ma Tedeschi. Da artista della Transavanguardia, Paladino riscopre una dimensione simbolico-segnica che si apre al versante poetico e magico dell’arte. Dal punto di vista linguistico l’opera realizzata per l’Università Cattolica affianca uomo e cavallo, ovvero uomo e natura. E l’assetto architettonico della soglia che il cavallo e il Santo attraversano rimanda a qualcosa di metafisico. Paladino ha voluto così trovare un collegamento con alcuni caratteri dell’arte italiana degli anni Venti e Trenta, come si possono cogliere in questa zona della città. L’opera di Paladino è parte di una storia in cui, oltre a riconoscere la levatura internazionale del suo autore, si inserisce in una continuità dei linguaggi che danno l’immagine del luogo. «L’immagine dell’Ateneo risale a una tradizione secolare dal punto di vista architettonico, ma si può valorizzare la sua storia attraverso i segni visibili dell’arte del Novecento che hanno qualificato l’edificio di largo Gemelli, nel rapporto che si sviluppò tra Manzù, Muzio e Gemelli e quindi con Giannino Castiglioni, artista a cui il fondatore della Cattolica si rivolse per la statua del Cristo Re» prosegue il professore. «L’opera di Paladino è un ulteriore segno di prestigio, ma non vanno dimenticate le opere di altri autori contemporanei acquisite grazie alle
mostre nei chiostri promosse dal Centro pastorale, di cui una bella testimonianza è l’opera di Gabriella Benedini recentemente donata alla sede di Cremona». Nella scultura di Paladino le figure simboliche (maschera, soglia, cavallo, elmi) non sono pensate in maniera filologica, ma sono suggestioni che si inseriscono in un processo pittorico, scultoreo e ambientale. «Un suo dipinto d’esordio si intitola proprio “Silenzioso, mi ritiro a dipingere un quadro”» spiega Tedeschi, facendo notare che «l’artista ha recuperato poi l’uso del bronzo e della tridimensionalità sia per invadere la parete (come nel caso dell’installazione alla Biennale di Venezia del 1988), sia per rapportarsi all’ambiente, come nel caso della mostra personale al Forte del Belvedere di Firenze, fino a creare un percorso originale nell’Hortus Conclusus creato a Benevento, una sorta di giardino metafisico, forse la sua opera maggiore. Ne sono testimonianza anche altre realizzazioni in contesti monumentali, come l’omaggio al Guerriero di Capestano nel museo di Chieti o La Montagna di Sale, allestita una prima volta a Gibellina in occasione delle Orestiadi del 1990, un cumulo in cemento, vetroresina e pietrisco, in cui sono inseriti trenta cavalli disposti in posizioni diverse».
Il nuovo ospite del campus lo rende più accogliente di Alessandro Zaccuri
È
arrivato da poco, ma non si può dire che passi inosservato. «Il Sant’Ambrogio di Mimmo Paladino è il nuovo abitante del campus e lo rende ancora più abitabile», sintetizza il direttore della Sede di Milano, Mario Gatti, che ha seguito la realizzazione dell’opera, confrontandosi direttamente con il Maestro oltre che con la Fonderia Brustolin di Verona, presso la quale è avvenuta la fusione del monumento. A questa prima fase hanno fatto seguito i lavori nel Cortile d’Onore di largo Gemelli, fino all’inaugurazione di ottobre. Dopo di che, in pochi giorni, quella del cavaliere appiedato è diventata una compagnia abituale. Un
Università Cattolica del Sacro Cuore
nuovo abitante, appunto, attorno al quale si raduna spontaneamente la comunità dell’Ateneo. «Ma c’è anche – aggiunge Gatti – chi da piazza Sant’Ambrogio entra in Università Cattolica per ammirare la statua. Una delle funzioni del monumento è proprio questa: rendere ancora più stretto il legame tra l’Ateneo e il complesso storico-architettonico circostante». La prospettiva, com’è noto, è quella dell’innovativo campus urbano che, da qui a qualche anno, comprenderà non soltanto la struttura dei chiostri bramanteschi, ma anche gli ambienti della Caserma Garibaldi, il cui cantiere di riqualificazione è stato avviato all’inizio del 2023 e ufficialmente presentato nel maggio scorso. «Ci
Nel solco della tradizione
L’
opera si colloca nel solco di un’antica tradizione di questa Università, il cui corredo iconografico, fin dalle prime committenze, ha mirato a rendere perspicui i riferimenti, i valori e le intenzioni che hanno ispirato la fondazione e lo sviluppo della fabbrica dell’Università. Il monumento a Sant’Ambrogio di Mimmo Paladino segue questa antica traccia». Ha usato queste parole il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli per raccontare lo spirito della committenza nata in occasione del Centenario dell’Università Cattolica. La scultura, realizzata per l’Ateneo dall’indiscusso maestro dell’arte contemporanea, è stata presentata alla città di Milano mercoledì 11 ottobre in un incontro serale dove l’artista ha risposto alle domande di Davide Rampello, figura di riferimento nel panorama culturale italiano. Un dialogo breve e intenso, preceduto dalla proiezione di un video descrittivo delle tappe che hanno portato alla realizzazione della scultura: dalla fonderia Brustolin di Verona, dove l’opera ha preso vita, alla collocazione nel Cortile d’Onore, posta in un dialogo ideale con la Basilica, che conserva le reliquie di Sant’Ambrogio, e la facciata dell’Ateneo di Giovanni Muzio. In questo senso, «l’opera di Paladino è un segno potente, forte, posto in un luogo a sua volta denso e ricco di segni storici», ha affermato monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale, durante la presentazione della scultura il 12 ottobre alla comunità universitaria. «Un patrimonio prezioso che ci riconsegna un po’ di storia e ce la fa guardare aperti alle sfide future della libertà, della verità, della carità».
troviamo in un angolo della città ricchissimo di stratificazioni – spiega Gatti –. Si va dalla cappella di San Vittore in Ciel d’Oro, risalente al IV secolo e poi inglobata nella basilica di Sant’Ambrogio, fino agli interventi compiuti negli anni Trenta del Novecento da Giovanni Muzio per trasformare l’antico monastero benedettino in edificio universitario. Da parte sua, fin dalle origini, la Cattolica ha sempre esercitato un importante ruolo di committenza, come dimostrano per esempio le opere di Giacomo Manzù disseminate negli spazi di largo Gemelli. Anche da questo punto di vista, il Sant’Ambrogio di Paladino è un omaggio alla tradizione e, insieme, un’apertura al futuro».
PRESENZA
Ateneo
2023
9