1 minute read

FARI SUL FUTURO

Next Article
TAVA LA SCRITTRICE

TAVA LA SCRITTRICE

EDITORIALE - DI ALICE PEDRAZZI

Andare a cercare il domani, con i piedi ben piantati nell’oggi. Perché la migliore innovazione è quella che non rinnega, ma anzi, valorizza la tradizione. Perché il più efficace ricambio generazionale avviene solo con un passaggio di testimone non traumatico, ma graduale. Eppur deciso. A ben guardare sembra proprio questo il corso iniziato con il nuovo mandato presidenziale della nostra Federazione. Almeno, questo è il messaggio che ci torna indietro, forte e abbastanza chiaro, dalla “bolla” di Riga. Pur dentro un isolamento del tutto inedito ed una situazione fuori dagli schemi e da ogni immaginazione, l’idea del nuovo corso tecnico (e non solo) appare convincente. E (già) sufficientemente vincente.

Advertisement

Un allenatore nuovo per l’universo donne, che il mondo del basket femminile l’ha studiato più sulla carta che vissuto sulla pelle, un presidente neo(ri)eletto, ma esperto come altri non ce ne possono essere ed un mix di giocatrici esordienti-giovani, esordienti-più-mature ed esperte: eccolo il nuovo cammino azzurro. Appena iniziato, già consolidato. Nel femminile questa filosofia sembra funzionare ed emozionare, con due belle vittorie in terra straniera, una caparbietà quasi commovente e la determinazione di voler essere subito protagoniste, sia individualmente che collettivamente. Chissà, che per una volta, non sia il maschile a seguire la strada tracciata dalla metà rosa del cielo azzurro dei canestri.

L’imprinting, forte, che pare aver dato il presidente Petrucci per questo suo nuovo corso, è quello di provare ad “osare un po’ di più”. Forse, diciamo noi, di arrivare davvero a volare là, dove osano le aquile. Spingendosi sempre più in alto, nel ranking europeo, nelle competizioni internazionali, nella visibilità nei confronti dell’opinione pubblica. Salendo su, e ancora su, nel cielo dei canestri. E quale sport migliore del basket, “l’unico che tende al cielo”, per provare a volare un po’ più in là? Buon lavoro a tutti. Al nuovo cittì, Lino Lardo, alle azzurre di prima nomina e a quelle confermate ed al Presidente.

Ed anche a noi di Pink, che con umiltà ma serietà, proviamo a dare (nuova) visibilità a questo mondo (per noi) meraviglioso. Noi, ve lo diciamo, nemmeno troppo sommessamente: abbiamo un sogno. Si chiama Olimpiade. Manca da Atlanta 1996. (Ri)portateci là, per favore.

This article is from: