmissione e di infezione di ognuna di queste malattie: molte infatti, non vengono trasmesse direttamente dal contatto con l’animale malato, ma hanno bisogno di un vettore, spesso un artropode, di solito una zanzara o una zecca, per venire propagate. Nel nostro Paese, non siamo particolarmente esposti a rischi zoonotici, fatte salve le figure professionali di cui sopra ed alcune situazioni locali (ad esempio le volpi, possibili portatrici di rabbia in alcune zone dell’arco alpino). Fra i proprietari dei comuni animali domestici, vista la maggiore attenzione che attualmente si pone verso la salute dei cani e dei gatti, il rischio zoonotico è diminuito negli anni; cionondimeno, si osservano casi di toxoplasmosi (trasmessa dai gatti e dalle carni poco cotte di animali infetti), di trichinellosi e di brucellosi, oltre ad altre forme meno frequenti. Anche i pappagalli sono in grado di trasmettere una malattia all’uomo: si tratta della psittacosi, conosciuta anche come clamidiosi, ornitosi, o “febbre dei pappagalli”, malattia causata de un piccolo batterio chiamato Chlamydophila (o Chlamydia) psittaci. In genere nei pappagalli la malattia

causa sintomi respiratori (congiuntivite, scolo oculo-congiuntivale, respirazione difficoltosa), o gastroenterici (feci diarroiche, di solito di colore verde pistacchio, per la liberazione di biliverdina dovuta al danno alle cellule epatiche), ma esistono anche forme con sintomatologia mista o anche neurologica (svenimenti, crisi epilettiformi). Nell’uomo, la malattia causa di solito febbre elevata, con sintomi respiratori e può assumere un andamento anche molto grave, se non viene riconosciuta. Il problema principale sta nella diagnosi: se il medico, non viene messo al corrente del possibile nesso pappagallo-paziente umano, difficilmente può fare una diagnosi corretta di psittacosi. Se invece la psittacosi è diagnosticata per tempo, si può curare bene; la terapia, salvo le rare complicazioni, si effettua con dei semplici antibiotici. Infine, una nota legale: alcune zoonosi, come la tubercolosi, la rabbia e la psittacosi, sono malattie denunciabili, vanno cioè segnalate alle autorità competenti, dal medico, o dal veterinario, secondo il caso. La legge prevede quindi il da farsi nelle diverse situazioni, per cui si può andare dal semplice isolamento e monitoraggio dei sospetti infetti, fino all’eliminazione fisica degli animali portatori. 23


3 domande a...

Nadia Ghibaudo presidente Airas Onlus

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hi oggi compra un pappagallo sa veramente a cosa va incontro? Oppure si tratta di una scelta il più delle volte superficiale, dettata magari dallo splendido aspetto che hanno questi animali, condito magari dal fascino di avere in casa un pet alternativo, che in sé conserva un’affascinante traccia della natura selvatica? Pet-Ology Magazine lo ha chiesto a Nadia Ghibaudo, anima dell’Associazione Italiana Recupero Animali Selvatici, e autrice del volume Conoscere in comportamento dei pappagalli.

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Signora Ghibaudo, nel suo libro Conoscere il comportamento dei pappagalli lei non manca di sottolineare le difficoltà che si possono incontrare nel gestire un simile animale. Si è fatta un’idea di chi, oggi, ha comunque deciso di prenderne uno? “Certo, senza dubbio un’idea me la sono fatta e ritengo che grossomodo vi siano tre categorie essenziali: una vede protagonisti i collezionisti, irriducibili e attenti esclusivamente alla loro ‘passione’, a prescindere da tut-

to. La seconda raggruppa gli egoisti, coloro che hanno informazioni corrette, sulle quali dovrebbero riflettere e saper attuare un atto di rinuncia che sarebbe sostenuto proprio da quell’amore che paventano per gli animali, ma che si guardano bene dal fare, giustificandosi abbondantemente con le prezzolate informazioni del mercato, tendenti a soddisfare esclusivamente il guadagno di molte categorie, con buona pace dei diritti di libertà dei pappagalli; segue la categoria degli sprovveduti, quelli che non prendono alcun tipo di informazione previa, salvo poi stupirsi della molteplicità problematica che questi animali rappresentano. Il tutto, naturalmente, a discapito del benessere cui questi animali hanno pieno diritto e che si rappresenta nella sua pienezza solo allo stato libero, in natura”. Che differenze di massima vede tra chi ad esempio sceglie un cane o un gatto e invece chi predilige un animale esotico com’è il pappagallo? “Vedo innanzitutto la superficialità, cui segue la voglia di esotico, di ‘di-


