Le voci dell’Università Cattolica
La nuova economia di Francesco contro la catastrofe educativa di Raul Caruso*
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apa Francesco con il Global Compact on Education ha proposto un’alleanza per riunire quanti nel mondo hanno a cuore l’educazione delle giovani generazioni. Un processo che metta al centro la persona, la sua dignità e che abbia a cuore il bene comune e la fraternità. Un’educazione, pertanto, che abbia tra i punti focali quello dell’accoglienza di tutti e in particolare dei più vulnerabili, per contribuire alla costruzione della pace. In questa prospettiva, Papa Francesco non fa altro che ribadire in maniera molto chiara alcuni degli obiettivi che ha evidenziato nell’enciclica Fratelli tutti, in particolare la rimozione di diseguaglianze e un nuovo modo di intendere la politica e l’economia. La lotta alle diseguaglianze, infatti, si basa in primo luogo sulle rimozioni degli ostacoli nell’accesso a un’educazione di qualità per le fasce più deboli della popolazione. Quest’ultima esigenza, peraltro, è divenuta decisamente più urgente a causa della situazione che si sta determinando per la pandemia di Covid-19 e che potrebbe escludere diversi milioni di bambini e adolescenti dai percorsi educativi non solo nei Paesi più poveri. In questo senso, l’allarme lanciato dal Santo Padre è che la permanenza della situazione pandemica stia aggravando le disparità già esistenti, allargando il gap tra Paesi ricchi e Paesi poveri e all’interno degli stessi Stati tra famiglie ricche e famiglie povere, a causa della chiusura forzata delle scuole e della mancata disponibilità di offerta didattica realizzata in maniera digitale. Che questo rappresenti un’emergenza globale è confermato dall’Unesco, secondo cui il 40% dei Paesi non hanno implementato politiche di supporto per le fasce della popolazione a rischio dal punto di vista della scolarizzazione. Inoltre, la necessità di porre rimedio alla “catastrofe educativa” in atto deve essere poi congiunta a un nuovo modo di considerare il ruolo dell’educazione. Gli obiettivi economici che dobbiamo porci quali prioritari – la gestione corretta dei beni comuni, la lotta alla fame, alle povertà e alle diseguaglianze – non possono che basarsi su una nuova educazione che abbia messo al centro la persona e la sua dignità. In questo approccio, l’impegno sull’educazione non può non essere considerato come uno dei temi fondanti di una solidarietà intergenerazionale che chiama tutti i membri di una società a svolgere il proprio ruolo. In questo senso, Papa Francesco è molto chiaro poiché definisce “infantile” l’idea secondo cui debbano essere solo i governi a svolgere un ruolo decisivo su questo piano. In questo spazio di corresponsabilità, il ruolo della società civile è essenziale poiché, in particolare al suo interno, si ritrovano le capacità e le attitudini a riconoscere e comprendere i bisogni di cui sono portatori i bambini e gli adolescenti. Questo spazio di corresponsabilità deve essere in grado di dare forma a nuovi processi che siano in grado di contribuire al benessere e all’armonia delle società. In tale prospettiva il principio di sussidiarietà è legato in maniera indissolubile al principio di solidarietà. Sono imperativi da cui non si può prescindere nella custodia della casa comune e nella costruzione della pace.
Docente di Politica economica alla Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica
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