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Santa Bakhita libera gli oppressi (e anche noi)

Inaugurata la scultura donata dall’artista Timothy Schmalz. Il card. Parolin: “Tutti abbiamo una schiavitù da cui dobbiamo liberarci, ed è la chiusura in noi stessi”. La superiora generale delle Canossiane: “Questo evento pone la città di Schio in prima linea per lanciare al mondo il messaggio di speranza, pace e perdono che ha lasciato Bakhita”.

in noi stessi, in quell’individualismo che ci impedisce di prenderci cura degli altri e in quell’indifferenza con cui guardiamo la realtà della sofferenza, del dolore e della vulnerabilità. Soltanto se saremo liberati da questa schiavitù potremo renderci conto delle situazioni che sono presenti anche vicino a noi e sapremo davvero prendercene cura. Non possiamo fare tutto, ma ognuno di noi può fare qualcosa”.

Chi qualcosa lo ha fatto e lo sta facendo, con la sua arte “militante”, è l’autore del monumento.

“Serviva un’opera così grande per poter portare fuori tutte le sfaccettature del tema e tutti i volti degli oppressi – ha osservato Timothy Schmalz -. Potrebbe sembrare una scultura scioccante, con le vittime della schiavitù moderna che emergono dal sottosuolo. Ciò che è più scioccante, però, è la realtà del mondo di oggi: esiste un mondo sotterraneo in cui prospera la schiavitù”.

Quella schiavitù che Bakhita conobbe sul suo corpo e dalla quale le fu dato di liberarsi, per diventare testimone di speranza, di pace e di perdono.

“Chi se non la città di Schio dovrebbe farsi portavoce del suo messaggio? – si è chiesta la superiora generale delle Canossiane, madre Sandra Maggiolo -. Vi è stato donato un privilegio, una missione da vivere e da testimoniare con convinzione. Questo evento pone la città di Schio in prima linea in Italia per lanciare al mondo questo messaggio. Chi giungerà a Schio, presso l’urna di Santa Bakhita, guarderà a voi tutti come promotori di umanità e di fratellanza universale”. Messaggio, quest’ultimo, ben recepito dal sindaco Valter Orsi: “La scultura va ammirata centimetro per centimetro – ha detto - perché è piena di tanti piccoli riscontri che viviamo e leggiamo ogni giorno sui giornali, è quasi uno schiaffo alle nostre coscienze. L’auspicio più grande, in questo momento storico, è quello che quest’opera porti a liberare le oppressioni in ogni singolo individuo”.

Un auspicio più piccolo e contingente, per gli scledensi, è che quanto prima arrivi a conclusione l’iter per il riconoscimento di Santa Bakhita come patrona secondaria di Schio, avviato con la richiesta avanzata alle autorità religiose da parte del consiglio comunale, delle suore canossiane scledensi e dell’associazione Bakhita Schio-Sudan. “La posa di questa scultura e la richiesta che Bakhita sia patrona secondaria corona il nostro operare – ha detto il presidente dell’associazione, Gianfrancesco Sartori -. Ora sarà più difficile scordarla. O meglio, sarà più facile ricordarla”. ◆

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