Febbraio2018xsito

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Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) - art. 1, comma 1 S/NA/07/2018/C Napoli - ANNO I - N. 2 FEBBRAIO 2018 - Costo singola copia â‚Ź 10,00

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2 - febbraio 2018


IN ESCLUSIVA Focus Green Logistics - Focus Uirnet - Focus Via della Seta ------Interventi di: Marcello Di Caterina Direttore Generale ALIS Claudio Lupi Presidente Propeller Club Port of Mantua Alfonso Mignone Presidente Propeller Club Port of Salerno

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Interviste a: Zeno D’Agostino Presidente Assoporti e AdSPMAO Daniele Testi Presidente SOS LOG Guido Porta Presidente e CEO InRail Ivan Scalfarotto Sottosegretario al Commercio Internazionale Pietro Spirito Presidente AdSPMTC

Anno I - N° 2 - Febbraio 2018 Direttore responsabile Maurizio De Cesare Direttore editoriale Antonio De Cesare Redazione: redazione@portoeinterporto.it Hanno collaborato a questo numero: Marcello Di Caterina - Eduardo Cagnazzi Pietro Castelliti - Fabrizio De Cesare Giovanni Grande - Claudio Lupi Paola Martino - Alfonso Mignone Sandro Minardo - Francesco S. Salieri Carolina Sinnopoli - Stefania Vergani Amministrazione e abbonamenti amministrazione@portoeinterporto.it Costo abbonamento Italia € 110, estero € 220 Progetto e realizzazione grafica Paola Martino Stampa Morconia Print Morcone (BN) Il magazine Porto&interporto è proprietà di GAM editori srl redazione@portoeinterporto.it Autorizzazione Tribunale di Napoli n. 38 del 19 ottobre 2017 E’ vietata la riproduzione totale e/o parziale di testi, fotografie e di qualsiasi altro contenuto o allegato. Tutti i diritti sono riservati.

4 - Notizie brevi dall’Italia 6 - Notizie brevi dal Mondo 8 - Notizie brevi dall’UE 10 - Green Logistics Expo focus sulla sostenibilità 12 - Integrazione tra portualità e attività logistiche 14 - Traffico cittadino, sicurezza e controllo con Trace di Uirnet 16 - Responsabilità dell’impresa nello sviluppo della logistica 18 - La logistica concorre a valorizzare il prodotto 19 - Cab Log leader nella gestione di progetti logistici complessi 20 - InRail, crescita fatturato a ritmi sostenuti 22 - Propeller Mantua a supporto del Distretto Logistico 23 - MSC, Aponte si propone per la cura del ferro a Napoli 24 - Blockchain, la rivoluzione prossima ventura 26 - La logistica deve supportare la ripresa e la crescita del Pil 28 - Nuova normativa sulla privacy enti e aziende in ritardo 29 - Assologistica ottimista sul futuro del settore 30 - Notizie brevi OBOR 31 - Italia, un ruolo di primo piano nella Nuova Via della Seta 32 - Napoli, nuovo grande bacino di carenaggio nel porto 34 - Agostino Gallozzi: connettività fondamentale per Salerno 36 - Riunione del tavolo tecnico AbiConfitarma-Banche 38 - Porto di Trieste conferma performance da primato 40 - Waterfront Porto di Napoli riqualificazione del Beverello 41 - All’AdSP Livorno tre milioni di euro

per progettare opere 42 - AdSPMTC, obiettivo 1 mln teus 43 - Rfi e AdSPMAS, cura del ferro per porti di Venezia e Chioggia 44 - Cantieri Navali Megaride vara bacino galleggiante 45 - GNV, dai cantieri cinesi GSI in arrivo 2 nuove navi ro-pax 46 - Istruzione e formazione al Centro addestramento IMAT 48 - Il futuro dei chatbot atterra all’Aeroporto di Napoli 50 - Trasparenza e efficienza lungo tutta la supply chain 51 - Cisco Networking Academy al polo tecnologico di Napoli 52 - UniCredit e Università Napoli “Patto per la crescita” 53 - Beni di consumo: auto, casa e tempo libero in crescita 54 - Eni, sistema di supercalcolo più potente al mondo 55 - Un anno all’insegna delle eccellenze del digitale 56 - Produzione ecosostenibile per filiera del grano tenero 56 - Federauto Trucks annuncia i dati Acea 2017 57 - Una potenzialità strategica da troppo tempo bloccata 58 - Propeller Salerno, un “ponte” con Autorità Sistema Portuale 59 - Campania, il bello e ben fatto pronto per il mercato russo 60 - Record per il Nauticsud in crescita del 13% i visitatori 62 - YARE 2018 - Aftersales e refit, il settore a Viareggio 63 - Record per gli investimenti alberghieri in Italia 64 - Recensioni libri La città di domani Stile a bordo

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In vigore il nuovo Codice della Nautica

Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale è entrato in vigore lo scorso 13 febbraio il nuovo Codice della Nautica. “Tra i cambiamenti importanti – spiega una nota del MIT – la semplificazione burocratica e amministrativa, il coordinamento con la disciplina del Registro Telematico del Diporto e dello Sportello Telematico del Diportista, l’istituzione di nuove figure professionali, il riconoscimento dell’11 aprile di ogni anno come “Giornata del mare” nelle scuole, il rilancio della portualità per la nautica sociale e la garanzia di una maggiore tutela di interessi pubblici primari quali la protezione dell’ambiente marino, la sicurezza della navigazione e la salvaguardia della vita umana in mare”. L’ultimo aggiornamento della normativa di settore era datato al 2005 con l’emanazione del primo Codice della nautica che aggiornava la “legge quadro” 11 febbraio 1971 n. 50 “Norme sulla navigazione da diporto”. Il percorso per consentire la completa l’operatività di alcuni articoli della nuova legge è già in corso nel solco delle norme dettate dal Codice.

Verifica europea per il porto di Napoli

Una delegazione guidata dalla presidente della Commissione Trasporti e Turismo del Parlamento europeo ha visitato il porto di Napoli nell’ambito di una missione in Sicilia e Campania per verificare lo stato di avanzamento del corridoio scandinavo-mediterraneo delle reti TEN-T. Al centro dell’attenzione della tappa partenopea, insieme a una serie di visite alle infrastrutture metropolitane, lo stato di avanzamento del Grande progetto del porto di Napoli che vede impegnati 153 milioni di fondi comunitari. Il presidente dell’AdSP, Pietro Spirito ha dato conto dei 9 interventi programmati e assicurato circa il loro completamento entro il 2023, data di chiusura del relativo ciclo di programmazione europea. “Puntiamo a due obiettivi strategici: l’integrazione efficace delle tre porte di accesso alla città, porto, aeroporto e ferrovia; lo sviluppo delle Zes, percorso sul quale con l’Ue si dovrà impostare un ragionamento sulle facilitazioni su logistica e cantieristica che attualmente non sono previste dalla carta degli aiuti di stato”. Tra gli argomenti trattati anche il nuovo pacchetto sicurezza nel settore turismo introdotto dalla Adeguata la normativa italiana su lavoro e Commissione europea (Delli: “Bisognerà adattarsi alle nuove trasporto marittimo indicazioni”), il principio “use it Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera all’attuazione della direttiva or lose it” (Wim Van De Camp: europea 1794 del 2015 sui lavoratori marittimi. Il decreto approvato adegua “I ritardi nell’uso dei fondi non l’ordinamento nazionale alle norme comunitarie nel settore del lavoro riguardano solo l’Italia ma marittimo, ampliando il sistema delle tutele previste. Le principali novità non aspetteremo 10-15 anni riguardano l’estensione ai marittimi della disciplina in materia di tutela dei per verificare il loro utilizzo: è lavoratori in caso di insolvenza del datore di lavoro, di comitato aziendale necessaria una pianificazione europeo, di diritto di informazione e consultazione, di procedure sui migliore per non perderli”), la licenziamenti collettivi e di trasferimento d’impresa, secondo i diritti sanciti decarbonizzazione di città e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e da assicurare mobilità (Ismail Ertug: “L’Europa condizioni omogenee di concorrenza nel mercato interno. Inoltre, in fornisce il quadro normativa attuazione della direttiva europea 844 del 2016 relativa alle “disposizioni ma su elettricità, idrogeno e gpl e norme di sicurezza per le navi passeggeri”, è stato approvato il conterà soprattutto la volontà decreto che recepisce la normativa sulle nuove disposizioni e norme degli stati membri”). di sicurezza per le navi adibite al trasporto passeggeri, con l’obiettivo di prevenire e ridurre incidenti e sinistri in mare, migliorare la sicurezza nel settore del trasporto marittimo e prevenire Missione di sistema in Albania l’inquinamento, attraverso una serie di Agricoltura, energia e infrastrutture al centro della prima missione regole costruttive da applicare alle navi. imprenditoriale di sistema in Albania guidata dal sottosegretario al Mise, Ivan Scalfarotto, e dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. Obiettivo dell’iniziativa incrementare la cooperazione, già forte, tra i due paesi (con 2,3 miliardi di euro l’Italia è stata nel 2017 primo partner commerciale del paese delle aquile) dopo l’annuncio delle 19 riforme economiche previste da Tirana nel biennio 2017-19 che aprono possibilità nei settori delle infrastrutture e pianificazione urbana, ambiente, turismo, energie rinnovabili, start-up e innovazione. Negli ultimi anni, l’Albania ha mantenuto un buon livello di crescita del Pil reale, registrando per il 2016 un +3,4%. Le stime per il 2017 si attestano al +3,7 per cento e rendono potenzialmente interessante il paese anche dal punto di vista dell’industria marittima e logistica. Stando alle statistiche dell’istituto di statistica nazionale (Instat) il 63% delle esportazioni è effettuato via mare. La quasi totalità dei traffici (93,5%) passa per il porto di Durazzo in cui sono previsti una serie di adeguamenti infrastrutturali (escavo dei fondali in primis) per poter ospitare navi di maggiore stazza.


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TPL marittimo, al via riparto regionale per il rinnovo delle flotte

Via libera dalla Conferenza Stato-Regioni al Decreto Ministeriale di riparto delle risorse destinate al rinnovo della flotta di unità navali destinate al servizio di trasporto pubblico locale marittimo, lagunare, lacuale e fluviale. Vengono messe a disposizione per il rinnovo dei mezzi oltre 262 milioni di euro ripartiti dal 2017 al 2030, che diventeranno 350 milioni con i cofinanziamento regionale pari al 25% dei costi. Sono ammesse al finanziamento le unità navali ro/ro passeggeri e passeggeri, comprese le unità veloci e quelle adibite al servizio di trasporto pubblico nella laguna di Venezia utilizzate per i servizi di TPL marittimo che: collegano esclusivamente uno o più comuni presenti sul territorio della medesima regione; sono effettuati in modo continuativo o periodico con offerta indifferenziata al pubblico e con orari e itinerari prestabiliti, secondo modalità imposte o concordate con le autorità competenti; sono caratterizzati da tariffe determinate o approvate dalle autorità competenti. “Le risorse – spiega il MIT – sono state ripartite sulla base delle corsa-miglio effettuate in ciascuna Regione nel 2015 e ponderate in relazione alle classi dimensionali dei mezzi, per tener conto del diverso costo dei mezzi utilizzati per effettuare il servizio”. Sono ammessi a finanziamento anche gli interventi di refitting per un importo fino al 15% delle risorse assegnate alla singola regione, ovvero per un importo fino a 3 milioni di euro per le regioni Ancona capofila del progetto intermodale che hanno un contributo statale Newbrain inferiore a 5 milioni. Sicilia Si chiama Newbrain il progetto cofinanziato dal programma (73.513.784 di euro), Veneto europeo Adrion con l’obiettivo di potenziare il trasporto intermodale (67.356.094) e Campania integrato e migliorare le connessioni tra i principali nodi logistici (64.046.510) le regioni che si della Macroregione Adriatico Ionica guidato dall’AdSP del Mare aggiudicano la fetta maggiore Adriatico Centrale. Realizzato in partnership con le AdSP del Mare delle risorse. Adriatico Settentrionale e Meridionale, l’Interporto Padova, ITL - Istituto Trasporti e Logistica, Autorità Portuale di Igoumenitsa (Grecia), Porto di Bar (Montenegro), Camera di Commercio del Pireo delle piccole e medie imprese (Grecia) e Intermodal Transport Cluster (Croazia), il progetto può contare su risorse per 1,5 milioni di euro, di cui 280mila dellAdSP del Mare Adriatico Centrale. “Crediamo fortemente nell’intermodalità,” conferma il presidente dell’AdSP, Rodolfo Giampieri. “E’in fase di completamento la progettazione di un tratto dei binari, per 550 metri di lunghezza, che arriveranno direttamente in banchina al molo Sud. Lavoriamo affinché, entro due anni e mezzo, il trasporto dei container possa avvenire, in buona parte, attraverso la ferrovia. Una scelta che ha l’obiettivo “di far diventare strutturato e strategico il rapporto con la sostenibilità, un fattore che è ormai fondamentale per la competitività delle imprese e, quindi, per la creazione di sviluppo e occupazione. Insieme ai porti di Venezia, Bar, Igoumenitsa e Bari iniziamo così il percorso dell’Autostrada del Via libera al deposito Gnl di Ravenna mare sul quale Si è chiuso con l’approvazione della Valutazione vogliamo correre d’Impatto Ambientale il processo autorizzativo per velocemente”. la realizzazione di un nuovo deposito costiero di Gnl nel porto di Ravenna, proposto dal Gruppo PIR (Petrolifera Italo Rumena) e da Edison. Il progetto prevede un investimento stimato in 80 milioni di euro per la realizzazione di un deposito di stoccaggio di gas naturale liquefatto su una superficie di circa 23.000 metri quadrati. Il sito ospiterà due serbatoi di 10.000 metri cubi di capacità ciascuno e una banchina dedicata lunga 280 metri con un pescaggio di 8 metri per navi gasiere con capacità compresa tra 7.500 e 27.500 metri cubi e il conseguente rifornimento di bettoline (con capacità di carico tra 1.000 e 4.000 metri cubi) e camion cisterna. I lavori di realizzazione partiranno in primavera e dureranno circa 3 anni.


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Marocco, elaborato il nuovo piano infrastrutture

Circa 58 miliardi di euro da spendere entro il 2035 per progetti nel settore stradale, ferroviario, aeroportuale e logistico. È questa la dotazione dell’ampio piano di potenziamento infrastrutturale messo a punto dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del Marocco. Tra gli interventi previsti: il raddoppio dell’attuale rete autostradale (1.800 chilometri) in cui è considerata strategica la tratta Nador-Guercif (124 chilometri), dal costo stimato di 525 milioni di euro, che collegherà il nuovo porto Nador West Med, la zona turistica di Marchica, il parco industriale di Selouane e la ZES di Nador; la creazione di 70 zone specializzate nello stoccaggio e movimentazione delle merci, a sostegno del settore logistico; la realizzazione di cinque nuovi porti – Nador West Med, Kenitra Atlantique, Safi, Jorf Lasfar e Dakhla Atlantique – di cui uno (Jorf Lasfar) destinato alla movimentazione Gnl; l’integrazione degli scali esistenti con le Cresce il numero di navi smantellate sulle rispettive aree urbane (Tanspiagge nel sud est asiatico ger-ville, il porto fluviale di Kénitra, Casablanca, SaDelle 835 navi oceaniche destinate alla demolizione ben 543 fi-ville e Al-Hoceima ville). (80,3%) sono state smantellate sulle spiagge del Bangladesh, India e Pakistan, in cantieri che non rispettano gli standard minimi di qualità per i lavoratori e la protezione dell’ambiente. Lo confermano i dati dell’ultimo rapporto di Shipbreaking Clarkson, la flotta mondiale in crescita Platform, l’organizzazione con sede a Bruxelles che da alSecondo le statistiche di Clarkson Research, a partire dal 2018 la cuni anni monitora il fenomeno. Il 2017, spiega l’Ong, è staflotta mercantile mondiale risulta composta di 94.171 navi per 1,30 to un anno record nel settore a causa del grande numero di miliardi di gt con un incremento del 3,3% rispetto allo stesso petanker dismesse (86 unità per 9,78 milioni di tonnellate). Un riodo del 2017. Nel corso dell’anno sono state 1.022 le unità orsegmento, in cui si sono particolarmente distinti gli armatori dinate per un totale di 47 mln di gt e un investimento totale pari iraniani con ben cinque mega-petroliere vendute, che ha visto a 58,7 miliardi di dollari, mentre 1.891 unità (65 mln gt) sono primeggiare gli stabilimenti del Bangladesh, con ben 46 acquistate consegnate. Alla fine del 2017 l’order book totale per sizioni. Nella poco onorevole classifica dei dumper nazionali nuove costruzioni prevede una riduzione del 14% in termini primeggiano Grecia (51 le navi vendute) e la Germania (50). di tonnellate di stazza. Al primo posto nella graduatoria In crescita anche il coinvolgimento di armatori norvegesi delle principali bandiere è Panama con 219 mln gt, se(16 unità finite ad Alang, Gadani e Chittangog) nonostante guita da Isole Marshall (147,5 mnl gt), Liberia (142,5 la forte pressione esercitata in questo paese da autorità e mnl gt), HongKong (113,2 mnl gt), Singapore (85,4 investitori. Europa e Turchia restano le aree geografiche mnl gt), Malta (72,5 mnl gt), Bahamas (60,3 mnl gt), più interessate alla pratica con la Cina che sembra esCina (56 mnl gt), Grecia (41,3 mnl gt) e Giappone sere riuscita a porre un freno al fenomeno rispetto agli (26,3 mnl gt). L’Italia si pone al 16° posto con 16 anni passati. Particolarmente pesante il bilancio delle mnl di gt. vittime: 33 gli operai morti. In testa alla classifica per numero di incidenti sul lavoro c’è il Bangladesh con 15 morti e 22 persone rimaste gravemente ferite. In India, invece, sono stati almeno otto i morti mentre le vittime in Pakistan hanno toccato le dieci unità. “Le cifre del 2017 sono una triste testimonianza della riluttanza del settore dei trasporti marittimi ad agire in modo responsabile,” ha L’India affitta un porto iraniano e progetta uno commentato Ingvild Jenssen, fondatore e direttore dell’associazione. “La realtà scalo da 10 milioni di Teus è che gli armatori non sono interessati India e Iran puntano a sviluppare una via d’ingresso alternativa all’Asia ad utilizzare cantieri con le infrastrutture centrale. I due paesi hanno firmato un accordo da 85 milioni di dollaadatte ad un settore così complesso e ri per la cessione in leasing, per un periodo di 18 mesi, di una para rischio, dal punto di vista delle condite dello scalo di Chabahar, sulla costa orientale iraniana. Lo scopo zioni di lavoro e del contenimento di soè bypassare il vicino (90 chilometri) porto di Gwadar in Pakistan, stanze inquinanti, come è il riciclaggio”. diventato punto d’accesso all’Afganistan e a tutta la regione circostante dopo la massiccia iniezione di risorse cinesi che ne hanno rinnovato le infrastrutture. L’intesa prevede anche la costruzione di un raccordo ferroviario con Zahedan, centro al confine con il Pakistan, “per sfruttare appieno – come ha spiegato il primo ministro indiano Narendra Modi – il potenziale commerciale del gateway di Shahid Behetshi”. Intanto, è partita la prima fase del progetto di costruzione del quarto terminal container del porto di Jawaharlal Nehru (Mumbai), per un investimento di 730 milioni di dollari. Il nuovo terminal, gestito dal gruppo PSA International di Singapore, avrà una capacità di traffico annua pari a 2,4 milioni di Teu. Con il completamento della seconda fase del progetto, prevista nel 2022, la capacità del terminal raddoppierà portando quella complessiva dello scalo indiano a dieci milioni di Teus.


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Alleanza intermodale RCG e TranContainer alla conquista della Cina

Rail Cargo Group società ferroviaria merci austriaca e la russa TransContainer, attiva nel settore intermodale, hanno firmato un protocollo d’intesa per la costituzione di una joint venture per la promozione di servizi door-to-door e lo sviluppo di connessioni sulla rotta Cina – Europa. Attualmente le due aziende operano già due rotazioni settimanali su questa rotta che dovrebbero passare a dieci entro il 2020. Per l’amministratore delegato di TransContainer, Petr Baskakov, “si tratta del segmento del mercato container in più rapida crescita. La combinazione tra le competenze e le tecnologie della PJSC TransContainer nell’area dello scartamento di 1.520 millimetri con le possibilità offerte da Rail Cargo Austria sulle linee ferroviarie europee, in particolare dell’Europa centrale e sud-orientale, darà un impulso allo sviluppo del traffico ferroviario Terminal crociere nel porto di Pola sulla rotta Cina-Europa-Cina e offrirà Il terminal crocieristico del porto di Pola è stato inserito dal governo ai nostri clienti una soluzione di trasloveno nel novero dei programmi di interesse strategico naziosporto affidabile e competitiva”. Contenale. Dopo questo riconoscimento sarà ora possibile realizzare stualmente RCG ha potenziato anche i un piano di investimento quinquennale e far partire le esploracollegamenti con l’Europa sud-orientale zione geomeccaniche nell’area interessata. La prima fase del concentrando a Budapest la formazione progetto prevede la costruzione di una banchina di 400 metri dei treni shuttle diretti in Bulgaria, Maper un traffico stimato in 70-90 cruiser all’anno (80-100mila cedonia, Serbia, Grecia, Turchia e in altri passeggeri). Successivamente, con l’espansione dell’inframercati. In precedenza le spedizioni vestruttura si punta ai 200 approdi annuali per un totale di nivano caricate su treno in numerosi hub, 400-600mila passeggeri. Costo complessivo dell’opera, tra cui Villach, Budapest, Sopron, Sturovo circa 150 milioni di euro da recuperare tramite partnero Belgrado. ship con investitori privati. In prossimità dell’aeroporto e direttamente collegato con la rete autostradale il futuro scalo crocieristico di Pola punta a scalzare Dubrovnik per diventare il più importante player nel settore adriatico alle spalle di Venezia.

In Olanda e Norvegia si sperimentano navi elettriche e a guida autonoma

Si chiama Tesla la chiatta elettrica che sarà utilizzata dal prossimo autunno per il collegamento sperimentale tra Amsterdam e Rotterdam allo scopo di alleggerire il traffico su gomma tra le due città (circa 23mila viaggi l’anno). Progettata dall’azienda olandese Port-Liner nasce anche grazie a un finanziamento europeo da 7 milioni di euro, a fronte di un investimento complessivo da 100 milioni per la realizzazione di una flotta di 6 unità in grado di trasportare 280 container. Stando ai dati forniti dall’azienda sono circa 7.300 i natanti utilizzati in tutta Europa per spostamenti brevi, di cui più di 5mila appartenenti ad aziende belghe o olandesi. È stata battezzata in Norvegia invece Yara Birkeland, la prima nave cargo al mondo a guida autonoma grazie ad un sistema di navigazione che combina Gps, radar, telecamere e sensori. Anch’essa caratterizzata dalla propulsione elettrica avrà un costo di 25 milioni di dollari, il triplo rispetto ad un cargo tradizionale. Dapprima con alcuni membri dell’equipaggio a bordo, l’unità si sposterà dal 2020 da un fiordo fino al porto di Larvik (40 Partnership IMO – BERS miglia) trasportando container L’International Maritime Organization e la Banca Europea per la Ricostruziodi concime. ne e lo Sviluppo hanno siglato un accordo di collaborazione per promuovere il trasporto sostenibile. L’obiettivo dell’intesa è lo sviluppo della sicurezza e della salvaguardia ambientale sia nel campo del trasporto navale sia nelle operazioni portuali. Oltre a finanziare gli investimenti, il “braccio” marittimo dell’Onu e la banca multilaterale di sviluppo forniranno consulenza tecnica, di preparazione e pianificazione dei progetti alle proposte che già sono state avanzate dalle autorità nazionali di Azerbaigian, Egitto, Georgia, Marocco, Tunisia e Turchia in tema di sportello unico marittimo, abbattimento delle emissioni nelle aree portuali, bunkeraggio Gnl, elettrificazione delle banchine.


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Brexit, gli armatori chiedono regole certe

Nessuna indecisione sul futuro dei rapporti commerciali tra Ue e Regno Unito. Nel corso di un’audizione presso la Commissione per i Trasporti e il Turismo del Parlamento europeo Martin Dorsman, segretario generale dell’European Community Shipowner’s Association, ha indicato le tre priorità degli armatori: nessun ostacolo nel traffico navale, libera circolazione per marittimi, personale di terra e passeggeri, libero accesso al mercato interno e al settore offshore. Preoccupano, in particolare, le possibili conseguenze sulle procedure di frontiera. “Se Ue e Regno Unito non troveranno un accordo praticabile – ha spiegato Dorsman – sarà necessaria una dichiarazione di carico assieme ad altre verifiche e controlli legati alle norme fitosanitarie e sul controllo dell’immigrazione. Questo potrebbe portare a una pesante congestione nei porti privi di spazio sufficiente con ricadute serie sulle catene di approvvigionamento just-in time”. Ad oggi, l’export europeo verso il Regno Unito ammonta a 365 miliardi di euro (pari al 54% dell’import della controparte) mentre quello britannico raggiunge i 274 miliardi (pari al 43% delle esportazioni totali Uk). Dorsman ha anche chiesto il reciproco riconoscimento dei certificati e il libero accesso per i marittimi dei paesi terzi.

2018 “anno della multimodalità”

E’ quanto stabilito dalla commissaria europea ai Trasporti Violeta Bulc nel ribadire l’impegno di Bruxelles a ridurre le emissioni di CO2, la congestione e l’inquinamento atmosferico, anche in previsione degli obiettivi stabiliti dall’accordo di Parigi. Nel corso dell’anno la Commissione presenterà una serie di iniziative politiche e legislative volte a favorire una maggiore integrazione del settore, puntando su tematiche come la digitalizzazione (documenti di trasporto elettronico e corridoi digitali), incentivi economici (revisione della direttiva sui trasporti combinati e un nuovo studio sull’internalizzazione dei costi esterni), sostegno all’infrastruttura multimodale (attraverso i progetti Horizon 2020, Connecting Europe Facility e il prossimo Multiannual Financial Framework), sviluppo di un nuovo quadro normativo e promozione della “mobilità attiva” integrata con altre modalità (città “smart”). Primo appuntamento il prossimo 20 marzo con una conferenza di alto livello sul trasporto multimodale merci a Sofia.

