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L'EDITORIALE

di Eugenio Leopardi, Presidente Utifar

RIVENDICHIAMO DIGNITÀ

L

a seconda ondata pandemica, forse ancora più della prima, ha messo in evidenza alcuni limiti strutturali della sanità italiana. Sono trascorsi solo due anni da quando, anche dalle pagine della nostra rivista, abbiamo festeggiato i 40 anni di quello che, a piena ragione, consideriamo il miglior servizio sanitario nazionale al mondo. Non ci siamo ricreduti, sia chiaro. Tuttavia non si possono nascondere i mal funzionamenti operativi, ovvero le falle nella declinazione pratica di un sistema che riteniamo ancora oggi essere un fiore all’occhiello delle nostra nazione. Anzitutto, la medicina territoriale. Il suo fallimento è sotto gli occhi di tutti: se si è reso necessario un secondo lockdown è anche perché i pronto soccorso non potevano reggere di fronte all’affollamento causato dalla lontananza sul territorio tra medici e assistiti. Se i cittadini non trovano risposte alle proprie domande stando a casa, o se il medico di riferimento non riceve e non risponde al telefono, dove vanno? Si rivolgono al pronto soccorso. Lo hanno sempre fatto, se ci pensiamo un attimo. Ma la medicina territoriale non è ascrivibile solo ai medici di medicina generale. E’ rappresentata - o meglio dovrebbe esserlo - da un rapporto sinergico e complementare tra medici e farmacie. Così non è forse mai stato e la pandemia ha sollevato il coperchio su questa mancanza di collaborazione. Di più: ha mostrato grandi differenze, talvolta emblematiche. Ha, in singoli casi, evidenziato il divario tra un farmacista sempre presente e raggiungibile e alcuni medici spesso introvabili. Ne parliamo in questo numero e non mi dilungo su questo punto, anche se una riflessione sui criteri della quota capitaria andrebbe fatta. Ciò che, invece, mi interessa evidenziare è la necessità di trarre da questa terribile situazione una lezione per il futuro e uno stimolo per rivedere e aggiustare le falle nell’assistenza sanitaria che si sono evidenziate. Per quanto riguarda la nostra categoria, occorre rafforzare l’integrazione con il Ssn e con i medici di medicina generale. Questi devono comprendere che la farmacia non è una minaccia alla loro autonomia nel prendere in carico gli assistiti, ma un alleato sempre disponibile a collaborare. Qualche esempio? Ci siamo offerti per fare le vaccinazioni e abbiamo studiato per espletare con il massimo della professionalità questo servizio. Niente: il Comitato Tecnico Scientifico (composto da medici e privo di farmacisti) si è messo di traverso recependo le perplessità delle rappresentanze dei medici. Se la Regione Lazio si è vista bloccare la direttiva che prevedeva la possibilità di erogare le vaccinazioni in farmacia, da altre parti si sono contrastate le disponibilità offerte dai farmacisti di somministrare tamponi rapidi, test sierologici e via dicendo. Fino all’assurdo di contrastare ideologicamente il concetto di prevenzione suggerita dal farmacista e da attuare attraverso corretti stili di vita e l’integrazione alimentare. Parleremo anche di questo nelle pagine che seguono. Se da un lato la farmacia chiede di essere più considerata e di contare di più all’interno del sistema sanitario, essa deve, al tempo stesso, rivendicare maggiore dignità. A cominciare dai protocolli di sicurezza che non sono arrivati, lasciando i farmacisti operare a mani nude a contatto con i cittadini e con il virus. Credo che la dimostrazione data dalle farmacie durante l’emergenza pandemica e tutto ciò che i farmacisti continueranno a fare a supporto dei cittadini ci devono fare pretendere un adeguato riconoscimento sia in termini professionali che economici. Ritengo che il farmacista debba essere annoverato tra gli operatori sanitari. Il riconoscimento di questa qualifica porterebbe con sé anche i necessari adeguamenti economici. In definitiva, non possiamo più avere nuove mansioni se queste non ci vengono adeguatamente riconosciute e remunerate. Questo va detto a gran voce. Parliamo da tempo di una farmacia in evoluzione e della farmacia del futuro. Ora, l’emergenza ha accelerato questo processo che, tuttavia, non sarà possibile fintanto che non cambieranno i contratti di lavoro e i criteri di remunerazione delle farmacie. La proposta di Utifar? Un nuovo criterio di marginalità per il farmaco accompagnato da riconoscimenti specifici per le funzioni svolte. Lo diciamo da anni e sono certo che, a fine emergenza, avremo modo di riparlarne.

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SOMMARIO

4 n. 8 novembre-dicembre 2020

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SQUILLA IL TELEFONO... di Alessandro Fornaro

FARMACIA:

L'ULTIMA FRONTIERA DELLA PREVENZIONE di Alessandro Fornaro

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LATTOFERRINA:

UN'INTERVISTA PARTICOLARE di Giulia Sannino e Alessandro Fornaro

20 Direttore responsabile Eugenio Leopardi

di Albero Lepore

Responsabile editoriale Alessandro Fornaro Comitato di redazione Alfredo Balenzano - Floriano Bellavia - Emilia Bernocchi Alessandro Maria Caccia - Pasquale D'Avella - Giancarlo Esperti Eugenio Leopardi - Giuseppe Monti - Luigi Pizzini Giulio Cesare Porretta - Roberto Tobia Progetto grafico e impaginazione Emanuela Esquilli Proprietà editoriale Utifar Associazione senza fini di lucro PIAZZA DUCA D'AOSTA 14 - 20124 MILANO Pubblicità Emanuela Esquilli tel. 338 2847513 email: manuela.esquilli@gmail.com - utifar@utifar.it Direzione e Redazione PIAZZA DUCA D'AOSTA 14 - 20124 MILANO tel. 02 70608367 - 70607263 fax 02 70600297 La collaborazione alla rivista è aperta a tutti i farmacisti. Manoscritti, dattiloscritti, fotografie o altro materiale iconografico, anche se non pubblicato, non si restituiscono

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Stampa D'auria Printing S.p.A. Zona industriale Destra Tronto 64016 S. Egidio della Vibrata - TE Nuovo Collegamento Rivista ufficiale di UTIFAR Anno XX n. 8 novembre-dicembre 2020 Registrazione del tribunale di Milano n. 12 del 11/01/2000 ROC n. 6782 (registro operatori Comunicazione) Tiratura del presente numero 20.000 copie - Certificate e autorizzate

PUFA:

L'ARMA VINCENTE PER LA PROTEZIONE DEGLI ANIMALI D'AFFEZIONE

di Giorgia Meineri

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l le e p a L

SENTIAMO

di Eugenio Genesi e Francesco Garruba

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PCOS:

UNA DIAGNOSI DIFFICILE di Vincenzo Zottoli

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FORMULE MAGISTRALI A BASE DI CANNABIDIOLO IN OLIO MCT (MEDIUM CHAIN TRIGLYCERIDES) NELLA TERAPIA VETERINARIA

www.utifar.it - utifar@utifar.it Immagini Adobestock

IL VOLTO DEL FARMACISTA TRA PASSATO, PRESENTE E PAURA

di Daniela Fadigati

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NOTIZIARIO: CBD IN TABELLA B

44

AROMATERAPIA UN AIUTO PER L'INVERNO

di Stefania Sartoris

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LA BOSWELLIA

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Zafferano

di Paolo Levantino

di Giovanni Marcuccilli

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CONSULENZE UTIFAR


ATTUALITÀ

SQUILLA IL TELEFONO...

di Alessandro Fornaro, giornalista e farmacista

LA MEDICINA TERRITORIALE È IN TILT E RAGGIUNGERE IL PROPRIO MEDICO, ANCHE SOLO TELEFONICAMENTE, È SPESSO UN’IMPRESA. NONOSTANTE QUESTO, I MEDICI SI OSTINANO A CONTRASTARE UNA VISIONE CHE VEDE NELLE FARMACIE UNA SOLUZIONE A MOLTI DEI PROBLEMI ATTUALI. VACCINAZIONI, TEST RAPIDI E PREVENZIONE SONO ALCUNE DELLE MANSIONI CHE LA FARMACIA POTREBBE SVOLGERE CON GRANDE EFFICIENZA, GRAZIE ALLA CAPILLARITÀ E ALLA SUA PROPENSIONE ALL’INNOVAZIONE. MA C’È CHI SI OPPONE. 4

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ATTUALITÀ

Q

uando giri in macchina o in motorino per la città, e ti capita di vedere una fila ordinata, distanziata e silenziosa di persone con indosso una mascherina, guarda bene: dietro c’è sempre una farmacia. Gli ambulatori del medico di medicina generale, invece, non si vedono dalla strada. Sono in genere appartamenti disadorni presi in affitto all’interno di stabili talvolta fatiscenti. Se entri in periodo Covid, le porta sono spesso chiuse: si visita solo per telefono. E i telefoni, spesso, suonano a vuoto. Quando l’appartamento è troppo piccolo per prevedere una stanza separata per la segretaria, il servizio di segreteria, quando non è andato in cassa integrazione, opera da remoto, sempre dietro un telefono che squilla, spesso, a vuoto. È giusto sia così. Mica si può mettere a rischio la salute dell’impiegata! Non nascondiamocelo: l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha portato alla luce molte delle magagne che circondano la sanità italiana e che, prima, faticavamo a vedere o ad ammettere. E la medicina territoriale, per quanto efficace sia ora la comunicazione delle sue rappresentanze, ha mostrato il fianco sotto molti punti di vista. Ora gli ambulatori sono zone rosse alle quale è difficile accedere. Ma all’inizio dell’epidemia il problema è stato rappresentato da un’assenza di diagnosi che ha dell’incredibile. Come è ormai dimostrato, la malattia ha girato per mesi prima di essere riconosciuta da una dottoressa ospedaliera. Ma era un problema cinese, scusate, dimenticavo. Tuttavia, quando una medicina territoriale non riesce a dare una risposta diagnostica a migliaia di polmoniti atipiche, beh: scusate di nuovo se penso male circa la sua efficienza. Ma torniamo al confronto con le farmacie. Torniamo a quelle file ordinate che si dissolvono attraverso una porta di vetro ad apertura automatica, per entrare in locali accoglienti, puliti,

dove spesso la connotazione commerciale è troppo evidente, con espositori e cartellonistica che sferrano un pugno nell’occhio. L’utente, si guarda attorno, prende il numerino, aspetta pochi minuti, viene servito da un sorriso espresso con gli occhi, non più con le labbra. Il servizio della farmacia è sempre attivo, veloce, efficace e professionale: non ci sono storie ed è ora di zittire chi prova ad affermare il contrario. Se così è, stridono con maggiore fragore le recenti decisioni tecnico/istituzionali che hanno conferito al medico mansioni che egli non è più in grado di svolgere, ignorando la farmacia con la sua capillare presenza sul territorio, la sua professionalità storica e le sue nuove competenze acquisite tramite formazione e aggiornamento mirati. Il primo aspetto al quale mi riferisco riguarda le vaccinazioni antinfluenzali. Un’Ordinanza della Regione Lazio, proposta dall’assessore Alessio D’Amato lo scorso 1 ottobre, prevedeva, all’interno di “ulteriori misure per la prevenzione e la gestione dell’emergenza epidemiologica Covid-19” alcuni accorgimenti mirati a rafforzare la diffusione della vaccinazione sul territorio regionale. In primo luogo, l’ordinanza aveva previsto l’approvvigionamento di almeno 100mila dosi del vaccino, triplicando il numero previsto in precedenza dalle disposizioni ministeriali. Ma non solo. Considerando che “l’imminente avvio della campagna vaccinale rende necessario assicurare modalità di erogazione del vaccino in sicurezza e in assenza di assembramenti, prevedendo una serie di misure precauzionali idonee ad un piano vaccinale di rilevanti dimensioni”, l’ordinanza prevedeva anche la possibilità per la farmacie di erogare al proprio interno la vaccinazione. In particolare, si legge sul documento che, “sentite le associazioni di categoria maggiormente rappresentative”, sarebbero stati definiti i requisiti e i criteri per al somministrazione in farmacia dei vaccini.

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I farmacisti, durante questa pandemia sono stati sempre presenti, 24 ore su 24, anche oltre il loro orario di lavoro, dimostrando di essere l’unico vero punto di riferimento sanitario sul territorio. Utifar crede che il farmacista, per questo motivo, sarà coinvolto in ulteriori attività di prevenzione e ha voluto quindi organizzare un corso dal titolo “Il farmacista e le vaccinazioni“. Il corso ha come obiettivo quello di fornire ai farmacisti la formazione necessaria per la somministrazione dei vaccini, in modo da essere pronti in caso di una modifica della normativa. • Validità dal 20/08/2020 al 20/08/2021 • 13 crediti Ecm • Costo: € 50 • Iscrizioni sul sito www.utifar.it

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ATTUALITÀ

Questa possibilità, di fatto, è stata bloccata da un parere negativo espresso su questo punto dell’ordinanza del Lazio dal famoso Comitato tecnico scientifico, ovvero da quella adunanza di illustri medici ai quali il ministero della salute affida le valutazioni tecniche che riguardano la gestione dell’epidemia. Medici, appunto. Un comitato di esperti privo delle competenze e delle sensibilità che potrebbero portare rappresentanti di altre categorie come infermieri, biologi e farmacisti. Tra i requisiti ai quali l’ordinanza faceva riferimento, con ogni probabilità, sarebbero rientrati la presenza di un infermiere in farmacia o un attestato di formazione e di abilitazione al farmacista circa la somministrazione della vaccinazione. Come i nostri l’ettari sanno, Utifar, nella sua qualità di Società scientifica, si è mossa già da tempo in questa direzione proponendo a migliaia di colleghi una formazione di alto livello, erogata con la collaborazione del Dipartimento di scienza e Tecnologia del Farmaco dell’Università di Torino. Spiace vedere che la classe medica, intesa nella sue rappresentanze, ma anche nella composizione del Comitato tecnico scientifico, abbia prima ostacolato e poi bloccato una iniziativa come quella delle vaccinazioni in farmacia che avrebbe dato respiro ai medici stessi e favorito una diffusione del vaccino più semplice e capillare per i cittadini. Ma la partita non è chiusa e sono in corso confronti tra le diverse rappresentanze di categoria e le istituzioni. Si spera che da questi incontri esca vincitrice la ragione e che anche il nostro Paese possa prendere il passo delle più avanzate democrazie occidentali che riconoscono alla farmacia questa tipologia di mansioni. Nel frattempo, si parla anche dell’imminente arrivo di cinque milioni di test rapidi, anch’essi da distribuire, manco a dirlo, solo ai medici di medicina generale. Medici che, in questo periodo, sono difficili da raggiungere, da contattare, oberati come sono dall’immensa mole di lavoro che un’epidemia comporta. Avranno la possibilità di fare test rapidi a persone asintomatiche? E in presenza di sintomi, dove le faranno accomodare?

Forse nelle loro sale d’attesa fatiscenti e non areate dove, prima del Covid, entravi per l’impegnativa di una lastra alla caviglia e aspettavi ore a fianco di persone con raffreddori, bronchiti e influenze varie? Questi sono i problemi che prima non venivano visti e che l’emergenza ha fatto emergere rispetto alla medicina territoriale: scarsa attitudine a visitare i pazienti, eccesso di burocrazia, spazi inadeguati, lunghi tempi d’attesa in condizioni di scarsa sicurezza. Anziché iniziare a risolvere questi aspetti, la medicina territoriale, per voce delle proprie rappresentanze, sta ancora cercando di non perdere esclusive e privilegi. Al tempo stesso, però, si lamenta quando le viene proposto di effettuare i tamponi rapidi, sostenendo di avere la possibilità materiale e gli spazi per utilizzarli. Oggi, la forza politica e l’abilità comunicativa delle rappresentanze dei medici di famiglia, oltre che non essere più sufficienti a mascherare le cose che non funzionano, rischiano di rappresentare esse stesse il problema, impedendo i cambiamenti che sarebbero, invece, necessari.

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PROFESSIONE ATTUALITÀ FARMACIA

FARMACIA:

L’ULTIMA FRONTIERA DELLA PREVENZIONE

di Alessandro Fornaro, giornalista e farmacista

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iamo sempre in prima linea, a disposizione del pubblico. Se un farmacista si ammala di Covid, i colleghi non vanno in quarantena, per continuare a garantire il servizio. Ci stiamo facendo in quattro anche per aiutare i medici nel gestire la mancanza dei vaccini antinfluenzali. Ma più di tutto, siamo gli unici superstiti di un concetto fondamentale in medicina: la prevenzione. Ed è proprio questa nostra attenzione a mantenere l’organismo in buona salute, con le difese immunitarie pronte ad affrontare al meglio ogni disturbo o malattia, che attira su di noi affermazioni di questo tipo: “Anche i farmacisti è meglio che si diano una regolata, e se non se la danno autonomamente qualcuno dovrebbe dargliela”. 10

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Dopo la sparata dello scorso 2 febbraio, in diretta Rai disse “tranquilli, il virus in Italia non c’è, dobbiamo preoccuparci solo per l’influenza”, credevo che Roberto Burioni avesse compreso che, molte volte, è meglio tacere piuttosto che dire inesattezze. Mi sbagliavo. La sua scarsa presenza in televisione degli ultimi mesi è infatti stata compensata da una frenetica attività sulla angina Facebook “Medical Facts” dove i post del professore hanno un seguito davvero invidiabile. Visto l’impatto mediatico della pagina, come giornalista e divulgatore scientifico avrei dovuto seguirla più spesso e ammetto la mia mancanza nell’avere scelto altre fonti di informazione, ritenendole più attendibili. Così, mi è capitato di ricollegarmi alla pagina di Roberto Burioni solo lo scorso 22 ottobre,


ATTUALITÀ

quando molti colleghi mi hanno chiamato per segnalarmi un post che ritenevano offensivo per noi farmacisti. Il testo che accompagnava la fotografia dell’esposizione in farmacia di un integratore a base di lattoferrina ed uno a base di vitamina C recitava: “Anche i farmacisti è meglio che si diano una regolata, e se non se la danno autonomamente qualcuno dovrebbe dargliela. PS: non bisogna generalizzare, ma sarebbe bene che i farmacisti seri isolassero i loro colleghi che vendono preparati costosi e inutili. Tipo i prodotti omeopatici”. Questa volta, a mio avviso, si è andati oltre all’espressione del libero pensiero e molto oltre il cattivo gusto nell’esporlo. Ma questo, va detto, rientra nella sfera dei giudizi soggettivi. Tuttavia, è evidente che il post ha offeso non solo una intera categoria di operatori sanitari ma anche la scienza. Andiamo con ordine. Quando Burioni afferma che non sta generalizzando e che i farmacisti seri dovrebbero isolare quelli poco seri, mette semplicemente avanti le mani rispetto alle possibili querele che un post di questo tipo, con un tono che è per metà denigratorio e per l’altra metà minaccioso, potrebbe generare. Esperto come è del mercato omeopatico, egli non può non sapere che il 97% delle farmacie vende prodotti omeopatici. Quanto agli integratori, invece, la percentuale sale al 100%, ovviamente. Per di più, gli integratori nella foto erano tutt’altro che costosi rispetto al mercato. Il post, quindi, rappresenta una seria offesa a tutta la categoria che, a suo dire, si dovrebbe dare una regolata o, in caso contrario, dovrebbe essere messa a tacere. Mi auguro che il nostro sindacato non esiti, a nome di tutti noi, ad intraprendere le vie legali, se non altro per fare chiarezza. Detto questo, va riconosciuta al professore una parte di ragione. Il farmacista che, giustamente, propone lattoferrina e vitamina C come prevenzione, commette una ingenuità grave, ovvero quella di accompagnare l’esposizione con un cartello che recita: “Prevenzione Covid”. In un recente film che ha avuto successo al festival di Venezia, un poliziotto tunisino, parlando ad una psicologa che si ostina ad esercitare di fronte a mille difficoltà burocratiche, dice: “Non capisco se sei ingenua, idealista o stupida”.

