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FIRST LADY
from PINK BASKET N.07
by Pink Basket
SOTIRE di Caterina Caparello
PRIMA DONNA A FAR PARTE DEGLI HARLEM GLOBETROTTERS, LYNETTE WOODARD HA CONQUISTATO L’ORO OLIMPICO A LOS ANGELES 1984, HA GIOCATO IN ITALIA A SCHIOE PRIOLO E DAL 2004-2005 È NELLA NAISMITH MEMORIAL BASKETBALL HALL OF FAMEE NELLA WOMEN’S BASKETBALL HALL OF FAME
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“Era divertente far parte dei Globetrotters, viaggiavano in tutto il mondo, erano conosciuti come gli ambasciatori del bene perché rendevano felici un sacco di persone e, soprattutto, le facevano sorridere. Inoltre, praticavano un modo diverso e creativo di giocare a basketball. Per questo li ho amati tantissimo nella mia vita”. Diretta, semplice, senza fronzoli e carica di emozioni, è stata così la risposta che Lynette Woodard ha dato, durante un’intervista per gli Hoophall Awards nel 2017, alla domanda “Perché ti sei unita ai Globetrotters?”.
Nel 1985, gli Harlem Globetrotters - la squadra che gira per il mondo fondendo atletismo e comicità per mostrare proprio un lato diverso della pallacanestro - iniziarono a cercare una giocatrice di basket per aggiungerla al loro roster organizzando un vero e proprio contest cui si presentarono in 50. Tra loro c’era anche Lynette Woodard che, fresca della sua medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984, pensò di provare a realizzare il sogno della sua infanzia: giocare nei Globetrotters.
Da bambina Woodard, infatti, imparò a giocare a basket allenandosi a fare canestro con un calzino imbottito e ammirando il cugino Hubert “Geese” Ausbie, che dal 1964 al 1985 militava proprio nei Globetrotters. Dopo le selezioni, il nome di Lynette da vincitrice fu annunciato da un altoparlante, come ricorda lei stessa nel suo primo video girato da parte integrante della squadra: “Quando dissero il mio nome non ci volevo credere. Ero nervosa e anche stanca, perché la selezione si basava su tiri, corsa, salti e tante altre attività. Quando hanno pronunciato il mio nome io non ho sentito, infatti mi sono guardata intorno applaudendo la fortunata. A quel punto mi sono resa conto che, invece, stavano tutti applaudendo me. Ero io la vincitrice, ero io la prima donna a giocare negli Harlem Globetrotters. È stato incredibile, è stato il sogno che è diventato realtà”, aveva spiegato la 26enne proprio nell’85 con gli occhi increduli, un sorriso a trentadue denti e la voce sicura di se stessa. Lynette giocherà negli Harlem Globetrotters per due anni consecutivi, saranno anni in cui girerà il mondo, incontrerà persone, fan e dove imparerà come la pallacanestro sia un amore da tenersi stretto: “I Globetrotters mi sono rimasti nel cuore, specie perché mi hanno anche insegnato a camminare con le mie gambe”.

Nata il 12 agosto 1959 a Wichita, in Kansas, Lynette Woodard iniziò a giocare con il fratello e i suoi amici sognando di diventare una grade giocatrice di pallacanestro. Riuscì ad ottenere una borsa di studio all’Università del Kansas dove, militando nelle Kansas Jayhawks e vincendo tre Big Eight Championship dal 1977 al 1981, non solo segnò il maggior numero di punti nella storia del basket femminile dell’NCAA (3.649 punti e 26.3 punti di media), ma conseguì anche il diploma di laurea in relazioni umane. Basket e istruzione, Lynette si divise quindi tra due importanti pilastri insegnando come lo sport sia fondamentale nella vita di una persona e come la scuola si trovi alla base di ogni progetto: “Laurearmi mi ha dato l’opportunità di avere una visione di insieme, mi ha migliorato come donna, rendendomi in grado di poter fare tutto allo stesso modo degli uomini, e come essere umano che deve avere la possibilità di poter fare un lavoro soddisfacente a prescindere dallo sport”. Dopo la laurea, ottenuta tra un’Olimpiade e l’altra, l’Università ritirò il suo numero di maglia, divenendo il primo studente a ricevere un onore di questo calibro.
Nel 1981, mentre le sue compagne durante la off-season praticavano altri sport quali softball e pallavolo, Lynette decise che era il momento di viaggiare oltreoceano, raggiungendo l’Italia ed entrando a far parte della famiglia Schio (all’epoca Ufo), dal 1981 al 1983, e poi nel team di Priolo, dal 1987 al 1989 con cui conquistò lo scudetto: “Presi la decisione di seguire i miei sogni e le opportunità che si presentavano davanti a me. Volevo vivere e visitare posti nuovi, parlare lingue diverse e conoscere le altre culture. Tutto ciò era avvalorato dalla mia voglia di continuare a giocare e l’unico modo era spostarsi. Le cose hanno girato bene, c’erano porte che si chiudevano ma anche porte che si aprivano come quella per l’Italia e il Giappone. Sono felice di aver giocato in questi posti. Io volevo vedere il mondo. Per me è stato più bello perché il mondo è bello, lo rifarei ancora e ancora. Ho incontrato coach fondamentali, ho imparato diversi stili di gioco e ho vissuto con compagne di squadra che mi hanno sempre dato tutto, mi ispirandomi a dare e fare di più”. Il giornalista Paolo Terragin scriverà sul suo libro, “Il basket femminile a Schio 1973-1999”, “La Ufo Schio ingaggia Lynette Woodard, cestista di livello mondiale proveniente da Wichita, Kansas”, mentre il giornale La Stampa, attraverso la penna di Guglielmo Troina, scriverà in occasione della vittoria scudetto del 1989: “Il salto di qualità per il Priolo è arrivato con l’ingaggio di due formidabili giocatrici americane di colore, Regina Street e Lynette Woodard, due incontenibili mitragliatrici. Ma proprio le quattro partite della finale scudetto (al meglio dei cinque incontri) hanno dimostrato che l’Enichem non è solo Woodard, unica donna ad avere giocato nei mitici Globe-Trotters”.

