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IL ROSA DI GERI

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AMORE INFINITO

AMORE INFINITO

ALTRI MONDI di Marco Taminelli

LA NAZIONALE FESTEGGIA LA QUALIFICAZIONE AGLI EUROPEI DEL PROSSIMO ANNO. RIPERCORRIAMO LA SPLENDIDA CAVALCATA DELLE AZZURRE ATTRAVERSO LE PAROLE DI GERI DE ROSA, TELECRONISTA DI SKY CHE HA SEGUITO DA VICINO IL CAMMINO DELLE RAGAZZE DI COACH CRESPI

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Partiamo dal traguardo appena raggiunto, ovvero la qualificazione della nostra Nazionale per gli Europei del prossimo anno. Un traguardo mai scontato, arrivato dopo un girone di qualificazione lottato, e vinto, in un crescendo continuo di emozioni.

“È stata una partita, quella decisiva con la Svezia, davvero complicata, un grande risultato ottenuto in modo splendido. Obbiettivo centrato che ci permette di tornare alla massima competizione continentale dopo la beffa subita lo scorso anno in Repubblica Ceca. Traguardo difficile da raggiungere tanto più che la pressione prima della sfida con la Svezia era altissima. Gran primo tempo, poi una ripresa complessa dove abbiamo subito la rimonta delle svedesi. Sul più 2 poteva esserci il momento del crollo definitivo, invece le ragazze hanno reagito alla grande. Dimostrando coraggio, lucidità, con due minuti finali di grande sostanza su entrambi i lati del campo. Un grande sforzo, per un traguardo strameritato”.

Sfida vinta con rabbia, agonismo ma anche altrettanta capacità di lettura nei minuti che contavano. In una serata dove sono emerse le doti del gruppo, non solo dei violini principali Zandalasini e Sottana.

“È stata realmente una vittoria collettiva. Frutto di una collaborazione continua tra tutte le ragazze. Nonostante i nostri terminali offensivi, Zandalasini e Sottana (brave poi a fare cose preziose a rimbalzo ed in difesa), fossero meno brillanti del solito in attacco il resto del gruppo è salito di livello supplendo con energia e coraggio. Poi c’è stato l’impatto di Olbis Andrè che ha giocato una partita maestosa in area colorata, contro tra l’altro un’avversaria mai facile come Zahui. Tutte però hanno dimostrato grande personalità, un fattore decisivo quando affronti gare senza ritorno”.

Squadra giovane con ampi margini di crescita, che ha dimostrato di poter guardare al futuro con una buona dose di ottimismo.

“Ci sono talento, gioventù e, di conseguenza, grandi possibilità di crescita ed evoluzione. Abbiamo detto di Olbis Andrè, che è il centro che aspettavamo e, a 20 anni non ancora compiuti, può completarsi e diventare davvero una giocatrice che “sposta” ancora di più nel pitturato. C’è Penna che è già diventata un’arma in più, senza dimenticare la personalità di una giocatrice sempre carica di energia come Francesca Dotto. Al tutto aggiungi una stella come Cecilia Zandalasini ed allora davvero puoi guardare al futuro con legittimo ottimismo”.

Non mancano nemmeno la leadership e l’esperienza. Fattori decisivi che hanno consentito alle azzurre di superare anche momenti difficili, Masciadri e Ress alcuni dei nomi tutelari di questo percorso.

“Un gruppo giovane ha tanto entusiasmo ma anche tanta pressione, oltre a dosi importanti di inesperienza. Fondamentale il ruolo di giocatrici carismatiche come Masciadri (che ha chiuso la sua avventura in maglia azzurra proprio con la Svezia) e Ress. Decisive attraverso l’esperienza, la conoscenza del gioco e delle avversità, far capire alle più giovani le differenze rispetto al giocare in campionato. Far comprendere le diverse responsabilità che il giocare al massimo livello comporta. Abbandonando ogni forma di timidezza, oltre a portare con sé una straordinaria mentalità vincente. Ruoli interni alla squadra da sfruttare dentro e fuori il parquet, non sarei sorpreso dal vedere queste grandi veterane dare il loro contributo alla Nazionale anche nel post carriera”.

Un grande lavoro che viene da lontano, dal contributo di coach Capobianco sino ad arrivare alla gestione di Marco Crespi. Un percorso virtuoso che ha generato ottimi risultati.

“La base l’ha meravigliosamente preparata coach Andrea Capobianco, già lo scorso anno la sua Nazionale avrebbe strameritato il pass per i Mondiali. Negati sostanzialmente da una pessima decisione arbitrale nella sfida decisiva contro la Lettonia ad Eurobasket (antisportivo inesistente sanzionato a Zandalasini nel finale n.d.r.). Brave le ragazze davvero in quel caso a non farsi condizionare da quell’evento negativo. Hanno voltato pagina derubricando la situazione non come un torto subito a cui aggrapparsi, ma uno stimolo per reagire e per tornare a giocarsi traguardi importanti con ancora più determinazione. E di sfortuna sicuramente si potrebbe parlare se, oltre all’episodio citato degli Europei 2017 in Repubblica Ceca, ricordiamo le beffe subite sia nel 2013 che nel 2015 (contro Serbia e Bielorussia). Poi c’è stato il contributo di Marco Crespi che prima ha pagato lo scotto del noviziato, esemplificativa la sconfitta nella sfida di andata con la Croazia, poi ha saputo con umiltà interpretare meglio la situazione. Sia dal punto di vista tecnico e, soprattutto, dal punto di vista psicologico facendo fare l’ultimo salto di qualità decisivo al suo gruppo. Lavoro di supporto in cui è stato importante il ruolo, come sottolineato prima, di Ress e Masciadri. Da non dimenticare a mio parere anche il contributo di Lucchesi e Zanotti, ora si stanno raccogliendo i frutti del loro lavoro nel settore giovanile”.

