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Missione: ripulire la città - p.6 ◆ Il Tretto vuole ricordare il suo don Milani - p.8

Il Re Mida dello sport scledense

Aldo Munarini si avvia a chiudere il secondo mandato da assessore allo sport e lo fa lasciando la sensazione che, in questo ruolo, tutto quello che tocca si trasformi in oro. Mai come in questi ultimi anni, in effetti, da Schio ono usciti così tanti campioni e sono stati raggiunti risultati e successi così prestigiosi.

Periodico di informazione dell’Alto Vicentino anno XII n. 112 - luglio 2023

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Al Tron-Zanella servirebbe un nuovo indirizzo (di casa)

Lo diciamo subito, siamo contrari alla “cancel culture”, cioè a quel fenomeno che in alcuni paesi, soprattutto di matrice anglosassone, ha già portato a boicottare o eliminare simboli e monumenti di personaggi storici del passato perché giudicati con il metro etico-morale di oggi. Tuttavia bisogna dire che a volte ci sono situazioni che andrebbero quantomeno approfondite. A volte, ad esempio, sarebbe effettivamente il caso di rimettere in discussione l’intitolazione di alcune vie, attribuite in passato a personaggi quantomeno discutibili. Certo, si andrebbe a creare una seccatura burocratico-amministrativa per chi risiede in una via ridenominata, per la ricaduta su documenti fiscali, anagrafici e quant’altro, ma come si dice: quando ci vuole ci vuole. In altra occasione abbiamo già avuto modo di notare come il fatto che ancora oggi in giro per l’Italia ci siano tante vie o piazza intitolate a un personaggio come il generale Cadorna ci faccia venire lo “sgranfo”. Ma ci sono anche casi che riguardano personaggi poco noti o del tutto dimenticati.

Prendiamo via Alessandro Luzio, in zona SS.Trinità, al limitare del campus dei licei. Non è una via di primaria grandezza, lunghezza e importanza, epperò è l’indirizzo “ufficiale” dell’Istituto di istruzione superiore Tron-Zanella, ovvero dei licei scientifico, classico e linguistico. Un’istituzione scolastica tra le più importanti dell’Alto Vicentino.

Ora, alzi la mano in tutta onestà chi sa chi sia stato Alessandro Luzio. Non lo sa nessuno, dai. E allora vediamo. Nato a San Severino Marche nel 1857, fu uno storico (in particolare del Risorgimento) e un giornalista, direttore della Gazzetta di Mantova, poi direttore dell’Archivio di Stato di Mantova e sovrintendente dell’Archivio di Stato di Torino.

Il Dizionario biografico della Treccani gli dedica un profilo approfondito, nel quale scrive che “nei primi anni torinesi assistette alla nascita e all’avvento del fascismo, da

cui non fu subito conquistato: ancora nella primavera del 1925 rimase estraneo alla ‘guerra dei due manifesti’, non firmando né quello di Gentile, né quello di Croce. La sua adesione al nuovo regime si manifestò soprattutto dopo la legge del 12 gennaio 1925 contro le associazioni segrete”.

In seguito Luzio diventò uno fra gli esponenti più in vista dell’establishment storiografico del regime. Già membro dell’Accademia dei Lincei, nel ’29 diventò socio anche dell’Accademia d’Italia, di cui fu poi anche vicepresidente. “Dopo l’entrata in vigore delle leggi razziali – riporta ancora la Treccani - accettò di far parte, senza peraltro partecipare ai suoi brevi lavori, della Commissione per lo studio dei problemi della razza istituita presso l’Accademia e in una lettera al presidente Federzoni esaltò ‘la grandiosa e mirabile e generosa legislazione del regime fascista, che disciplina la scabrosa urgente questione ebraica’. In una serie di articoli pubblicati nel Corriere della sera dal settembre 1940 al gennaio 1941 volle dare una giustificazione storico-ideologica all’intervento italiano a fianco della Germania in chiave prevalentemente antinglese”.

Dopo la guerra fu radiato dall’Accademia dei Lincei per il contegno tenuto nel periodo fascista e quello stesso anno morì abbastanza dimenticato.

Dunque s’è capito: non è che Alessandro Luzio sia una figura propriamente esemplare per essere associata – anche solo per via dell’indirizzo - a una scuola, ovvero a un luogo deputato a formare le giovani generazioni. Forse, un pensierino per togliere il Tron-Zanella dall’imbarazzo di relazionarsi con questo indirizzo sulla carta intestata, lo si potrebbe anche fare.

In questo caso non servirebbe nemmeno rivoluzionare la toponomastica cittadi-

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na e rompere le scatole a qualche decina di residenti. Sarebbe sufficiente un piccolo ritocco. Considerata infatti la particolare posizione dell’entrata del liceo, la cui cancellata cade esattamente in faccia a via Muratori che scende dritta da viale SS.Trinità, basterebbe considerare conclusa via Luzio appunto all’intersezione con via Muratori e “regalare” gli ultimi venti metri a via Dino Compagni, quella che scende parallela a via Muratori e finisce con la curva davanti al bar.

Dino Compagni, quantomeno, fu coevo con Dante Alighieri, un notabile guelfo che ricoprì anche qualche carica pubblica (brevemente, come si era usi fare per gli incarichi politici nella Firenze dell’epoca), quel che oggi si direbbe un “cronista del suo tempo”. Un personaggio già più in linea con lo spirito culturale che si respira in una scuola.

Insomma, un pensierino a questa piccola modifica noi lo faremmo. Suona un po’ beffardo che il perimetro dei licei sia definito da vie intitolate a Tito Livio e a Marin Sanudo e che poi per il Tron-Zanella l’indirizzo ufficiale da presentare all’esterno sia quello di via Luzio. È una questione di opportunità educativa, ecco. ◆

Lo Schiocco

Questo sarebbe un “porta a porta”?

Sarà senz’altro vero che la raccolta “porta a porta” produce risultati più efficaci in termini di migliore differenziazione dei rifiuti, rispetto ai cassonetti e ad altre modalità adottate anche da comuni vicini. Però vien da chiedersi se non ci sia un limite oltre il quale il decoro urbano diventa importante almeno quanto la raccolta dei rifiuti. Prendiamo il caso della foto, scattata a Magrè, poco distante dal cimitero: più di trenta sacchi blu della raccolta di plastica e alluminio accatastati in un unico punto (addossati a una casa abbandonata e in vendita, che non si ritrova con il miglior biglietto da visita per un possibile acquirente), tra l’altro già esposti nelle prime ore del pomeriggio, quando la regola dice che vanno lasciati fuori casa non prima delle 19. L’abitudine di lasciare decine di sacchi di spazzatura in un singolo punto di una via quando più fa comodo – anche alla mattina presto, se non uno o due giorni

prima - si sta diffondendo in giro per la città, con punte inguardabili come queste. Sarebbe il caso di trovare dei rimedi, cominciando col comminare sonore multe soprattutto a chi espone la spazzatura quando gli pare e la lascia fuori anche giorni interi. Altrimenti, di questo passo, ci ritroveremo con tante piccole ecostazioni spontanee in giro per la città. Altro che “porta a porta”. Qui si passa alla modalità “discarica a discarica”.

[S.T.]
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Thomas Ceccon che vince medaglie a go go fra Olimpiadi e Mondiali di nuoto (a proposito, l’intervista di copertina che gli dedicammo un anno prima dei giochi olimpici fu profetica). Il Famila che inanella scudetti e coppe. Il miglior arbitro del mondo appartenente alla sezione Aia scledense (“arbitra Daniele Orsato di Schio”). Gigi Dall’Igna artefice con la Ducati della riscossa del motociclismo italiano.

Si potrebbe andare avanti, ma lo spazio costringe a fermarsi qui. Non si può dire che negli ultimi anni lo sport scledense si sia fatto mancare campioni, vittorie ed exploit di tutti i tipi. Una bella soddisfazione per Aldo Munarini, che si avvicina alla scadenza del suo secondo mandato da assessore allo sport, e lo fa con la sensazione di essere diventato un vero e proprio portafortuna per il mondo sportivo cittadino. Impossibile, in effetti, trovare un periodo più ricco di successi e di allori nazionali e internazionali come quello degli ultimi cinque anni. Munarini, lei sembra essere stato baciato dalla fortuna. Sembra che tutto quello che tocca, come assessore allo sport, si tramuti in oro… “Penso di essere stato anche un po’ fortunato. In effetti nel 2018 abbiamo premiato come amministrazione Thomas Ceccon per le 5 medaglie vinte alle Olimpiadi giovanili di Buenos Aires: in quel momento Thomas era una delle tante promesse, adesso è il secondo uomo a detenere un titolo mondiale nei 100 dorso. Ma penso anche a Daniele Orsato, che ha dato lustro alla sezione di Schio ed è stato eletto miglior arbitro del mondo, un risultato difficile da bissare in città. Per non dire del Famila con i suoi scudetti e quest’anno con il terzo posto in Eurolega, o di Luigi Dall’Igna che

Munarini, il Re Mida dello sport scledense

Aldo Munarini si avvia a chiudere il secondo mandato da assessore allo sport e lo fa lasciando la sensazione che, in questo ruolo, tutto quello che tocca si trasformi in oro. Mai come in questi ultimi anni, in effetti, da Schio ono usciti così tanti campioni e sono stati raggiunti risultati e successi così prestigiosi.

nel motociclismo dopo cinquant’anni ha portato una casa italiana, la Ducati, a vincere il titolo costruttori e piloti”.