Giocare all’estero fu per Woodard un’emozione unica che le insegnò a cavarsela da sola, lontana dagli affetti più cari, temprando la sua forza e rendendola nota a coach Pat Summitt – ex cestista e grande allenatrice, venuta a mancare nel 2016, che ottenne con la squadra delle Tennessee Lady Volunteers il record di 1098 vittorie – che la selezionò per partecipare alle Olimpiadi di Los Angeles del 1984: “Indossare la maglia della nazionale è un’emozione indescrivibile. Tu rappresenti la tua nazione, rappresenti la tua casa e lotti per il bene comune. Senti dentro di te di poter fare qualcosa di grande e unico per te stessa e, soprattutto, per il tuo Paese. Giocare con la maglia della Nazionale mi ha dato anche la possibilità di scontrarmi con le giocatrici più forti degli altri paesi”. L’esperienza all’estero fu per Lynette il vero biglietto da visita e l’occasione per poter essere conosciuta e ammirata, poiché ancora non esisteva la lega professionistica riservata alle donne: la Wnba sarebbe infatti nata il 24 aprile 1996.
L’oro a Los Angeles non fu l’unica soddisfazione “patriottica” di Woodard: con la maglia a stelle e strisce, conquistò oro (Malesia 1990) e argento (Brasile 1983) ai Mondiali, oro (Caracas 1993) e bronzo (L’Avana 1991) ai Giochi Panamericani, oro alle Universiadi di Città del Messico 1979 e l’oro ai Goodwill Games di Seattle 1990. Nel 1985 divenne la prima donna a giocare con gli Harlem Globetrotters e la sua carriera cestistica, iniziata nel cortile di casa in compagnia del fratello e di quel calzino imbottito da centrare nel canestro, ebbe una fortissima ascesa. Con gli Harlem, Lynette Woodard tornò ad esibirsi in Italia e La Stampa titolò così il suo primato: “Ora gli Harlem hanno una Lei”, senza sapere che da lì a poco avrebbe giocato a Priolo. Nel 1989 fu inserita nella National High School Hall of Fame, mentre nel 1990 fu ingaggiata in Giappone dalle Daiwa Securities, dove rimase fino al 1993, e nello stesso anno entrò anche nella Kansas Sports Hall of Fame, prima donna ad avere questo onore. Proprio in Giappone, conobbe una compagna di squadra che praticava la professione di agente di cambio, decise allora, una volta tornata negli Stati Uniti e messa fine alla carriera agonistica, di intraprendere anche lei l’attività finanziaria alla Borsa di New York. In quegli anni, l’esperienza lavorativa di Woodard non durò molto, poiché l’anno dopo la nascita della Wnba, nel 1997, venne immediatamente ingaggiata dalle neonate Cleveland Rockers, mentre nel 1998 fu scelta nel draft dalle Detroit Shock – conosciute oggi come le Dallas Wings – che divenne la sua ultima squadra prima del ritiro nel 1999. Durante l’off-season non andò in Europa, poiché scelse di rimanere in America per lavorare come consulente finanziario. Nel 1999, Sports Illustrated la inserì tra le 100 più grandi atlete.
Appese le scarpette al chiodo, Woodard si divise tra il lavoro in borsa e la nuova carriera da assistant coach: dal 1999 al 2004, infatti, fu al fianco di Marian Washington e delle sue Kansas Jayhawks, per poi passare tutto il 2004 come head coach. Sempre nel 2004 Lynette fu prima inserita nella Naismith Memorial Basketball Hall of Fame, uno dei massimi riconoscimenti della pallacanestro internazionale, per poi entrare ufficialmente, nel 2005, nella Women’s Basketball Hall of Fame. “Io ho avuto la possibilità di vivere il mio sogno: giocare a pallacanestro. Finalmente, dal 1996, le donne hanno l’opportunità di giocare negli Stati Uniti e di dimostrare quanto valgono” ha detto durante la premiazione del 2004.
Lynette Woodard avrà abbandonato la palla a spicchi ma non la panchina, infatti dal 2017 è l’head coach delle Winthrop Eagles, squadra che milita nell’NCAA femminile: “Non bisogna mai arrendersi, si deve lottare, sudare e avere coraggio per raggiungere i propri sogni, perché prima o poi arrivano”.