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CAROLINA LA MATTA

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THE CHOSEN ONE

THE CHOSEN ONE

PRIMO PIANO di Francesco Velluzzi

CAROLINA SCIBELLI HA IL FUOCO DENTRO, ALIMENTATO DALL’AMORE PER UNA MAMMA CHE NON C’È PIÙ MA LA PROTEGGE SEMPRE E COMUNQUE. AD ARIANO IRPINO SI È RIMESSA IN PIEDI, HA INDOSSATO LE SCARPETTE E, IN COMPAGNIA DI ARTURO, È SCESA IN CAMPO PER SE STESSA

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“A te che sei sostanza dei giorni miei”. È uno dei 14 tatuaggi che Carolina Scibelli ha impresso sul suo corpo. È quello a cui tiene di più. Lo ha sull’avambraccio destro, ben visibile. Ed è dedicato a mamma Rosa che se n’è andata cinque anni fa a soli 55 anni, stroncata dalla malattia che spesso non fa sconti. Accanto a Carolina, che ha una sorella che si è trasferita a Londra, è rimasto papà Gaetano. Che quando può segue, con la stessa passione della mamma, le partite della figlia trentaquattrenne, capitano della Farmacia del Tricolle Ariano Irpino. Lì, Carolina, un potente numero quattro di 180 centimetri, dal carattere forte e tostissimo che gioca sempre senza risparmiarsi, è rinata. Ma il pensiero è fisso lì alla mamma che la segue da lassù. Sostanza dei giorni suoi. L’unica donna al mondo, l’unica ragione, come canta Jovanotti in quello straordinario testo, preso come simbolo dalla giocatrice nata e cresciuta a Ischia. “Che è più bella di Capri, ricordatelo. Non è uno spot alla mia città, è così”.

BAR

Carolina aveva deciso di ristabilirsi e piantare le tende accanto a papà, nella sua Ischia. Col basket aveva chiuso, dopo una vita da girovaga, ma con l’idea fissa di quel pallone da maneggiare e da mandare dentro un canestro che non l’abbandona mai. Aveva aperto un bar-tabacchi vicino a S. Angelo col papà Gaetano. “Non so cucinare, non è che facessi i panini... Ma seguivo tutto. Sono stati sette mesi vissuti intensamente, poi abbiamo preferito chiudere l’attività. Peccato”. Ma a un certo punto, a metà della stagione scorsa... “È arrivata una telefonata di Nunzia Paparo, ex giocatrice. A febbraio. Mi parla di Ariano Irpino, mi propone di riprendere. La squadra è in B e io sono tormentata dai problemi alla schiena. L’ultima esperienza l’avevo fatta, sempre in serie B, a Scafati e avevamo perso la finale per essere promosse. Al basket ho dato e forse qualche ernia me la porto dietro. Ma l’entusiasmo sale, la passione non è mai mancata. Decido di andare. Conquistiamo la promozione in A2. Sono rinata, è un ricordo stupendo, quella pro- mozione, la festa. Ariano Irpino mi ha regalato una rinascita, qui smetterò di giocare, questa maglia mi appartiene, come questo territorio. Sono sicura che quando smetterò mi metterò a tifare con megafono e birretta insieme ai nostri supporters”. Caricati sulle tribune dell’impianto da uno sponsor, super tifoso innanzitutto, Roberto Memmolo, titolare della Farmacia del Tricolle di Ariano, dal quale parte la spinta propulsiva per mandare avanti, tra mille difficoltà, la società e il sogno di una squadra ambiziosa che, però, fa un passo alla volta. Da neopromossa sta dando fastidio ai club costruiti per arrivare in altissimo e per poco ha mancato l’accesso alle finali di coppa Italia.

La squadra, allenata da William Orlando, è già buona. Oltre al capitano Scibelli, che garantisce punti, ma soprattutto sostanza, peso, carattere, c’è un buon nucleo e anche l’esperta lunga Valentina Fabbri che, a 35 anni, è approdata in Irpinia. “Quasi tutte le ragazze arrivano da fuori, ma c’è pure un nucleo che cresce ad Ariano, anche il settore giovanile pian piano si organizza”, racconta Carolina. Che è ammaliata dal progetto del club. Prima Ariano era solo conosciuto come un campo caldo. Molto caldo. Oggi le idee di Memmolo portano a qualcosa di più moderno.

