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MICCIO BUM BUM
from PINK BASKET N.07
by Pink Basket
PRIMO PIANO di Francesco Velluzzi
LILIANA MICCIO HA LASCIATO CASA A 13 ANNI PER INSEGUIRE IL DESIDERIO DI UNA CARRIERA NELLA PALLACANESTRO. ORA, A QUASI 30, INSEGUE ANCORA IL SOGNO DELLA A1, PERCHÉ: “HO SEMPRE SOGNATO DI ARRIVARCI COL MIO CLUB, ATTRAVERSO LA PROMOZIONE CONQUISTATA SUL CAMPO”
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Liliana ha un compagno fedele: Naty. “Uno splendido Beagle, l’ho preso quando sono andata ad Alcamo e da lì è sempre stato con me. Quando vado in trasferta ci pensa il dog sitter. Ma Naty è la mia vita”.
La svolta della vita di Liliana Miccio che il 30 maggio toccherà il traguardo dei 30 anni. Una stella del campionato di A2, la macchina da punti dell’Androsbasket Palermo che il veterano della panchina Santino Coppa sogna di riportare in A1. Liliana in A1 non ci ha mai giocato. Non certo per demeriti, o per scarse capacità.
Un’ala di 1,79 con il senso del canestro che ha lei farebbe comodo a tanti club. Ma questa bella ragazza nata a Cava de Tirreni e cresciuta nello splendore di Minori sulla costiera amalfitana ha un concetto chiaro e da quel punto non si è mai mossa: “Io la A1 la desidero, ma ho sempre sognato di arrivarci col mio club, con quello in cui gioco, attraverso la promozione conquistata sul campo. Credo nella forza del gruppo, nella sua compattezza, nel gioco di squadra, fondamentale per arrivare non solo a un risultato, a un obiettivo, ma anche a un semplice tiro pulito e ben fatto. Vede, questa di Palermo è una grande occasione, siamo una buona squadra, ma siamo praticamente in sei, e non so se arriveremo alla fase decisiva al top per giocarcela. Per ora reggiamo il confronto con Campobasso (attrezzatissima e con tante rotazioni), Bologna, le squadre di vertice, ma siamo poche. Io devo sempre giocare 40 minuti e qualche volta vorrei giocarne di meno. Non per mancanza di volontà, ma perché qualche minuto in panchina va fatto”.

PERCORSO
Liliana Miccio, dall’alto dei suoi 29 anni, ma soprattutto di tutti quelli passati fuori di casa, da quando, a 13 anni, ha deciso di lasciare Minori per inseguire il desiderio di una carriera nella pallacanestro che ama, parla da veterana. Conosce la A2 come poche, ha sempre giocato in questo campionato. E ha fatto tanta gavetta di cui non si pente affatto: “Siamo cinque figli in casa, quattro sorelle e un fratello. Nessuno gioca o ha mai giocato a basket. Neppure papà e mamma. Abbiamo sempre vissuto a Minori. Lì io ho iniziato a praticare la pallacanestro. Un giorno mi vide Angela Somma che lavorava per il basket di Salerno. Quante ore di pullman per gli allenamenti. Andai a Battipaglia. Ci sono rimasta fino ai 19 anni, a 17 ero in prima squadra in A2. Col solito percorso: giovanili e allenamenti e qualche partita con le grandi. Ho preso il diploma di ragioniera. Ma a 19 anni ho sentito il bisogno di lasciare Battipaglia, volevo andare via, non volevo fare la B.
La prima esperienza è stata ad Alcamo, ovviamente in A2. Lì ho preso il mio beagle. Ci sono rimasta una stagione, poi sono approdata a Cagliari dove ho vissuto una bella esperienza e mi resta ancora la splendida amicizia con Sabrina Pacilio con la quale ho giocato alla Virtus. Quindi mi sono riavvicinata alle mie zone. Napoli, naturalmente in A2. Un anno e poi ecco Salerno dove ho ritrovato Angela Somma. Poi il salto al Nord: Ferrara. tre anni pieni vissuti meravigliosamente. Con la speranza della promozione dei gruppi bellissimi, ricordi e amicizie indimenticabili in una città stupenda. D’accordo, non c’è il mio adorato mare, ma Ferrara è unica. Ho perso delle finali di coppa Italia di A2, una col Geas, l’altra con Broni che quell’anno non perse una sola partita. Gli ultimi due anni a Ferrara sono stati i migliori. Quando abbiamo capito che il presidente Pietro Fasanti voleva chiudere è stata una batosta, una botta tremenda. Di punto in bianco, ci è caduta questa tegola addosso. I sogni cancellati, restano i ricordi. Le amicizie. Perché è vero che amo Minori, che adoro la mia famiglia, ma passerei le vacanze ad andare a trovare un’amica, poi l’altra. In questi anni fuori di casa la cosa più bella è che ho costruito delle belle amicizie e i rapporti tra le persone sono importanti”.
PALERMO
Dopo Ferrara, Lilli ha valutato. Le offerte non mancavano per una giocatrice che col canestro ha un rapporto importante... “Sì c’era anche la A1, ma è arrivata l’opportunità di Palermo. L’ho colta. Quando ho saputo che a guidare la squadra arrivava Santino Coppa avevo un senso di paura, quasi di terrore. Conosce-vo la fama di allenatore tosto, duro in palestra. Mi sono detta “E io che ci faccio qui?”. Mai fidarsi senza provare. Con Santino è stato subito un bel feeling, a prima vista. Mi ha dato tanta fiducia. E’ un allenatore tosto, ma a me quelli così piacciono. E’ uno senza peli sulla lingua, è stato amore subito... L’unica cosa è che mi fa giocare sempre 40 minuti!”. Lilli sorride, ma non si stanca di stare in palestra: "Vivo tutto con molta professionalità. Senza sgarrare durante la settimana. Poi quando la partita è finita, si esce, si va in giro, ci si diverte. Ma la settimana la vivo preparandomi al meglio per la partita che verrà. Sono al secondo anno a Palermo e mi trovo molto bene. Sono passata dalla tranquillità di Ferrara al caos di una città grande importante. Abito in zona porto con la mia compagna Francesca Russo. Sarebbe bello riuscire a centrare la promozione”.

