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FINE DI UN’ERA
from PINK BASKET N.30
by Pink Basket
PRIMO PIANO - Di Massimo Mattacheo
DUE GRANDI RITIRI HANNO SEGNATO L’ESTATE DELLA PALLACANESTRO FEMMINILE ITALIANA: LAURA MACCHI E SIMONA BALLARDINI. DUE STORIE SIMILI PER CAPACITÀ DI EMOZIONARE E IMPATTO MEDIATICO. DUE CARRIERE DA RACCONTARE, DA RIPERCORRERE E DA RICORDARE PER SEMPRE
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Carriere leggendarie, costellate da grandi successi: sono numerosi i fuoriclasse del mondo della pallacanestro che hanno lasciato un segno indelebile nel nostro amato sport. Il basket mondiale è ricco di atleti che hanno segnato epoche e poi si sono ritirati dopo avere vinto tutto il vincibile. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato Vassilis Spanoulis, che a 39 anni ha deciso di lasciare l’Olympiacos dopo averlo reso una delle corazzate europee più importanti dell’ultimo decennio. Capace di salire in cattedra nei momenti clou, Kill Bill è stato il giocatore forse più rappresentativo della storia recente di EuroLeague Basketball.
Anche la pallacanestro femminile italiana non è stata da meno, perché in questa calda estate hanno annunciato il ritiro le ultime due grandi rappresentanti del movimento degli ultimi venti anni: Laura “Chicca” Macchi e Simona Ballardini. Entrambe, dopo oltre due decenni ai massimi livelli hanno deciso di terminare le rispettive carriere non abbandonando però il basket e sapendosi ritagliare fin da subito un nuovo ruolo. Inedito per Chicca, quasi naturale per Simona. Iniziamo il viaggio nella loro “nuova” vita, attraverso le parole, le emozioni e i ricordi di quello che è stato il percorso che hanno compiuto e che hanno idealmente condiviso con tutti i tifosi delle squadre in cui hanno giocato e, più in generale, di tutti gli appassionati della pallacanestro.
LAURA MACCHI ha annunciato il ritiro alcune settimane fa con una lettera, dopo una carriera costellata di vittorie e di momenti emozionanti. Chicca, ferma da un anno, non aveva mai comunicato finora “una decisione che in realtà avevo preso già da tempo. Ancora una settimana prima del mio annuncio, una squadra di Serie A1 mi aveva fatto una proposta per tornare in campo, ma ho preferito declinarla in quanto non ritenevo ci fossero le condizioni per un rientro sul parquet. Dopo un anno di assenza dai campi, per rispetto soprattutto di me stessa e anche degli addetti ai lavori, ho voluto ufficialmente comunicare la mia decisione”.
Oltre vent’anni ai massimi livelli, di cui molti trascorsi con la canotta di Schio, la squadra che ha dominato la scena nazionale degli ultimi 15 anni, hanno reso la carriera di Macchi quasi un unicum nello scenario italiano. Modello di professionalità abbinata a un talento naturale, Laura aprendo il suo libro dei ricordi individua tanti momenti belli, come “la parentesi in WNBA, la vittoria dell’EuroCup Women nel mio primo anno a Schio, che è terminato con il triplete di successi. Senza dimenticare, per arrivare a un periodo più recente, il canestro decisivo per lo Scudetto in Gara 5 contro Ragusa nel 2015”. Tanti i successi di una carriera probabilmente irripetibile, in cui non sono comunque mancati i mo dolorosi, dovuti alle sconfitte. Tra queste Chicca ricorda “le sconfitte contro Taranto in finale Scudetto e quella contro Lucca nel 2017”.
La pallacanestro è stato il grande amore della fuoriclasse varesina, che per oltre vent’anni ha emozionato e scaldato i cuori di tutti gli appassionati della pallacanestro. Un amore diventato una vera e propria professione, resa possibile grazie all’impegno profuso in allenamento e nelle partite. E da una vera e propria vocazione, come racconta la giocatrice classe ’79: “Ho sempre voluto giocare a basket nella mia vita, mi sono impegnata e ho lavorato molto per fare sì che diventasse il mio lavoro. Sono felice di quanto sono riuscita a fare nel corso degli anni”. Modello per molte generazioni di giovani giocatrici, che a lei si sono ispirate sognando un giorno di potere ripetere le sue gesta, Macchi schiaccia il tasto rewind e dà consigli alla se stessa di vent’anni più giovane, alle prime esperienze da senior: “Sicuramente le direi di andare ancora di più per la sua strada, seguire il suo istinto e lavorare molto e duramente per raggiungere i traguardi che si prefigge”.
