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P e r u n ’A l t e r n a t iv a

Indice

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Editoriale

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2 Perchè è così

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necessaria l’unione bancaria europea, ma è così dif9icile farla Anna Costa Maria Vittoria Lochi

4 E’ rinato il

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motore franco-­‐ tedesco?

Nelson Belloni

5 I movimenti

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sociali e la crisi dell’impegno politico in Europa Claudio Filippi Giulia Spiaggi

7 SOS Mercosur

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Davide Negri

Europea

È ormai riconosciuto da tutti che il vero problema che af5ligge la zona euro è la debolezza delle istitu-­‐ zioni di governo di cui è dotata e che af5inché l’Eu-­‐ ropa torni a crescere e ad essere competitiva sulla scena mondiale è necessa-­‐ rio consolidare l’unione monetaria con le quattro unioni (bancaria, politica, 5iscale ed economica); è altrettanto evidente che la ragione per cui non si pro-­‐ cede speditamente in que-­‐ sta direzione è perché manca la volontà politica per farlo. E’ in questa otti-­‐ ca che vanno valutate le recenti, importanti, aper-­‐ ture sia da parte del nuovo governo in Italia, sia da parte del presidente Hol-­‐ lande. Fino a poche setti-­‐ mane fa, erano infatti solo la cancelliera Merkel e il ministro Schaeuble a ri-­‐ chiamare la necessità di sciogliere il nodo del-­‐

Confederazione dei giornali universitari pavesi

Numero 15 - Maggio/Settembre 2013 distribuzione gratuita

Giornale degli studenti dell’Università di Pavia. Informazione, riflessioni e commenti sull’Europa di oggi e di domani

l’unione politica per com-­‐ pletare l’unione monetaria e a porre la questione della condivisione della sovrani-­‐ tà come condizione neces-­‐ saria per una piena solida-­‐ rietà all’interno dell’euro-­‐ zona. Oggi, invece, Enrico Letta ha ricordato, sia nei suoi discorsi di fronte al Parlamento italiano sia nei colloqui con la cancelliera Angela Merkel, il presiden-­‐ te François Hollande ed i responsabili delle istitu-­‐ zioni europee, l’esigenza di uno sbocco federale per l’Unione economica e mo-­‐ netaria. E Hollande (ed è la prima volta che in Francia succede) ha affermato di voler raccogliere la s5ida tedesca per la realizzazio-­‐ ne dell’unione politica, po-­‐ nendo anche il termine temporale di due anni “qualunque siano i governi in carica”. Purtroppo, le dif5icoltà nel districare il groviglio giu-­‐

ridico-­‐istituzionale che impedisce il governo della moneta e morti5ica la legit-­‐ timità democratica in Eu-­‐ ropa, sono note. La più complessa riguarda l’esi-­‐ genza di conciliare i rap-­‐ porti all’interno dell’Unio-­‐ ne tra la Gran Bretagna (e gli altri paesi non euro) e l’eurozona che dovrebbe dotarsi di proprie istitu-­‐ zioni federali di governo. E’ proprio questa, pertan-­‐ to, la s5ida che bisogna avere il coraggio di affron-­‐ tare e nei confronti della quale i partiti politici e le istituzioni nazionali ed europee dovranno schie-­‐ rarsi in vista delle prossi-­‐ me scadenze, coinvolgen-­‐ do i cittadini in un dibatti-­‐ to costituente europeo. Illudersi che sia ancora possibile rinviare signi5i-­‐ cherebbe accettare la di-­‐ sgregazione dell’Europa e la 5ine dei suoi valori di civiltà.


Perchè è così necessaria l’unione bancaria europea, ma è così difficile farla L’unione bancaria è uno dei quattro pila-­‐ stri della politica 5inanziaria dell’euro, insieme a quello 5iscale, economico e politico. Tutto parte dalla necessità di salvaguar-­‐ dare la moneta, che è il vincolo di unione più forte tra i 17 paesi. L’unione bancaria ha già delle scadenze precise. Perchè necessaria? A che cosa serve? Come funzionerà? Chi si oppone e perché? Perchè necessaria? La crisi dal 2007 a oggi, ha messo in luce la cattiva gestione del settore 5inanziario a livello mondiale, derivante dalle libera-­‐ lizzazioni eccessive partite già dagli anni Ottanta e continuate nei decenni succes-­‐ sivi. Molti fanno risalire i guasti del sistema all’abolizione del Glass-­‐Steagall Act, una legge introdotta da Roosevelt a salva-­‐ guardia del risparmio negli USA dopo la crisi del ‘29 che stabiliva, come scrive l’economista premio Nobel Joseph E. Sti-­‐ glitz nel suo libro Bancarotta, “una netta distinzione tra banche commerciali (che prestano denaro) dalle banche di inve-­‐ stimenti (che organizzano la vendita di obbligazioni e azioni)”. Essa prevedeva inoltre di “fare in modo che le persone incaricate di custodire il denaro del co-­‐

