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SICILIA MIA
from PINK BASKET N.22
by Pink Basket
STORIE - DI CHIARA BORZÌ
UNA VITA PER LA PALLACANESTRO E PER LA SICILIA, LA SUA REGIONE NATIA: MARIACRISTINA CORRENTI, PRESIDENTESSA FIP, SI RACCONTA IN UNA INTERVISTA A 360GRADI. DALLA SUA CARRIERA DA GIOCATRICE, AL MATRIMONIO CON UN ARBITROINTERNAZIONALE – TOLGA SAHIN – FINO AD ARRIVARE AL SUO RUOLO ATTUALE
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Maria Cristina Correnti è la prima presidente donna della Fip Sicilia. L’ex giocatrice di P.C.R Messina, Rescifina Messina e Cras Taranto è oggi al vertice del Comitato Regionale isolano con alle spalle un’esperienza da Consigliere Federale ed in campo uno scudetto vinto con le pugliesi nella stagione 2002- 2003, 32 presenze in Nazionale Italiana U16, 118 in Nazionale Sperimentale e 13 nel team Azzurro. Classe 1972, da pochi mesi ha ottenuto una nuova posizione di vertice e ha una vice presidente donna, l’ex arbitressa Cinzia Savoca.
LA POLITICA HA CERCATO ME - “Non ho mai cercato la politica, ma è successo il contrario – spiega la presidentessa Fip Sicilia -. Credo nel destino e dunque credo che questo cammino fosse scritto. Tutto inizia venti anni fa, quando giocavo alla Rescifina ho ricevuto la telefonata di Peppe Cassì (allora presidente Giba) che chiedeva la mia disponibilità a candidarmi come consigliere federale. Ero ancora solo una giocatrice e non conoscevo il ruolo, ma mi era stato chiesto di sostenere una battaglia che era innanzitutto di ideali: dire no all’assegnazione senza ratio dei posti riservati agli atleti in politica.
L’ho spuntata inaspettatamente contro Mara Fullin. Il Presidente Maifredi mi ha conosciuta e dopo quattro anni mi ha chiesto di rimanere. Nel frattempo però mi ero sposata e volevo abilitarmi commercialista, per me questi obiettivi avevano la precedenza e ho rifiutato la proposta, iniziando una vita da mamma e da professionista. Appena i miei figli sono cresciuti ho deciso di riaffiliare la P.C.R fondata da mio padre e nel 2016 ho ricevuto la proposta di candidarmi a presidente. Avevo già detto diversi no, ma stavolta ho accettato! Entrando in Fip Sicilia come consigliere di minoranza ho da subito avuto la possibilità di notare le visioni differenti sui temi economici e di vicinanza alle società della presidenza che mi ha poi preceduta, per questo mi sono dimessa preferendo la possibilità di lavorare con il mio centro minibasket.
Ho scelto però di ricandidarmi alle elezioni 2020 che ho vinto. Oggi lavoro in Comitato per azzerare la distanza tra politica regionale e squadre siciliane, seguo tutte le categorie e i comitati su Zoom, firmo le certificazioni perché credo la federazione siamo noi, nella gestione. Non credo nella firma della delega in bianco quando votiamo. In politica non ho mai avuto la certezza di vincere, ma neppure paura di perdere, sono giocatrice e mi metto in gioco”.
DAI DIECI ANNI SUL PARQUET - Alta già da bambina, Cristina Correnti ha iniziato a giocare spinta dallo zio allenatore della Liberi Sportivi di Messina. “Avevo provato prima tanti altri sport, la mia famiglia teneva al fatto che ne facessi uno, ma appena sono entrata in un campo da basket ho capito di sentirmi a mio agio e a posteriori di potergli dedicare la vita. A dieci anni ero alta 1.72, giocavo alla scuola“Quasimodo” e poi mi sono spostata al PalaTracuzzi poco dopo l’inaugurazione (1983). Quel campo è stato tenuto a battesimo da una nostra partita minibasket; per noi che provenivamo dai cortili era un sogno, il campo era bordeaux con le panchine posizionate nel lato opposto rispetto ad oggi” (disposizioni cambiate quando siamo salite in Serie A1).