Smessi i panni della giocatrice, Chicca è rimasta nel mondo della pallacanestro con un nuovo ruolo. Quello della commentatrice, “una avventura nuova e affascinante, che sono felice di fare. Avere avuto l’occasione con Sky ed Eurosport nel corso di questa estate mi ha resa orgogliosa, ora mi stimola molto la possibilità di commentare la pallacanestro maschile”. Già, il basket maschile. Un mondo per certi versi nuovo per Macchi, che è stata assoluta protagonista nel femminile per oltre due decenni ma che ora si rimette in gioco. “Sto studiando molto – il suo commento – per farmi trovare più pronta possibile a questa nuova avventura. Sarà la prima volta che commenterò partite di Serie A maschile, per me è uno stimolo e un orgoglio davvero grande potermi cimentare in questo nuovo ruolo”.
L’altro grande ritiro che ha segnato la calda estate della pallacanestro italiana, capace di tornare in auge con la Nazionale maschile e il 3x3 Femminile, è stato quello di SIMONA BALLARDINI, ultima grande fuoriclasse della generazione che ha segnato in mondo indelebile i primi venti anni del nuovo millennio. Una scelta pensata e ponderata, la sua, arrivata dopo la vittoria del campionato di A2 con Faenza, la sua città natale. La sceneggiatura ideale per la perfetta uscita di scena dal campo di gioco. A confermarlo è proprio Simona, che sostiene come “finire la mia carriera riportando la squadra della mia città dove le compete è stato qualcosa di bellissimo. Avevo già deciso che sarebbe stato il mio ultimo anno, nonostante la società mi avesse lasciato carta bianca sul mio futuro. Aggiungo che mi sarebbe davvero spiaciuto terminare il mio percorso senza potermi godere il calore dei tifosi, per cui essere arrivate a giocare il turno decisivo dei playoff mi ha regalato davvero il finale perfetto”.
Le scarpe appese al chiodo al momento giusto, dopo vent’anni al massimo livello in cui Ballardini è stata un punto di riferimento per tutte le sue compagne di squadra. Alla base della sua decisione anche la volontà di essere ricordata come una giocatrice importante per la squadra, capace di incidere sulle partite e nel corso della settimana, in allenamento. Con un ruolo che si è evoluto nel corso degli anni, soprattutto nella parte finale della carriera, in cui la giocatrice numero 8 di Faenza è stata “protagonista in modo diverso rispetto al passato. Ho accettato e sono stata davvero felice di ritagliarmi un ruolo nuovo, in cui non avevo più la necessità di essere la migliore realizzatrice della mia squadra”.
Da grande leader, infatti, ha sapientemente guidato la crescita del sodalizio faentino, che negli ultimi anni si è imposto come una delle più belle realtà dell’intero campionato di Serie A2. Dopo avere sfiorato più volte la promozione nella massima serie, e dopo l’interruzione della stagione 2019/20 a causa del Covid-19, l’E-Work Faenza ha nuovamente rilanciato le proprie ambizioni coronando un percorso di diversi anni con il risultato più bello. Reso possibile dalla crescita della squadra, aspetto che ha reso davvero felice Simona “perché sono stata un riferimento per le giovani, che hanno fatto progressi importanti. Sono stata accanto a loro sia quando c’era da complimentarmi sia quando serviva correggerle. Vedere le mie compagne crescere è davvero per me motivo di grande orgoglio, non potevo desiderare di meglio per gli ultimi anni della mia avventura da giocatrice”.
Ora per Ballardini un nuovo ruolo, quello di Team Manager della squadra: un modo per potere essere nuovamente a contatto con le sue ex compagne nell’avventura in Serie A1 che scatterà a inizio ottobre con il ritorno dell’Opening Day, a Moncalieri. Una scelta quasi naturale per lei, che per arrivare a essere una delle giocatrici più importanti e iconiche dell’ultimo ventennio ha dovuto compiere notevoli sacrifici privandosi “di alcune cose nel corso della vita per potere fare ciò che più ho amato. Ne sono sempre stata consapevole e lo ho accettato, perché nei miei sogni c’è sempre stato quello di fare della pallacanestro il mio lavoro”.
Esattamente come Chicca Macchi, con cui è stata avversaria di tante sfide emozionanti che hanno segnato la storia recente della pallacanestro femminile italiana. E che, come lei, ha saputo dire basta nel momento giusto. Ponendo fine a una carriera che ha emozionato e appassionato migliaia di ragazze che hanno trovato nelle due giocatrici dei modelli di riferimento per leadership, talento e carisma. Perché Macchi e Ballardini hanno saputo scrivere davvero un pezzo di storia del nostro basket. E anche ora, con ruoli diversi, potranno continuare a vivere da protagoniste lo sport che più hanno amato. Con la consapevolezza di essere davvero personaggi iconici per tutti gli appassionati.