La protagonista risponde esattamente come dovrebbero rispondere, se venisse loro posta la medesima domanda, tutti i farmacisti che attribuiscono a prodotti in commercio proprietà preventive specifiche per il covid: “Tutte e tre le cose”. Prendiamo ad esempio la lattoferrina. Lo studio che ne comprova l’efficacia, portato avanti con successo dal lavoro congiunto delle Università romane Tor Vergata e La Sapienza, si è basato su una popolazione di malati di covid e ne ha accertato il miglioramento della sintomatologia. Nell’abstract della relativa pubblicazione si legge: “La lattoferrina potrebbe contrastare l'infezione e l'infiammazione del coronavirus, agendo sia come barriera naturale della mucosa sia respiratoria che intestinale, sia invertendo i disturbi del ferro legati alla colonizzazione virale”. Queste evidenze aprono una strada davvero interessante per il suo utilizzo anche in prevenzione, in particolare perché il meccanismo d’azione sembra rendere la molecola efficace contro le infezioni virali in genere. Ma dati, in questo senso, non ne sono ancora stati prodotti. La vitamina C è stata di certo molto più studiata e si può affermare, senza paura di essere smentiti, ciò che riporta uno studio pubblicato di recente su rivista IMCJ “è stato dimostrato che l'integrazione di vitamina C previene e cura le infezioni respiratorie e sistemiche”. Tuttavia, ancora una volta, da qui a dire che previene dal covid, la strada è lunga. Se lo si fa, si dimostra ingenuità e una buona dose di idealismo. Se poi lo si vuole anche scrivere in un espositore al pubblico, entra in gioco la stupidità, perché, così facendo, si illudono le persone e si presta il fianco alle critiche faziose che, nei nostri confronti, non mancano mai. Ciò non toglie che una prevenzione efficace rispetto alle numerose affezioni virali che circolano nel periodo invernale si renda oggi più necessaria di quanto fosse negli anni passati. E di armi a disposizione, per fare una prevenzione che sia supportata da adeguata letteratura scientifica, ne abbiamo tantissime. Oltre alla lattoferrrina e alla vitamina C, possiamo ricordare la vitamina D, la vitamina A, lo zinco, la quercetina, l’echinacea e alcune specialità omeopatiche molto utilizzate e conosciute come l’Oscillococcinum. Nuovo COLLEGAMENTO

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ATTUALITÀ

Per non parlare dei probiotici e del loro effetto benefico anche per il sistema immunitario. Nella maggior parte dei casi, si tratta di integratori da abbinare ad un corretto stile di vita che, come sappiamo e molti studi dimostrano, aiuta a non ammalarsi o a gestire meglio un attacco virale. Tornando a Burioni, le sue uscite televisive o via Facebook, critiche nei confronti delle farmacie, dell’omeopatia, degli integratori e via dicendo, lasciano ormai il tempo che trovano. E’ un po’ come quando personaggi come Sgarbi intervengono sui social o vengono invitati ai dibattiti: generano polemica e polarizzano gli ascoltatori. Spesso, vola anche qualche insulto, cosa che all’audience fa sempre bene. Nulla di serio, una pennellata di colore e una rappresentazione pop della nostra società che fanno ormai sorridere e non generano conseguenze reali. Lasciamo quindi Burioni sguazzare nei palinsesti dello spettacolo, ma non dimentichiamoci che egli, per quanto innocuo, rappresenta la punta di un iceberg di diffidenza rispetto alla prevenzione da parte di una larga fetta del mondo medico, accademico e scientifico. Questo sì che dovrebbe preoccuparci, perché denigrare la prevenzione o metterla in secondo piano, porta automaticamente in secondo piano la nostra professionalità. Da farmacisti, dobbiamo diventare i veri paladini della prevenzione, proponendola sulla base delle molte evidenze scientifiche che la accompagnano, ma anche difendendola dai molti attacchi che le vengono sferrati. Siamo rimasti gli ultimi a fare prevenzione sul territorio. Un collega informatore, chiacchierando, mi ha manifestato la sua preoccupazione rispetto all’atteggiamento dei medici in questi ultimi mesi: “E’ come se si fossero irrigiditi - mi ha confessato. Irrigiditi a livello mentale, intendo. Mi sembrano bloccati, preoccupati solo del covid, di come prescrivere i tamponi, delle procedure per ricevere o non ricevere i pazienti. Non si fa più prevenzione, non si visita, non si ascolta. Sembrano attanagliati da una sorta di terrore. E noi informatori, che giriamo per gli studi medici mettendo a repentaglio la nostra 12

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salute per continuare ad informare rispetto alle ultime evidenze scientifiche, veniamo spesso trattati come appestati. Una delle rare volte che sono stato ricevuto - ha continuato, sono stato accolto da un irrigatore da giardinaggio pieno di disinfettante con il quale i segretari, prima di farmi accedere allo studio, mi hanno spruzzato scarpe e vestiti. Ormai l’unica forma di prevenzione della quale sembrano ricordarsi è il distanziamento fisico. Si è persa la misura, ma quello che più mi colpisce sono la rigidità mentale e l’assenza diffusa di attenzione alla prevenzione anche da parte di quei pochi medici che, prima, ci credevano davvero”. Siamo quindi in una situazione paradossale, dove la ricerca va avanti, ma poche orecchie la ascoltano e la prendono in considerazione. Anziché fossilizzarci sulle nostre conoscenze pregresse, dovremmo tutti essere curiosi del nuovo che emerge. La scienza, per fortuna, va avanti in molte direzioni e l’ambito della nutraceutica sta vivendo un periodo di grande interesse accademico. Basta avere l’apertura mentale per sapere ricevere le novità e, prima ancora, la voglia di aggiornarsi. Quindi, non prendiamo troppo sul serio certi personaggi. Lasciamo loro lo spazio che si sono conquistati all’interno della sezione “polemiche e polarizzazioni”. Non prima, però, di proporre un altro post della pagina di Burioni, lasciando al lettore le considerazioni del caso: “Questa mattina un genitore porta sua figlia dalla pediatra, e le chiede se è il caso di vaccinarla contro l'influenza. La pediatra sconsiglia il vaccino antinfluenzale per la bambina e prescrive una cura omeopatica che, a suo dire, ha dato ottimi risultati. Considerando che l'omeopatia non ha alcuna dimostrata efficacia (in nessuna situazione, meno che mai contro l'influenza) io ritengo che il comportamento di questo medico sia gravissimo e dovrebbe essere severamente sanzionato dall'Ordine professionale. Che questi atteggiamenti pericolosi e antiscientifici continuino anche in un periodo così tragico per il nostro Paese è assolutamente intollerabile. PS: ho consigliato al genitore della bambina di segnalare questa pediatra all'Ordine dei Medici”.



RICERCA SCIENTIFICA

LATTOFERRINA

UN'INTERVISTA PARTICOLARE

di Giulia Sannino, farmacista e Alessandro Fornaro, giornalista e farmacista

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’ tempo di sfide. Sfide di ogni genere: corse forsennate alla scoperta di vaccini innovativi, Rna virali che fanno gli sberleffi ai loro antenati “inattivati”, nuove indagini virologiche, epidemiologiche e statistiche. E poi c’è la prevenzione. Anche se a volte sembra che questa sfida interessi solo noi farmacisti e qualche encomiabile ricercatore. La ricerca, infatti, corre anche in questo settore e il nostro consiglio può avvalersi di sempre nuove evidenze. 14

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Ma è anche vero che stiamo vivendo un periodo di infodemia nel quale riconoscere ciò che ha davvero effetti positivi nella lotta contro SAR Cov-2 è diventata una battaglia all’interno di una battaglia più grande. Una sorta di matrioska di scienza, coscienza e incoscenza. Per ricomporre la matrioska smontata nell’articolo che precede, ho chiesto a Giulia Sannino di spiegarci come agisce la lattoferrina, molecola che è al centro dell’attenzione per la prevenzione dalle infezioni virali stagionali.


RICERCA SCIENTIFICA

Giulia è una farmacista che ha già ha scritto interessanti articoli per i lettori di Nuovo Collegamento e che, dall’inizio della pandemia, trascorre il tempo libero a studiare i meccanismi fisiopatologici della malattia. Questo la ha portata a confrontarsi con importanti centri di ricerca universitari italiani per valutare future pubblicazioni. Le abbiamo chiesto, per questa intervista del tutto particolare, di spogliarsi dei panni di giovane farmacista e di vestire quelli di una vecchia signora. Classe 1939. Buonasera, signora Lattoferrina, ha l’aspetto di una donna molto forte lei. Qual’è il suo elisir di giovinezza? Buonasera a lei dottor Fornaro. La ringrazio. Sa, il riflesso dei miei capelli, bianchi come il latte, ogni giorno mi riporta alle origini. Le parlerò un poco di me. Da sempre, mi definiscono con un nome che sembra così difficile: glicoproteina, e da sempre mi chiedo se non sarebbe molto più semplice e carino associarmi alla parte zuccherina di mannosio e fruttosio che mi compone. Dolcezza e forza, quella dello zucchero e delle proteine. Il mio nome dice molto di me, parla infatti dei miei progenitori, le ghiandole mammarie dei mammiferi, se mai voleste trovarmi, beh, dovreste venire a cercarmi nel latte, anzi, meglio ancora nel colostro. Non voglio sembrare egocentrica, ma io sono molto importante nella colonizzazione batterica delle mucose dei bambini allattati al seno. Mi trovereste anche nelle lacrime e nella saliva degli adulti, nel muco vaginale, nelle secrezioni bronchiali e nasali, nei liquidi gastrointestinali. Le rivelo una confidenza veramente preziosa, se la ricordi: anche i neutrofili riescono a produrmi in piccola quantità, diciamo dunque che per me loro sono la “seconda casa”. Spesso, il suo nome ha tratto in inganno, spaventando erroneamente gli intolleranti al lattosio. Come vive questa condizione? Nella mia struttura chimica non c’è traccia di lattosio, per cui posso essere assunta in un integratore anche da chi è intollerante. Mi perdoni, però.

Le stavo raccontando le origini del mio nome. Lei, caro dottore, deve sapere che io sono un’amante del ferro! Diciamo che potrei riassumere la mia personalità in due parole: coraggio e calamita! Da sempre sono una fan di quel gioco che si chiama BRACCIO DI FERRO. Lo gioco contro i virus e i batteri. Se, come dicono, nella vita bisogna fare della propria passione il proprio lavoro, beh, direi che posso sentirmi soddisfatta! Tutta la mia attività lavorativa consistite nella regolazione dell’omeostasi del ferro. Ho fatto da taxi per anni e anni, trasportandolo nel plasma, a volte dovendo sopportare tutte le sue inutili lamentele! Ho due sedili disponibili, riesco infatti a trasportare due ioni ferrici (Fe3+). Lei svolge dunque un’azione antimicrobica, giusto? E, se mi permette un’altra domanda: ma perché si sente così attratta proprio dal ferro? “Antimicrobica e antiossidante” è esattamente il mio motto! Anche se dalle ultime evidenze scientifiche ne aggiungerei altri due: antitumorale e antinfiammatoria. Ora le spiego la mia passione per il ferro. Volendo andare a “monte” delle cose, e sentendo come “missione”, quella di contrastare batteri e virus, sarebbe stato assurdo non concentrarmi proprio sul principale nutriente che loro usano per riprodursi e crescere. Ricordo che la prima volta pensai: se riesco a legarlo, e lo sottraggo ai miei nemici, riuscirò a impedirne la moltiplicazione! Quel giorno iniziò il mio metaforico braccio di ferro con i patogeni. Decisi di vederla fin da subito come una sfida personale, sapevo che un giorno, qualche uomo di scienza avrebbe scoperto il mio segreto e mi sarebbe stato grato. Sapevo anche che, dopo la sbornia dei latti artificiali, molte mamme sagge avrebbero deciso di allattare il più possibile al seno i propri bambini, facendo loro un grande regalo, una sorta di investimento per il futuro in salute! Parlava prima dell’azione antiossidante. Certo, lavorando incessantemente per bloccare i virus e i batteri nella loro corsa, svolgo anche un’altra funzione. Nuovo COLLEGAMENTO

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Come lei ben sa, il ferro, quando è in eccesso, si comporta da pro-ossidante; rimuovendone la parte in eccesso, impedisco che da esso possa generarsi uno tsunami di altri infidi nemici: le specie reattive dell’ossigeno (ROS). Il ferro è infatti un elemento che svolge un ruolo chiave per il trasporto dell'ossigeno nel sangue, per tenerlo depositato nei muscoli, per l'attività respiratoria cellulare. La ferritina è il primo deposito di Ferro, stoccato come ione ferrico Fe3+, è presente sia nel sangue che nei tessuti, e, caro dottor Fornaro, anche la ferritina è come una sorta di piccola matrioska, perché i tanti piccoli elementi da cui è formata si uniscono in un guscio, all’interno del quale vengono immagazzinate ben 4500 molecole di ferro! Di solito le infiammazioni sistemiche sono associate con livelli sierici di ferritina aumentati, infatti l’Interleuchina 6 - la tanto recentemente citata IL-6 che si scatena con il Covid - stimola la sintesi di ferritina e di epcidina. Aiuto, non ricordo più cos’è l’epcidina! Non ha mai sentito paralare di epcidina? Epcidina è un ormone peptidico che regola l’omeostasi del ferro, in parole più semplici, regola l’assorbimento intestinale di ferro e il suo riciclo da parte dei macrofagi: l’epcidina aumenta durante l’infiammazione. La interrompo di nuovo, quando parla di omeostasi del ferro, che cosa intende Signora? Le risponderò con un’immagine che lei potrà ben comprendere. Il ferro è assorbito dagli enterociti duodenali (1-2 mg al giorno), una volta all’interno degli enterociti, il ferro è sequestrato 16

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dalla ferritina. Ma questa, non essendo particolarmente possessiva, in caso di necessità, lo lascia libero di tornare in circolo e, una volta in circolo, lui viaggia trasportato dalla transferrina. Il ferro dunque è uno “spirito libero”, che non si accumula mai negli enterociti. Questo fine equilibrio di permessi di “entrata e di libera uscita”, sono pertanto regolati dalla sintesi di tutte quelle proteine che hanno le chiavi di ingresso e di uscita delle porte che utilizza il ferro per passare dalle cellule e dalle secrezioni al circolo sanguigno. I fenomeni infiammatori, correlati ad un aumento dell’IL-6, provocano uno sbilanciamento del meccanismo che le ho appena descritto. Mi ha davvero incuriosito. E dunque, cara signora Lattoferrina, se ho capito bene, l’accumulo di ferro nelle cellule/secrezioni faciliterebbe la colonizzazione batterica, la sintesi delle specie reattive dell’ossigeno, i processi infiammatori come in un circolo vizioso che porta a danni cellulari. Mi pare di aver capito che, come accade quando la coperta è corta, quanto più ferro si accumula nelle cellule/ secrezioni, tanto maggiore è la sua carenza in circolo, giusto? E’ esattamente così che funziona, sono felice di essere riuscita a spiegarmi. Lei avrà potuto immaginare che, dato il dilagare della diffusione del virus SARS Cov-2 e della sindrome COVID 19 ad esso correlata, la mia prossima domanda verterà proprio su un braccio di ferro molto specifico, quello contro di lui, il nemico numero uno. Lei si rende conto della responsabilità che porta sulle spalle e delle conseguenze rispetto alla sua notorietà se dovesse riuscire anche solo a far vacillare il virus che ha sconvolto il mondo? Ho seguito per molti mesi tutta l’evoluzione di COVID 19. Dapprima è stata considerata una malattia infettiva-infiammatoria che sembrava colpire principalmente i polmoni. Io sapevo che eravamo fermi alla prima matrioska. Quando è stato evidenziato un coinvolgimento multiorgano, con diversi meccanismi fisiopatogenetici che vedevano coinvolti il tessuto endoteliale, una disregolazione immunitaria ed il ruolo di neutrofili e macrofagi, io sa dov’ero? Ero proprio lì, in prima linea, nell’occhio di quel ciclone chiamato tempesta citochinica, che faceva vacillare


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anche il virologo o l’immunologo più esperto, ero lì, seduta ad un tavolo dalla tovaglia ultra appiccicosa, chiamata NET (che significa rete ed è proprio una rete di istoni ed enzimi lisosomiali rilasciata dai neutrofili nel tentativo di intrappolarvi i nemici batteri e virus e successivamente ucciderli). Ero lì per iniziare quel braccio di ferro e cercare di smorzare i toni ed impaurire sia l’IL-6 che una produzione incontrollata di reti/tovaglie appiccicose. Intanto, l’emoglobinopatia, l’ipossia e il sovraccarico di ferro cellulare erano altre matrioske che continuavano ad aprirsi, aggiungendo meccanismi e coinvolgimenti prima nemmeno immaginati. Una storia incredibilmente affascinante e terrificante insieme, che univa ricercatori da tutto il mondo che con le loro Peer Review, stavano creando una Rete non appiccicosa, ma potente, rapidissima, che continua tutt’ora. Una vera e propria battaglia contro il tempo. Mi ha lasciato senza parole, ma con una profonda curiosità, vorrei capire che strategia ha pensato di mettere in campo per il braccio di ferro contro un nemico così infido e potente. Cercherò di essere il più chiara possibile, anche se i meccanismi che spiegano la mia azione antivirale sono particolarmente dettagliati e si addentrano in nozioni di fisiologia specifiche. Userò, di nuovo, delle immagini. Ora chiuda gli occhi e si immagini una collina. La membrana extracellulare è il manto erboso, e su questo manto erboso ci sono degli alberelli, con rami fluttuanti e sinuosi. Bene, questi alberi sono i cosiddetti Proteoglicani, e per chiamarli con il loro nome, i proteoglicani che legano l’eparan solfato (HSPGs). Essi hanno le radici (core) che si addentrano nella cellula, ricoperta da quel manto erboso, e i rami formati da catene 18

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di glicosaminoglicani. Questi deliziosi alberelli, sono in realtà molto utili per permettere a molti virus di avvicinarsi alla membrana extracellulare (manto erboso). Molti virus, tra cui Sars Cov1 (e ultimamente dagli studi di Jeff Esko si è visto anche SARS Cov-2), devono accumularsi sulla membrana in prossimità dei loro recettori (ACE2), per entrare poi nella cellula, e per farlo sfruttano proprio il legame con questi proteoglicani (rami). Si starà chiedendo quale è il mio ruolo. Io scelgo la mia ”postazione di gioco” proprio su questi rami, diciamo che aspetto il mio avversario comodamente seduta su quelle accoglienti catene di glcosaminoglicani, gli “rubo” il posto, e quando SARS Cov-2 arriva, deve - ehm, diciamo così - trovarsi un altro posto! Ricapitolando, dunque, lei farebbe questo: toglie il cibo da sotto gli occhi ai batteri e la sedia da sotto il sedere ai virus? Proprio così, caro dottore, i batteri nel tempo hanno affinato le loro tecniche, cercando di rimuovere il ferro (loro cibo) dalla circolazione “rubandolo” alla transferrina, o a me sviluppando i siderofori, delle piccole molecole con un’elevatissima affinità per il ferro capace di chelarlo oppure legandone la porzione libera nelle cellule. So che adesso mi chiederà come potermi classificare, io sa come mi considero? Una semplice testarda giocatrice, che fa di tutto per rendere la vita difficile al Virus, che continuerà a sedersi a quel tavolo ed è disposta a farlo altre mille volte ancora, in attesa di nuove matrioske e di nuove battaglie. Sì, perché una l’ho appena vinta, ed è quella di essermi guadagnata un’intervista che spero possa incuriosire molti suoi colleghi farmacisti. Uomini e Donne di Scienza, come me.



