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QUESTIONE DI FEELING

PRIMO PIANO - DI CHIARA BORZI'

VALENTINA GATTI, DOPO DIVERSE ESPERIENZE IN SERIE A1, SI È TRASFERITAA CASTELNUOVO SCRIVIA, IN A2. ALLA BASE DELLA SUA SCELTA, IL LEGAME PROFESSIONALE E UMANO CON FRANCESCA ZARA, HEAD COACH DELLA SQUADRA PIEMONTESE, SVILUPPATO NELL’ESPERIENZA CONDIVISA A BRONI

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Dopo ben otto stagioni trascorse in Serie A1, Valentina Gatti riparte dopo il lockdown scendendo di categoria per vestire la maglia di Castelnuovo Scrivia.

La lunga lombarda, 32 anni, tornerà in campo ingaggiata da una delle formazioni favorite per la promozione nel girone Nord. In estate, Valentina ha deciso di lasciare la Passalacqua Spedizioni Ragusa, formazione in cui ha militato nella passata stagione terminata anzitempo a causa della diffusione della pandemia da Covid-19 che ha imposto alla FIP di concludere tutti i campionati senza assegnare alcun verdetto definitivo. Nella stessa, incerta, situazione di Gatti si sono trovate anche molte altre giocatrici italiane; allo stesso tempo, il periodo di stop forzato ha riacceso e scatenato in Valentina voglia di tornare a giocare, allenarsi, inseguire obiettivi con l’entusiasmo che la distingue.

È lo stesso amore per la pallacanestro che nella numero 44 (scelto non a caso!) ex Sanga, Chieti, Brindisi, Cagliari, Torino, Lucca, Broni e Ragusa nasce dall’esigenza di condividere il gioco, di parlarne con le compagne, cosa che Micia non poteva fare ad esempio a nuoto, suo sport preferito fino agli undici anni. “Non ho iniziato subito a giocare a basket, dai sei agli undici anni ho fatto nuoto agonistico, poi stanca di non poter parlare con nessuno in piscina e ho iniziato a giocare a pallavolo. Al primo allenamento mi sono rotta un dito, ma mio padre ha continuato comunque a spronarmi perché voleva facessi uno sport, quindi a 13 anni ho ceduto e ho iniziato a giocare a basket: da lì mi sono innamorata! Seguivo i miei genitori che a loro volta erano molto al fianco di mio fratello Simone, ma mi scocciavano parecchio gli allenatori che mi invitavano a giocare vedendo quanto ero alta. Non accettavo quasi per fare un dispetto”.

Ci sono giocatrici che mettono piede in campo partendo da zero con i fondamentali e poi c’è Valentina Gatti, arrivata in palestra conoscendo già la tecnica di tiro.

“Non sapevo fare molto della pallacanestro, sapevo solo tirare – spiega -. Mio fratello mi aveva insegnato la dinamica ma davvero riuscivo a fare solo quello. Piano piano mi sono messa a pari con le mie compagne sfruttando soprattutto la mia fisicità. Non sono mai stata una bambina esile, ho sempre con- vissuto con qualche chilo in più e con il mio metro e novantuno. Nessuno nella mia famiglia è sotto il metro e settantacinque, mia nonna era alta un metro e ottanta, tutti siamo così. Non ho mai considerato un limite essere in sovrappeso – aggiunge Valentina – non è un limite se vuoi diventare qualcuno nel mondo dello sport perché ci si può comunque lavorare. All’inizio altezza e peso mi hanno perfino agevolata, ero sempre il doppio delle altre e una botta di qua e una di là ce la facevo sempre. Nella mia carriera rimpiango piuttosto non aver giocato per bene un campionato giovanile”.

Perché è utile da giovane giocatrice arrivare fino in fondo a una competizione under?

