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Impegno, motivazione e risultati, così l’Atalanta ha conquistato l’Europa

di Francesco Berlucchi

AVertova, meno di 5mila abitanti nel cuore della Val Seriana, tra Bergamo e Clusone, qualcuno scrisse “Invadiamo l’Europa” sul muro di una rotonda della Statale 671. Era il 2019, l’Atalanta di a Gian Piero Gasperini giocava per la prima volta la Champions League, in Europa non c’era ancora la guerra, e non avevamo ancora conosciuto neppure il Covid. Che proprio lì, in Val Seriana, colpì durissimo. Durante quella strana stagione, gli atalantini non invasero l’Europa. Ebbero ben altro a cui pensare. Intanto, la Dea arrivò fino ai quarti in Champions, e sfiorò la semifinale. Da allora tante cose sono cambiate, ma quella scritta a caratteri nerazzurri è ancora lì, tra il campo sportivo e il fi ume Serio che scorre verso Bergamo. Resiste nel tempo, proprio come le idee di gioco e i valori che Gasperini ha trasmesso a un gruppo di uomini e di giocatori che hanno cambiato per sempre la storia dell’Atalanta. Sono quelle idee e quei valori che hanno portato i bergamaschi a conquistare l’Europa League, lo scorso 22 maggio a Dublino, superando 3-0 l’imbattibile Bayer Leverkusen campione di Germania. Sono, prima di tutto, quelle qualità che Gasperini non è disposto a negoziare. «È davvero un onore essere qui con voi, oggi, all’Università Cattolica» esordisce l’allenatore, che ha festeggiato le 400 panchine con l’Atalanta e sorride: «Sono abituato a parlare con ragazzi della vostra età, ma dentro un rettangolo da 105x68». L’occasione è l’incontro “Impegno, motivazione e risultati tra sport, economia e università” per il quindicennale del Double-degree in “Politiche europee e internazionali – Europäische und internationale Wirtschaft”, il percorso formativo dell’Università Cattolica e della Martin Luther Universität di Halle-Wittenberg. Nel suo messaggio, la professoressa Elena Beccalli, Rettore dell’Università Cattolica, sottolinea che «il consolidamento della proiezione internazionale, che si concretizza anche con l’istituzione di Double-deg ree, è uno degli obiettivi prioritari del nostro ateneo e della sua apertura al mondo. Con la nascita di questa esperienza di scambio, la Facoltà di Scienze politiche e sociali è stata, per molti versi, pioneristica, e i buoni risultati che si sono reg istrati fino ad ogg i sono la dimostrazione di un’iniziativa lung imirante».

Durante l’incontro moderato da Guido Merzoni, preside della Facoltà di Scienze politiche e sociali, l’allenatore dell’Atalanta dialoga con Alberto Krali, docente di Lingua tedesca all’Università Cattolica. «Avevamo un’idea: puntare sui g iovani, proporre una nuova organizzazione di g ioco ed essere consapevoli di g iocare per qualcuno. Non è stato facile, nonostante la voglia della proprietà. È andata bene». All’evento, fortemente voluto anche da Mario Agostino Maggioni, direttore del Dipartimento di Economia internazionale, delle istituzioni e dello sviluppo della Facoltà di Scienze politiche e sociali e coordinatore del prog ramma di studio, hanno partecipato Lars Börner, docente alla Martin-Luther-Universität Halle-Wittenberg, Battista Severgnini, docente alla Copenhagen Business School, Martin Klein, emeritus alla Martin-Luther-Universität Halle-Wittenberg

«Ogg i mi porto a casa due insegnamenti straordinari» conclude il professor Merzoni. «La capacità di reag ire, di non buttarsi g iù quando le cose non vanno bene, e il coragg io, che permette di vincere la paura». Quelle qualità che a Bergamo non mancano di certo, dentro e f uori dal campo. Come il mondo intero ha imparato, durante la pandemia. L’Atalanta di Gasperini ce l’ha ricordato, proprio contro i campioni di Germania, in una notte di primavera, all’Aviva Stadium di Dublino. La notte in cui la Dea è entrata, definitivamente, nella storia

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