PROFESSIONE FARMACIA

IL VOLTO DEL FARMACISTA, TRA PASSATO, PRESENTE E PAURE

di Albero Lepore, Presidente Agifar Foggia

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ome in ogni settore, anche per la farmacia, l’emergenza pandemica ha avuto la funzione di fare emergere le criticità interne al settore e di accelerare i processi di cambiamento. Ma in quale direzione cambieremo? E abbiamo davvero la forza e la volontà per farlo? Lontani da ogni spirito polemico, abbiamo voluto condividere con un giovane rappresentante della categoria una riflessione alta, profonda e colta attorno al nostro mondo. Si tratta di una riflessione alla quale vogliamo dare voce perché parte dalla consapevolezza dell’importanza di unire storia, cultura e scienza per guardare lontano. O meglio, in alto, al di sopra dei soliti screzi e delle faziosità interne alla categoria. Una impietosa osservazione allo specchio, tesa a stimolare le virtù più nobili della nostra professione. 20

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“Ho una tale sfiducia nel futuro che faccio progetti solo per il passato.” È dalla serissima battuta di Flaiano che vorrei partire con la mia riflessione. Tale frase evidenzia una verità su cui è necessario soffermarsi e riflettere: il tempo. Il futuro, come la crisi, è un dispositivo del potere volto a governare le masse; descritto come spauracchio minaccioso o prospettato come orizzonte idilliaco a cui anelare, tale prospettiva induce l'uomo a indirizzare i sui sforzi e le sue idee verso quell'ipotetico racconto, determinando così la distorsione della sua percezione del passato, visto come mera realtà musiva e del presente, momento impalpabile e irrealistico in cui si riversano le paure i desideri, in preparazione del tempo che sarà. Ebbene, non vi è nulla di più falso perché l'unica cosa che possiede l'uomo è la conoscenza del passato, associata alla sua visione critica e l'unica realtà che


PROFESSIONE FARMACIA

vive e percepisce è il presente, mentre, il futuro, non esistendo, è lecito che sia lasciato dipingere ai ciarlatani che rendono più variopinto il cosmo della farmacia. L'uomo e quindi il farmacista deve vivere il presente perché, nel presente, si perseguono gli obiettivi e in questo tempo si sconfigge la paura. Ma che cosa è la paura, un semplice stato dell'animo? Rifacendosi a Heidegger, la paura è una tonalità emotiva dell'Esserci ovvero dell'uomo. Tale qualità emotiva non è emozione, ma è una qualità ontologica che permette all'uomo di relazionarsi con il mondo. La paura e le sue caratteristiche ovvero il Wovor, Worum ed il Furchten fanno percepire il mondo come carico di enti intramondani che impediscono all'uomo di relazionarsi con esso, sconnettendolo dalla vera realtà e imprigionandolo in una buia e senza scampo. Ma quali sono gli enti intramondani del farmacista? Il vecchio mondo della farmacia sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire e in questa situazione di chiaroscuro nascono e proliferano i mali e le paure della nostra categoria. Con colpi lenti, mirati e inesorabili il sistema farmacia è stato minato dalle fondamenta. La struttura capillare che vede migliaia di professionisti della salute coinvolti ogni giorno nella prevenzione, nella cura e nella esatta e puntuale dispensazione del farmaco, vacilla innanzi alle scelte del legislatore nazionale e alle follie dei sistemi sanitari regionali. Si moltiplicano i comportamenti licenziosi, aumentano gli illeciti, diminuiscono le denunce dei colleghi agli Ordini provinciali, imbrigliati dalla macchina burocratica e dalla fitta rete di norme che rende inefficace il loro operato. Incrementano le sigle della nostra categoria, che si frammenta e si divide in un mosaico disorganizzato di tessere che produce non una polifonia di voci, ma solo chiasso e disorientamento. Come spettri, si muovono sullo scacchiere del sistema farmacia, le grandi società dei capitali e dei gruppi di acquisto che, spinte dalla sola logica del profitto, distruggono ciò che resta della nostra dignità professionale, minacciando di reprimere la libertà di scienza e coscienza dei numerosi colleghi dipendenti. Perdono forza i presidi rurali, si affievoliscono i bacini di utenza delle farmacie del mezzogiorno ed ad aumentare la sofferenza, il federalismo spinto potrebbe essere l’ennesima pugnalata al netto

divario fra la sanità del nord e quella del sud. I tentativi di arginamento di questa spettacolare e brutale distruzione della nostra classe professionale sono stati lenti e tardivi a causa della miopia dei gruppi dirigenti che non hanno colto in tempo i meccanismi di evoluzione professionale, adottati all’estero, primo fra tutti la farmacia clinica. La sfiducia reciproca, le lotte di potere, il sottinteso sleale corrodono, nella nostra categoria, i rapporti fra singolo e organi rappresentativi. L’ipocrisia del carattere del farmacista è in dipendenza assoluta con la sua attuale mancanza di libertà. Il futuro immaginifico della farmacia dei servizi, inoltre, cozza con la sua attuale stagnazione. Tale condizione è multifattoriale. In primis, deriva da un errore filologico, in quanto si confonde l'interloquire con i nostri pazienti con il mero insegnare, presupponendo che il termine parola sia il corrispettivo greco di logos. Si è dimenticato che patologia e compassione hanno lo stesso tema: pathos e si è dimenticato ancora più facilmente, la lezione delle “Ginestre” di Leopardi. Si è tradotto letteralmente il termine anglofono take care con un asettico "prendersi cura", quando la parola germanica è il corrispettivo di caritas, ovvero il massimo amore nei confronti di un individuo e la massima virtù romana. Scientemente non è stato affrontato e ridisegnato a tavolino il rapporto con il medico poiché la nostra nazione è figlia della controriforma, quella grande macchina religiosa volta a mantenere calma e pacifica lo Stivale, facendo chiudere uno o tutte e due gli occhi. Infine, vi è il problema umano. La farmacia dei servizi premia il lavoro, non inteso come arbeit (dal tema rab, lo stesso del russo che significa schiavo), ma inteso come shaffen ovvero ingegno. La farmacia dei servizi apre al talento, distruggendo la grande livella della mutua, annullando una gran parte dei colleghi che fino ad adesso si sono barcamenati tra lecito e illecito, in varia misura. Di fronte a questo cimitero dei più penosi, la nostra categoria ha perso il volto. “Quello che si chiama volto non può esistere in nessun animale se non nell'uomo, ed esprime il carattere”, direbbe Cicerone. Esso esprime non solo lo stato d'animo di un individuo, ma la sua apertura al mondo, sia nel significato heideggeriano, sia in quello politico. Una categoria colpita dalle paure elencate, rinuncia al volto, mascherandosi in ogni luogo, cancelNuovo COLLEGAMENTO

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lando di fatto ogni dimensione del proprio essere ed esserci. In questo spazio vuoto, così creato, sottoposto a controlli esterni senza limiti, si muovono individui isolati gli uni dagli altri che hanno perduto il fondamento immediato e sensibile della loro comunità ordinistica e possono solo scambiarsi messaggi diretti a un altro nome senza più un volto. L'attuale pandemia determina, infine, lo strappo definitivo nella coesione della categoria. Benché tutti sottoposti, nolenti o volenti, ad assorbire l'impatto della patologia con i suoi rischi, la visione non è comune e come ogni farmacia è un'isola lontana e distante, così ogni farmacista è ulteriormente isolato e sconnesso dal mondo e dagli altri colleghi, costretto a perdere anch'esso il volto, in una realtà in cui si accentua il divario fra farmacista esercente e dipendente. Eppure, benché fiaccato e vessato da ogni fronte, è richiesto all'uomo ed al farmacista di scegliere, spinto da un dovere morale e categorico o di far fronte comune e resistere, per sé stesso e per le generazioni future, o di arrendersi, diventando preda degli eventi e di chi cavalcherà la tempesta. I tempi sono maturi per agire con forza e coesione, affinché nessuno in futuro possa dire: “ Non mancò la fortuna, ma il valore”. Il fronte comune ha come unico stendardo la cultura del farmaco e la riscoperta dei valori professionali, presenti nel nostro codice deontologico, testo dimenticato dai più. Il cammino non è semplice, anzi, è arduo e difficoltoso. La categoria è logora, senza anima e avvizzita su ciò che le rimane: il suo glorioso passato, raccontato come epos in lingua poetica. Ed è proprio con le parole di un aedo che chiudo il mio pensiero, lasciando al lettore il momento della riflessione: “Tema della memoria - memoria perduta - il conservare e il perdere ciò che si è perduto - ciò che non si è avuto - ciò che si è avuto in ritardo - ciò che ci portiamo dietro- ciò che non ci appartiene”.

TESTO

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PUFA:

L’ARMA VINCENTE PER LA PROTEZIONE DEGLI ANIMALI D’AFFEZIONE A cura della professoressa Giorgia Meineri, Dipartimento di Scienze Veterinarie Università di Torino

UNA DIETA SANA ED EQUILIBRATA È FONDAMENTALE PER IL CORRETTO FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA IMMUNITARIO DEI CANI E DEI GATTI. IN CASO DI PATOLOGIA, I VETERINARI NUTRIZIONISTI CONSIGLIANO DI AUMENTARE L’ASSUNZIONE DIETETICA DI ACIDI GRASSI POLINSATURI OMEGA 3 E GLI OMEGA 6. PER ASSOLVERE A QUESTE ESIGENZE, SUL MERCATO SONO PRESENTI VARI MANGIMI COMPLEMENTARI. LE INFORMAZIONI RIPORTATE IN QUESTO ARTICOLO DESCRIVONO I PROGRESSI DELLE CONOSCENZE SULL’AZIONE DEI PUFA PER LA PROTEZIONE DEL SISTEMA IMMUNITARIO, DEI RENI E DEL CUORE DEGLI ANIMALI DA COMPAGNIA E DEI MAMMIFERI IN GENERALE.

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VETERINARIA

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on il termine PUFA (Polyunsaturated fatty acids), si intendono gli acidi grassi polinsaturi (costituenti i lipidi) che a loro volta si dividono in due grandi famiglie: gli Omega 3 e gli Omega 6. Numerosi studi scientifici condotti negli animali e negli esseri umani hanno dimostrato che i PUFA, in particolare l’EPA (acido eicosapentaenoico) e il DHA (acido docosaesaenoico) svolgono importanti funzioni per la salute dell’organismo. È infatti riconosciuto il loro ruolo protettivo in diversi distretti dell’organismo: cuore, rene, pelle e annessi cutanei, sistema immunitario, sistema nervoso, sistema scheletrico, sistema gastrointestinale. I meccanismi d’azione degli acidi grassi polinsaturi si basano principalmente sulla regolazione dell’infiammazione e sul potenziamento del sistema immunitario che, come sappiamo, può essere suddiviso in due categorie principali: le cellule del sistema immunitario innato e cellule del sistema immunitario adattativo. • Le cellule del sistema immunitario innato, vale a dire macrofagi, neutrofili, eosinofili, basofili, mastociti, cellule natural killer e cellule dendritiche sono la prima linea di difesa cellulare. La loro azione è generalmente veloce, ma con specificità limitata. • Le cellule del sistema immunitario adattativo, vale a dire i linfociti B e i linfociti T, hanno un livello di specificità più elevato, ma la loro attivazione è più lenta. Queste cellule sviluppano una memoria contro i patogeni dopo un primo incontro e la loro azione diventa più rapida durante una seconda esposizione al patogeno . Il coordinamento delle diverse cellule immunitarie e la regolazione della loro attività è di cruciale importanza per la difesa immunitaria. Le cellule secernono citochine e chemochine, sostanze che dirigono altre cellule immunitarie nel sito dell'infezione, regolando la loro attivazione o soppressione. È stato riscontrato che alcuni fattori dietetici hanno proprietà immunoregolatrici, inclusi nutrienti come la vitamina D e gli acidi grassi polinsaturi. L'impatto degli acidi grassi polinsaturi alimentari sul sistema immunitario è stato studiato per decenni, con particolare attenzione all’ acido α-linolenico (ALA), all’ acido eicosapentaenoico (EPA) e all’acido docosaesaenoico (DHA) che sono PUFA omega 3. L'ALA si trova nelle noci e nei semi, mentre l'EPA

e il DHA sono i componenti principali dell'olio di pesce. Gli acidi grassi EPA e DHA possono anche essere sintetizzati dall’ALA, un processo che coinvolge diversi passaggi orchestrati da più enzimi: elongasi, desaturasi e β-ossidasi. Tuttavia, la sintesi di EPA a partire da ALA avviene a bassa velocità nei mammiferi. E’ consigliabile quindi EPA e DHA direttamente tramite la supplementazione dietetica. Questi acidi grassi polinsaturi sono importanti perché generano metaboliti dotati di notevoli funzioni immunoregolatrici. Questi metaboliti sono generalmente possono essere suddivisi in diverse famiglie: Prostaglandine, Leucotrieni, Trombossani, Maresine, Protectine E Resolvine. La loro sintesi è regolata dagli enzimi cicloossigenasi, lipossigenasi e dal citocromo P450. Un riepilogo dei metaboliti prodotti dagli acidi grassi omega-3 e degli enzimi che regolano la loro sintesi si trova nella Figura 1 (pag. 22). Gli acidi grassi omega 3 assunti con l’alimentazione si incorporano efficacemente nelle membrana di tutte le cellule immunitarie. I PUFA possiedono molteplici doppi legami nella loro catena carboniosa. Poiché ogni doppio legame provoca una piegatura nella catena, gli acidi grassi polinsaturi non possono concatenarsi così strettamente all'interno delle membrane cellulari come fanno gli acidi grassi saturi. Pertanto, l'incorporazione di acidi grassi polinsaturi aumenta la fluidità delle membrane cellulari. Sono presenti in letteratura eccezionali review che descrivono gli effetti degli acidi grassi omega-3 sul sistema immunitario degli animali da compagnia. EFFETTI DEGLI ACIDI GRASSI OMEGA-3 SULLA FUNZIONE DEI MACROFAGI (SISTEMA IMMUNITARIO INNATO) I macrofagi hanno un ruolo fondamentale per il sistema immunitario innato. Pattugliano più organi alla costante ricerca di agenti patogeni invasori. Sono in grado di riconoscere specifici pattern molecolari associati a patogeni (PAMP) grazie ai recettori toll-like (TLR) presenti sulla loro superficie. Dopo il riconoscimento dell'agente patogeno, i macrofagi iniziano il processo di eliminazione dell'a-

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gente nocivo inglobandolo (fagocitosi) e secernennella “clearance” dei patogeni. do molecole antimicrobiche come le specie reattive I neutrofili possono anche interagire con il sistema Figura 1. Principali vie biochimiche per la sintesi dei metabolitiimmunitario derivati dagliadattativo omega-3. La figura mostra la glitransiacidi grassi dell'ossigeno (ROS), il TNF-α e IL-1β. promuovendo Allo stesso tempo, producono e secernono una zione dei linfociti T native in cellule T helper omega-3: l’ acido α-linolenico (ALA), l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA),1.i Èloro grande varietà di citochine e chemochine al fine stato dimostrato che i PUFA sono incorporati nei metaboliti a valle e gli enzimi che regolano la loro sintesi. (dafosfolipidi Schweiger della C. PUFA omega-3. cellulare A multivalent weapon for di reclutare e attivare altre cellule immunitarie. I membrana dei neutrofili macrofagi producono peptidi patoge- a spese degli acidi grassi saturi. Dopo essere stati cardiovascular prevention. Trendsantigenici Med 2005;dal 5(1):47-58). no distrutto per presentarli alle cellule immunitarie incorporati nei fosfolipidi, gli acidi grassi polinsatuadattative, che successivamente forniranno una ri, in particolare la serie omega-3, possono essere risposta immunitaria più specifica. metabolizzati in prostaglandine, leucotrienie tromL'impatto degli acidi grassi polinsaturi sulla funziobossani antiinfiammatori. Gli acidi grassi omega-3 ne dei macrofagi è stato ampiamente studiato a e i loro metaboliti modulano positivamente la Gli acididagli grassi omega si incorporano efficacemente nelleinclusa: membrana partire anni '80. 3 assunti con l’alimentazionefunzione dei neutrofili in diversi modi, allora, sono state identificate tre principali attivi- • la migrazione dei neutrofili, diDatutte le cellule immunitarie. I PUFA possiedono molteplici doppi legami nella loro catena tà dei macrofagi influenzate dai PUFA: • la capacità fagocitica, • l’attivazione e i cambiamenti nell'espressione la produzione speciecatena, reattive dell'ossigeno e carboniosa. Poiché ogni doppio legame provoca• una piegaturadi nella gli acidi grassi genica dei macrofagi, citochine contro i patogeni. • la produzione e la secrezione di citochine chepolinsaturi non possono concatenarsi cosìe strettamente all'interno delle membrane cellulari come mochine; EFFETTI DEGLI ACIDI GRASSI OMEGA-3 SUI fanno gli acididigrassi saturi. Pertanto, l'incorporazione di acidi grassi la fluidità • la capacità fagocitosi. LINFOCITI T E SUIpolinsaturi LINFOCITIaumenta B (SISTEMA IMMUNITARIO ADATTATIVO) delle membrane cellulari. SonoOMEGA-3 presenti in letteratura eccezionali review che descrivono gli effetti EFFETTI DEGLI ACIDI GRASSI I linfociti T sono derivati dal timo, comprendono un SULLA FUNZIONE DEI NEUTROFILI (SISTEMA gruppo eterogeneo di cellule con diverse prodegli acidi grassi omega-3 da compagnia. IMMUNITARIO INNATO) sul sistema immunitario degli prietàanimali immunitarie, il che rende complessa la loro Il gruppo di cellule leucocitarie più abbondanti è classificazione. Le cellule T sono classificate in due costituito daiacidi neutrofili. maggioranza neu- deisottoinsiemi cellule T CD4Innato) + e le celEffetti degli grassiLaOmega-3 sulladei funzione macrofagi principali, ( SistemaleImmunitario trofili maturi si trova nella circolazione sanguigna, lule T CD8 +, a seconda della espressione superfinel midollo osseo, nella milza e nel fegato, quantità ciale delle molecole CD4 o CD8, rispettivamente. I minori macrofagi uninruolo per il sistema immunitario innato. Pattugliano più organi sonohanno presenti tutti ifondamentale tessuti. I neutrofili Entrambi i sottoinsiemi differiscono per proprietà sono le prime cellule ad essere reclutate nel sito e funzioni immunitarie. Mentre le cellule T CD4 alla costante ricerca di agenti patogeni invasori. Sono in grado di riconoscere specifici pattern dell'infiammazione e hanno un ruolo importante svolgono un ruolo importante contro le infezioni

molecolari associati a patogeni (PAMP) grazie ai recettori toll-like (TLR) presenti sulla loro superficie.

Dopo il riconoscimento 26 Nuovo COLLEGAMENTO dell'agente patogeno, i macrofagi iniziano il processo di eliminazione dell'agente nocivo inglobandolo (fagocitosi) e secernendo molecole antimicrobiche come le specie


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Acidi grassi omega 3 di origine marina per mantenere ta funzionalità renale e cardiocircolatoria la corretta


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batteriche, le cellule T CD8 mediano la risposta immunitaria contro le infezioni virali. Inoltre, le cellule T possono essere classificate in cellule T helper (Th) e cellule citotossiche. Le cellule Th regolano la funzione di altre cellule immunitarie mentre le cellule citotossiche distruggono le cellule infettate da virus. Ciascun sottoprodotto produce e secerne diverse citochine in risposta alla stimolazione: IFN-γ, IL-4, IL-17A, IL17-F, IL-21, IL-22 . I linfociti B sono, insieme ai linfociti T, i principali linfociti della risposta immunitaria adattativa. La loro principale funzione è la produzione di anticorpi. Le cellule B sono prodotte nel midollo osseo dalle cellule staminali ematopoietiche (HSC). Le cellule B immature migrano verso la milza, dove subiscono un'ulteriore differenziazione e successivamente si dirigono nei tessuti periferici come la cavità peritoneale ed il sangue. Le funzioni dei linfociti T e dei linfociti B descritte sono influenzate dai PUFA presenti nella dieta. I mangimi complementari animali da compagnia in commercio a base di PUFA sono realizzati tenendo conto del giusto equilibrio dei PUFA , dei rapporti equilibrati tra Omega 3 e Omega 6 nella dieta, delle differenze del metabolismo degli acidi grassi nel cane e nel gatto rispetto all’uomo. Gli acidi grassi omega-3 migliorano i sintomi negli animali malati e i loro benefici sono stati valutati in studi clinici con esito positivo. Acquisire conoscenze più approfondite su particolari effetti diretti degli acidi grassi polinsaturi è un obiettivo della costante ricerca scientifica e consentirà ai futuri ricercatori e veterinari di ottimizzare e implementare ulteriormente l'integrazione di PUFA per il trattamento di molteplici patologie che affliggono i nostri animali. EFFETTI BENEFICI DEI PUFA A LIVELLO RENALE Studi recenti suggeriscono che vi è un'associazione tra l’integrazione di acidi grassi polinsaturi e il miglioramento delle patologie renali croniche del cane e del gatto. È stato dimostrato che l'integrazione con PUFA riduce l'infiammazione e la fibrosi renale attraverso diversi meccanismi d’azione come la modulazione del TNF-α e delle citochine. Bassi livelli plasmatici di PUFA sono associati a un accelerato declino della funzione renale negli animali anziani, ciò è dimostrato esaminando la relazione tra i livelli plasmatici di PUFA e la variazione della clearance della creatinina.