Una congiunzione astrale o cosa?

“Di certo non sono meriti che mi prendo io... Diciamo che noi come Comune possiamo dire di aver generato delle cose positive che hanno contribuito a determinare anche il raggiungimento di dei risultati importanti”. Manca un annetto scarso alla fine di due mandati – dieci anni – alla guida dello sport scledense. Che bilancio può cominciare a tracciare?

“All’inizio siamo partiti prendendo spunto da quello che era già un patrimonio della città: c’era un brand lanciato, “Città dello sport”, nel tempo erano state costruite diverse strutture sportive, e c’era uno zoccolo duro fatto di tante società sportive che hanno sempre costituito un patrimonio fondamentale. Per me una grande soddisfazione e un grande risultato, alla fine di questo doppio mandato, sarà poter dire di aver sempre lavorato per favorire la collaborazione tra le associazioni sportive. Un esempio è quello che è successo nel calcio: abbiamo consegnato in questi anni quattro campi sintetici, una superficie che consente di essere usata con continuità da più squadre e che aumen-

ta l’indice di rotazione di utilizzo di un impianto: questo ha portato a un aumento di iscrizioni in ogni società calcistica e a una miglior collaborazione tra più società. Anche questo è un aspetto culturale e sociale da tener presente. In passato c’era conflittualità tra società, tra quartieri: il fatto invece di aver stimolato la possibilità di lavorare insieme ha portato a sviluppare sinergie in più ambiti”.

Questo lavoro “ai fianchi” sulla collaborazione tra società sportive ha favorito il risultato arrivato con il riconoscimento di “Città europea dello sport”.

“Non c’è dubbio. Abbiamo individuato in Aces Europe, la Federazione della capitali e delle città europee dello sport, un organismo no profit nato a Bruxelles che si occupa di premiare non tanto i meriti assoluti ma le città che si distinguono per la messa a disposizione di strutture, per puntare sullo sport inteso come benessere dei cittadini, sullo sport inclusivo. È stato un percorso lungo che nel 2019 ci ha portato a candidarsi inizialmente per il 2022 e poi, a causa della pandemia, a rimandare al 2023. Siamo riusciti a ottenere questo titolo appunto per quest’anno, e anche questo è un

[4] ◆ SchioMese
Da sinistra, il sindaco Valter Orsi, il ct della Nazionale Roberto Mancini, l’assessore Aldo Munarini e l’assessore Sergio Rossi. volley dall’89 al ‘96 Munarini insieme con Julio Velasco, coatch della Nazionale di volley dall’89 al ’96

risultato che va a merito soprattutto delle tante società e delle tante energie che lavorano in città per promuovere lo sport”. Ma è un titolo di merito che dà lustro o ne derivano anche delle risorse?

“No, non ci sono risorse dirette in gioco, anzi ci sono delle spese da sostenere: il titolo è un costo per la città, ma è un riconoscimento che permette di entrare in un circuito europeo che facilita anche il percorso per intercettare determinati bandi, apre relazioni, permette di entrare in una rete di città europee. Insomma, è qualcosa che dà frutti. Spero di aver dimostrato che questo Anno europeo dello sport ha portato un indotto anche economico, ma ha dato anche più forza alle associazioni, che si sono sentite coinvolte e hanno fatto tutte la loro parte. Sono nati grandi eventi, dal campionato italiano di karatè al campionato di biliardo con l’associazione Primo acchito, e a novembre faremo il campionato europeo di taekwondo”. Adesso, guardando indietro, qual è stata la soddisfazione più grande di questi dieci anni? “Si dice di solito che l’ultima è la più bella, e devo dire che è così. La Coppa Europa di baskin è stata la più bella. Perché la considero anche un simbolo di quello che, come assessorato, è stato il nostro obiettivo fin dall’inizio: quello di creare una città dove lo sport fosse davvero per tutti. Non interessava avere soltanto campioni: quelli nascono ogni tanto, puoi avere la fortuna di esserci nel loro tempo, di averli come testimonial. Avere avuto la possibilità di portare a Schio un evento internazionale legato al baskin, che a Schio è nato dieci anni fa grazie al gruppo di insegnanti di educazione fisica del liceo Tron, è stato un grande risultato, perché è lo sport inclusivo per eccellenza, quello dove disabili e normodotati giocano insieme, con regole nelle quali è lo sport che si adatta all’atleta e al grado di disabilità, non il contrario. Il baskin dà opportunità a tutti di esprimere le proprie potenzialità, non vede la disabilità come un limite ma come un’opportunità. La Coppa Europa era l’evento ideale per l’anno della Città europea dello sport, ci abbiamo

creduto un po’ tutti fin da subito. Sembrava una scommessa difficile, ma aver portato in città un evento di questo tipo, che mediaticamente ha avuto un riscontro eccezionale e ha riempito il palazzetto una domenica mattina con 30 gradi all’esterno, è stata una vittoria per tutti”.

Non vorrà dimenticare il Masiera Day, però... “Ah, certamente no. Un altro progetto che mi ha entusiasmato fin dall’inizio. Per ricordare Livio Romare abbiamo intitolato a lui il palasport e siamo arrivati a istituire le borse di studio, che sono la massima espressione di riconoscimento del valore di un atleta-studente. La Masiera Academy dimostra che molti ragazzi che eccellono nello sport eccellono anche nello studio, perché lo sport aiuta a organizzare i propri tempi e a fare anche sacrifici”

C’è qualcosa che resta da fare, da qui in avanti? In altre parole, che eredità lascia al suo successore, sempre che non finisca per essere lei stesso?

“C’è da implementare ancora l’impiantistica, perché quella non è mai completa. Manca ad esempio un’area da arrampicata. E c’è da cominciare il progetto di rilancio dello stadio di atletica di via Riboli”. Già, di quello avevamo parlato qualche anno fa in anteprima proprio su questo mensile. Un progetto che si è rivelato troppo ambizioso causa Covid. È così?

“Sì, avevamo presentato un grande progetto prima della pandemia, con 9 milioni di euro di possibili investimenti. Il Covid ce l’ha distrutto, perché non ci sono più state le risorse. Dunque quel progetto l’abbiamo messo necessariamente da parte, ridimensionando gli obiettivi. Siamo andati a Roma un mese fa e abbiamo intercettato un bando del Credito sportivo e ora abbiamo un progetto che vale un impegno di 1,4 milioni per la riqualificazione della pista, che ora non è omologata, e il relativo anello di illuminazione. Vedremo se nel bando si riuscirà a inserire anche l’intervento sull’area spogliatoi, che è vetusta. E poi c’è l’area foresteria che potrebbe essere data in concessione a privati”.

A proposito di privati, a Schio in questi anni sono stati fondamentali per certi fenomeni sportivi. Basti pensare a Marcello Cestaro, da cui dipendono le fortuna del Famila. E se negli anni Ottanta non ci fosse stata la passione di Sergio Zaupa non si sarebbe mai arrivati alla serie D con lo Schio calcio. I risultati di squadra eclatanti dipendono dai privati, insomma.

“È un po’ la logica dello sport italiano, che ha sempre delegato molto alle associazioni sportive dilettantistiche, le quali si sono affidate a volontariato, famiglie e agli sponsor. Non si sono mai incentivati strumenti più flessibili ed efficaci. Questa logica però diventa sempre più pericolosa, perché senza le sponsorizzazioni lo sport diventa eli-

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tario, e si finisce con il dover aumentare i costi a carico delle famiglie.

Quello che mi auguro è che ci sia una visione sportiva, nel nostro paese, che faccia entrare più sport nelle scuole, togliendo tutto il lavoro di base alle associazioni sportive, e dando modo ai ragazzi di fare scelte sportive più consapevoli. In Italia abbiamo uno dei più alti gradi di abbandono della pratica sportiva d’Europa, perché specializziamo troppo presto i ragazzi in un unico sport, così poi si stancano e a 15 anni abbandonano. Invece si dovrebbe puntare sulla multidisciplinarietà fino ai 12 anni, per poi arrivare a una scelta più consapevole verso lo sport in cui si capisce di essere più portati. All’estero succede così, non sto inventando chissà cosa”. Ma dica un po’, se l’attuale maggioranza uscisse vincitrice dalle prossime elezioni, lei sarebbe pronto a continuare in questo ruolo?

“Se qualcuno mi proponesse di continuare io vorrei più risorse economiche, e una struttura che unisca sport, giovani, per far capire alle associazioni che siamo sempre più vicine a loro. Penso di aver fatto molto, in questi anni, con le risorse ridotte a disposizione, grazie appunto alla rete di risorse e di volontariato. Adesso se dovessi continuare non mi accontenterei più”. Ah, questo è un messaggio al prossimo candidato sindaco del suo schieramento...

“Bè, una richiesta non per me, ma per chi eventualmente dovessi rappresentare ancora. Anche perché lo meritano. È stato dimostrato anche quest’anno che dal punto di vista sportivo abbiamo una potenzialità incredibile. Abbiamo tracciato una strada per poter continuare a crescere”. Se Schio partecipasse a una sorta di Olimpiade e avesse da scegliere il suo portabandiera per la cerimonia di inaugurazione, lei chi sceglierebbe?

