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CIAO KOBE
from PINK BASKET N.15
by Pink Basket
EDITORIALE di Silvia Gottardi
Qualche giorno prima della tragedia del 26 gennaio è uscita un’intervista di Kobe Bryant per la CNN, in cui la ex stella del Lakers affermava in maniera netta e decisa che “Sì, mia figlia Gianna un giorno potrebbe giocare in Nba. Anche perché già adesso, due o tre delle ragazze che sono in Wnba potrebbero giocarci”. E non si teneva sul vago: “Penso che Diana Taurasi, Maya Moore e Elena Delle Donne sarebbero in grado di battersi nella lega degli uomini”.
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Un’affermazione sorprendente, perché anche se le tre atlete citate sono sicuramente dei fenomeni, nella Nba non contano solo tecnica e talento, ma sono soprattutto il fisico e la potenza a farla da padroni. Un’affermazione soprattutto che la dice lunga sull’attenzione e il rispetto che Kobe ha sempre avuto nei confronti del basket femminile e delle sue protagoniste. “La WNBA è bellissima da guardare” ha detto in un’altra occasione, e infatti era spesso a bordo campo a tifare per le Sparks.
E d’altronde anche il suo modo di giocare è stato fonte d’ispirazione per tantissime ragazze di tutto il mondo. Sì, perché non richiedeva per forza l’essere grandi e grossi, il distruggere l’anello, il gesto atletico esasperato (anche se lui se lo poteva permettere). Piuttosto era una danza fatta di movimenti tecnicamente pulitissimi, di un uso impeccabile del piede perno e delle finte. Un gioco cerebrale che poneva l’attenzione sulle letture, sui dettagli, sull’approccio alla gara, sul lavoro in palestra, sul miglioramento continuo. Un gioco adatto anche per noi donne.
Il 26 gennaio non ci ha portato via solo un idolo generazionale, un giocatore che ha saputo entrare nel cuore di tutti i tifosi, ma ha anche tolto la possibilità a sua figlia Gigi, tredicenne promessa del basket, di crescere e capire se davvero sarebbe stata in grado di confrontarsi un giorno con gli uomini.
Ma forse grazie a Kobe altre ragazzine, una compagna di squadra di sua figlia o magari una ragazzina che fino a ieri ha giocato solo su un campo scalcagnato, cresceranno sognando in grande, immaginando di essere bellissime da guardare, immaginando quest’uomo grande e forte che da bordo campo salta su in piedi esultando per quel canestro impossibile. E allora quella ragazzina lì, quella scalcagnata, la compagna di squadra di Gigi, si girerà verso di lui e gli urlerà: Grazie Kobe!