mune cittadino nelle banche commerciali negli USA, arrivando a toccare la dimen-­‐ non intraprendessero attività rischiose sione di 5,8 volte il PIL. come quelle delle banche di investimen-­‐ Tutto ciò ha prodotto una grande distor-­‐ to”. Abolendo questa legge il sistema sione nel funzionamento dell’economia, bancario aveva, dunque, aggirato una facendo crescere a dismisura il peso del serie di norme volte a assicurare un si-­‐ settore bancario anche in Europa, dove stema 5inanziario sicuro e solido. esiste una moneta, ma non esistono mec-­‐ Anche l’economista olandese Dirk Beze-­‐ canismi di controllo e di stabilizzazione mer aveva rilevato che l’era del credito continentali facile e della deregolamentazione aveva E sono proprio questo gran disordine e creato un grandissimo questo divario dimensionale divario tra 5inanziamento L’unione bancaria è che determinano la necessità delle imprese dell’econo-­‐ uno dei quattro pi- di un controllo e di una disci-­‐ mia reale e 5inanziamento lastri della politica plina. bancario, mettendo in ri-­‐ finanziaria dell’euro, salto come i 5inanziamenti A che cosa serve? insieme a quello fi- Le banche europee dopo la delle banche in qualche modo erano stati in gran scale, economico e crisi sono state salvate dall’in-­‐ politico parte assorbiti dalle ban-­‐ tervento degli Stati che però, che stesse. In particolare soprattutto nei paesi più debo-­‐ negli USA il sistema 5inanziario, nel suo li, hanno visto aumentare il loro già forte complesso, aveva ottenuto nel 2007 più debito. dell’80% dei capitali prestati alle banche, Il legame banche-­‐debiti degli Stati è, in contro il 60% del 1980. Tali 5inanzia-­‐ effetti, uno degli elementi fondamentali menti avevano alimentato la nascita dei per comprendere la complessità di que-­‐ prodotti 5inanziari, i derivati, basati an-­‐ sti problemi. che sui prodotti immobiliari, che davano Le banche, che erano sorte in Europa per grande ed immediata redditività, a fron-­‐ 5inanziare le guerre dei principi e dei re e te, però, di gravi rischi. I prestiti di ban-­‐ per 5inanziare i bisogni dei cittadini, so-­‐ che ad altre banche, che erano stati gros-­‐ no diventate bene5iciarie di aiuti in cui lo so modo costanti 5ino al 1980, da quel-­‐ Stato è prestatore in ultima istanza. l’anno 5ino al 2007 sono quasi triplicati Esempio rilevante è stato l’aiuto dei go-­‐

Scheda personaggio - Lionel Robbins Lionel Robbins fu un economista britannico (1898-­‐1984). La formazione accademica di Robbins è riconducibile alla scuola margina-­‐ lista, teoria economica che individua nel be-­‐ ne5icio marginale l’origine della diversità dei prezzi dei beni. Per via della sua formazione liberale classica, egli fu inizialmente un ac-­‐ ceso oppositore di Keynes e della sua teoria generale. Tuttavia, successivamente Robbins divenne anch’egli un sostenitore dell’inter-­‐ vento pubblico in economia. A differenza di Keynes, Robbins individuava nell’ordine economico internazionale l’origine dei pro-­‐ blemi dell’economia contemporanea e con-­‐ seguentemente, sosteneva che nessun go-­‐ verno nazionale poteva essere in grado di per sé di condurre politiche economiche ef5i-­‐ cienti per un’economia le cui dimensioni diventavano sem-­‐ pre più mondiali. Da qui la necessità di governi sovranazio-­‐ nali in grado di affrontare i problemi dell’economia interna-­‐ zionale. Fu docente alla London School of Economics and Political Sciences dal 1929, istituto che contribuì a far cre-­‐ scere in termini di prestigio e produzione scienti5ica nel cor-­‐ so della sua lunga carriera.

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Tra le sue frasi più celebri: “Se il mondo fosse stato uni0icato in un solo

Stato federale, è indubbio che sarebbero so-­‐ pravvissuti problemi bancari della massima importanza. Ma possiamo affermare, quasi a colpo sicuro, che tra di essi non vi sarebbe stato posto per il «problema» del trasferimen-­‐ to e dell’equilibrio tra paese e paese nella forma in cui lo conosciamo.” “In uno Stato mondiale, con una moneta mondiale, alcuni paesi potrebbero trovarsi di fronte a gravi dif0icoltà 0inanziarie. Certe banche locali potrebbero accordare un credi-­‐ to eccessivo e fallire. Produttori locali potreb-­‐ bero soffrire di tali diminuzioni nella doman-­‐ da per i loro prodotti da trovarsi nell’impossi-­‐ bilità di pagare i debiti che hanno verso i loro creditori stranieri. Ma non si veri0icherà mai un abbandono della base monetaria internazionale, né un crollo dell’unità monetaria internazionale. Nulla di tutto ciò accadrebbe se non fosse per l’intervento degli Stati sovrani indipendenti… “ [Lio-­‐ nel Robbins, “L’economia piani0icata e l’ordine internazionale, trad. ital., Milano, 1948, pp 180 e 182]