“Eh, non è facilissimo. Potrei dire Thomas Ceccon che certo resterà nella storia, ma anche Raffaella Masciadri che con il Famila ha vinto tutto ed è una testimonial autorevolissima. Però sceglierei due persone che non sono campioni assoluti, ma che hanno dato esempi incredibili. Uno è Stefano Ruaro, unico uomo al mondo che, con il Parkinson, ha completato una competizione massacrante come la Ironman di Cervia in 15 ore: ci ha dato dei messaggi incredibili, che abbiamo sintetizzato anche nei manifesti stradali, con lo slogan “Un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso”. L’altro è Federico Rossi, unico uomo al mondo che è arrivato al passo dello Stelvio in carrozzina, in otto ore. Ecco, sceglierei loro come testimonial dello sport scledense”. ◆

SchioMese ◆ [5]
Munarini intervistato durante la recente Coppa Europa di baskin, ospitata a Schio

Attualità

Nell’editoriale dello scorso numero si parlava di bella stagione e di annesse erbacce mai/mal raccolte. Va detto, a onor del merito, che un nutrito gruppo di cittadini, circa una novantina di persone, tenta sisificamente di mantenere il decoro urbano laddove non c’è. Si tratta dei componenti di “Schio Siamo Noi”, gruppo che si costituirà in associazione vera e propria in queste settimane.

A capo dei volontari che, pinze e sacchetti alla mano, puliscono qua e là in città, figura Cesare Pasin, ex operatore ecologico e socio della CIAS, ex presidente del consiglio di quartiere di Magré, ex componente della commissione per lo sviluppo dell’inceneritore, ex consigliere comunale: una persona piena di entusiasmo, senso civico e voglia di fare che coordina le attività e, da pensionato, prosegue in quella che considera la sua missione, cioè tenere pulita Schio rimediando a eventuali mancanze, anche su segnalazione di privati cittadini.

“Spesso nei contratti firmati con le cooperative addette a mantenere pulite le strade sono contemplati un paio di sfalci all’anno e non sempre si inserisce la pulizia, ad esempio, dei parchi-gioco – spiega -. Il risultato può essere che i bambini giocano tra le erbacce, dove magari ci sono rifiuti pericolosi come le siringhe, e gli anziani nemmeno si avvicinano alle panchine per paura di pestare chissà che cosa”.

A oggi siete una novantina di volontari e svolgete un servizio prezioso: come vi aiuta il Comune?

“Ci sono state fornite delle pinze apposite per la raccolta e molti sacchi dismessi prima della raccolta porta a porta, la sezione di Schio dei Consumatori Italiani Uniti ci ha dotato di gilet ad alta visibilità per muoverci in sicurezza; noi ci mettiamo la nostra buona volontà e a oggi abbiamo rac-

Missione: ripulire la città

Un gruppo di volontari di “Schio siamo noi” con il risultato di una giornata di pulizia in città. Sotto, Cesare Pasin, capo dei volontari

Cesare Pasin è a capo dei volontari del gruppo “Schio siamo noi”, impegnati da anni per tenere pulita la città e ora pronti s costituirsi in associazione e a pensare anche a iniziative educative: “Stiamo lavorando per creare a settembre un percorso didattico-ambientale che farà conoscere a bambini e ragazzi la Schio minore, magari contribuendo a ripulirla”.

colto quintali di rifiuti in tutto il territorio comunale, fino alla zona industriale”. Quando effettuate le vostre uscite?

“Ne facciamo due: a metà mese di sabato, dalle 9 alle 11; a fine mese di domenica, sempre con lo stesso orario. Forse ne servirebbero di più, ma tra una e l’altra raccogliamo via social le segnalazioni dei cittadini e cerchiamo di soddisfarle: con le segnalazioni evitiamo perdite di tempo. Alla fine di ogni raccolta l’ufficio ambiente del Comune ordina ad AVA il ritiro dei sacchi colmi di ogni cosa”.

Età e categorie dei vostri soci?

“Siamo soprattutto pensionati, uomini e donne, ma c’è anche qualche genitore che arriva con il figlio adolescente ed è molto contento del fatto che per un paio d’ore il ragazzo se ne stia lontano dal cellulare: raccogliendo si socializza. Nel nostro gruppo inoltre, e questo è un valore aggiunto, le nazionalità sono diverse, ma l’obiettivo è comune”. Esiste, diciamo così, una raccolta che dà più soddisfazione di altre?

“Quella dei mozziconi di sigarette, che restano nell’ambiente decine d’anni, è particolare: siamo in contatto con un’azienda trentina che trasforma i mozziconi in posacenere e che per ogni cinque chilogrammi dona un albero da piantumare. Al Parco Canile di Schio abbiamo già piantato una quercia e un acero e abbiamo voluto che fossero dei ragazzi a farlo”.

A noi è successo di sentirci rispondere da chi ha sfalciato le aiuole davanti a casa che il capitolato prevede il taglio dell’erba, ma non la sua raccolta; tombini e caditoie così si intasano e con le piogge forti i lati della carreggiata sembrano torrenti. Cosa si può fare?

“Beh, si sa che i capitolati sono quel che sono, però sarebbe opportuno pensare che la stessa cooperativa che sfalcia, o magari anche un’altra subito dopo, debba poi raccogliere l’erba; sembra ovvio, però non è solo Schio ad avere questo problema e la pulizia delle caditoie è una spesa in più. Necessaria però, almeno in determinate zone dove è presente più vegetazione”.

Bisogni particolari per il suo gruppo?

“Penso siano opportuni corsi di formazione sulla gestione dei rifiuti, che sono sempre pericolosi (aghi, amianto, lattine, stracci sporchi…). Bisognerebbe poi far conoscere a tutti i componenti come tutti i rifiuti vengono smaltiti e come avviene la cernita. Per più di trent’anni ho fatto il mio lavoro consapevole che fosse un servizio indispensabile. Quando si capisce bene quello che un operatore ecologico è chiamato a sapere e a fare, si agisce meglio e con più entusiasmo”.

Che progetti avete per quando vi costituirete come associazione?

“Stiamo lavorando per creare a settembre un percorso didattico-ambientale che farà conoscere a bambini e ragazzi la Schio minore, magari contribuendo a ripulirla. Sto pensando ad esempio all’area dei supermercati, in cui è stata conservata la fontanella del lazzaretto di Schio, voluta da Alessandro Rossi nel 1890: pochi ne conoscono l’esistenza e lì intorno rifiuti ce ne sono. Sarebbe bello anche targare questi luoghi storici sconosciuti, oltre che tenerli puliti. Abbiamo esposto il progetto all’amministrazione, che l’ha accolto con entusiasmo e siamo fiduciosi di poterlo attuare”. ◆

[6] ◆ SchioMese

Attualità

Il Tretto vuole ricordare il suo don Milani

Dopo la seconda guerra mondiale don Adolfo Scolari si prese cura dei bambini del basso Tretto. Quei giovani, oggi anziani, chiedono che la città lo ricordi adeguatamente, intitolandogli la scuola materna di Santa Maria del Pornaro.

All’indomani della seconda guerra mondiale anche la zona del Tretto ebbe il suo don Milani. Si chiamava Adolfo Scolari, era originario di Marano Vicentino e a cavallo tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50 si prese cura dei bambini della zona del basso Tretto che gravitavano attorno alla neonata chiesa di Santa Maria del Pornaro.

“Molti di noi bambini di allora devono moltissimo a questo sacerdote - racconta la signora Bruna Dalla Guarda Thiella, che dopo il conflitto si era trasferita da Santorso al Tretto assieme ai genitori -. Personalmente, senza di lui non sarei riuscita a prepararmi per l’ammissione alle scuole medie, un enorme traguardo per la mia famiglia, dove entrambi i genitori avevano la terza elementare. Don Adolfo era una figura molto amata nelle contrade dell’area, perfino ai Pozzani di Sotto, chiamati la Piccola Russia per l’alto numero di comunisti che vi abitavano e che a volte erroneamente si prendevano tutti per anticlericali. Era una persona estremamente empatica e umile, capace di guidare la comunità in un momento molto difficile come quello post bellico. Allora la parrocchia di riferimento per noi del ‘Tretto basso’ erano le Piane, ma a livello diocesano si era deciso di far costruire una chiesa a Santa Maria del Pornaro, che fu inaugurata di lì a poco grazie anche al decisivo contributo della famiglia proprietaria della vicina Fabbrica Saccardo. Don Adolfo non guardava alla nostra povertà, al fatto che mancasse tutto, dal cibo al riscaldamento: si prodigava perché tutti noi bambini potessimo avere

un’istruzione e perché, dopo la grande paura vissuta nel biennio 1943-1945, potessimo svagarci. Ricordo ancora che a volte la domenica pomeriggio ci faceva vedere qualche pellicola divertente così che potessimo ridere tutti insieme”.

Nonostante i problemi di salute che lo afflissero per tutta la sua vita e che lo portarono a dover spesso assentarsi dalle sue attività, don Adolfo Scolari fu una figura fondamentale per molte delle realtà parrocchiali dove operò fino alla sua morte, avvenuta nel 1983.

