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Il Tretto vuole ricordare il suo don Milani
Dopo la seconda guerra mondiale don Adolfo Scolari si prese cura dei bambini del basso Tretto. Quei giovani, oggi anziani, chiedono che la città lo ricordi adeguatamente, intitolandogli la scuola materna di Santa Maria del Pornaro.
Camilla Mantella
All’indomani della seconda guerra mondiale anche la zona del Tretto ebbe il suo don Milani. Si chiamava Adolfo Scolari, era originario di Marano Vicentino e a cavallo tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50 si prese cura dei bambini della zona del basso Tretto che gravitavano attorno alla neonata chiesa di Santa Maria del Pornaro.
“Molti di noi bambini di allora devono moltissimo a questo sacerdote - racconta la signora Bruna Dalla Guarda Thiella, che dopo il conflitto si era trasferita da Santorso al Tretto assieme ai genitori -. Personalmente, senza di lui non sarei riuscita a prepararmi per l’ammissione alle scuole medie, un enorme traguardo per la mia famiglia, dove entrambi i genitori avevano la terza elementare. Don Adolfo era una figura molto amata nelle contrade dell’area, perfino ai Pozzani di Sotto, chiamati la Piccola Russia per l’alto numero di comunisti che vi abitavano e che a volte erroneamente si prendevano tutti per anticlericali. Era una persona estremamente empatica e umile, capace di guidare la comunità in un momento molto difficile come quello post bellico. Allora la parrocchia di riferimento per noi del ‘Tretto basso’ erano le Piane, ma a livello diocesano si era deciso di far costruire una chiesa a Santa Maria del Pornaro, che fu inaugurata di lì a poco grazie anche al decisivo contributo della famiglia proprietaria della vicina Fabbrica Saccardo. Don Adolfo non guardava alla nostra povertà, al fatto che mancasse tutto, dal cibo al riscaldamento: si prodigava perché tutti noi bambini potessimo avere un’istruzione e perché, dopo la grande paura vissuta nel biennio 1943-1945, potessimo svagarci. Ricordo ancora che a volte la domenica pomeriggio ci faceva vedere qualche pellicola divertente così che potessimo ridere tutti insieme”.
Nonostante i problemi di salute che lo afflissero per tutta la sua vita e che lo portarono a dover spesso assentarsi dalle sue attività, don Adolfo Scolari fu una figura fondamentale per molte delle realtà parrocchiali dove operò fino alla sua morte, avvenuta nel 1983.
“Il Tretto era stato un territorio protagonista della guerra di Resistenza - prosegue la signora Dalla Guarda Thiella -. Ed era stato un vero e proprio conflitto civile. In ogni contrada contavamo i morti: partigiani e loro famigliari, ma anche fascisti e loro simpatizzanti. Subito dopo l’aprile del 1945 erano evidenti le ferite che avevano colpito tutti noi. I bimbi, in particolare, erano stati educati allo stare in guardia, al fare silenzio, al non fidarsi: la nostra avrebbe davvero potuto essere una generazione perduta, se non fosse stato per figure come don Adolfo che si prodigavano nella quotidianità per resituirci un senso di serenità e normalità”.
I bambini nati tra la fine degli anni ’30 e l’inizio degli anni ’40 a Santa Maria del Pornaro ricordano con affetto quel sacerdote che si era impegnato così tanto perché potessero ricominciare a vivere, imparare e studiare.
“Ormai il nostro gruppo si sta riducendo anno dopo anno - conclude la signora Dalla Guarda Thiella -. Siamo tutti anziani, ma ci teniamo molto perché la figura di don Adolfo Scolari non venga dimenticata. Alla fine dello scorso anno, nel centenario della nascita di don Adolfo, abbiamo scritto a Famiglia Cristiana perché potesse essere ricordato e siamo stati pubblicati sulla rivista. A gennaio di quest’anno abbiamo presentato in Comune a Schio formale richiesta perché la scuola materna di Santa Maria del Pornaro, che ora prende il nome dalla chiesa, gli venga intitolata, abbiamo raccolto un’ottantina di firme, ma a oggi non abbiamo ricevuto nessun riscontro da parte dell’amministrazione comunale. Ci farebbe molto piacere capire se è possibile ricordare questa persona che, pur essendo rimasta al Tretto solo qualche anno, ha fatto così significativamente la differenza nelle vite di molti di noi. Oggi viviamo tempi molto diversi, ma i valori che ci ha trasmesso don Adolfo sono universali e si adattano a ogni tempo e luogo: avere cura delle persone che ti sono attorno, creare un clima di fiducia, impegnarsi nello studio, essere aperti e curiosi, saper vivere con quella leggerezza che non è superficialità ma capacità di distaccarsi dal male del mondo. Siamo molto grati di aver potuto stare assieme a lui in anni così complicati e delicati e desidereremmo che la città lo ricordasse adeguatamente”. ◆
Attualità
Camilla Mantella
Èestate e fa caldo. Solo che, rispetto a un trentennio fa, i giorni di caldo intenso sono di più, le ondate di calore durano più a lungo e a volte si boccheggia pure di notte.
Quello che ci aspetta nelle prossime settimane dipenderà dalla pressione atmosferica e dalle perturbazioni. Purtroppo, però, se anche questa dovesse essere un’estate più clemente di quelle passate, il trend non si può più invertire, a meno di non intervenire drasticamente sulla riduzione delle emissioni di gas serra.
Cosa ci aspetta – climaticamente parlando – nei prossimi decenni ha provato a tratteggiarlo l’Arpav, l’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto, che grazie a fondi PNRR, assieme ad Arpa Friuli Venezia Giulia, alla Regione Veneto e al Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, ha dato vita a una piattaforma di proiezioni climatiche per l’intero Nord Est. Si tratta di un portale interattivo, raggiungibile all’indirizzo clima.arpa.veneto.it, che mostra, attraverso mappe con precisione comunale, quali potranno essere gli scenari climatici futuri a seconda di come si comporterà l’essere umano nei confronti dell’ambiente. Arpav ha preso in considerazione 11 indicatori (tra questi, la temperatura media, il numero di notti tropicali in un anno, i giorni caldi e quelli di gelo, le precipitazioni) e, fissando come riferimento l’intervallo di anni che vanno dal 1976 al 2005, ha calcolato le medie per i periodi 2021-2050 (futuro vicino) e 2071-2100 (futuro lontano).
Osservando le tendenze climatiche degli ultimi cinquant’anni circa si è provato a capire come si stanno modificando i valori dei singoli indicatori e si sono elaborati questi valori in tre scenari distinti, usando modelli climatici avanzati.
Il primo scenario cerca di capire come si modificheranno questi valori se riusciremo a mitigare fortemente l’emissione di gas serra e saremo capaci di contenere il riscaldamento globale sotto i +2 gradi rispetto all’epoca preindustriale: si tratta di un aumento che causa comunque eventi climatici distruttivi, ma che “frena” il decadimento ambientale alla situazione odierna. Il secondo scenario è chiamato di “stabilizzazione” e si verificherà se riusciremo a mitigare le emissioni, ma non drastica-