“I campionati giovanili spesso sono preambolo del professionismo. In finale giochi contro squadre di altre regioni confrontandoti con i talenti di domani. Spesso si crede che una giovane imparerà poi, dopo le giovanili, ma in realtà serve dare un bagaglio importante proprio in quella fase. Io ho giocato a Varese tutte le giovanili tranne un anno fatto con la Pool Comense. Mio padre ha visto i miei miglioramenti e mi ha spinto per andare a Como, ma Varese mi ha permesso di fare lì solo un anno. Con loro ho fatto la B2 e la promozione in B1. In quello stesso periodo diverse persone mi chiedevano se volessi spostarmi per giocare fuori, ma i miei mi chiedevano di prendere almeno il diploma e poi andare via, per questo sono rimasta a Varese fino al quinto anno di superiori e poi ho ricevuto un’offerta dal Sanga Milano dove ho iniziato la B1. Era una squadra fortissima, giocavo con Silvia Brioschi, Claudia Barzaghi, Silvia Gottardi con cui abbiamo conquistato la promozione in Serie A1”.

Da quel periodo Valentina Gatti diventa una “specialista” in promozioni, traguardo che raggiungerà successivamente anche con il Cus Chieti. L’A1 diventerà il suo campionato di appartenenza e sei stagioni dopo solo il Covid-19 la costringerà a lasciare il parquet delle vice campionesse d’Italia della Passalacqua Spedizioni Ragusa per scegliere di ripartire da una categoria inferiore.

Fondamentale per questo epilogo, però, non è stato il Covid-19 ma il bagaglio di rapporti umani costruito a Broni. Nelle due stagioni in biancoverde nasce il feeling professionale con Francesca Zara, coach oggi di Castelnuovo Scrivia.

Francesca Zara sarà la mia allenatrice, devo ringraziarla perché negli ultimi anni con lei ho fatto un salto di qualità. Grazie a questa stima reciproca è arrivata la chiamata a Castelnuovo.

“Francesca Zara sarà la mia allenatrice quest’anno, ma ci siamo conosciute a Broni dove lei era preparatrice e vice allenatrice. Devo ringraziarla perché mi ha plasmata fisicamente, con lei ho fatto davvero un salto di qualità e perso dodici chili. Obiettivamente mi sono sentita meglio. Perdendo chili tecnicamente tutto rimane uguale, ma i movimenti sono più fluidi e più veloci.

In estate mi facevo seguire sempre da lei e anche durante l’ultimo lockdown, mentre ero a Ragusa, mi ha dato consigli nei due mesi di stop. È grazie a questa stima reciproca che è arrivata la chiamata a Castelnuovo, trovato l’accordo ho accettato subito”.

La squadra castelnovese è nuova, inserita in un piccolo contesto, ma cestisticamente riconosciuta come ambiziosa. Scrivia è stata brava a convincere un’atleta da otto anni stabile in Serie A1 a scendere in Serie A2.

“Mi trovo in un paesino di cinque mila abitanti, la dirigenza non ci ha messo pressioni e ha semplicemente chiesto di onorare con il nostro impegno il campionato, senza brutte figure. Non vogliamo creare aspettative pur sapendo di avere una squadra molto buona e che è considerata favorita per la promozione con Crema. È vero, ho fatto otto anni di fila in A1, – spiega Gatti - l’anno scorso a Ragusa sono stata bene e mi è dispiaciuto finire l’anno con il Covid-19.

La Passalacqua ha scelto poi di ringiovanire tanto la squadra e per questo ho dovuto guardarmi attorno. Pur avendo delle offerte in Serie A1 ho scelto l’A2 perché a parità di trattamento avevo la possibilità di essere allenata da un’amica e una professionista con cui sapevo sarei stata bene. A Castelnuovo tornerò a prendermi delle responsabilità, ad avere il gioco tra le mani e giocare palloni per me e le compagne. Ne avevo bisogno e proprio voglia e per questo mi sono detta, vai e divertiti”.

Con la formazione piemontese Valentina Gatti esordirà anche come allenatrice delle giovanili. Sarà vice in under 15 e aiuterà in under 18.

“Inizio questo percorso per capire se potrà piacermi e credo potrebbe succedere! Con le giovani della squadra ho già l’abitudine a dare già consigli, chiedere attenzione ai particolari quando possono essere migliorati”.

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