Patto, ascolto, relazione. Perché educare è sempre un atto di speranza
Una famiglia che sappia essere generativa anche oltre i propri confini di Camillo Regalia*1
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edere nella famiglia il primo e indispensabile soggetto educatore”. È l’invito e l’orizzonte entro cui la famiglia è chiamata da Papa Francesco a riproporsi e a rilanciarsi in questi tempi così difficili e oscuri. Oggi stiamo vivendo un periodo che sta mettendo fortemente alla prova la tenuta dei legami interpersonali e comunitari. I pericoli, le paure e le minacce che ci circondano ci possono portare a ripiegare su noi stessi, ad accentuare forme di difesa e di chiusura tanto comprensibili quanto alla lunga inefficaci e pericolose. Abbiamo bisogno di luoghi concreti e di relazioni che ridiano speranza e fiducia, innanzitutto a noi stessi, e la famiglia è il luogo originario della speranza umana. La famiglia, infatti, non ha soltanto una funzione riproduttiva, procreativa ma ne ha un’altra che la caratterizza in modo unico e speciale, quella generativa. La famiglia non solo dà la vita, bensì genera e rende umano ciò che da lei nasce. L’invito del Papa è, quindi, un’esortazione alla famiglia a diventare quella che è nella sua struttura fondante, ossia la realtà umana originaria in cui è possibile avviare e sostenere processi generativi capaci di valorizzare ogni suo membro, e aiutarlo nella piena realizzazione delle proprie potenzialità all’interno di una prospettiva autenticamente relazionale. La famiglia è il posto in cui, prima che in altri, il piccolo dell’uomo può fare esperienza della forza fondante delle relazioni e della dimensione affettiva dei legami. È in famiglia che le persone imparano che l’identità si struttura in relazione ai legami che la costituiscono. Ed è per questo che la famiglia è sia il luogo in cui mettersi alla prova sperimentando al contempo la possibilità di venire accolti per come si è, sia il luogo dell’assunzione di responsabilità, dei vincoli, dell’acquisizione e della trasmissione delle norme e dei valori. La famiglia è il primo soggetto educatore perché è al suo interno che si comincia a comprendere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, in cui si può imparare a essere riconoscenti, ad amare le persone per come sono, a prendersi cura degli altri, in particolare delle persone più fragili. In famiglia si viene al mondo e si impara a stare nel mondo insieme agli altri, e si scopre che la libertà di ciascuno non può prescindere da quella delle altre persone. Sono note e numerose le trasformazioni che hanno negli anni caratterizzato la famiglia. È esperienza comune osservare uno sbilanciamento sul piano degli affetti a discapito di quello etico e la difficoltà di molti genitori a stabilire chiari obiettivi educativi. La deriva individualista della nostra società spinge, poi, sempre di più la famiglia a circoscrivere il suo ambito di azione e di generatività solo al suo interno, quasi in contrapposizione con il mondo sociale. Una famiglia che educa non può ripiegarsi al suo interno ma è chiamata ad allargare lo sguardo oltre i suoi confini, a declinare la sua spinta generativa anche in termini sociali, nei confronti degli altri e della società nel suo complesso. Ciò significa che la sfida dell’educazione per le famiglie non è mai portata a termine una volta per tutte, ma deve essere costantemente rinnovata, oggi più che mai. C’è un aspetto della realtà familiare che ha un valore educativo particolare per il mondo contemporaneo. La famiglia è un intreccio di persone e di generazioni che affondano le loro raDocente di Psicologia sociale della famiglia alla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica, dirige il Centro di Ateneo di Studi e Ricerche sulla Famiglia
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