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TAVA LA SCRITTRICE

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SCELTA DI VITA

SCELTA DI VITA

ALTRI MONDI - DI CATERINA CAPARELLO

DUE DONNE E DUE UOMINI DIVERSI TRA LORO, PER ETÀ E CARATTERE. QUATTROPERSONAGGI ACCOMUNATI DA UNA CITTÀ, NEW YORK, CHE LI ACCOGLIE E LI AMAPER COME SONO. “BUTTATI CHE È MORBIDO” È IL PRIMO ROMANZO SCRITTODA ALESSANDRA TAVA, ALA GRANDE DELLA VIRTUS SEGRAFREDO BOLOGNA

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Quand’è stata l’ultima volta in cui ti sei buttata in qualcosa? Qualcosa a cui tenevi ma di cui, allo stesso tempo, avevi paura? E quando ti sei tappata gli occhi, hai trattenuto il fiato, e ti sei buttata, alla fine hai scoperto che sotto di te era morbido. E che avresti dovuto farlo molto prima. Con “Buttati che è morbido” (ed. Albatros) Alessandra Tava ha realizzato un romanzo che non ti aspetti. Un romanzo pieno d’amore, nei confronti di se stessi e degli altri, di passione, di sogni nel cassetto, ma soprattutto pieno di vita. Una vita che lei stessa, in prima persona, ha vissuto trasferendosi per quasi un anno a New York.

“Andare a New York è stata una sfida. Ero arrivata a un punto di stallo con la pallacanestro che era quasi diventata un peso, ma dato che non volevo lo diventasse, ed essendo la cosa che più amo in assoluto, decisi di prendermi un break. A quel punto sono partita. Per me andare all’estero era una di quelle cose che volevo assolutamente fare e il basket, nonostante abbia giocato in Svezia (nel 2015 con l’Udominate Umea ndr), non mi ha permesso di vivere appieno quell’esperienza extra cestistica. È stata davvero una sfida con me stessa” racconta la giocatrice della Virtus Segafredo Bologna.

Un viaggio che si è tramutato in una scoperta, in un romanzo: “La scrittura non mi ha mai abbandonata, infatti a New York ho iniziato a scrivere tutto quello che mi succedeva. E non c’era assolutamente l’idea di dar vita a un libro. È arrivata in un secondo momento, rileggendo tutto quello che mi era successo attraverso quello che avevo scritto. Lì, ho pensato come veramente ci fosse del materiale per un romanzo. Questo è un libro che prima ho vissuto, poi l’ho trascritto e solo successivamente è diventato un romanzo”.

Lo stesso titolo, “Buttati che è morbido”, è una vera e propria esortazione a non avere paura, infondendo in se stessa e negli altri fiducia: “È una frase che può dare coraggio, che incita a non aver paura di seguire i propri sogni, a non aver paura di fare quel passo in più, anche se qualche volta può sembrare spaventoso. Non bisogna lasciarsi frenare, ma seguire l’istinto e buttarsi. Prendere delle scelte che si vogliono davvero fare, raramente portano a superfici dure, oppure se ci si scontra con quella durezza allora ci si rialza e si va avanti, con uno sguardo rivolto all’indietro, soddisfatti di quello che si è provato a fare”.

E Vanna, Ginevra, Richard e Leon, i quattro personaggi del romanzo, provano a buttarsi, a cambiare le loro vite o, almeno, a renderle consapevolmente felici. E ne parlano liberamente a chi li sta leggendo, in prima persona. “Ho scelto di far parlare i personaggi in prima persona perché volevo che il lettore si immedesimasse in loro. Creare un impatto diretto, come se il personaggio parlasse direttamente al lettore. Personalmente, sono innamorata dei miei personaggi perché sono ispirati a persone che ho realmente conosciuto.

C’è Ginevra, la ragazza più giovane di tutti, che affronta la vita con entusiasmo e col sorriso, sempre piena di energia. Vanna, la trentenne con una storia più complicata alle spalle. Richard, questo ragazzo gay che vive la sua omosessualità liberamente e con serenità. E poi c’è Leon, l’anima persa del gruppo. Apparentemente questi quattro non hanno niente che li possa legare tra loro, ma le storie si intrecciano”. Ciò che rende “Buttati che è morbido” un romanzo nuovo è la molteplicità dell’amore: “Ho scritto un libro di amore, di amicizia, di amore omosessuale ed eterosessuale. Non ho deciso di scrivere un libro su un solo tipo di amore ma sugli amori del 2020, dove sono venuti fuori tutti i tipi di amore. Perché è così che, fortunatamente, va il mondo”.