Lo sponsor ha basato tutto sull’immagine del club e manda in giro le ragazze sempre vestite con i colori e le insegne della società. Organizza eventi, serate a tema, appuntamenti con gli altri sponsor e partner che contribuiscono alla vita della “squadra-farmacia”. “Stiamo facendo tantissime cose anche fuori dal campo, molte buone iniziative. Pure lotterie che coinvolgono i tifosi che possono vincere curiosi premi (quest’anno era in palio anche il completino da gioco delle ragazze ndr). Ci sono pure i cioccolatini griffati, diciamo che la politica del marketing sta funzionando eccome”.

CAROLINA SCIBELLI, CLASSE 1986, È NATA AD ISCHIA “CHE È PIÙ BELLA DI CAPRI”. MILITA ED È CAPITANO DELLA FARMACIA DEL TRICOLLE ARIANO IRPINO DAL 2018, SQUADRA CHE HA TRAINATO IN A2 L’ANNO DOPO.

ARTURO

Se papà Gaetano si sposta da Ischia appena può, Carolina non resta comunque senza il sostegno della sua famiglia. Perché proprio papà, da quando è scomparsa la moglie, ha regalato alla sua figlia cestista Arturo, un boxer mascotte che la segue ovunque e, soprattutto, al campo dove Scibelli lo veste proprio come un componente dello staff della squadra di basket. Arturo è molto legato alla sua padrona, non vorrebbe lasciarla mai. È diventato lui il simbolo della sua vita. Porta una canotta gialla col numero 24. “Mamma mi seguiva in tutta Italia, proprio con un boxer. Arturo rappresenta la continuità. Non ci se- pariamo mai”. Carolina vive con lui. Niente fidanzati. “Quello con cui è durata più a lungo è rimasto con me per quattro anni. Così tanto, forse perché eravamo distanti. Non è semplice stare con me”. Ha 14 tatuaggi, ti dice sempre che è matta. Parlandoci, scopri che è molto più semplice. Ha bisogno di attenzioni e di essere capita. Ma con chi le sa dare Carolina è eccezionale. “Non ho un carattere facile, lo ammetto. Dico sempre quello che penso. In spogliatoio mi faccio sentire. Sono passionale. Ci tengo. Odio perdere. In campo do sempre tutto. Anzi, questa è l’occasione per scusarmi con un’avversaria della Nico Basket, Carolina Pappalardo, che in partita ho colpito per troppa foga. Ecco, le chiedo scusa”. Scibelli dentro il parquet si sente ancora bambina. Travolta da un’incredibile passione. La molla di tutto per continuare a rendere al massimo.

L’ARRIVO DELLA SCIBELLI AD ARIANO IRPINO È AVVENUTO CON LA CHIAMATADELL’EX GIOCATRICE NUNZIA PAPARO, CHE LE HA PROPOSTO DI RIPRENDERE,DOPO L’AVVENTURA CON SCAFATI E IL RITORNO NELLA SUA MERAVIGLIOSA ISCHIA.

CARRIERA

A questa ragazza che ti immerge nel suo mondo, che ruota ancora tutto attorno alla figura della mamma che non c’è più, è mancata una carriera in A1 (anzi, proprio in avvio di questa stagione una proposta è arrivata. Declinata). Poteva, doveva farla, per la passione che mette. Se non ce l’hai non resti un componente di una generazione mille euro che gioca ancora, perché il divertimento e la voglia di andare al campo prevalgono su tutto. A volte, in molti casi, non c’è un domani. Chi gioca e vive come Carolina non ha ancora un’idea del futuro. Anche se per lei parla un diploma al liceo psicopedagogico e la voglia matta di dare ancora sul campo, magari insegnando alle bambine. Cosa che lei ha già cominciato a fare, vivendo anche le estati nei Camp e nei centri estivi, aiutando anche chi soffre, ma vuole esprimersi nello sport. Lo sport nel sangue, questo sì, Carolina ce l’ha. “Cominciai con la danza. Ma già da bambina litigai col maestro. Papà mi indusse a provare col basket. L’istruttore mi attirò, non usava il fischietto, ma una trombetta. Io ero timida, provai per socializzare. A 13 anni feci il trofeo delle Regioni. A 15 anni ero a Pozzuoli. Lì ho avuto l’altra soddisfazione più grande, lo scudetto cadette vinto con quella squadra. Pozzuoli era in A1, ma io non ero certa di trovare spazi importanti. Le italiane tuttora, nel massimo campionato fanno fatica e sono giocatrici di contorno. Io sarei dovuta diventare un tre di ruolo.