RECORD
Lilli gioca da ala pura e non disdegna di andare al tiro frequentemente. “Ho sempre giocato da tre. È vero, tiro, ma cerco di arrivarci attraverso il gioco di squadra, il tiro è l’atto finale, ma devi arrivarci nelle condizioni migliori. Da noi deve crescere l’autostima. Questo sì. Ci proviamo. Salire dalla A2 sarebbe il massimo, perché sarei comunque protagonista. Ecco perché ho fatto questa scelta. In A1 comandano le straniere, l’attenzione in campo è giustamente catalizzata su di loro”. Lilli si è sempre ispirata a Chicca Macchi: “Una giocatrice completa, con grandi qualità tecniche, ha tutto”.
E una partita da Macchi Lilli l’ha fatta nella scorsa stagione ad Alessandria nei quarti di coppa Italia, contro Costa Masnaga. Resta il più bel ricordo della carriera: “Sì, 44 punti in una gara con 10 triple, come potrei scordarlo. Non potrò mai dimenticarla quella partita lì. Costa Masnaga ci aveva battute in campionato, volevamo vendicare quella sconfitta. Mi rendo conto di aver fatto una cosa pazzesca. Stupendo. Peccato non sia servita a vincere la coppa perché sulla nostra strada abbiamo trovato Crema (che poi ha vinto) e pure adesso a Campobasso siamo incappate in Crema che, poi, ha rivinto”.
VITA
La numero 12 di Palermo ha una vita regolare, tranquilli senza grilli particolari. “Quel numero l’ho preso per caso, poi mi ha perseguitata. E lo tengo”. Lilli gioca da tanti anni, ma non è diventata ricca come Cristiano Ronaldo... “Con i guadagni mi sono regalata uno scooter al quale tengo tantissimo. Il mio SH della Piaggio che tengo a Minori. Guai a chi me lo tocca (“A Palermo giro con una punto bianca”). E poi l’’inseparabile cane Naty. Sono felice con poco, mi basta fare qualche viaggio per trovare le persone care”. Un lato debole di Lilli, appassionata di serie televisive (da Criminal Minds e Grey’s Anatomy) c’è: “Sono golosa. Amo tante cose e in ogni città in cui sono stata mi sono appassionata a dei piatti tipici. Me la cavo pure in cucina e Francesca Russo lo sa. Faccio una buona cheese cake, degli ottimi spaghetti alle vongole, i primi piatti sono il mio forte. Vengo da un posto di mare. Ma a Ferrara sono impazzita per tigelle e alcuni ravioli, di Cagliari non ho un ricordo gastronomico particolare anche se tante cose erano ottime. Col tempo mi sono appassionata al sushi. Resto golosa di gelato, soprattutto quello alla nocciola. E a Palermo gioco in casa, anzi devo stare molto attenta. Qui è tutto super e le tentazioni sono enormi. Mi sono abituata a mangiare una pizza fatta con delle farine particolare e ora per me c’è solo quello.
Palermo mi sorprende, è bello girarla, scoprire ogni giorno la sua storia”. Anche con i tacchi, un vezzo che Lillli qualche volta si concede... “Porto il 41 delle scarpe col tacco, quando devo vestirmi in un certo modo lo faccio, la moda è bella sì, anche se prediligo le cose sportive, di certe scarpe porto il 42 e mezzo. A 30 anni in certe cose ho ancora lo spirito di una ventenne. Prendo la vita come viene”. Pensando tanto al basket e al tiro...

A1 CON PALERMO
“La mia specialità è quella. Se sono in giornata tiro tanto perché sento che va bene. Di basket in televisione e dal vivo ne guardò poco. Però ho un debole per Doncic, credo che oggi sia il giocatore più forte in prospettiva. Ho amato Le Bron James e ho pure rischiato di vederlo quando è venuto in costiera amalfitana. Ma preferisco la pallacanestro che gioco e vivo io. Da un po’ mi sono messa anche ad allenare dei bambini del mini basket e ho un bel rapporto con loro. Stessa cosa faccio d’estate a Minori dove curo un piccolo camp. I bambini mi piacciono tanto. Ho pure dei nipoti ai quali sono, ovviamente, legatissima. Minori a volte mi manca, anche se mi sono abituata ad andarci a Natale, Pasqua è un po’ d’estate. Poi sento il bisogno di ripartire”.
Verso quel sogno che a quasi 30 anni si chiama ancora serie A-1. Liliana Miccio vuole raggiungerla con le sue forze. Ci proverà con le sue forze, quella delle compagne e la carica agonistica di Santino Coppa. “Uno che ti dà fiducia. Uno capace di tirare fuori il meglio da ciascuna di noi”. Palermo sogna, i tifosi del Palamangano pure. E pazienza se la coppa Italia per la Miccio resta un tabù. Prima o poi dovrà fare il grande salto.