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SOFIA VARALDI
from PINK BASKET N.15
by Pink Basket
HSBL Di Giancarlo Migliola
Sofia Varaldi? “È il bello della biomeccanica applicata al basket. Le sue leve sono “misteriose”, lunghe e utili al basket per viverlo quasi senza sforzo, con eleganza rara, nell’applicazione di certi fondamentali. E poi il teatro, la musica, la lettura per sostenere una mente non comune che ha solo bisogno di affiancare alla bellezza del gesto anche la consapevolezza dell’utilità di un tessuto ruvido, ma estremamente protettivo e funzionale, per realizzare il miglior abito di atleta e giocatrice. Sofy, ancor prima di essere prospetto, è progetto nel vero senso della parola: sono tappe lunghe che ha con convinzione nuova cominciato a raggiungere e man mano superare. Non le manca nulla se non il diritto al giusto tempo e agli stimoli più funzionali per arrivare ad essere una donna di quasi 190 centimetri che gioca a basket in ogni ruolo”.
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Le parole sono di Giovanni Lucchesi, che Sofia la allena già da tre anni. Giocatrice moderna, un prospetto eccezionale nel momento in cui affinerà il proprio bagaglio tecnico e inizierà a credere di più nelle proprie possibilità. L’abbiamo incrociata all’Acqua Acetosa, alla vigilia della sfida casalinga con Viterbo.
Sofia, come ti sei avvicinata alla pallacanestro?
Mio padre ci giocava quando era giovane e quando avevo 12 anni mi ha portato a fare una prova nella società Polismile di Moncalieri, riuscendo a farmi appassionare dopo qualche allenamento.
Cosa ha in più la pallacanestro rispetto agli altri sport?
Il basket è una continua sfida con me stessa oltre che con gli avversari, fisicamente e tecnicamente parlando, e come tale mi permette di crescere sotto vari punti di vista.
Sei diventata una specialista difensiva, tante stoppate a partita...
Semplicemente sfrutto i miei centimetri, la lunghezza delle mie braccia e cerco ogni volta di capire il tempo giusto per saltare.
E ora ,su cosa lavorare?
Ora devo lavorare su molte cose, ma principalmente sul contenere difensivamente l’uno contro uno.
Cosa ti chiede soprattutto coach Lucchesi?
Di non rinunciare ad attaccare e prendermi dei tiri, di andare a rimbalzo offensivo, di contenere appunto l’uno contro uno e di credere di più in me stessa.
Cosa vuol dire vivere all’Acqua Acetosa?
Vuol dire maturare poiché si è lontani dalla famiglia: pur essendo comunque un ambiente protetto, ti permette di assumerti maggiori responsabilità individuali. In più puoi incontrare atleti famosi e di un certo livello.
Una compagna di squadra alla quale sei molto legata e perché?
Sono legata a tutte in modi belli e diversi, ma se devo fare un nome direi Arianna Arado. Siamo state compagne di stanza per molto tempo, condividendo momenti sia felici che non, che ci hanno permesso di conoscerci più a fondo.
Il tuo sogno è Azzurro?
Sì. So che la strada è ancora lunga e che ho molte cose da migliorare ma comunque sì, il mio sogno è Azzurro.
Quest’anno state affrontando il campionato di A2, sfida molto impegnativa. Come la vivi?
Essendo una persona molto ansiosa, inizialmente vedevo solo le difficoltà dell’esperienza. Ora il timore c’è sempre, ma quando entro in campo cerco di dare tutta me stessa per diventare una giocatrice migliore.

SOFIA VARALDI, CLASSE 2003, È ALTA 1.85 E MILITA CON L’HSBL IN A2 CON UNA MEDIA DI 3.6 PT A PARTITA E 2,9 RB. SOGNA DI VESTIRE D’AZZURRO