Multe per 395 milioni al cartello delle car carrier

Violavano le norme antitrust dell’Ue costituendo un vero e proprio cartello nel segmento del trasporto marittimo di autovetture. Con questa motivazione la Commissione europea ha comminato quattro multe per un totale di 395 milioni di euro alle compagnie CSAV (Cile), K Line, MOL e NYK (Giapppone) e WWL (Norvegia). “Non tollereremo comportamenti anticoncorrenziali nei confronti dei consumatori e delle industrie d’Europa,” ha commentato il commissario alla Concorenza, Margrethe Vestager. “Aumentando i prezzi dei componenti o i costi di trasporto delle automobili, i cartelli hanno danneggiato in ultima analisi i consumatori europei e inciso negativamente sulla competitività del settore automobilistico europeo, che impiega circa 12 milioni di persone”. Alla MOL, che ha presentato una richiesta di immunità da cui è partita l’indagine, è stata riconosciuta una riduzione del 100% dell’ammenda.

EMSA, guida per i carburanti LNG

Proposta di direttiva contro i rifiuti in mare

Nell’ambito della prima strategia europea per la protezione dall’inquinamento da plastica Bruxelles ha presentato una proposta di direttiva sugli impianti portuali di raccolta per il conferimento dei rifiuti sulle navi. L’obiettivo del documento è superare l’attuale regime, caratterizzato da inutili oneri amministrativi per porti ed utenti, attraverso l’allineamento con la Convenzione MARPOL. Un’armonizzazione che riguarda sostanzialmente l’ambito di applicazione dell’obbligo di conferimento in conformità alle norme sugli scarichi. Prevista anche la completa integrazione delle ispezioni nell’ambito del controllo da parte dello Stato di approdo e l’allineamento con la Direttiva 2002/59/ CE, che istituisce un sistema comune di monitoraggio del traffico navale e di scambio di informazioni. La proposta prevede l’abrogazione dell’attuale Direttiva 2000/59/, relativa agli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi e i residui del carico, ed include modifiche accessorie alla Direttiva 2009/16/ CE (controllo da parte dello Stato di approdo) e alla 2010/65/UE (formalità di dichiarazione delle navi in arrivo o in partenza da porti degli Stati membri).

L’Agenzia europea per la sicurezza marittima ha rilasciato la prima guida sull’uso del gas naturale liquefatto per le autorità e le amministrazioni portuali. Realizzato nell’ambito dell’European Sustainable Shipping Forum, il documento punta a sostenere l’adozione del Gnl ed è considerato un elemento strategico a sostegno dello sviluppo di carburanti alternativi per il trasporto marittimo previsto dalla direttiva 2014/94/Ue.


Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti

Freight Leaders Council

febbraio 2018 - 9


Green Logistics Expo focus sulla sostenibilità

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ebutta a Padova, dal 7 al 9 marzo, Green Logistics Expo, prima edizione del Salone Internazionale della Logistica sostenibile che si propone di diventare il punto di riferimento italiano per il settore. Un obiettivo ambizioso, ma che a giudicare dall’interesse e dalle adesioni ricevute, ha buone possibilità di essere raggiunto. La lista degli oltre 150 espositori, infatti, annovera nomi di primo piano sia a livello nazionale che internazionale e la parte convegnistica propone oltre 50 tra meeting, seminari e workshop di grande interesse con il coinvolgimento anche delle Istituzione europee. Ma in cosa si distingue Green Logistics Expo rispetto alle altre manifestazioni di settore già esistenti? Due cose in particolare: si rivolge a tutta la logistica e non solo a un segmento per quanto importante, come il marittimo, l’autotrasporto o la logistica industriale, e mette la sostenibilità come perno attorno al quale sviluppare la logistica del futuro. Sostenibilità nei confronti dell’ambiente, certo, ma anche e forse soprattutto sostenibilità di tipo economico, perché è oramai imprescindibile gestire un’azienda senza sprechi, ottimizzando le risorse e assicurandosi così anche una migliore marginalità. A Green Logistics Expo lo sanno: tutto questo è una sfida complessa, ma a Padova sono abituati a percorrere strade nuove e fino ad oggi hanno sempre avuto ragione. Qui ancora negli anni ’70 del secolo scorso è stato concepito il primo interporto in Italia e coniato lo stesso neologismo che lo individua. Qui, sempre in quegli anni, la Fiera di Padova ha ideato Tramag, il primo evento italiano dedicato a quelle

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attività che ancora non si chiamavano logistica. E Interporto Padova - che ha contribuito con il suo know how all’ideazione della manifestazione - è oggi una eccellenza nazionale e proprio in occasione di Green Logistics Expo inaugura nel suo Terminal Intermodale, 4 grandi gru elettriche a portale per le quali ha investito quasi 20 milioni di euro. Green Logistics Expo, quindi nasce in un ambiente dove si mastica “pane e logistica” da sempre, abituato alle sfide e al confronto con i tumultuosi cambiamenti dell’economia di questi ultimi 15 anni. Jean-Francois Daher, segretario generale di Assologistica (che patrocina la manifestazione) spiega: “La logistica italiana sta vivendo un momento positivo e la fine del tunnel è prossima. Ora è attesa da una sfida molto importante rappresentata da quella che, da tempo, viene definita una risoluzione

ovvero la digitalizzazione di funzioni e processi, conditio sine qua non per realizzare concretamente anche una vera logistica sostenibile e quindi vincente per gli anni a venire”. Un’analisi perfetta che sintetizza bene le motivazioni che hanno spinto alla realizzazione di Green Logistics Expo come necessario momento di confronto ravvicinato tra gli operatori. Strutturata in quattro sezioni – Intermodalità, Logistica Industriale e Real Estate, E-commerce, City & Logistics – Green Logistics Expo affronta, con un approccio sistemico, i temi dell’intera catena logistica, aprendo un dialogo con il tessuto delle imprese anche attraverso un ricco calendario di eventi convegnistici. Si rappresenta così l’intera catena logistica dagli ambiti più tradizionali legati al trasporto marittimo, ferroviario e stradale e alla logistica di-


stributiva per l’industria e la GDO, fino ad arrivare alla distribuzione urbana delle merci e alla rivoluzione indotta dall’esplosione dell’e-commerce. L’obiettivo di Green Logistics Expo è quindi anche contribuire a individuare politiche condivise per il trasporto delle merci nel nostro Paese, che, partendo dalla sostenibilità, ci permettano di recuperare quei circa 40 miliardi di euro di extracosti dovuti alle inefficienze logistiche che pesano sul nostro sistema economico. Un messaggio ben compreso dai leader del settore che sono presenti a Green Logistics Expo a partire dalle principali Associazioni come Ailog, Assologistica, Assocostieri, Assoporti Confetra, Fercargo, Freight Leaders Council e UIR. Ricordiamo i Porti di Trieste, Venezia, La Spezia, Livorno, gli Interporti di Padova, Pordenone, Interporto Toscano per quanto riguarda il sistema infrastrutturale mentre sul fronte degli operatori dell’intermodalità e della logistica partecipano il Gruppo FSI con Polo Mercitalia Fercam, Felb, (l’operatore che effettua i collegamenti diretti Cina-Europa-Italia), Number 1, InRail, Cab Log, Autamarocchi, DB Cargo Italia e molti altri. A loro si affiancano i grandi marchi per la produzione dei mezzi al servizio della logistica, quali Iveco, Scania, Zephir, CVS Ferrari, Crown Lift Trucks, Toyota, Kuenz e altri. Importanti presenze dei leader anche nell’area del real-estate con in prima linea Word Capital, Prologis, Gabetti e Tecnocasa. La presenza del Gruppo FSI da una parte e di imprese private merci facenti capo a FerCargo dall’altra offre una panoramica a 360 gradi del nostro trasporto merci su rotaia, fondamentale per lo sviluppo della logistica in futuro. In particolare sarà illustrato il progetto,

oramai molto concreto di utilizzo della rete ad Alta Velocità per collegamenti notturni dal Sud Italia ideato da ISC Interporto Servizi Cargo e il presidente di FerCargo Giancarlo Laguzzi farà il punto sulle opportunità offerte dalle imprese ferroviarie cargo private. Ma anche dalla galassia Ferrovie dello Stato, che adesso comprende Anas, non mancheranno proposte innovative visto che lo stesso amministratore delegato Renato Mazzoncini che sarà presente alla giornata inaugurale, ha confermato di voler avviare a breve una sperimentazione per realizzare delle “autostrade elettrificate” sulle quali far circolare tir ibridi sul modello di quanto proposto già in Svezia. Del resto i costruttori di veicoli industriali lavorano da anni per lo sviluppo di veicoli elettrificati e magari a guida autonoma. L’obiettivo è giungere in tempi brevi alla commercializzazione delle applicazioni di trasporto che utilizzino l’energia elettrica in luogo di carburanti di origine fossile. Nel frattempo prendono sempre più piede i veicoli industriali alimentati a LNG (gas naturale liquefatto) e proprio l’impiego di carburanti alternativi è uno dei focus trasversali della manifestazione. Di grande attualità la sezione dedicata all’e-commerce e alla rivoluzione che porta nella logistica come sottolinea Andrea Cappello direttore di WMR Digital Group: “L’e-commerce cresce trainato anche dall’evoluzione della delivery e della logistica. Ma quali modelli di delivery si svilupperanno maggiormente? Quali saranno le implicazioni per i merchant, per gli operatori logistici e per i clienti? Same day delivery, locker, click & collect, drive thru, uber, city biker e altro ancora sono parte di un cambiamento epocale della logistica che è ancora nella sua fase inizia-

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le di trasformazione e che ancora non abbiamo visto”. Un grande evento dedicato all’e-commerce è in calendario giovedì 8 marzo: E-commerce Strategies si svolgerà all’interno di Green Logistics Expo e avrà come ospiti alcuni dei principali protagonisti di questo settore: Google, Connectbay, Oracle/ Netsuite, Qapla, FruttaWeb, Metro, Prestashop, MailUp, WMR Academy e Studio Cappello. Molto intenso anche il programma di convegni, seminari e workshop sul tema dell’intermodale, del rapporto tra porti e interporti, sulla qualità urbana e su temi settoriali sempre di grande interesse. Il respiro internazionale della manifestazione è garantito da due eventi in cui l’Europa è protagonista: l’incontro congiunto dei rappresentanti dei Corridoi Baltico-Adriatico e Mediterraneo e la tavola rotonda con i rappresentanti dei Programmi di Cooperazione. Convegni e meeting vedono la presenza dei protagonisti della logistica italiana ed europea. Tra questi: Renato Mazzoncini, AD di FSI, Zeno D’Agostino, Presidente Assoporti, Sebastiano Grasso, Managing Director Contship Italia Group, Thomas Baumgartner, Presidente di Anita, Guido Ottolenghi, Presidente del Gruppo tecnico di Confindustria per la logistica, i trasporti e l’economia del mare. Da ricordare anche il convegno “Freight Transportation and Logistics” a cura dell’Università di Padova, SIDT, Società Italiana dei Docenti di Trasporti e EWGT, Euro Working Group on Trasportation. Tre giorni di confronto con massimi esperti del settore della logistica e dei trasporti a livello europeo attraverso sessioni plenarie, sessioni regolari e workshop. REDMAR

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Integrazione tra portualità e attività logistiche “E’ arrivato il momento di sanare una frattura che è tipica del nostro sistema”

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eno D’Agostino, presidente di Assoporti, alla guida dell’Adsp del Mar Adriatico Orientale, punta dritto all’integrazione tra due realtà che finora hanno dialogato poco. “Nei nostri scali non si vede molta logistica, o quantomeno latitano quelle funzioni caratterizzate da alti livelli di complessità e innovazione comuni negli interporti. È una lacuna da colmare. Anche per sfruttare al meglio non solo i canali tradizionali di movimentazione della merce ma quelli più nuovi, e in forte espansione, come l’e-commerce. Non riuscire a collegarsi a questo tipo di realtà sarebbe una clamorosa occasione mancata”. In che modo può avviarsi questo percorso? La strada dei protocolli d’intesa o degli accordi territoriali non mi entusiasma. È una logica che può essere efficace tutt’al più nella fase iniziale del dialogo. Personalmente credo si debba guardare ad una modificazione degli assetti societari degli interporti, con una forte presenza degli enti portuali. È il lavoro che, insieme alla Regione, abbiamo impostato con l’Interporto Ferretti. Il 23% di quote azionarie acquisite dall’Adsp è solo l’inizio: l’intenzione è

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di entrare in maniera importante nella proprietà in modo da indirizzare coordinamento e integrazione di aree e funzioni. Una svolta rispetto al ruolo con cui si sono pensate finora le AdSP? Una questione culturale insita nella filosofia stessa della riforma. Il presidente di un sistema portuale è chiamato ormai a guardare cosa c’è dietro le banchine. Tutti si sono concentrati su come la nuova legge avrebbe integrato porti, disgregato e riaggregato centri di potere consolidato. Il messaggio principale, in realtà, invita a volgere l’attenzione verso gli interporti, a integrare banchine e mondo retroportuale, sviluppando un’azione più dinamica rispetto alla gestione del territorio. Ciò, ovviamente, presuppone un approccio manageriale a tutto tondo, proiettato all’allargamento delle prospettive tradizionali. L’AdSP dell’Adriatico Orientale, sotto questo aspetto, sta facendo la sua parte: da mero gestore del porto oggi ha voce in capitolo nelle attività dell’interporto, della zona industriale e, da luglio, amministra i punti franchi. Questo, in controtendenza col passato, significa anche un rilancio della presenza pubblica?

È una necessità che deriva anche dalla concentrazione in atto nel mondo dello shipping. Nella dialettica con le realtà oligopolistiche che si stanno aggregando sul lato mare sarebbe impensabile ragionare sulla base di un’offerta lato terra polverizzata. Nel rapportarsi con le compagnie è necessario sempre più rappresentare un sistema territoriale che sia qualitativamente e quantitativamente più ampio di quello che ricade sotto l’egida dell’ente portuale. Rafforzare il coordinamento e l’integrazione permette di offrire risposte migliori a chi non si limita più a chiedere delle banchine ma una struttura complessa e articolata di servizi alla merce. È esattamente ciò che stiamo facendo a Trieste e ciò che le ZES potrebbero rendere più semplice nel Sud Italia. A patto di smetterla di parlare di infrastrutture. E di cosa si dovrebbe parlare? Il vero tema, e mi riferisco a tutta la penisola, non sta solo nelle infrastrutture insufficienti e/o inefficienti: c’è un generale deficit di governance territoriale cui va posto rimedio. In alcune regioni i sistemi esistenti andrebbero solo gestiti meglio e coordinati tra loro, fermo re-


stando la necessità, laddove sussiste, degli interventi per collegare i nodi. Il rischio, insistendo solo sulla questione “nuove opere”, è di non fare nulla, di alimentare gli alibi. Anche qui si ritorna all’idea di un cambio di passo culturale: se la presenza pubblica è stata cattiva in passato non è detto che nel futuro non sia in grado di mettere in campo l’intelligenza manageriale richiesta dai tempi. D’altronde, lo dimostrano innumerevoli esempi internazionali, l’unico modo per organizzare il territorio passa dalla mano statale: sono dinamiche che non possono essere affidate al privato. Via della Seta, un’opportunità o un abbaglio? Il limite dell’attuale dibattito sull’iniziativa lanciata da Pechino sta nel guardare più agli aspetti di tipo geopolitico che a quelli più propriamente logistici. Capire le dinamiche egemoniche cinesi va bene ma, a dispetto di qualche polemica, le prima legge del trasporto è sempre la stessa: le merci sbarcano nei porti più vicini ai territori di destinazione. Ora, se i mercati di riferimento sono l’Europa centrale e orientale è del tutto naturale pensare ai cosiddetti scali “ascellari” – Genova, Trie-

ste, Venezia – come naturale punto di riferimento offerto dalla penisola. Non ha nessun senso economico pensare di caricare un container a Gioia Tauro e farlo proseguire via treno verso le Alpi. Quello della Via della Seta non è una logica influenzabile dai governi ma è determinata da ragionamenti “trasportistici” e va giudicata in tale prospettiva. Piuttosto, proprio partendo da questo ragionamento, guarderei con maggior interesse ai traffici nel bacino del Mediterraneo: è li che si gioca il futuro della portualità italiana e, in particolare, di quella del Sud Italia. Con quali ambizioni? Dieci anni fa si parlava di creare una zona di libero scambio nel Mediterraneo. Un dibattito che andrebbe ripreso e sviluppato perché, rispetto a OBOR, si trattava di un progetto molto concreto, che si potrebbe realizzare in breve tempo, senza un grosso dispendio per la realizzazione delle infrastrutture, individuando a monte i sistemi logistici da mettere a sistema. Io stesso nel periodo 2006-2008 ho guidato Italmed, iniziativa con cui le regioni del Mezzogiorno avevano incominciato a tessere i fili di un dialogo con i paesi della sponda Sud. Poi, purtroppo, sono arrivati gli effetti negativi delle “primavere arabe”

che hanno interrotto il confronto. Oggi che cominciano ad affiorare i primi segnali di una stabilizzazione dell’area, con livelli di crescita sempre più importanti, quell’approccio andrebbe ripreso. A prescindere dai traffici di lunga percorrenza, perdere la presa sulle potenzialità delle direttrici inframediterraneo per distrazione costituirebbe un peccato mortale. Trieste scalo principe della intermodalità, quale segreto? Ribadendo l’importanza del ragionamento precedente sull’integrazione degli assetti proprietari, grazie all’acquisizione di Adriafer abbiamo potuto trasformare la ferrovia nel collante delle nostre attività. Contare su una propria società permette di proporsi al mercato in un ottica in cui i singoli nodi del sistema possono sostituire il nodo principale. Attraverso il servizio di shuttle ferroviario gli operatori cargo non sono più costretti a organizzare convogli destinati al porto ma possono usufruire dei nodi intermedi distribuiti sul territorio. Con una flessibilità operativa che contribuisce da una parte alla qualità dei servizi, dall’altra ad alleviare lo stress infrastrutturale di un traffico in crescita esponenziale. Giovanni Grande

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Traffico cittadino sicurezza e controllo con Trace di Uirnet

recenti attacchi terroristici che hanno caratterizzato le cronache nere d’Europa in questi ultimi mesi hanno impresso una significativa svolta nei sistemi di prevenzione e monitoraggio anti-attacchi, sia da parte dell’intelligence e sia da parte dei vari operatori pubblici e privati.

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È il caso di Uirnet, il soggetto responsabile per conto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti dell’attuazione della piattaforma logistica digitale che nel mese di gennaio ha presentato l’innovativo sistema TRACE, un sistema di monitoraggio all’avanguardia e a basso costo in grado di registrare i

mezzi pesanti all’ingresso delle città e in grado di tracciare il percorso in determinate zone dei centri urbani. Ma come funziona questo nuovo sistema? Prima di tutto attraverso il cosiddetto On Board Unit (Obu), un dispositivo che può essere installato gratuitamente su tutti i mezzi, previa


registrazione. On board unit permette ai veicoli che ne sono provvisti di entrare liberamente all’interno delle Ztl delle città una volta fornite informazioni come: l’identità dell’autista, dati del veicolo, tipologia del trasporto, orari degli spostamenti e percorso. Obu segue dunque i movimenti dei veicoli collegandosi e condividendo le informazioni con le centrali delle forze dell’ordine e appoggiandosi a circuiti di telecamere già esistenti. In più, questo strumento è dotato di un allarme che si attiva in due diversi casi: se il veicolo non rispetta il percorso condiviso o se si cerca di manomettere il dispositivo. Trace, quindi, genera una sicurezza permanente e aiuta a mitigare il rischio all’interno dei centri urbani perché, grazie al dispositivo Obu, traccia a tempo indeterminato i veicoli sui quali è installato, non perdendoli mai di vista. Il nuovo progetto, ideato e messo a punto da Uirnet è stato presentato uf-

Rodolfo De Dominicis delle merci che si muove su gomma. ficialmente da Rodolfo De Dominicis, presidente e amministratore delegato L’idea è quella di utilizzare questa indi Uirnet. “Con questo evento si apre la frastruttura anche per un altro scopo, possibilità di applicare la Pln (Piattaforper il controllo di sicurezza all’interno ma logistica nazionale) ai sistemi cittadelle città metropolitane, cominciando dini, cosa che prima non era avvenuta da Palermo e Matera. Il vantaggio, oltre per scelta strategica – ha spiegato De a massimizzare l’infrastruttura esistenDominicis – Il motore di ciò è la legge te stressandone la potenzialità, è che 123/2017 che il Governo e il Parlamenavremmo un sistema di controllo flesto hanno voluto e che individua due sibile del traffico nei centri urbani, adecittà simbolo, Matera e Palermo, per guato a quello che è il rischio flessibile l’implementazione del nuovo modulo che è rappresentato dal terrorismo” ha della Pln, denominato Trace”. spiegato il ministro Anna Finocchiaro. “Con Trace, dopo una sperimentazio“Palermo e Matera capitali della culne adeguata, forniremo le città di uno tura rappresentano due riconoscimenti strumento innovativo per la sicurezza, a queste città del Mezzogiorno d’Italia a basso impatto e di facile implemencosì belle e così importanti per la cultazione – ha continuato De Dominicis tura europea. Abbiamo già gestito i – Occorrerà, ovviamente, la collaboragrandi eventi pubblici – Expo a Milano, zione dell’Albo dell’Autotrasporto, delle Giubileo, il G7 di Taormina – nella masforze di polizia e soprattutto delle Munisima sicurezza come ci è stato riconocipalità che saranno attori principali del sciuto a livello internazionale, con una sistema”. grandissima capacità di gestione. Lo Il nuovo progetto è stato salutato con faremo ovviamente anche per Palersoddisfazione anche dal governo e dai mo e Matera e sperimenteremo anche rappresentanti del Parlamento impequesta nuova tecnologia che aumenta gnati in questi anni, da varie posizioni, il livello di sicurezza e la capacità di nell’elaborazione di un sistema all’acontrollo delle forze dell’ordine. Quevanguardia e, ad oggi, unico in Europa. sto darà ancora maggiore sicurezza ai Alla presentazione del progetto hanno cittadini che vorranno visitare queste preso parte, tra gli altri, il ministro per due città del Mezzogiorno d’Italia” ha la Coesione territoriale, Claudio De invece spiegato Claudio De Vincenti, Vincenti, il ministro dei Rapporti con ministro per la Coesione territoriale. il Parlamento, Anna Finocchiaro e la Mentre parole di soddisfazione per senatrice Simona Vicari, che durante il varo del nuovo sistema sono state delegata all’attuazione della piattaforespresse da Simona Vicari, che seguì ma logistica nazionale durante il suo come sottosegretario delegato i primi mandato come sottosegretaria alle Inpassi di questo progetto. “Abbiamo vofrastrutture e ai trasporti. luto l’emendamento per avviare la spe“E’ una tecnologia che già esiste e rimentazione su Palermo e Matera – ha che viene espansa verso un’altra pospiegato la senatrice – perché questo tenzialità, questo è uno dei grandi fatsistema permette di controllare gli intori positivi di questo progetto TRACE gressi mettendo a sistema più soggetha detto Finocchiaro - Noi abbiamo già ti e quindi garantendo più efficienza, un sistema operante, che è quello della creando risparmio economico, nonché piattaforma logistica nazionale, che una maggiore organizzazione”. viene utilizzato per controllare il flusso

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Responsabilità dell’impresa nello sviluppo della logistica A

In questo particolare momento storico il panorama logistico è fortemente caratterizzato sia dal continuo sviluppo di nuove tecnologie informatiche sia dall’interazione tra i mercati internazionali mondiali che rendono tutti gli operatori economici costantemente vulnerabili. Si tratta di circostanze che porteranno ad una logistica sempre più moderna e ogni azienda dovrà quindi adeguarsi con rapidità. ALIS, in questo contesto, si è rivelata un’associazione capace di creare forti stimoli, richiamando i più importanti attori della catena logistica ad un aumento di responsabilità. Sono fortemente convinto che l’Italia abbia bisogno di recuperare la dimensione dello sviluppo industriale, attraverso un coordinamento appassionato e attento ai veri bisogni degli imprenditori, ormai assopiti da una macchinosa burocrazia spesso distante e poco attenta. In questo anno grazie ad ALIS abbiamo contribuito alla definizione di un modello associativo-imprenditoriale di respiro nazionale ed europeo che pone al centro dei dibattiti la responsabilità sia delle imprese che dei decisori pubblici, in modo da restituire al nostro Paese una condizione di reale sviluppo in chiave sostenibile. Grazie all’aiuto dei nostri associati stiamo lavorando con grande intensità ad un programma politico da sottoporre al nuovo Governo, finalizzato alla concertazione e realizzazione di un piano per il rilancio dell’intero settore. Siamo infatti fortemente convinti che il grado di efficienza dei sistemi infrastrutturali sia diventato l’indicatore chiave dello sviluppo di ogni Paese. Sono moltissime le questioni sulle quali occorrono seri interventi, e ne cito alcune solo a titolo esemplificativo: lo sviluppo e l’implementazione delle Zone Economiche Speciali e le Zone Logistiche Semplificate; azioni strate-

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giche per un maggiore utilizzo di carburanti alternativi nel trasporto, principalmente GNL (Gas Naturale Liquido), programmando una mappatura strategica delle stazioni di rifornimento sul territorio nazionale in condivisione con le istituzioni comunitarie; un maggiore dialogo con il Ministero per un serio potenziamento ed un indispensabile riordino del sistema delle revisioni dei veicoli di autotrasporto, mettendo fine all’attuale situazione di caos e di emergenza, dovuta ad un accentramento ingiustificato presso le Motorizzazioni, il più delle volte in carenza di organico. E’ dunque opportuna una corretta delocalizzazione in grado di svolgere in modo qualificato la funzione a loro affidata. Riteniamo importante lo stanziamento di risorse per sostenere la diffusione di buone pratiche tecnologiche nel processo di trasformazione digitale della rete stradale nazionale (cd. Smart Road). Senza tralasciare temi a respiro europeo ed internazionale: stiamo monitorando le proposte legislative varate dalla Commissione Europea, dialogan-

do con tutte le istituzioni comunitarie sui temi legati all’intermodalità, come ad esempio la nota problematica “pesi e dimensioni” tra Italia e Spagna, in quanto sono necessarie uniformità e coerenza normativa tra tuti gli Stati membri per non creare squilibri. Nel 2017 abbiamo posto le nostre fondamenta che sono oggi molto solide: abbiamo quadruplicato i nostri numeri, mettendo in piedi un network che conta oltre 1220 associati; nell’ambito dell’intera catena logistica, coinvolto partner di grande spessore, interporti strategici ed importanti Sistemi Portuali; iniziato ad attivare e rendere operative le numerose sedi territoriali; implementato i servizi associativi; contribuito alla costituzione di CONFALIS, una Confederazione che certamente avrà un ruolo di rilievo nel quadro delle politiche economico-associative dei prossimi anni. In questo 2018, continueremo la nostra opera con la stessa determinazione affinché si rafforzi sempre di più il modello associativo ALIS in grado di apportare valore aggiunto a tutti gli operatori e, come naturale conseguenza, a tutto il sistema economico italiano. Ecco perché il prossimo 27 e 28 Aprile ALIS organizzerà a Sorrento il più importante evento dell’anno dedicato al mondo del trasporto e della logistica che riunirà le principali istituzioni, autorità italiane ed europee, insieme a banche e ad imprenditori di successo. Insieme dialogheremo per riportare all’attenzione dell’opinione pubblica e all’ordine del giorno dell’agenda politica nazionale ed europea ancora una volta l’importanza dello sviluppo dei trasporti e della logistica sostenibile in Italia quale strumento essenziale per il rilancio economico dell’intero Sistema Paese. Marcello Di Caterina Direttore Generale ALIS



La logistica concorre a valorizzare il prodotto

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accontare e rilanciare ulteriormente un’esperienza unica e innovativa. SOS LOG metterà in scena al Green Logistic Expo di Padova la sua idea di futuro. Una visione improntata su una maggiore responsabilità e consapevolezza sia da parte di chi fornisce i servizi di trasporto sia di chi ne beneficia come consumatore finale. “Dopo aver lanciato il marchio per la Logistica Sostenibile – spiega il presidente dell’associazione, Daniele Testi – è arrivato il momento di abbozzare un primo bilancio. Lo faremo attraverso due workshop in cui spiegheremo il nostro approccio cercando di individuare i trend dei prossimi anni e lanciando un’ulteriore iniziativa”. Di cosa si discuterà ai due appuntamenti previsti? Uno degli obiettivi principali è raccontare in modo concreto la filosofia alla base della nostra attività. Saranno le stesse aziende che hanno aderito al protocollo di validazione a spiegare cosa sta succedendo. Faremo parlare direttamente chi è coinvolto per capire motivazioni, difficoltà e sfide da affrontare lungo il percorso che porterà alla certificazione. Un modo per ampliare la gittata di un’iniziativa che per la sua stessa natura richiede tempo per essere assimilata. Sull’altro versante, invece, focalizzeremo l’attenzione sul consumatore finale, individuato come il vero driver del cambiamento, a patto che maturi una consapevolezza maggiore sulle questioni in campo.