verso’, di mettersi in mostra, di avere il ‘parlatore’ a tutti i costi; vedo la disinformazione, che sostiene sempre quel mercato ricco di guadagno, del tutto negligente nello spiegare che una differenza essenziale esiste tra un animale domestico e uno selvatico, per quanto nato in cattività. Le leve emozionali che un pappagallo è in grado di toccare non sono prevedibili a priori, ma segnano il contrappasso durante questa esperienza della quale il costo è a carico esclusivo dell’animale, con ampia incomprensione del proprietario. Sostanzialmente questo mercato seleziona persone che, una volta comperato l’animale, vi si relazionano come farebbero con un cane o un gatto, affidando al pappagallo aspettative che non potranno essere assol-

te. Tutto questo porta non solo alla frequente cessione dell’animale, ma anche alla totale incomprensione che porta a danni importanti e, nemmeno a dirlo, a carico del pappagallo”. Un allevatore di uccelli di Padova scrive nel suo sito ufficiale che “l’allevamento degli uccelli da gabbia è una forma di egoismo (…) ma lo è altrettanto qualsiasi altra forma di ‘uso’ della vita animale”. Lei cosa ne pensa? “Direi che questa frase vuole giustificare la detenzione del pappagallo, credendo forse che la superficialità sia appannaggio di chiunque, ma non è così. Non approfondire è sinonimo di scarsa chiarezza. Del resto non stupisce, si tratta di chi i pappagalli li vende”.

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Etology

Animali in gabbia prigione o necessità? ecita un proverbio siciliano: “Aceddu ‘nta iaggia ‘un canta p’amuri ma canta pi raggia” (L’uccello in gabbia non canta per amore ma canta per rabbia). In questo detto si consuma l’intero dibattito che da sempre divide coloro che vedono nella gabbia (per uccelli ma anche per i roditori) una sorta di prigione alla quale costringiamo gli animali, e coloro che invece la vedono come una necessità, dato che si tratta di soggetti nati e cresciuti da generazioni in cattività, e pertanto inadatti a vivere fuori dai suoi confini. E basta un breve excursus su Internet per capirlo. Luigi, allevatore di uccelli in provincia di Padova, confessa ad esempio nel suo sito che “certo, l’allevamento degli uccelli da gabbia è una forma di egoismo”, salvo poi sottolineare: “posso altrettanto confermare che lo è qualsiasi altra forma di ‘uso’ della vita animale”. Su un blog troviamo poi chi scrive chiaramente che “oggi nelle nostre case abbiamo pennuti domestici completa-

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mente ‘imprintati’ sull’uomo, assolutamente casalinghi e abituati ad un ambiente che non potrebbe essere diverso dalla gabbia e dalla casa dove vivono”. L’animalista Luca, lo stesso che fa suo il proverbio siciliano già citato, ribatte infine perentorio: “Cosa possiamo capire noi, esseri umani domestici, della sofferenza di un uccello chiuso in gabbia?”. È dunque evidente che per arrivare ad una risposta occorre epurare questo dibattito dalle pur importanti connotazioni emotive e idealistiche. Se infatti da una parte è facile immaginare che la maggioranza di noi gradirebbe poter godere di un’interazione con l’animale possibilmente senza barriere (un po’ come accade per cani e gatti), dall’altra occorre evidenziare un problema pratico: il più delle volte è vero che canarini, pappagalli o roditori sarebbero incapaci non solo di vivere in libertà, ma anche di tornare comunque nella casa dove vengono accuditi e sfamati. L’uso


della gabbia diventa allora una condizione necessaria, anche se può effettivamente assumere l’aspetto di una prigione. Detto questo si può comunque cercare di unire l’aspetto pratico con le esigenze dell’animale: scegliendo ad esempio gabbie il più possibili grandi e comunque adatte all’animale che vi è inserito. L’immagine della gabbietta non più grande di

una scatola da scarpe, appesa fuori da casa (perché il guano puzza) e contente un canarino triste, dovrebbe insomma scomparire. Certo, così facendo si può immaginare ugualmente che l’animale “canti per rabbia” , ma quantomeno dimostreremo che si è fatto il possibile per garantirgli se non proprio la felicità, almeno un po’ di sano welfare.