E’ rinato il motore franco-tedesco? Il rapporto tra la cancelliera Merkel ed il presidente Hollande è stato interpretato da molti giornalisti e dagli stessi esponenti del mondo politico come un confronto tra destra e sinistra (più precisamente tra austerità e crescita), impersonato da due leader che rappresentano sia forze politiche sia paesi diversi. Pochissimi hanno invece evidenziato come la Germania si sia dichiarata pronta a creare l'unione politica europea, mentre la Francia, per l’eurozona, ha continuato a sostenere la prospettiva intergovernativa. La visione francese è confermata anche dal documento redatto dal PS durante la Convention Europe du Parti socialiste, l’aprile scorso. Il testo comincia con buone ri5lessioni sul passato e buoni propositi per il futuro: richiama l'idea del progetto europeo come progetto di pace, il modello economico europeo come modello per il mondo e propone che la Francia si impegni per affrontare a livello europeo le grandi s5ide: quella ecologica, quella demogra5ica, quella politica e quella tecnologica. Ma i limiti del documento emergono non appena

gli estensori iniziano a sostenere che per affrontare i problemi in Europa bisogna prima risolvere quelli in patria, senza voler prendere atto del fatto che la recessione francese, così come le dif5icoltà a livello industriale del paese, non si possono superare in un singolo paese con politiche nazionali. Basti pensare alla questione della competitività: grazie soprattutto al vantaggio demogra5ico, unitamente ormai allo sviluppo tecnologico, la Cina può mantenere il costo del lavoro mensile molto più basso di quello f r a n c e s e e a l t e m p o s t e s s o conquistare fette sempre più ampie nei settori industriali di gamma superiore; non può essere certo la politica industriale francese lo strumento per affrontare questa dif5icilissima s5ida, né può bastare la politica estera francese a far valere i diritti dei lavoratori francesi a fronte di una Cina sempre più potente. Un ulteriore aspetto criticabile di questo documento è il tentativo di trasformare

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convenuto che l’unione bancaria poggi su tre fondamentali meccanismi: • il primo è la supervisione unica che dà il potere alla BCE di monitorare le circa 6000 banche dell’Unione. In realtà la BCE si occuperà solo della sorveglianza di quelle banche, circa 200, il cui bilancio supera i 30 mi-­‐ liardi di euro. Le altre saranno sog-­‐ gette al controllo delle autorità ban-­‐ carie nazionali. Questa supervisione europea inizierà dal 2014; • il secondo è che il MES ( il nuovo fondo salva stati) ricapitalizzi diret-­‐ tamente le banche in dif5icoltà, che ora sono aiutate a livello nazionale, con aggravio dei relativi bilanci degli Stati; • il terzo riguarda l’attivazione di una sorta di garanzia europea sui deposi-­‐ ti bancari per favorire la 5iducia dei risparmiatori e dell’intero sistema;

verni americani e europei alle banche nella grande depressione degli anni tren-­‐ ta e gli aiuti concessi in occasione di que-­‐ st’ultima crisi. Il fatto che i gruppi bancari sia diventati colossi transnazionali rende ancora più dif5icile il compito degli Stati nazionali europei per intervenire a salvarli, sia per l’onere insostenibile, che per il fatto che non essendo istituti solo nazionali non rientrano tra gli interventi giusti5icabili agli occhi dei propri cittadini. Nello stesso tempo esiste un altro lega-­‐ me tra Stati e banche: le banche di di-­‐ mensione europea hanno infatti effettua-­‐ to molti investimenti in titoli del debito pubblico di molti paesi della zona euro e sono quindi fortemente interessate al fatto che questi non vadano in bancarot-­‐ ta. Da qui la necessità di attivare un sistema di sorveglianza attraverso la BCE e di riordinare il settore 5inanziario. Come funzionerà? Poiché l’obiettivo è rendere convergenti le condizioni di 5inanziamento delle ban-­‐ che nei diversi paesi, la Commissione europea e i paesi dell’eurozona hanno

Chi si oppone alla realizzazione del-­‐ l’unione bancaria e perché? Mentre la decisione sulla supervisione è già avviata, ci sono riserve su come capi-­‐ talizzare le banche in crisi e sull’istitu-­‐ zione dei fondi di garanzia. Questo per-­‐ chè, come scrive Edwin Le Héron nel suo libro A quoi sert la Banque centrale eu-­‐

la crisi economica e politica in una contrapposizione tra destra e sinistra, e di voler interpretare da questa angolatura molti momenti del processo di integrazione europea. Si ritiene, nel >> pag.4 ropéenne?, ciò presupporrebbe la crea-­‐ zione di un sistema politico di tipo fede-­‐ rale, un’autorità soprannazionale politica garante. Non deve stupire dunque che le obiezioni vengano soprattutto dalla Germania e dall’Olanda, decise a limitare l’accesso delle banche ai fondi del MES, sapendo che le perdite che potrebbero veri5icarsi su questo meccanismo, che permette di indebitarsi sui mercati 5i-­‐ nanziari, si riverserebbe sugli Stati più solidi della zona euro. Punto molto controverso resta in propo-­‐ sito quello sulle condizioni dell’interven-­‐ to, in particolare sulla presa in carico dei debiti contratti anteriormente all’entrata in vigore della supervisione bancaria unica. A questo proposito la Germania non vuole impegnarsi su un rischio non misurabile ex ante, dato che essa è il primo azionista della BCE e del MES. Ecco perché è impensabile realizzare l’unione bancaria senza avviare anche la creazione di un potere politico a livello di zona euro, che preveda un trasferimento di sovranità dagli Stati membri alla fede-­‐ razione europea nei campi indispensabili a gestire la moneta, la 5inanza e l’econo-­‐ mia su scala continentale. Anna Costa Maria Vittoria Lochi