Daniele Testi Come concorrere alla crescita di questa consapevolezza? Il presupposto da cui siamo partiti è semplice: la logistica non può essere considerata come un’attività fine a se stessa. Nel momento in cui è riconosciuta come un fattore che concorre alla valorizzazione del prodotto, qualsiasi processo di miglioramento ri-

chiesto dal consumatore finale non può più escluderla dal novero delle opzioni da prendere in considerazione. È il caso tipico dei prodotti biologici: la percezione di acquistare un bene migliore nasce dal riconoscimento a monte di una maggiore qualità delle materie prime e delle modalità di produzione. Lo stesso discorso vale per il trasferimento delle merci. L’impatto sull’ambiente, sull’organizzazione sociale, su comportamenti più sostenibili assumono un valore di chiara riconoscibilità. Una leva che potrebbe riguardare anche la disruption rappresentata dall’e-commerce? La logistica dell’e-commerce anima e modifica le nostre città, in maniera visibile. Eppure, paradossalmente, la sua modalità di promozione sembra poggiare sulla gratuità della consegna. È un messaggio profondamente sbagliato poiché, incorporando i costi della fase dello spostamento fisico, rende meno trasparente per il consumatore proprio la riconoscibilità delle pratiche logistiche più esplicitamente e chiaramente sostenibili. Con effetti negativi anche sull’organizzazione del lavoro: il deficit di consapevolezza favorisce la ricerca dell’efficienza viziosa, quella che giocando sul minor prezzo possibile si scarica sull’anello debole della catena, come ad esempio l’autotrasporto. Quanto è lunga la strada da fare? Come per tutti i protocolli volontari bisogna superare un naturale scetticismo da parte delle aziende. Il percorso di validazione impatta, più che a livello economico, su quello della governance facendo emergere la debolezza strutturale della realtà industriale italiana. Non mi sorprende che il profilo più interessato sia quello della società medio-piccola, caratterizzata da un forte spirito di iniziativa: sono i casi in cui l’imprenditore ha già imboccato la scelta strategica della sostenibilità. A noi, invece, il compito di spiegare che conviene a tutti. Giovanni Grande

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Cab Log leader nella gestione di progetti logistici complessi N

ata nel 1983 come azienda di trasporti industriali Cab Log si è evoluta a partire dagli anni novanta allargando il proprio ventaglio di servizi allo stoccaggio e al supporto delle supply chain. Affermatasi sul mercato come provider affidabile, capace di proporsi in partnership su progetti di outsourcing, in un’ottica di logistica sostenibile, si è specializzata nei settori food, beverage, petfood, home e personal care. Con un fatturato di 104 milioni di euro, l’azienda occupa 300 dipendenti e dispone di 300 mila quadri di aree coperte. Circa 500 mila le spedizioni annuali con collegamenti giornalieri tra hub centrali e tutti i TP (transit Point) disseminati nella penisola. Settimanalmente vengono sfruttate le tratte intermodali nord-sud con fulcri nevralgici sia a Pomezia che a Napoli, le autostrade del maree, le tratte navali. Con una flotta che viene annualmente rinnovata per la riduzione delle emissioni di CO². Un impegno nei confronti della sostenibilità testimoniato anche dalla presenza di un ufficio monitoraggio e rilevamento della saturazione mezzi, fulcro nevralgico per l’ottimizzazione delle attività.

Nel prossimo futuro Cab Log continuerà il proprio impegno nello sviluppo di progetti di e-commerce, aumentando la flotta di mezzi elettrici per offrire una distribuzione dell’ultimo miglio con minor impatto ambientale. Amplierà, inoltre, la propria gamma di servizi in nuovi canali distributivi quali le farmacie e il baby-food Improntata ad un forte orientamento al cliente Cab Log ha raggiunto negli anni una leadership nella gestione di progetti logistici complessi, proponendo servizi completi e sostenuti dall’utilizzo di tecnologie all’avanguardia nella progettazione, realizzazione e gestione dei magazzini. Tra le altre attività: copacking al di fuori del processo logistico tradizionale (consentendo alle aziende di delegare in outsourcing tutta la filiera legata al confezionamento, dall’ideazione della confezione all’applicazione di adesivi ed etichette legate per esempio a particolari campagne commerciali); gestione depositi fiscali per prodotti alcolici (ricevimento prodotti in sospensione d’accisa con riscontro della corrispondenza fisico/ contabile, tenuta della contabilità ai fini accise fino alla liquidazione periodica

dell’imposta, telematizzazione accise, gestione in entrata e uscita degli e-AD, gestione e applicazione di contrassegni fiscali, detenzione di prodotti ad accisa assolta in aree autorizzate adiacenti ai depositi fiscali, all’interno dei medesimi); gestione ottimale del processo logistico (smartpod, gestione delle sofferenze); magazzini e depositi coperti e scoperti (gestione con matricole e lotti di produzione, rintracciabilità prodotto, gestione con logiche LIFO/FIFO/FEFO, gestione scorte e referenze); prodotti e-commerce chiavi in mano (sviluppo e gestione del sito internet nel rispetto delle regole corporate, posizionamento del sito sui motori di ricerca, gestione magazzino, trasporto, customer service e pagamenti). Ospite al Salone Internazionale della Logistica Sostenibile di Padova l’azienda presenterà insieme a L’Orèal un workshop dal titolo “L’Orèal e Cab Log insieme per uno sviluppo logistico sostenibile” dove introdurrà la strategia sostenibile per la logistica distributiva di L’Orèal nell’ambito del progetto internazionale lanciato a Parigi “Sharing beauty with all”. REDMAR

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InRail, crescita fatturato a ritmi sostenuti G

uido Porta guarda il mondo del trasporto merci e dell’intermodalità da una posizione privilegiata. Presidente e Ceo di Inrail, impresa privata con sede amministrativa a Genova, è immerso in un ecosistema più complesso. “Un Gruppo – conferma – che copre attraverso una serie di società fortemente specializzate un’ampia gamma di servizi ferroviari e logistici”. Dalle manovre su ferro, con Fuorimuro nel porto di Genova e TS – Traction&Service in Nord Italia, alla formazione del personale, con il centro Seform, dallo sviluppo di servizi logistici innovativi, con I.Log, al “door to door”, con Metrocargo Italia. “Circa un anno fa si è aggiunta alla lista anche Locoitalia: di fatto la prima RoSCo italiana attiva nell’acquisizione e nel successivo noleggio di materiale rotabile, con una flotta di due locomotori da trazione e otto da manovra destinata presto a crescere. Relativamente alla parte ferroviaria – continua – la realtà più grande, con un fatturato di circa 30 milioni, è costituita invece da Inrail, nata nel 2009 dalla rimodulazione dell’attività di manovra nel porto di Genova”. In quale segmento merceologico si è specializzata Inrail? Una grossa fetta di traffico è costituita dai cereali che arrivano dall’Est Europa e dalla Francia; poi rottami ferrosi, prodotti siderurgici finiti, auto e materie prime. Copriamo tutta la penisola fino a Nola e Marcianise attraverso partnership con realtà italiane e internazionali. Superata la crisi del periodo 2011-14

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movimentazione e fatturato sono ripresi a crescere con buoni ritmi. Il bilancio 2017 ha registrato utili per 1,3 milioni. I dipendenti, fra macchinisti e verificatori, sono una quarantina. In più stiamo formando un’altra ventina di unità grazie a Seform. Quali sono le maggiori criticità del settore? In termini tecnici paghiamo sostanzialmente le velocità medie troppo basse (55 Km/h, ndr) dovute a fattori come gli intervalli manutentivi sulla rete e i ritardi che non dipendono certo dalle società. Il limite maggiore è costituito però dalla composizione dei treni, troppo corti e perciò poco performanti rispetto alla concorrenza che arriva dall’autotrasporto. Gli incentivi previsti dalla “cura del ferro” stanno funzionando? Lo sconto pedaggio ha avuto un impatto molto positivo per le imprese di trazione. In particolare, ci ha permesso di concentrare gli investimenti: l’acquisto delle tre locomotive che abbiamo effettuato nel secondo semestre 2017, altrimenti, sarebbe stato distribuito su un periodo più ampio. Per il “ferrobonus” invece bisognerà verificare gli effetti a medio termine. Complessivamente lo sforzo da parte del MIT è riuscito ad innescare un cambio di tendenza e si sta traducendo in una maggiore competitività per tutto il sistema. Come intervenire per sviluppare ulteriormente l’intermodalità? Gli aspetti da migliorare sono sia di tipo tecnico sia culturale. Si pensi, su

quest’ultimo punto, alla differenza che si riscontra nel caricare un treno tra i porti di Genova e La Spezia: nel primo gli operatori lo considerano un costo troppo alto da affrontare, poiché come minimo la lunghezza dei convogli andrebbe raddoppiata, nell’altro, grazie alla sua specializzazione storica, si tratta della soluzione più coerente per spostare la merce. Essenziale per il futuro resterà l’impatto degli incentivi che però dovranno essere rimodulati rispetto alla crescita dei volumi per non perdere il loro impatto positivo. Per il resto andrebbe sviluppata una rete merci diffusa, sulla falsariga di quella passeggeri, lungo le direttrici est – ovest e nord – sud della penisola: un’offerta più capillare riuscirebbe infatti a soddisfare la domanda insoddisfatta sulle medie distanze; fermo restando la necessità di non fermarsi agli interporti prealpini per puntare ai collegamenti internazionali di lunga percorrenza. E-commerce, come affrontate la sfida? A livello di gruppo abbiamo lanciato un’iniziativa, Orto in Casa, dalla forte componente logistica. Attraverso una app si permette di comprare frutta e verdura prodotta nell’area di Udine con servizio di consegna a casa. In controtendenza con il fenomeno del “tutto compreso”, tipico di questo canale di vendita, ci proponiamo come intermediari del solo processo di trasporto, abbattendo tutti i costi parassiti. Giovanni Grande


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Propeller Mantua a supporto del Distretto Logistico R

innovare, anzitutto, l’interesse attorno a questo settore dell’economia, poco conosciuto, malgrado sia di importanza primaria per la vita di un paese è una delle nostre mission. Cosi possiamo affermare che abbiamo contribuito attivamente alla crescita innovativa del nostro territorio anche attraverso le iniziative, quali l’organizzazione di incontri, convegni, momenti di confronto ed aggiornamento, nonché la partecipazione a fiere di settore, come la “Fiera della logistica di Monaco di Baviera”, od altre iniziative a livello culturale, tra cui il supporto all’attività delle nostre scuole. La Comunità Europea ha riconosciuto la strategicità del sistema portuale mantovano attraverso l’inserimento della rete di navigazione interna Milano - Venezia nelle “core network” ovvero nella parte strategica delle reti trans europee TEN-T. L’inserimento in tali priorità infrastrutturali consentirà di accedere a nuovi finanziamenti comunitari nei prossimi 10 anni solo su progetti innovativi e coerenti con le strategie previste. Oggi arrivano a Mantova via canale navigabile, per tutti i giorni dell’anno, chiatte con 1750 tonn. di merci senza limitazioni oppure con container per 60 TEU. Ciò smentisce il tema dell’impraticabilità della navigazione interna nella valle Padana. La funzionalità del Distretto Logistico connesso al Porto, appena completato nella sua seconda parte, è stata dimostrata, pur in tempi di crisi, sia dall’insediamento di nuove aziende sia dallo sviluppo di nuovi traffici anche ferroviari. Occorre pertanto che gli enti ed i soggetti delle rappresentanze profes-

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sionali cerchino di articolare una politica di promozione e di servizi basata su informazioni concrete ed aggiornate attraverso le quali far conoscere ciò che già funziona aiutando anche il sistema delle imprese nella presentazione delle nuove opportunità di traffico e gli obbiettivi di sostenibilità ambientale raggiunti. L’azione del Propeller Club di Mantova vuole riportare l’attenzione sul “distretto” giunto a contare oltre 60 aziende a prevalenza logistica con circa 900 addetti, movimentando milioni di tonnellate di merci comprese quelle della via di navigazione fluviale. In esso si trovano servizi specialistici che si inseriscono in importanti nicchie di mercato, ritagliandosi un proprio spazio ed identità particolari che gli permettono di crescere malgrado sia attorniato da realtà, quali Verona, Brescia, Bologna e Modena. Mi preme mettere in evidenza an-

che quanto il nostro Club abbia contribuito ad apportare le proprie idee alle istituzioni ad ogni livello (Ministero dei Trasporti, Regione Lombardia, Provincia e Comuni) aprendo dialoghi e discussioni che potessero coadiuvare le scelte politiche verso le migliori soluzioni nell’ambito della logistica e della navigazione interna. Riteniamo fondamentale che le istituzioni si approprino del proprio ruolo di catalizzatori di uno sviluppo economico che passi attraverso piani strategici condivisi, che siano sostenibili e amplifichino le potenzialità delle strutture e delle aree disponibili avendo chiare le sue tipicità e le aziende che già le compongono o che potrebbero aggiungersi. Siamo sostenitori della formazione di un “comitato di distretto” che raggruppi Istituzioni, Comune e Provincia con Associazioni di categoria, Camera Commercio e le aziende del territorio. Uno strumento che sarebbe utile per affrontare i vari problemi che si riscontrano a livello politico, con la frammentazione delle competenze istituzionali, così come indirizzare strategie comuni nei rapporti con autorità interessate a collaborazioni, quali il Porto di Venezia, l’Interporto di Quadrante Europa o nella promozione commerciale del comparto e così via. Il Club ha aperto un sito nel quale si possono trovare le attività svolte ad alcuni documenti utili: http://propellerclubmantova.blogspot.it. Claudio Lupi Presidente Propeller Club Port of Mantua


MSC, Aponte si propone per la cura del ferro a Napoli V

a delineandosi la strategia intermodale del porto di Napoli, tra incontri con operatori di livello internazionale e l’avvio di un processo progettuale che potrebbe rimodellare l’attuale assetto dell’infrastruttura su ferro presente nello scalo. “MSC sta spingendo per l’avvio di un servizio settimanale per cinque coppie di treni per collegare Napoli con gli stabilimenti nella provincia di Chieti, è cominciata la fase di discussione,” ha annunciato il presidente dell’AdSP Pietro Spirito. Una conferma che è giunta nel corso del Convegno “Presente e futuro della intermodalità nel porto di Napoli”, organizzato dal Propeller Club, nel quale Spirito ha spiegato i principi base della “mossa del cavallo” pensata per rilanciare le attività ferroviarie. “Vagliando le opzioni in campo abbiamo cominciato a ragionare sull’ipotesi di abbandonare Napoli Traccia, il cui eventuale adeguamento non permetterebbe comunque di operare in modo efficiente. Da uno studio di fattibilità effettuato dall’ente portuale la soluzione migliore, con la possibilità sopravvenuta di poter sfruttare l’area di Porto Fiorito, è quella di spostare il traffico ferroviario nella parte orientale dello scalo”. Il riferimento è alla possibilità di “agganciare” le attività dello scalo tramite un nuovo raccordo alla linea Napoli – Salerno, incentrato sul recupero della storica stazione di San Giovanni. Tra i vantaggi, la possibilità di binari da 750 metri, in modo da poter

Pietro Spirito sfruttare il modulo standard europeo, e la prossimità con la nuova Darsena di Levante. In pratica, i servizi merci sfrutterebbero la fascia notturna con un collegamento diretto alla “monte del Vesuvio”, linea a doppio binario elettrificato, inaugurata nel giugno 2008 per decongestionare il nodo di Napoli. Lunga 29 chilometri, realizzata sul modello delle linee veloci, rappresenterebbe il giusto compromesso per rilanciare una intermodalità che, ha avvertito Spirito, “dovrà fare comunque i conti con deficienze a livello di infrastrutture e di servizi, rimasti a livelli ottocenteschi”. “Sul corto raggio abbiamo assistito al fallimento della politica interportuale:

senza paura, va affrontato il tema degli incentivi. Il sistema del Ferrobonus va nella giusta direzione ma una discussione seria in tema va fatta anche nell’ottica per noi fondamentale della ZES: le operazioni devono essere gestite franco Nola e franco Marcianise per evitare una possibile congestione del porto”. Tema che chiama in causa anche il “convitato di pietra” dell’autotrasporto. Per Spirito il settore deve essere “complementare all’intermodale ferroviario”. “La cura del ferro deve favorire il recupero della competitività del nostro sistema logistico: la ferrovia serve per i collegamenti a breve distanza con gli interporti e nel contempo per allargare il bacino di utenza del nostro sistema portuale”. Il tutto in un contesto mediterraneo che “sulla sponda sud ci vede in diretta concorrenza con l’espansione dell’egemonia cinese”. “La crescita dei traffici ro-ro va sostenuta, anche con una intermodalità in grado di connetterci al resto dell’Europa”. Non c’è più tempo per rimandare ma “in attesa della realizzazione dei progetti dovremo lavorare con quello che c’è”. Anche imbastendo un dialogo con il territorio. “Per San Giovanni andranno pensate delle compensazioni che sono già allo studio. Per il resto, a partire dalla bozza del protocollo d’intesa da firmare con RFI saranno necessari almeno cinque anni tra pianificazione, progettazione e realizzazione delle opere”. REDMAR


Blockchain, la rivoluzione prossima ventura È

la tecnologia che promette di rivoluzionare il sistema economico, modificando radicalmente i concetti di transazione, proprietà e fiducia. Per alcuni è la prossima rivoluzione, paragonabile per gli effetti all’introduzione di internet. Complice anche il successo (mediatico) dei Bitcoin si parla sempre più di blockchain e delle sue possibili e innumerevoli applicazioni. Anche nel settore della logistica dove la sperimentazione avviata negli ultimi anni in realtà importanti come il porto di Rotterdam ha segnato una svolta decisiva a inizio anno con l’annuncio della joint venture tra Maersk e IBM per lo sviluppo di servizi dedicati al settore marittimo. Ma in cosa consiste esattamente questo tipo di tecnologia? In che modo può favorire lo sviluppo dei trasporti e della logistica? Sono le domande cui ha cercato di dare una risposta la recente edizione di Shipping Forwarding and Logistic meet Industry nelle sessioni dedicate alla disruption. In sostanza, si tratta di un database distribuito che sfrutta la tecnologia peer-to-peer: un’infinita catena di blocchi ognuno dei quali contiene delle informazioni che sono avvenute in determinato periodo di tempo. “Un registro a controllo condiviso – ha spiegato Paolo Geroli, Payment Strategy Manager di Sopra Steria Group – a garanzia della immutabilità delle registrazioni e del relativo ordine cronologico. La blockchain permette di certificare nel tempo fatti ed eventi”. Utilizzabile in qualsiasi attività che richieda delle registrazioni essa “garanzia assoluta” per le applicazioni come transazioni finanziarie, registri di proprietà, contratti, documenti, nonché contenuti digitalizzati di qualsiasi tipo. In pratica, tutto l’armamentario burocratico di cui, spesso e a ragione, si lamentano gli operatori del trasporto. Con un vantaggio decisivo: interrogato da un utente riconosciuto tramite apposite chiavi di autorizzazione il sistema, impermeabile altrimenti dall’esterno, fornisce risposte in tempo reale, abbattendo potenzialmente qualsiasi tempo di verifica da parte degli enti.

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Combinata con la sensoristica diffusa la blockchian, inoltre, riesce a far dialogare la complessità dei sistemi, rendendo possibile la realizzazione di “smart contract” basati sul principio di causa - effetto. L’esempio portato da Edoardo Tedeschi, partner di Osborne Clarke, sulla gestione di un container refrigerato, è paradigmatico. “Il con-

prassi consolidate. Uno dei pregi della blockchain (l’immodificabilità di ciò che è registrato nella sua catena) potrebbe tradursi in eccessiva rigidità quando calato nell’universo della contrattualistica. “Saper creare uno smart contract – avverte Tedeschi – presuppone una valutazione il più possibile corretta degli accadimenti in tutte le fasi del

trollo continuo dei sensori, registrato sui blocchi a intervalli di pochi secondi garantisce non solo la sicurezza derivante dalla tracciabilità ma monitora costantemente la temperatura e qualsiasi evento critico. In presenza di eccezioni in grado di pregiudicare la qualità della merce, o più semplicemente in caso di ritardo nella consegna, scattano automaticamente le penali previste dal contratto”. Un ciclo efficiente, veloce e diretto che presuppone, come ogni rivoluzione tecnologica, anche un adeguamento di

trasporto: carico, scarico, verifica del prodotto, imprevisti”. Una minuzia di particolari che porterà alla creazione e alla condivisione di nuovi linguaggi e operatività. “Nasceranno nuove figure molto specializzate, come chi dovrà tramutare il contratto in algoritmo, ma anche avvocati e aziende dovranno rinnovare il loro approccio. La blockchain comporterà la fine dei contratti da migliaia di pagine trasferendo l’attenzione sulle dinamiche azione-reazione”. REDMAR


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La logistica deve supportare la ripresa e la crescita del Pil C

ogliere i frutti della ripresa. Ottimizzare gli sforzi cominciati con la riforma dei porti favorendo una nuova alleanza tra i protagonisti dell’industria, dei trasporti e della logistica. La seconda edizione di Shipping, Forwarding & Logistic meet Industry ha rappresentato un indiscusso passo avanti in questa direzione. Due giorni di lavoro, otto sessioni, spazi espositivi e un discorso approfondito e coerente sui cambiamenti che stanno modificando il funzionamento e la struttura dei mercati. Svariate le suggestioni e i punti di vista da cui sono stati analizzate gli impatti della nuova tecnologia su uan settore come la logistica che conta più di 95mila aziende, con attività (committenti) per un valore di 110,8 miliardi di euro e un fatturato di 77,5 miliardi. Di seguito, una carrellata dagli interventi. Marco Bucci (Sindaco di Genova). “La BRI rappresenta un’occasione unica per il settore della portualità: basta osservare i volumi del Pireo passati da 600mila a 3,5 milioni di Teu. Una crescita che però sconta inaspettate difficoltà logistiche al trasferimento verso il cuore dell’Europa”. Ed è qui che Genova “può candidarsi a porto d’ingresso del continente per la nuova Via della Seta insieme a Trieste”. “Ci sono a disposizione i finanziamenti che andranno a completare da qui al 2021 le infrastrutture a terra e a mare: Terzo valico, la Gronda di ponente, il molo ferroviario e la nuova diga che ci permetterà di accogliere le unità a 22mila Teu. È il momento di presentare un sistema-paese basato su un’offerta tecnologica e infrastrutturale all’altezza delle sfide”. Betty Schiavoni (Alsea). “La ripresa c’è. La crescita del Pil dell’1,5% e l’export che nei primi mesi del 2017 ha raggiunto i 331 miliardi fa emergere ancora di più l’esigenza di un rafforzamento delle supply chain nazionali”. Nei rapporti commerciali “la conflittualità diffusa non paga”. “Si cresce non

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rosicchiando i margini dei fornitori ma guardando a un’ottica di sistema. Storicamente il Paese ha dato uno scarso rilievo alla logistica e paghiamo un eccessiva lentezza nelle decisioni”. Atteggiamenti che vanno corretti per tutelare al meglio i prodotti italiani “famosi nel mondo per il loro appeal, per il design ed anche per la loro qualità”. “E’ rischiosa l’idea che si sta facendo strada con la crescita dell’e-commerce che il trasporto non ha costi: c’è una corsa al miglior prezzo che si sta inasprendo ma il miglior prezzo non è il prezzo più basso. È sull’infrastrutturazione che l’Italia deve cercare la competitività”. Andrea Gentile (Presidente Assologistica). “L’Italia è uscita da una delle recessioni più drammatiche con un gap logistico da colmare. Ci sono ancora opera da completare e per le nuove ci sarà bisogno di un approccio mirato. Anche il mondo industriale ha compreso la strategicità del nostro settore, prendendo lentamente, ma sempre più progressivamente le distanze dall’Ex works o Franco fabbrica. Adesso però andrà affrontata la rivoluzione della digitalizzazione perché una buona logistica è determinante per il successo della nostra industria attraverso il rinnovamento delle funzioni e dei processi. Si pensi, ad esempio, alle materie prime: magazzini, camion, applicazioni. Tutti fattori da mettere a sistema per far arrivare la merce nei tempi più brevi possibili”. Carlo Licciardi (Presidente Anacer). “Il settore vale 7 miliardi e soddisfa un fabbisogno di 40 milioni di tonnellate di cereali di cui la metà è importato dal Nord - Sud America e dall’area del Mar Nero. Per entrambi le origini scontiamo


le criticità dei pescaggi nei porti di Ravenna e Venezia. Ormai Koper ci ha “rubato” traffico con una crescita del 400% negli ultimi 8-10 anni: i prodotti che arrivano da oltre oceano si fermano prima lì”. Con un aggravio di costi che fa lievitare la quota spesa in servizi logistici al 15% del valore intero del settore. “Nel momento in cui si alzeranno i noli subiremo un contraccolpo almeno di non ottimizzare un sistema di distribuzione che sconta anche la frammentazione sul territorio delle industrie, fattore che impedisce un uso della modalità ferroviaria. Luca Sisto (Direttore generale Confitarma). “C’è una miopia strategica circa i trasporti marittimi che va superata per capire meglio le sfide che abbiamo avanti: non esistono solo i container. Nel Mediterraneo i traffici ro-ro hanno raggiunto la preminenza creando collegamenti e sviluppando mercati con la sponda Sud. In quest’ottica non si può fare l’errore di guardare solo al prezzo dei servizi. Ci sono fattori altrettanto importanti per il rilancio di un settore che ha raggiunto la soglia dei 20 miliardi di euro: la sicurezza, perché un mare insicuro è un mare più costoso, e la burocrazia, che costringe le navi a rimanere ferme per troppo tempo. C’è bisogno di un approccio intelligente a questo problema”. Michele Paruzzi (Vicepresidente Federchimica). “In tutta Europa questo particolare e delicato segmento della logistica soffre una carenza di autisti. Uno studio della Commissione Europea del 2009 ha evidenziato una mancanza di circa 75mila autisti ma oggi questo numero è raddoppiato e nei prossimi dieci anni si stima che saranno 400mila i conducenti in meno rispetto alla domanda del mercato”. I fattori sono di ordine culturale, “bassa considerazione da parte dell’industria nei confronti della figura del consulente” e operativi: “orari di lavoro difficili, apparente limitazione di libertà per il monitoraggio telematico delle attività del conducente, la massimizzazione dell’utilizzo della flotta veicoli con conseguente impatto negativo sulle condizioni di lavoro dei conducenti”.

