PRESENZA
Ateneo
Paladino, il sant’Ambrogio entra di diritto nella storia di Emanuela Gazzotti
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2023
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na scultura dedicata a Sant’Ambrogio realizzata appositamente per l’Università Cattolica da Mimmo Paladino. È stata installata e inaugurata nel Cortile d’Onore del campus milanese lo scorso 11 ottobre. L’opera «è pensata per le lunghe distanze, per gli spettatori da qui a cent’anni e più, forse» ha affermato il noto artista contemporaneo. «È un omaggio al patrono di Milano, eroe della conoscenza. Non ci sono riferimenti iconografici al Santo così come vengono tradizionalmente rappresentati. Ho preferito andare oltre, immaginare qualcosa di più, come don Chisciotte che vedeva guerrieri nei mulini a vento». La scultura, realizzata in bronzo patinato, ha una dimensione di base di 220x180cm e una altezza di 370cm per un peso di 1.680Kg e ripercorre i tratti salienti della vita di Ambrogio. Il ramo simboleggia il bastone pastorale, ma richiama anche lo staffile che rappresenta la profondità delle omelie che il Santo predicava al popolo. Il libro ricorda i suoi scritti: l’epistolario, i trattati e gli inni ed è il simbolo della dottrina
cristiana. La colomba dello Spirito Santo evoca Sant’Ambrogio a cavallo che scaccia gli Ariani. La sfera rappresenta la completezza della Dottrina. La colonna, invece, rimanda alla leggenda della lotta tra il Santo e il diavolo che, cercando di colpire il vescovo con le corna, finì per conficcarle nella pietra della colonna che si trova sull’altro lato della piazza, creando due buchi. La tradizione popolare vuole che i due fori odorino di zolfo e che appoggiando l’orecchio alla colonna si possano sentire i suoni dell’inferno. L’elmo, per finire, ricorda come in epoca altomedioevale la basilica divenne la sede tradizionale dove avveniva l’incoronazione a re d’Italia degli imperatori del Sacro Romano Impero e dove si effettuava l’investitura dei nuovi cavalieri, detti per questo motivo “militi di Sant’Ambrogio”. Per quanto si possano attribuire significati ai singoli simboli, dice Francesco Tedeschi, docente di Storia dell’arte contemporanea in Università Cattolica, «ogni tentativo di raccontare l’opera deve lasciare spazio alla liberà dell’artista e della stessa scultura. Essa
non può essere chiusa in una descrizione: è come se le singole figure vivessero una dimensione autonoma nel dialogo che c’è tra loro, come nei quadri di de Chirico. Certamente il Santo e il cavallo sono i protagonisti, ma il loro rapporto non definisce un’iconografia rigida». Inoltre, in questo caso è da considerare anche il contesto allargato. «Se pensiamo al basamento come base della scultura ci troviamo di fronte all’invasione dello spazio, ma l’intenzione è piuttosto quella di creare un’area vissuta dagli studenti e da chi frequenta l’Ateneo. Non per ultimo, l’elemento architettonico va tenuto in considerazione anche in funzione della futura eventuale collocazione nel nuovo edificio della Caserma Garibaldi». Nell’idea dello scultore l’opera è nata non solo in rapporto agli interni dell’università ma anche al contesto esterno di tutta la piazza: «A cominciare dal Sant’Ambrogio in bronzo di Adolfo Wildt nel Tempio della Vittoria dedicato ai caduti della Prima Guerra Mondiale, realizzato da Muzio, a pochi metri dalla sede dell’Ateneo», affer-
Università Cattolica del Sacro Cuore