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Questi studi hanno dimostrato che i cani anziani con un basso livello plasmatico di PUFA hanno una clearance della creatinina minore rispetto ai soggetti che presentano livelli plasmatici di PUFA più elevati. I risultati evidenziano che un maggiore apporto alimentare di PUFA può essere protettivo contro la progressione delle malattie renali croniche del cane e del gatto . Vi sono evidenze scientifiche che gli acidi grassi polinsaturi, in particolare gli Omega 3 hanno effetti antinfiammatori negli esseri umani e negli animali. I livelli di PUFA plasmatici sono significativamente associati a bassi livelli ematici di IL-6, IL-1 e TNFalfa. E’ stato inoltre dimostrato che il consumo di acidi grassi polinsaturi ha un effetto significativo sulla produzione e distribuzione di prostanoidi (prostaglandine e trombossani) e leucotrieni. EPA e DHA, in particolare, sono precursori della serie 3 di prostanoidi e di leucotrieni della serie 5, che sono antinfiammatori, antitrombotici, inibiscono l'aggregazione piastrinica e sono potenti vasodilatatori. Essi bloccano gli isoenzimi della ciclossigenasi e il rilascio di prostaglandine infiammatorie. I PUFA agiscono attraverso gli stessi meccanismi di azione dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS; ad es. aspirina, indometacina, ibuprofene), ma a differenza di questi ultimi i PUFA non hanno effetti collaterali. Gli acidi grassi polinsaturi Omega 3 aumentano il fattore di rilassamento derivato dall'endotelio (EDRF) che facilita il rilassamento nelle grandi arterie e vasi. Poiché i livelli di PUFA possono essere facilmente modulati attraverso la dieta, i veterinari dovrebbero sempre raccomandare degli interventi dietetici per la prevenzione e il trattamento delle malattie croniche negli animali da affezione come le patologie renali, in cui l'infiammazione gioca un importante ruolo fisiopatologico. In aggiunta, gli acidi grassi polinsaturi hanno effetto ipotensivo e riducono l'aggregazione piastrinica, determinando un miglioramento della fibrinolisi. Le raccomandazioni dietetiche per l’insufficienza renale prevedono un aumento del consumo di pesce grasso (ad es. salmone, aringa e sgombro) e oli contenenti ALA, inoltre prevedono l’utilizzare mangimi complementari a base di PUFA Omega 3 e Omega 6 nelle giuste proporzioni. Questi consigli dietetici dovrebbero essere osservati per ottenere un significativo miglioramento dell’insufficienza renale cronica e delle malattie cardiovascolari associate.


VETERINARIA

BENEFICI DEIeffetto PUFA Aantinfiammatorio LIVELLO un potente (sopprimono le citochine proinfiammatorie come le DEL MIOCARDIO

Recenti pubblicazioni scientifiche hanno evideninterleuchine e il TNF).

che sono stati segnalati riguardano l’attivazione del ziato l’associazione tra l'integrazione di PUFA e la plasminogeno e la riduzioni del fibrinogeno. Gli diminuzione del rischio di eventi cardiovascolari acidi grassi polinsaturi quindi sono vasodilatatori Effetto antiaritmico - Gli acidi grassi Omega 3 stabilizzano l'attività elettrica dei miociti cardiaci negli animali d’affezione. I PUFA infatti possiedono e hanno la funzione di protezione dell’endotelio attività antinfiammatorie, proprietà antiaritmiche vascolare. inibendo i canali ionici sarcolemmali, con conseguenti benefici per il cuore. e antitrombotiche. I benefici dell’utilizzo clinico dei PUFA hanno stimolato la ricerca ampliando le RIDUZIONE DEI TRIGLICERIDI Proprietà antitrombotiche - Gli acidi grassi polinsaturi hannodeinotevoli proprietà antitrombotiche. conoscenze scientifiche sui meccanismi d’azione a L’efficacia PUFA omega-3 nella riduzione dei livello cardio vascolare. trigliceridi è ampiamente nota: I PUFA hanno diL’EPA la sintesi del trombossano A2 e delle prostaglandine che causano l'aggregazione Effettoinibisce antiinfiammatorio. Il ruolo centrale dell’inmostrato di abbassare le concentrazioni di colefiammazione nell’insorgenza e nella progressione sterolo e trigliceridi inibendo la sintesi di LDL e di piastrinica e la vasocostrizione. Altri effetti antitrombotici che sono stati segnalati riguardano della malattia cardiaca è noto da tempo. L’assuntrigliceridi nel fegato. Infine è stato segnalato che zione di PUFA Omega 3, al contrario, determina la misurazione della concentrazione l’attivazione del plasminogeno e la riduzioni del fibrinogeno. Gli acidi grassi polinsaturiplasmatica quindi sono un’aumentata incorporazione di EPA e DHA nelle di acidi grassi Omega 3 nel plasma è un fattore membrane cellulari e deilaloro derivatidicome i pro- dell’endotelio predittore divascolare. disfunzione cardiaca. Nella tabella 2 vasodilatatori e hanno funzione protezione stanoidi della serie 3 (TXA3, PGE3, PGI3) e i leucosono illustrate le attività biologiche di prevenzione trieni della serie 5 (LTB5, LTC5, LTE5) che hanno un cardiovascolare dei PUFA . Riduzione dei trigliceridi potente effetto antinfiammatorio (sopprimono le Da quanto finora evidenziato, risulta chiaro che la citochine proinfiammatorie come le interleuchine somministrazione di PUFA riduca significativamene il TNF). dei PUFA omega-3 nella riduzione dei trigliceridi te l'incidenza mortalità in cani e gatti con malatL’efficacia è di ampiamente nota: I PUFA hanno Effetto antiaritmico. Gli acidi grassi Omega 3 tia cardiaca, renale e aumenta le difese immunitadimostrato abbassare le concentrazioni di colesterolo e trigliceridi stabilizzano di l'attività elettrica dei miociti cardiaci rie contro gli agentiinibendo patogeni.la sintesi di LDL e di inibendo i canali ionici sarcolemmali, con conseIn futuro, sarebbe auspicabile individuare indici trigliceridi nel fegato. Infine è stato segnalato che la misurazione della concentrazione plasmatica guenti benefici per il cuore. plasmatici di PUFA specifici e idonei per ottimizProprietà antitrombotiche. Gli acidi grassi polinzare la prevenzione di queste patologie negli di acidihanno grassinotevoli Omegaproprietà 3 nel plasma è un fattore predittore di disfunzione cardiaca. Nella tabella 2 saturi antitrombotiche. animali d’affezione. L’EPA inibisce la sintesi del trombossano A2 e delle sono illustrate le attività biologiche di prevenzione cardiovascolare dei PUFA . prostaglandine che causano l'aggregazione piastriLa Bibliografia è a disposizione presso l’autore: nica e la vasocostrizione. Altri effetti antitrombotici giorgia.meineri@unito.it

Tabella 2.2. Attività biologiche mediante le quali gli grassi sembrano svolgere la loro azione di prevenzione Tabella Attività biologiche mediante leacidi quali gli omega-3 acidi grassi omega-3 sembrano svolgere la loro cardiovascolaazione di re. A fianco a quella antiaritmogenica si deve notare la molteplicità degli affetti antiaterotrombotici . (da Schweiger C. PUFA omega-3. A prevenzione cardiovascolare. A fianco a quella antiaritmogenica si deve notare la molteplicità degli affetti multivalent weapon for cardiovascular prevention. Trends Med 2005; 5(1):47-58). antiaterotrombotici . (da Schweiger C. PUFA omega-3. A multivalent weapon for cardiovascular prevention. Trends Med 2005; 5(1):47-58). Nuovo COLLEGAMENTO

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SALUTE PROFESSIONE E ALIMENTAZIONE FARMACIA

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SENTIAMO

di Eugenio Genesi e Francesco Garruba, farmacisti fondatori del blog "In caso di..."

I PRODOTTI COSMETICI, L'ALIMENTAZIONE, GLI ALIMENTI FUNZIONALI E L’INTEGRAZIONE RAPPRESENTANO, INSIEME, LA NUOVA FRONTIERA PER IL REPARTO COSMETICO DELLA FARMACIA. LA RICERCA SCIENTIFICA CI OFFRE SEMPRE NUOVI SPUNTI PER AFFINARE IL CONSIGLIO DEL FARMACISTA

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arlare di pelle oggi è sicuramente diverso rispetto a qualche tempo fa. Seppure l’organo sia rimasto lo stesso, i fattori che impattano su questo sono sempre diversi e sempre più numerosi. Pensiamo, ad esempio, all’uso del computer, elemento indispensabile per lavoratori e studenti nel periodo dello smart working, alla conseguente diminuzione di tempo trascorso all’aria aperta e quindi all’uso sempre maggiore della luce artificiale, elementi che nel loro insieme hanno una valenza negativa sul nostro stato di salute. Un nuovo termine riferito al Beauty entra nel nostro vocabolario: la Pollution.

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Smog e polveri sottili rendono l’aria pesante e poco salutare per il nostro organismo, inclusa la pelle ovviamente. La pelle ci difende dagli agenti esterni, ma nonostante sia una barriera molto efficace, se viene continuamente sottoposta a stress e “attacchi”, inizia ad intaccarsi, inquinarsi e a perdere protezione. Le fonti di inquinamento a cui siamo sottoposti sono diverse: traffico veicoli e scarichi, combustione industriale, fumo di sigarette, fuochi domestici, VOC, ossia composti organici volatili (vernici, rivestimenti protettivi, fotocopiatrici, lavaggi a secco). La cosmesi si sta quindi muovendo in questo senso con prodotti che difendono la pelle e a impatto zero sull’ambiente.


SALUTE E ALIMENTAZIONE

L’invecchiamento cutaneo, a sua volta, si articola in un insieme di importanti alterazioni fisiologiche e strutturali, causate dal graduale peggioramento del grado di idratazione e tonicità. La perdita della disponibilità del sebo e del fattore d’idratazione naturale influisce poi sulla funzionebarriera della cute, che diventa meno efficiente verso gli agenti esterni. Nel derma rallenta invece l’attività dei fibroblasti, causando una minore produzione di collagene, elastina e altri componenti della matrice di sostegno, con perdita di elasticità, tono e idratazione. La cute infatti, come già accennato, è continuamente esposta a insulti stressanti provenienti dall’ambiente esterno e subisce oltre all’invecchiamento fisiologico, definito Chronoaging, anche i danni del cosiddetto Photoaging, tra cui i principali responsabili dell’invecchiamento indotto sono i raggi ultravioletti (UVA e UVB), in grado di provocare un considerevole aumento dei livelli dei ROS, anche detti radicali liberi. I raggi UV danneggiano anche i glicosamminoglicani, classe eterogenea di macromolecole glucidiche di cui il più abbondante è l’acido ialuronico, interferendo con la porzione disaccaridica della struttura e compromettendo la capacità di supporto, flessibilità e resistenza al tessuto. Per combattere i danni dell’inquinamento outdoor e indoor, per prima cosa la pelle ha bisogno di idratazione. Potenziare lo strato idrolipidico permette di creare una barriera contro le particelle inquinanti e aumenta le capacità di risposta della cellule. Gli antiossidanti sono gli ingredienti fondamentali per prevenire e contrastare l’azione dei radicali liberi innescata dalle polveri sottili. Sieri e creme si trasformano quindi in veri e propri difensori della pelle, creando uno strato protettivo che non consente alle particelle inquinanti di penetrare all’interno, ma di rimanere in superficie, agevolando anche la detersione. Radicali liberi, variabilità del PH cutaneo e tendenza ad una pelle acneica sono dirette conseguenze di un’amplificata esposizione a fonti di inquinamento. Tutto ciò va inevitabilmente ad amplificare i principali effetti cutanei dell’invecchiamento, in cui osserviamo l’esaurimento di vitamina E, squalene e cole-sterolo, la riduzione del rapporto squalene/ lipidi, riduzione della coesione tra cellule cornee, aumento dell’indice eritematoso. Si osserva quindi un danno di barriera visibile dall’esterno.

La pelle appare disidratata, la rottura delle molecole di collagene ed elastina comporta una perdita di sostegno ed elasticità. L’incidenza in alcune zone del photoaging come a livello delle nasolabiali diventa particolarmente evidente, così come un eccesso di sebo con la conseguente modifica del pH e l’aumento della produzione di acido lattico. La pelle verrà quindi a ridefinirsi come sensibile e tendenzialmente infiammata. In un momento delicato come quello che stiamo attraversando, sia da un punto sociale quanto meramente economico-commerciale, può essere di stimolo occuparsi in maniera più accurata del reparto dermocosmetico, intendendolo come una zona di supporto ai veri bisogni della persona. Siamo in grado di dare un cosmetico che realmente soddisfa l’esigenza della persona? Tutti gli attivi elencati nelle creme sono in dosi soddisfacenti? Attraversano gli strati più profondi del derma o si fermano in superficie? Il fine ultimo è quello di cercare di misurare l’efficacia di un cosmetico per essere quanto più efficaci possibili. Tutto questo comporta conoscenze e competenze proprie sia dell’organo sia delle novità che lo riguardano, per cui è importante conoscere la composizione dell’organo pelle e i principali meccanismi di regolazione. La pelle è composta da 3 strati principali che dall’esterno verso l’interno prendono il nome di epidermide, derma e ipoderma. Tra le sue numerose funzioni annoveriamo le principali: fornire protezione, termoregolazione, sintesi di vitamine e funzione sensoriale. E’ l’organo che mostriamo agli altri ed è la scienza stessa, oltre che la cultura popolare, a dirci che è influenzata, in primis, dalle nostre abitudini a tavola. Tanaka et al. (2001) ha esaminato l’influenza che un regime alimentare vegetariano può apportare sul decorso clinico di alcune patologie come la dermatite atopica, una malattia infiammatoria cronica della cute caratterizzata da intenso prurito e xerosi (miglioramento cutaneo e sierico). Studi epidemiologici (Devereux G, Seaton A. 2005) hanno inoltre dimostrato che l’assunzione regolare di alimenti ricchi in antiossidanti ed acidi grassi omega3, è efficace per la prevenzione dei disturbi

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SALUTE PROFESSIONE E ALIMENTAZIONE FARMACIA

infiammatori come la dermatite atopica e l’asma (azione immunomodulante ed antinfiammatoria). Studi epidemiologici suggeriscono che le diete a basso indice glicemico siano associate ad un esito positivo della problematica acneica: in diversi studi sia l’assunzione di cibi ad elevato indice glicemico allunga e peggiora la condizione cutanea sia la scelta di una dieta a basso indice glicemico riduce il rischio di acne. Nel complesso il possibile legame tra dieta e acne potrebbe essere l’insulina e dunque lo sviluppo dell’acne su base ormonale. Mentre gli acidi grassi polinsaturi sono fondamentali per l’omeostasi del nostro organismo, gli acidi grassi saturi aumentano i livelli di IGF-1, che influiscono in modo de-terminante nella patologia acneica. È importante quindi inserire nella nostra dieta nutrienti quali vegetali a foglie verdi, noci, semi e pesce quali fonti di omega-3. Esiste inoltre una causa-effetto rilevante tra dieta e psoriasi, come testimonia una correlazione tra psoriasi e sindrome metabolica, quando coesistono in uno stesso soggetto e migliorando la condizione metabolica, migliora anche l’aspetto cutaneo. In generale, in letteratura, sono numerosi gli studi che testimoniano come una dieta a basso contenuto calorico migliori le lesioni psoriasiche (Rucevic et al.) A questo riguardo, sta entrando sempre più nel linguaggio comune anche il termine “alimento funzionale”, che oggi viene definito come segue: «Un alimento può essere considerato ‘funzionale’, se è sufficientemente dimostrata la sua influenza benefica su una o più funzioni del corpo, oltre ad effetti nutrizionali adeguati, tanto da risultare rilevante per uno stato di benessere e di salute o per la riduzione del rischio di una malattia. Gli effetti benefici potrebbero consistere sia nel mantenimento che nella promozione di uno stato di benessere o salute e/o in una riduzione del rischio di un processo patologico o di una malattia.» Diplock A.T. Tra i componenti attivi degli alimenti funzionali citiamo vitamine e minerali, colture batteriche, fibra (intrinseca o aggiunta), olio di pesce o acidi grassi omega 3 (intrinseco o aggiunto), grassi (saturi, PUFA) ed estratti vegetali. L’utilizzo di “Alimenti funzionali”, meglio conosciuti 32

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come SuperFood, acquisisce grande interesse alla luce delle abitudini e allo stile di vita di ognuno di noi, avere infatti a disposizione alimenti con una composizione nutrizionale vitaminico/minerale/ amminoacidica completa, anche in presenza di dosi ridotte, è cruciale alla luce dei concetti sopra espressi e trova possibile impiego anche in ambito dermocosmetico. Tutto questo porta ad elevare la figura professionale del farmacista che sapientemente dovrà saper coniugare l’affabilità e il sapere della cosmetologa alla scienza che troviamo applicata nei prodotti a supporto, farmaci o integratori che essi siano. Il farmacista possiede le competenze per poter integrare l’utilizzo di un Cosmeceutico, ossia un mix di ingredienti cosmetici somministrati per via topica, che vantano una bio-attività mirata, in grado di fornire benefici funzionali e/o salutistici, grazie alla funzione cosmetica di base e Nutraceutici cioè ingredienti nutrizionali somministrati per via orale, che vantano una bio-attività selettiva, che fornisce benefici funzionali e/o salutistici, grazie alla funzione nutrizionale di base. Possiamo quindi parlare sempre più di NUTRACOSMECEUTICA, nel momento in cui siamo in grado di fornire un consiglio che sappia appunto spaziare dall’ambito dermocosmetico a quello nutrizionale. La Cosmeceutica è quella categoria di prodotti cosmetici caratterizzati dalla presenza, in formula, d’ingredienti biologicamente attivi, di origine sintetica o naturale (animale o vegetale), con azione simil-farmacologica. Il Cosmeceutico presenta ingredienti che dovrebbero essere in grado di attraversare lo strato corneo e raggiungere, in situ, una concentrazione idonea a svolgere la loro azione o possedere uno specifico meccanismo biochimico di azione a livello cutaneo, oppure di poter dimostrare l’efficacia vantata. Proporre una cosmesi funzionale in cui i principi attivi diventano una sorta di «integratori a uso topico», la cui missione primaria è fornire alla cute tutti i principi nutriti-vi necessari per restare sana e per contrastare l’invecchiamento a livello più profondo, specifico ed intensivo, alle volte con una concentrazione non trascurabile di attivi ad azione antiossidante ed in grado di arrivare alle zone più profonde della nostra pelle.