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testo, che tutte le cariche delle istituzioni europee siano di destra, che molti Capi di Stato e di governo fossero di destra durante la crisi e che di destra sia oggi la Merkel, anche quando avanza proposte p e r f a r e v o l v e r e i l p r o c e s s o d i integrazione. L'intera visione europea è pensata impropriamente sulla base di categorie nazionali, anche quando si ipotizza la nascita di un grande partito socialista europeo, senza mai tenere in considerazione il fatto che questa possibilità è legata alla nascita di un potere statale europeo; solo in una vera federazione potranno infatti svilupparsi la dialettica e il dibattito politico (e di conseguenza le organizzazioni politiche) secondo i canoni della democrazia, mentre in un contesto sostanzialmente confederale come quello attuale de5inito dal Trattato di Lisbona il quadro politico determinante rimane quello nazionale, ed è per questo che è ancora a questo livello che si sviluppano il confronto, la formazione del consenso e le stesse forze politiche. L'idea che l'Europa attuale, ancora non democratica, sia già un terreno adeguato per sviluppare politiche comuni è confermato da varie proposte, che non sono concepite in modo strumentale per aprire la via ad avanzamenti sul terreno sovranazionale, ma sono considerate degli obiettivi in sé: è in questa ottica c h e v i e n e c o n c e p i t o l ' u s o d e l l e cooperazioni rafforzate per la Tassa

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s u l l e t r a n s a z i o n i 5inanziarie (la cosiddetta Tobin Tax), oppure il rafforzamento della BEI e l ' i s t i t u z i o n e d i u n a comunità europea per l'energia, sempre a trattati invariati. Al tempo stesso viene anche giustamente ricordata come battaglia cruciale quella per il r a f f o r z a m e n t o d e l l ' e u r o z o n a , e s i preferisce accantonare il dibattito sulle votazioni a maggioranza piuttosto che all'unanimità in seno al C o n s i g l i o e u r o p e o , privilegiando invece la questione dell'integrazione differenziata e sostenendo l'istituzione di un bilancio a d h o c d e l l ' e u r o z o n a 5inanziato con risorse proprie (al contrario di quello dell'Unione europea a ventisette in cui sono i singoli governi a versare i fondi). Ma l'idea politica di fondo rimane comunque ancorata all’ipotesi che una maggiore integrazione sia possibile senza modi5icare i trattati esistenti (nonostante la proposta del bilancio dell'eurozona implichi in realtà una modi5ica dei trattati); ed è sulla base di questa idea che vengono criticate duramente sia la Merkel che la Corte c o s t i t u z i o n a l e t e d e s c a q u a n d o sostengono che per realizzare il R e d e m p t i o n F u n d ( o s s i a l a mutualizzazione parziale del debito) bisogna superare il de5icit di legittimità democratica del livello europeo. Un punto che si ritrova più volte nel d o c u m e n t o è a n c h e l a c r i t i c a all'austerità, intesa come una politica che una Germania virtuosa cerca di i m p o r r e a i p a e s i d e l l ’ E u r o p a meridionale. Mai, pertanto, si prende in considerazione il fatto che sono proprio i limiti dell'Unione europea come è attualmente costituita che impediscono di fare politiche comuni diverse da quelle del rigore dei conti pubblici, e che quindi per fare politiche europee di crescita e sviluppo serve innanzitutto l’unione politica. Nel complesso lo spirito del documento si può riassumere in una frase presente proprio nel testo, che recita: “l'amicizia franco-­‐tedesca non è l'amicizia tra la Merkel e la Francia”, e il futuro dell'Europa dipende quindi dai risultati delle elezioni tedesche. Di fatto, l’effetto più positivo prodotto da

questo documento dei socialisti francesi è, paradossalmente, proprio quello di aver suscitato reazioni critiche molto forti, soprattutto nella stessa Francia. Tra le principali personalità che hanno preso posizione denunciando i toni eccessivi del documento si elencano infatti non solo il presidente del Parlamento europeo e socialdemocratico tedesco Martin Schulz e il ministro tedesco degli esteri Westerwelle, ma anche il primo ministro francese Jean-­‐ Marc Ayrault e, soprattutto, Hollande stesso, anche se indirettamente, quando i l 1 6 m a g g i o s i è p r o n u n c i a t o accogliendo (ed è la prima volta che un capo di Stato francese lo fa) la proposta tedesca di marciare verso l'unione politica, aggiungendo addirittura l’indicazione della scadenza, 5issata nei prossimi due anni. Il presidente ha voluto sottolineare quattro punti: l’esigenza di un governo dell'eurozona che si riunisca ogni mese, quella dell'uso dei fondi del bilancio europeo a favore dei giovani e a sostegno delle politiche per l'impiego, quella dell'istituzione di una comunità europea dell'energia per affrontare le s5ide del nuovo modello di sviluppo sostenibile e quella di un budget ad hoc per l'eurozona. E’ stata sicuramente l’evoluzione del quadro politico ed economico europeo a rendere possibile un discorso così innovativo. Da un lato il fatto che i dati macroeconomici hanno ormai mostrato che la Francia è entrata in recessione, assestando così un duro colpo al paese, che si somma alle criticità del sistema industriale evidenziate già dal Rapporto Gallois; e preoccupando la classe dirigente francese al punto da spingerla negli ultimi mesi a prendere in considerazione livelli di integrazione che portino al superamento della sovranità nazionale. Dall'altro lato i risultati delle elezioni italiane, che hanno portato ad un governo che impedisce di riproporre l’antistorica dicotomia tra destra e sinistra e che non può certo spalleggiare la Francia in una battaglia politica di questo tipo contro la Germania della CDU. Viceversa, il progetto politico su cui si fonda il governo guidato da Letta sembra fortemente orientato nella direzione della realizzazione degli Stati Uniti d'Europa e a trovare su questo punto gli elementi di convergenza con la Germania. Sembra quindi aprirsi una nuova possibilità per la battaglia federalista in Europa, nel momento in cui su questa prospettiva sembrano poter convergere Francia, Germania e Italia. Nelson Belloni