Tra le tematiche che Tava affronta ce n’è una particolarmente e dolorosamente attuale, la violenza domestica. Una tematica che sviluppa in toni diversi, ma non senza la dovuta importanza. “Potrebbe anche essere una critica il pensare che io abbia affrontato l’argomento con superficialità. Ma non è così. Ho trattato la tematica con toni diversi, con la consapevolezza che, purtroppo, sia una realtà che accade e che può accadere. È un modo ulteriore per darne importanza non sminuirla”. E anche le donne hanno il loro fondamentale spazio, nelle figure di Vanna e Ginevra: “Sono donne forti. Totalmente diverse, ma complementari. Una rappresenta la spensieratezza dei 19-20 anni, la ragazza che pensa di essere donna ma che, in realtà, è ancora una bambina, col mondo tra le mani dove può fare ciò che vuole della sua vita. Dall’altra parte c’è la donna forte che ha avuto tanti problemi da cui sta cercando di uscire. Una si affida all’altra ma, anche se sembra che sia Vanna a dare l’appoggio a Ginevra, in realtà è l’esatto opposto”. A risplendere con le sue luci, i suoi grattaceli e il suo verde è la città di New York, un importante valore aggiunto, meta di sognatori, appassionati e di persone che vogliono vivere liberamente.

“A New York puoi essere chi ti pare e piace. Personalmente, vivendo lì, ho cercato di conoscere più persone possibili e di farmi raccontare le loro storie, viverle assieme a loro. E poi mi sono innamorata follemente della città. In realtà, c’ero già stata ma da semplice turista e non mi aveva entusiasmata affatto. Mentre viverci e circondarsi di persone che realmente la vivevano, gente di New York o che viveva lì da anni che mi ha mostrato la città non da turista ma da cittadina, è stato un qualcosa di completamente diverso. Mi sono sentita proprio newyorchese in quegli 8 mesi. Lavoravo e studiavo. Per due mesi sono andata a scuola per migliorare l’inglese, ho anche seguito un corso di business, dopodiché ho iniziato a lavorare per l’American Diabetes Association nel settore comunicazione e organizzazione eventi”.

Oltre ad essere una scrittrice, con altri due libri in cantiere, Alessandra Tava è prima di tutto una lettrice. Sono stati infatti i libri e i suoi autori e autrici ad accompagnarla in questo percorso. “Il libro che in questo momento ho sul comodino, consigliatomi da un’amica, è “Una vita come tante” di Hanya Yanagihara. Dopodiché le mie letture variano in base al periodo, come Nick Hornby e Gianrico Carofiglio. Tra le autrici che più amo ci sono Sophie Kinsella, i suoi libri li divoro da quando ho 16 anni, Isabel Allende e la grande Candace Bushnell. Tutti conoscono Sarah Jessica Parker e la serie “Sex and the City”, ma chi è davvero appassionato conosce bene la penna che si trova dietro tutto questo e, per me, la Bushnell è l’incarnazione della scrittrice all’avanguardia che, negli anni ’90, ha raccontato tematiche ancora oggi attuali”.

IL BASKET E LA SCRITTURA SONO DUE AMORI DIVERSISSIMI, MA IL FILO ROSSO CHE LI accomuna È SENTIRMI ME STESSA. ENTRAMBE LE COSE MI FANNO STAR BENE.

Nonostante non sia all’interno di “Buttati che è morbido”, il basket per Tava è come la scrittura, un mondo e un modo in cui può esprimersi al meglio. “Sono due amori diversissimi, ma il filo rosso che li accomuna è sentirmi me stessa. Sul campo da basket do il 100% e quando scrivo altrettanto. La sensazione di sentirsi se stessi è una delle più belle che si possa provare. Entrambe le cose mi fanno star bene. Proprio per questo, riguardo al mio futuro mi auguro di riuscire a far qualcosa che mi appassioni e che mi entusiasmi. Due caratteristiche che, a mio avviso, sono necessarie per affrontare la vita in generale. Passione ed entusiasmo”.

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