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BOTTA E RISPOSTA
from PINK BASKET N.16
by Pink Basket
INSIDE A1 di Eduardo Lubrano
CONTINUA LA NOSTRA INCHIESTA SULLA QUESTIONE “STRANIERE O NON STRANIERE?”DEL CAMPIONATO ITALIANO. NE PARLANO IN MODO CHIARO, CON QUALCHE STOCCATAIN PIÙ, PAOLO DE ANGELIS, DIRETTORE GENERALE DI SCHIO, E GIAMPIERO TICCHI,ALLENATORE DELL’UMANA VENEZIA
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Nello scorso numero di Pink Basket (il 15) abbiamo presentato un documento che poneva una base di riflessione sullo stato di salute della pallacanestro femminile. Una base concreta però, non le solite chiacchiere. Si partiva da un’idea di riqualificazione della base, dal reclutamento giovanile fino alla serie A1, per la quale ci si domandava se potesse essere utile ridurre l’attuale numero delle straniere da tre a due. Era quel documento, come detto, una piattaforma molto ben realizzata sulla quale riflettere per costruire qualcosa. E la riflessione è decisamente partita tra allenatori, dirigenti ed addetti a vario titolo ai lavori. Con parole di approvazione a quanto scritto in quelle pagine ed alcune obiezioni delle quali è giusto dare conto. Non di tutte ovviamente perché lo spazio è limitato. “Due straniere abbassano il livello tecnico e dunque anche le italiane non migliorerebbero la loro qualità. Meglio anzi aggiungerne una o due”.
“Non è detto che con sole due straniere le italiane giochino i minuti importanti delle partite, ma soprattutto i palloni decisivi delle partite perché questi finirebbero sempre e comunque nella mani delle straniere”. “Bisogna concentrare il lavoro sulla Nazionale piuttosto che sul Campionato. “Sarebbe utile la creazione di un campionato di sviluppo tra A1 ed A2 a girone unico”.

MARTINA FASSINA CLASSE ‘99, ORO AGLI EUROPEI U20 DEL 2019, PREMIO REVERBERI 2017/18, ALLA SECONDA STAGIONE IN MAGLIA ORANGE. BENE IN CAMPIONATO, HA MOLTO POCO SPAZIO IN EUROLEGA.
Tutte obiezioni legittime che hanno fondamenta e che non è qui che vogliamo valutare. Perché appartengono al dibattito e perché sono necessarie alla costruzione di un progetto reale di crescita. Allora abbiamo pensato di affrontare la questione con due diversi interpreti della serie A1 femminile, che vedono le prospettive da due diverse angolazioni, la scrivania ed il campo: Paolo De Angelis, direttore generale di Schio, e Giampiero Ticchi, allenatore dell’Umana Venezia. “Io per prima cosa vorrei soffermarmi sul fatto che nella nostra pallacanestro non è tutto così negativo come si vuole dare ad intendere – dice De Angelis – perché ci sono aspetti positivi importanti. Il movimento è vivo. Abbiamo due squadre nell’Eurolega, siamo prime in Europa a livello giovanile e vorrei dire, largamente prime. Il tessuto delle società è ottimo secondo me. Negli ultimi 10 anni il numero delle tesserate non è crollato ma anzi, negli ultimi due anni, è lievemente aumentato. Ed abbiamo un’età media bassissima: 22,6 anni. Queste positività a fronte del fatto che abbiamo 25 mila tesserate. Spagna e Francia per esempio ne hanno 200 mila. Ovviamente questo non vuol dire che possiamo dormire sugli allori e che va tutto bene, ma anzi che dobbiamo fare meglio. Perché le criticità ci sono.
La prima è proprio nel numero delle tesserate, poche, pochissime. Non abbiamo visibilità. E poi non c’è un sistema pallacanestro che va nella stessa direzione, tutto si regge su alcuni imprenditori appassionati ed illuminati. Ma se dovessero mollare che accadrebbe? È su questi limiti che dobbiamo, naturalmente, aumentare i nostri sforzi. Io ho un chiodo fisso: fare sistema”.
E visto che non siamo in cucina, Paolo De Angelis non ha ricette che portino ad un prodotto sicuramente buono.
Ma proposte concrete che potrebbero, a suo dire, aiutare la pallacanestro femminile. Eccole. “Intanto potremmo aumentare il numero delle società di base e fare in modo che siano sempre più collegate tra loro. Poi come accade nel calcio, potremmo coinvolgere le società maschili inducendole a creare un settore femminile, magari con degli incentivi per chi lo fa. Sarei anche possibilista sulla riduzione del numero di squadre in A1, a 12, ed in A2. E poi c’è il discorso della Nazionale e degli impegni europei”.
Affrontiamoli questi discorsi. “Io parlo per Schio e dunque per una società che ha ambizioni europee quindi il discorso delle straniere ridotte non mi convince. Primo: siamo l’unico campionato europeo importante che ne ha tre. La Francia che ha messo un limite, ne ha quattro. Poi perché credo che per le nostre ragazze allenarsi con giocatrici straniere di qualità sia molto importante. E poi non è detto, o meglio, è detto solo a livello meramente statistico, che le italiane giochino di più: va bene, stanno in campo di più ma sono pronte? La Nazionale. Diciamo subito che non vincevamo prima e non vinciamo adesso, quindi non credo che ci sia questa stretta correlazione tra il campionato ed i risultati della squadra azzurra senior. Perché non fare come altri paesi che hanno naturalizzato una straniera? La Spagna ha vinto tutto, anche a livello senior, da quando ha reso spagnola Sancho Lyttle che di spagnolo ha solo il nome di battesimo (è nata a Grenadine, isole caraibiche, ndr). E poi una provocazione. Apprezzo l’idea di High School Lab, ma perché invece non dare incentivi alle squadre di A1, che ne hanno guadagnato il diritto, per fare le Coppe europee? Magari sanzionandole con delle multe se non le fanno? La pallacanestro che si gioca in Europa è un’altra cosa ed è necessaria per completare la formazione tecnica, fisica e psicologica delle nostre ragazze. I soldi ci sarebbero perché parliamo di 25/30 mila euro di contributo a squadra”.
È l’anno delle elezioni tanto del Presidente della Federazione quanto di quello della Lega Basket. Che cosa si muove? “Per adesso nomi non ce ne sono. A fine febbraio le società femminili a Bologna avranno una riunione nella quale si metteranno sul tavolo proposte e suggerimenti per creare un programma. Dopodiché vedremo se i candidati vorranno sposare, e in che misura, i nostri propositi.” “Tornando dalla trasferta di Praga, dove abbiamo preso una lezione – racconta Giampiero Ticchi da quest’anno sulla panchina dell’Umana Venezia – una giocatrice mi ha detto “Certo coach in Eurolega è davvero dura…”. Questo mi ha ulteriormente convinto della consapevolezza che hanno le nostre ragazze della difficoltà di fare le Coppe ma anche della necessità di giocare in Europa”.