Flavio Colombini (Head of logistic, Pirelli). “Ci sono investimenti da fare? Va bene, facciamoli insieme. Però mi aspetto tre cose: affidabilità, nuove tecnologie, soprattutto tracciabilità delle merci e collaborazione. Nell’era di Amazon la gente è abituata a consegne rapide, puntuali e chiede la tracciabilità della spedizione. Chi non saprà rispondere a queste nuove esigenze rischia di finire fuori mercato”. Gianfranco Ranieri (Vice presidente di Assogiocattoli). “Sono d’accordo con chi sostiene che produzione e logistica devono ragionare in termini di collaborazione. Nel mercato dei giocattoli il 75% delle vendite si concentra fra ottobre e Natale e un ritardo anche solo di una settimana nelle forniture rischia di avere ripercussioni determinanti”. Riccardo Fuochi (Presidente International Propeller Club Milano). “In questa seconda edizione siamo riusciti ad una avere una buona presenza di aziende industriali e commerciali, elemento essenziale per perseguire la stretta collaborazione tra logistica e industria che auspichiamo. Sta venendo meno la diffidenza tra questi due mondi che invece devono guardare avanti e affrontare le trasformazioni che stanno cambiando da una parte le abitudini dei clienti e dall’altra i cicli produttivi e di trasferimento delle merci. Giunti a questo snodo sarà fondamentale il ruolo della politica: segnali positivi sono arrivati dalla riforma Delrio e dall’investimento in digitalizzazione delle dogane. La vera sfida da vincere riguarderà la dematerializzazione dei consumi e la sburocratizzazione delle procedure. In questo modo la logistica riuscirà a diventare un valore aggiunto”.

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Nuova normativa sulla privacy enti e aziende in ritardo

l 25 maggio, data di entrata in vigore del nuovo regolamento europeo sulla privacy (UE 2016/679), rappresenterà una sorta di spartiacque per enti ed aziende, alle prese con le novità di una normativa che è stata reimpostata in modo radicale. Il testo punta a introdurre regole più chiare e semplici in materia di informativa e consenso elevando nel contempo il livello di protezione dei dati personali dei cittadini europei. “I trenta articoli che lo compongono – spiega Gianluigi Marino, partner Osborne Clarke – sono per numero inferiori a quelli contemplati dalla norma precedente, che risale al 1995”. Una scelta all’apparenza paradossale ma che persegue una filosofia ben precisa. “Allo scopo di evitare l’obsolescenza normativa si è optato per la massima astrazione. Fissati i principi di riferimento, per ogni trattamento dati, dal più semplice al più complesso, bisognerà trovare la base giuridica adatta”. Il quadro di riferimento cambia, quali sono le novità principali? Viene recepito il principio di accountability: ovvero la responsabilità è estesa a tutto il processo di trattamento delle informazioni, a cominciare dalla definizione stessa di dato personale, fino al rispetto della norma da parte di terzi in casi di esternalizzazione del servizio. In pratica, il titolare dei dati smette di controllare le prescrizioni per trasformarsi in un produttore di valutazione. Quali le differenze con il modello americano? Il sistema euro-

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Gianluigi Marino peo è molto più rigido, anche per quanto riguarda i limiti imposti dalle autorità di controllo. Negli Stati Uniti ci sono forme di verifica più blande, soprattutto nei trattamenti per finalità di marketing. È questo contesto più fluido che ha permesso all’e-commerce di prosperare e che potrebbe creare frizioni ai giganti del settore che operano oltre l’Atlantico. Scopo del nuovo regolamento è proteggere i cittadini, a prescindere da chi tratta e da chi monitora: prevede impostazioni molto più restrittive e si applica anche ai soggetti extraeuropei nella misura in cui offrono beni e servizi a utenti che vivono in territorio comunitario. A che punto è il recepimento da parte delle aziende?

C’è un ritardo a tutti i livelli. L’impostazione rinnovata della normativa presuppone in certi casi sostanziali modifiche alla stessa infrastruttura tecnologica dell’impresa. Per le realtà che hanno maggiore dimestichezza con procedure e sistemi di reportistica l’adeguamento sarà più semplice ma, in generale, non è un processo che possa essere improvvisato. Da questo punto di vista la data del 25 maggio rappresenta davvero una rottura degli equilibri: dipenderà anche dall’approccio che sceglierà il Garante. Prevede una raffica di multe? Qualcuno considera l’entrata in vigore del regolamento come una sorta di Apocalisse. Di solito l’orientamento dell’Autorità non è sanzionatorio, interviene in modo pesante solo dopo il necessario periodo di ambientamento con le novità. D’altro, canto non si tratta di organismi avulsi dal contesto: esiste una forte interlocuzione con le associazioni di categoria proprio per monitorare la situazione. Senza contare che l’adeguamento investirà anche gli stessi enti di verifica: vanno preparati i protocolli interni per mettersi in linea con le nuove impostazioni della normativa. Cosa suggerisce alle imprese? È chiaro che chi inizia adesso è fisiologicamente in ritardo. Il consiglio, qualora non si riuscisse a finalizzare il percorso, è di documentare la road map del processo di riconversione evidenziando i tempi tecnici necessari. Una strategia che non annulla il rischio sanzionatoria ma almeno lo mitiga. Giovanni Grande


Assologistica ottimista sul futuro del settore

“E

’ con soddisfazione che posso affermare che la logistica finalmente (è proprio il caso di sottolinearlo) sta vivendo un buon momento, soprattutto un momento di importante trasformazione dovuto a più fattori (economici, politici, culturali, tecnologici…) che messi assieme ci fanno essere ottimisti - anche come Associazione - sul futuro del nostro settore”. Ha esordito così Andrea Gentile, presidente di Assologistica intervenuto al convegno di apertura di Shipping, Forwarding&Logistics meet Industry, evento di cui la stessa Assologistica è promotrice assieme ad Alsea e a The International Propeller Clubs. Per Gentile l’effetto di tale trasformazione è un più forte impatto della logistica sull’economia, oltre che sull’opinione pubblica del nostro Paese, complici anche nuovi modi di vendere prodotti e servizi legati soprattutto al web, ma non solo. Anche il mondo industriale ha compreso la strategicità del settore, prendendo lentamente, ma sempre più progressivamente le distanze dall’Ex works o Franco fabbrica. Una riprova di questo mutato clima è la creazione in seno a Confindustria di un Gruppo tecnico per la logistica, i trasporti e l’economia del mare. Gentile non ha tuttavia nascosto il fatto che permangano delle ombre, legate ad esempio al numero di aziende, specie dell’autotrasporto, che non sono sopravvissute al recente periodo recessivo. “Per non tacere dei ritardi

che il nostro Paese ancora sconta in termini di infrastrutture e di burocrazia – ha detto il presidente di Assologistica - L’Italia ha un gap logistico che ci pone al 21° posto nell’indice logistico redatto dalla banca mondiale, mentre siamo ancora l’ottava economia del mondo e il secondo Paese manifatturiero in Europa. E ritardi anche di mentalità consapevolezza, dove il ‘fare sistema’,

A “Shipping, Forwarding&Logistics meet Industry” il presidente di Assologistica sottolinea come il settore stia vivendo un momento di importante e positiva trasformazione evitando ‘spezzettamenti’ e ‘cattedrali nel deserto’, deve invece diventare la maggiore priorità per tutti e a tutti i livelli. Il tema è tutto nella realizzazione di infrastrutture mirate che mancano o che vanno completate e nella cabina di regia che metta in relazione coordinata le une alle altre”. Una buona logistica è determinante per il successo delle nostre imprese e delle nostre esportazioni; si può quindi ben dire che la logistica fa parte a tutti

gli effetti della filiera produttiva italiana e che l’alleanza tra industria e logistica è fondamentale per la crescita dell’economia italiana. “Ora ci attende una sfida molto importante rappresentata da quella che, da tempo, viene definita una rivoluzione, ovvero la digitalizzazione di funzioni e processi – ha chiarito Gentile - E i cambiamenti o li si asseconda o si finisce come i dinosauri dell’era Cretacea. Tutti sappiamo che la modernizzazione del sistema logistico (a più livelli) è determinante per dare competitività al sistema manifatturiero e pure ad aree economicamente meno favorite, quali quelle del nostro Sud. Anche a livello politico si sono intravisti dei “cambi di passo”, che auspichiamo vengano mantenuti pure con la legislatura che uscirà dalla prossima tornata elettorale”. Il presidente di Assologistica ha quindi concluso il suo intervento ricordando alcuni dati del settore, come emersi dall’ultima ricerca dell’Osservatorio sulla Contract Logistics del Politecnico di Milano, cui Assologistica collabora. Eccoli: valore delle attività logistiche in Italia (committenti): 110,8 mld di euro (66,2mld insourcing e 44,6 outsorcing); fatturato delle aziende logistiche (fornitori): 77,5mld di euro (44,6mld outsorcing e 32,9mld subappalto); numero di aziende: 95.300; aumento della durata media dei contratti: da 2,2 a 3,8 anni (contratti di magazzino, trasporto e distribuzione). Paola Martino

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La Global Logistic Properties sarà la prima società non cinese autorizzata ad emettere bond sul mercato interno legati a OBOR. La società di Singapore ha ottenuto il via libera della “consob cinese” – la China Regulatory Commission – per emettere B&R bond denominati in renminbi per un valore pari a 1,8 miliardi di dollari sul listino di Shenzhen. Stando alle comunicazioni ufficiali del Gruppo lo strumento finanziario rappresenterà una pietra miliare nel settore in quanto fin dalla definizione (“obbligazioni usate per finanziare progetti collegati alla nuova via della Seta per connettere via mare e terra l’Asia e l’Europa”) evidenzia la “volontà” di favorire lo sviluppo dell’iniziativa strategica di Pechino. Particolare che segna una netta differenza, ad esempio, con i Panda Bond, le obbligazioni in yuan emesse da Polonia e Ungheria o con l’iniziativa lanciata lo scorso luglio dalla malaysiana Maybank attraverso la connessione bond tra la borsa di Shanghai e quella di Hong Kong. Ad oggi sotto la dicitura B&R rientrano anche una serie di emissioni di entità cinesi effettuate tanto a Hong Kong quanto a Singapore, dove in ottobre la China Construction Bank ha collocato titoli per 376 milioni di dollari, preceduta dall’emissione di bond per 600 milioni effettuata da Bank of China a maggio. L’ultima in ordine di tempo è l’emissione di obbligazioni a cinque anni per 350 milioni annunciata dalla China Development Bank. Anche in Italia Cassa Depositi e Prestiti ha detto di avere allo studio l’emissione del suo primo panda bond. Un annuncio fatto in novembre dall’amministratore delegato, Fabrizio Gallia.

Via della Seta Polare

Pechino ha gettato le basi per sviluppare la “via della seta polare”. È quanto emerge dal nuovo libro bianco sulla “politica della Cina per l’Artico”, pubblicato lo scorso 26 gennaio dall’ufficio per l’informazione del Consiglio di Stato cinese. Il testo incardina ufficialmente la regione nella cornice della Bri e conferma un forte interesse per l’area polare non solo legato allo sviluppo di una nuova rotta commerciale, ma anche alla cospicua presenza di risorse energetiche, minerari e ittiche. In futuro, la rotta artica dovrebbe permettere alle navi della Repubblica Popolare di accorciare i tempi di percorrenza rispetto a quella passante per lo Stretto di Malacca, l’Oceano Indiano e il Canale di Suez. Due i fattori di criticità per lo sviluppo di questo percorso: la praticabilità della rotta (solo nel periodo tra luglio e novembre) e la prossimità del passaggio alla costa russa che mette le due nazioni in una cornice di competizione-cooperazione. Ad ogni modo, secondo gli esperti dei due Paesi, una eventuale via della seta polare potrebbe diventare una rotta alternativa, ma non la principale nell’abito della Bri. Lo conferma ulteriormente uno studio dell’Artic Institute della Copenhagen School of Business secondo cui “la convenienza delle rotte polari è maggiore per le regioni che si trovano al nord del Vietnam”. Dal 2013 la Cina è un osservatore dell’Arctic Council, il forum intergovernativo che promuove il coordinamento e l’interazione tra gli Stati che si affacciano sul polo Nord. Pechino ha ribadito più volte il rispetto dell’ambiente e l’impegno “per l’esplorazione e l’utilizzo delle risorse dell’Artico”.

Collegamenti ferroviari Cina-Europa, cresce l’opzione transcaspica

L’inaugurazione del corridoio ferroviario Baku – Tbilisi – Kars (BTK) sta spostando l’interesse per i collegamenti ferroviari tra Estremo Oriente ed Europa verso l’area del Caucaso meridionale. Con prospettive di crescita nei volumi di traffico più incoraggianti rispetto a quelli pur considerevoli che attraversano la Russia. È quanto evidenzia il rapporto “China’s Belt & Road Initiative: risk insight”, dell’istituto di analisi Global Risk Insight (London School of Economics), ricordando come la direttrice transcaspica Cina – Kazakistan – Europa abbia già visto raddoppiare la propria movimentazione (104mila container). Ad oggi, sono tre le principali linee su ferro della Nuova Via della Seta: la Transiberiana russa dalla Cina nord-orientale, la Transiberiana attraverso la Mongolia e il sistema ferroviario del Kazakistan e del Turkmenistan verso i porti del Mar Caspio (qui le merci sono trasferite in Azerbaigian dove vengono poi caricate sulla rete ferroviaria che attraversa il Caucaso meridionale e la Turchia). Secondo il report, nonostante l’intenzione della Cina di sovvenzionare i trasferimenti sulla rotta transiberiana, a causa di tariffe ancora troppo alte rispetto al trasporto marittimo (8000/9000 dollari per teu rispetto a 1000/2000) e alle carenze di capacità della rete, il margine di crescita dei traffici sul versante russo risulterebbe risicato. Più conveniente la linea kazaka, soprattutto per destinazioni situate poco prima o al confine dell’Europa, come nel caso della Turchia, le cui importazione dalla Cina ammontano a un valore di 2,1 miliardi di dollari l’anno, o della Georgia (640 milioni).


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Italia, un ruolo di primo piano nella Nuova Via della Seta

Le dieci missioni condotte in meno di un anno e mezzo in Cina fanno di Ivan Scalfarotto il testimone diretto dei tentativi di instaurare un rapporto sempre più stretto tra le autorità di Roma e Pechino. “Un dialogo - spiega il sottosegretario al Commercio internazionale - inscritto nella storia millenaria di questi due paesi e rilanciato dall’iniziativa della Nuova Via della Seta: progetto in cui puntiamo a ricoprire un ruolo di primo piano, consci delle potenzialità enormi che si potrebbero aprire aumentando le connessioni tra Asia ed Europa”. Quali sono gli aspetti più rilevanti della One Belt One Road Iniziative per l’Italia? Per un sistema export-oriented come il nostro un investimento infrastrutturale di tale portata, in grado di coinvolgere decine di altri Paesi, non può che essere giudicato in modo positivo. Più connessioni significa più facilità nel penetrare un mercato cinese in radicale trasformazione. I fenomeni di inurbamento e formazione di una classe media disposta a spendere per l’acquisizione di articoli di eccellenza rappresentano un’occasione unica per la produzione italiana. OBOR, inoltre, chiama in causa anche Ivan Scalfarotto la nostra portualità: Genova, Trieste e Venezia sono una porta aperta verso il cuore del continente. Certo, fino a questo momento Pechino ha deciso di investire altrove ma gli effetti positivi della riforma Delrio potrebbero rilanciare i nostri scali come partner ideali, considerata la loro vicinanza con l’Europa centrale. Gli obiettivi del governo italiano? La volontà politica è quella di approfondire la conoscenza e la fiducia nel nostro sistema-paese. Solo l’Italia, ad esempio, era presenta allo scorso Belt and Road Initiative Forum di luglio con una rappresentanza a livello di capo di governo. È recentissima poi l’intesa raggiunta su un Mou di collaborazione bilaterale verso i Paesi terzi: la nuova Via della Seta attraverserà tanti territori e non mancheranno le occasioni per allacciare ulteriori legami economici attraverso le strutture finanziarie già esistenti o valutando la possibile creazione di nuovi strumenti. In un clima di risorgenza del protezionismo il nostro scopo è quello di appoggiare tutte le iniziative che vanno in direzione dello sviluppo del commercio internazionale. Senza derogare sui principi che riteniamo indiscutibili. Quali? Il commercio internazionale deve essere libero ma anche equo. Siamo sostenitori dell’apertura ma nel rispetto delle regole: un punto su cui non faremo sconti a nessuno. Proprio per questo stiamo lavorando al raggiungimento del cosiddetto “level playing field”, ovvero alle condizioni di reciprocità negli investimenti esteri che dal nostro punto di vista vanno favoriti solo se rispettano una logica di sviluppo industriale. Dall’altra parte puntiamo a rendere più semplice l’operatività delle nostre aziende ancora rallentate da una serie di barriere tariffarie e non. La Cina, insomma, va affrontata con rispetto ma non con timore: non si tratta più solo di un mero produttore di merci a basso costo ma di un potenziale partner anche tecnologico. Ci avviamo ad una globalizzazione a guida cinese? La politica, come la natura, aborre il vuoto. Pechino acquisisce gli spazi da cui gli USA si stanno ritirando ed è davvero paradossale ascoltare il premier cinese parlare di libero mercato e Trump di protezionismo. Intanto, da poco è stato firmato il Partenariato transpacifico, iniziativa uscita modificata dopo il ritiro americano e sostanzialmente egemonizzata dalla Cina. Uno scenario contro intuitivo che però offre uno spazio inaspettato di manovra all’Europa, alle prese con i negoziati per gli accordi con il Giappone e il Mercosur. Un’occasione per rilanciare anche l’iniziativa politica e non solo commerciale dell’Unione. In fondo, come diceva Bastiat, “dove non passano le merci, passano gli eserciti”. Giovanni Grande


In evidenza le strutture Palumbo Goup nel Porto di Napoli

Napoli, nuovo grande bacino di carenaggio nel porto Rilevante impatto occupazionale - Spirito (Adsp Napoli): “Soddisfatto per ripresa investimenti e rilancio settore”

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apoli Dry Docks”, joint venture tra Palumbo Group Napoli e La Nuova Meccanica Navale, investirà circa 20 milioni di euro nell’acquisto di un nuovo bacino galleggiante di carenaggio, da collocare nel porto di Napoli, che consentirà allo scalo partenopeo di ampliare in maniera significativa la propria capacità di cantieristica navale – in particolare nel settore delle grandi riparazioni –, fronteggiando così l’aumentata concorrenza da parte di altri poli nazionali e internazionali. L’iniziativa è stata approvata dal Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale, che ha dato il via libera alla concessione demaniale trentennale per la collocazione del nuovo bacino. Il Presidente dell’Authority, Pietro Spirito, ha espresso soddisfazione per la ripresa degli investimenti produttivi nel settore della riparazione cantieristica nel porto campano, dopo una fase di stagnazione durata diversi anni. “In questo modo si pongono le basi per un rilancio del settore, con una positiva alleanza produttiva tra due operatori di rilevante dimensione”, ha aggiunto Spirito. “Napoli Dry Docks” nasce dall’alleanza strategica di Palumbo Group e La Nuova Meccanica Navale – operatori storici del panorama marittimo

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napoletano, consolidati anche a livello internazionale –, con l’obbiettivo di rafforzare la competitività dello scalo partenopeo nel settore della riparazione e della conversione navale, proponendo strutture idonee al carenaggio di navi di grandi dimensioni sia cargo sia passeggeri, per attirare l’armamento internazionale con l’offerta di un servizio a 360 gradi. Il nuovo bacino permetterà a Napoli di raggiungere una posizione di leadership nel comparto e di competere ad armi pari con poli cantieristici dislocati in tutto il bacino del Mediterraneo. Il bacino di carenaggio permetterà inoltre ai soci di sviluppare al meglio il loro core business, utilizzando a pieno regime le banchine già in concessione a supporto delle attività di bacino. Questa iniziativa getta dunque le basi per una nuova fase di sviluppo dello scalo partenopeo – che rappresenta un polo strategico per i traffici nel Mediterraneo –, incentrata sulla ripartenza di un settore di cruciale importanza come quello della cantieristica navale, che negli ultimi anni ha registrato una significativa perdita di competitività a vantaggio di operatori di altri paesi, anche a seguito della carenza di accessibilità ad infrastrutture adeguate. La neocostituita joint venture procederà, nel dettaglio, all’acquisto e al

successivo trasferimento a Napoli di un bacino di carenaggio lungo 230-250 metri e largo 50, rispettando le specifiche indicate dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale relative all’ormeggio e al bacino di evoluzione della nave in entrata. Il piano industriale prevede un’occupazione annua del bacino pari a circa 300 giorni. Nella struttura sosteranno 20-25 navi all’anno, con una permanenza media di 15 giorni. L’investimento avrà un impatto sull’occupazione molto rilevante; si stimano un’elevata media occupazionale a pieno regime e significative opportunità di lavoro per aziende di servizi quali rimorchiatori, agenti marittimi, piloti e fornitori. Il network Palumbo prosegue nella politica di espansione con l’apertura di un nuovo sito a Costanza, in Romania, sulle rive del Mar Nero; si intende ottimizzare ed incrementare i servizi specialistici rivolti al settore offshore e di ingegneria. Si tratta di un nuovo progetto che si affianca all’esistente network cantieristico e si completa con l’installazione presso il cantiere di Tenerife di un bacino galleggiante idoneo ad affrontare importanti lavori nel settore delle piattaforme petrolifere. REDMAR


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Agostino Gallozzi: connettività fondamentale per Salerno A

lla tirannia quantitativa delle statistiche contrappone l’interpretazione qualitativa dei fatti: “L’unica strada per poter interpretare l’incessante trasformazione dei fenomeni”. Non a caso uno dei pallini di Agostino Gallozzi, presidente di SCT, è la connettività, concetto declinato in tutte le sue sfumature, che contrappone all’arida elencazione dei dati numerici. “Le cifre hanno una indubbia utilità nel descrivere il mondo portuale: danno significato alla sua dimensione industriale. Ma è la qualità dei mercati che sono connessi in modo competitivo a fare la vera differenza. A maggior ragione – sottolinea – per un paese come l’Italia votato all’export e caratterizzato da un’estensione costiera forse senza pari, in cui gli scali marittimi sono chiamati a ricoprire una funzione strategica”. Quale tipo di connettività auspica per il nostro sistema portuale? L’Italia in generale ha bisogno di collegamenti marittimi in grado di servire i territori, attraverso gateway puntuali ed efficienti nel supportare la loro crescita economica. Da questo punto di vista la vocazione del nostro sistema marittimo rientra a pieno titolo nella categoria del regional port, funzionale a un’ampia catcher area che comprende anche basso Lazio, Puglia, Basilicata e, in parte, la Calabria. A patto, però, che si superi la vecchia idea di porto, singolarmente inteso, a favore di una rete con più punti d’accesso. Un’esigenza che il presidente dell’AdSP Pietro Spirito sta interpretando alla perfezione tanto da aver fugato ogni iniziale scetticismo.

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D’altronde è lo stesso schema seguito a Rotterdam, dove il porto che è separato dagli scali interni da una distanza che arriva fino a 50 chilometri. Stessa rete, offerte differenti? La struttura dei principali terminal container di Napoli e Salerno riflette già le diverse tendenze che hanno caratterizzato il mondo dello shipping negli ultimi anni: le alleanze, le joint venture e l’integrazione verticale tra terminal e compagnie. È nel calare le rispettive connettività in uno scenario in cui si punta a ottimizzare i costi della componente industriale nave che ci differenziamo dal nostro vicino. Salerno è un terminal indipendente, dove ogni cliente è il cliente numero uno. Le differenze risiedono in diverse politiche di attrattività. Da una parte il flusso garantito da un unico vettore, dall’altra quello derivante da più soggetti, anche quelli considerati a torto minori, cui garantire parità di trattamento. Le principali direttrici che fanno capo SCT? Siamo posizionati bene sulle rotte per il Nord Europa, il Canada, gli USA e il Sud America. In realtà, da Salerno, come da Napoli è possibile raggiungere ogni angolo del globo. Tutto merito della crescita della connettività globale e dell’evoluzione del concetto di “hub and spoke”, peculiare ai porti di transhipment: è quell’effetto underground che sulla tratta Turchia Nord Europa, per fare un esempio, permette di scalare merce a Valencia per proseguire successivamente su un’altra unità verso l’Alaska o il porto di Abidjan. Quali esigenze territoriali servite?