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Agenda pet

Gli eventi top dove e quando Esposizioni canine 1 novembre 2013 Expo nazionale, Busto Arsizio (VA) Tel. 02-48020407 2-3 novembre 2013 Expo internazionale, Busto Arsizio (VA) Tel. 0332-229600 2 novembre 2013 Expo nazionale, Roma Tel. 06-52310302, 333-5300386 3 novembre 2013 Raduno Associazione Nazionale Chow Chow, Pistoia Tel. 02-9660308 Raduno Boxer Club Italia, Teramo Tel. 0861-411710 9 novembre 2013 Raduno Amici Bassotto Club, Cesena (FC) Tel. 0523-852081 Raduno Retriever’s Club Italiano, Cesena (FC) (solo razze labrador e golden retriever) Tel. 335-7113062

16 novembre 2013 Expo internazionale, Genova Tel. 010-3620071 23-24 novembre 2013 Expo internazionale, Cremona Tel. 0373-257601 24 novembre 2013 Raduno Società Amatori Shäferhunde (Pastore Tedesco), Ragusa Tel. 0932-641960 30 novembre – 1 dicembre 2013 Expo internazionale, Verona Tel. 045-8200566 Esposizioni feline 9-10 novembre 2013 Esposizione Internazionale Felina Roma Tel. 328 4879405 toltechi@toltechi.it

10 novembre 2013 Expo internazionale, Latina Tel. 0771-681817, 349-7316382

Esposizione Internazionale Felina Novara

Expo nazionale, Cesena (FC) Tel. 0545-25438

23-24 novembre 2013 Esposizione Internazionale Felina Trento

Raduno Italian Border Collie Club, Melizzano (BN) Tel. 342-6943900

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Raduno Rottweiler Club Italiano, Porto Sant’Elpidio (FM) Tel. 0734-841749, 348-3860183


di Nadia Ghibaudo iù che accondiscendere, un buon libro sugli animali dovrebbe mettere in guardia il futuro proprietario, fino al limite di dissuaderlo, per il bene suo e di chi andrà a ospitare. In quest’ottica rientra questo volume di Nadia Ghibaudo. L’autrice non usa infatti mezzi termini: “Il pappagallo è l’opportunista che non vi attendereste, è la libertà che avete rinchiuso nelle vostre case e a cui dovrete profondo rispetto, è quel tipico irriverente che non vi obbedirà mai”. E ancora: “Se non si possono offrire le condizioni per evitare danni al pappagallo e a noi, meglio comprarsi un cane, egli non volerà mai”. Schietta, chiara ed efficace, la Ghibaudo offre dunque un libro prezioso, completo per ciò che riguarda

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I libri da leggere

Conoscere il comportamento dei pappagalli tutti gli aspetti di questo animale (dalla scelta fino all’addestramento), con l’occhio sempre rivolto al benessere e soprattutto alla natura così particolare di questo uccello. Significativo in questo senso è ad esempio l’intero capitolo dedicato al taglio delle penne remiganti (fondamentali per il volo), a cui l’autrice pone un netto NO! con parole come queste: “Il senso etico dovrebbe suggerirci il rispetto delle caratteristiche innate di un animale a cui abbiamo imposto la convivenza con noi”. Insomma una fermezza, non così scontata, ma di cui si sentiva il bisogno. “Conoscere il comportamento dei pappagalli” – Gr. Ed. Castelnegrino – Euro 21,90

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La vetrina

Dal nostro store consigli per gli acquisti Cuccia per cani in plastica “Sleeper” – Classica cuccia di plastica munita di base con fessure di ventilazione. Facilissima da tenere pulita e completamente lavabile, unisce buone dosi di robustezza ad un design accattivante. Misure: 45 × 56 cm; 56 × 68 cm; 66 × 80 cm; 72 × 88 cm; 98 × 117 cm . Disponibile in tre colori: beige, viola e grigio scuro. La trovi sul sito di Pet-Ology Store (www.pet-ology.it) a partire dall’incredibile prezzo di 12,90 euro. Cuscino “Peppels” – Cuscino in similcamoscio imbottito. Fodera in poliestere. 8–14 cm di imbottitura in fibra di poliestere, con prezioso ricamo. Fondo in nylon antiscivolo. Colore: marrone/sabbia. Misure: 60 x 40 cm; 80 x 55 cm; 100 x 70 cm; 120 x 75 cm. Lo trovi sul sito di Pet-Ology Store (www.pet-ology.it) a partire dall’incredibile prezzo di 16,60 euro.

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Collare “Paw reflect” – Splendido collare per cani, veramente chic, regolabile e con impronte riflettenti la luce. Colore nero. Misure: XSS: 25–40 cm/15 mm; S-M: 40–55 cm/20 mm; L-XL: 45–66 cm/25 mm. Lo trovi sul sito di Pet-Ology Store (www.pet-ology.it) a partire dall’incredibile prezzo di 3,60 euro.


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