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PARLAMI D'AMORE
from PINK BASKET N.03
by Pink Basket
IL BASKET VISTO DA UN MARZIANO di Linda Ronzoni
Qualche giorno fa mio cugino è venuto a trovarmi da Marte. Mentre eravamo al bar a fare colazione, io bevevo un cappuccino e lui mi guardava disgustato per queste abitudini terrestri che ho ormai acquisito, ha cominciato a sfogliare un quotidiano rosa e si è fermato incuriosito su una struggente lettera di addio indirizzata a una maglia.
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I marziani parlano correntemente dodici lingue straniere, più il marziano che è molto simile al cinese ma col doppio degli ideogrammi, e quindi mio cugino leggeva senza difficoltà le parole sul quotidiano ma non capiva il significato di quello che stava leggendo, analfabetismo di ritorno si dirette qui sulla Terra se non fosse che lui, arrivando da Marte l’alfabetismo terrestre non l’ha mai imparato. Allora ho provato a spiegargli. Caro cugino 政 (per i terrestri: si pronuncia Zheng),non so da che parte cominciare; vedi, sulla Terra esiste ancora l’amore, sai quel sentimento che ti fa struggere, che ti fa... Nel frattempo lui aveva già visualizzato la ricerca sui suoi occhiali e stava già declamando: Amore, sostantivo maschile, Dedizione appassionata ed esclusiva, istintiva ed intuitiva fra persone, volta ad assicurare reciproca felicità, o la soddisfazione sul piano sessuale. Quindi questa persona vuole soddisfazione sessuale dalla sua maglia? Ho alzato gli occhi al cielo, la faccenda si faceva dura.
Dovete sapere che su Marte da secoli ci si è emancipati dalle passioni, si vive senza patrie, senza confini, senza regole morali, di cui non c’è più bisogno, senza Santi ne Eroi, praticamente è la seconda stella a destra di Bennato. Non si soffre, non si piange, non si gioisce, non si esulta. Al posto di amore c’è una parola 尊重 che potrebbe essere tradotta in: reciproco rispetto che fa felici gli occhi. Su Marte non ci sono genitori specifici, li hanno aboliti da centinaia di anni, ci sono figure di riferimento affidate dalla nascita che ti accudiscono fino ai 14 anni. Quindi niente papà che ti tramanda le sue passioni, niente mamma che ti guarda dagli spalti orgogliosa del canestro che hai appena fatto; non ci sono gerarchie, gironi, campionati di serie A e serie B, non ci sono sfide, non si vince ne si perde. Non ci sono squadre, durante una partita i componenti di una squadra si mischiano con quella degli avversari, ci sono punteggi ma alla fine tutti hanno vinto e tutti hanno perso.
Riprovo con calma. Vedi cugino Zheng non è una lettera d’amore a una maglia, è che quella maglia rappresenta qualcos’altro. È un artificio, qui sulla terra si chiamano figure retoriche, aspetta non andare a cercare su Google, non è importante. È una lettera d’amore per quando eri piccolo e gli altri giocavano meglio di te e tu hai cominciato tutti i giorni a fare ore di tiro nel canestro del giardino di casa. Una lettera d’amore per quella prima volta che sei stata convocata. Una lettera d’amore per tutte le tue compagne, anno dopo anno, faccia dopo faccia; quelle che hanno pianto con te, quelle che hanno riso e urlato per quella vittoria impossibile. Una lettera d’amore per come il tuo corpo può cedere e poi rinascere con tutta la sua forza e farti sentire invincibile. Una lettera d’amore per gli anni che sono passati come un soffio con il pubblico che ti ha acclamato, che ha gridato Sì! su quel canestro decisivo. Una lettera d’amore per tutto l’amore che nonostante tutti i lavaggi è restato incrostato sulla maglia. Su quella maglia.
Mio cugino Zheng mi guarda allibito. Mi fermo con la mano in alto, aperta, come se stessi declamando una poesia. Ma che cos’è quell’acqua che ti scende da un occhio? Dice scuotendo la testa. Mi sa che questo soggiorno terrestre ti sta facendo molto male, dice mentre cerca sineddoche in Google.