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IL RITIRO PRE-CAMPIONATO
from PINK BASKET N.20
by Pink Basket
PENTALOGO PER UNA BUONA RIUSCITA - DI SUSANNA TOFFALI
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1. La partenza
La partenza di un viaggio, in particolar modo di squadra, è una cosa seria. Non basta scegliere con pressapochismo una data, un orario e un luogo: va programmata analizzando dati statistici, seguendo la rotazione di cicloni e anticicloni, controllando l’allineamento dei pianeti e valutando strade primarie, secondarie, scorciatoie, piste ciclabili, tunnel sotterranei, cunicoli. Nonostante qualsivoglia studio e precauzione presa in merito, essa avverrà quasi certamente nella via meno alberata della città il giorno più caldo dell’estate, categoricamente verso orario di pranzo. (Provare a spiegare alla dirigenza che optare per domenica 23 agosto alle 12.30 non è stata una bellissima idea sarà completamente inutile, fidatevi).
2. Il viaggio
In quest’ambito, a seguito delle disposizioni sui trasporti del DPCM del 7 agosto 2020, si registra un notevole upgrade in materia di comfort e benessere. Detta in parole più povere: passare dall’essere in dodici individui stipati in un Ducato 9 posti insieme a borse, borsoni, tappetini, palloni, foam rollers, cinesini, coni e canestri (perché “non si sa mai”) al poter stare al massimo in due/tre ad un metro di distanza l’una dall’altra è stata una notizia accolta con non poco sollievo. Dalle atlete, sicuramente non dalla società.
3. La suddivisione delle stanze
Da che mondo e mondo, le probabilità di trovarsi in stanza con la compagna con cui speravi di essere sono inversamente proporzionali al numero di imprecazioni del coach dopo una palla persa del playmaker sul punteggio di 60 pari a 10 secondi dalla fine. Contro l’ultima in classifica. Quindi, nell’ordine: se hai un disturbo ossessivo-compulsivo, certamente ti troverai a condividere la camera con una delle papabili concorrenti del docu-reality “Sepolti in casa”; se possiedi l’invidiabile talento di saperti alzare, lavare e vestire nel giro di 59 secondi netti, dovrai condividere il letto con la classica persona che ama svegliarsi un’ora prima dell’orario convenuto per la colazione, aprendo le tende di scatto e cantando “Blinding Lights” dei The Weeknd a squarciagola, balletto annesso.
4. Il primo (traumatico) allenamento
La sfida più grande per una cestista dopo la pausa estiva non è la preparazione atletica, come si potrebbe erroneamente pensare, bensì il ricordarsi come si prepara il borsone. E se è un’operazione già di per sé complessa dopo qualche mese di inattività, figuriamoci a seguito di una pandemia mondiale, un lockdown ed un numero indecifrabile di giorni trascorsi in simbiosi con il divano.
Superato questo spesso insormontabile ostacolo, la strada per la buona riuscita del primo allenamento della stagione è tutta in discesa. Una discesa stretta e piena di tornanti. Che in genere finisce con un burrone. Perché se si ha la fortuna di non trovarsi in una pista d’atletica, in un parco, o dinnanzi ad una parete di gradoni, il motivo può essere uno ed uno soltanto: navette. Ed è proprio in quel momento che ci si accorge di aver dimenticato a casa il Ventolin.
5. Il day-off
Il giorno di riposo è da sempre banco di prova per testare l’unità di squadra. La divisione in gruppetti sarà quasi automatica. I primi ad esprimere il proprio parere saranno i cosiddetti “cadaveri”, ossia coloro che vorranno vegetare a letto per il maggior tempo possibile. La controparte, formata dalle future finaliste di “Donna Avventura”, insisterà per organizzare un tour della durata di quattro ore e mezza per apprezzare le indiscutibili bellezze naturalistiche del luogo. L’ultima fazione, chiaramente più interessata all’enogastronomia, sarà quella che riuscirà a mettere d’accordo le prime due con una sola parola. “Aperitivo?”