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TRA STORIA E FUTURO

FOCUS di Alice Pedrazzi

È IN ATTO UN PASSAGGIO DI TESTIMONE SIMBOLICO TRA CHI HA FATTOLA STORIA DELLA PALLACANESTRO FEMMINILE DEGLI ULTIMI DUE DECENNI E CHI HA IN MANO LA MATITA PER SCRIVERE QUELLA DEI PROSSIMI DUE. C’È INTANTO UN PRESENTE TUTTO DA GODERCI.

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Tra storia e futuro, esperienze e (belle) speranze c’è, oggi, nel nostro campionato un preziosissimo mix di saggezza (cestistica) ed entusiasmo, un condensato di “vecchio e nuovo” che ci fa vivere un presente ricco di significati, nel quale si cela (nemmeno più di tanto) quel senso di continuità tanto prezioso per un movimento che, proprio nella convivenza e nel confronto sul campo fra atlete appartenenti a generazioni diverse, trova le basi per un futuro ricco di giuste aspettative, ma costruito senza dimenticare quanto gli esempi delle grandi giocatrici che ancora calcano i parquet possano significare per le giovani che studiano da protagoniste. Ad unire storia, presente e futuro c’è un unico, grande ed insostituibile, minimo (anche se forse, per la sua importanza, sarebbe il caso di dire massimo) comun denominatore: il talento.

Chicca Macchi, Raffaella Masciadri e Angela Gianolla sono, da un lato, il simbolo più luminoso di che cosa significhi essere non solo delle atlete di altissimo livello, non solo giocatrici di classe e talento, ma campionesse vere nello sport che si è scelto come compagno di un lungo pezzo di vita. Dietro alle carriere di queste giocatrici c’è, senza dubbio, quel “qualcosa in più” che ha fatto - e fa - di loro, non soltanto un grande patrimonio del nostro basket, ma soprattutto un esempio virtuoso di doti tecniche e fisiche abbinate a determinazione, spirito di sacrificio, voglia e capacità di superarsi ogni giorno, tutti i giorni, ogni anno, tutti gli anni, senza mai sentirsi arrivate, senza mai pensare di non aver più nulla da imparare. C’è, dietro e dentro le loro carriere, tutta la storia del basket femminile degli ultimi venti anni e c’è, nella loro capacità di incidere ancora sul campo, la messa a terra, o meglio sul parquet, di un concetto tanto semplice da dirsi, quanto difficile da tradursi in azioni: la mentalità vincente.

Ilaria Panzera, Giulia Natali e Valeria Trucco sono, dall’altro, la faccia di un futuro che bussa forte per farsi già presente, che si presenta sul campo con quel sorriso spavaldo e quell’entusiasmo contagioso in dote solo a chi sa di aver tanto da imparare, ma anche da esprimere. Sei giocatrici, per un quintetto più un cambio che abbiamo scelto come immagine di un passaggio di testimone simbolico tra chi ha fatto la storia della pallacanestro femminile degli ultimi due decenni e chi ha in mano la matita per scrivere quella dei prossimi due.

Con una grande consapevolezza questa stagione (al netto delle recenti e – ahinoi - tristi vicende che hanno coinvolto la società di Napoli) ci sta regalando la possibilità di vedere storia e futuro giocare insieme, tendersi la mano, sfiorarsi.

23 scudetti, 16 volte la Coppa Italia e 21 la Supercoppa: le braccia di Chicca Macchi, Raffaella Masciadri e Angela Gianolla hanno alzato nel cielo della pallacanestro femminile, complessivamente, 60 trofei negli ultimi vent’anni. Numeri da far venire i brividi. Cifre da campioni veri. Cifre che ci dimostrano che il talento ce lo regala il destino, ma la capacità di vincere la si costruisce col sacrificio e la dedizione. La più vincente di questo terzetto d’oro è Masciadri (classe 1980), che si è cucita sul petto lo scudetto tricolore per 14 volte, mentre ha sollevato la Coppa Italia 9 volte e la Supercoppa 13, la segue Chicca Macchi (classe 1979), con 7 scudetti, 6 Coppe Italia e 5 Supercoppe e poi Angela Gianolla (come Masciadri, classe 1980), con 2 scudetti, 1 Coppa Italia e 3 Supercoppa. Ma la bellezza, di queste vincenti “quasi” quarantenni sta nell’inesauribilità del loro talento e nella capacità di rigenerarsi ogni stagione, ritagliandosi un ruolo sempre nuovo, forse, ma sempre rispondente alle esigenze della propria squadra. Perché (anche questo) deve saper fare chi vuole avere in mano la penna per fare la storia di uno sport a lungo.

Gianolla, che a Ragusa detta ritmi e letture per le proprie compagne per più di 16 minuti di media a partita, segnando 3 punti per gara, è l’esempio di come l’esperienza possa essere fondamentale (anche per il trasferimento di competenze alle compagne più giovani) nella gestione dei momenti particolari delle partite e quando occorre selezionare scelte e tiri (in tal senso particolarmente significativa la sua più che buona percentuale nel tiro da 3, 42%). Una carriera giocata a passo sicuro, quella di Gianolla, forse senza clamori, ma nemmeno tremori, esempio di equilibrio in campo e passione vera, messa al servizio di un lavoro quotidiano che è stata (ed è ancora oggi) la chiave di tanta longevità cestistica.