SALUTE E ALIMENTAZIONE

Acquisiscono notevole impatto i cosiddetti PEPTIDI BIO-MIMETICI, molecole altamente specifiche in grado di attraversare l’epidermide, ma anche di stimolare i fibroblasti in maniera mirata a sintetizzare una maggiore quantità di collagene naturale. Mimano l’azione di una proteina naturale nella catena aminoacidica della parte attiva e possono stimolare i processi biologici e regolare i fattori di crescita che portano alla guarigione, indurre la neoangiogenesi, la neo-sintesi di collagene e la riparazione dei tessuti. Accanto a questo, un utilizzo consapevole della Nutraceutica gioca sicuramente a nostro favore nel raggiungimento di un risultato ottimale. L’utilizzo di Vitamina E, Vitamina C, polifenoli, carotenoidi, mostrano nell’uomo effetti benefici di protezione e modulazione dei processi degenerativi. La Vitamina C è anche un cofattore fondamentale per gli enzimi coinvolti nella sintesi del collagene e può inibire la biosintesi dell’elastina, riducendone l’accumulo nella cute. Studi molecolari hanno dimostrato che l’aggiunta topica di Vitamina C all’1% aumenta la sintesi di collagene e ha effetti fotoprotettivi con riduzione dell’eritema. La Vitamina E ha dimostrato la capacità di ridurre il numero di scottature da UV, sia per la sua attività antiossidante, sia per la sua capacità di difendere la cute attraverso un aumento dello spessore epidermico. Studi sull’uso sistemico di B-carotene dimostrano che l’assunzione di 15-30mg/die per un periodo di 10-12 settimane genera un effetto protettivo contro l’eritema UV-indotto. Recentissimi studi hanno invece dimostrato come la somministrazione di Licopene, carotenoide del pomodoro, dell’anguria, del pompelmo, possa prevenire la sintomatologia legata alla dermatite atopica, con un dosaggio fino a 10mg/die. Anche il resveratrolo, fenolo non flavonoide, da ritrovare nella buccia dell’acino dell’uva, ha attività antiossidante e radical scavenger, con effetto antinfiammatorio e vasodilatante, avendo capacità di stimolare la proliferazione cellulare e la sintesi del collagene. Da qui nasce il razionale per utilizzarlo nella terapia del Photoaging e, vista la sua azione inibente le proteasi e la capacità di arrestare efficacemente le radiazioni UVB, inducono ad utilizzarlo anche nella prevenzioni di tumori cutanei. Possiede inoltre un’ azione batteriostatica e battericida

sul P.acnes che può quindi essere sfruttata nell’acne. A tal riguardo anche l’olio di semi di borragine, ricco di acido gamma linoleico (GLA), per la sua azione antinfiammatoria, può essere un coadiuvante nelle pelli a tendenza acneica. Collagene di tipo 2, idrolizzato, preferibilmente di origine marina, al dosaggio di 10mg/die è un supplemento in grado di conferire nuova elastacità e turgore alla pelle, sia in caso di Photoaging che Chronoaging. Di rilievo, infine, è l’importanza di garantire al nostro organismo un corretto pool aminoacidico/vitaminico, sia esso garantito mediante l’alimentazione, tramite alimenti funzionali o in ultimo con una supplementazione consapevole. Un altro concetto che sta emergendo prepotentemente è quello di Psicocosmesi. I rituali di bellezza quotidiani hanno un impatto positivo sia sulla condizione di salute fisica che psicologica: sensazioni positive vengono generate dall'uso di texture avvolgenti, fragranze aromacologiche ossia mediante l’utilizzo di oli essenziali, packaging attraenti. Creme, balsami, lozioni diventano altro e influenzano la produzione di endorfine. Vengono aggiunti ingredienti che stimolano la produzione di neurotrasmettitori, dopamina e serotonina in primis, favorendone il rilascio. Riguarda l’uso di prodotti cosmetici per il trattamento delle rughe e per il trattamento delle pelli sensibili che contengono materie prime studiate perché agiscono sulla modulazione dei neurotrasmettitori cutanei, utilizzando ingredienti che, interagendo con la rete di terminazioni nervose, lavorano come antietà e come regolatori del discomfort della pelle sensibile. Bibliografia T Tanaka, K Kouda, M Kotani, A Takeuchi, T Tabei et al. Vegetarian diet ameliorates symptoms of atopic dermatitis through reduction of the number of peripheral eosinophils and of PGE2 synthesis by monocytes. J Physiol Anthropol Appl Human Sci. 2001 Nov;20(6):353-61 E. Boelsma et Al. Nutritional skin care: health effects of micronutrients and fatty acids. J Clin Nutr.2001 May;73(5):853-64. Sies H, Stahl W. Carotenoids and UV protection. Photochem Photobiol SCI. 2004; 3(8):749-52 Chen L, Hu JY, WANG SQ. The role of antioxidants in photoprotection: a critical review. J Am Acad Dermatol. 2012; 67 (5): 1013-24 Fabbrocini G, Staibano S et Al. Resveratrol-containing gel for the treatment of acne vulgaris: a single-blind, vehicle controlled, pilot study. Am J Clin. Dermatol. 2011; 12(2): 133-41

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ENDOCRINOLOGIA

PCOS:

UNA DIAGNOSI DIFFICILE

di Vincenzo Zottoli, farmacista

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arliamo di una patologia molto diffusa e alquanto ostica da un punto di vista diagnostico: la sindrome dell’ovaio policistico. Partendo dal l’evoluzione che c’è stata nel mondo della medicina nei confronti di questa tipologia di disturbo e di tutte le patologie endocrine correlate, in questo articolo analizziamo i criteri diagnostici che utilizza lo specialista in relazione al quadro clinico della malattia che risulta, come vedremo, eterogeneo e complicato. Il primo caso di sindrome da ovaio policistico fu descritta nel 1935 da Stein e Leventhal. I due studiosi osservarono un quadro clinico caratterizzato da oligo-amenorrea, irsutismo ed obesità. Nelle decadi successive il quadro della malattia divenne sempre più eterogeneo, fino ad arrivare alla definizione di sindrome da ovaio polistico (Polycystic Ovary Sindrome,PCOS), per mettere l’accento sull’aspetto macroscopico ricorrente delle ovaie aumentate in volume e caratterizzate da numerose formazioni cistiche. 34

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Nel 1980 avvenne un’altra svolta da un punto di vista diagnostico, in quanto si mise per la prima volta in correlazione la malattia con l’insulino-resistenza. Numerosi studi successivi dimostrarono l’alta frequenza di alterazioni del metabolismo glucidico nelle pazienti affette da PCOS. I CRITERI DIAGNOSTICI ED IL QUADRO CLINICO DELLA MALATTIA Come abbiamo già anticipato la sindrome è alquanto eterogenea e nel complesso ancora oggi c’è un dibattito aperto sui reali criteri di diagnosi definitiva della malattia. L’osservazione dei sintomi clinici della malattia ha portato la medicina a considerare la sindrome di Stein-Leventhal come la manifestazione più eclatante di PCOS. Essa rappresenta solo la punta dell’iceberg della malattia, in quanto in alcuni casi sono presenti altri sintomi, non considerati in precedenza, o al contrario solo alcuni e non tutti i sintomi riconducibili alla malattia sono riscontrabili in maniera netta. Dato l’importanza della patologia, che si associa a irregolarità mestruali, infertilità ed


ENDOCRINOLOGIA

abortività, oltre ad essere frequentemente associata a disfunzioni metaboliche, differenti comitati di esperti ne hanno proposto criteri di definizione e di diagnosi. LE BASI DELLA DIAGNOSI NEGLI ANNI ’90 Siamo nel 1990 ad un congresso sponsorizzato dal National Institutes of Health (NIH), e stiamo assistendo alla discussione inerente i criteri da utilizzare per una corretta diagnosi di PCOS. In questo congresso fu stabilito che nella concomitante presenza di anovulatorietà ed iperandrogenismo e/o iperandrogenemia, in assenza di altri disordini noti di anovulatorietà ed iperandrogenismo si può diagnosticare una PCOS. Questa definizione però escludeva la dimostrazione di ovaie policistiche all’esame ecografico. Dopo 13 anni, quindi nel 2003, la Rotterdam Consensus Conference propose nuovi criteri per la diagnosi di PCOS, considerando diagnostica la presenza di almeno due di questi tre fattori: · oligo o anovulatorietà · iperandrogenismi e/o iperandrogenemia · aspetto ecografico di ovaie policistiche, dopo aver escluso altri disordini noti di anovulatorietà ed iperandrogenismo come iperplasia surrenalica congenita, tumori secerneti androgeni, o sindrome di Cushing. I criteri di Rotterdam del 2003 hanno espanso quelli stabiliti nel 1990 dal NIH, includendo due nuovi fenotipi: 1. donne eumenorroiche con normali cicli ovulatori, ma con segni clinici e/o biochimici di iperandrogenismo associati ad aspetto ecografico di ovaie policistiche; 2. donne senza segni clinici e/o biochimici di iperandrogenismo, ma con oligo-ano-vulatorietà associata a segni ecografici di ovaie policistiche. Basandosi sui criteri di Rotterdami si è osservato che circa il 5% di donne in età fertile presenta segni caCARATTERISTICHE CLINICHE DELLE PAZIENTI CON PCOS Irregolarità mestruali 75-80% Oligomenorrea 50-55% Amenorrea 22-25% Polimenorrea 3-4% Irsutismo 64-65% Obesità 45-55% Acne 32-35% Infertilità 25-26% Diabete mellito tipo 2 10-12% Acanthosis nigricans 3-5%

ratteristici della malattia per una diagnosi di PCOS. Questa percentuale sale al 30% se si considera anche la popolazione femminile con ridotta fertilità. Tra le donne affette da PCOS, il disturbo del ciclo mestruale rappresenta il segno clinico maggiormente riscontrabile. Circa il 50% delle donne presenta oligomennorea, ed oltre il 20% amenorrea. Risulta invece molto più rara la polimenorrea, tuttavia circa un 1/4 delle pazienti affette da PCOS riferisce cicli mestruali eumenorroici. Circa i 2/3 delle donne con PCOS presentano irsutismo. Anche l’acne è relativamente frequente, essendo documentabile in circa 1/3 dei casi. Come notiamo in entrambi i criteri non viene proprio considerata l’obesità. Nella sindrome di Stein e Leventhal era presa come criterio importante e fondamentale per la diagnosi della malattia. Non viene neanche considerato l’iperinsulinismo e l’insulino resistenza in relazione alla condizione di obesità. In effetti, nonostante sia frequentemente associata alla sindrome, l’obesità, non risulta patognomonica ed è presente solo nel 50% dei casi. Anche altri segni di iperinsulinismo non sono considerati come l’acanthosis nigricans, che risulta essere un caratteristico ispessimento della pelle con iperpigmentazione, evidente nelle pieghe cutanee come ascelle, collo, regione inguinale. Questo segno clinico si verifica nelle donne con PCOS e iperandrogenismo dall’eccesso di livelli circolanti di insulina, ed è riscontrabile in non oltre il 5% delle pazienti e tende ad associarsi quasi esclusivamente ad obesità. Dato da considerare è quello che vede l’acanthosis nigricans, caratterizzata da ipercheratosi e papillomatosi, come un sintomo non sempre associato ad iperandrogenismo ed insulino-resistenza. Come abbiamo visto i sintomi della malattia sono alquanto eterogenei e mettono in serie difficoltà specialisti nella diagnosi e classificazione della malattia. Il nostro viaggio nel mondo dell’endocrinologia e dei disturbi metabolici continua e non può far altro che lasciarsi affascinati da questa branca piena di aspetti fisiologici complicati e ancora oggi non del tutto chiariti.

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TESI SPERIMENTALE DI LAUREA IN FARMACIA

FORMULE MAGISTRALI A BASE DI CANNABIDIOLO

IN OLIO MCT (MEDIUM CHAIN TRIGLYCERIDES) NELLA TERAPIA VETERINARIA

di Daniela Fatigati, farmacista danielafatigati@gmail.com

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’interessamento da parte del mondo scientifico circa le proprietà terapeutiche della Cannabis e riguardo il suo utilizzo come medicinale è in crescita. L’utilizzo della cannabis non solo è stato introdotto in Italia per il trattamento di alcune patologie umane refrattarie alle terapie convenzionali, ma al contempo trova largo impiego anche nella medicina veterinaria. La cura degli animali è un settore sempre in maggiore crescita, poiché ormai spesso sono considerati membri integranti delle nostre famiglie. Come gli umani non sono esenti dalla comparsa di patologie diverse e debilitanti che spesso richiedono interventi terapeutici che rischiano di aggravarne il decorso causa la comparsa di effetti avversi che si aggiungono ad un quadro clinico già in precario equilibrio. Molti pazienti risultano essere refrattari al trattamento con farmaci convenzionali e ciò si risolve, nella peggiore delle ipotesi, con la richiesta di eutanasia da parte del proprietario. In questo articolo verranno descritti gli effetti be-

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nefici del cannabidiolo (CBD), componente della Cannabis Sativa, nel trattamento di alcune patologie veterinarie gravi. L’utilizzo della Cannabis a scopo medico è conosciuto fin dall’epoca degli antichi nativi d’America. La comunità scientifica ha portato alla luce la base biologica e farmacologica dei suoi effetti 1, studiandone i meccanismi d’azione in modo dettagliato. L’utilizzo in campo medico sia umano che veterinario della Cannabis e dei suoi derivati risulta uno dei settori più attuali e dibattuti degli ultimi anni. I componenti principali che agiscono a livello del sistema nervoso centrale e periferico sono il delta9-tetraidrocannabinolo (THC) ed il CBD. Il CBD è privo degli effetti psicotropi del THC, è più tollerato e, quando somministrato in concomitanza ad altri farmaci convenzionali, permette la riduzione del dosaggio di questi ultimi. Verranno descritti i risultati terapeutici del CBD ottenuti su 24 cani, pazienti della clinica veterinaria ‘’Villa Andreina’’ di Acilia e del centro veterinario ‘’


farmacologiche della cannabis, e più specificatamente del cannabidiolo. terapeutico è particolarmente sviluppata negli Stati Uniti e poiché ampiamente diffuso nell’organismo animale, il cannabidiolo può essere s TESI SPERIMENTALE DI LAUREA IN FARMACIA di alcune condizioni come ansia, dolore, infiammazioni e tumori che non farmacologiche. In Italia risulta un approccio terapeutico ancora raramen riportano risultati importanti.

Minerva Animal Center’’ di Pomezia, in collaborazione con il Dottor Marco Chierichetti, e presso la clinica ‘’Le Querce’’ di Lecce in collaborazione con il Dottor Davide De Guz. Sui cani trattati, affetti da diverse gravi patologie quali ansia, artrosi disturbi gastrointestinali ed epilessia, è stata valutata l’evoluzione clinica relativa al trattamento, considerando l’efficacia, la sicurezza e la stabilità del prodotto.

LA PIANTA DELLA CANNABIS E I SUOI EFFETTI SUL SISTEMA ENDOCANNABINOIDE La Cannabis contiene molte sostanze, i cannabinoidi, tra cui il THC e il CBD. La distribuzione dei cannabinoidi varia nei differenti ceppi di cannabis ed è influenzato dalle differenti varietà genetiche della pianta, dalle condizioni di coltivazione, dai processi di estrazione, oltre che dal tipo di formulazione ricavatone Figura 1: distribuzione dei recettori CB1 e CB2 nel cane e dalla successiva conservazione del prodotto. Di interesse è il cannabidiolo, componente non Figura 1: distribuzione dei recettori CB1 e CB2 nel cane SOLUZIONE ORALE DI CANNABIDIOLO: psicoattivo e dal profilo di tollerabilità e sicurezza DI COSA SI TRATTA? maggiore rispetto al THC. Recenti studi hanno L’allestimento in laboratorio galenico di cannabievidenziato come, nonostante la bassa affinità nei diolo viene eseguito mediante solubilizzazione confronti dei recettori CB1 e CB2 (Figura 1), il CBD in olio MCT di cristalli di cannabidiolo per uso possa interagire con essi ed esplicare notevoli effetti SOLUZIONE ORALE DI CANNABIDIOLO: DI COSA SI TRATTA? farmaceutico, idonei e certificati per la formulafarmacologici anche a concentrazioni submicrolmozione di medicinali. I preparati allestiti in farmalari . In particolare, il CBD presenta un’azione che L’allestimento in laboratorio di cannabidiolo viene eseguito med ciagalenico sono rispettivamente tre: coinvolge diversi recettori, tra cui i recettori GPR55, 0.5 grammi CBD in 20 ml di olio MCT e certificati pe TRPV1-3, 5HT1a, PPAR-γ, μ- oppioidi ed inibisce di cristalli di cannabidiolo per uso di farmaceutico, idonei 1 grammo di CBD in 20 ml di olio MCT l’azione dell’enzima FAAH, il quale ha ruolo fondapreparati allestiti in Ilfarmacia sono rispettivamente tre: 2 grammi di CBD in 20 ml di olio MCT mentale nell’idrolisi degli endocannabinoidi. CBD L’olio MCT è una miscela di triglicerdi a catena è in grado di potenziare alcuni degli effetti benefici media, costituiti da sei a dodici atomi di carbonio del THC, riducendo gli effetti psicoattivi di questo in miscela. Questo olio permette la solubilizzazioultimo, rendendo così le formulazioni a base di enne del cannabidiolo e conferisce ad esso elevata trambi i componenti migliori dal punto di vista tossibiodisponibilità oltre che un rilascio relativamente cologico e di sicurezza, poiché ne allarga la finestra rapido del cannabinoide, in relazione alla metaboterapeutica. Ad oggi sono stati pubblicati numerosi lizzazione diretta dei trigliceridi a catena media nel articoli che trattano le attività farmacologiche della fegato. È stato scelto questo olio, invece che l’olio di cannabis, e più specificatamente del cannabidiococco, perché a temperatura ambiente, si presenta lo. La sua somministrazione a scopo terapeutico è in forma liquida e non tende a solidificare come particolarmente sviluppata negli Stati Uniti e poiché l’olio di cocco, oltre il fatto che sembra essere più il sistema endocannabiboide è ampiamente diffuso stabile ai processi di degradazione. Dalle analisi di nell’organismo animale, il cannabidiolo può essere titolazione dei preparati condotte (vedi Fig 2 e 3), somministrato agli animali in caso di alcune conè risultato che l’olio MCT, in qualità di veicolo del dizioni come ansia, dolore, infiammazioni e tumori CBD, non interferisce chimicamente in alcun modo che non rispondono alle normali terapie farmacosulla stabilità del CBD. In generale, la Cannabis e i logiche. In Italia risulta un approccio terapeutico suoi componenti possono essere prescritti in molte ancora raramente applicato, ma molti veterinari forme farmaceutiche. riportano risultati importanti.

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TESI SPERIMENTALE DI LAUREA IN FARMACIA

La formulazione olio di cannabidiolo è stata scelta perché presenta notevoli vantaggi. Innanzitutto, è di facile somministrazione, poiché può essere incorporata nel cibo e quindi viene accettata con semplicità dell’animale. Utilizzando il dosatore contagocce si ha precisione nel dosaggio, dal momento in cui i pesi dei cani trattati variano da pochi Kg fino a sopra 40 Kg, è fondamentale avere un farmaco che sia facilmente modulabile nelle unità posologiche. Viene utilizzato inizialmente CBD puro in cristalli al 99.5% ad uso alimentare per integratori. Consiste in CBD, certificato per l’uso alimentare. Da settembre 2018, è stato utilizzato CBD certificato GMP (Good Manufacturing Practices), quindi autorizzato per l’allestimento di galenici. La certificazione GMP implica una purezza elevata, una totale corrispondenza alle indicazioni della monografia di Farmacopea ovvero una totale (o quasi) assenza della benché minima traccia di metalli pesanti, contaminanti, aflatossine, pesticidi, radiazioni, ecc. La scelta dell’impiego di uno dei tre dosaggi citati è a discrezione del veterinario, considerato il peso dell’animale a cui somministrare il preparato e all’entità del dolore. La somministrazione deve avvenire dopo circa due ore circa dall’assunzione di cibo, una volta al giorno o due nei casi di dolore più forte. Il contagocce impiegato è tale che 160 gocce corrispondano a 5 ml e quindi ogni goccia corrisponda a 0.03 ml. Tra le indicazioni è importante riportare la conservazione ad una temperatura tra 2 e 8 gradi (in frigo) e lontano dalle fonti di calore e luce, in quanto possibili agenti di ossidazione degraderebbero il composto. Per lo stesso motivo il vetro deve essere scuro. METODO DI PREPARAZIONE L’allestimento è molto semplice: come prima cosa si preparano sul piano di lavoro un cilindro graduato da 25 ml, la spatola, un becher da 50 ml e una navicella per pesata. Si pesano rispettivamente i grammi di cannabidiolo prelevato dal frigorifero dove è stato conservato come misura preventiva nei confronti dei processi di degradazione. Successivamente si pone la polvere nel becher e si aggiungono circa 17 ml di olio MCT misurato con il cilindro graduato. Si aggiunge l’apposita ancoretta magnetica e si trasferisce il becher sull’agitatore magnetico, a freddo per evitare di innescare il processo di degradazione. Si copre il becher con una cuffia siliconica o parafilm (una pellicola di poliolefine e cera paraffinica) per proteggere la preparazione.

