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SANTINO IS BACK

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INFINITA SCHIO

INFINITA SCHIO

PRIMO PIANO di Silvia Gottardi

SANTINO COPPA, IL VULCANICO DEUS EX MACHINA DI PRIOLO, TORNA IN A1 ALLA GUIDA DI PALERMO. E ALLA SUA 29ESIMA STAGIONE IN A1, CON DUE SCUDETTI E UNA COPPA CAMPIONI IN BACHECA, HA ANCORA VOGLIA DI STUPIRE.

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“Daccilla! Daccilla!” Santino Coppa mi ha accolta così, quando ho messo piede per la prima volta sul parquet del Palaenichem con l’entusiasmo di chi non vede l’ora di confrontarsi con la massima serie: era la stagione 1998/99. Le sue urla in dialetto siculo ovviamente per me, di madre austriaca e padre bolzanino, non significavano niente, ma ci ho messo poco a capire che la palla la dovevo passare più velocemente possibile sotto a Tangela Smith o in contropiede a Susanna Bonfiglio (ora sua moglie): “Dagliela! Dagliela!”. Che poi io a Priolo c’ero andata proprio per giocare con Susanna, la più forte di tutte, e per essere allenata dal famoso Santino Coppa, il mago della box and one, il deus ex machina della Trogylos Priolo, che aveva portato dalla Promozione Regionale della stagione 1975/76 alla conquista della Coppa Campioni nel 1990. Non vedevo l’ora di giocare, anche se capivo poco di quello che diceva.

Verace, istrionico, focoso, risoluto. Il rapporto con lui non è sempre stato facile. A volte irascibile - quella volta in cui ha spaccato la lavagnetta per terra perchè non eseguivo un movimento come voleva non la scorderò mai, - ma anche comprensivo e dolce – mi ha chiesto lui di inserire in questo pezzo una foto in cui ci fossi anche io. Le mie due stagioni in Sicilia, comunque, sono state bellissime, finite poi con lo scudetto 2000 cucito sulla maglia (per Santino il secondo dopo quello del 1989). Quando nel 2014, dopo ben 28 stagioni in A1 (record italiano), a causa di problemi economici la Trogylos si è ritirata, è stato un momento molto triste per tutta la pallacanestro femminile italiana. E lo è stato altrettanto non vedere più sul parquet Santino… Ma ora è tornato!

Complimenti per la promozione con Palermo, era ora che tornassi in A1!

Eh sì, è vero, però non sono stato mai fermo, non ci riesco. Ho allenato la Nazionale di Malta (con cui ha ottenuto molti successi, tra cui due medaglie d’oro ai Campionati per Piccoli Stati NDR) e quella Tailandese… E poi vado spessissimo negli USA, dove seguo da vicino il lavoro di mio figlio, assistant coach della squadra femminile dell’Arizona University. L’allenatrice, tra l’altro, è sua moglie Adia Barnes, l’ha conosciuta quando lei giocava a Priolo con me.

Cosa ti ha portato a Palermo?

Mi hanno chiamato nel novembre del 2017, proprio quando ero in partenza per gli USA. Ero molto restio, all’inizio non volevo nemmeno andare a parlarci, l’ho presa quasi come uno scherzo. Mi ha convinto Susanna a farlo… E una volta a Palermo mi sono subito fatto convincere e coinvolgere dall’entusiasmo dell’ambiente. Ho cominciato dopo Natale, senza un vero e proprio progetto, se non quello di “dare una mano”. Quest’anno invece, grazie al Presidente Adolfo Allegra (Mister Andros) che mi ha dato carta bianca, ho costruito la squadra che volevo, la migliore che potevo con il budget a disposizione. I risultati sono arrivati subito.

Dopo 27 anni sulla stessa panchina, non è strano allenare un’altra squadra, siciliana per di più? Eri abituato ad una piccola realtà come Priolo, in una grande città come Palermo cosa è cambiato?

Il mio nome è legato a Priolo, ma più che altro alla Sicilia. A Palermo ho ritrovato tanti vecchi amici, ho fatto l’ Isef qui. E poi il Verga Palermo è una Società che ha grandi e vecchie tradizioni, trent’anni fa è già stata in Serie A1: ricordo molti derby con Priolo, conoscevo già un po’ tutti. Il mio arrivo ha portato una ventata di ottimismo ed entusiasmo, culminato con la promozione, che all’inizio era solo una speranza. È una grande città, ma il coinvolgimento del pubblico non manca… Pensa che quando siamo atterrati all’aeroporto Falcone-Borsellino, in fondo alla scaletta, ci aspettavano il Sindaco e una bella folla per festeggiarci. Ho conosciuto gente fantastica, giocatrici fantastiche.