Alle spalle abbiamo un polo agroalimentare che alimenta un costante flusso di export. Negli ultimi tempi sono cresciute anche le quote di import. È questo, l’import dal Far East, il target principale su cui lavorare per il futuro. Ad oggi, causa limitazioni infrastrutturali, per i collegamenti con l’Estremo Oriente, non solo la Cina, ma anche i mercati in via di crescita in Vietnam o Pakistan, dobbiamo affidarci al transhipment. Ma completati i dragaggi, con la possibilità di ospitare unità maggiori potremo rispondere all’esigenza delle compagnie che per eliminare il fabbisogno di posizionamento per i contenitori vuoti promuovo sempre più l’import. Anche questo significa qualità contro quantità: l’obiettivo della logistica integrata è che nessuno “scatolone”, nessun camion, nessuna navetta viaggi vuota. L’imbarco pieno consente di sfruttare la leva della competitività: evitando alle compagnie i costi di cari-


co per il vuoto si possono scongiurare così pericolose torsioni sui prezzi che possono scaricarsi sull’anello più debole della filiera. Un’esigenza che SCT ha risolto portando il retroporto lontano da Salerno. È l’obiettivo che abbiamo perseguito con la realizzazione di SCT2 a Castel San Giorgio, infrastruttura collegata direttamente allo svincolo autostradale per Roma. Considerando che il grosso dell’import viaggia sull’asse Salerno – Nola – Caserta – Roma otteniamo una grande vantaggio: una volta effettuata la consegna il vuoto ritorna risparmiando un pezzo di strada. Un sistema che riesce ad autofinanziarsi attraverso l’ottimizzazione dei processi logistici. Anche la tecnologia serve allo scopo? L’uso delle nuove tecnologie è assolutamente imprescindibile. Già dieci anni fa adottammo il sistema Cosmos in uso nel porto di Rotterdam. A breve lo sostituiremo migrando su uno strumento più avanzato, JADE, realizzato da un’azienda della Nuova Zelanda. Si tratta di una tecnologia meno nota ma più elastica, capace di venire incontro a quelle che sono le nostre peculiari esigenze. A questo vanno aggiunti i colle-

gamenti wireless estesi su tutta l’area di SCT e SCT2 e il sistema per gli utenti ITerminal per il tracciamento in tempo reale dei container. L’informatizzazione dei processi non è uno strumento ma il centro stesso della nostra attività per governare al meglio flussi e spazi a disposizione. Entro quest’anno, inoltre, passeremo alla lettura scannerizzata dei numeri dei container. Dal punto di vista tecnologico posso dire che lavoriamo con livelli di insoddisfazione perenne, l’unico atteggiamento in grado di farci individuare in tempo le migliori soluzioni alternative. La scarsa connettività dell’Italia, un problema culturale? È una scelta, un atteggiamento che sta salendo dal basso, dal mondo delle imprese che sono sopravvissute alla crisi rilanciandosi e capendo le vere priorità di questi tempi. Uno dei principali problemi del Paese è stata la mancata consapevolezza di essere una realtà export oriented e che quella era la strada per competere a livello mondiale. Fino a pochi anni fa potevamo contare sulla difesa delle barriere doganali e valutarie che hanno influito in modo negativo sulla competitività complessiva del sistema economico. Spazzati via questi meccanismi autarchici dal vento

della globalizzazione, che non è solo la circolazione delle merci ma soprattutto quella delle menti, abbiamo faticato ad orientarci per capire la nuova situazione. E allora se c’è un limite, quello principale è la lentezza con cui si risponde ai cambiamenti. Bisogna passare finalmente da un paese patchwork a un paese sistema: un traguardo che può essere raggiunto mettendo le persone al centro dell’internazionalizzazione, fornendo educazione, formazione e servizi adeguati. Perché in questo mondo o sei solidamente connesso o non ci sei. Giovanni Grande

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Riunione del tavolo tecnico Abi-Confitarma-Banche I

l 31 gennaio 2018 si è svolta presso l’ABI la periodica riunione del “Tavolo Tecnico ABI-Confitarma-Banche”. Alla riunione hanno partecipato i rappresentanti ai massimi livelli delle due associazioni, rispettivamente, per ABI Gianfranco Torriero, Vice Direttore Generale, e Raffaele Rinaldi, Responsabile Ufficio Credito, per Confitarma Mario Mattioli, Presidente, Luca Sisto, Direttore Generale, Fabrizio Vettosi, Consigliere confederale con delega sulla materia finanziaria, e Marco Quadrani, Capo-Servizio Commissione Finanza e Diritto d’Impresa. Nel corso della riunione sono stati affrontati i temi di maggiore rilevanza che caratterizzano il mercato del credito con particolare riferimento allo shipping. Gianfranco Torriero ha illustrato i principali temi di attenzione riguardo l’evoluzione della regolamentazione europea sulle banche e come eventualmente tali disposizioni potrebbero incedere sull’accesso al credito delle imprese. Ha quindi aggiornato i presenti sul processo di definizione della Capital Requirement Regulation (CRR) e del nuovo accordo di Basilea in materia di requisiti minimi di capitale per le banche. Mario Mattioli ha rappresentato le istanze delle aziende associate a Confitarma, evidenziando, anche nell’interesse delle stesse banche, la strategicità del ruolo dell’armatore e del management quale miglior soggetto deputato a tutelare il valore delle impresa e degli asset nelle fasi critiche della ristrutturazione finanziaria, e di conseguenza di come, a volte, sia opportuno fare riflessioni profonde da parte delle stesse banche, prima di procedere alla cessione del proprio credito al fine di meglio preservare tale valore.

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Fabrizio Vettosi, ha illustrato l’esito del lavoro sviluppato unitamente ad ABI ed ECSA, per evitare modifiche alle regole di Basilea che possano comportare conseguenze negative per il finanziamento del comparto dello shipping. Ha riferito, inoltre, in merito al progetto di intervenire nella fase di implementazione dell’Accordo di Basilea a livello europeo per ottenere possibili miglioramenti del quadro regolamentare relativo alle esposizioni nel comparto dello shipping. Presso Confitarma invece, si è tenuta la prima riunione della Commissione Porti e Infrastrutture, presieduta da Mario Mattioli. Dopo aver nominato Gianpaolo Polichetti Vice presidente, la Commissione ha fatto il punto sulle principali tematiche portuali, a cominciare dall’atteso decreto legislativo correttivo della legge n.84 del 1994. Particolare attenzione è stata dedicata alla nuova proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa agli impianti portuali di raccolta per il conferimento dei rifiuti delle navi. Sono emerse perplessità in merito all’ottenimento, da parte delle navi in servizio di linea regolare, delle previste esenzioni in quanto queste sono condizionate dall’accettazione da parte di tutti i porti scalati lungo la rotta dell’accordo sottoscritto dall’armatore con il fornitore del servizio nel porto in cui avviene il conferimento. A causa di tale condizione, il regime delle esenzioni rischia di essere del tutto vanificato. Dalla discussione è poi emersa l’esigenza dell’armamento di procedere in tempi rapidi all’estensione del servizio di pilotaggio in VHF nei porti italiani al fine di evitare di dover ricorrere a misure alternative sulla falsariga di quanto già avviene negli altri paesi europei. “Come hanno già fatto i miei prede-

cessori - ha affermato Mario Mattioli – ho assunto ad interim la presidenza di questa Commissione che affido alla guida di Gianpaolo Polichetti. L’indicazione di massima che ho voluto dare alla Commissione è quella di lavorare per aiutare concretamente il nostro sistema portuale a colmare il gap culturale che ancora oggi esiste e che pone distanze incolmabili con i porti del Nord Europa. Credo che anche gli armatori possano fare la loro parte affinché il nostro sistema portuale sia decisamente più efficiente. Sono sempre più convinto che navi e porti abbiano bisogno di un ministero dedicato alle tematiche del mare, che possa operare in sinergia con un ministero dei trasporti competente per le infrastrutture”. Sempre presso la sede di Confitarma, presieduta da Carlo Cameli, il 6 febbraio scorso a Roma, si è tenuta la prima riunione della Commissione Navigazione Oceanica che ha nominato Valeria Novella Vice presidente nonché Presidente del Gruppo di Lavoro Operatività Nave. La Commissione ha quindi analizzato i vari aspetti della sicurezza della navigazione con particolare attenzione alla crisi migratoria nel Mediterraneo, alla cyber secutity, e al fenomeno della pirateria. In particolare su questo tema è stata sottolineata l’urgenza che la revisione del DM 266/2012, concernente l’imbarco dei contractors, venga firmata dai due ministri degli Interni e delle Infrastrutture e Trasporti In materia di sicurezza marittima, sono stati invitati a partecipare ai lavori della Commissione il Prof. Andrea Margelletti, Presidente Ce.S.I. - Centro Studi Internazionali e Consigliere Strategico del Ministro della Difesa, il Com. te Giuseppe Pasquino, Capo Nucleo Traffico Mercantile/NCAGS di CINC-


NAV, il Com.te Mario Esposito Montefusco, 6° Reparto Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, il Com.te Alessandro Morosini, 3° Reparto Stato Maggiore Marina, e il Gen. Marco Angeloni della Guardia di Finanza. Il Com.te Pasquino ha fatto il punto sulle attività del Naval Co-operation and Guidance for Shipping (NCAGS) illustrando le procedure e le pratiche attuative per la collaborazione e lo scambio di informazioni tra armamento e Marina Militare, sia in periodo di pace che di guerra o in situazioni di pericolo per la navigazione. Il Prof. Margelletti ha parlato dei possibili scenari futuri nell’area del cosiddetto Mediterraneo allargato che inevitabilmente risentirà di due fattori importanti, e cioè l’apertura delle rotte artiche e la nuova via della seta. Fattori che oltre ad incidere sui traffici marittimi mondiali avranno ripercussioni sulla maritime security. “Bisogna guardare al futuro, consci dei cambiamenti in atto, ma soprattutto bisogna essere parte del cambiamento”. In questo contesto, è determinante il ruolo propositivo delle imprese marittime italiane, le quali che conoscono da vicino l’evoluzione dei mercati e posso-

Da sx Carlo Cameli, Andrea Margelletti, Mario Mattioli no anticipare le scelte governative. “La nostra Commissione continuerà a monitorare l’impianto normativo del Registro Internazionale - ha affermato Carlo Cameli - anche in stretto rapporto con la Commissione Finanza e Diritto d’Impresa e con il Gruppo Giovani Armatori. Per quanto riguarda i temi della sicurezza proseguiremo la stretta e

proficua collaborazione con le Autorità Militari e le Istituzioni. Particolare attenzione verrà data al cyber risk, partecipando anche alle discussioni nelle più importanti sedi internazionali quali ad esempio il Bimco e l’Intertanko, dove siamo presenti ai massimi livelli”. REDMAR

ADV Paola Martino

Registro Navale Panamense Per informazioni: Consolato di Panama Via Duomo 319 - 80133 Napoli (NA) - tel: 081 6028540

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Porto di Trieste conferma performance da primato

Primo porto in Italia per tonnellaggio totale movimentato e per traffico ferroviario e primo porto petrolifero nel Mediterraneo

“I

l porto sta tornando ad essere il volano di sviluppo economico per Trieste, il Friuli Venezia Giulia e il nostro paese, nonché su scala internazionale”. Lo ha affermato il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, Zeno D’Agostino, commentando i dati di traffico del 2017 e l’importante rete di relazioni istituzionali e commerciali intessuta a livello europeo e soprattutto con Middle e Far East negli ultimi anni. Sono le statistiche che rivelano un anno da record per il porto di Trieste, a partire dal dato complessivo che sfiora i 62 milioni, con 61.955.405 tonnellate di merce movimentata, pari ad un incremento del +4,58% rispetto al 2016. I dati più rappresentativi del 2017 sono quelli relativi ai container e ai treni: il settore container registra un traffico mai raggiunto in precedenza nello scalo con 616.156 TEU (+26,66% rispetto al 2016); ma sommando la movimentazione dei container con i semirimorchi e le casse mobili (espressi in TEU equivalenti) nel corso del 2017, si sono raggiunti 1.314.953 TEU (+13,52%). Crescita che D’Agostino ha definito “molto positiva in termini quantitativi, ma soprattutto qualitativi”. Basti guardare al numero dei container pieni sul totale movimentato: 89%. Per il presidente dell’Autority giuliana si tratta di un dato “esemplare” se paragonato alla normale performance di un terminal conteni-

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tori. “A Trieste non solo crescono i container, ma crescono in maniera sana: qui passano merci, non scatole vuote”. Di rilievo assoluto anche il dato del traffico ferroviario: 8.681 sono stati i treni, con un aumento del +13,76% sul 2016 e del 45,17% rispetto al 2015. Tale crescita è stata sostenuta dai treni su direttrice internazionale legati al traffico container (+34,31%) ma anche da quelli lavorati nel porto industriale, del settore siderurgico (+24,58%). Dai numeri emerge chiaramente l’impulso che il traffico ferroviario ha innescato sul segmento dei contenitori, ciò significa per D’Agostino che “la strategia del ferro intrapresa dall’Autorità portuale di Trieste sta pagando e questa è la via da seguire anche nei prossimi anni. I forti investimenti di Rfi, della Regione FVG e del Governo, che sommati ammontano a 83 milioni di euro già stanziati, lo dimostrano”. L’elemento che rendo lo scalo giuliano unico nel panorama italiano è la presenza di svariati attori del mercato ferroviario che operano nello scalo. Oltre al gruppo Fs, sono attive importanti compagnie ferroviarie private italiane (CFI e Inrail) e alcune società ( Rail Cargo Carrier Italy, Rail traction Company, CapTrain Italia) partecipate da operatori europei di primaria importanza (Rail Cargo Austria, DB Schenker, SNCF). Va rilevato infine il ruolo fondamentale di Adriafer (controllata

al 100% dall’AdSP giuliana) che come sottolinea D’Agostino “da luglio ha ottenuto la certificazione a poter operare in rete e non più solo come operatore di manovra portuale”. Da osservare, nello specifico, che il gruppo controllato dall’austriaca Rail Cargo è il maggiore protagonista, con una quota che corrisponde a più del 28% dei treni totali del porto. Ma guardando la mappa dei collegamenti intermodali del porto, risulta una nuova rete di destinazioni ferroviarie che nell’ultimo triennio è andata estendendosi progressivamente, coinvolgendo tutti i principali nodi del continente, molti dei quali non programmabili fino a qualche anno fa. Sull’asse Est europeo invece il servizio in partenza dal molo VII (Trieste Marine Terminal) verso Budapest, è tra i più performanti: 10 coppie di treni a settimana, tanto che l’Ungheria sta diventando il primo mercato di riferimento di Trieste per il traffico ferroviario dei contenitori. Altro elemento fondamentale della crescita del 2017 sono state le merci varie, 16.565.255 tonnellate di merce movimentata e un aumento a doppia cifra (+14,11%). Trieste rimane porta privilegiata per i traffici della Turchia in Europa: in costante aumento il comparto RO-RO con 314.705 mezzi (+3,99% rispetto al 2016). Sandro Minardo


Salerno

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Waterfront Porto di Napoli riqualificazione del Beverello L’

intervento – Riqualificazione dell’area monumentale del porto di Napoli – Calata Beverello è un lotto funzionale del più ampio progetto di riqualificazione del waterfront del porto di Napoli. Nel suo insieme, il progetto, basato sulla idea progettuale vincitrice del concorso internazionale del 2004, si propone di realizzare una rivisitazione dell’intero fronte del porto, che si collega più direttamente alla città antica, a partire dal Molo S. Vincenzo sino a Piazza Mercato. Un intervento così delicato può essere strutturato necessariamente solo per fasi funzionali che preservino al tempo stesso una visione integrata di assieme. Il primo elemento funzionale, quello più urgente rispetto alla necessità di migliorare i servizi al passeggero, riguarda la realizzazione di un nuovo terminal passeggeri del Molo Beverello, che rappresenta il principale hub del porto di Napoli per l’approdo degli aliscafi e dei traghetti che servono il traffico passeggeri da e per le isole del Golfo. Parliamo complessivamente di oltre 6,5 milioni di turisti e cittadini, che ogni anno si avvalgono dei collegamenti verso le Isole del Golfo, e verso la Costiera. Il costo di questa fase è pari a 20,5 milioni di euro, ed è finanziata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti; il progetto ha superato tutto l’iter previsto dalle nuove linee guida in tema di finanziamento delle opere portuali, compresa l’approvazione della analisi

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costi benefici valutata dalla struttura tecnica di missione del Ministero. Il progetto prevede la demolizione delle strutture esistenti e la realizzazione di una nuova stazione marittima per le vie veloci di collegamento con le isole del Golfo di Napoli e con la Costiera, i cui manufatti saranno utilizzati per i servizi connessi alle attività di banchina e di traffico passeggeri nonché alla realizzazione, nella parte relativa alla copertura, di una passeggiata – lungomare - di cui la città è sprovvista, in continuità con l’accesso alla città, attraverso la nuova stazione della metropolitana di Piazza Municipio. Il progetto consiste nella riqualificazione delle infrastrutture esistenti, attraverso la valorizzazione architettonica dei luoghi e il potenziamento dell’efficienza trasportistica di quest’ambito portuale. La superficie complessiva interessata dal progetto è di circa 14.000 mq. Si parte dalla realizzazione di un nuovo terminal passeggeri di servizio al traffico marittimo (metrò del mare) del Golfo di Napoli. Il terminal è stato pensato come una struttura multifunzionale in cui saranno collocate aree biglietterie, uffici, negozi, bar e servizi, oltre ad aree attesa con i relativi servizi (wc, sala internet etc.). Il riassetto del molo prevede un nuovo Terminal plurifunzionale con le seguenti funzioni: servizi ai passeggeri (spazi di attesa, biglietterie, servizi igienici ecc.) di complessivi mq 3260 circa; servizi commerciali per complessivi 465 mq circa; servizi di ristorazione

per complessivi 475 mq circa; uffici per complessivi 220 mq circa. La realizzazione del terminal passeggeri risponde non solo ad esigenze di tipo strutturale, data la vetustà delle strutture esistenti, che, realizzate negli anni ’90, non più in grado di sostenere i rilevanti flussi di passeggeri ma anche ad esigenze di tipo organizzativo, connesse alle inefficienze dei servizi di banchina e all’organizzazione del sistema di flusso dei passeggeri.Il progetto prevede azioni dedicate per fronteggiare le inefficienze organizzative e realizzare una gestione adeguata dei flussi di passeggeri attraverso l’erogazione di servizi specifici quali: sistemi di annuncio delle partenze/arrivi; sistemi di annuncio per le coincidenze mare/mare e mare/metro; punti di informazione permanenti; evoluzione di sistemi auto organizzanti; servizi di informazione di stazione e a distanza; servizi di biglietteria on line; servizi per la sicurezza, quali punto diigilanza permanente e gestione degli stati di panico; servizi di assistenza sanitaria ai passeggeri. Dal punto di vista tecnico il progetto prevede: la demolizione delle preesistenze (biglietterie e locali di ristoro esistenti); la realizzazione di una nuova struttura di circa 2.400 mq di basso impatto visivo ma di elevata qualità architettonica, nella quale riorganizzare le attività del terminal passeggeri (accoglienza imbarco-sbarco, biglietterie, sosta, ristoro, informazione ecc.); miglioramento dell’assetto di banchina mediante la realizzazione dei due nuo-


vi pontili previsti in ATF, con un sostanziale miglioramento delle operazioni di attracco e di imbarco; razionalizzazione dei flussi di traffico carrabile e pedonale in partenza e in arrivo e delle aree di sosta; realizzazione di una nuova struttura di circa 360 mq adibita alla ricollocazione delle attività bar-ristoro

demolite spazialmente connessa al terminal; realizzazione sul lato del Maschio Angioino, a ridosso di Via Acton di un’area dedicata ai taxi e alla sosta breve delle auto private e pullman; creazione di un nuovo lungomare pubblico, in continuità con la piazza della Stazione Marittima, utilizzando la co-

pertura del terminal come un percorso attrezzato ed un affaccio verso il mare e verso il Maschio Angioino; autonomia funzionale dei nuovi edifici rispetto al sistema complessivo di riqualificazione del waterfront monumentale del porto. P.M.

All’AdSP Livorno tre milioni di euro per progettare opere A

vviata la progettazione della viabilità di cintura (Livorno) e del 2° lotto della SS398 (Piombino). Tre milioni di euro al Sistema del Mar Tirreno Settentrionale per finanziare i progetti di fattibilità di opere ritenute prioritarie. A darne notizia è stato il ministro Graziano Delrio in occasione dell’ultima conferenza dei presidenti delle Autorità di Sistema Portuali, svoltasi a Roma nei giorni scorsi. Le risorse, pari a 30 milioni per il triennio, provengono dal fondo per la progettazione di fattibilità tecnico economica

delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari per lo sviluppo del Paese, di cui all’art. 202 del nuovo codice degli appalti, e sono state ripartite dal Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti sulla base di un’attenta analisi delle proposte degli interventi avanzate dalle Port Authorities. “Non possiamo che essere soddisfatti – ha detto il presidente Stefano Corsini – la fiducia accordataci dal MIT testimonia della solidità della nostra programmazione infrastrutturale, che si ispira alle scelte strategiche delineate dai principali strumenti di pianificazio-

ne, condivise dalla Conferenza nazionale dei presidenti delle AdSP”. La dotazione dell’Authority del Mar Tirreno Settentrionale segue, per consistenza della cifra, quelle assegnate all’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e quella del Mar Tirreno Centrale, promotori entrambi di due importanti progetti speciali. I primi progetti avviati dall’Autorità di Sistema dell’Alto Tirreno saranno quelli relativi al riassetto della viabilità di cintura dell’area portuale di Livorno e il 2° lotto del prolungamento della SS398 a Piombino, da Gagno a Poggio Batteria.

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Traffico crocieristico

Secondo semestre 2017 del traffico Ro-Ro Intero anno 2017 del traffico container

Traffico Ro-Ro in tonnellate

2016

2017

Var. %

TrafficoPorto containers di Napoli in TEU

2016 2.955.191

2017 2.857.138

Var. % -3,32%

Portodi diSalerno Napoli Porto

483.481 3.537.070

509.876 3.762.756

5,46% 6,38%

Porto Salerno AdSP del Mardi Tirreno Centrale

388.572 6.492.261

454.686 6.619.894

17,01% 1,97%

AdSP del Mar Tirreno Centrale passeggeri 10,61% Traffico Primo semestre 2017 del872.053 traffico964.562 crocieristico

anno 2017 del TrafficoIntero crocieristico (numero) 2016 traffico 2017 Ro-Ro Var. % Porto di Napoli Traffico Ro-Ro in tonnellate Porto PortodidiSalerno Napoli AdSP delPorto Mar Tirreno Centrale di Salerno AdSP del Mar Tirreno Centrale

471.501 2016

337.471 2017

-28,43% Var. %

33.925 5.903.741

26.563 5.631.018

-21,70% -4,62%

505.426 6.947.049

364.034 8.174.621

-27,97% 17,67%

3

12.850.790

13.805.639

7,43%

Primo semestre 2017 del traffico passeggeri Secondo semestre 2017 del traffico crocieristico  I dati sono soggetti al ricalcolo

AdSPMTC, obiettivo 1 mln teus 8 M Traffico passeggeri (numero) Traffico crocieristico (numero)

2016 2016

2017 2017

Var. % Var. %

oderato ottimismo per il traffico del settore passeg- delle presenze di circa il 10%. Molto positivi piuttosto i segnali 2.682.764 2.924.595 9,01% Porto di Napoli geri nel porto di Napoli nel suo complesso. Sebbe- che arrivano dai collegamenti con il Golfo e le isole maggiori, 834.650 589.987 -29,31% Porto di Napoli ne i crocieristi siano scesi sotto la soglia del milio- Sardegna e Sicilia, che confermano una delle principali voca193.715 261.918 35,21% Porto di Salerno ne il presidente dell’AdSP del Mar Tirreno Centrale, Pietro zioni dello scalo”. Buone prospettive anche nel settore com77.470 39.052 -49,59% Porto di Salernodelle crociere era merciale dove la movimentazione dei container conferma gli Spirito, ostenta tranquillità. “L’andamento AdSP del Mar Tirreno Centrale 3.186.513 10,78% obiettivi fissati per i prossimi anni. “Come sistema Napoli – stato ampiamente preventivato, si tratta di un settore che ha2.876.479 Salerno avevamo629.039 fissato la bandierina a 1 milione di Teu al la cadenza di un del orologio svizzero. La flessione registrata nel 912.120 AdSP Mar Tirreno Centrale -31,04% 2017 – spiega – era già chiara dal 2015 tanto che già oggi si 2019. Abbiamo sfiorato il traguardo con 960mila. È ragionepossono anticipare le tendenze del 2018, con un aumento vole pensare di centrare l’obiettivo in questo stesso 2018”.