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È possibile anche coprire con un barattolo scuro siliconico rovesciato. Si potrebbe operare anche utilizzando una sorgente di luce rossa, ma il procedimento sarebbe più lungo. Sono necessari circa dieci minuti affinché il cannabidiolo si solubilizzi nell’olio MCT e, avvenuta la solubilizzazione, si trasferisce la miscela nel cilindro. Si aggiunge l’olio MCT fino al volume di 20 ml e si versa in un contenitore di vetro scuro. Si prendono dalla confezione chiusa le pipette sterili da 20 ml, si inseriscono all’interno del flacone e si opera la chiusura. È sufficiente dopo l’apertura sigillare la busta contenete le pipette rimanenti con la pressa sigillante per evitare ulteriori contaminazioni. CASI CLINICI I pazienti in terapia con i diversi tipi di formulazione presso la clinica veterinaria Villa Andreina di Acilia e presso la clinica Minerva Animal Center di Pomezia sono rispettivamente divisi in base alle patologie clinicamente diagnosticate: 10 pazienti affetti da problemi ortopedici, 7 pazienti con problemi gastrointestinali, 3 pazienti sia con problemi ortopedici che gastrointestinali ed infine 2 pazienti epilettici. Tra i pazienti ortopedici vi sono cani affetti da dolori da artrosi cronica, spondilartrosi di colonna, artrosi delle articolazioni (anca, gomito, ginocchia). I soggetti appartengono a razze predisposte alla degenerazione della capsula articolare o a displasie. Il cannabidiolo, in questo gruppo, viene associato con condroprotettori. Si decide di procedere con il trattamento a base di cannabidiolo perché il trattamento convenzionale a base di antinfiammatori non steroidei, anche se efficace, non fornisce un sollievo adeguato e presenta effetti avversi che potrebbero precludere il loro uso, specialmente nei pazienti geriatrici e con comorbidità. I pazienti gastroenterici presentano gastroenteriti diagnosticate come autoimmuni, sindrome dell’intestino irritabile, IBD e gastroenteriti associata a pancreatite cronica. È presente una componente psichica ansiogena trattata con Librax®, antispastico associato a base di clordiazepossido e clidinio bromuro. L’assuefazione alle benzodiazepine ha reso necessario la sostituzione completa della terapia con il cannabidiolo. Per quanto riguarda i pazienti epilettici, si tratta di affetti da epilessia idiopatica e diagnosticata tramite TAC, già in terapia con fenobarbitale e bromuro di potassio. Un paziente è in terapia con levetiracetam in associazione ad epatoprotettori e cannabidiolo,


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TESI SPERIMENTALE DI LAUREA IN FARMACIA

aggiunto per attenuare le crisi. I soggetti in questo caso sono refrattari alle terapie convenzionali. I risultati fin dalle prime applicazioni sono strabilianti: innanzitutto si assiste ad un miglioramento delle condizioni emotive, una riduzione degli spasmi associati alle patologie gastrointestinali, un effetto antalgico oltre che un miglioramento dell’effetto dei farmaci in associazione e una riduzione nella frequenza delle scariche epilettiche, soprattutto per quanto riguarda i pazienti refrattari alle terapie convenzionali e la preparazione rappresenta un’alternativa terapeutica valida per quei casi senza speranza. A tal proposito, uno dei casi più interessanti riguarda l’esperienza di Vito, cane meticcio di appena pochi mesi e ad oggi in cura con l’olio di cannabidiolo. Il paziente viene portato nella clinica ‘’Le Querce“ di Lecce (Puglia) dai proprietari con lo scopo di effettuare un’eutanasia dato l’elevato grado di sofferenza dell’animale il quale soffre di un dolore miopatico dall’eziologia sconosciuta. Risulta negativo a tutti i test sulle malattie genetiche, compresa la miastenia, il quale gli provoca forti tremori, urla e incapacità di prendere sonno. La caratteristica essenziale della patologia di cui è affetto Vito riguarda principalmente una condizione di dolore generalizzato, ma localizzato prevalentemente sul collo, legato ad una poliartrite immuno-mediata dall’eziologia ancora incerta. Non è ancora ad oggi chiaro se si tratti di una polartrite post-traumatica, di una polimiosite o di una polineurite. L’olio di cannabidiolo, preparato in farmacia, si è dimostrato fin da subito una valida terapia, sostitutiva dei trattamenti precedenti, i quali non avevano apportato miglioramenti clinici e dai notevoli effetti collaterali. Già dopo tre settimane dall’inizio della terapia la condizione di Vito migliora tanto da renderlo vivace e libero nei movimenti. È da sottolineare il fatto che il metadone è efficace nel creare analgesia solo in associazione con l’olio ad uso farmaceutico in questa fase della terapia. Questo è attribuibile probabilmente ad un sinergismo di potenziamento, effetto importante dal punto di vista farmacologico. A distanza di quattro mesi Vito inizia delle sedute di fisioterapia data la perdita di tono muscolare generale e allo scopo di rinforzare i legamenti ormai lassi e le capsule articolari. In questa fase l’olio di cannabidiolo viene usato per evitare il dolore che verrebbe provocato dalle manovre effettuate dalla fisioterapista, il quale potrebbe far regredire il miglioramento relativo alle sedute svolte. Ad oggi il quadro clinico di Vito risul-

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ta estremamente cambiato in positivo: i muscoli non sono contratti, è più fluido nei movimenti e l’umore risulta migliore e si rende disponibile al gioco. Le recidive della poliartrite sono attualmente sparite. Il lavoro di indagine sulle proprietà benefiche dell’olio di cannabidiolo non è terminato: il team di ricerca è rimasto in contatto con la Fisioterapista che sta seguendo Vito nella fase riabilitativa con lo scopo di iniziare a testarlo per la ripresa articolare dei cani facenti parte della squadra di soccorso della Protezione Civile, in quanto sottoposti costantemente a notevoli sforzi di lunga durata e successivamente alloggiati per la maggior parte del tempo in gabbia. STABILITA’ DELLA FORMULAZIONE I campioni sono stati analizzati mediante spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (spettroscopia NMR) eseguita dal Prof G. Fabrizi – Sapienza, Università di Roma- allo scopo di confrontare i campioni di cannabidiolo per uso alimentare in polvere e quello di cannabidiolo certificato GMP, oltre che di valutare la stabilità del preparato in olio dopo 20 giorni. Se si analizza lo spettro che mette a confronto il campione iniziale e il campione analizzato dopo 20 giorni, si vede che la sua stabilità è elevata. Questo è riconducibile ad una scarsa variabilità nel segnale tra un’analisi e l’altra, il che si significa che il campione non va incontro, nell’arco di tempo considerato, a fenomeni ossidativi e la sua concentrazione non diminuisce. Ciò è avvalorato dal fatto che i due spettri analizzati non presentano sostanziali differenze e i picchi si trovano in zone ‘’pulite’’ dello spettro. Se vi fosse stato qualche cambiamento nella composizione quantitativa, sarebbero comparsi altri segnali che avrebbero “inquinato” la zona considerata. È interessante notare che infatti seppur i segnali riferiti al cannabidiolo siano più piccoli, si trovano comunque in zone pulite dello spettro. In conclusione, il principio attivo è stabile e non si decompone nell’intervallo temporale consideratoo. Lo spettro NMR dei due campioni puri, ovvero privi di olio MCT, ha evidenziato identiche proprietà spettrali, ovvero all’analisi i due campioni risultano identici. In conclusione, i risultati ottenuti hanno confermato quali siano i campi di applicazione delle preparazioni magistrali veterinarie a base di cannabidiolo. L’uso della Cannabis e dei suoi componenti è uno dei settori più attuali ed innovativi, ma al contempo anche tra i più discussi. A tal fine, è stata condotta


Note Lo studio presentato è stato sviluppato durante lo svolgimento della tesi di laurea sperimentale in Farmacia presso la Facoltà di Farmacia e Medicina, Sapienza Università di Roma con la supervisione della Professoressa Maria Carafa e del Dottor Pietro Siciliano un’indagine clinica attraverso l’utilizzo di diverse Bibliografia 1. Devinsky O, Cilio MR , Cross H et al. Cannabidiol: Pharmacology and schede di valutazione del dolore animale, analizpotential therapeutic role in epilepsy and other neuropsychiatric disorders. zando i miglioramenti apportati dalla formulazione. Epilepsia 2014 Jun; 55(6):791-802. Tra gli effetti avversi, si è avuto solamente un caso 2. Doodipala SR et al. The Pharmacological Basis of Cannabis Therapy for Epilepsy. J Pharmacol Exp Ther. 2016; 357:45-55, di movimento anomalo dell’orecchio, che una volta 3. Tambaro S et al. Cannabinoid-related agents in the treatment of anxiety sospesa la terapia, è cessato. L’esatto dosaggio didisorders: surrent knowledge and future perspectives. Recent Patents CNS Drug Discovery. 2012;7(1) , 25 – 40. pende molto dal singolo caso clinico ed è a discre4. Valastro C et al, Characterization of endocannabinoids and related acylezione del veterinario, che decide nel corso del tratthanolamides in the synovial fluid of dogs with osteoarthrits: a pilot study. BMC Veterinary Research.2017;13:309. tamento di aumentare o diminuire la dose in base 5. Aviello, G et al, Cannabinoids and gastrointestinal motility: animal and all’esigenza del soggetto . La formula magistrale a human studies, European Review for Medical and Pharmacological Scienbase di cananbidiolo, secondo il parere del medico ces. 2008; 12(1), 81-93, 6. Pagano E et al, An Orally Active Cannabis extract with high content in veterinario, risulta essere molto più efficace nella cannabidiol attenuates chemically-induced intestinal inflammation and gestione del dolore nella maggior parte dei casi, sohypermotility in the mouse, Frontiers in Pharmacology.2016. 7. Galiazzo G, Giancola F et al, Localization of Cannabinoid Receptors CB1, prattutto nei casi di osteoartrosi, a differenza di proCB2, GPR55 and PPARα in the canine gastrointestinal tract, Histochemistry dotti in commercio come mangimi complementari a and Cell Biology. 2018; 1-19. 8. Gandini G, L’epilessia nel cane: un moderno approccio clinico e terapeubase di cannabidiolo, che contengono però anche tico, Veterinaria.2015; 1:9-19 lieviti, mono e digliceridi degli acidi grassi esterifica9. Meola SD , Tearney CC, et al, Evaluation of trends in marijuana toxicosis ti con acidi organici e altri estratti vegetali, che sono in dogs living in a state with legalized medical marijuana:125 dogs (20052010). J Vet Emerg Crit Care. 2012;22:690-696. presentati come in grado di controllare l’infiamma10. Di Marzo V, Piscitelli F. The Endocannabinoid System and its Modulation zione e il danno ossidativo a livello articolare, oltre by Phytocannabinoids, The American Society for Experimental Neuroterapeutics.2015; 12:692-698. a contrastare la sintesi di mediatori infiammatori. articolare dei cani facenti parte della squadra di soccorso della Protezione Civile, FA, in quanto 11. Iannotti Hill CL et sottoposti al, Nonpsychotropic plant cannabinoids, Viene confermato inoltre che il preparato magistrale (CBDV) and cannabidiol costantemente a notevoli sforzi di lunga durata e successivamente alloggiati cannaidivarin per la maggior parte del tempo (CBC), activate and desensitize transient receptor potential vanilloid 1 (TRPV1) cahnnels in vitro:potential efficace, stabile e sicuro, oltre al fatto che è persoinègabbia. for the treatment of neuronal hyperexcitability. Acs Chem Neuronalizzabile e di impiego maneggevole. sci.2014;5:1131-1141. STABILITA’ DELLA FORMULAZIONE È tuttavia importante tenere presente che vi è anco12. Pertwee RG. The diverse CB1 and CB2 receptor pharmacology of three plant cannabinoids: Δ9-tetrahydrocannabinol,cannabidiol and Δ9molto da ricercare quantomediante riguarda spettroscopia il profilo I ra campioni sono stati per analizzati di risonanza magnetica nucleare tetrahydrocannbivarin, British Journal of Pharmacology.2008; 153:199-215. (spettroscopia NMR) eseguita Prof G. Fabrizi Sapienza, Università di Roma- allo scopo di confrontare i farmacocinetico relativodal all’utilizzo del –cannabidiolo 13. Perucca E. Cannabinoids in the Treatment of Epilepsy: Hard Evidence at campioni di poiché cannabidiolo per uso alimentare in polvere e quello di cannabidiolo certificato GMP, Research.2017. oltre che Last? Journal of Epilepsy nei cani sono ancora pochi gli studi che di valutare la stabilità del preparato in olio dopo 20 giorni. Se si analizza lo spettro che a confronto il al., Cannabidiol exerts anti-con14. Jones NA,mette Glyn SE, Akiyama S et riportano tali dati. vulsivant effects in animal Questo models of campione iniziale e il campione analizzato dopo 20 giorni, si vede che la sua stabilità è elevata. è temporal lobe and partial seizure. Seizure.2012;21 Il risultatoadottenuto da tale lavoro sperimentale riconducibile una scarsa variabilità nel segnale tra un’analisi e l’altra, il che si significa ,344-352. che il campione 15. Gamble LJ , Boesch .JM, Frye C, et al.Pharmacokinetics, Safety, and vuole essere un elemento in più per ampliare la non va incontro, nell’arco di tempo considerato, a fenomeni ossidativi e la sua concentrazione non Clinical Efficacy of Cannabidiol Treatment in Osteoarthritic Dogs. Frontiers diminuisce. Ciò èriguardo avvalorato l’utilizzo dal fatto che i due spettri analizzati non presentano sostanziali differenze conoscenza delle formulazioni in Veterinary Science.2018; 5:165.e i picchi si trovano in zone dello spettro. Se vi fosse stato qualche cambiamento nella composizione 16. Rossi G, Gioacchini G et al. Enterocolicincrease of cannabinoid receptor magistrali a base di‘’pulite’’ cannabidiolo e può rappresentype 1 and type 2 abd clinical improvement after probiotic administration in quantitativa, sarebbero comparsi altri segnali che avrebbero “inquinato” la zona considerata. È interessante tare un punto di partenza per approfondire in fuwith chronic signs of colonic dysmotility without mucosal inflammatonotare che infatti seppur i segnali riferiti al cannabidiolo siano più piccoli,dogs si trovano comunque in zone ry changes. Neurogastroenterol Motil. 2019 Sep. turo sempre di più le conoscenze in questo campo pulite dello spettro. In conclusione, il principio attivo è stabile e non si decompone nell’intervallo temporale anche grazie a diverse professionali. consideratoo. Lo spettro NMRcollaborazioni dei due campioni puri, ovvero privi di olio MCT, ha evidenziato identiche proprietà spettrali, ovvero all’analisi i due campioni risultano identici.

Figura 2: Confronto deldel campione a) iniziale (in blu) e analisi del campione dopo giorni (intra rosso). Figura 2: Confronto campione a) iniziale (in blu) e analisi Figura Confronto tra CBDalimentare alimentare(in (inblu) blu)eeCBD CBDGMP GMP(rosso). Figura 3:3:20 Confronto ililCBD

del campione dopo 20 giorni (in rosso).

(rosso).

In conclusione, i risultati ottenuti hanno confermato quali siano i campi di applic magistrali veterinarie a base di cannabidiolo. L’uso della Cannabis e dei suoi com più attuali ed innovativi, ma al contempo anche tra i più discussi. 41 A tal fine, è st Nuovo COLLEGAMENTO clinica attraverso l’utilizzo di diverse schede di valutazione del dolore animale, an apportati dalla formulazione. Tra gli effetti avversi, si è avuto solamente un caso


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NOTIZIARIO

CBD IN TABELLA B

Con decreto del 1 ottobre 2020, pubblicato in gazzetta Ufficiale n. 255 del 15 ottobre, il Ministero della Salute inserisce il Cannabidiolo per uso orale nella tabella B, ovvero quella delle sostanze psicotrope e stupefacenti. La molecola, estratta dalla canapa, è conosciuta anche come CBD ed è attualmente nella composizione di diversi prodotti di libera vendita sia per uso umano che veterinario. Stando alla letteratura scientifica, il CBD, non presenta azione psicotropa. Nell’attesa di possibili ulteriori sviluppi e chiarimenti operativi, riportiamo di seguito alcuni passaggi del decreto in oggetto. Decreto 1 ottobre 2020 “Aggiornamento delle tabelle contenenti l’indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, numero 309, e successive modificazioni e integrazioni. Inserimento nella tabella dei medicinali, sezione B, delle composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis”. Il decreto si fonda su alcune considerazioni, tra le quali le seguenti: “...Considerato che la sezione B della tabella dei medi- cinali include i medicinali di origine vegetale a base di Cannabis (sostanze e preparazioni vegetali, inclusi estrat- ti e tinture), con relativo regime di fornitura con ricetta non ripetibile (RNR); Considerato che le composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Canna- bis trovano utilizzo nel trattamento dell’epilessia; Tenuto conto che attualmente è in corso di valutazione presso l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) una richiesta di autorizzazione all’avvio della commercializzazione di un medicinale, in soluzione orale contenente cannabidiolo, che ha già ricevuto l’autorizzazione all’immissione in commercio centralizzata da parte dell’European Medicines Agency (EMA) e che lo stesso medicinale è controllato attraverso un programma di uso compassionevole, notificato all’AIFA, per i pazienti in trattamento con sindrome di Dravet e sindrome di Lennox-Gastaut...”. Quindi, acquisito, tra gli altri, il parere dell’Istituto superiore di sanità, già dallo scorso maggio favorevole all’inserimento nella tabella B delle composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis, il decreto ha stabilito che nella tabella dei medicinali, sezione B, “è inserita, secondo l’ordine alfabetico, la seguente categoria di sostanze: composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis”.

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AROMATERAPIA

AROMATERAPIA UN AIUTO PER L'INVERNO

di Stefania Sartoris, Farmacista – Biologo – Naturopata Professore a contratto presso il Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco dell’Università degli Studi di Torino Formatore e consulente in Aromaterapia, Aroma Strategist

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a stagione invernale che sta arrivando, inutile nasconderlo, sarà fra le più delicate ed incerte che mai abbiamo vissuto. Il nostro pubblico è preoccupato e accade spesso che ci vengano fatte domande alle quali dobbiamo per quanto ci è possibile, essere preparati a rispondere, ma che devono anche essere, per noi Farmacisti, occasione di rassicurare ed ispirare quella fiducia che le circostanze degli ultimi mesi sembrano aver in qualche modo minato. Senza minimizzare, raccomandando sempre estrema prudenza e rigoroso rispetto delle norme di prevenzione, ma consapevoli che molto

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può essere fatto anche in termini di rinforzo del sistema immunitario. Se, infatti, tutti ci siamo resi conto di quanto importante sia la nostra salute e di come in alcuni casi la Natura diventi più potente di quanto mai l’uomo arriverà ad essere, deve essere altrettanto forte la consapevolezza che non siamo esseri deboli ed impotenti, perché di quella Natura noi siamo parte integrante ed importante, il nostro organismo non è una cosa fragile in balia degli eventi ma, al contrario, è la più potente “macchina da guerra” che mai sia stata progettata e costruita.


AROMATERAPIA

Si tratta di un concetto che non mi stanco mai di ribadire, noi siamo progettati per difenderci, e difenderci bene: veniamo continuamente a contatto con batteri, virus ed altri agenti che possono causare malattia, ma, se in salute, siamo perfettamente “attrezzati” da un lato per impedirne l’ingresso, dall’altro, se questo accade, per far fronte alla malattia. L’opportunità o meno di una terapia farmacologica verrà in questo caso decisa dal medico (l’importanza dei farmaci rimane indiscussa) ma molto noi possiamo fare, attraverso il consiglio, soprattutto per la prima fase dell’incontro con il patogeno, ovvero fargli trovare un organismo sano, con un sistema immunitario forte e operativo, in modo da metterlo in condizione di far fronte alla maggior parte degli attacchi esterni. L’Aromaterapia può in questo senso essere di grande aiuto se utilizzata consapevolmente e con metodo. Una delle ragioni principali per le quali le piante aromatiche producono oli essenziali è infatti legata alla possibilità, attraverso di essi, di difendersi da patogeni e parassiti in genere: questo è il motivo per cui, andando a leggere le “schede” riportanti le principali caratteristiche di quasi tutti gli oli essenziali, vengono riportate “proprietà antibatteriche, antivirali, antifungine”. Per lo stesso motivo, è praticamente impossibile che un olio essenziale risulti contaminato da virus, funghi o batteri, proprio perché anche in caso in cui il contatto ci fosse, il patogeno verrebbe contrastato dalla natura stessa della Materia Aromatica (sono invece, lo ricordiamo sempre, importantissime le analisi microbiologiche condotte sulla materia prima, foglie, fiori, scorze, frutti, legni, resine, erbe o radici, dalla quale l’olio essenziale viene estratto perché in questo caso una eventuale contaminazione potrebbe alterarne le caratteristiche). Questo tipo di proprietà assume però un carattere più o meno spiccato a seconda dell’olio essenziale, e presenta un tropismo differente per vari tessuti. Per affrontare al meglio la stagione invernale a noi interessano in particolare tre caratteristiche che possono essere proprie della Materia Aromatica: la capacità di rafforzare il sistema immunitario, il tropismo per la vie respiratoria, le proprietà antibatteriche ed antivirali.