I movimenti sociali e la crisi dell’impegno politico in Europa Il Forum mondiale dei movimenti socia-­‐ li si è concluso il 30 marzo 2013 con una dichiarazione in cui sono riassunti i punti della piattaforma strategica co-­‐ mune. Il documento de5inisce gli ambiti in cui i movimenti intendono concentra-­‐ re la loro azione: • nell’ambito dell’economia e della 5inanza globalizzate, contro le mul-­‐ tinazionali e le organizzazioni in-­‐ ternazionali (FMI, BM, OMC); • sul tema dell’accesso e della gestio-­‐ ne delle risorse naturali, contro l’attuale sistema di produzione, di-­‐ stribuzione e consumo e per la so-­‐ vranità alimentare; • contro ogni forma di violenza sulle donne e i traf5ici di persone; • nell’ambito dei rapporti internazio-­‐ nali, contro l’attivismo delle poten-­‐ ze mondiali, motivato dal “falso di-­‐ scorso in difesa dei diritti umani e della lotta contro gli integralismi” e in favore dell’autodeterminazione e della solidarietà tra i popoli; • per la “democratizzazione dei mezzi di comunicazione di massa e per la costruzione di media alternativi”. I movimenti sociali si sono riuniti nella città in cui sono cominciate le proteste della “Primavera araba”, per difendere con forza il movimento popolare che ha sconvolto il Nord-­‐Africa, e che “ha con-­‐ tagiato tutti i continenti del mondo ge-­‐ nerando processi di indignazione e di occupazione delle pubbliche piazze”. In effetti la globalizzazione, e a maggior ragione in questa fase di crisi economi-­‐

ca e 5inanziaria che sta colpendo tutto il lismo con il paci5ismo) e con il fascismo, mondo, ha ridato vigore ai movimenti sintomo drammatico del fatto che gli che agiscono al di fuori del quadro isti-­‐ Stati nazionali non riuscivano più a con-­‐ tuzionale e propugnano cambiamenti ciliare le istituzioni e la vita democrati-­‐ radicali delle istituzioni economiche e che con la seconda rivoluzione indu-­‐ sociali in nome dei valori della giustizia striale, che richiedeva una dimensione sociale, della pace, della democrazia e continentale dei mercati e delle istitu-­‐ della libertà dei popoli. zioni statali. Sotto questo aspetto i mo-­‐ In questo modo, l’inade-­‐ vimenti globali di oggi ri-­‐ Il problema centrale guatezza del quadro sta-­‐ chiamano i movimenti so-­‐ che il mondo ci im- tuale nazionale rispetto al ciali e politici che hanno pone oggi di risolve- livello effettivo di interdi-­‐ occupato la scena a partire re è la contrapposi- pendenza ormai raggiun-­‐ dall’Ottocento e per tutto il zione tra l’estensio- to, ha minato la vita dei secolo scorso. Questi mo-­‐ ne delle comunità partiti politici che, pur vimenti storici, e gli ideali sociali e le istituzioni essendo stati uno stru-­‐ che li hanno caratterizzati, mento ef5icace per l’af-­‐ politiche. hanno giocato un ruolo im-­‐ fermazione a livello na-­‐ portante nell’emancipare e unire gli zionale dei valori democratici e di giu-­‐ uomini all’interno degli Stati. La diffe-­‐ stizia sociale, si sono dimostrati inadatti renza maggiore, rispetto a d oggi, è do-­‐ a portare avanti la battaglia per la crea-­‐ vuta al fatto che essi, agendo in un pe-­‐ zione di un potere statuale sovranazio-­‐ riodo storico in cui la dimensione delle nale democratico e quindi a portare relazioni economiche e sociali non ave-­‐ oltre i con5ini nazionali la lotta per va ancora raggiunto il livello globale, l’emancipazione degli uomini, a causa hanno potuto porre in secondo piano le del loro ruolo di organizzatori del con-­‐ istanze universalistiche, che pure costi-­‐ senso nell’ambito delle comunità nazio-­‐ tuivano un aspetto essenziale dei valori nali. Distaccandosi dalle motivazioni che propugnavano, e stabilire uno stret-­‐ profonde che animano l’impegno politi-­‐ to rapporto con i movimenti nazionali co degli individui, i partiti sono pertanto che in quello stesso periodo si stavano andati incontro ad un processo, lungo diffondendo in tutto il mondo. Il fatto di ma inesorabile, di corruzione che ha agire all’interno di un quadro statuale coinvolto gli ideali stessi che ne stanno adeguato rispetto all’interdipendenza alla base. sociale, economica e politica del tempo, I movimenti sociali sono anche il frutto con l’obiettivo di farne evolvere il regi-­‐ di questa situazione di crisi della politi-­‐ me, ha reso questi movimenti straordi-­‐ ca nazionale. Ma se da una parte essi nariamente ef5icaci. traggono alimento da quelle istanze di Il legame tra il na-­‐ giustizia sociale e di pace che non tro-­‐ zionalismo e i mo-­‐ vano più nei partiti degli strumenti ef5i-­‐ vimenti liberale, caci di affermazione, tuttavia sono tra i socialista e demo-­‐ sostenitori più intransigenti del diritto cratico (incluso dei popoli alla loro sovranità e non ri-­‐ quello paci5ista) è conoscono in genere la necessità di isti-­‐ entrato in crisi in tuzioni sovranazionali la cui autorità nei Europa già all’ini-­‐ settori a loro assegnati stia al di sopra zio del secolo scor-­‐ degli Stati. so con la prima Per questo da un lato contestano i go-­‐ guerra mondiale verni delle potenze mondiali, le istitu-­‐ (che ha reso evi-­‐ zioni internazionali e le grandi corpora-­‐ dente l’incompati-­‐ tion, 5ino a spingersi, in alcuni casi, ad bilità del naziona-­‐ una critica radicale degli assetti econo-­‐

