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UNA STORIA DI SUCCESSO

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BUZZER BEATER

BUZZER BEATER

FOCUS DI ALICE PEDRAZZI E MASSIMO MATTACHEO

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IL CAMPIONATO ITALIANO DI SERIE A1 FEMMINILE NON INIZIERÀ, QUEST’ANNO, CONL’APPUNTAMENTO TRADIZIONALE DELL’OPENING DAY. UN PRODOTTO DI SUCCESSO, CHE HA DATO RISALTO ALLO SVILUPPO DEL MOVIMENTO ED È STATO IMITATO IN ALTRE NAZIONI, CON GRANDI RISULTATI

Per diventare grandi, bisogna poggiare i propri sogni su basi solide e concrete. È quanto è successo nel basket femminile per l’Opening Day, un evento unico nel suo genere, che da 18 anni a questa parte ha caratterizzato l’apertura del massimo campionato della nostra pallacanestro femminile. Non solo un modo che da originale è diventato tradizionale, di edizione in edizione, consolidando sempre più il proprio format, per aprire la nuova stagione, ma anche uno strumento dalle grandi potenzialità di promozione del movimento. Mancherà, quest’anno, in questa annata attraversata dall’epidemia di Covid-19 e grandi incertezze. Mancherà fortemente, ma nel ripercorrere la sua storia, bellissima, siamo certi che questo stop forzato ed oggettivamente consigliabile, non segnerà la fine dell’Opening Day, ma anzi, farà sì che quando tornerà – perché tornerà – sarà ancora più ricco di significati.

Una magnifica utopia. Con queste parole si può racchiudere l’idea della Lega Basket Femminile che, alla ricerca di una maggiore visibilità per l’intero movimento, ha ideato, sviluppato e condotto per diciotto anni la formula dell’Opening Day. Un viaggio lungo tutto lo stivale, iniziato a Como nel 2002 e proseguito – attraverso tappe differenti – fino a Chianciano Terme, nel 2019. Una idea, nata sotto la presidenza di Mario Di Marco, che è stata poi alimentata dalla passione, dalla lungimiranza e dalla competenza dei suoi successori. Pasquale Panza, Stefano Pennestrì, Paolo De Angelis, Massimo Protani: questi i volti e i nomi di sognatori che hanno voluto destinare energie, risorse e potenzialità al movimento femminile nostrano.

Un prodotto di successo, che ha saputo emozionare addetti ai lavori, tifosi e semplici appassionati di un gioco, il basket, capace di regalare gioie e dolori, vittorie e sconfitte ai grandi protagonisti di questo sport. Gli atleti e, in questo caso, le atlete.

Già, proprio loro, le atlete. Nel nostro campionato hanno giocato in tante. Italiane e straniere. Le più forti transitate nel nostro continente. Tra loro, Raffaella Masciadri, Laura Macchi e Angela Gianolla. Tre “mostri sacri” della nostra pallacanestro. Per anni, lustri o decenni, delle vere e proprie icone pop. L’esempio da seguire per arrivare in alto. Al massimo livello possibile. Tre giocatrici che hanno in comune una cosa: il record di partecipazioni all’Opening Day. E solo l’esclusione di Napoli dal campionato, con conseguente cancellazione dei risultati ottenuti nell’annata 2018/19, ha privato Macchi di essere presente a tutte le diciotto edizioni finora disputate.

Un evento, l’Opening Day, cresciuto e sviluppatosi nel corso degli anni. Sempre migliore, sempre innovativo. A cui è stata, spesso e volentieri, abbinata la Serata di Gala della LBF. Un momento importante, in cui vengono premiati i migliori della stagione precedente. Anche qui, Chicca Macchi primeggia: con cinque riconoscimenti di Migliore Giocatrice Italiana è la migliore in assoluto in questa graduatoria, istituita nel 1996. Ed è la migliore in assoluto anche considerando le giocatrici straniere. Un vanto, per il nostro movimento.

Così come motivo di vanto il fatto che il Premio di Migliore Allenatore dell’Anno sia andato quasi esclusivamente a coach italiani. I migliori? Roberto Ricchini e Nino Molino, santoni del nostro basket, con tre vittorie a testa. Le uniche eccezioni straniere? Miguel Mendez, nel 2014, e Pierre Vincent, nel 2018. Entrambi, da allenatori del Famila Schio, cannibale di trofei negli ultimi anni.

Le venete sono anche l’unica formazione che ha preso parte a tutte le edizioni dell’Opening Day, 18. Solo tre le sconfitte patite nella partita inaugurale: Maddaloni (nel 2005), Priolo (2009) e Taranto (2011). Una tradizione vincente, come da storia recente della squadra più ambiziosa del nostro basket. Un traino per il movimento: anche questo è stato, ed è tuttora, l’Opening Day. Una esclusiva del basket femminile che – in questo caso – ha deciso di discostarsi dai “fratelli” maschi per proporre un format vincente. Tutte le squadre del campionato in un unico campo di gioco. Una full immersion di pallacanestro, la possibilità di vedere da vicino, conoscere e fare rete con numerosi addetti ai lavori. Una strategia di marketing, che ha dato visibilità al basket rosa, anche a livello televisivo: LBF TV, infatti, ha tramesso buona parte degli incontri inaugurali dei campionati. Evolvendosi, migliorandosi e strutturandosi, fino a diventare il punto di riferimento per tutti gli appassionati.