E poi c’è Zanda. Talento cristallino ma anche tante responsabilità per lei.

“Parliamo del nostro talento più fulgido dal punto di vista qualitativo senza nessun dubbio. Oltre a questo ci sono le responsabilità, ed una pressione enorme che grava su di lei. Ricordo, dopo la sfida contro la Macedonia a Pavia, quanto fosse stata stupita, ed anche travolta emotivamente, dall’entusiasmo incredibile della gente attorno a lei a fine gara. Sta attraversando esperienze importanti (WNBA e Fenerbahce) e non tutto è semplice da gestire. Ad esempio in Turchia non ha minuti in campionato per via delle norme interne al campionato turco, mentre quando gioca in Nazionale molto è affidato a lei soprattutto in attacco. Saranno belle sfide per Zanda da qui in avanti, ma sono certo che, se avrà tempo di preparare con le compagne il torneo, farà grandi cose ai prossimi Europei”.

Zandalasini che ha anche il ruolo di ambasciatrice-testimoniale del movimento cestistico femminile. Quali i limiti attuali nella promozione del basket donne e quali invece i margini di miglioramento.

“Uno dei veri problemi è sicuramente quella sorta di scollamento che esiste, a mio parere, tra campionato italiano e Nazionale. A volte si ha l’impressione che il primo non sia collegato alla seconda, come se non ci fosse interesse a farne da volano e promozione. Legame che credo andrebbe agevolato e sviluppato, partendo dal rapporto (che sembra al momento un po’ sfilacciato) tra le stesse società e la Nazionale. Aiuto reciproco che può produrre un effetto positivo per tutto il movimento. In generale vedere il basket femminile è molto bello, proprio per i veri appassionati di pallacanestro secondo me. È un gioco magari meno spettacolare in senso stretto, meno verticale e con numeri ad effetto. Ma è infinitamente più tecnico, più accurato in tante situazioni, le ragazze hanno una capacità di letture e di adattamenti sul parquet anche superiori agli uomini. Certo non devi aspettarti valanghe di schiacciate, magari trovi qualche errore o palla persa che non ti aspetteresti, ma credo ci siano valori ed aspetti molto belli da divulgare e far capire anche a chi si confronta in genere con il basket maschile”.

Televisione che rappresenta sempre il principale veicolo di divulgazione. In base alla tua lunga esperienza nel settore su quali aspetti si può puntare per continuare a rilanciare (e renderlo più appetibile) il basket femminile?

“Credo che il basket femminile abbia tanti aspetti da poter valorizzare. In generale quello che mi colpisce è il fortissimo senso di solidarietà, di fare gruppo e di reagire alle difficoltà. Capacità ancora più sviluppate rispetto alle squadre maschili. Qualità che emergono, nella mia esperienza di queste ultime stagioni, moltissimo in questa squadra Nazionale. Penso ai messaggi forti e solidali dopo l’infortunio di Caterina Dotto (la sorella Francesca ha giocato contro la Svezia con la sua maglia, la numero 0), alle lacrime di gioia e di emozione di Masciadri all’ultimo atto con la maglia azzurra, a come tutte hanno reagito dopo la sconfitta contro la Croazia dello scorso anno dove sembrava fossimo non pronte per un livello superiore. Ho volutamente elencato questi elementi perché credo aiutino noi, addetti ai lavori, nel promuovere e divulgare il prodotto basket femminile. Al pubblico italiano è sempre piaciuta la squadra che supera le difficoltà, il famoso “sputare sangue petersoniano”, il partire da non favoriti per poi afferrare vittorie e medaglie. Come le Nazionali di Gamba, Messina, Tanjevic e Recalcati in campo maschile, e Sales ad esempio nello straordinario europeo 1995 in campo femminile. Sono alcuni dei motivi per cui la gente si immedesima, e si appassiona, ad una squadra come quella di Sottana e compagne. A conferma di questo abbiamo avuto degli ottimi numeri proprio durante la cronaca di Italia-Svezia, il tutto nonostante la contemporaneità della gara di Eurolega di Milano con Vitoria. Televisivamente parlando molti impianti italiani non aiutano la trasmissione dell’evento, ma è una carenza strutturale, di palazzetti non moderni, fattori non addebitabili di certo al basket femminile. Certo se osservi partite di WNBA o di Eurolega di alto livello capisci che, in quei contesti, puoi avere la possibilità di fare servizi e telecronache in strutture adeguate. Ed in quel caso il fascino e la qualità per il pubblico televisivo aumentano notevolmente”.

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