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mici e politici mondiali; tuttavia, quando cercano con le loro azioni di incidere sulla realtà concreta, non sono in grado di proporre istituzioni alternative a quelle nazionali e a quelle internazionali create per promuovere la cooperazione internazionale, ma che hanno nella so-­‐ vranità esclusiva degli Stati la fonte della loro legittimità e del loro potere. Analogamente, il programma dei movi-­‐ menti sociali, pur dando espressione ad esigenze reali, non riesce ad essere con-­‐ vincente perché, al pari di quelli dei par-­‐ titi, non sa dare una risposta ef5icace ai problemi dello sviluppo dei paesi più deboli e dell’utilizzo sostenibile delle risorse naturali. Il problema centrale che il mondo ci impone oggi di risolvere è infatti la contraddizione tra l’estensione delle comunità sociali, che ha ormai rag-­‐ adeguate rispetto alla reale s5ida dello giunto la dimensione dei continenti in sviluppo e del progresso delle regioni buona parte del mondo e si sta ormai ancora depresse. Il compito principale e spingendo 5ino a coincidere con il mon-­‐ la principale responsabilità dei popoli di do intero, e le istituzioni politiche, cioè queste aree è di trovare la loro via verso gli strumenti che gli uomini si danno per l’unità per poter giocare un ruolo positi-­‐ governare la società e per risolvere in vo e non essere semplicemente al traino modo paci5ico le controversie che in es-­‐ (o vittime) del progresso della comunità sa si pongono. internazionale. E’ chiaro ormai che nelle regioni che non Gli europei hanno una particolare re-­‐ si sono ancora unite politicamente a li-­‐ sponsabilità perché in Europa è stato vello continentale, cioè l’Europa, l’ Afri-­‐ avviato il processo che ha portato al-­‐ ca, larghe parti dell’America latina e del-­‐ l’unione economica e monetaria, ma che l’Asia, l’ottica in cui devono porsi i parti-­‐ risulta ancora molto carente sul piano ti e i movimenti sociali è quella di trova-­‐ delle istituzioni dell’unità politica. L’at-­‐ re un mezzo più ef5icace del semplice tuale crisi economica e 5inanziaria ha coordinamento delle politiche decise a posto gli europei di fronte ad una scelta livello locale per risolvere i problemi cruciale che determinerà comuni, siano essi il futuro non solo per quelli della crescita “Think globally, act loloro, ma per il mondo economica e sociale o cally” è la risposta intero. I cittadini europei dell’indipendenza poli-­‐ sbagliata perché insufpossono limitarsi ad op-­‐ tica. La stessa qualità ficiente di fronte a porsi con le manifesta-­‐ degli obiettivi e dei problemi che superano zioni alle lobby della 5i-­‐ programmi, e l’incisivi-­‐ nanza e dell’economia le dimensioni degli tà delle proposte di cui internazionale e possono Stati nazionali e che intendono farsi porta-­‐ ottenere, votando per i tori, dipendono in larga devono necessariapartiti euroscettici, il parte dalla capacità di mente essere affrontaritorno alle monete na-­‐ acquisire questa nuova ti insieme per essere zionali e la riduzione dei visione. “Think global-­‐ poteri delle istituzioni risolti. ly, act locally” è la ri-­‐ europee nell’illusione sposta sbagliata perché che ciascuna comunità nazionale possa insuf5iciente di fronte a problemi che trovare al proprio interno la forza per superano le dimensioni degli Stati na-­‐ uscire da sola dalla crisi; oppure posso-­‐ zionali e che devono necessariamente no concordare un programma comune essere affrontati insieme per essere ri-­‐ di interventi coordinati a livello euro-­‐ solti. E per questo le soluzioni che anche peo. Ma devono anche capire che questo il Forum pre5igura appaiono così poco programma può avere successo solo se a