“Il Tretto era stato un territorio protagonista della guerra di Resistenza - prosegue la signora Dalla Guarda Thiella -. Ed era stato un vero e proprio conflitto civile. In ogni contrada contavamo i morti: partigiani e loro famigliari, ma anche fascisti e loro simpatizzanti. Subito dopo l’aprile del 1945 erano evidenti le ferite che avevano colpito tutti noi. I bimbi, in particolare, erano stati educati allo stare in guardia, al fare silenzio, al non fidarsi: la nostra avrebbe davvero potuto essere una generazione perduta, se non fosse stato per figure come don Adolfo che si prodigavano nella quotidianità per resituirci un senso di serenità e normalità”.

I bambini nati tra la fine degli anni ’30 e l’inizio degli anni ’40 a Santa Maria del Pornaro ricordano con affetto quel sacerdote che si era impegnato così tanto perché potessero ricominciare a vivere, imparare e studiare.

“Ormai il nostro gruppo si sta riducendo anno dopo anno - conclude la signora Dalla Guarda Thiella -. Siamo tutti anziani, ma ci teniamo molto perché la figura di don Adolfo Scolari non venga dimenticata. Alla fine dello scorso anno, nel centenario della nascita di don Adolfo, abbiamo scritto a Famiglia Cristiana perché potesse essere ricordato e siamo stati pubblicati sulla rivista. A gennaio di quest’anno abbiamo presentato in Comune a Schio formale richiesta perché la scuola materna di Santa Maria del Pornaro, che ora prende il nome dalla chiesa, gli venga intitolata, abbiamo raccolto un’ottantina di firme, ma a oggi non abbiamo ricevuto nessun riscontro da parte dell’amministrazione comunale. Ci farebbe molto piacere capire se è possibile ricordare questa persona che, pur essendo rimasta al Tretto solo qualche anno, ha fatto così significativamente la differenza nelle vite di molti di noi. Oggi viviamo tempi molto diversi, ma i valori che ci ha trasmesso don Adolfo sono universali e si adattano a ogni tempo e luogo: avere cura delle persone che ti sono attorno, creare un clima di fiducia, impegnarsi nello studio, essere aperti e curiosi, saper vivere con quella leggerezza che non è superficialità ma capacità di distaccarsi dal male del mondo. Siamo molto grati di aver potuto stare assieme a lui in anni così complicati e delicati e desidereremmo che la città lo ricordasse adeguatamente”. ◆

[8] ◆ SchioMese

Attualità

Èestate e fa caldo. Solo che, rispetto a un trentennio fa, i giorni di caldo intenso sono di più, le ondate di calore durano più a lungo e a volte si boccheggia pure di notte.

Quello che ci aspetta nelle prossime settimane dipenderà dalla pressione atmosferica e dalle perturbazioni. Purtroppo, però, se anche questa dovesse essere un’estate più clemente di quelle passate, il trend non si può più invertire, a meno di non intervenire drasticamente sulla riduzione delle emissioni di gas serra.

Cosa ci aspetta – climaticamente parlando – nei prossimi decenni ha provato a tratteggiarlo l’Arpav, l’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto, che grazie a fondi PNRR, assieme ad Arpa Friuli Venezia Giulia, alla Regione Veneto e al Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, ha dato vita a una piattaforma di proiezioni climatiche per l’intero Nord Est. Si tratta di un portale interattivo, raggiungibile all’indirizzo clima.arpa.veneto.it, che mostra, attraverso mappe con precisione comunale, quali potranno essere gli scenari climatici futuri a seconda di come si comporterà l’essere umano nei confronti dell’ambiente. Arpav ha preso in considerazione 11 indicatori (tra questi, la temperatura media, il numero di notti tropicali in un anno, i giorni caldi e quelli di gelo, le precipitazioni) e, fissando come riferimento l’intervallo di anni che vanno dal 1976 al 2005, ha calcolato le medie per i periodi 2021-2050 (futuro vicino) e 2071-2100 (futuro lontano).

Osservando le tendenze climatiche degli ultimi cinquant’anni circa si è provato a capire come si stanno modificando i valori dei singoli indicatori e si sono elaborati questi valori in tre scenari distinti, usando modelli climatici avanzati.

Il primo scenario cerca di capire come si modificheranno questi valori se riusciremo a mitigare fortemente l’emissione di gas serra e saremo capaci di contenere il riscaldamento globale sotto i +2 gradi rispetto all’epoca preindustriale: si tratta di un aumento che causa comunque eventi climatici distruttivi, ma che “frena” il decadimento ambientale alla situazione odierna. Il secondo scenario è chiamato di “stabilizzazione” e si verificherà se riusciremo a mitigare le emissioni, ma non drastica-

Anche a Schio farà sempre più caldo

I risultati dei modelli elaborati da Arpav mostrano come cambierà il clima anche a Schio se non si faranno politiche e scelte ambientali sostenibili. Schio aumenterà la sua temperatura media di quasi 3 gradi entro il 2072 e di 4 gradi entro il 2092.

mente: una sorta di scenario intermedio. Il terzo scenario è quello senza mitigazione, probabile nel caso in cui continuassimo a emettere gas serra come stiamo facendo, senza, ad esempio, favorire la transizione energetica verso fonti rinnovabili o senza adoperarci per piantare alberi che assorbano i gas serra in eccesso nell’atmosfera. È lo scenario peggiore. Vediamo dunque cosa ci mostra la piattaforma di Arpav per quel che riguarda Schio. Nel migliore degli scenari, quello in cui si modificano significativamente i comportamenti e lo sfruttamento dell’ambiente, le cose rimangono a lungo termine come sono oggi. La temperatura media si alzerà di mezzo grado, le notti tropicali, dove il termometro non scende mai sotto i 20 gradi, saranno 10/11 all’anno, i giorni caldi con la colonnina bloccata sopra i 30 gradi saranno circa 25, le precipitazioni si manterranno sui livelli attuali. I giorni di gelo, quelli dove la minima, notte compresa, scende sotto gli zero gradi, saranno circa una cinquantina.

Lo scenario intermedio – quello in cui ci impegniamo ma non drasticamente –cambia già di molto la situazione. Nel giro di vent’anni la temperatura media registrerà un grado in più, tra cinquant’anni quasi 2 gradi in più. Le notti tropicali sa-

ranno 24 tra cinquant’anni e 29 tra settanta, i giorni caldi passeranno da 25 a 30 nel giro di vent’anni per arrivare a 41 nel 2092. I giorni di gelo caleranno verticalmente, le precipitazioni si contrarranno, gli eventi estremi aumenteranno del 3% entro il 2050 e del 13% entro il 2100.

E nel caso peggiore? Se continuiamo a comportarci come facciamo ora, ai ritmi di consumo odierni di risorse ed energie non rinnovabili, il panorama per i nostri figli e nipoti sarà desolante. Schio aumenterà la sua temperatura media di quasi 3 gradi entro il 2072 e di 4 gradi entro il 2092. Le notti tropicali, tra cinquant’anni, saranno 40 all’anno – e tra settant’anni saranno 63.

I giorni caldi nel 2072 saranno 51, nel 2092 ben 78. I giorni di gelo, da qui a settant’anni, non si vedranno quasi più, calati a solo 12 all’anno. Le precipitazioni si ridurranno di un terzo rispetto a oggi e gli eventi estremi saliranno del 16% entro la fine del secolo.

Schio sarà più calda, più esposta a precipitazioni distruttive, meno ospitale, ma comunque più di zone tropicali o sub tropicali, da dove saranno costretti a emigrare milioni di persone.

Il tempo per invertire la rotta è già scaduto, ma resta qualche anno per frenare la corsa verso il baratro. ◆

[10] ◆ SchioMese

Attualità

Santa Bakhita tiene aperta una botola dalla quale escono tutti gli oppressi del mondo, una massa di persone che sembra di sentir urlare con le loro voci e i loro corpi sofferenti, diventando simbolo e testimonianza delle varie forme di tratta degli esseri umani.

Questa è la scena rappresentata nella scultura “Let The Oppressed Go Free” che da un paio di settimane è visibile alla base della discesa della chiesa di San Francesco. Un monumento decisamente d’impatto, sia per le misure (6 metri di lunghezza, 2 e mezzo di altezza) sia per la plasticità della scena, anche un po’ impressionante, con questa umanità disperata che emerge dal sottosuolo e ne lascia immaginare chissà quanta ancora in attesa di uscire da quell’opprimente tombino. E del resto l’obiettivo dello scultore, l’artista canadese Timothy Schmalz, era proprio quello di colpire e interrogare le coscienze, sottolineando che il problema del traffico di esseri umani continuerà a esistere finché resta nascosto, o finché si finge di non vederlo. Il monumento - realizzato grazie al contributo economico della “Rudolph Bratty Family Foundation”, un’organizzazione benefica che fa capo appunto alla famiglia Bratty, emigrata a suo tempo dal Nord Italia in Canada – è stato inaugurato in occasione della festa del patrono, alla presenza del Segretario di Stato vaticano card. Pietro Parolin. “Questa serie di persone che esce dal sottosuolo non finisce all’altezza della botola –ha osservato Parolin -, ma continua, e comprende, se non tutti gli uomini del mondo, almeno noi che siamo qui e che possiamo pensarci raffigurati in questo monumento, perché tutti abbiamo una schiavitù da cui dobbiamo liberarci, ed è la chiusura

Santa Bakhita libera gli oppressi (e anche noi)

Inaugurata la scultura donata dall’artista Timothy Schmalz. Il card. Parolin: “Tutti abbiamo una schiavitù da cui dobbiamo liberarci, ed è la chiusura in noi stessi”. La superiora generale delle Canossiane: “Questo evento pone la città di Schio in prima linea per lanciare al mondo il messaggio di speranza, pace e perdono che ha lasciato Bakhita”.

in noi stessi, in quell’individualismo che ci impedisce di prenderci cura degli altri e in quell’indifferenza con cui guardiamo la realtà della sofferenza, del dolore e della vulnerabilità. Soltanto se saremo liberati da questa schiavitù potremo renderci conto delle situazioni che sono presenti anche vicino a noi e sapremo davvero prendercene cura. Non possiamo fare tutto, ma ognuno di noi può fare qualcosa”.

