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HAI VISTO L'ARBITRO?

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QUANTO GIOCHI?

QUANTO GIOCHI?

PALLA E PSICHE di ALice Buffoni /Staff Psicosport

Gli arbitri migliori sono quelli invisibili. Questo spiega come mai la categoria arbitrale è tanto bistrattata: di buoni arbitri non si parla mai, perché non si vedono. Una partita ben arbitrata non si ricorda, mentre abbiamo ancora negli occhi il fischio assassino contro Zandalasini agli ultimi Europei.

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E stando così le cose è inutile prendersela con il pubblico sugli spalti: è impossibile concentrare il tifo contro qualcuno di invisibile, più facile invece è inveire contro chi si fa improvvisamente notare con un fischio dubbio. Eppure di arbitri bravi ce ne sono tanti ed è un peccato che il loro buon lavoro non sia quasi mai riconosciuto, anche perché stiamo parlando di super-atleti. Si, il discorso vale anche per gli arbitri Minors! E ora vi spiego perché.

Un arbitro deve poter garantire ottime prestazioni atletiche, per lui una partita significa 40 minuti sicuri di corsa e scatti. E questo solo a livello fisico. Per quanto riguarda l’aspetto mentale deve saper mantenere un livello di concentrazione elevato per un tempo che va oltre quello effettivo di gioco: pensiamo per esempio all’infinito numero di norme del regolamento da controllare nel pre e post gara. Deve inoltre essere capace di modulare il proprio focus attentivo, ossia dirigere la propria attenzione là dove conta nel momento giusto: tenere sotto controllo cioè l’azione di gioco nel suo complesso, il giocatore con la palla e quello lontano, ciò che avviene al tavolo, in panchina e non da ultimo tra il pubblico.

Nel contempo l’arbitro deve anche prendere delle decisioni in tempi rapidissimi, assumendosi responsabilità importanti. Tutto ciò, inoltre, avviene spesso in un ambiente ostile, privo di alcun sostegno, anzi con la pressione da parte di pubblico e giocatori. Le risorse fisiche e cognitive impiegate sono tante e comportano un dispendio di energia molto elevato soprattutto se paragonato all’impegno medio di un buon giocatore. Sono pochi quelli che rimangono in campo 40 minuti e nessun giocatore concentra su di sé il 100% delle scelte di gioco. Inoltre l’ambiente che circonda il giocatore è sempre supportivo, con i compagni di squadra pronti a sostenere, incoraggiare e correggere in corso di gioco una scelta sbagliata. Se un arbitro non è in giornata, non può sedersi in panchina; il suo percorso di preparazione e avvicinamento alla partita non ammette dunque errori. Un buon arbitro conosce l’importanza delle routine pre-gara e delle routine di reazione all’errore, che tra parentesi sarebbero molto utili anche ai giocatori (keep calm and call a mental trainer)!

Quindi la prossima volta che vi lancerete in un coast to coast, provate ad apprezzare quell’ombra grigia che vi corre accanto per proteggervi da un fallo killer: lo fa per passione e amore del gioco, uno scatto a vuoto senza nemmeno la gloria di schiacciare in contropiede.

*Questa rubrica è tenuta da Psicosport, una realtà che utilizza la Positive Psychology con atleti e allenatori, dai settori giovanili all’alto livello, perrispondere alle criticità che si incontrano sul campo, per migliorare performance individuali e ottimizzare il rendimento di squadra.

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