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5ianco degli Stati esisteranno delle isti-­‐ tuzioni europee dotate di strutture di governo indipendenti da questi ultimi, che possano procurarsi autonomamente le risorse 5inanziarie necessarie e che rispondano direttamente ai cittadini attraverso il voto. Solo così gli europei potranno ridare un senso al loro impe-­‐ gno politico e riacquistare 5iducia in quegli ideali di libertà, democrazia e giustizia sociale dei quali l’Europa è sta-­‐ ta maestra nel mondo. Gli Stati che si sono spinti più avanti nel processo di integrazione e, tra questi, quelli più in5luenti – la Germania, la Francia e l’Italia – hanno in questo mo-­‐ mento una particolare responsabilità perché è ormai sul campo la proposta di dotare l’Eurozona di un bilancio comune 5inanziato con risorse proprie e di rea-­‐ lizzare per questa strada un governo comune, responsabile di fronte ad un Parlamento, col compito di amministrar-­‐ le. E’ oggi possibile dar vita al primo nu-­‐ cleo della Federazione europea, dal qua-­‐ le potrà prender forma il progetto del-­‐ l’unità politica degli europei. Per questo ai movimenti sociali, al pari dei partiti, è oggi offerta una grande op-­‐ portunità per stabilire un legame sano e vitale con i cittadini: porsi al 5ianco dei federalisti europei per dar vita ad un grande movimento popolare che colga questa occasione che ci viene offerta. E’ 5inito il tempo delle perplessità ed è giunto il momento di agire: per la Fede-­‐ razione europea, subito! Claudio Filippi Giulia Spiaggi


SOS Mercosur Dopo l’ Unione europea, il MERCOSUR è il secondo grande processo di integra-­‐ zione economica tra paesi sovrani oggi in atto. Tale percorso, iniziato con il Trattato di Asunción nel 1991, affonda le sue radici nell’alleanza strategica tra Argentina e Brasile. E’ pertanto dalla loro relazione che dipende il futuro del-­‐ l’integrazione del continente sudameri-­‐ cano come blocco regionale. Negli ultimi mesi le relazioni tra i due paesi sono abbastanza tese, nonostante la retorica uf5iciale continui ad affermare la volontà di proseguire verso una mag-­‐ giore integrazione. La causa principale delle tensioni è l’evidente squilibrio di potere politico-­‐economico esistente tra i due che dà al Brasile un ruolo decisa-­‐ mente privilegiato (a tratti con aspira-­‐ zioni di egemonia regionale). Buenos Aires, per non perdere in5luenza nel de-­‐ terminare il futuro della regione, ha co-­‐ minciato una guerra commerciale fatta di restrizioni sulle importazioni brasilia-­‐ ne e di annullamento delle linee di inve-­‐ stimento alle sue compagnie estrattive. Per capire i motivi di questi passi indie-­‐ tro di oggi, e per intuire quali saranno i passi in avanti, bisogna analizzare la si-­‐ tuazione dei due paesi e le ragioni politi-­‐ che strategiche a base dell’integrazione. Il Brasile, gigante della regione sudame-­‐ ricana, reclama con la forza dei suoi nu-­‐ meri un ruolo di primo piano interna-­‐ zionale. Però un paese pur di dimensioni continentali ma con forti squilibri regionali e sociali ha bisogno di un robusto sviluppo economico per sostenere qualsiasi tipo di politica redistributiva scel-­‐ ga di adottare e per rag-­‐ giungere il pieno impiego. E questo sviluppo è possibile solo con un mercato regio-­‐ nale aperto e integrato. E’ questo il presupposto su cui si è costruito il discorso politico integrazionista che trova il consenso trasversa-­‐