Chi qualcosa lo ha fatto e lo sta facendo, con la sua arte “militante”, è l’autore del monumento.

“Serviva un’opera così grande per poter portare fuori tutte le sfaccettature del tema e tutti i volti degli oppressi – ha osservato Timothy Schmalz -. Potrebbe sembrare una scultura scioccante, con le vittime della schiavitù moderna che emergono dal sottosuolo. Ciò che è più scioccante, però, è la realtà del mondo di oggi: esiste un mondo sotterraneo in cui prospera la schiavitù”.

Quella schiavitù che Bakhita conobbe sul suo corpo e dalla quale le fu dato di liberarsi, per diventare testimone di speranza, di pace e di perdono.

“Chi se non la città di Schio dovrebbe farsi portavoce del suo messaggio? – si è chiesta la superiora generale delle Canossiane, madre Sandra Maggiolo -. Vi è stato donato un privilegio, una missione da vivere e da testimoniare con convinzione. Questo evento pone la città di Schio in prima linea in Italia per lanciare al mondo questo messaggio. Chi giungerà a Schio, presso l’urna di Santa Bakhita, guarderà a voi tutti come promotori di umanità e di fratellanza universale”. Messaggio, quest’ultimo, ben recepito dal sindaco Valter Orsi: “La scultura va ammirata centimetro per centimetro – ha detto - perché è piena di tanti piccoli riscontri che viviamo e leggiamo ogni giorno sui giornali, è quasi uno schiaffo alle nostre coscienze. L’auspicio più grande, in questo momento storico, è quello che quest’opera porti a liberare le oppressioni in ogni singolo individuo”.

Un auspicio più piccolo e contingente, per gli scledensi, è che quanto prima arrivi a conclusione l’iter per il riconoscimento di Santa Bakhita come patrona secondaria di Schio, avviato con la richiesta avanzata alle autorità religiose da parte del consiglio comunale, delle suore canossiane scledensi e dell’associazione Bakhita Schio-Sudan. “La posa di questa scultura e la richiesta che Bakhita sia patrona secondaria corona il nostro operare – ha detto il presidente dell’associazione, Gianfrancesco Sartori -. Ora sarà più difficile scordarla. O meglio, sarà più facile ricordarla”. ◆

[12] ◆ SchioMese

“Ma bisogna per forza continuare a fare i foghi?”

Nel 1968 sono stato eletto nel Consiglio di amministrazione della Pro loco. Per la verità non saprei dire chi mi abbia dato il voto, dato che ero totalmente sconosciuto agli scledensi. Ero, è pur vero, diventato da poco corrispondente locale del Gazzettino e avevo scritto qualche modesto articolo sulle bellezze di Schio (che il resto del mondo ci invidiava). Tanto per guadagnarmi quei quattro soldi che mi davano.

Pino Marchi, maestro elementare e corrispondente del Giornale di Vicenza, che faceva parte anche lui della Pro, mi urlava in furlano: “Te son come i cabibi..”. Eravamo concorrenti e secondo lui dovevamo trattarci male…

Gli altri membri della Pro (vediamo se me li ricordo, è passato più di mezzo secolo):

Quanti premi per Schio Teatro 80

Emilio Trivellato, anima della cultura locale per quasi un ventennio, che per Schio ha fatto moltissime cose, sempre in maniera gratuita. Era medico, farmacista, grande esperto di letteratura e di arte. Non ho mai capito perché il Comune di Schio non abbia fatto niente per ricordare questo personaggio, ad esempio con una mostra (era anche un buon pittore e un ottimo grafico). Landshut, per dire, gli ha dedicato una personale subito dopo la morte. Aveva, è pur vero, un lato ruvido e poco incline al compromesso. Forse è stata questa peculiarità a decretarne l’oblio? O è stata semplicemente una dimenticanza? In questo caso non sarebbe mai troppo tardi per rimediare. Presidente di quel Consiglio di amministrazione era Fulvio Fontana (ex assessore ai lavori pubblici, titolare con il fratello di un bellissimo negozio di arredamenti d’interni a Costabissara). C’erano ancora: Nevio Balasso, Mimma Mazzon, Franco Lodisani, il vulcanico e sventurato Lucio Puttin. Nando Fontana, segretario, titolare in via Sareo di un negozio di cose artistiche. Tutti questi personaggi erano chiamati principalmente a decidere se anche quell’anno a S.Piero bisognava fare i foghi d’artificio che, una volta pagati, non lasciavano quasi più niente in cassa per fare altre cose. Qualcuno del Consiglio (un neofita) una volta ha chiesto se bisognava per forza continuare a fare i foghi, anche se un anno sì e uno no venivano moli e senza nervo A causa, si diceva, dell’umidità che qui da noi era sempre al massimo. Credevo che volessero dargli.

È un 2023 già ricco di premi e riconoscimenti per Schio Teatro 80, la più longeva associazione teatrale della città. Dopo il primo posto di “Tramaci par l’eredità” al concorso teatrale “Il Mascherone”,  la compagnia ha ottenuto altri due riconoscimenti al “Festival nazionale Fabrizio Rafanelli” di Pistoia: Antonella Cozza è stata premiata come miglior attrice protagonista con “Variazioni sulla quarta corda” e Alessandra Frassoni ha ricevuto il primo premio nel concorso monologhi con il suo “Madonna Oretta”.

“Ma come? Se i foghi xe la roba mejo de tute? Ma sito sèmo a voler tirarli via? E dopo se pol fare tante robe che no costa gninte, come la festa dela frìtola l’ultimo de carnevale”.

La festa della frìtola è stata fatta effettivamente in piazza Statuto. Siamo andati io e Nevio Balasso a domandare ai fornari se per piacere l’ultimo di carnevale andavano a fare le frìtole in piazza Statuto. “E cossa se ciapa?” “Gninte, ma podì vèndare le frìtole ala gente che passa”. Era così freddo quel martedì grasso, che le frìtole in esposizione gelarono. “Massa fredo” dissero i fornari. E

infatti la festa della frìtola non è più stata replicata, ma guai a non fare i foghi. Alla fine andavano bene anche se moli. Molti anni dopo ho visto sulla faccia dei miei nipotini la disperazione per aver perso il gatto che avevano battezzato Silvestro. Atterrito dagli scoppi dei foghi di S. Piero, è finito, si pensa, sotto una macchina a conclusione di una fuga atterrita. Nel ’68 si sarebbe detto: “Ben, ben, cossa vuto ca sia par un gato? Con tuti i gati (e le gate) che ghe xe in giro!”. Ma oggi per fortuna non è più così. Va ben che quelli di Thiene dicono che hanno trovato dei foghi che non fanno quasi rumore, ma secondo me gli appassionati vogliono sentire, bello forte, lo scoppio: “Gnanca belo se no se sente gninte”. E l’inquinamento atmosferico provocato dai fumi?

Non so se rappresenti un problema, certo non si sente il bisogno di aggiungere ancora un po’ di inquinamento a questa povera atmosfera satura di un po’ di tutto. Credo quindi che quella domanda fatta nel ‘68 (allora per motivi solo venali) sia diventata d’attualità anche se con altre motivazioni. O bisogna continuare a fare i foghi in aeternum?

VISTO DAL CASTELLO /6
[14] ◆ SchioMese

Attualità

Un momento della giornata di festa e di sfilata in città in occasione dei cento anni di vita del Gruppo alpini scledense. Sotto, il direttivo del Gruppo Val Leogra.

Sono passati i cori e le fanfare, i discorsi delle autorità, i mille e più cappelli con la penna nera che hanno sfilato per le vie cittadine per ricordare il secolare anniversario della fondazione del Gruppo Alpini cittadino. Una storia cominciata nel 1923, mentre erano ancora aperte le ferite della “Guera Granda” combattuta sulle nostre montagne, senza sapere che presto il mondo, e con esso anche Schio, sarebbe stato trascinato nell’orrore di un nuovo conflitto. Un impegno iniziato con l’idea di portare avanti il legame di solidarietà che si era creato sulle creste e nelle trincee e che dopo un secolo continua a rinnovarsi con il motto dell’Associazione Nazionale Alpini: “Ricordare i morti aiutando i vivi”.