Questa trasformazione non è avvenuta, continuo a giocare da quattro, a stare sotto a lottare. E io ho sempre pensato da protagonista, volevo e voglio esserlo. Devo essere coinvolta nel gioco, nell’agonismo totale, voglio il pallone. A 17 anni sono andata in doppio tesseramento alla Phard Napoli. Ma presto ho cominciato a girare. Così a 21 anni sono salita al Nord, e sono andata a giocare a Carugate, proprio con Silvia Gottardi che era fortissima sul campo ed era una forza della natura. Retrocedemmo, ma fu un’esperienza importante. Il mio giro d’Italia è partito, sempre in A2, dalla Lombardia. Ma l’anno successivo ero già a Rende, dall’altra parte d’Italia. Quindi La Spezia, poi ancora Pozzuoli, il Lazio a Pomezia e ancora La Spezia. Da lì a Valmadrera. Mi mancava la Sardegna. Eccomi alla Virtus Cagliari. Un anno solo per poi finire a Civitavecchia. In tutti questi anni ho vissuto tante avventure, pure quelle non piacevoli. Come non prendere lo stipendio o vedere società che non ce la facevano e chiudevano. A Civitavecchia giocavo con Alice Sabatini, diventata poi Miss Italia. Ecco, è stata sua mamma Fabiola, che non smetterò mai di ringraziare, ad aiutarmi e ospitarmi. Erano finiti i soldi. Dopo Civitavecchia, ho vissuto Bologna. Ma, poi sono tornata a Cagliari, sempre alla Virtus. Avevo perso mamma nel febbraio del 2015 e non era facile andare avanti. Il mio giro d’Italia è continuato a Civitanova Marche nel torneo 2016-2017 e quindi a San Giovanni Valdarno in serie B. Ma la schiena cominciava a tormentarmi forte. Avevo deciso di smettere di giocare e dedicarmi al bar con papà”.

SCOSSA ARIANO

Finché non è arrivata quella forte scossa da Ariano Irpino. E Carolina ha preso ancora una volta Arturo. Se l’è caricato in macchina. Destinazione paradiso, Ariano. Il suo paradiso, la sua rinascita. “Arturo lo vesto, lo preparo, lo porto al campo. Ormai fa parte di noi. Alle partite lo lego, lo metto in tribuna e lui aspetta lì, coccolato da tutti. Ad Ariano ho trovato un’altra parte di me. Quando voglio andare da un’altra parte vado a Benevento che è a 20 minuti di macchina da qui. Non sono una cuoca e adoro il sushi, mi piace da morire. Napoli dista un’ora e mezza. E da lì o da Pozzuoli si prende il traghetto per Ischia”. La sua Ischia che per Carolina è molto più di Capri. Per lei c’è solo Ischia. “Ha 80 mila abitanti. C’è tutto. Impossibile non amarla”. Un po’ come Carolina: “Mi ami o mi odi... Sono fatta così”.

CAROLINA HA UNA GRANDE E PROFONDA ESPERIENZA CESTISTICA, DOVUTA SOPRATTUTTO AI SUOI TANTI SPOSTAMENTI, DA NORD A SUD. ASSIEME A LEI IL FEDELE ARTURO, L’ADORABILE BOXER MASCOTTE CHE LA SEGUE E PROTEGGE OVUNQUE.

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