Un prodotto di successo, che ha saputo emozionare addetti ai lavori, tifosi e semplici appassionati di un gioco, il basket, capace di regalare emozioni ai grandi protagonisti di questo sport.

Ma l’Opening Day è anche di più. È promozione del territorio, di città e luoghi del paese più bello del mondo. Dalla Capitale di oggi (Roma) alla prima d’Italia (Torino), da città d’arte come Venezia, Lucca e Ragusa a centri strategici a livello marittimo (Napoli, Taranto, La Spezia e Cagliari) passando per piccoli centri quali Cinisello, San Martino di Lupari, Cervia e Chianciano Terme per arrivare a capoluoghi di provincia e di regione (Chieti e Pescara). Eccellenza sportiva ed eccellenza paesaggistica unite, per un evento che ha riscosso molto successo e si è ripetuto per anni, diventando una tradizione che quest’anno non verrà riproposta: alla base di questa scelta, presa dalla LBF, ci sono “motivi di opportunità legati alla diffusione del Covid-19”. Una idea, che ha avuto successo e seguito, anche in altri paesi europei.

A cominciare dalla Francia, che vanta quindici edizioni consecutive dell’Opening Day. Fin da subito, Oltralpe si sono resi conto della bontà della strategia italiana, sperimentando dapprima la formula in un torneo precampionato (nel 2002 a Temple-sur-Lot e, nel 2003, a Orléans) per poi proporla, come evento unico della pallacanestro transalpina, a partire dal 2005. Promotore dell’iniziativa Jean-Pierre-Siutat, il Presidente della LFB all’epoca. In un primo momento, l’Opening Day veniva disputato con il nome di “Basket and the City”. Evento così bene strutturato e di rilievo da ottenere un prestigioso riconoscimento, il “Prix spécial du Jury des Trophées Sporsora du Marketing Sportif” nel 2006.

Dall’anno successivo, LFB-TV ha trasmesso le gare dell’Opening Day in tutto il mondo. Diversamente dall’Italia, in Francia si è scelta una sola cornice per questo evento. La più romantica e prestigiosa, forse. Parigi. Lo stadio “Pierre de Coubertin” in grado di ospitare fino a 4000 persone. Una scelta di marketing e visibilità, senza dubbio, perché la Capitale non vanta una formazione nel massimo campionato femminile. Anche in Francia i successori di Siutat hanno dato nuova linfa all’iniziativa, proponendo idee sempre innovative e all’avanguardia: tra queste, il Match des Champions, disputato a partire dal 2014 tra la squadra vincitrice del campionato e quella della Coppa di Francia. Una gara secca, uno spettacolo garantito. Un evento unico che, progressivamente, ha sostituito l’idea dell’Opening Day.

Arrivata a fine ciclo, per i transalpini. Nell’aprile 2020, infatti, l’attuale presidente di LFB Philippe Legname, ha dichiarato che l’Opening Day non farà più parte del progetto di sviluppo del basket nel paese. La motivazione? La volontà, condivisa anche dai Club, di ideare e perseguire nuovi progetti nel piano di sviluppo ribattezzato LFB2024, che guarda al futuro del movimento femminile. Per chiudere il giro d’Europa, ecco la Spagna. Solo nel 2017 gli iberici hanno sviluppato l’idea di iniziare il massimo campionato femminile con un Opening Day. Un evento a 360 gradi, arricchito da una serata di Gala e dal photoshooting cui hanno preso parte tutte le squadre partecipanti. E dalla premiazione di tutte le atlete che – a livello giovanile e senior – hanno conquistato delle medaglie con la maglia della Nazionale rendendo lustro a tutto il paese.

Anche in Spagna, l’attenzione mediatica attorno al prodotto Opening Day è progressivamente cresciuta. Ben tre le televisioni che, nel corso degli anni, hanno trasmesso le gare inaugurali del torneo: Teledeporte, Canalfeb.tv e La Liga Tv. Grande attività e interazioni anche sui social – Twitter in particolare – della Federazione, che ha raccontato le gesta delle atlete.

L’edizione del 2019, disputata a Saragozza (Città Spagnola della Pallacanestro in quell’anno), è stata arricchita da una serie di eventi collaterali – tra cui una conferenza dal titolo “La salute della pallacanestro femminile”ʺ- che hanno garantito un forte numero di presenze in occasione delle partite. Un evento sempre più importante che “dà maggiore visibilità alla pallacanestro femminile e valore a una Liga che cresce di livello”. Parole e musica di Jorge Garbajosa, Presidente della Federazione. Una iniziativa che, però, non vedrà la sua attuazione nel 2020, come accaduto in Italia e Francia. Un evento, l’Opening Day, bene descritto dalle parole della canzone Sara di Pino Daniele: “Imparerai a guardare il cielo, a inseguire un sogno vero nelle cose della vita”. Un magnifico sogno diventato una solida e duratura realtà.

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