Raffaella Masciadri interpreta alla perfezione il ruolo della capitana chiamata a giocare i cosiddetti minuti di qualità, non un concetto vuoto, ma un preciso ruolo che unisce la componente tecnica a quella più motivazionale: è lei, senza dubbio, la depositaria delle tante storie e soprattutto della mentalità vincente che ha permesso a Schio di essere la squadra più vincente del basket femminile nostrano negli ultimi 10 anni. In campo, “Mascia”, in questa stagione, segna più di 5 punti di media in quasi 16 minuti di utilizzo e le buone percentuali al tiro (56% da 2 e 43% da 3) dimostrano che una delle prerogative di chi sa essere “grande anche da grande” è saper fare la scelta giusta.

Laura “Chicca” Macchi, il talento offensivo più brillante, ha continuato senza soluzione di continuità a dare del “tu” al canestro, spiegando con l’esempio alle tante giovani che la vedono come riferimento, cosa significa saper far canestro (doppia cifra di media - 10,3 punti - per lei, anche in questa stagione fino a che Napoli è scesa in campo). Nel corso della sua lunga carriera, il suo guizzo offensivo non ha mai smesso di illuminare i parquet che ha calcato e la voglia di ricominciare in un’altra piazza, dopo i tanti anni e tanti scudetti a Schio, mostrata quest’anno, unitamente alle sue statistiche, sono la fotografia più nitida del suo essere “signora del nostro basket” (per fortuna la sua lontananza dal parquet è stata brevissima: ufficiale la notizia del suo ingaggio alla Reyer). Statistiche dell’anno in corso e numeri di trofei vinti, ci mostrano la bella faccia di queste atlete che, dopo aver passato più di vent’anni sui campi di tutta Italia e mezza Europa, hanno ancora la perseveranza e la capacità di incidere, dimostrando che il momento per diventare storia, ancorché recente, del nostro basket può attendere. Perché Chicca Macchi, Raffaella Masciadri e Angela Gianolla vogliono e sanno essere ancora il presente. Questo ci dicono i numeri, e non solo.

Dall’altra parte c’è chi, pur consapevole di rappresentare il futuro, pur cosciente che il meglio deve ancora venire (e verrà…), ha voglia e mezzi per alzare la mano e rispondere già presente, con tono deciso e sicuro, all’appello di questo campionato: Ilaria Panzera, classe 2002, Valeria Trucco, classe 1999, e Giulia Natali, classe 2002 (ma possiamo con piacere inserire in questo elenco di belle speranze anche Caterina Gilli e Silvia Nativi, che con Natali condividono anno di nascita, squadra ed amicizia) sono le giovani su cui scommettere decisi. In campo, però, tutte stanno facendo di tutto per dimostrare che più che scommesse, vogliono e sanno essere certezze.

Ilaria Panzera, nata a Milano l’8 luglio 2002, sembra essere una predestinata: non c’è solo talento nelle giocate che valgono a questa esterna di 178 cm e tanta voglia di fare bene 4,6 punti di media nei 15 minuti di fiducia (piena e meritata) che coach Cinzia Zanotti le concede al Geas, ma anche lo sguardo giusto, quello che non conosce paure né timori reverenziali. Così in molti hanno per lei hanno scomodato il paragone con l’altro grande talento uscito nel recente passato da Sesto San Giovanni, Cecilia Zandalasini. Ma Ilaria, che mostra in campo e fuori una maturità non comune per una sedicenne, senza farsi mettere pressione da confronti lusinghieri e stimolanti, fa con determinazione e a passo deciso il suo percorso, solido non soltanto nelle cifre che produce: a novembre, infatti, si è anche guadagnata la considerazione e la convocazione del cittì Marco Crespi nel gruppo delle 17 azzurre che hanno lavorato per le Qualificazioni agli Europei di quest’anno. Non male per chi ancora non ha compiuto 17 anni, ma sul campo sembra non ricordarselo.

Giulia Natali, stessa annata buona di Panzera (anzi ottima, se consideriamo che del 2002 sono anche Gilli e Nativi) a Vigarano sta dimostrando di partita in partita di essere una guardia versatile e dal grande istinto realizzativo: segna 5,6 punti in 17 minuti di media, con un high stagionale di 15 punti contro Broni, segnati alla nona giornata, grazie ad una prestazione senza errore e senza macchia al tiro (6/6 da 2). Niente male e soprattutto niente paura, nemmeno per lei. Si vede che quando distribuivano il timore, le cestiste azzurre del 2002 erano tutte voltate dall’altra parte. Del resto hanno vinto l’oro europeo nell’ultima estate.

Di qualche anno più grande (classe 1999) è Valeria Trucco, ala/ pivot di 193 cm che, disputando una stagione di quantità e qualità a Torino, pare più che mai decisa a far sì che anziché essere riconosciuta come “la figlia di Sandra Palombarini” (ex grande cestista degli anni 70-80), sia presto Sandra ad essere indicata come “la mamma di Valeria”. Nel suo campionato si contano 6 gare in doppia cifra e 4 in cui ha firmato una “doppia-doppia”, l’ultima in ordine cronologico è stata quella siglata nella gara contro Battipaglia, in cui la lunga torinese ha segnato 18 punti e strappato 12 rimbalzi.

Che dire: tra storia e futuro, abbiamo un presente tutto da goderci.

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