Il prof. che ha fatto scuola
Il profilo del Sole 24 Ore «Uomo di diritto e di legge, di norma e di cuore»
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D
stato proprio in Aula Magna, in una delle lezioni di diritto privato che seguivo da matricola nel 1989, che ho sentito parlare per la prima volta di Guido Calabresi e dei suoi studi, che avevano contribuito alla nascita del filone di ricerca in Law and Economics». Antonella Occhino, che oggi è preside di Economia, ricorda questo episodio, anche per dare l’idea di quanto presto si possa trasmettere agli studenti e alle studentesse il significato della interdisciplinarità, che racchiude una dimensione in fondo tipica dell’esperienza universitaria, cioè l’unione dei saperi, e che negli studi economici è una strada quasi necessaria per via che i fenomeni aumentano di complessità. Parte da qui la decisione che ha portato la Facoltà, all’unanimità, a proporre l’attribuzione della laurea honoris causa in Economia a Guido Calabresi, un giurista tra i massimi studiosi a livello mondiale, che ha dimostrato nella sua lunga esperienza di professore e di giudice la capacità di mettere a frutto una visione del diritto e dell’economia sinergica, accomunata per esempio – e non è poco – dall’importanza etica delle scelte, considerate per il loro impatto, cioè in base alle conseguenze che hanno sulla vita concreta delle persone. «Ci sono molti spunti che la lezione di Calabresi ha lasciato, e ognuno può averne colto qualcuno in particolare. Sono emersi temi fondamentali come l’importanza dell’attenzione per le aspettative delle persone e l’orientamento al bene comune che i modelli economici e le regole giuridiche sono in grado di imprimere alle decisioni». «È chiaro che il diritto e l’economia adottano metodologie diverse, e questo si è visto bene nella lectio del 25 ottobre scorso, all’inaugurazione dell’anno accademico, dove il discorso si è ampliato anche ad altre discipline, perché devono “parlarsi”, in modo che dal dialogo fra i saperi tutte ne possano uscire migliori». «La lezione, che si annunciava dialettica già nel titolo (“la risposta”), ha avuto il grande pregio di essersi svolta secondo una struttura non antitetica
Università Cattolica del Sacro Cuore
ma arrivando in molti passaggi a una vera e propria sintesi». Perché conferire una laurea honoris causa in Economia a un giurista la cui attività scientifica si è contraddistinta per l’approccio critico alle discipline economiche? «In realtà il percorso scientifico di Calabresi è un grande esempio di esercizio costante del pensiero critico, nel senso che l’approccio non è mai polemico, ma sempre dialogico, in modo che le critiche siano utili alla costruzione di soluzioni pratiche adatte ai tempi e utili per tutti. Credo che interpreti in modo straordinario anche la sensibilità comune su una precisa idea di giustizia economica, legata saldamente ai principi di equità e di solidarietà, con l’obiettivo di rendere accessibili a tutti i beni che non hanno prezzo, cioè inestimabili e universali», spiega la professoressa Occhino. «A me è parso un messaggio, nel suo insieme, del tutto in linea con un modo di fare ricerca e didattica che la Facoltà coltiva fin dalla sua istituzione e che nella laudatio ha fatto leva anche sulle parole che avevamo scelto nel centenario dell’Ateneo: “investire, includere, innovare”». «Durante la sua lectio, con grande pacatezza ed equilibrio ci ha ricordato che anche il diritto deve accogliere le critiche delle altre scienze. Ma “adagio”». «È rimasto impresso il richiamo alla gradualità dei cambiamenti normativi, che pure devono esserci in “risposta” ai cambiamenti economici e sociali e alle istanze critiche con cui le altre discipline sollecitano il diritto. E questo perché le persone confidano in una certa stabilità delle regole e quindi nella prevedibilità delle conseguenze dei loro comportamenti, per cui il punto di equilibrio va trovato tenendo conto sia della sostanza sia della tempistica delle riforme». Un riconoscimento accademico che il professore, già insignito di oltre quaranta honorary degrees da università di tutto il mondo, ha atteso con impazienza. “I can’t wait, non vedo l’ora!”, ha scritto alla preside Occhino prima di venire in Italia. Una personalità empatica e simpatica, oltre che ricca di sensibilità culturale e di grande umanità.
ovevamo lasciare il Paese. La mia famiglia era ebrea e antifascista. Mio padre faceva parte di Giustizia e Libertà. Avevo sette anni. Alla radio sentii che, l’8 settembre 1939, da Genova sarebbe partito per l’America il Rex. Come per magia, in quel momento squillò il telefono. Era mio padre che, da Milano, avvertiva di avere trovato quattro biglietti in seconda classe. Era troppo pericoloso rimanere separati. Nell’aria si avvertiva la guerra». Da bambino Guido Calabresi ha sperimentato a New Haven nel Connecticut “come sa di sale lo pane altrui”: «Yale era un ambiente durissimo. Erano tutti Wasp. Eravamo italiani. Giusto un gradino sopra i neri, che a Yale non c’erano nemmeno». Il giurista è uno degli intellettuali più influenti del Secolo americano. Insieme a Ronald Coase ha fondato la “Law and Economics”, l’analisi economica del diritto. «Ho sempre cercato di non avere uno sguardo ideologico. I miei allievi hanno tutti idee politiche diverse. Non esiste una mia scuola massiccia, coerente e coesa». Calabresi fa scorrere nella cultura empirista e nel metodo astratto angloamericano il fiume carsico di sensibilità e afflati continentali come la pace sociale, la giustizia economica e la solidarietà. La responsabilità è personale. Ma il contesto è pubblico. Anche per questa sensibilità culturale, appare coerente con il suo pensiero l’attività da magistrato. Nel 1994 è nominato dal presidente Bill Clinton giudice della US Court of Appeals for The Second Circuit. «I nove anni da preside di Yale mi sono sembrati un’eternità. Questi trent’anni, invece, sono stati un soffio. Se fai il giudice, la risposta c’è sempre. Anche se devo dire che mi è capitato di passare le notti sveglio. Penso spesso al caso di un condannato alla pena di morte di tre anni fa. I miei due colleghi pensavano che fosse corretta la sentenza. Io no. Ho trovato un precedente che mi dava ragione. E la pena di morte è stata commutata in ergastolo. La magistrata di primo grado mi ha scritto un biglietto: “Grazie a Dio che avete trovato il mio sbaglio”», racconta Guido Calabresi, uomo di diritto e di legge, di norma e di cuore. Paolo Bricco (stralci dell’articolo pubblicato sul Sole 24 ore il 25 ottobre 2023)
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2023
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