Ti sei divertito in A2?

Mi sono divertito moltissimo, come tutte le cose nuove mi ha entusiasmato. La A2 non la conoscevo per niente, non avevo nemmeno mai visto una partita. Quando sono arrivato qui ho scoperto un mondo nuovo, è stata una piacevole sorpresa. Il livello del campionato è buono, ci sono tante giocatrici che potrebbero sicuramente fare bene in A1. Ci sono tante scommesse che si possono fare, e io sono uno a cui piace scommettere… L’ho fatto anche con te, quando ti ho presa dalla A2 a 20 anni e ti ho fatto fare il play della mia squadra.

E ora cosa ti aspetti da questa nuova avventura in A1?

Non mi aspetto nulla, mi sono proposto di godermi questo momento, giorno per giorno. Per la prima volta non devo occuparmi io in prima persona di sponsor, budget ecc… Voglio godermela. Ovviamente la A1 è un’altra cosa: ci sono tre straniere, si alza il livello tecnico. Cercherò di fare una squadra che si possa salvare senza fare troppa fatica e che diverta. Mi piacerebbe gettare le basi per un futuro in cui puntare di nuovo in altro, mi conosci, mi piace vincere…. Ma tempo al tempo. Al momento navighiamo a vista, il budget è tutto da cercare. La Società non era pronta per questo salto, stavamo lavorando per darle una struttura diversa, manageriale. La promozione per forza di cose ha accelerato tutto, ma ha anche creato maggior coinvolgimento da parte di pubblico, istituzioni ecc.

Quanto ti farebbe comodo una come Susanna Bonfiglio in campo?

Non farebbe comodo solo a me, una come Susanna manca a tante squadre di A1 e anche alla Nazionale. Era ed è una campionessa vera, anche nel modo discreto che ha di approcciare questa mia nuova avventura nella quale mi ha seguito con nostra figlia. Ora fa la moglie e la mamma a tempo pieno, mi ha regalato la vittoria più bella: Claudia (due anni e mezzo, NDR). Averle qui a Palermo con me, mi dà ancora più forza.

Momento amarcord. Cosa succede a Priolo?

Nel 2014, per problemi economici, abbiamo dovuto rinunciare alla A1 e siamo ripartiti dalla Serie C. Per me è stato un momento terribile, 28 anni in Serie A1 finiti così, dall’oggi al domani. Cerco con le mie risorse personali e con la mia esperienza di tenere in vita una fiammella: c’è un buon settore giovanile e la prima squadra è in B, allena mio fratello Gino. Io non ho più allenato da quando non c’è più la Serie A1. Chi gestisce tutto è Sofia Vinci, capitana storica, con me sia per i due scudetti che per la Coppa Campioni.

Torniamo al presente. La A1 è cambiata abbastanza dall’ultima volta che l’hai allenata tu: le italiane più forti ora sono all’estero e tante giovani talentuose nei college in America. Cosa ne pensi?

Finalmente anche le giocatrici italiane hanno capito che all’estero c’è più possibilità per questo sport. Le squadra sono più organizzate, gli stipendi più alti, e si può puntare a vincere. Le giocatrici di un certo livello sono quasi costrette ad andarsene, da noi ci sono solo Schio in Eurolega e Venezia in Eurocup. Anche il College per me è una grande opportunità, soprattutto per quelle che magari non trovano minutaggio in a1. Conosco molto bene quel mondo per via di mio figlio, è un altro pianeta. Organizzazione perfetta, palazzetti stupendi, servizi da mille e una notte, trasferte con aereo privato (almeno dove allena lui), tanto pubblico e attenzione mediatica… È una grande esperienza.

E la Nazionale?

Per me la Nazionale è un tabù, rimane un grande rimpianto perché non ho mai allenato nemmeno una squadra giovanile. Però ovviamente la seguo… Il fatto che alcune giocatrici italiane abbiano fatto esperienze importanti all’estero sarà determinante, così come lo è l’inserimento delle “naturalizzate”, Romeo è una giocatrice stupenda. Ora ci sono cinque, sei giocatrici di grande livello internazionale, credo che Crespi abbia in mano gli strumenti per fare bene. Speriamo sia la stagione buona.

Un’ultimissima domanda Santino, ma la fai ancora la box and one?

Non risponde, ride. Però io ho avuto gli incubi per anni, sognavo le guardie americane coi razzi nei piedi a cui mi faceva francobollare. Che se mi scappavano, e mi scappavano, erano improperi incomprensibili. Ben tornato Santino, ci sei mancato!

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