Secondo semestre 2017 del traffico passeggeri Intero anno 2017 del traffico crocieristico Traffico passeggeri (numero) Traffico crocieristico (numero) Porto di Napoli Porto di Napoli Porto di Salerno Porto di Salerno AdSP del Mar Tirreno Centrale AdSP del Mar Tirreno Centrale

2016 2016

3.879.561 1.306.151 355.029 111.395 4.234.590 1.417.546

2017 2017

3.760.177 927.458 418.754 65.615 4.178.931 993.073

Var. % Var. %

-3,08% -28,99% 17,95% -41,10% -1,31% -29,94%

Intero anno 2017 del traffico passeggeri Traffico passeggeri (numero) Porto di Napoli

2016

106.562.325

2017

Var. %

6.684.772

1,87%

Porto di Salerno

548.744

680.672

24,04%

AdSP del Mar Tirreno Centrale

7.111.069

7.365.444

3,58%


Rfi e AdSPMAS, cura del ferro per porti di Venezia e Chioggia E’

stato firmato l’8 febbraio scorso da Maurizio Gentile, Amministratore Delegato di Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane), e Pino Musolino, Presidente dell’Autorità del Sistema Portuale del Mar Adriatico Settentrionale, il protocollo d’intesa per il potenziamento infrastrutturale dei due scali marittimi. L’accordo sancisce l’istituzione di un gruppo di lavoro congiunto che nei prossimi sei mesi individuerà gli interventi necessari all’upgrading delle infrastrutture portuali, anche in relazione alla crescita dei traffici già registrata e all’ulteriore sviluppo previsto, e al miglioramento delle loro connessioni con la rete ferroviaria nazionale. Prevista una prima fase di interventi, finalizzati all’incremento del numero dei binari e all’adeguamento del modulo a 750 metri, che consentiranno di aumentare la quota del traffico merci da e per il Porto di Venezia, uno dei principali nodi della rete europea dei Core Corridor TEN-T. Saranno valutati, inoltre, interventi per il ripristino del collegamento ferroviario tra il porto di Chioggia e la rete nazionale. La seconda fase di interventi prevede invece la realizzazione di ulteriori nuovi collegamenti tra la rete portuale e quella nazionale e il potenziamento del nodo di Venezia Mestre – Marghera Scalo. Le merci transitate per il porto di Venezia intercettano due dei principali Corridoi europei: quello Mediterraneo - che collega la Penisola iberica al confine dell’Est europeo passando per la dorsale italiana Torino – Trieste; e il Corridoio Baltico – Adriatico, che collega importanti porti italiani, come quello di Venezia, all’Austria e ai mercati del Nord Europa. “Questo tipo di interventi – ha dichiarato Maurizio Gentile, Amministratore Delegato di RFI – rientra nella più ampia strategia di sviluppo dell’intero sistema logistico del Paese, che ci vede

Pino Musolino e Maurizio Gentile impegnati con l’obiettivo di incrementare il trasporto merci su ferro, attraverso il potenziamento della rete ferroviaria nazionale, l’adeguamento agli standard internazionali, il miglioramento della connettività dei porti con le altre infrastrutture di interscambio, i valichi internazionali e le linee che fanno parte dei corridoi TEN-T”. “Questo accordo segna una pietra miliare nello sviluppo del porto di Venezia e della nostra competitività a servizio del ricco entroterra e i numerosi mercati di riferimento. Le connessioni ferroviarie del nostro porto vanno infatti lette per la loro utilità non solo in chiave locale, ma verso l’intero Sistema Paese e del suo tessuto produttivo e manifatturiero. La domanda ferroviaria del nostro scalo nell’ultimo anno ha infatti registrato numeri record a partire dal 2016 (5250 treni e 2,2 milioni di tonnellate pari a un +25% in peso rispetto al 2015), confermando la crescita anche nel 2017 (+4,3% in peso rispetto al 2016 e +2,3% numero di treni rispetto al 2016). Va ricordato che oggi sono già attivi alcuni importanti servizi ferroviari

che rendono il Terminal Autostrade del Mare di Fusina totalmente intermodale e collegano la Grecia via Venezia con il Nord Europa (Francoforte e Rostock); gli sviluppi pianificati oggi con RFI consentiranno anche di contribuire all’implementazione di questo importante settore di traffico che nel 2017 è cresciuto del 43% e si prevede possa registrare un trend positivo anche nei prossimi anni. L’accordo di oggi consentirà, infatti, di lavorare per eliminare definitivamente quei colli di bottiglia sia per il Porto di Venezia, ma anche per quello di Chioggia, dando nuovo impulso all’arrivo e all’inoltro delle merci. Rafforzeremo i nostri scali rendendoli un pivot logistico a servizio dell’economia del Paese, ma evitando al contempo sprechi di risorse pubbliche perchè si è deciso di investire con lungimiranza su quelle tratte ferroviarie che servono realmente allo sviluppo e alla competitività”, ha dichiarato il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dell’Adriatico Settentrionale Pino Musolino. Stefania Vergani

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Cantieri Navali Megaride vara bacino galleggiante

L

o scorso 17 febbraio, presso il Cantiere Navale “Megaride” del Porto di Napoli, è stato effettuato il varo del “Bacino Galleggiante G060” alla presenza di autorità civili e militari, tra cui il Comandante Logistico della Marina Militare, ammiraglio di squadra Eduardo Serra. Con la costruzione del Bacino G060, il cui completamento è stato possibile anche grazie al contributo determinante della Direzione degli Armamenti Navali, si è rinsaldata ulteriormente l’efficacia del connubio, anche dal punto di vista delle attività produttive, tra la Regione Campania, e la città di Napoli in particolare, e la Marina Militare che sono legate in virtù della centenaria tradizione marinara e cantieristica dell’area partenopea. Dopo il varo, il “Bacino Galleggiante G060”, una volta consegnato alla Marina Militare, sarà trasportato via mare a La Spezia, dove sarà impiegato per svolgere le lavorazioni sul naviglio minore della Squadra Navale e sulle navi civili, incrementando di fatto le capacità manutentive dell’Arsenale e, a più ampio spettro, le attività produttive dell’area spezzina. La Marina Militare negli ultimi anni ha infatti aperto la possibilità al mondo mercantile ed industriale di impiegare le proprie strutture per valorizzare

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maggiormente le potenzialità dei propri stabilimenti ed impianti, come avviene anche nel caso dell’Arsenale di La Spezia, ed è proprio in quest’ottica che il bacino offrirà il necessario supporto logistico a una vasta gamma di unità navali, sia militari che civili, con un dislocamento entro il limite massimo di 1.000 tonnellate, una lunghezza di 60 metri ed una larghezza di 13 metri. La Forza Armata, tra l’altro, sta riqualificando gli Arsenali e le strutture annesse come siti produttivi “duali”, valorizzando così le competenze specialistiche intrinseche, funzionali al mantenimento in efficienza dello strumento militare marittimo, che sono poste anche a disposizione e a supporto delle aziende pubbliche e private per favorire la crescita del Sistema Paese. Il “Cantiere Megaride” nacque nel 1933 come “Cantiere Navale Giuseppe Ferbo S.a.S.” per la costruzione e la riparazione di imbarcazioni in legno. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1946, la Società cambiò denominazione in “Cantiere Navale Giuseppe Ferbo & Figli” specializzandosi nelle riparazioni di natanti, sia in legno che in ferro. Il Cantiere, con il passare degli anni, cambiò diverse gestioni. Nel 1980 venne assorbito dalla “Tecnaval” che, nel 1981, costituì la

“Ferbex” per gestire delle commessa da parte dell’US. NAVY. Nel 1987 falliscono le due società e nacque la “Cantieri Navali Partenopei” che purtroppo fallì nel 1997. I lavoratori, in perfetta continuità con la tradizione cantieristica locale, si costituirono in cooperativa e rilevarono il cantiere che poi divenne “Cooperativa Cantieri Navali Megaride”, con 34 soci, tutti ex dipendenti delle Società Cantiere Ferbo, Tecnaval, Cantiere navale Ferbex e C.N.P. La cooperativa ha iniziato la propria attività nel febbraio del 1999. Successivamente ha assunto 16 dipendenti, portando attualmente il suo un organico a 50 unità lavorative. Per lo sviluppo dell’attività del Cantiere, la cooperativa ha investito circa quattro milioni di Euro che le hanno consentito l’adeguamento e riammodernamento degli impianti come la sostituzione di tutti i vecchi macchinari delle precedenti società, acquistando nuove attrezzature ad alta tecnologia, e la ristrutturazione delle attività, realizzando un nuovo capannone per la costruzione di blocchi di navi al coperto. Inoltre viene acquistato un nuovo bacino galleggiante denominato “Spartacus” da 110 mt. di lunghezza e 17 mt. di larghezza platea, per navi fino a 2000 tonn. REDMAR


GNV, dai cantieri cinesi GSI in arrivo 2 nuove navi ro-pax

G

NV, società del Gruppo MSC, ha annunciato la firma di un importante accordo, finalizzato nei giorni scorsi a Pechino tra il Gruppo ed i cantieri GSI, che prevede la costruzione a Guangzhou, in Cina, di nuove unità adibite sia al trasporto passeggeri che a quello merci. Le quattro navi, di cui due destinate alla compagnia GNV del Gruppo MSC e le restanti alla famiglia Onorato, saranno unità di ultima generazione e a basso impatto ambientale, con notazione LNG-ready, confermando il continuo impegno di GNV a investire in innovazione tecnologica, per offrire ai propri clienti un servizio affidabile, confortevole e moderno. Con una capacità di 3765 metri lineari, servizi di bordo tra cui ristorante, self service, bar, oltre 536 cabine per ospitare fino a 2500 passeggeri e l’equipaggio, le nuove unità avranno una velocità di 25 nodi e saranno caratterizzate da elevati standard di comfort, in linea con il posizionamento della Compagnia. Aree comuni ampie e caratterizzate da linee semplici ed essenziali, spazi dal design razionale e pensate per rispondere alle esigenze di chi viaggia e di chi lavora a bordo, sono tra gli elementi innovativi previsti per le

nuove unità. Le due nuove navi destinate a GNV, la cui prima consegna è prevista a novembre 2020, sono state progettate per ridurre l’impatto ambientale in osservanza di tutte le normative europee e internazionali: qualora le infrastrutture lo permettano sarà inoltre possibile operare le unità utilizzando il gas naturale (LNG) quale propellente. Il contratto prevede inoltre la possibilità di opzionare l’ulteriore costruzione di altre quattro unità ro-pax gemelle di ultima generazione, di cui due destinate a GNV e le restanti alla famiglia Onorato. “Questo importante investimento – commenta Matteo Catani, amministratore delegato di GNV – realizza uno dei tasselli della strategia di crescita che i vertici della Compagnia ha definito con il Gruppo MSC e prosegue nel percorso di innovazione che fin dall’introduzione delle sue iconiche navi bianche ha portato GNV a definire nuovi standard di riferimento per il mercato ferry. La forte crescita di volumi e fatturato registrata nel corso degli ultimi anni, pone le basi per un’ulteriore estensione del network di rotte offerto dalla Compagnia: le due nuove unità consentiranno di offrire ai nostri clienti merci e passeggeri un ser-

vizio di trasporto con mezzi sempre più moderni, efficienti ed a basso impatto ambientale”. GNV, fondata nel 1992 e oggi parte del Gruppo MSC, è una delle principali compagnie di navigazione del Mar Mediterraneo, con una flotta tra le più giovani al mondo e in continua crescita da oltre 20 anni in termini di linee e di business: con 14 navi operate, di cui ben 7 vantano il prestigioso riconoscimento Green Star di qualità ambientale che sopravanza le norme cogenti, GNV opera 12 collegamenti internazionali e 7 linee nazionali italiane, da e per Sardegna, Sicilia, Spagna, Francia, Albania, Tunisia, Marocco e Malta. Quarta Compagnia di traghetti al mondo per numero di letti disponibili e quinta per capacità di trasporto in metri lineari, GNV è uno dei principali vettori della rete Autostrade del Mare dal 1998, e grazie alla flessibilità della sua flotta, agli spazi di bordo estremamente versatili e confortevoli e a servizi moderni, curati e accoglienti, GNV è stata eletta per due anni di seguito dalle Agenzie di viaggio la migliore compagnia di traghetti all’Italia Travel Awards 2016 e 2017. REDMAR

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Istruzione e formazione al Centro addestramento IMAT I

l 30 gennaio scorso presso la sede di Formare scarl. – Polo Nazionale Formazione per lo Shipping, ente di formazione di Confitarma, a Castelvolturno è stato presentato il Percorso di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS) “Tecniche per la conduzione di impianti tecnici navi” , finanziato dalla Regione Campania e realizzato insieme a Grimaldi Euromed, Augusta Offshore, Synergas, Centro di addestramento IMAT srl, ISISS “Cristoforo Colombo”, IISS “F.Caracciolo – G.da Procida” e Dipartimento di Ingegneria – Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, raggruppati nell’ATS MA.CO. MA.S. - Maritime Competence Management System. Fabrizio Monticelli, Direttore di Formare ha illustrato le modalità e gli obiettivi del corso formativo gratuito, di 800 ore, legato all’inserimento nel mondo del lavoro di 20 giovani diplomati del territorio campano che saranno impegnati nell’apprendimento delle tecniche specialistiche relative all’installazione, manutenzione e messa in funzione di impianti di propulsione e mezzi ausiliari, presenti nei locali macchina delle navi. “Si tratta di una novità nel panorama dell’offerta formativa – ha affermato Monticelli - che vede il coinvolgimento di primari gruppi armatoriali campani; il corso si tiene presso IMAT, struttura dotata dei più moderni sistemi di simulazione per la navigazione”. Mario Mattioli, Presidente di Confitarma, ha sottolineato come la Confederazione sia da molti anni attiva e presente nella formazione della gente di mare, sia dal punto di vista tecnico-formativo, che nel rapporto diretto con gli istituti preposti e le istituzioni. “Il tutto nell’ottica di garantire alle nostre navi di avere a bordo risorse umane qualificate e certificate”. Nel ringraziare la Regione Campania che ha sostenuto e creduto in questo progetto il Presidente Mattioli ha affermato che “corsi come questo rappresentano il raggiungimento di un vero sistema duale in cui gli allievi sono a stretto contatto con le società di navigazione e con coloro che da anni lavorano a bordo delle navi”. “Il nostro IISS - ha affermato Maria Saletta Longobardo, Dirigente scolastico dell’IISS “F.Caracciolo – G.da Procida - partecipa a questo progetto per assicurare sia la continuità della

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tradizione della gente di mare isolana sia dare un futuro altamente qualificato agli studenti che intendono inserirsi nella filiera marittima”. Secondo Alberto Carotenuto, Rettore dell’Università Parthenope, questo corso ITFS è un successo molto importante perché si basa sul concetto di sistema, cioè sulla concretezza “Sono sicuro che riusciremo a fare tutto quello che ci siamo proposti perché ci crediamo veramente e soprattutto perché possiamo contare sul comparto marittimo campano che, oltre a rappresentare il 50% del totale nazionale, è caratterizzato da un livello qualitativo elevatissimo”. Secondo Guido Grimaldi, del Gruppo Grimaldi di Napoli, “con l’attività di Formare che può usufruire delle eccellenti strutture di IMAT, stiamo dimostrando che al sud siamo capaci di fare grandi cose e di ottenere risultati eccezionali. Senza il supporto della Regione Campania non saremmo riusciti a realizzare questo progetto ma ora possiamo e dobbiamo rilanciare questa eccellenza del territorio per far sì che i ragazzi che vogliono rimanere nella nostra terra non si vedano costretti ad andare via perché non c’è lavoro. Come Grimaldi abbiamo annunciato l’assunzione di 500 marittimi nei prossimi anni e spe-

riamo che siano in gran parte formati in questo centro che garantisce i massimi livelli qualitativi.” Al termine della presentazione, il Cap. Rosario Trapanese, Ceo di IMAT, ha condotto una visita del Centro IMAT, in particolare, è stato visitato il simulatore di navigazione, che integra la sala macchine con il ponte di comando, struttura a partecipazione solo privata,

unica in Italia e tra le prime in Europa, che viene utilizzata per l’addestramento di marittimi italiani ed anche di marittimi provenienti da oltre 88 paesi. I partecipanti hanno anche assistito a esercitazioni antincendio e di messa in mare di mezzi di salvataggio, conformi ai requisiti richiesti dalle più recenti normative. Paola Martino

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Il futuro dei chatbot atterra all’Aeroporto di Napoli È online il chatbot dell’aeroporto di Capodichino Premiazione del concorso letterario “Airport Tales”. L’aeroporto come spazio di narrazione e generatore di storie

L’

aeroporto di Napoli è fiero di mettere a disposizione, come primo scalo in Italia, un innovativo chatbot per tutti i passeggeri di voli nazionali e internazionali. “L’aeroporto di Napoli punta sempre di più sull’innovazione per migliorare soprattutto la qualità e l’esperienza del passeggero. La rivoluzionaria tecnologia Chatbot ottimizzata dalla nostra area Digital permette infatti di offrire in maniera dinamica ed innovativa i nostri servizi aeroportuali. Siamo più che convinti che a valle di questo progetto pilota saremo in grado, grazie anche alla collaborazione dei nostri passeggeri che sperimenteranno la tecnologia, di ottimizzare i nostri servizi di informazione per far fronte al crescente numero di passeggeri sempre più nativi digitali” ha commentato soddisfatto Fabio Pacelli – Chief Innovation Officer di Gesac – società di gestione dello scalo partenopeo. Grazie al nuovo chatbot sviluppato da Zoro.Ai, da oggi sarà possibile accedere in modo semplice e veloce a tantissimi servizi legati all’aeroporto,

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al viaggio ma anche al territorio partenopeo. I viaggiatori potranno infatti ricevere informazioni sul loro volo, sui controlli, sulle norme di sicurezza, ovvero scoprire i servizi disponibili fuori e dentro l’aeroporto, con informazioni su negozi e ristoranti, trasporti e parcheggi. A differenza dei classici chatbot aeroportuali, quello dell’aeroporto di Napoli è anche un vero e proprio Tourist Assistant che accompagna i viaggiatori alla scoperta della città e del territorio, con la possibilità di ricevere informazioni turistiche tramite ricerca e geo-localizzazione. Il chatbot, integrato con i sistemi dell’aeroporto, nasce su Facebook ma potrà essere presto esteso ad altre piattaforme. Per ora in italiano, a breve sarà disponibile anche in inglese per rispondere alle esigenze dei viaggiatori internazionali. “Grazie alla nostra tecnologia e a un intenso lavoro di analisi e progettazione, Zoro.Ai e l’Aeroporto di Napoli sono oggi in grado di offrire ai passeggeri in transito allo scalo di Capodichino un vero e proprio assistente virtuale, pron-

to a soddisfare richieste di carattere organizzativo e informativo ovvero ad accompagnare i turisti nella scoperta delle bellezze di Napoli. In un Paese a volte lento nell’adottare le nuove tecnologie, siamo felici di aver potuto realizzare un progetto così ambizioso per l’aeroporto di Napoli, che dimostra ancora una volta di voler investire sull’innovazione e sulla qualità del servizio offerto alla propria utenza” ha dichiarato Julien Di Laura CEO di Zoro.Ai. Il chatbot per l’aeroporto di Napoli è uno dei primi esempi di interfacce conversazionali interamente custom e integrata con i sistemi IT dell’aeroporto e, per le informazioni turistiche, con il data base del Consorzio Glossa “Campania CRBC”, realizzato in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la Regione Campania. La vera sfida sarà ora analizzare la grande quantità di dati stimata in oltre 3.500 mila messaggi giornalieri e affinare continuamente il patrimonio informativo del chatbot, in modo da poter offrire progressivamente un numero sempre maggiore di servizi e di infor-


mazioni. “Airport Tales” Si è tenuta nei giorni socrsi nell’area mostre del terminal la premiazione del concorso letterario “Airport Tales” promosso dall’Aeroporto Internazionale di Napoli in collaborazione con Creactivitas Creative Economy Lab e con la partecipazione della casa editrice Homo Scrivens. Il concorso, lanciato nel mese di marzo 2017, ha visto la straordinaria partecipazione di 170 persone che hanno presentato i loro racconti incentrati sull’Aeroporto come spazio di narrazione. La giuria degli scrittori, coordinata da Aldo Putignano e presieduta da Maurizio de Giovanni, ha selezionato i 15 racconti che entreranno a far parte, insieme a un racconto inedito di Maurizio de Giovanni, del volume antologico “Airport tales” , che sarà edito da Homo Scrivens. La pubblicazione sarà arricchita da una serie di fotografie, sempre focalizzate sull’aeroporto, degli Instagramers selezionate dall’iniziativa VIA (Vision In Airport). Maurizio de Giovanni, durante la premiazione, si è soffermato sull’importanza del contributo che l’Aeroporto Internazionale di Napoli, sta dando allo sviluppo culturale della città e ha spiegato che i criteri per la per la valutazione dei

racconti sono stati: la scrittura, la storia e il punto di vista. “Un Posto per noi” di Maria Marchese, venuta espressamente da Barcellona, si è aggiudicato il premio come miglior racconto, un volo per due persone per una capitale europea, consegnato da Armando Brunini (AD di Gesac SpA). Una menzione speciale da parte del presidente della giuria è stata data ai racconti: L’acrobata di Giulia Lecci e Lo scrittore fantasma di Paquito Catanzaro, che sono stati premiati con una carta Vip dell’Aeroporto Internazionale di Napoli. L’elenco dei testi selezionati è pubblicato sul sito www.aeroportodinapoli/ tales e www.homoscrivens.it. Il progetto Il Concorso Letterario “Airport Tales” è un progetto nel quale l’Aeroporto Internazionale di Napoli, attraverso la cultura e la creatività, attiva un dialogo e un processo di audience engagement con gli utenti e la comunità territoriale proponendosi, attraverso le geografie del suo habitat, come stimolatore della dimensione immaginativa legata alla forma e alle visioni del racconto. L’aeroporto inteso come spazio di narrazioni e generatore di storie, un microcosmo complesso nel quale tutti i

giorni il vissuto, le attese, le esperienze di migliaia di persone si intrecciano e interagiscono, dinamicamente, con le molteplici attività e architetture che lo caratterizzano. L’innovazione culturale diventa elemento fondante di un’esperienza creativa partecipata e condivisa per migliorare la passenger experience e generare valore nella comunità territoriale. Lo scopo è disegnare e far prendere forma, insieme alle persone, a una mappa narrativa, condivisa, dell’Aeroporto di Napoli in cui cercare il genius loci e i significati di senso generati dai flussi emozionale che, come luogo fondamentale della geografia della contemporaneità, incessantemente lo attraversano. Francesco S. Salieri

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Trasparenza e efficienza lungo tutta la supply chain DNV GL e l’esperto di blockchain VeChain insieme per aumentare la trasparenza “dal produttore al consumatore”

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NV GL e VeChain hanno siglato una partnership per l’utilizzo della tecnologia blockchain con l’obiettivo di rendere sempre più trasparenti le informazioni su prodotti e fornitori, aumentando significativamente l’efficienza della supply chain. DNV GL offre servizi di assurance ed è uno degli enti di certificazione tra i leader a livello internazionale. Lavora con le aziende di tutti i settori per il miglioramento delle performance di business. DNV GL adotterà progressivamente la blockchain per aiutare le imprese a rendere più trasparenti e tracciabili i loro prodotti, dalla fabbrica al consumatore finale. Tra le prime realtà a utilizzare la tecnologia al di fuori del fintech, VeChain è pioniera nell’utilizzo della blockchain e controlla la principale piattaforma pubblica di blockchain per prodotti e informazioni. Le aziende spesso si affidano a terze parti indipendenti, come DNV GL, per gestire complessità e rischi lungo la supply chain e al contempo garantire la conformità agli standard di settore e alle richieste degli stakeholder, che possono riguardare ambiti che vanno dalla qualità del prodotto alla responsabilità d’impresa. A mero titolo di esempio DNV GL potrebbe lavorare con un produttore del settore agroalimentare per verificare che abbia implementato processi in grado di gestire correttamente la sicurezza alimentare in tutte le fasi della filiera o, allo stesso modo, supportare un produttore di automobili nel garantire la sicurezza funzionale dei suoi veicoli. Combinando il know-how di DNV GL con le principali applicazioni della tecnologia blockchain e utilizzando dispositivi IoT (Internet of Things) - come sensori integrati nei prodotti - è possibile conoscere la storia, lo stato e le prestazioni di un prodotto: informazioni sulle modalità di produzione, su come è stato trasportato, come è stato con-

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Da sinstra Luca Crisciotti, CEO di DNV GL - Business Assurance e Sunny Lu, CEO di VeChain nologia blockchain stiamo reinventanservato e lo stato di qualità in qualsiasi do il processo di assurance. Il nostro momento. Il livello di trasparenza e la concetto di Digital Assurance fornirà quantità di informazioni raccolte lungo alle aziende e ai consumatori finali un tutta la filiera consentiranno alle aziende un maggior controllo e un miglioragrado di informazioni sul prodotto e sui fornitori senza precedenti, in misura e mento dell’efficienza complessiva lunaccuratezza mai stati possibili prima”. go tutta la supply chain. Queste nuove soluzioni saranno I consumatori potranno quindi vededicate inizialmente al settore agrorificare sicurezza e genuinità del prodotto che intendono acquistare. Per il alimentare, al retail e alla moda. Progressivamente andranno a interessare consumatore sarà possibile controllare altri settori, come quello automobilistico direttamente che il prodotto provenga e aerospaziale. da un produttore eticamente responsabile, che il cibo congelato sia stato Sunny Lu, CEO di VeChain ha dichiatrasportato in modo sicuro e alla temrato: “La blockchain ha molte applicazioni oltre al settore finanziario e sono peratura corretta, che il bene di lusso lieto che DNV GL abbia riconosciuto sia originale e sarà finanche possibile l’impatto rivoluzionario che può portare tracciare da quale grappolo d’uva proviene il vino. nella gestione della supply chain. Mettiamo insieme servizi di assurance con “I dati stanno diventando un asset la tecnologia blockchain per aiutare i sempre più prezioso e questa partclienti ad accrescere la credibilità dei nership con VeChain consentirà alle nostre soluzioni digitali di soddisfare propri prodotti sotto ogni aspetto: dalla qualità alla sicurezza, agli aspetti legati le mutevoli esigenze di un’economia alle loro prestazioni”. fondata sui dati - ha affermato Luca Crisciotti, CEO di DNV GL - Business Sandro Minardo Assurance - Sfruttando l’IoT e la tec-


