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GUADAGNI ALL'OSSO?
from PINK BASKET N.24
by Pink Basket
BUZZER BEATER - DI SILVIA GOTTARDI
Lo scorso aprile, a seguito della decisione di cancellare i campionati per via della pandemia, Lega Basket, Giba (Giocatori italiani Basket Associati) e Usap (Unione Sindacale Allenatori Pallacanestro) erano arrivati ad un accordo importante per affrontare la difficile situazione e gettare le basi per la ripartenza. Sostanzialmente club, giocatori e allenatori si erano venuti incontro con una mano sul cuore, e una sul portafoglio, per fare in modo che l’intero movimento non implodesse. Il risultato: -20% agli ingaggi per chi guadagnava più di 50 mila euro lordi, -7,5% per chi aveva un ingaggio tra i 30 mila e i 50 mila, nessuna riduzione per gli altri.
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E le donne? Non nascondiamoci dietro un dito. Sono poche le giocatrici italiane che guadagnano più di 50 mila euro a stagione. Cos’è successo a loro? Ve lo dico io: guadagnavano poco, ora guadagnano ancora meno!
Recentemente la Giba ha effettuato un interessante studio fra i propri iscritti, con l’obiettivo di quantificare l’incidenza della pandemia Covid-19 in termini pratici sui contratti degli atleti nelle ultime due stagioni. 150 cestisti di A1, A2 e B maschile e A1 e A2 femminili sono stati sottoposti a dei questionari per capire come stanno realmente le cose. Ne è emerso che tra i professionisti di Serie A1 (maschi, perché noi non lo siamo!) il calo dello stipendio rispetto alla passata stagione è tra il 17% e il 21%, mentre tra i dilettanti (A2 e B maschile) è del 23%. Nel femminile il calo è stato del 22,5%, per un totale di circa 1.672.000 euro.
Ho cercato, in base alle cifre fornite dalla Giba, di calcolare a grandi linee quanto è il monte stipendi totale. Se 1 milione e 700 mila sono un calo del 22,5%, verrebbe un totale di circa 7 milioni di euro. Che diviso fra 330 giocatrici di A1 e A2 (calcolando 10 giocatrici per la A1 e 7 per la A2 pagate a squadra) fa sui 21 mila a testa lordi... Tolta Matilde Villa che, nonostante sia la miglior realizzatrice italiana di A1, a Costa paga la quota come tutte le altre under!
Ecco, adesso lo sapete (se già non lo sapevate prima): le giocatrici di basket in Italia giocano per passione e non perché sognano di diventare ricche grazie alla pallacanestro. È chiaro che questa cifra è una media, oltre che una stima, che comprende sia le Top Players che le altre, che quindi potete immaginare percepiscano ben meno di 21k annui. E anche quando si parla di riduzioni di ingaggio non si deve perciò pensare solo alle Top Players, ma alla maggioranza delle atlete, che avete capito ormai si portano a casa a fine anno una cifra spesso al di sotto di altri settori occupazionali, e per di più senza tutele (una giocatrice deve pagarsi la previdenza da sola ad esempio e non ha il TFR quando cambia squadra, ma almeno ora può contare su un piccolo sussidio maternità!).
Ritornerò sicuramente più avanti sull’argomento “gender pay gap”, per analizzare la grandissima differenza di salario che c’è tra cestisti e cestiste in Italia. Situazione che in WNBA hanno un pochino riequilibrato nel 2020, alzando gli stipendi e garantendo molti benefit grazie ad un contratto collettivo, arrivato dopo una lunga battaglia da parte delle atlete. Ma si sa... In Italia siamo ormai abituate a guadagnare meno dei nostri colleghi già da inizio carriera (e non parlo solo in ambito sportivo). Ma sto divagando...
La sostanza è che con queste riduzioni causate dal Covid-19 gli stipendi di tante cestiste sono diventati talmente bassi da scendere sotto la soglia della decenza. Ma non possiamo fare altro che rimanere uniti e stringere i denti, sperando di tornare prima possibile alla normalità. Sono ripartiti gli allenamenti delle categorie giovanili e regionali, nella speranza di potere tornare presto in campo per disputare partite ufficiali, poi riapriranno i palazzetti e con la normalità torneranno gli sponsor e di conseguenza gli stipendi pieni (mi auguro un po’ più alti, come sarebbe giusto che sia). Io lo so che nessuna mollerà, quella grinta che vedete in campo alla domenica è la stessa con cui le ragazze affrontano la vita di tutti i giorni: “Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”. E le donne, da sempre, sono abituate a lottare!