RAFFORZARE IL SISTEMA IMMUNITARIO Il sistema immunitario rappresenta la vera e propria “difesa” del nostro organismo, e gli oli essenziali che maggiormente lavorano nel rinforzarlo sono rappresentati dall’essenza di Limone; dall’olio essenziale di Ranvintsara, di Alloro, di Timo CT linalolo e dal più noto Albero del Tè. In particolare l’essenza di Limone è un buon attivatore del sistema immunitario, utile anche quando le “spie” di un suo funzionamento “in riserva” sono rappresentate da stanchezza, mancanza di energia generale, astenia, debolezza. Una goccia di essenza di Limone (Citrus limon) in una goccia di olio vegetale (ad esempio olio di nocciolo di albicocca) massaggiata tutti i giorni, con movimenti circolari sul plesso solare, può essere davvero di grande utilità. Allo stesso tempo assumerne tutte le mattine due gocce in un cucchiaino di miele o di latte può aiutare ad attivare dall’interno il sistema immunitario ed al tempo stesso a contrastare l’acidosi tissutale che è spesso causa di indebolimento dei vari sistemi e quindi anche di minore funzione di quello immunitario. Un altro sistema per rinforzare le difese può essere quello di massaggiare sul torace e sulla parte superiore della schiena (vedi Figura) una miscela costituita da una goccia di OE di Ravintsara (Cinnamomum camphora), una goccia di OE di Timo CT linalolo (Thymus vulgaris), una goccia di OE di Alloro (Laurus nobilis) e una goccia di E di Limone (Citrus limon) in un cucchiaino di olio di nocciolo di albicocca. Questo massaggio andrà praticato seguendo il movimento riportato in figura 10 giorni al mese tutti i mesi da settembre a marzo. L’OE di Ravintsara oltre a rinforzare il sistema immunitario ha un particolare tropismo per il sistema respiratorio e per questo, dal momento che le patologie invernali colpiscono per lo più questo sistema, può essere utile, cinque giorni su sette a cicli di tre settimane assumere per bocca OE di Ravintsara due gocce in un cucchiaino di

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AROMATERAPIA

miele o di latte (una curiosità: a livello energetico lavora sulle energie legate all’emozione della “tristezza” che la Medicina Tradizionale Cinese collega all’organo polmone) o massaggiarla la sera sotto alla pianta del piede che, come è noto, è sede di importanti collegamenti energetici con l’intero organismo. Perché il sistema immunitario funzioni come si deve, ricordiamo anche i consigli più generali, tenendo conto di quanto sia importante “ascoltare” il corpo e curarlo in tutti i suoi aspetti: se ad esempio ci si sente spesso stanchi ed affaticati e si è molto pallidi, verificare che non ci siano carenze di ferro, o che il fegato non sia in affaticamento magari perché soggetti a terapie farmacologiche continuative (una “pulizia del fegato” è comunque sempre raccomandata in autunno); se le gengive sanguinano lavandosi i denti si potrebbe avere bisogno di integrare con vitamina C; o se capelli e unghie sono particolarmente deboli con Vitamine del gruppo B (entrambi micronutrienti molto importanti per il buon funzionamento del sistema immunitario). Attenzione anche al buon equilibrio dell’intestino, ricordiamoci sempre che il 70% del nostro sistema immunitario (GALT) risiede proprio a livello intestinale e che questo organo rappresenta la più vasta interfacie fra organismo ed ambiente: un disequilibrio a questo livello potrebbe determinare carenze anche a livello dell’intero organismo in termini di capacità di difesa. Curiamo inoltre l’alimentazione, raccomandiamo una corretta idratazione e ricordiamo l’importanza di una regolare e moderata attività fisica. Ricordiamo sempre a tutti i nostri clienti che la stanchezza e lo stress favoriscono l’abbassamento della difesa immunitaria pertanto, al di là delle strategie scelte, anche in accordo con il medico per rinforzarla, è bene concedere all’organismo il giusto riposo e cercare aiuto in tecniche di rilassamento e “messa a terra” cercando ciascuno la più adatta alla propria personalità. Io resto convinta che buone letture, buona musica e soprattutto buone frequentazioni, così come il mantenimento di un buon tono dell’umore, siano un’arma potente per preservare l’organismo dalla maggior parte delle malattie. Gli oli essenziali possono essere di grande aiuto

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anche in caso di affezioni influenzali vere e proprie: febbre, brividi, stanchezza e sensazione di debolezza, gambe che dolgono e mal di testa, mal di gola e tosse sono i sintomi più comuni. Si tratta di disturbi di origine prevalentemente virale ed i virus che li determinano appartengono a ceppi diversi, la probabilità di contagio è inoltre abbastanza elevata dal momento che si trasmettono principalmente per via aerea. INTERVENIRE AI PRIMI SINTOMI PUÒ FARE LA DIFFERENZA Proteggersi dal freddo che ne favorisce lo sviluppo, e rinforzare come abbiamo visto il sistema immunitario rimangono la prima forma oltre chedi prevenzione, in caso di sintomi influenzali, Ravintsara (Cinnamomum camphora ) è sicuramente l’olio essenziale che non deve mai mancare fra quelli dedicati alla cura dei malanni invernali: tenere a portata di mano un fazzoletto sul quale versarne qualche goccia e respirarne l’aroma, soprattutto quando ci si trova in luoghi affollati o comunque più “a rischio”, favorisce la respirazione e migliora la difesa, un massaggio eseguito diluendone tre gocce in un cucchiaino di olio vegetale di nocciolo di albicocca sulla parte inferiore della schiena, lungo la colonna vertebrale e sul torace (da ripetere 2-3 volte al giorno) può essere di grande aiuto, così come assumerne per bocca 2 gocce tre volte al giorno sciolte in un cucchiaio di TN di Propoli, si può suggerire, se c’è mal di gola, anche di utilizzarla come gargarismo e poi inghiottire. Attenzione: in caso di assunzione per bocca è sufficiente, se si desidera abbinare il massaggio, praticarlo una sola volta al giorno. Altri oli essenziali che possono essere utilizzati sono il Timo CT Linalolo (Thymus vulgaris) l’Eucalipto globulus (Eucalyptus globulus) sempre per massaggi e frizioni o, per bocca, 2 gocce due volte al giorno in un cucchaino di miele o di latte.


Il medicinale omeopatico oscillococcinum®

per la prevenzione e il trattamento dell’influenza e delle sindromi influenzali 1

”oscillococcinum® è normalmente proposto per la prevenzione e per la terapia dell’influenza e delle sindromi cliniche simil-influenzali2 ”.

con rapidità significativamente maggiore nel gruppo trattato con oscillococcinum® rispetto al gruppo placebo”.

(Bellavite P. oscillococcinum® e influenza. Storia, evidenze e ipotesi. Edizioni Libreria Cortina Verona 2008. p.7)

(Papp R, Schuback G, Beck E, Burkardt G, Bengel J, Lehrl S, et al. oscillococcinum® in patients with influenza-like syndromes: a placebo controlled double-blind evaluation. Br Homeopath J. 1998; 87:69–76)

Uno studio in real life3 condotto su 459 pazienti seguiti nell’arco di 10 anni ha evidenziato “come il medicinale omeopatico (oscillococcinum®) abbia avuto un effetto preventivo sulla minor incidenza di episodi RTI” (Infezioni del Tratto Respiratorio) e che “l’effetto protettivo osservato è coerente con altri studi che hanno documentato il suo effetto sul trattamento di sintomi sia influenzali che simil-influenzali”. (Beghi GM, Morselli-Labate AM. Does homeopathic medicine have a preventive effect on respiratory tract infections? A real life observational study. Multidiscip Respir Med. 2016; 11:12)

Depositato presso l’AIFA il 01/06/2017

Uno studio clinico4 randomizzato in doppio cieco su individui che avevano consultato il Medico di Medicina Generale e il Medico Internista per sintomi similinfluenzali (dei quali 188 trattati con oscillococcinum® e 184 con placebo) ha dimostrato che: “1) la riduzione dei sintomi dopo 48 ore è risultata significativamente più elevata nel gruppo trattato con oscillococcinum® rispetto al gruppo placebo; 2) i sintomi sono scomparsi

“oscillococcinum® è un medicinale omeopatico dei Laboratoires Boiron, unico, originale e brevettato. Da sempre è preparato in diluizione korsakoviana (200 K)2 ”. (Bellavite P. oscillococcinum® e influenza. Storia, evidenze e ipotesi. Edizioni Libreria Cortina Verona 2008. p.21)

oscillococcinum®, 30 e 6 dosi, contiene diluizioni omeopatiche che, per le loro basse concentrazioni molari, non presentano generalmente tossicità chimica, controindicazioni, interazioni farmacologiche direttamente legate alla quantità di prodotto assunto5-7. oscillococcinum®, in quanto medicinale omeopatico, è adatto ad adulti, bambini3,5, anziani3,5, pazienti politrattati3,8, pazienti con BPCO, allergie respiratorie, asma e altre malattie respiratorie3. oscillococcinum®: utilizzato da oltre 30 anni in 50 paesi del mondo.

D.Lgs. 219/2006 art.85: “Medicinale omeopatico senza indicazioni terapeutiche approvate”. D. Lgs. 219/2006 art.120 1 bis: “Trattasi di indicazioni per cui non vi è, allo stato, evidenza scientificamente provata dell’efficacia del medicinale omeopatico”. Medicinale non a carico del SSN.

Bibliografia 1. Mathie RT, Frye J, Fisher P. Homeopathic Oscillococcinum® for preventing and treating influenza and influenza-like illness. Cochrane Database Syst Rev. 2015; 1:CD001957. doi: 10.1002/14651858.CD001957. 2. Bellavite P. Oscillococcinum e influenza. Storia, evidenze e ipotesi. Edizioni Libreria Cortina Verona 2008. p.7,21. 3. Beghi GM, Morselli-Labate AM. Does homeopathic medicine have a preventive effect on respiratory tract infections? A real life observational study. Multidiscip Respir Med. 2016; 11:12. 4. Papp R, Schuback G, Beck E, Burkardt G, Bengel J, Lehrl S, et al. Oscillococcinum in patients with influenza-like syndromes: a placebo controlled double-blind evaluation. Br Homeopath J. 1998; 87:69–76. 5. Boulet J. Homéopathie – L’enfant. Marabout 2003. p.14-17. 6. Homeopathic and Anthroposophic Medicinal Products. Legislative term 2009-2014 of the European Parliament and the European Commission. ECHAMP E.E.I.G. European Coalition on Homeopathic and Anthroposophic Medicinal Product. 7. Kirby BJ. Safety of homeopathic products. Journal of the Royal Society of Medicine. 2002; 95 (5):221, 222. Disponibile su: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1279671/. 8. Jouanny J, Crapanne JB, Dancer H, Masson JL. Terapia omeopatica: possibilità in patologia acuta. Ariete Salute; 1993. 1: p.81.

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AROMATERAPIA

In caso di tossi stizzose è l’OE di Cipresso (Cupressus sempervirens) a dare un aiuto importante: abbinato a Ravintsara 2 gocce di ciascuno due volte al giorno. Accanto alla somministrazione per os che deve sempre e comunque essere vagliata attentamente ed eventualmente sottoposta al parere del medico (valutando condizioni generali del soggetto, eventuali farmaci assunti, eventuali allergie o condizioni di fragilità: ricordiamoci sempre che gli oli essenziali sono strumenti potenti e per questo non innocui, né privi di effetti collaterali e tossicità), possiamo consigliare frizioni, massaggi, bagni aromatici e soprattutto la diffusione che è uno strumento da non sottovalutare mai. Attraverso la diffusione si può fare molto anche in termini di prevenzione utilizzando gli oli citati (Ravintsara in particolare) per migliorare la qualità dell’aria. Gli oli essenziali, anche nell’affrontare la stagione invernale, si rivelano dunque strumento prezioso di prevenzione e cura: la mia racco-

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mandazione rimane sempre quella di proporli, utilizzarli, ma di farlo sempre con la consapevolezza e la competenza che deve caratterizzare qualsiasi nostro consiglio ricordando sempre che ogni volta che diamo un consiglio noi facciamo due cose: prendiamo una decisione e ci assumiamo una responsabilità. Siamo professionisti altamente qualificati per farlo ma occorre valutare sempre tutti gli aspetti della persona che abbiamo di fronte, dei sintomi che ci riferisce e dei segni che osserviamo, oltre alle caratteristiche di ciò che andiamo a proporre per raggiungere il migliore dei risultati. In particolare questo diventa importante quando la scelta cade sugli oli essenziali che rappresentano, a mio avviso, lo strumento più puro e potente che la natura mette a nostra disposizione, per questo, i suggerimenti dati in questo articolo in termini di rimedi, di dosaggi e di somministrazione devono essere considerati indicativi e subordinati alla valutazione del singolo caso e, per quanto riguarda i soggetti più fragili, eventualmente al parere del medico.


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LA BOSWELLIA

di Paolo Levantino farmacista clinico e consulente nutrizionale, Presidente Agifar Palermo, scientific writer

La Boswellia è un albero appartenente alla famiglia delle Burseraceae. La caratteristica di questo genere di arbusti è di possedere una corteccia ricca di canali resiniferi da cui si ricava una resina profumata conosciuta col nome di incenso. La gommoresina della serrata che vegeta lungo le coste del Mar Rosso fornisce la qualità più pregiata di incenso, ricca di principi attivi. Tra questi i più importanti sono gli acidi α e β-boswellico (BA), gli acidi acetilato α e β-boswellico (ABA) , acido 11-cheto-β-boswellico (KBA) e acido 3-O-acetil-11-cheto-β-boswellico (AKBA). Tali sostanze hanno un elevato potenziale contro diverse patologie infiammatorie.1-2

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RICERCA SCIENTIFICA

OSTEOARTRITE Le diverse forme di artrite costituiscono oggi un enorme problema di salute pubblica sia per l’elevato impatto sulla popolazione (ne soffre un italiano su quattro) che per i costi terapeutici e previdenziali ad esse associati, data l’inabilità a lavorare e a svolgere le mansioni quotidiane di chi ne è colpito. Le cause dell’artrite sono oggetto di intense ricerche sia negli Stati Uniti che in Europa. I risultati finora ottenuti indicano che si tratta di malattie complesse, caratterizzate da diversi fattori di rischio, da quelli genetici, allo stile di vita, in particolare dalla dieta all’attività fisica, fino a fattori ambientali. Data la complessità dei fattori che determinano la comparsa della malattia e il fatto che per quasi tutte le forme, eccetto quelle infettive, non esiste ancora una terapia risolutiva, una particolare attenzione deve essere posta sulle azioni di prevenzione. Tra questi, particolare rilievo hanno una dieta e un regime di attività fisica adeguati che possono efficacemente ridurre lo sviluppo e l’impatto della malattia. Questo è particolarmente vero per quelle forme, come l’osteoartrite, che si manifestano in età avanzata, sulle quali pesa in modo particolare lo stile di vita della persona. Per contrastare poi dolore, infiammazione dei tessuti locali e limitazione dei movimenti, invece di ricorrere agli antinfiammatori di sintesi, che danneggiano le mucose gastroenteriche e il sistema cardiovascolare, possiamo ricorrere all'aiuto della Boswellia serrata che va in in soccorso delle articolazioni e ne preserva benessere e il corretto funzionamento. Diverse revisioni sistematiche2-3-4, di studi clinici randomizzati, mostrano infatti che gli acidi boswelici esercitano in maniera sinergica un’attività antiinfiammatoria e antiartritica. Da un lato inibiscono l’azione della 5-lipoossiggenasi, del fattore di trascrizione NF-kb, dell’esterasi leucocitaria, limitando l’infiammazione, dall’altro riducono la degradazione delle cartilagini attraverso l’inibizione delle metalloproteinasi della matrice

MMP-3. In particolare, una revisione recente4 mostra che la Boswellia e i suoi estratti sono in grado di ridurre il dolore, la rigidità e migliorare la funzione articolare, quando assunti per almeno 3-4 settimane. MALATTIE INFIAMMATORIE INTESTINALI È stata valutata anche l’efficacia e la sicurezza della Boswellia nel trattamento della colite ulcerosa. Si ritiene, infatti, che il processo infiammatorio nella colite sia associato ad una maggiore formazione di leucotrieni che causano chemiotassi, sintesi di radicali superossido e rilascio di enzimi lisosomiali da parte dei fagociti. Gli acidi boswellici sono risultati inibitori specifici non redox e non competitivi dell'enzima 5-lipossigenasi e così Gupta et al. hanno studiato gli effetti della Boswellia nel trattamento di questa malattia. Lo studio clinico è stato realizzato su 30 pazienti con colite ulcerosa che hanno assunto o estratti di boswellia o sulfasalazina per 6 settimane. I risultati mostrano un miglioramento simile di uno o più dei parametri della malattia in entrambi i gruppi, ma una remissione maggiore nel gruppo boswellia (70% vs 40%) rispetto al gruppo sulfasalazina5. CONCLUSIONI Sulla base dei dati ottenuti ad oggi, l’estratto di Boswellia può essere così considerato come una promettente alternativa ai farmaci anti-infiammatori non steroidei ed è meritevole di ulteriori studi clinici e farmacologici. Bibliografia. 1. Ammon HP. Boswellic Acids and Their Role in Chronic Inflammatory Diseases. Adv Exp Med Biol. 2016;928:291-327. 2. Roy NK, Parama D, Banik K, et al. An Update on Pharmacological Potential of Boswellic Acids against Chronic Diseases. Int J Mol Sci. 2019;20(17):4101. 3. Cameron M, Chrubasik S. Oral herbal therapies for treating osteoarthritis. Cochrane Database Syst Rev 2014; 5: CD002947 4. Yu G, Xiang W, Zhang T, Zeng L, Yang K, Li J. Effectiveness of Boswellia and Boswellia extract for osteoarthritis patients: a systematic review and meta-analysis. BMC Complement Med Ther. 2020;20(1):225. 5. Gupta I, Parihar A, Malhotra P, et al. Effects of gum resin of Boswellia serrata in patients with chronic colitis. Planta Medica. 2001 Jul;67(5):391395.

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LA PILLOLA DELLA FELICITA’ di Giovanni Marcuccilli, farmacista

L

’utilizzo di farmaci antidepressivi nei giovani è stato definito “preoccupante” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dato l’incremento esponenziale di prescrizioni di psicofarmaci ai minorenni. La depressione non deve essere trattata in maniera superficiale perché appartiene alla sfera delle malattie mentali, in cui nella ricerca di una soluzione, si può partire con l’abuso di alcool (di cibo o sesso) e terminare nel peggiore dei casi col suicidio. Ogni giorno in farmacia leggiamo tante ricette di antidepressivi e provvediamo correttamente alla loro dispensazione, ma il nostro lavoro è molto di più, infatti abbiamo il compito di capire perché un determinato farmaco viene utilizzato in modo tale da dare il nostro parere e aiuto, non sostituendoci al medico prescrittore. Tra i farmaci più prescritti ci sono gli SSRI, i quali

inibiscono il trasportatore responsabile della ricaptazione di serotonina (il SERT) e presentano affinità minima o assente per il trasportare deputato al reuptake di noradrenalina. Grazie alla loro elevata affinità per il SERT, gli SSRI inibiscono il legame della serotonina al suo trasportatore. Questa inibizione comporta una permanenza maggiore della 5-HT nel vallo sinaptico. In questo modo, la serotonina è in grado di interagire con i suoi recettori, sia presinaptici che postsinaptici, per un tempo maggiore. Prima di arrivare all’utilizzo di questi farmaci, un ottimo rimedio è rappresentato dallo zafferano, il quale può essere consigliato dal farmacista. Infatti studi recenti hanno riscontrato che l’azione antidepressiva dello zafferano è paragonabile a quella di un farmaco, il Prozac, per le situazioni cliniche meno gravi.