Cisco Networking Academy al polo tecnologico di Napoli I

n un evento che si è tenuto Venerdì 26 Gennaio a Napoli, con la partecipazione del Primo Ministro italiano Paolo Gentiloni, il Presidente e CEO di Cisco Chuck Robbins, il General Manager di Cisco Italia Agostino Santoni, il Rettore dell’Università Federico II di Napoli Gaetano Manfredi, l’Assessore all’Innovazione della Regione Campania Valeria Fascione, il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris ed il direttore del dipartimento DIETI della Federico II Giorgio Ventre, Cisco ha annunciato il lancio di una Cisco Networking Academy e Co-Innovation Hub in collaborazione con l’Ateneo Federico II, nella sede di San Giovanni a Teduccio, già location della Apple Academy. L’obiettivo del progetto è triplice: promuovere le competenze digitali, accelerare le opportunità di lavoro per i giovani e contribuire alla crescita dell’economia locale. Oltre ai programmi di formazione in IoT, Cybersecurity e Networking, gli studenti e le aziende impegnate in iniziative di co-innovazione saranno in grado di accedere alla piattaforma della comunità Cisco DevNet per acquisire competenze di sviluppo di applicazioni per software, dispositivi e networking. Il progetto di Cisco sarà realizzato in collaborazione con la Cisco Networking Academy di riferimento in Campania, il Consorzio Clara, una delle principali Academy al mondo, recentemente premiata da Cisco in occasione del ventennale del Cisco Networking Academy Program. “Ci fa molto piacere che Cisco abbia scelto ancora una volta il Consorzio Clara come partner per questa nuova iniziativa che ci vede coinvolti in un progetto così importante e che va ulteriormente a consolidare il ruolo che dal 2002 svolgiamo sul territorio” afferma Marco de Angelis, Direttore Generale del Consorzio Clara, che aggiunge: “Essere presenti all’interno del Polo Tecnologico di San Giovanni, infatti, ci consente di collaborare con la Apple Academy, con la Federico II e con gli

Da sx Chuck Robbins, Francesco Castagna, Marco de Angelis altri soggetti presenti. Il nostro obiettivo, da un lato è favorire l’inserimento di tanti giovani nel mercato del lavoro, sempre più alla ricerca di professionisti digitali, e dall’altro è sperimentare nuove tecnologie utili per le aziende del territorio”. Francesco Castagna, amministratore delegato di SMS Engineering, storica azienda partner di Cisco e nuovo socio del Consorzio Clara, dichiara: “L’ulteriore e stimolante opportunità di crescita che questo importante sodalizio realizzato con il Consorzio Clara rappresenta, consolidato dopo oltre un decennio di partenariato all’interno del distretto tecnologico di AT Coroglio, fondato nel 2008 e che riunisce le imprese nate nel Polo Tecnologico di Città della Scienza a Napoli, rafforza le partnership strategiche che la nostra azienda sta sviluppando negli ultimi anni, consapevole che la possibilità di competere e continuare ad innovare risiede anche nella sapiente gestione del trade-off tra la flessibilità e l’adattabilità tipica delle PMI e la possibilità di esprimere sinergie di assoluta ec-

cellenza su larga scala, di cui l’odierna manifestazione ne rappresenta un chiaro e concreto esempio.” Il Consorzio CLARA, fondato nel 2002, è un Ente “no profit” la cui Mission è “favorire lo sviluppo e l’utilizzo delle nuove tecnologie, operando prevalentemente secondo i principi della mutualità, della solidarietà, del legame con il territorio e della collaborazione con le Pubbliche Amministrazioni, l’Università, gli Istituti Scolastici, le Aziende e tutti i potenziali ‘stakeholder’ che condividono questi valori”. Attraverso la sua Vision, basata sulla diffusione della tecnologia che sia al servizio della collettività ed al miglioramento della qualità della vita, il Consorzio si propone di svolgere attività di formazione e di ricerca scientifica e tecnologica, offrendo servizi agli Enti Pubblici e alle imprese e svolgendo attività di pubblico interesse, sotto qualsiasi forma esercitate, con particolare riguardo all’ambito dell’Information & Communication Technology. Fabrizio De Cesare

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UniCredit e Università Napoli “Patto per la crescita” U

niCredit sosterrà la ripresa delle regioni del Mezzogiorno mettendo a disposizione delle aziende misure di stimolo innovativi, come i minibond, e sostenendo quelle che intendono quotarsi per la prima volta su un mercato regolamentato. A tale scopo avvierà inoltre un Tavolo di lavoro a livello nazionale con la partecipazione delle associazioni di Confindustria a livello regionale e della Conferenza dei Rettori delle Università italiane. L’obiettivo è categorico: sostenere sia la competitività industriale sia l’accesso al mercato dei capitali. Nel frattempo sottoscrive un “Patto per la crescita” con Confindustria Campania e l’Università Federico II nell’ambito di “+Valore Sud”, il percorso di accelerazione ed accompagnamento alla crescita dedicato a oltre 100 Pmi del Mezzogiorno, iniziato lo scorso giugno proprio nella città partenopea per iniziativa della stessa banca. Il Patto intende stimolare la nascita di nuovi progetti imprenditoriali giovanili, in particolare legati ad Industria 4.0, e favorire lo scouting di aziende e di spin off universitari, con l’impegno delle parti a realizzare una serie di azioni congiunte finalizzate alla riqualificazione delle competenze 4.0. UniCredit darà inoltre seguito ad un roadshow nelle città del Mezzogiorno per avviare le attività operative previste dal patto. “UniCredit mette a disposizione delle aziende del Mezzogiorno strumenti innovativi ed iniziative specifiche per i settori strategici - afferma Giovanni Ronca, co-responsabile delle attività di Commercial Banking Italy di UniCredit - allo scopo di sostenerne la competitività, di agevolare l’accesso al mercato dei capitali e di consolidare la ripresa in atto al Sud al fine di garantire anche al Paese una prospettiva di crescita stabile e duratura”. In particolare, UniCredit si focalizzerà nelle prossime settimane su queste azioni:

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Accesso al credito La banca si impegnerà a supportare i piani di investimento e di crescita delle imprese del territorio, mettendo a disposizione strumenti che facilitino l’accesso al mercato dei capitali, come i minibond e gli Ipo, e finanziamenti per l‘acquisto di macchinari e attrezzature anche per beni legati ai progetti di Industria 4.0. Supporto a giovani e Start Up La piattaforma di accelerazione per startupper, UniCredit Start Lab, che ha permesso di intercettare dal 2014 oltre 3.500 realtà innovative e di accompagnarne alla crescita oltre 200 in settori chiave per lo sviluppo dei territori del Sud quali Agrifood, Fashion Tech e Industry 4.0 sosterrà la nuova imprenditorialità giovanile. Supporto all’internazionalizzazione e all’innovazione delle Pmi Le azioni di UniCredit si focalizzeranno su progetti e azioni mirate (B2B, percorsi di facilitazione e tavoli per l’incontro tra domanda e offerta tra aziende del Sud e buyer stranieri) e su iniziative di Open Innovation finalizzate a

incentivare la contaminazione di competenze e di esperienze tra aziende locali e controparti di altri territori e Paesi. Supporto dell’inclusione sociale UniCredit promuoverà attivamente anche nelle regioni meridionali il “Social Impact Banking”, il programma lanciato recentemente dalla banca per sostenere uno sviluppo sociale più equo e sostenibile. “E’ un programma che da un lato punta a creare nuove imprese e nuove figure professionali legate alla Digital transformation, dall’altra a colmare il gap sulle tematiche dell’innovazione che il Mezzogiorno ancora sconta”, dichiara Ambrogio Prezioso, presidente di Confindustria Campania. “Il tessuto imprenditoriale del Sud è formato per il 90% da pmi che devono essere sostenute sia dotando i territori delle infrastrutture di supporto, aprendole all’innovazione, sia creando le premesse per fare squadra. Piccolo è bello non conta più, soprattutto nell’era di Industria 4.0”, sostiene Prezioso. Eduardo Cagnazzi


Beni di consumo: auto, casa e tempo libero in crescita S

econdo il nuovo Osservatorio mensile di Findomestic, che prende in esame la fiducia e le intenzioni di acquisto degli italiani, è sostanzialmente stabile il sentiment a livello congiunturale (su base mensile): la soddisfazione per la situazione personale cala dello 0,03% e quella nei confronti del Paese diminuisce dello 0,1%. Invece a livello tendenziale (su base annua) la soddisfazione personale cresce dello 0,1% e quella verso il Paese è in decrescita dello 0,1%. L’analisi dei singoli comparti di mercato fotografa una forte crescita nella propensione all’acquisto per automobili, casa e tempo libero. Voglia di auto nuove alle stelle. A gennaio bene le intenzioni di acquisto per le auto nuove, in crescita sia a livello congiunturale (+ 0,5%) che tendenziale (+0,7%). La spesa media prevista è di 19.500 euro. All’opposto le intenzioni di acquisto di motocicli/scooter: in calo dello 0,3% rispetto allo scorso dicembre e addirittura dell’1,3% rispetto a un anno fa. Le auto usate sono in lieve flessione rispetto al mese di dicembre (-0,2%) ma in rialzo rispetto allo stesso periodo del 2017 (+0,2%). Casa, momento d’oro. Per il comparto ‘casa’ prosegue il momento d’oro, dopo un 2017 particolarmente positivo. Rispetto al mese di dicembre spicca la crescita degli intenzionati a comprare un’abitazione: +1,2%. Anche per i mobili il trend è molto positivo: +0,5% su base congiunturale e +2,7% su base tendenziale. Discorso analogo per le ristrutturazioni, in crescita dello 0,5% in confronto a un mese fa e del 2,9% rispetto a gennaio 2017. Informatica in frenata. A gennaio segno meno per telefonia e informatica. L’universo smartphone fa registrare una flessione dello 0,7% a livello congiunturale (-0,1% a livello tendenziale), mentre per pc e accessori la decrescita su base mensile è dello 0,8% (-0,4% su base annua). Le intenzioni di acquisto di tablet/e-book crescono rispetto al mese scorso (+ 0,5%), ma sono in calo rispetto allo stesso periodo di un anno fa (-0,4%). Segno positivo solo per fotocamere/videocamere: crescono le intenzioni di acquisto sia rispetto a dicembre (+0,5%) che gennaio 2017 (+0,7%). Elettrodomestici, crescita inarrestabile. Il 2018 parte con il botto per il comparto ‘elettrodomestici’: rispetto

a dicembre, le intenzioni di acquisto schizzano a +1,4% per i piccoli elettrodomestici, +1,1% per tv e Hi-fi e +1,7% per i grandi elettrodomestici. Il boom riporta in positivo il saldo tendenziale del comparto. ‘Sbalzi’ energetici. Il comparto ‘efficienza energetica’ cresce a gennaio rispetto al mese scorso, ma è in calo rispetto a un anno fa. Solo gli infissi/ serramenti registrano un incoraggiante +0,8% nelle intenzioni di acquisto sia a livello congiunturale che tendenziale. Gli impianti solari termici sono invece in calo sia su base mensile (-0,4%) che annuale (-0,6%). Leggera ripresa per il fotovoltaico (+0,2%), nonostante il dato tendenziale resti negativo (-1,4%). Tempo libero a vele spiegate. Vola-

no le intenzioni di acquisto degli italiani nel comparto ‘tempo libero’, sia a livello congiunturale che tendenziale. In particolare la voce ‘viaggi e vacanze’ è quella che fa registrare la crescita più forte, con un +3,1% rispetto a dicembre. Le spese per abbigliamento e attrezzature sportive crescono dello 0,8% e su base annua toccano quota +3,3%. Bene anche gli attrezzi per il fai-da-te con un +1,4% a livello tendenziale. Findomestic Banca è partecipata al 100% da BNP Paribas Personal Finance, è parte del Gruppo BNP Paribas presente in più di 70 paesi, con oltre 189.000 collaboratori, dei quali oltre 146.000 in Europa. Carolina Sinnopoli

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Eni, sistema di supercalcolo più potente al mondo

AD Claudio Descalzi: “Un passo importante nel processo di digitalizzazione di Eni”

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ni ha avviato presso la propria infrastruttura di supercalcolo, situata nel Green Data Center di Ferrera Erbognone, il nuovo supercalcolatore denominato HPC4, quadruplicando la potenza dell’intera infrastruttura e rendendola la più potente al mondo a livello industriale. HPC4 ha infatti una performance di picco pari a 18,6 Petaflop che, associata a quella del sistema di supercalcolo già operativo (HPC3), porta l’intera infrastruttura a raggiungere una disponibilità di potenza di picco pari 22,4 Petaflop, vale a dire 22,4 milioni di miliardi di operazioni matematiche svolte in un secondo. Se si prendono a riferimento i valori riportati nella classifica Top500 dei supercomputer più potenti al mondo pubblicata a novembre dello scorso anno (la prossima verrà pubblicata a giugno 2018), il sistema di supercalcolo di Eni si collocherebbe tra i primi dieci al mondo, primo tra i sistemi non-governativi e non-istituzionali. Il Green Data Center di Eni è stato concepito come un’unica infrastruttura IT per ospitare tutta l’architettura HPC e tutte le altre applicazioni gestionali. I supercalcolatori del Green Data Center (l’HPC3 e il nuovo HPC4) forniscono un supporto strategico al processo di trasformazione digitale di Eni lungo tutta la sua catena del valore, dalle fasi di esplorazione e sviluppo dei giacimenti oil & gas, alla gestione dei ‘big data’ generati in fase di operation da tutti gli asset produttivi (upstream, refining e chimici). L’infrastruttura di calcolo di Eni funziona sulla base di un unico ecosistema di algoritmi estremamente avanzato e complesso, creato, sviluppato e di proprietà di Eni, e basato sull’esperienza e sul know how della compagnia. HPC4, in particolare, consentirà per le attività upstream l’esecuzione e l’evoluzione degli algoritmi dedicati all’imaging geofisico tridimensionale, alla modellizzazione dei sistemi petroliferi, e all’elaborazione di modelli sofisticati di simulazione di giacimento e di ottimizzazione degli impianti produttivi. L’Amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha commentato: “Gli investimenti dedicati al potenziamento delle infrastrutture di supercalcolo e allo sviluppo di algoritmi rappresentano una parte importante del processo di trasformazione digitale di Eni. Possiamo elaborare e stoccare enormi quantità di dati per l’imaging geofisico, la modellizzazione di sistemi petroliferi e di giacimento e altresì utilizzare algoritmi predittivi e di cognitive computing per tutte le nostre attività di business. Queste tecnologie ci consentono da una lato di accelerare e rendere più efficiente e accurato l’intero processo upstream, riducendo i rischi nella fase esplorativa e guadagnando al contempo un notevole vantaggio tecnologico, ma anche di aumentare il livello di affidabilità, integrità tecnica e continuità operativa di tutti i nostri impianti, con benefici sia in termini di sicurezza che di impatto ambientale. Per la nostra industria è sempre più vitale poter elaborare una quantità di dati in continua crescita, garantendo risultati sempre più accurati e in tempi rapidi: con HPC4 stiamo tracciando la strada dell’utilizzo di supercalcolatori di potenza exascale nel mondo dell’energia, sistemi che potrebbero rivoluzionare le modalità di gestione delle attività oil&gas. In linea con il nostro impegno per la sostenibilità, HPC4 è stato sviluppato in modo da ottenere il massimo livello di efficienza energetica. Inoltre, lo stesso Green Data Center che già utilizza tecnologie innovative per ridurre al minimo le emissioni di CO2 e i costi operativi”. L’architettura del nuovo supercalcolatore HPC4 è stata concepita con la stessa filosofia delle precedenti, tutte basate su una tecnologia cluster ibrida. HPC4 è fornito da Hewlett Packard Enterprise (HPE) ed è costituito da 1.600 nodi HPE ProLiant DL380, ognuno costituito da 2 processori Intel 24-core Skylake (per un totale di oltre 76,000 cores) e 2 acceleratori GPU NVIDIA Tesla P100. I nodi sono connessi attraverso una rete ad alta velocità EDR Infiniband. Il sistema HPC4 sarà affiancato da un sistema di archiviazione di 15 Petabytes ad alte prestazioni.

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Un anno all’insegna delle eccellenze del digitale ABB Italia annuncia i risultati 2017 con ordini in aumento e fatturato stabile e punta al rafforzamento del digitale

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el 2017 ABB in Italia ha registrato ordini per 2.255 milioni di euro (+8 percento rispetto al 20161) e un fatturato di 2.241 milioni di euro (stabile se confrontato con il 20161), con una percentuale dell’export sui ricavi che si attesta al 62 per cento. “Nel 2017 abbiamo assistito a una crescita dell’ordinato rispetto al 2016 nei prodotti, sistemi e servizi per l’elettrificazione, per l’industria manifatturiera, per il comparto della robotica e nel business delle reti elettriche. Confermiamo la nostra presenza sui mercati esteri con un dato che rimane sostanzialmente allineato a quello del 2016” dichiara Mario Corsi, Amministratore Delegato di ABB SpA, “La robotica collaborativa ha attirato tanta attenzione, non solo per la performance del nostro robot YuMi che ha diretto a Pisa l’Orchestra Filarmonica di Lucca che ha accompagnato il tenore Andrea Bocelli, ma soprattutto per le sue numerose applicazioni realizzate in settori che includono quello della cosmetica e dell’occhialeria. In linea con la Strategia Digitale del Gruppo, ABB Italia nel 2017 ha continuato a promuovere soluzioni digitali, sostenute dalla nostra offerta integrata ABB AbilityTM, che rappresenta un concreto elemento di differenziazione competitiva. ABB Italia ha esplorato e colto le opportunità offerte dal Piano Nazionale Impresa 4.0: un esempio è rappresentato dalla candidatura di alcune delle nostre importanti attività manifatturiere per il progetto Lighthou-

Mario Corsi se, promosso dal Ministero per lo Sviluppo Economico. ABB Italia continua a perseguire le eccellenze nel digitale: ne sono un esempio i due Collaborative Operations Center (COC) a Genova, dedicati rispettivamente al settore navale e dell’energia. Questi due centri garantiscono il monitoraggio e la gestione in remoto delle flotte navali (ad oggi circa 700 navi controllate) e di circa 700 impianti di generazione di energia sia tradizionale che da fonti rinnovabili. Nel 2017 gli investimenti realizzati in R&D da ABB in Italia hanno rappresentato il 3,2% del fatturato con 39 brevetti depositati caratterizzati da un focus crescente su innovazioni relative al mondo digitale”. Il 2017 ha visto un ulteriore consolidamento del legame con il mondo dell’istruzione e con quello accademi-

co, sottolineato dal rinnovo della Convenzione con il Politecnico di Milano e l’istituzione di borse di studio presso l’Università di Genova nel campo della digitalizzazione e delle smart cities. ABB sta collaborando con FormulaE, la classe di motorsport internazionale FIA con vetture interamente elettriche, in una partnership rivoluzionaria con l’obiettivo di sviluppare e testare tecnologie di elettrificazione e digitalizzazione legate all’e-mobility che aiutino a perfezionare il design e la funzionalità dei veicoli elettrici e delle infrastrutture, promuovendo e ampliando i confini della mobilità sostenibile. E questo grazie all’incomparabile esperienza di ABB nell’elettrificazione e alla leadership nelle soluzioni di ricarica per veicoli elettrici: ABB ha infatti al suo attivo la più ampia base installata di stazioni di ricarica rapida per veicoli elettrici in tutto il mondo. ABB è un leader tecnologico all’avanguardia nei prodotti per l’elettrificazione, nella robotica e nel controllo di movimento, nell’automazione industriale e nelle reti elettriche al servizio dei clienti nelle utility, nell’industria, nei trasporti e nelle infrastrutture a livello globale. Continuando una storia di innovazione lunga più di 130 anni, oggi ABB sta scrivendo il futuro della digitalizzazione industriale con due chiari obiettivi: portare l’elettricità da qualsiasi impianto di generazione a ogni utenza e realizzare l’automazione nei processi industriali dalle materie prime ai prodotti finiti. Carolina Sinnopoli

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Produzione ecosostenibile per filiera del grano tenero

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l contratto di filiera del grano tenero, il primo al Sud, ha trovato tutti entusiasti, nel corso del convegno “Grano Nostrum: chi semina bene raccoglie meglio”, tenutosi al Real Sito di Carditello. Un luogo ricco di storia, che fu centro di ricerca agroalimentare (è qui che è nata la produzione della mozzarella, è qui che è stato allevato il cavallo napoletano, il Persano, ed è qui che si praticavano coltivazioni sperimentali di grano) e che diventerà luogo di incontri e di studi su questi temi, promossi dalla Green Farm, da Mulino Caputo e dalla Fondazione UniVerde. Con il progetto Campo Caputo, connesso a “Grano Nostrum”, si è raggiunta una produzione ecosostenibile in termini ambientali e di qualità di grano. Un auspicio, quello della diffusione di questo modello, caldeggiato anche da Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Fondazione UniVerde, che ha espresso la speranza che in futuro possa essere prodotto un seme “napolitano”, con la “i”, proprio come venivano chiamati gli abitanti dell’intero Regno delle Due Sicilie. Di fatto, la varietà autoctona “Partenope”, selezionata dai tecnici di Mulino Caputo, è già utilizzata nella produzione di Grano Nostrum, in tre regioni: Campania, Basilicata e

Molise. Antimo Caputo ha sottolineato come, grazie a un fitto lavoro di squadra, supportato dallo studio sulle diverse specie varietali, sulla scelta dei mezzi tecnici e sulla gestione dello stoccaggio e ben ancorato alle caratteristiche del territorio, a due anni dal primo contratto di filiera in Campania, siano già stati ampiamenti raggiunti gli obiettivi quantitativi di produzione e ha anticipato che le coltivazioni dedicate alle colture di grano tenero GRANO NOSTRUM, potran-

no agevolmente raggiungere i 3000 ha per l’annata 2018/2019. “Anche se” ha aggiunto l’AD del Mulino Caputo “per quanto riteniamo che il raggiungimento di una produzione che possa fregiarsi di essere costituita interamente da “Grano Nostrum”, sia un obiettivo fondamentale, ancora più importante per noi è che la produzione garantisca un grano di altissima qualità, che consenta a tutti gli operatori e trasformatori di portare in tavola il miglior prodotto possibile.”

Federauto Trucks annuncia i dati Acea 2017

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econdo i dati sul 2017 dell’ACEA – European Automobile Manufacturers’ Association – le immatricolazioni nell’UE nel 2017 hanno segnato un andamento positivo in tutta l’Unione Europea, con 2,4 milioni di veicoli commerciali registrati (+3,2%). La Spagna ha guidato questa crescita con il più alto aumento in percentuale (+13,5%), seguita da Francia (+6,9%) e Germania (+3,3%). Per contro, la domanda in Italia (-2,3%) e nel Regno Unito (-4,4%) è diminuita nel 2017. Per quanto riguarda le immatricolazioni di veicoli commerciali leggeri, ne sono stati registrati circa 2 milioni nell’UE (+3,9%): Spagna (+15,5%), Francia (+7,1%) e Germania (+4,9%) hanno visto la crescita più forte, men-

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tre la domanda di furgoni è diminuita nel Regno Unito (-3,6%) e in Italia (-3,4%). La domanda di veicoli commerciali pesanti ha registrato invece un piccolo incremento con 297.171 nuovi veicoli (+0,5%). Il mercato italiano ha mostrato i maggiori guadagni (+8,4%), seguito da Francia (+6,9%) e Germania (+1,4%).“Rispetto all’eccezionale risultato ottenuto nel 2016, il 2017 ha visto una lieve contrazione del comparto, registrando un rallentamento nella seconda parte dell’anno. E’ stato sicuramente molto importante che il MISE abbia riconfermato il super ammortamento sui veicoli commerciali e industriali, seppur con una riduzione di 10 punti percentuali. In Italia occorrono incentivi strutturali e conti-

nuativi che possano contribuire alla più veloce sostituzione del parco circolante” ha affermato Gianandrea Ferrajoli, Presidente di Federauto Trucks e di CECRA (European Council for Motor Trades and Repairs), nell’annunciare i dati ACEA 2017. “Il 2017 ha visto un’importante crescita delle nuove fonti di energia, abbiamo visto come il carburante LNG da scommessa futuristica sia diventato una realtà, diventando un argomento sempre più rilevante nel dibattito quotidiano. L’elettrico e il metano stanno iniziando ad affermarsi sempre di più nel segmento del trasporto leggero, mentre l’LNG è cresciuto molto nel traporto pesante” ha infine concluso Gianandrea Ferrajoli.