Tante sono state le attività a favore della collettività locale e non solo portate avanti dai volontari del Gruppo di Schio. Le penne nere cittadine non si sono mai tirate indietro in occasione delle calamità che hanno colpito il paese in questi anni, tra i quali va ricordato l’aiuto prestato agli anziani della città durante l’epidemia di coronavirus. Ma anche con un’incessante opera di custodia e trasmissione della memoria, della tradizione alpina e del patrimonio storico e culturale ad esse collegato.

Ambito questo che si è tradotto negli anni anche in numerose opere di ripristino e manutenzione di luoghi simbolo della città: l’ex Ambulatorio Rossi di via Baratto nel 1979, da allora sede dell’associazione, la piazza d’armi della Caserma Cella nel 2003, e più di recente la fontana del Parco Donatori, gli storici lavatoi di via Manin, oltre all’annuale manutenzione della Strada

Cent’anni di penne nere

Il Gruppo alpini Val Leogra ha festeggiato in queste settimane il secolo di vita. “L’età media aumenta inesorabilmente – sottolinea il capogruppo Roberto Sbabo -. A Schio quantomeno abbiamo un direttivo tutto sommato giovane. Le porte sono sempre aperte ai giovani, che pur non avendo prestato servizio nel Corpo, possono accedere all’associazione come aggregati”.

delle Gallerie e della chiesetta del Pasubio. Per ripercorrere la storia del Gruppo Alpini Val Leogra-Schio, conoscere le sue attività e contribuire a sostenerne le iniziative, è possibile acquistare presso la sede, aperta ogni sabato mattina, un libro commemorativo pubblicato con il patrocinio del Comune. Per guardare, invece, al futuro delle penne nere scledensi, ci siamo rivolti al capogruppo Roberto Sbabo (che da quest’anno ha raccolto il testimone di Nadir Mercante, coordinatore dal 2013). «Adesso che l’impegno per l’organizzazione del centenario è alle spalle - rivela - il mio più grande desiderio sarebbe quello di vedere il 125° anniversario».

Gli alpini guardano lontano, ma si muovono un passo alla volta. Quali sono i prossimi impegni per il Gruppo cittadino?

«Inoperosi, noi, non  lo siamo mai. Gli ultimi mesi sono stati di febbrile attività, ma fortunatamente posso contare su una squadra forte, unita e appassionata e il nostro impegno è stato coronato da una grande soddisfazione ed anche emozione. Ora per qualche mese ci potremo concentrare sulle nostre attività ordinarie, che sono tante: dalla presenza al sacrario di SS. Trinità e alla chiesetta del Pasubio, proseguendo con le attività di volontariato, come l’annuale raccolta viveri, fino alla consueta presenza in centro in occasione delle festività natalizie… Ma già stiamo iniziando a pensare all’anno prossimo, quando Vicenza ospiterà l’Adunata nazionale che coinvolgerà direttamente qualcosa come 200 mila penne nere e che inevitabilmente impegnerà anche noi, come tutti i territori della provincia, nel contribuire alla enorme macchina logistica dell’ evento». Ma ritornando a guardare lontano… come vede il futuro dell’associazione? Anche per gli alpini si prospetta una stagione di trasformazioni. «Non le nascondo che i motivi di incertezza non mancherebbero. La nostra è un’associazione di volontariato e finché ci sono gli alpini a rispondere sempre “Presente!” la nostra attività non verrà mai meno. Ma l’età media aumenta inesorabilmente, perché, va da sé, dopo l’abolizione del servizio di leva il ricambio generazionale è venuto meno. A Schio, fortunatamente, posso dire che, quantomeno dal mio punto di vista, abbiamo un direttivo tutto sommato gio -

[16] ◆ SchioMese

vane. E tra i nostri iscritti ci sono tanti “veci” che a dispetto dell’età danno ancora filo da torcere a tanti “bocia”.

Chiaramente le porte sono sempre aperte ai giovani, che pur non avendo prestato servizio nel Corpo, possono accedere all’associazione come aggregati. Anche se non indossano il cappello alpino, sono soci a tutti gli effetti e possono vivere un’esperienza di grandissimo valore, contribuendo a mantenere vive memoria e tradizione e sperimentando quello spirito di corpo che è cemento e propellente di ogni nostra attività».

Perché un giovane oggi dovrebbe aderire all’Ana?

«Non mi faccia dire che a tanti ragazzi oggi farebbe tanto bene un po’ di naia… Per carità, il servizio di leva aveva tanti difetti, ma fondamentalmente tutti quelli che lo hanno fatto hanno giurato di proteggere e servire la patria. E quanto bisogno ha questa nostra povera Italia dell’aiuto di tutti, in particolare dei giovani? All’interno della nostra associazione questa aria di patria si respira ancora, senza caricare questa parola di accezioni partitiche, come spesso accade, a torto, oggi.

Si può scoprire la bellezza di mettersi al servizio, seppur in una forma diversa, perché naturalmente oggi la prospettiva di dover difendere il paese in guerra è talmente remota che non la si prende neanche in considerazione. Però il senso del dovere verso la repubblica è l’altra faccia della stessa medaglia. A scuola si può anche studiare l’educazione civica, ma è un’attività teorica. Chi sente l’esigenza di fare la propria parte e di mettersi in gioco concretamente, qui può trovare un contesto sano e anche con tante occasioni di convivialità e divertimento, perché quello spirito di corpo a cui facevo riferimento prima si coltiva prima di tutto così».

Ma non sono concetti superati? «Guardi, io ho prestato servizio durante gli anni di piombo a L’Aquila e con i miei commilitoni si è creato un legame forte, direi fraterno, che a distanza di anni è ancora vivo. Oggi, grazie a Internet e ai social, si possono intessere tante relazioni, ma quante sono così forti e durature? Il rispetto per i simboli - la bandiera, il cappello, tutti gli emblemi della nostra storia, il ricordo dei caduti - non è una semplice questione di orgoglio: ci aiuta a sapere chi siamo, da dove veniamo, e quindi anche a guardare al futuro con più fiducia, oltre che ad amare la pace più di chi ne parla senza cognizione di causa.

L’organizzazione, l’ordine che si ritrovano per esempio nel marciare tutti insieme o nel realizzare un’attività comune, ciascuno al proprio posto, ciascuno con il proprio ruolo, portano naturalmente anche a sviluppare  senso di responsabilità, rispetto, lealtà ed autodisciplina. Mi sembra che queste siano tutte cose tutt’altro che superate: anzi. Leggendo i giornali, ma anche solo guardandosi intorno, è evidente che proprio oggi come non mai queste qualità sarebbero necessarie».

E le parole d’ordine dell’Associazione riescono a fare breccia, oggi?

«Fortunatamente sì. Anche a Schio ci sono dei giovani uomini di 25-30 anni - ed è questa l’età giusta per entrare nell’associazione - che pur non avendo militato nel corpo degli alpini si sono avvicinati al nostro gruppo ed evidentemente hanno trovato rispondenza al loro modo di essere e alle loro aspettative. Ormai sono diventati ormai elementi fondamentali: i primi a dare la propria disponibilità quando c’è da lavorare in particolare per quelle attività che

tanti altri soci, per motivi di età, non riescono più a fare.

Certo, sarei felicissimo di vedere frotte di giovani affacciarsi alla soglia della nostra sede anche solo per annusare l’aria all’interno. Però sono convinto che noi dobbiamo andare avanti - senza badare alle strumentalizzazioni montate da chi ci vuole male - e confidare nel fatto che gli alpini, nel nostro territorio, ma non solo, sono ancora una realtà conosciuta da tutti e fortemente radicata in praticamente tutte le famiglie. Nel nostro passato e presente ci sono le risorse anche per affrontare tutte le sfide del futuro». ◆

SchioMese ◆ [17]
Attualità
Il capogruppo Roberto Sbabo

Cultura & Spettacoli

Tredici appuntamenti tra musica, poesia, letteratura, fotografia e passeggiate, da metà giugno a metà settembre. Sullo sfondo il paesaggio dell’Altopiano del Tretto e l’area collinare attorno a  Monte Magrè: si tratta di FuoriBosco 2023, il festival promosso dall’amministrazione comunale, che punta a valorizzare il territorio abbinando proposte culturali inedite a luoghi incantevoli.

Si è cominciato il 17 e il 18 giugno con un tour itinerante tra Tretto e Monte Magrè con il pianista Paolo Casolo, che si è esibito sopra un trattore. Altro appuntamento in Busa Novegno il 25 giugno, per una caccia fotografica al fiore assieme al botanico Nicola Casarotto. Il consueto concerto d’estate con il Coro GES è ritornato il primo luglio nella chiesa di Sant’Ulderico di Tretto, mentre il prato adiacente alla trattoria

“L’Antenna” a Raga Alta ha fatto da cornice a Poemusìa, un emozionante spettacolo che ha unito le parole di Edoardo Gallo e la musica di Giuseppe Laudanna.

A Malga Davanti, il 16 luglio alle 16, il fotografo Gigi Abriani presenta il suo libro “Vita Ramenga e i custodi delle terre alte - Racconti di transumanza”. Dopo il successo delle ultime edizioni tornerà il Concerto all’Alba con il Gruppo Caronte al campo sportivo di Monte Magrè, il 23 luglio alle 5.30.