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RIMEDI NATURALI

ORIGINE Lo zafferano deriva dagli stigmi essiccati di un fiore, il Crocus Sativus L., una pianta bulbosa appartenente alla famiglia delle Iridaceae originaria dei Paesi orientali ma che fiorisce anche nella nostra penisola. Piantati in estate, a cavallo tra luglio e agosto, vengono raccolti nel mese di ottobre. I fiori hanno un colore viola chiaro e gli stigmi sono arancioni. L’uso più antico in campo medico risale a oltre tre millenni fa quando veniva impiegato come farmaco per le sue diverse proprietà terapeutiche, tra cui quelle ansiolitiche e antidepressive. Studi clinici recenti hanno scientificamente dimostrato queste caratteristiche, evidenziando l’efficacia dell’estratto di zafferano nel trattamento dei lievi disturbi dell’umore. Rappresenta la spezia più costosa al mondo dato che per ottenere mezzo chilo di zafferano occorrono più di cinquanta mila fiori. ATTIVITÀ FARMACOLOGICA La parte farmacologicamente attiva della pianta si trova negli stigmi, per la precisione all’interno dei suoi lobi. I composti chimici responsabili dell’azione biologica dello zafferano sono tre: • la crocina, l’elemento che conferisce il colore giallo allo zafferano; • la picocrocina, l’elemento responsabile del gusto dello zafferano; • il safranale, contenuto in un olio essenziale, che è il responsabile dell’odore dello zafferano. L’azione di questi tre elementi rende lo zafferano un ansiolitico e un antidepressivo naturale, ed inoltre diversi studi hanno evidenziato altri effetti positivi per la salute, tra cui quello di incrementare la memoria e l’apprendimento. Una ricerca pubblicata sul Journal of Agricultural and Food Chemistry, il merito è della crocetina e della sua capacità di ridurre la produzione di lattato (LDH) nelle cellule tumorali, dimostra come esso possa essere utilizzato nella lotta ai tumori. GLI STUDI SCIENTIFICI Gli effetti dello zafferano sulla depressione possono riassumersi con tre studi scientifici condotti dall’Università di Teheran, in Iran. Il primo studio risale al 2004 e ha coinvolto 30 soggetti, dai 18 ai 55 anni, con depressione lieve e moderata (punteggio di almeno 18 sulla scala di Hamilton). 54

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I ricercatori hanno somministrato ai pazienti un estratto secco di zafferano per sei settimane riscontrando effetti terapeutici analoghi a quelli dell’imipramina, uno dei farmaci più diffusi per il trattamento clinico della depressione. Un anno dopo, utilizzando lo stesso dosaggio e prendendo in considerazione lo stesso arco temporale, lo studio condotto dal team di ricercatori coordinato da Shahin Akhondzadeh ha dimostrato la superiorità dello zafferano rispetto al placebo nella cura della depressione lieve. Rispetto al placebo, infatti, l’estratto secco di zafferano, titolato in safranale, diminuiva sensibilmente il punteggio di Hamilton dei pazienti da 23 a 10. Il placebo, invece, si limitava ad una riduzione da 23 a 18. Lo zafferano come il Prozac nel trattamento della depressione lieve e moderata: questa, invece, è la conclusione di un altro studio accademico, condotto sempre nel 2005. Dopo aver somministrato a due gruppi di pazienti sia l’estratto di zafferano che la fluoxetina, ovvero il principio attivo del Prozac, i ricercatori iraniani hanno osservato che l’efficacia terapeutica era praticamente la stessa. Inoltre, il 20% dei soggetti a cui veniva somministrato il Prozac soffriva di disfunzione erettile, un effetto collaterale piuttosto comune per chi assume antidepressivi, al contrario dei pazienti sottoposti allo zafferano. Successivamente sono stati condotti ulteriori studi che hanno evidenziato la migliore tollerabilità dello zafferano rispetto al classico antidepressivo. In generale, è stato rilevato che gli elementi contenuti negli stigmi, soprattutto crocina e safranale, incidono in maniera virtuosa sui meccanismi di produzione della dopamina, noradrenalina e serotonina, ovvero i responsabili biologici del tono dell’umore. A causa della sua capacità di stimolare le contrazioni uterine, quindi, di esercitare un’attività abortiva, l'utilizzo dello zafferano (5-10 g) è controindicato nelle donne in gravidanza. A scopo precauzionale, anche le madri che stanno allattando al seno devono evitare l'assunzione di zafferano. In tutti gli altri casi, lo zafferano può rappresentare un approccio efficace, sicuro e facilmente gestibile per chi voglia migliorare il proprio umore senza farne una malattia. Inoltre rappresenta un’arma nelle mani dei medici che dovrebbe essere presa in seria considerazione, in alternativa o abbinato ai farmaci.


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PHYTO GARDA: STORIA E CULTURA Phyto Garda Museum: storia e cultura NEL MUSEO DELLA FARMACIA nel Museo DI della Farmacia a Bardolino BARDOLINO

Via Fosse 38, Bardolino (VR) 37011

I pilastri portanti della cultura Phyto Garda sono da sempre la fitoterapia, la tradizione, la ricerca, la formazione ed il benessere. Oggi Phyto Garda sta trasformando con grande plasmaticità e resilienza la criticità del momento in opportunità di rilevanza socioculturale. pilastri portanti della cultura Phyto Garda sono torio nelle fogge più caratteristiche, formulari e Ed è proprio con questo spirito che nasce il Museo della Farmacia Phyto Garda.

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da sempre la fitoterapia, la tradizione, farmacopee antichi e molti altri pezzi da conola ricerca, la formazione ed il benessere. Oggi scere, ammirare e fotografare. Lo studio del percorso di conoscenza e della location, una torre scaligera nel cuore Phyto Garda sta trasformando con grande Salendo i gradini della torre fino in cima si può di Bardolino, non ha subito rallentamenti grazie all’impegno di studiosi, ricercatori ed plasmaticità e resilienza la criticità del momento ammirare il paesaggio del lago di Garda che fa architetti che anche nel periodo di lockdown non hanno mai smesso di studiare con in opportunità di rilevanza socioculturale. da cornice ad una visita indimenticabile. l’obiettivo di esporre il materiale storico raccolto negli anni che esalta la figura del Ed è proprio con questo spirito che nasce il MuFarmacista nei secoli. seo della Farmacia Phyto Garda. Phyto Garda Museum a Bardolino vuole Lo studio del percorso di conoscenza e della diventare una testimonianza e un percorso di location, una torre scaligera nel cuore di Bardoformazione non solo per Farmacisti e turisti lino, non ha subito rallentamenti grazie all’iminteressati, ma anche per scolaresche e per pegno di studiosi, ricercatori ed architetti che giornate dedicate all’approfondimento. anche nel periodo di lockdown non hanno mai smesso di studiare con l’obiettivo di esporre il Il Museo è visitabile gratuitamente materiale storico raccolto negli anni che esalta la su prenotazione il primo weekend di ogni mese. figura del Farmacista nei secoli. La visita al museo ci permette di ammirare molti Per info e prenotazioni: pezzi interessanti come i mortai in ferro ed in organizzazione@phytogarda.it ceramica di varie epoche, la vetreria da laboratel. 045 6770222 (interno 5) Nuovo COLLEGAMENTO

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Se sei socio di Utifar e hai bisogno di una risposta ad un quesito di carattere legale, fiscale, del lavoro, di una consulenza professionale o indicazioni su come allestire un preparato magistrale, invia il quesito per fax o via e-mail a: SEGRETERIA UTIFAR PIAZZA DUCA D'AOSTA, 14 MILANO TEL. 02 70608367 FAX 02 70600297 E-MAIL: utifar@utifar.it

I CONSULENTI UTIFAR FISCALI: Studio Brunello e Partner LEGALI E LEGISLATIVE: Avv. Claudio Duchi, Avv. Paolo Leopardi GALENICHE: Dr.i. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano MEDICINE NON CONVENZIONALI: Prof. Rocco Carbone, Dr.ssa Valentina Petitto ASSICURATIVE: Mutua Tre Esse ENPAF: Dr. Paolo Giuliani BANCARIE E FINANZIARIE: Dr. Giampiero Bernardelle PROGETTAZIONE SPAZI RETAIL E ADEGUAMENTO NORMATIVE: Arch. Luca Melchionna

DONAZIONE IN MERCE Dovendo fare una donazione di merce ad un’associazione di volontari, come dobbiamo procedere per ciò che riguarda la fatturazione? Preciso che la donazione avviene ad importo zero. Presumendo che importo zero sia per il fatto che è una donazione possono emettere la fattura esente Iva (art. 10 num.12 dpr 633/72) mettendo in fattura l'importo del valore della merce che poi si azzererà registrando in contropartita il medesimo a costo come donazione/liberalità. Avv. Paolo Leopardi IL DESTINO DEL DISPENSARIO Sta per essere assegnata la nuova sede concorsuale nella frazione in cui abbiamo il dispensario stagionale dal1999; volevo sapere se l’autorizzazione all’apertura del dispensario decade automaticamente o, viceversa, se le due realtà possono coesistere e se eventualmente avremmo diritto ad un indennizzo di avviamento. La normativa (L. 475&68, 362/91 e dl 1/12) prevede che il dispensario venga chiuso dalle Autorità competenti a seguito del rilascio all'apertura della farmacia afferente la sede farmaceutica in parola senza che sia prevista alcuna indennità. Tuttavia, una recente sentenza del Consiglio di Stato (n. 1205/2018) pubblicata lo scorso 27 febbraio potrebbe permettere al Comune competente di prevederne il mantenimento in funzione per una migliore efficienza del servizio farmaceutico locale. Avv. Paolo Leopardi IL PLUS VALORE DEI BENI STRUMENTALI A causa dell’avanza dell’età, sto considerando una probabile vendita, ma mi sono imbattuto in una spiacevole realtà: ho acquistato gli immobili come beni strumentali e per una eventuale vendita dovrei pagare allo stato il plus valore + Iva. Mi potreste dare qualche indicazione? Purtroppo l'estromissione dei beni strumentali dall'azienda è stata proposta in una delle ultime leggi di stabilità varate dal Governo ma ormai scaduta. Consiglierei di attendere la prossima (avremo qualche notizia nel mese di ottobre) per verificare eventuali novità in tal senso. Avv. Paolo Leopardi Nuovo COLLEGAMENTO

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CONSULENZE UTIFAR

IL CONTROLLO DELLE BILANCE VETUSTE In questo mese è previsto, per la nostra farmacia, il controllo periodico delle bilance che, nonostante la ristrutturazione, risalgono ancora al periodo della fondazione e sono tutt’ora funzionanti e precise, grazie alla cura apportata. Queste due bilance a piatti, tecnica e analitica, non sono dotate dell’attuale libretto metrologico, previsto dalla vigente normativa e il laboratorio di analisi, convenzionato con la camera di commercio, si oppone, perché non sa come fare, alla verifica di tali strumenti di precisione. La normativa è estremamente complessa e noi nelle more non sappiamo come procedere. Queste in sintesi le novità apportate dal DM 93/2017. Si evidenzia la competenza della Camera di Commercio, o di un suo laboratorio delegato, ad elaborare il libretto metrologico in sua assenza ed a verificare la funzionalità delle bilance anche se "vetuste". Il D.M. 21.04.2017, n. 93 (in G.U. 20.06.2017 n. 141) ha emanato il Regolamento di applicazione della normativa sui controlli degli strumenti di misura in servizio e sulla vigilanza sugli strumenti di misura conformi alla normativa nazionale e europea. Gli strumenti di misura in servizio, qualora utilizzati per le funzioni di misura legali, sono sottoposti alle seguenti tipologie di controlli successivi: a) verificazione periodica; b) controlli casuali o a richiesta; c) vigilanza sugli strumenti soggetti alla normativa nazionale e europea. La verificazione periodica degli strumenti di misura è eseguita dagli organismi accreditati presso l'Unione italiana delle Camere di Commercio (Unioncamere). La verifica delle bilance continua come in passato a dover essere effettuata ogni 3 anni dalla data della loro messa in servizio e, comunque, 60

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da non oltre due anni dall'anno di esecuzione della verificazione prima nazionale o CEE/CE o della marcatura CE e della marcatura metrologica supplementare. Il titolare dello strumento di misura deve richiedere una nuova verificazione periodica almeno cinque giorni lavorativi prima della scadenza della precedente o entro dieci giorni lavorativi dall'avvenuta riparazione dei propri strumenti se tale riparazione ha comportato la rimozione di etichette o di ogni altro sigillo anche di tipo elettronico. Istituzione del libretto metrologico Ove non vi abbia già provveduto il fabbricante, l'organismo che esegue la prima verificazione periodica dota lo strumento di misura, senza onere per il titolare dello stesso, di un libretto metrologico su supporto cartaceo o informatico contenente le seguenti informazioni minime: • Nome, indirizzo del titolare dello strumento eventuale partita IVA • Indirizzo presso cui lo strumento è in servizio, ove diverso dal precedente; • Codice identificativo del punto di prelievo (POD) o di riconsegna, a seconda dei casi e qualora previsto; • Tipo dello strumento; • Marca e modello; • Numero di serie; • Anno di fabbricazione per g li strumenti muniti di bolli di verificazione prima nazionale; • Anno della marcatura CEE o della marcatura CE e della marcatura supplementare M, per gli strumenti conformi alla normativa europea; • Data di messa in servizio; • Nome dell'organismo, del riparatore e del verificatore intervenuto; • Data e descrizione delle riparazioni; • Data della verificazione periodica e data di scadenza; • Specifica di strumento utilizzato come «strumento temporaneo»; • Controlli casuali, esito e data.


CONSULENZE UTIFAR

DR & Domande e Risposte

Lo stesso onere è a carico della Camera di commercio che esegue la verificazione periodica sugli strumenti già in servizio alla data di entrata in vigore del presente regolamento. Controlli casuali I controlli casuali degli strumenti in servizio sono effettuati dalle Camere di commercio, a intervalli casuali, senza determinata periodicità e, compatibilmente con le esigenze di sicurezza e continuità dei servizi, senza preavviso, pur garantendo il contraddittorio; la Camera di commercio registra sul libretto metrologico l'esito del controllo. Sono altresì eseguiti controlli in contraddittorio nel caso in cui il titolare di uno strumento o altra parte interessata nella misurazione ne faccia richiesta alla Camera di commercio competente per territorio. I costi dei controlli in contraddittorio, in caso di esito positivo del controllo, sono a carico del soggetto richiedente. Nel caso in cui nel corso di un controllo casuale o a richiesta l'errore dello strumento risulti superiore a quello di un primo livello di toilleranza (specificato nel D.M.) la Camera di commercio ordina al titolare dello strumento di aggiustare lo strumento a proprie spese e di sottoporlo nuovamente a verificazione periodica entro 30 giorni. Il titolare dello strumento ha facoltà di provvedere alla sostituzione dello strumento anziché alla riparazione. Qualora l'errore fosse superiore anche a questo primo livello di tolleranza, il soggetto incaricato del controllo applica il contrassegno di "ESITO NEGATIVO", ferma restando inoltre l'applicazione delle conseguenti eventuali sanzioni previste dalle norme vigenti. Obblighi dei titolari degli strumenti Il provvedimento prevede che i titolari degli strumenti rispettino i seguenti obblighi (art. 8): a) comunicano entro 30 giorni alla Camera di commercio della circoscrizione in cui lo strumento è in servizio la data di inizio dell'utilizzo

degli strumenti e quella di fine dell'utilizzo e gli altri elementi di cui all'articolo 9, comma 2; b) mantengono l'integrità del contrassegno apposto in sede di verificazione periodica, nonché di ogni altro marchio, sigillo, anche di tipo elettronico, o elemento di protezione; c) curano l'integrità dei sigilli provvisori applicati dal riparatore; d) conservano il libretto metrologico e l'eventuale ulteriore documentazione prescritta; e) curano il corretto funzionamento dei loro strumenti e non li utilizzano quando sono palesemente difettosi o inaffidabili dal punto di vista metrologico. Gli obblighi di cui alle lettere b), c), d) ed e), sono esclusi a fronte di eventi non prevedibili o rispetto ai quali non si abbia un effettivo controllo secondo i normali criteri di diligenza. Per gli strumenti già oggetto di verifiche periodiche in conformità alle disposizioni dei decreti abrogati dal D.M. 21.04.2017, n. 93, la periodicità delle verifiche continua ad essere calcolata a decorrere dall'ultima verifica effettuata. Avv. Paolo Leopardi LATANAPROST OFF-LABEL Ho difficoltà nel definire la ripetibilità o meno di lacune prescrizioni magistrali a base di latanoprost. Mi potete cortesemente dare delle indicazioni? Soprattutto quando è prescritto per uso tricologico da solo o associato al minoxil. In questo caso, si tratta di ricetta non ripetibile? Essendo un utilizzo off-label, ho bisogno dei formalismi Di Bella? Attualmente le indicazioni registrate in sede di rilascio di Aic per il latanoprost sono esclusivamente per il trattamento della ipertensione oculare e del glaucoma ad angolo aperto. L'utilizzo nella alopecia androgenetica richiede quindi ricetta medica non ripetibile e tutti i formalismi secondo la Legge 94/98 (Di Bella). Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano Nuovo COLLEGAMENTO

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CONSULENZE UTIFAR

Domande e Risposte

IL LABORATORIO DELLA PARAFARMACIA Scrivo per avere un chiarimento: una parafarmacia può avere un laboratorio galenico? Può ripreparare formulazioni di farmaci presenti in Farmacopea Ufficiale? Può allestire OFFICINALI da farmacopee europee (Stati membri della comunità europea) per i quali non è richiesta ricetta medica. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano VIOLETTO DI GENZIANA Mi si chiede di allestire una preparazione per sciacqui orali con violetto di genziana. E' sufficiente preparare una soluzione acquosa all'1% o vi sono dei coformulanti da aggiungere? Il metilrosanilinio cloruro (violetto di Genziana) soluzione cutanea all’1% FU XII prevede Violetto di Genziana 1% in acqua depurata. Data limite di utilizzazione: 30 giorni dalla data di preparazione. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano DOSAGGIO MASSIMO Un medico mi chiesto di formulare una crema o un gel con acido retinico, ma con percentuali di principio attivo alte. È possibile? Fino a che percentuale posso allestire il preparato? Nella Tab 8 FU XII (Dosi dei medicinali per l'adulto, oltre le quali il farmacista non può fare la spedizione, salvo il caso di dichiarazione speciale del medico) per la tretinoina non sono previste dosi massime pro dose o pro die. Sempre secondo la Tabella 8, nel caso di principi attivi non presenti nella stessa Tabella, il farmacista dovrebbe far riferimento al "dosaggio massimo" indicato per il medicinale registrato che lo contiene alla concentrazione più elevata o in mancanza alla letteratura scientifica. Pertanto, si dovrebbe far riferimento come dosaggio massimo ai medicinali registrati. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano

ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ Vorrei sapere se è possibile allestire capsule di ubidecarenone 50mg su ricetta magistrale in cui la posologia indicata è 3 capsule da assumere 3 volte al giorno. La ricetta del medico di base è suggerita da piano terapeutico del dipartimento di neurologia dell'Ospedale Maggiore di Milano. Si può allestire. Tuttavia, occorre prestare attenzione, perché si superano i dosaggi massimi pro dose e pro die previsti in tab 8 FUXII e aggiornamenti seguenti, per cui è necessaria l’assunzione di responsabilità da parte del medico prescrittore. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano

PREVENIRE IL SANGUINAMENTO Collaboro con un podologo della mia zona che mi ha suggerito di creare una preparazione galenica topica che sia in grado di prevenire e arrestare il sanguinamento durante i suoi trattamenti. Vorrei sapere se esiste una preparazione (officinale o magistrale) per tale scopo. Per quanto riguarda un gel con proprietà emostatiche c'è una formula interessante nel FoNo VII Ungherese (Formulario Ufficiale Ungherese). Alluminio cloruro gel 18%: Alluminio cloruro esaidrato g 18 Gel di Idrossietilcellulosa conser. allo 0,5%* - 1% - 2% g 77 Glicole propilenico g 5 Modo di operare: Utilizzare un flacone in vetro scuro Pesare separatamente le sostanze. Solubilizzare i 18g di 1 in 2+3 Conservazione: A temperatura compresa tra 15°C. e 25°C. in contenitore opaco o vetro scuro. Validità del preparato in confezione sigillata 6 mesi una volta aperta per l’utilizzo 60gg. Si tratta di un officinale vendibile senza obbligo di ricetta medica. Adalberto Fabbriconi, Piero Lussignoli, Mario Marcucci, Pietro Siciliano

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