Una potenzialità strategica da troppo tempo bloccata L

a millenaria città di Crotone da sempre è stata punto di riferimento per le civiltà nella navigazione nel Mar Mediterraneo, considerata la sua strategica posizione e le caratteristiche naturali e geomorfologiche del territorio fu, fin dai tempi antichi, punto di riferimento indiscusso per il commercio e per i naviganti. Purtroppo, nel corso dei secoli, con il susseguirsi di occupazioni, dominazioni e guerre, la gestione e lo sviluppo della portualità crotonese non è stato supportato a dovere. Solo durante l’inizio del XX secolo, Crotone ha visto crescere la sua importanza dal punto di vista industriale e con essa il Porto divenne centro di importanza strategica; in quei decenni nacquero molte realtà imprenditoriali connesse alle attività manifatturiere e industriali che fiorivano in città, fino addirittura alla costruzione di grandi navi mercantili, che per decenni solcarono il Mare Nostrum, trasportando i prodotti dell’industria siderurgica, chimica ma anche alimentare e manifatturiera in generale. Il periodo d’oro dell’economia crotonese durò per molti decenni prima di scontrarsi con l’avvento della globalizzazione che unito ai mancati adeguamenti infrastrutturali da parte dello Stato decretò la fine dell’era industriale intorno ai primissimi anni ‘90 e con essa la città e il suo porto caddero in declino; in molti si chiesero allora quale poteva essere il futuro, le ambizioni, gli obiettivi e le strategie della città di Pitagora - disquisendo di reindustrializzazione pesante, di servizi e di turismo. Nel 1993 Crotone divenne nel frattempo Provincia e la popolazione visse il primo decennio da capoluogo provinciale quasi in apnea. Il porto continuò le sue attività legate alla marineria pe-

schereccia, alla piccola cantieristica e diporto, al transito di panfili e ad una ormai ridotta, seppur sempre viva, attività mercantile, ma senza una vera organizzazione gestionale e strategica. Così con l’inizio del nuovo millennio si fece strada un’ipotesi, l’adesione all’Autorità Portuale di Gioia Tauro, il porto tirrenico che nel frattempo stava crescendo molto con la sua attività esclusiva di trasbordo containers. Molti politici e imprenditori pensarono di procedere decisi su questa strada pensando ad una potenziale sinergia che avrebbe attratto investimenti, mentre in pochi palesarono sin da subito la propria contrarietà all’operazione di aggregazione. Prevalsero i favorevoli e tra il 2005 e il 2008 si concretizzò il passaggio del porto di Crotone nel contesto dell’Autorità gioiese. Oggi, in molti, se non addirittura tutti, si sentono profondamente delusi dai dieci anni trascorsi, dove in pratica non si è concretizzato nulla di nuovo, anzi

vige quasi un immobilismo che si scontra con le odierne dinamiche della normativa nazionale. Il Piano Regolatore Portuale, appaltato nel 2009, ancora non vede approvato neanche il progetto preliminare, nonostante le ripetute sollecitazioni degli operatori portuali, costituitisi in Associazione Operatori Portuali e Marittimi - della Camera di Commercio e delle Istituzioni cittadine, con la conseguenza che il volume dei traffici non decolla, mentre il degrado e lo scarso sviluppo permangono. Con la recente riforma portuale, lo scalo crotonese si ritrova accorpato ad altri nove porti, Corigliano - Reggio Calabria - Villa S. Giovanni - Taureana di Palmi(?) - Gioia Tauro - Vibo Valentia - Messina Milazzo - Tremestieri riuniti sotto il nome di Autorità di Sistema del Basso Tirreno e dello Stretto, un mostro amministrativo non ancora costituitosi che vede ancora il perdurare di una fase di commissariamento dell’Autorità portuale, unica in Italia, che si lega alle solite dinamiche politiche che tanto danneggiano l’imprenditorialità e i territori che restano sempre ed ancora in attesa di una istituzione consolidata a cui prospettare le attività di valorizzazione e sviluppo del porto. Con lo spirito e l’augurio di una pronta inversione di rotta e una riemersione della portualità crotonese, in molti si stanno chiedendo se non fosse utile a tutti ipotizzare - a questo punto - un passaggio di Crotone nell’Autorità di sistema del Mar Jonio, dove per natura, geografia, storia e comune passato magnogreco, le connessioni sono molto più evidenti e sinergiche. Piero Castelliti Presidente The International Propeller Club – Port of Crotone

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Propeller Salerno, un “ponte” con Autorità Sistema Portuale I

ntensa è stata l’attività del Club nel 2017. Questo appena trascorso è stato un anno di profonde trasformazioni con la nascita dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno e una nuova governance per il porto di Salerno che ci ha individuato come partner indispensabile per le varie iniziative che coinvolgono il cluster marittimo. Il compito che ci prefiggiamo è fare da “ponte” con la nuova Istituzione e, per non farci trovare impreparati, abbiamo avviato una fruttuosa sinergia con il Propeller Club Port of Naples. Lo si è visto in occasione del successo degli incontri “Lo sviluppo dei porti campani nel sistema del Mediterraneo” e “La riforma del lavoro portuale” tenutisi nella Stazione Marittima di Zaha Hadid e “Economia del Mare opportunità di sviluppo del territorio: Zone Economiche speciali” tenutosi alla Lega Navale di Napoli. Continua senza sosta il nostro impegno per la comunità portuale salernitana con la realizzazione, in sinergia con la Camera di Commercio di Salerno, di un e-book per le imprese per diffondere la conoscenza e la possibilità di avvalersi degli strumenti di giustizia alternativa nella risoluzione delle controversie

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in ambito marittimo ai fini del consolidamento delle relazioni commerciali nel settore marittimo e portuale. Nel 2018 ci prefissiamo l’obiettivo di creare un ponte tra Porto e Città ed in questa direzione si muove il progetto “Mare e Medioevo: un ponte tra porto e città – Scalo crocieristico “Opulenta Salernum”. Con la collocazione di una riproduzione della lapide fondativa del porto fatto costruire da Manfredi di Svevia nel 1260, la Stazione Marittima

sarà il Gate da cui avviare un percorso di grande valenza culturale volto alla promozione dei nostri monumenti, vista la programmazione biennale dei Players dell’industria crocieristica e l’avvicinarsi del 2020 come dead line del completamento dei dragaggi del porto di Salerno. Crediamo che Salerno possa essere non solo “scalo tecnico” per i territori limitrofi ma diventi “attrattore culturale” per una crociera caratterizzata dalla scoperta dei nostri fasti medioevali. Occorre lavorare sui tour operator e questo è indubbio ma solo offrendo un “pacchetto” degno di tal nome e un adeguato sistema di mobilità possiamo dare una connotazione esclusiva che ha rari esempi in altre città portuali del Sud e giocarci un brand tutto nostro. Previste, inoltre, nuove iniziative di divulgazione scientifica come presentazioni di libri sulla tematica Zone Economiche Speciali e un nuovo corso di Diritto della Navigazione che tratterà la tematica del demanio marittimo. Alfonso Mignone Presidente International Propeller Club Port of Salerno


Campania, il bello e ben fatto pronto per il mercato russo L

a Campania guarda alla Russia come mercato di sbocco con le proprie eccellenze. Sono seicento infatti le imprese campane pronte a sbarcare all’ombra del Cremlino e ad avviare accordi di partnership. Delle 183 aziende italiane strutturate su tutto il territorio russo, ventitré sono campane, come Harmont&Blaine, Carpisa, Yamamay, Marlen, tanto per citarne alcune, altre sono pronte allo sbarco. Il tessile-abbigliamento traina l’export, seguito dal food, e solo Napoli vi pesa con una quota di mercato del 62% dell’intera regione. Non sono solo i prodotti della gastronomia e della meccanica i più richiesti, ma anche i semilavorati, chimici, farmaceutici e soprattutto il “bello e ben fatto” dell’abbigliamento e degli accessori. “E’ l’eccellenza delle imprese campane che attendono i 170 milioni di russi che amano il nostro modo di vestire, la creatività ed il nostro cibo”, afferma Vincenzo Schiavo, console onorario a Napoli della Federazione russa, nonché presidente di Confesercenti Campania. “I russi si sentono a casa propria qui a Napoli e questo è solo la conferma di un rapporto di oltre 240 anni; una relazione che si intensifica sempre di più grazie al lavoro che stiamo svolgendo. Basta dire che solamente per quanto concerne il turismo si registra un intenso flusso di visitatori nella regione. Dei circa 920mila turisti russi che hanno visitato l’Italia l’anno scorso, in 156mila si sono fermati in Campania spendendo sul territorio 75 milioni di euro. Un flusso di viaggiatori verso la Campania che ha prodotto tre voli diretti la settimana su Capodichino. Le mete preferite? Le isole del golfo partenopeo, Pompei, la Costiera Amalfitana e Napoli con il suo centro storico e la sua gastronomia. E

Vincenzo Schiavo non è finita – afferma Schiavo - Stiamo lavorando affinchè da un lato i nostri imprenditori possano entrare più facilmente in quei mercati di questo grande paese e dall’altro le imprese russe possano supportare le nostre sul loro territorio, anche con l’aiuto dell’Agenzia Ice. Il nostro consolato onorario, in sostanza, è diventato una piattaforma di sviluppo e di internazionalizzazione per le aziende italiane in continua attività ed aperto a confronti continui. Ed è diventato anche piattaforma di confronto e di rapporti istituzionali: abbiamo definito l’accordo di gemellaggio tra il comune di Amalfi e la città di Azov, abbiamo intrapreso un accordo simile tra Napoli

e Rostov. Ci sono altresì diversi comuni che hanno espresso la volontà di creare analoghi gemellaggi, propedeutico a facilitare l’approdo delle imprese del luogo in Russia e viceversa. Sviluppare accordi commerciali e favorire l’esportazione dei nostri prodotti significa anche dare una mano alle imprese e consentire anche di utilizzare le risorse campane di manodopera e knowhow”. Un necessità che sostiene anche Arcangelo Fornaro, della Sezione Alimentare di Unindustria e titolare de Le Gemme del Vesuvio. “Quello russo è un mercato appetibile ma è penalizzato sia dalle criticità legate alle barriere all’ingresso, sia dalle difficoltà dovute alle documentazioni ed ai trasporti. Sarebbe auspicabile la risoluzione di tali problematiche per favorire una penetrazione più diffusa in quel Paese”. Per Agrigenus, invece, si tratta del primo approccio verso il mercato della Federazione. Lo afferma Francesco Pirolo, amministratore dell’azienda del food: “Abbiamo partecipato nei giorni scorsi al Prodexpò di Mosca insieme con l’Agenzia Ice e riscontrato un mercato interessante per il food di qualità. Non abbiamo rilevato grandi problemi amministrativi, almeno per i nostri prodotti, ma per la mozzarella per esempio ci sono state delle difficoltà, legate forse a fattori di protezionismo e quindi di ingresso in quel Paese. Vediamo in futuro se quanto abbiamo riscontrato sarà mantenuto. Ben vengano dunque le iniziative di incontri b&b promossi dal consolato napoletano”. Eduardo Cagnazzi

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Record per il Nauticsud in crescita del 13% i visitatori Trend positivo di vendite per la 45.ma edizione - Bilancio positivo per l’economia del mare campana e nazionale

Nauticsud Award a Giuseppe Oliviero e Donatella Chiodo (MdO) Gennaro Amato (ANRC)

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ecord di visitatori e vendita al Nauticsud 2018 alla Mostra d’Oltremare. Una crescita di presenze pari al 13% in più rispetto allo scorso anno e soprattutto una forte contrattazione e vendita, sia nel segmento yacht sia in quello natanti di gozzi e gommoni sotto i dieci metri, ha evidenziato lo stato di salute del salone internazionale nautico di Napoli. “Un risultato sicuramente positivo che rilancia il brand del salone a livello internazionale – afferma Giuseppe Oliviero consigliere delegato della Mostra d’Oltremare - una proposta valida per la cantieristica arricchita anche da un fitto calendario di convegni di settore. Per il prossimo anno stiamo già analizzando la possibilità di aumentare la superficie espositiva, accontentando le numerose richieste di adesione, sfruttando maggiormente gli spazi esterni del viale delle 48 fontane”. La giornata conclusiva della fiera ha determinato il record di presenze. Al Salone internazionale della nautica il “borsino vendite” dimostra una netta

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ripresa del segmento con molte aziende espositrici che hanno registrato contratti di acquisto, come ha dichiarato Gennaro Amato, presidente ANRC: “Basta vedere i numeri per comprendere quanto il Nauticsud sia tornato a livelli di prestigio internazionale. Ma quello che ci rende soddisfatti è il dato vendite che ci giunge da aziende come Apreamare, Azimut, Fiart, Rio yacht, Oromarine, Italiamarine, Suzuky, Esposito Mare, Cantieri Mimì, per citarne alcuni, che in questi giorni hanno registrato diversi ordini di acquisto. Un dato che ci porterà a fine mese ad una riflessione, in attesa dello sbocco a mare del Nauticsud, se realizzare o no con gli associati un altro appuntamento primaverile, ad aprile, del Navigare”. Al Teatro Mediterraneo, assegnati per la prima volta i Nauticsud Award alle aziende che si sono maggiormente distinte per: progetto innovativo a Nautica Salpa, progetto ecosostenibile a Coastal Boat e progetto di design allo Studio Engineering Rivellini. Award anche alla stampa cartacea assegnato al

giornalista Antonino Pane (Il Mattino) e televisiva, a Sandro Donato Grosso (Sky). Durante la serata di Gala, al Teatro Mediterraneo, sono stati assegnati per la prima volta i Nauticsud Award alle aziende che si sono maggiormente distinte per: progetto innovativo a Nautica Salpa, progetto ecosostenibile a Coastal Boat e progetto di design allo Studio Engineering Rivellini. Award anche alla stampa cartacea assegnato al giornalista Antonino Pane (Il Mattino) e televisiva, a Sandro Donato Grosso (Sky). Alla fine della cerimonia Gennaro Amato, presidente ANRC, ha devoluto un assegno di 2.000 dell’associato Salvatore Capuano, ad integrazione dei 4.000 euro già stanziati dall’associazione, in favore della fondazione per i bambini dell’azienda ospedaliera Santobono-Pausilipon. Anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che ha visitato l’esposizione accompagnato dai vertici della Mostra d’Oltremare, Donatella Chiodo e Giu-


Premiazioni ANRC Gennaro Amato (ANRC) e Donatella Chiodo (MdO)

seppe Oliviero e dal Presidente ANRC, Gennaro Amato, ha sottolineato la valenza di questa edizione: “Bilancio positivo, siamo contenti di questa fiera veramente bella con tanta qualità e tanto made in Naples, fattori che hanno rimesso in moto l’economia del mare. La nostra città punta sul valore mare e su tutto quello che ruota intorno al mare compreso la diportistica e la cantieristica, il lavoro di rilancio di Bagnoli e Beverello rappresentano punti di investimento in termini di turismo, economia, lavoro e di navi da crociera ma anche quella della portualità turistica di Napoli come Mergellina. Dunque siamo soddisfatti che questo Nauticsud abbia un successo d’immagine e di risultati, un lavoro tra pubblico e privato sul quale crediamo e puntiamo per il futuro del salone nautico internazionale”. Nel padiglione 10 (Caboto) si è svolto il tradizione appuntamento “E’ vela in Campania”, a cura del Comitato regionale FIV della V zona presieduto da Francesco Lo Schiavo, con la presentazione dei calendari sportivi regionali

Da sx Gianfranco Coppola (giornalista Rai), Anna Laura di Luggo (Fiart), Sergio Troise (giornalista Gruppo Caltagirone)

alla presenza dell’assessore Allo Sport e Patrimonio Comune di Napoli, Ciro Borriello. Premiati gli atleti giovanissimi delle classi Laser ed Optimist per i risultati velici 2017, ma anche tecnici, allenatori e dirigenti dei sodalizi regionali. Marina d’Arechi Tra i top player della nautica italiana in mostra al Nauticsud spicca Marina d’Arechi il porto salernitano méta di riferimento per l’imminente stagione 2018 che vedrà il completamento dell’allestimento dei 13 negozi all’interno al porto, dove i diportisti troveranno tutto quello di cui hanno bisogno. Dall’abbigliamento nautico agli accessori, passando per i servizi di charter, brokeraggio, autonoleggio e uno speciale “punto Cambusa”. Oltre ad intessere nuovi contatti commerciali, infatti, i nove giorni di fiera sono serviti alla squadra del Marina d’Arechi anche a raccogliere il cosiddetto “sentiment” degli operatori del settore sulla struttura. Soprattutto in vista dell’imminente avvio della stagione 2018, che porterà a Salerno molte

interessanti novità per gli appassionati della nautica. I grandi marchi del settore, dai cantieri alle case che realizzano componenti, hanno riconosciuto nel Marina la qualità di essere l’unica infrastruttura del Tirreno meridionale in grado di offrire un ventaglio di servizi invidiabile ai propri clienti, oltre che ad essere uno dei porti più sicuri per le barche stesse, proprio per via delle tecnologie usate per la sua costruzione. Particolarmente sensibile il mercato laziale, che vede Salerno un bacino naturale, per via dell’esiguità del tempo di percorrenza Roma-Salerno grazie all’alta velocità su ferro. Terminata l’esperienza in terra napoletana, il team di Marina d’Arechi sta già preparando le valigie per le prossime date, questa volta internazionali, e specializzate nel settore degli yacht e del lusso. E cioè le fiere spagnole del MyBa di Barcellona - segmento megayachts - e l’International Boat Show di Palma di Maiorca. Fabrizio De Cesare

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YARE 2018 - Aftersales e refit, il settore a Viareggio L’

appuntamento internazionale tra Comandanti e la yachting industry del refit diventa evento diffuso nel distretto nautico di Viareggio ospitato all’interno di alcuni dei grandi cantieri navali In aumento la partecipazione dall’estero. Ancora più imprese e comandanti provenienti dall’estero che hanno già confermato la loro partecipazione e una nuova e originale venue per la prossima ottava edizione di YARE (Yachting Aftersales and Refit Experience) – in programma dal 18 al 21 aprile 2018. Organizzato e promossa da NAVIGO, centro servizi per l’innovazione e

lo sviluppo della nautica con il supporto del Distretto della Nautica e della Portualità Toscana, YARE è considerato, dagli addetti ai lavori, l’appuntamento imperdibile nel calendario cosmopolita dello yachting. Per la prima volta, l’appuntamento business dedicato all’aftersales e al refit nel settore Superyacht, si trasforma in una sorta di evento diffuso, costruito al centro e nel cuore di uno dei più importanti distretti nautici al mondo che ospita circa 1.400 imprese, pari al 40% delle aziende del comparto in Toscana, hub dell’industria globale del settore superyacht. Grazie alla disponibilità di alcuni dei più importanti cantieri nautici di Viareggio, tutti gli appuntamenti di formazione e business si svolgeranno all’interno negli stabilimenti e nelle officine dove normalmente, nel corso dell’anno, si svolgono operazioni di allestimento, manutenzione e refitting dei

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grandi yacht. In occasione di YARE, la “Painting shead” - vero e proprio gioiello tecnologico e all’avanguardia in Italia per le operazioni di verniciatura degli scafi del cantiere Lusben, tra le imprese leader in Europa sui progetti di refit & repair per yacht di lusso sarà trasformata nell’Auditorium che accoglierà i 500 partecipanti al The Superyacht Captains’ Forum, organizzato dal media partner The Superyacht Group gruppo editoriale inglese, dedicato all’esplorazione dei dati di prospettiva del mercato superyacht (produzione) e sulle dinamiche e prospettive future del settore refit da un punto di vista internazionale. Sempre ospitati all’interno di Lusben, gli incontri faccia a faccia tra comandanti e imprese del format Meet the Captain© che consente a cantieri e aziende del refit e del post vendita di agire sul mercato in base ai feedback

di chi opera con yacht e rappresenta gli armatori. All’interno di altri grandi cantieri del distretto, sono previsti i workshop a partecipazione limitata su argomenti specifici di interesse per il mercato refit con i comandanti protagonisti nel confronto con gruppi di aziende unite in tavoli tematici. Più che mai in questa prossima edizione, YARE mantiene i suoi innovativi e distintivi elementi di evento di distretto e di marketing territoriale offrendo l’opportunità ai comandanti ospiti e alle imprese di godere di un programma particolare con appuntamenti, visite e attività leisure che coinvolgono il distretto produttivo, la città di Viareggio e altri comuni della Toscana. “ll mercato mostra un record italiano indiscusso - spiega Vincenzo Poerio, presidente di YARE - con dati sull’andamento della costruzione di superyacht che indicano una crescita interessante per il new building, ma anche per tutto il comparto refit, repair e aftersales considerando che una grande costruzione dopo la sua produzione vale sei volte il suo valore in termini di spesa. Anche per la Toscana - dove la filiera di imprese è quasi esclusivamente orientata al settore superyacht - dunque YARE rappresenta in campo internazionale l’occasione di approfondimento delle novità e dei trend e di allargamento del mercato” YARE è patrocinato da SYBAss, prestigiosa associazione internazionale di aziende costruttrici di superyacht oltre che da partner e sponsor importanti. Carolina Sinnopoli


Record per gli investimenti alberghieri in Italia I

l mercato degli investimenti alberghieri nel nostro Paese ha segnato nel 2017 un altro anno record, registrando per il terzo anno consecutivo una crescita importante (+ 7% rispetto al 2016) e un volume complessivo di transazioni di 1,6 miliardi €, rispetto agli 1,48 miliardi € dell’anno precedente. E’ quanto emerge dallo studio di EY “Italy Hotel investment snapshot 2017”, che fotografa le performance del mercato alberghiero italiano e traccia il trend degli investimenti nel settore. Marco Zalamena, Head of Hospitality di EY ha dichiarato: “I risultati del nostro studio testimoniano la crescente liquidità del comparto e confermano che il mercato alberghiero italiano, grazie a fondamentali in crescita e ai risultati positivi degli ultimi anni, sta alimentando l’interesse degli investitori internazionali e nazionali che percepiscono il nostro Paese come un mercato più solido e sicuro. Nel corso del 2017, infatti, in Italia si sono registrate 47 transazioni alberghiere con circa 10.500 camere d’albergo compravendute”. Nel 2017 gli investitori più attivi sono stati i fondi internazionali di Private Equity (67% del volume totale degli investimenti), dotati di maggiore disponibilità di liquidità. Tuttavia si rileva un interesse crescente da parte degli

investitori core, come fondi pensione e compagnie assicurative, e degli investitori privati/family office, che cercano prodotti di investimento a rendimento progressivo. Le destinazioni più richieste dagli investitori Il 2017 è stato un anno molto positivo per Roma che, con coltre 2.200 camere d’albergo compravendute e un volume di transazioni pari a 470 milioni €, ha raccolto il 30% degli investimenti alberghieri, seguita da Venezia (13%), Milano (12%) e Firenze (5%). Venezia è invece la città con il valore di investimento per camera più elevato: in media 450 mila € per camera, seguita da Roma (220 mila € per camera) e Milano (180 mila € per camera). Il nostro Paese vede inoltre un interesse crescente, sia da parte degli investitori che degli operatori, per le destinazioni leisure nelle località balneari. Prospettive per il 2018 Si prevede che nel 2018 i fondamentali solidi del settore continueranno ad alimentare un elevato interesse per il nostro Paese da parte di investitori internazionali. Afferma ancora Marco Zalamena: “Gli investitori di Private Equity rimarranno attivi anche il prossimo anno, soprattutto sugli deal di maggior valore,

e ci attendiamo anche un crescente interesse da parte degli investitori privati domestici, family office e piccoli operatori locali, soprattutto nell’acquisto di asset da aste dei tribunali in tutto il Paese. Continuerà anche a crescere la presenza di nuovi operatori alberghieri internazionali, soprattutto asiatici, in città come Roma, Milano, Firenze e Venezia, con una forte preferenza per l’acquisto di strutture esistenti piuttosto che per lo sviluppo di nuove”. EY è leader mondiale nei servizi professionali di revisione e organizzazione contabile, assistenza fiscale e legale, transaction e consulenza. La conoscenza e la qualità dei servizi contribuiscono a costruire la fiducia nei mercati finanziari e nelle economie di tutto il mondo. I professionisti si distinguono per la loro capacità di lavorare insieme per assistere gli stakeholder al raggiungimento dei loro obiettivi. “EY” indica l’organizzazione globale di cui fanno parte le Member Firm di Ernst & Young Global Limited, ciascuna delle quali è un’entità legale autonoma. Ernst & Young Global Limited, una “Private Company Limited by Guarantee” di diritto inglese, non presta servizi ai clienti. Paola Martino

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La città di domani

Carlo Ratti con Matthew Claudel, Einaudi

S

viluppato nelle attività di ricerche del Seanseable City Lab del Massachussetts Institute of Tecnology il concetto di “futurecraft” parte dalla classica domanda “cosa succederebbe se?” per ipotizzare scenari prossimi, esaminandone le conseguenze, condividendone gli esiti “per consentire uno scambio di idee e aprire un dibattito pubblico”. “Il futurecraft non si pone l’obiettivo di correggere il presente (compito impegnativo) né quello di predire il futuro (sforzo inutile) ma di influenzarlo positivamente”. È da quest’ottica che Carlo Ratti e Matthew Claudel descrivono la città di domani. O quantomeno, illustrano le molteplici direzioni di sviluppo di una realtà di convivenza millenaria plasmata dagli sbalzi dell’evoluzione della tecnologia. Giunti nell’era del digitale diffuso, dell’Internet of Thing – con la sua pletora di dispositivi indossabili, app, sensori – il paesaggio urbano, la fruizione degli spazi risulterà sempre come iterazione creativa tra bit e atomi, oggetti reali e connessioni materiali. Regno tradizionale di urbanisti e sociologi il discorso sulla città vede così entrare in gioco, nel ruolo di protagonisti, i giganti dell’informatica con la prospettiva di una dimensione “smart” (guida autonoma, tracciamento della merce, servizi personalizzati, tra l’altro) in grado di garantire, dalla logistica all’energia, dal sistema dei trasporti pubblici alla gestione dei rifiuti, l’ottimizzazione di processi spesso inceppati. “La rivoluzione industriale non si limitò a dare una forma alla struttura sociale, portò anche una radicale configurazione degli spazi urbani (…) le città si specializzarono in aree destinate alla produzione (fabbriche) e all’abitazione”. Una configurazione, la zonizzazione, che potrebbe essere spazzata via definitivamente, o quasi, dalla leggerezza strutturale insita nella “terza rivoluzione industriale”. Grande opportunità anche per una nazione manifatturiera come l’Italia le cui città storiche hanno sempre sofferto l’adattamento con le tecnologie pesanti e invasive del secolo scorso. Con la cancellazione delle divisioni preesistenti tra aree urbane “grazie a modelli sociali, su base locale, il tessuto della città potrebbe essere ricostituito”. E “rinascere in forme diverse” poiché, in quanto cittadini, “siamo chiamati ad essere costruttori, non vittime, del futuro”.

64 - febbraio 2018

Stile a bordo Decio Giulio Riccardo Carugati, Mondadori Electa

“A

mare le navi è, prima di tutto, amare una casa superlativa… basta dare la nave come abitazione dell’uomo perché l’uomo vi organizzi subito il godimento di un universo tondo e liscio”. Quasi scontata la citazione di Roland Barthes (Miti d’oggi) per il volume illustrato di Electa dedicato a Sanlorenzo, la cui produzione e i cui modi vanno ben oltre la corretta interpretazione delle funzioni primarie ed essenziali attinenti alla navigabilità, ma sono altresì progetto nel progetto, design squisitamente discrezionale, sartoriale. Il volume, realizzato dal critico e storico del design, Decio Giulio Riccardo Carugati, illustra come Sanlorenzo, per ogni singolo armatore, si faccia di volta in volta garante del concetto della casa superlativa. Grazie all’attenta, peculiare visione di Massimo Perotti, Chairman e CEO, e al fattivo e competente impegno di Sergio Buttiglieri, responsabile dell’interior design, Sanlorenzo è stato il primo cantiere al mondo a portare a bordo dei suoi yacht il design Made in Italy e la personalizzazione degli arredi. Le unità Sanlorenzo sono dunque luoghi dell’abitare a tutto tondo, nelle linee esterne mai gridate, sobrie, eleganti, filanti, nel design degli interni a firma di maestri quali Rodolfo Dordoni e Luca Zaniboni, Antonio Citterio e Patricia Viel, Piero Lissoni, a cura del Centro Stile Interno, in simbiosi elettiva con aziende leader nei rispettivi settori dell’arredo: Artemide, B&B Italia, Boffi, Edra, Flexform, Paola Lenti, Minotti, Penelope Oggi, Ivano Redaelli, Roda. Il modo di intendere il vivere a bordo si rinnova con la scelta dei materiali e delle attrezzature che meglio rappresentano l’eccellenza. Ecco allora che gli armatori possono ritrovare in un habitat inconsueto - quello della villa galleggiante - lo stesso clima di comfort e di raffinata eleganza delle rispettive dimore in terraferma: perché il design avvalora la qualità di ogni ambito del vivere. Recensioni: giovanni.grande@portoeinterporto.it




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