A San Rocco, località Coste, il 28 luglio (ore 21) andrà in scena un racconto teatrale e musicale di nuova produzione che esplorerà il sottosuolo e ripercorrerà la curiosa storia di padre Zuane, il mago degli ori, grazie alla narrazione di Alessandro Anderloni, le note di Thomas Sinigaglia e la voce di Raffaella Benetti.

È in svolgimento l’originale rassegna che offre tredici appuntamenti tra musica, poesia, letteratura, fotografia e passeggiate sullo sfondo dell’Altopiano del Tretto, del Novegno e delle colline di  Monte Magrè.

Non mancherà poi un appuntamento dedicato alle stelle con una passeggiata di San Lorenzo a Bosco di Tretto, seguita da un aperitivo al chiaro di luna (10 agosto, dalle ore 19.30). Si ritornerà in Busa Novegno il 13 agosto (ore 12) per un concerto di corni delle Alpi e corno moderno con Dolomiti Horn Ensemble. Villa Facci a Santa Caterina ospiterà uno spettacolo originale che unirà astronomia e musica: il 20 agosto (ore 20) il Gruppo Caronte e l’astrofisico Fabio Peri ricorderanno i 50 anni di The Dark Side of the Moon dei

Pink Floyd. Da non perdere inoltre il racconto in musica e parole di Patrizia Laquidara, “Ti ho vista ieri”, l’8 settembre (ore 20.30) all’agriturismo Maggiociondolo a San Rocco. Gli ultimi due appuntamenti verranno dedicati alla scoperta dei suoni della natura con un’escursione in località Piane il 9 settembre (ore 20.30) e un’altra dedicata ai bambini il 23 settembre (ore 17.30) in località Cerbaro.

La partecipazione agli eventi è gratuita fino a esaurimento dei posti disponibili.

◆ [M.D.Z.]

Tullia, giovane cantautrice scledense, torna in streaming sulle principali piattaforme con “Haunted”, nuovo singolo con sonorità rock e pop punk. Racconta sensazioni e ricordi dolorosi capaci di intrappolare la mente, rendendo impossibile il cambiamento; il release ufficiale è avvenuto venerdì 9 giugno e in queste settimane il brano viene trasmesso con successo anche da una web radio inglese.

“”Haunted” (infestato) si riferisce a un corpo ormai vuoto, avvelenato da situazioni e pensieri tossici – spiega la cantautrice, –

che impediscono di agire. Proprio per interrompere la spirale negativa, ho inserito a conclusione del pezzo uno sparo metaforico, un colpo capace di sancire la liberazione da ciò che ha infestato e trattenuto, segnando la morte di un peso insormontabile e l’inizio della rinascita personale”.

Il testo e la musica di “Haunted” sono firmati da Tullia, la produzione invece da Matteo Scapin, meglio noto come MatthewS, con il quale l’artista ha già collaborato per l’album “First”, scrivendo e interpretando “Island”. ◆

[18] ◆ SchioMese
C’è “Fuoribosco”, il festival della montagna
“Haunted”, nuovo singolo di Tullia

Spettacoli

acrofest bagnato, ma non sfortunato”: si potrebbe riassumere così il bilancio della manifestazione che nella prima decade di giugno ha animato le giornate degli scledensi con spettacoli di vario genere, conferenze e gastronomia, confermandosi come l’appuntamento più atteso d’inizio estate. “Lo sforzo organizzativo è stato notevole –dice Alberto Vitella, che guida il team della manifestazione – perché gli aspetti da seguire e coordinare sono davvero molteplici e complessi. Credo che il segreto che ci permette di gestirli con efficacia è il fatto che possiamo contare su una squadra numerosa e valida di collaboratori che operano per ambiti di intervento: programmazione degli eventi, logistica, supporti tecnici a teatro, cucina, pubblicità...ognuno può concentrarsi sugli aspetti di competenza. La collaborazione con il Comune di Schio, in particolare con l’ufficio cultura, è proficua e positiva e il sostegno che ci viene riservato è prezioso”.

Il periodo in cui chi organizza lavora per individuare il programma va da settembre ad aprile: una decina di persone si occupa di contattare i diversi potenziali protagonisti e definisce le strategie comunicative. Nella fase-clou, da inizio maggio alla prima decade di giugno, i sostenitori coinvolti sono davvero tanti, oltre centoventi persone. Il gruppo di giovani volonterosi e disponibili che danno una mano è molto numeroso e regala freschezza, sorrisi, disponibilità ed energia. Il festival non è certo limitato alla parrocchia del Sacro Cuore, ma apre un mese che è sempre stato importante e atteso dagli scledensi: rappresenta l’innovazione accanto alla tradizione.

“Siamo consapevoli di questo ruolo - con-

Sacrofest bagnato ma fortunato

Si è chiuso un’altra edizione di successo per il festival organizzato al Sacro Cuore, un punto di riferimento per gli eventi culturali cittadini. La pioggia ha disturbato il programma di quest’anno, ma il risultato è stato comunque all’altezza delle attese.

tinua Vitella – e già da qualche anno ci siamo prefissi l’obiettivo di dare un respiro più ampio alla rassegna, facendola uscire dagli stretti confini di quartiere; il concerto di Eugenio Finardi, che era stato programmato in Fabbrica Alta anziché al Teatro Pasubio, rientrava in quest’ottica. Poi, per il maltempo, siamo stati costretti a rimandarlo al 3 luglio all’Astra: lo abbiamo riprogrammato per non deludere i fans, ma la nuova data ha comportato dei costi tutt’altro che irrilevanti e francamente ci auguriamo che l’ottimo andamento degli

Luxuria a Convers-azioni

Il festival Convers-azioni, tenutosi al giardino Jacquard a metà giugno, ha avuto come tema pregnante la Bellezza e come special guest Vladimir Luxuria, che ha parlato sul tema “Bellezza è identità”. C’era un nutrito e partecipe pubblico ad accogliere “Vlady”, che ha trattato l’argomento con delicatezza e disarmante sincerità, parlando di sé e di chi appartiene alla comunità trans.

Nel dibattito seguito al racconto sincero delle sue esperienze di vita c’è stato un partecipato scambio di idee. Da parte di

stand gastronomici ci permetta di far fronte a questa spesa imprevista”. Artisti e relatori partecipano al Sacrofest volentieri e generosamente, anche perché vengono accolti con cordialità e spirito di amicizia: portarli in giro a conoscere la città è una mossa vincente.

“Nel corso degli anni si è consolidata una rete di rapporti e di conoscenze che facilita l’approccio e le risposte positive - afferma Alberto Vitella con soddisfazione -. Chi viene qui è anche consapevole dello spessore culturale e sociale della nostra proposta e ciò ha favorito una sorta di passaparola che ci permette di giungere a nomi che all’inizio del Sacrofest, otto anni fa, sarebbero stati irraggiungibili. Il nostro primo obiettivo rimane quello di proporre eventi interessanti e capaci di stimolare dialogo e confronto”.

Per le anticipazioni sulla prossima edizione è ancora troppo presto, ma diversi protagonisti di quest’anno, da Moni Ovadia a Gherardo Colombo per citarne un paio, hanno già anticipato che tornerebbero volentieri e che potrebbero fornire nominativi interessanti. È sicuro che, accanto al menù quasi stellato degli stand, ce ne sarà un altro di eventi all’altezza di quelli appena proposti. ◆

[20] ◆ SchioMese
Luxuria nessuna ostentazione ma tanta intelligenza, empatia ed eleganza, verbale e fisica. [M.D.Z.] L’ex giudice Gherardo Colombo è stato tra gli ospiti del Sacrofest di quest’anno

Detto tra noi

Prendo spunto dalle scritte apparse sulla scalinata di accesso alle Scuole Elementari San Benedetto a Magrè di cui allego foto.

Le Costituzioni moderne e non solo la nostra, sono nate generalmente dalla contrapposizione o dall’uscita da periodi più o meno bui di sopraffazione e dove il “diritto” di pochi schiacciava sicuramente tutti i diritti di molti. L’enfasi non poteva dunque che essere giustamente sui diritti da affermare, difendere, tutelare, promuovere.

Giuseppe Mazzini, uno dei padri dell’unità d’Italia, nel XIX secolo aveva propugnato l’edificazione di una comunità nazionale fondata sui reciproci doveri degli associati, doveri ai quali i cittadini non possono venir meno.

Ora il dovere di fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione, si manifesta principalmente con il rispetto delle Leggi e rispettare le leggi (tutte e di tutti i campi), implica già di per sé diritti e altrettanti doveri tutelati appunto dalle stesse Leggi. L’Art. 2 della Costituzione ne sottolinea i diritti di solidarietà politica economica e sociale; ribadisce al contempo gli stessi doveri di solidarietà politica, economica e sociale. Il cittadino ha infatti il dovere di non limitarsi al raggiungimento dei propri interessi, ma di mettersi al servizio del bene comune. Ma senza “scomodare” i Padri della Patria, ci sono semplici doveri quotidiani che andrebbero ribaditi: dovere nel limitare lo spreco di risorse, dovere di attenersi alle leggi che riguardano la raccolta differenziata dei rifiuti, non abbandonando sacchetti di ogni tipo sui marciapiedi o nei giardini pubblici sapendo benissimo che, per il pubblico decoro e per motivi igienico-sanitari, qualcuno dovrà pur chinarsi e raccogliere; deiezioni di animali, ecc. ecc. Ultimamente, vista la disaffezione verso la politica, il diritto/dovere al voto... .