GIAMPIERO TICCHI PESARESE, CLASSE ’59, AL PRIMO ANNO SULLA PANCHINA DELLA REYER. GIÀ ALLA GUIDA DELLE AZZURRE, HA UN PASSATO IMPORTANTE NEL MASCHILE
Dal campo, la visione di Ticchi è molto tecnica e lui, come tutti gli allenatori, può raccontare lo stato di salute delle giocatrici italiane. “Abbiamo un serbatoio limitato quindi è difficile avere una qualità diffusa. Ma le nostre sono brave. Super nei fondamentali e molto ben preparate tatticamente. Ma se a livello giovanile, dove abbiamo i migliori allenatori come mi sembra evidente, possono essere elementi sufficienti per vincere anche in Europa, a livello senior no. Perché, e la trasferta di Praga ne è stata un altro esempio, la fisicità conta moltissimo. Noi sappiamo leggere ogni situazione, ma le altre “ci saltano in testa”. Giocano con due, massimo tre schemi e due idee: se difendi vicino penetrano e scaricano o vanno al ferro. Se gli dai un po’ di spazio tirano e vanno a rimbalzo. Fare le Coppe dunque è indispensabile. Nel continente sono tante le squadre di diverse nazioni che fanno questa esperienza e le giocatrici lo capiscono. Credo sia necessario supportare le squadre che fanno le coppe. A quel punto due, tre, quattro straniere può anche essere un argomento sul quale dibattere ma non così decisivo. Nel senso che a me convince l’idea per esempio di poterne tesserare un tot numero, ma di poterne schierare due o tre in campionato e quante se ne vuole nelle coppe. Sappiamo tutti che siamo quelli che ne hanno di meno rispetto alle altre nazioni. La Nazionale, secondo me, oltre ad altri problemi ha avuto anche infortuni importanti nei momenti decisivi e sfortuna. Se quel fallo del 2017 in Italia-Lettonia, fischiato a Zandalasini, fosse stato amministrato in altro modo (Ticchi non parla di scandalo, ma è sin troppo chiaro e siamo tutti d’accordo con lui ndr) chissà, saremmo qui a parlare d’altro. Bisogna lavorare molto, sia chiaro, ma forse manca poco per fare un salto di qualità”.
Allora parliamo di questo campionato. Cosa vede, chi le piace e soprattutto cosa manca a Venezia per arrivare fino in fondo? “Vedo tante giovani protagoniste. Che giocano ed anche bene. E mi piace molto. Vedo San Martino di Lupari e Geas che dopo le prime tre (Schio, Venezia e Ragusa) giocano molto bene e, secondo me, insieme a Lucca saranno quelle nei playoff con gli ultimi due posti molto incerti. Cosa manca a Venezia per arrivare fino in fondo? Basta vincere”.

COSTANZA VERONA, CLASSE ’99, ORO AGLI EUROPEI U20 DEL 2019, AL SECONDO ANNO IN MAGLIA GEAS STA GIOCANDO UNA STAGIONE DA PROTAGONISTA: 9,5PT E 3,3 ASSIST IN 26 MINUTI DI UTILIZZO