QUANDO LA SICILIA ERA UN TERZO DELLA SERIE A1 - La Serie A1 degli anni Novanta rappresenta sicuramente uno dei momenti più alti della pallacanestro siciliana negli ultimi trent’anni. Un periodo irripetibile per varie motivazioni. “Erano anni diversi – spiega la presidente Fip Sicilia Correnti – anche eticamente. Le squadre femminili in A1 erano tantissime, i campionati diversi perché c’era una vicinanza geografica tra le squadre partecipanti e a Messina lo sport per eccellenza era il basket. Le nostre abitudini erano legate a doppio filo con la pallacanestro, che era una costante della nostra vita. Vedi ad esempio i pomeriggi passati alla palestra “Juvara” per vedere semplicemente la partita di turno.
C’era un altro spirito, credo le quote abbiano cambiato tutto, hanno tolto rispetto. Per la Sicilia di allora io ero un fenomeno. Nell’89-90 arrivo per la prima volta in Serie A1 e vado in Nazionale cadette, contemporaneamente mio padre fonda la P.C.R, ricevo offerte dal Nord e da Priolo, ma lui voleva che studiassi e l’ho fatto, preferendo la scalata della P.C.R dalla Serie C. Questo mi ha tolto la Nazionale, ma non mi è dispiaciuto perché più è difficile il momento e più m’impegno. Arrivate di nuovo in A eravamo la squadra della città ed ero trattata alla pari di un giocatore di calcio. Andavamo in TV, durante i derby non uscivo di casa perché avrei trovato sicuramente dei tifosi con cui iniziare chiacchierate lunghissime.
Ho voluto sempre restare a Messina – ammette l’ex atleta Azzurra - amo molto la mia città e la Sicilia, mi piace pensare si possa fare meglio anziché lasciarla. Quando la P.C.R ha smesso l’attività scelsi di spostarmi alla Rescifina e quando Antonio (Rescifina, ndr) scelse di chiudere ho accettato l’offerta di Taranto. L’infortunio che mi ha portato a subire una paresi facciale mi convinse a smettere di giocare”.
SPOSARE UN ARBITRO INTERNAZIONALE - Maria Cristina è moglie di Tolga Sahin, arbitro internazionale dal 1999 e insieme hanno due figli. “Vivo in una famiglia di basket e questo mi agevola tanto. Con Tolga abbiamo vissuto insieme un quarto della vita condivisa da una “coppia normale” ed è come se fossimo sempre fidanzati! Viviamo un arricchimento reciproco, grazie a lui ho punti di vista e una visione della pallacanestro a 360° gradi. Mio figlio è anche mini arbitro, ma non ha mai arbitrato perché la P.C.R fa tutti i campionati maschili. Renato e Lara sono anche bravi come giocatori, starà a loro scegliere cosa vorranno fare da grandi”.
COME STA LA PALLACANESTRO FEMMINILE? -Quest’anno ho iniziato di nuovo a seguire la Serie A2 grazie all’Alma Patti, prima seguivo solo l’A1. Con maggiore lucidità credo potranno andare lontano e in A1 spero possa tornare uno scudetto in Sicilia grazie alla Passalacqua Ragusa. Spero anche le società femminili continuino a lavorare con le giovanili. Le bimbe che giocano oggi dove vanno? Devono andare dove si gioca basket femminile. Lo svincolo di queste ragazze diventa molto importante. Questo tipo di collaborazione è peculiare in Sicilia, ma anche nel resto d’Italia un cartellino dopo i 13-14 anni dovrebbe essere libero, a meno che nella stessa società non si faccia attività giovanile femminile. Uno dei motivi dell’abbandono nel basket è proprio il cartellino.
Non siamo noi a dover dire ad una ragazzina cosa deve fare quando non siamo neppure i genitori. Per tutte le società e in particolare quelle siciliane impegnate in un campionato nazionale spero arrivi maggiore aiuto. Le trasferte sono un grosso peso economico. Quando ero giovane c’erano le due squadre di Messina, Priolo e Alcamo e il campionato era indubbiamente più sostenibile per le variabili di trasferta. Alle siciliane di Serie A è necessario il sostegno della Regione, non per speculare ma per coprire i costi di trasferta. La legge 8 distribuisce in maniera equa i fondi tra coloro che fanno attività e va anche bene, mentre con la legge 31 vige il contributo alle società nazionali.
La Regione Sicilia dovrebbe aiutare a sostenere i costi di biglietteria, agevolare accordi con i vettori aerei per mettere un freno anche alla migrazione dei talenti sportivi dal Sud Italia”.