Giustissimo il diritto al gioco, anzi direi sacrosanto soprattutto a questa età, spiegando però che esso deve essere dettato da lealtà e che per contro egoisticamente, non si ritorca contro altri;

giustissimo il diritto ad una casa, ma senza sopraffazioni, magari “rubandola” (oc-

Per inviare lettere e contributi a SchioMese, scrivere a: schiothienemese@gmail.com Si prega di inviare i testi soltanto via posta elettronica e di contenere la lunghezza: testi troppo lunghi non potranno essere pubblicati a prescindere dai contenuti.

cupandola) al legittimo proprietario che si è assentato solo per una breve vacanza o solo... mentre si va a fare la spesa! Siamo sulle scalinate di una scuola, di quella che è stata anche la mia scuola elementare, e quindi fondamentale il diritto all’istruzione pubblica che sia corretta

e non di parte o faziosa (di qualsiasi parte) anche perché da qui inizia proprio il percorso di conoscenza, la maturità di riconoscere i propri diritti ma anche altrettanti doveri. I soli diritti diventano sopraffazione, oscurando nel contempo i propri doveri e, al fine, la democrazia; l’uguaglianza poi, fondamentale che però si basi sul rispetto reciproco, perché vera uguaglianza è quella che fa sì che i miei diritti siano gli altrui doveri ma anche viceversa, e ciò sia nei rapporti tra singoli cittadini, sia tra cittadini e lo Stato. Quindi nelle aule di questa scuola, i cui insegnanti hanno avuto l’originale idea di dipingere i gradini di accesso (ma in tutte le scuole di ogni ordine e grado e fino all’Università), auspico si parli sì di diritti, ma spiegando che pur da diritti sacrosanti, nascono altrettanti doveri pure... sacrosanti!

P.S. Proposta: lato sud/est verso viale Roma, esiste altra scalinata. Perché su questa per... par condicio non indicare alcuni doveri?

Riceviamo da un lettore, esercente in quel di Piazza Almerico, questo contributo che segnala in modo ironico – sotto forma di immaginario volantino - alcune cattive (a volte diciamo anche pessime) abitudini invalse appunto nell’area di “piazza del Bao”.

Manifestazioni a Schio

Primavera – Estate – Autunno – Inverno (date da definire)

Per ravvivare strade e piazze della nostra Schio abbiamo pensato di organizzare alcune manifestazioni aperte a tutti: grandi, piccini e anche animali.

DO CA CIAPO CIAPO

Gara di sputi su strada

SBATEGHE DOSSO

Circuito sotto i portici riservato a monopattini e biciclette elettriche o a pedali purché veloci

TE NEGO

Scarico acqua dai balconi incuranti di chi passa sotto

OCIO CHE TE CIAPO

Lancio dal condominio di: oggetti, mozziconi di sigaretta, giocattoli, mestoli di legno e ogni genere di porcherie.

MORDI E FUGGI

Abbandono del sacchetto della spazzatura

PORTO IL CANE A PISCIARE

Passeggiata sotto i portici dove, oltre alle colonne esistenti, metteremo a disposizione vasi, tavoli, sedie e fioriere.

Nella speranza che oltre a un sorriso ci sia anche una riflessione, ci auguriamo che nessuno parteciperà più alle suddette gare.

PS. Un particolare ringraziamento a commercianti e residenti che da sempre si occupano della pulizia e continua manutenzione della pavimentazione dei portici PRIVATI A USO (e non abuso) PUBBLICO PEDONALE.

Le scritte sugli scalini delle scuole elementari di Magrè fanno pensare ai diritti, ma anche ai doveri
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le. Dispositore di filature e tintorie, controllo tessiture e finisaggi di tessuti, esamina seria proposta di impiego come Perito. No estero per motivi familiari. No perditempo. Cell.3394438642

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• @ Badante italiana offresi per assistenza fine settimana (Schio Thiene e limitrofi). Serietà ed esperienza. Tel. 3497379426.

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• @ signora italiana cerca lavoro come aiuto domestico nel stirare presso la propria abitazione zona Carrè e limitrofi prezzo da concordare per info 0445893292ore pasti

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• @ Sig.ra italiana 49 anni con attestato operatrice sòcio sanitaria disponibile per alcuni pomeriggi alla settimana per assistenza ,compagnia aiuto a persone in difficoltà attività casalinghe ,preparazione pasti e anche servizio babysitter . ( in modo continuativo) solo ed esclusivamente schio e stretti limitrofi recapito 3486506643 orario serale

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• @ Fasolato srl a Schio, ricerca cameriere di sala Giorni di riposo Lunedì e Martedì Possibilità alloggio Mandare CV: amministrazione@fasolato-group.it - 0445 1690107

• AZIENDA ELETTROMECCANICA CON SEDE IN ZANÈ RICERCA CANDIDATO ADDETTO AL REPARTO INTERNO DI MONTAGGIO. INVIARE CURRICULUM A rcurriculum@libero.it

• @ per ampliamento cercasi saldatore esperienza processo TIG MIG acciai leghe inossidabili. Richiesta capacità lettura disegno tecnico welding map. personale@wmindustry.eu

• @ industria metalmeccanica ricerca stagista da inserire in ufficio. Tel. 0445/ 621330 –bille@rettifichebille.it

• @ VIDIEMME srl, carpenteria costruzioni meccaniche di Malo, cerca artigiano saldatore con Partita IVA. Inviare il curriculum vitae a vidiemmesrl@tiscali.it

• @ Progesto srl SB in Zanè (VI ricerca Ingegnere meccanico/elettronico per lavoro di impiegato tecnico in ambito sicurezza macchine. Richiesta minima esperienza nel settore e lettura schemi elettrici. Scrivere a progesto@progesto.it.

• @ DLM SRL con sede in Marano Vicentino cerca fresatore cnc con esperienza da inserire nel proprio organico. Contattare tramite WhatsApp il nr. 351/3194151 o inviare CV a curriculum.dlmsrl@gmail.com

• @ Sei un giovane tra i 20 e 30 anni in cerca di un’occupazione?

ASTO Srl di Sarcedo (VI), azienda leader nella molatura e lucidatura di turbine idrauliche, cerca Saldatore a Tig con esperienza da inserire nell’organico. Invia la tua candidatura all’indirizzo mail: info@astosrl. it oppure contattaci telefonicamente al 0445-510096.

• @ Giovannini srl u. carpenteria di Santorso assume operaio addetto impianto taglio laser anche prima esperienza. Si richiede serietà ed impegno. Inviare cv a info@srl-giovannini.191.it

• @ Impresa agricola allevamento di conigli con sede Valli del Pasubio (VI), valuta canditato/a da inserire nel proprio organico come operaio/a. Si predilige, ma non essenziale, formazione ambito agrario. Ottime prospettive di crescita. Se interessati inviare curriculum a: paola@grimauditalia.com

• @ Cerco idraulico per installazione caldaia bio massa a valli del Pasubio. 3386960958

• @ industria metalmeccanica ricerca rettificatore con esperienza. Tel. 0445/ 621330 –bille@rettifichebille.it

• @ Studio Tecnico in Schio cerca geometra, architetto, ingegnere (anche senza esperienza) da inserire su proprio organico. Inviare CV a info@studioilcerchio.eu

• @ Ristorante Hotel Noris cerca cameriere/a di sala con minima esperienza nel settore. Full time. No perditempo. Inviare curriculum a info@hotelnoris.it .

• @ BOSCHINONI SRL in Carrè cerca RESPONSABILE DI PRODUZIONE MAGLIERIA con esperienza da inserire nel proprio organico email info@boschinonicouture.it cell 333 1888937

• AZIENDA ZONA MARANO, THIENE, ZANÈ, RICERCA GIOVANE CANDIDATO ADDETTO AL REPARTO LAVORAZIONI MECCANICHE. INVIARE CURRICULUM A rcurriculum@libero.it

• @ Bar Gelateria al Bersagliere di Breganze cerca Barista, possibilmente preparata/o contratto part time. tel 3339061548 curriculum: infoalbersagliere@gmail.com

• CERCASI BADANTE ITALIANA PER SIGNORA DI 88 ANNI DI THIENE AUTONOMA H24 OPPURE ANCHE A ORE. TELEFONARE AL 349/5209965

• @ Giovannini srl u. carpenteria di Santorso assume per ampliamento organico operaio generico anche prima esperienza. Inviare cv a info@srl-giovannini.191.it

• @ B&B Metalwork S.r.l., azienda metalmeccanica di Zanè, cerca tornitore da inserire nel proprio organico. Inviare c.v. ù p.buzzacchero@bebmetalwork.it o telefonare allo 0445/315168.

• @ Giovannini srl u. carpenteria di Santorso assume saldatore tig/mig con esperienza e conoscenza lettura disegno tecnico meccanico. Inviare cv a info@srl-giovannini.191.it

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