le di partiti, sindacati e industriali. Il no è aumentata del 220 % negli ultimi secondo motivo che trova consenso qua-­‐ vent’anni, ma la rete ferroviaria e strada-­‐ si unanime è legato ad una questione di le è rimasta la stessa. Risultato: l’aprile politica estera: l’integrazione latino-­‐a-­‐ scorso un incidente stradale ha bloccato mericana come mezzo di lotta contro la statale BR 364 che porta al terminal l’imperialismo statunitense. Per gli ope-­‐ ferroviario collegato con il porto di San-­‐ ratori economici brasiliani è ancora vivi-­‐ tos. In poco tempo si è formata una coda do il ricordo dell’apertura del loro mer-­‐ di più di 100 km di soli camion e si è ac-­‐ cato alla competizione cumulato un ritardo di 60 estera: inondazione di Dopo l’ Unione europea, giorni nell’esportazione prodotti importati e il MERCOSUR è il secon- del prodotto. Il problema catene di fallimenti è che i piani di costruzio-­‐ do grande processo di industriali. ne delle infrastrutture integrazione economica sono tutti falliti per man-­‐ L’America “spagnola”, tra paesi sovrani oggi in canza di soggetti privati nella visione brasiliana, atto. capaci di sostenere lo è l’area di riferimento sforzo economico, anche commerciale capace di assorbire l’85 % se c’era il sostegno del BID (Banco inte-­‐ delle sue esportazioni manifatturiere ramericano di sviluppo). Solo quando il che hanno raggiunto i 35 mld di dollari governo brasiliano si è impegnato diret-­‐ nel 2010. In un documento del 2012, la tamente si è riusciti a raggiungere una FIESP (la potente Federazione degli in-­‐ discreta percentuale di progetti appro-­‐ dustriali di San Paolo) ha descritto il vati e avviati. Lo strumento di 5inanzia-­‐ processo d’integrazione come “un pro-­‐ mento utilizzato è il BNDES, la Banca di cesso di rottura con una storia di cinque sviluppo nazionale più grande del mon-­‐ secoli di sottomissione dei nostri inte-­‐ do, capace di erogare 100 mld di dollari ressi nazionali alle potenze straniere”. Al di 5inanziamenti contro i 40 della Banca tempo stesso è nell’area delle infrastrut-­‐ mondiale. Attraverso questa istituzione ture che si concentra l’esigenza di svi-­‐ il Brasile riesce a garantire la costruzio-­‐ luppo industriale della regione, ed è ne nei tempi e modi dettati da Itamaraty esattamente in questo settore che il Bra-­‐ (l’in5luente Ministero degli esteri brasi-­‐ sile esercita la sua volontà di autonomia liano che assiste le imprese nei processi geopolitica e di espansione del proprio d’internazionalizzazione); ma – regola capitale. Le necessità infrastrutturali stabilita nello statuto – i fondi possono della regione sono immense; un solo essere concessi solo ad imprese brasilia-­‐ esempio: in Brasile la produzione di gra-­‐ ne. Il Brasile dunque riconosce l’esigenza dell’integrazione regionale come strumento di sviluppo economico, ma, per evitare che questa aspirazio-­‐ ne assuma connotati egemo-­‐ nici, deve basarsi sulla co-­‐ struzione d’istituzioni so-­‐ vranazionali che solo i soci “latini” possono imporre al Brasile. Tra questi l’unico paese della regione che può almeno tentare di essere portavoce di quest’esigenza (per dimensioni geogra5iche,

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risorse minerarie ed economiche) è l’Ar-­‐ gentina. L’Argentina, per uscire dalla gravissima recessione del 2001-­‐2003, ha puntato sul ridare potere d’acquisto alle classi medio-­‐basse attraverso politiche di sus-­‐ sidi sui servizi essenziali e assegni di spesa. Gran parte di questi programmi sono pagati da royalties (anche del 30%) imposte sulle esportazioni di commodi-­‐ ties come grano, soia e petrolio. Ciò ha accentuato sia la dipendenza del paese dalle 5luttuazioni dei prezzi internazio-­‐ nali, sia la bassa diversi5icazione del-­‐ l’economia. Il paese a distanza di dieci anni non ha ritrovato la 5iducia nel pro-­‐ prio sistema 5inanziario, considerato ancora solo uno strumento di accumula-­‐ zione incapace di drenare risorse per investimenti nella produzione. Per que-­‐ sto motivo è ancora costume cambiare i propri risparmi da pesos in dollari sta-­‐ tunitensi per tesaurizzarli o esportarli in conti correnti all’estero. La mancanza di 5iducia nella propria moneta, le continue tensioni sindacali per l’aumento dei sa-­‐ lari, l’aumento dei prezzi internazionali delle commodities e il 5inanziamento del debito tramite l’emissione di nuova mo-­‐ neta si traduce in una in5lazione del 25 % (mai riconosciuta dal governo perché aiuta a ridurre lo stock di debito pubbli-­‐ co) che erode il potere d’acquisto e l’ac-­‐ cumulazione di capitale per investimen-­‐ ti. Il governo vorrebbe stimolare la crea-­‐ zione di un’industria nazionale e auto-­‐ noma proteggendole con barriere doga-­‐ nali e dazi per stimolare la sostituzione delle importazioni, con il 5ine non se-­‐ condario di continuare a garantirsi il surplus commerciale. La politica della

Casa Rosada è purtroppo l’eredità di più di trenta anni di smantellamento del settore industriale strategico pesante per mantenere un’economia dipendente dalle esportazioni di prodotti a basso contenuto tecnologico, appannaggio di poche grandi famiglie. Per ricostruire un’industria nazionale di livello tecnolo-­‐ gicamente autosuf5iciente ha bisogno di un grande mercato di sbocco e del so-­‐ stegno 5inanziario e tecnologico che solo il suo grande vicino può fornire. Infatti uno dei settori in cui si è veri5icato un certo livello di integrazione con il Brasi-­‐ le (regolato da uno speciale protocollo) è nel comparto della produzione auto-­‐ mobilistica che ha permesso ad entram-­‐ bi i paesi di mantenere alti livelli di esportazioni e di sviluppo. Le tensioni commerciali cominciano a farsi sentire tuttavia proprio per la man-­‐ canza di coordinamento della politica economica nei due paesi: il Brasile pro-­‐ muove sviluppo e concorrenza mante-­‐ nendo una moneta forte e un tasso d’in-­‐ 5lazione basso per garantire la forma-­‐ zione del risparmio e fare in modo che le importazioni di prodotti stranieri siano di stimolo al miglioramento della produ-­‐ zione interna. Poi, come si diceva, l’indu-­‐ stria e la costruzione di infrastrutture strategiche nel suo complesso è sostenu-­‐ ta dal BNDES con linee di 5inanziamento a tassi molto bassi. Diametralmente op-­‐ posta è invece la politica economica ar-­‐ gentina che, nonostante abbia una mo-­‐ neta svalutata rispetto al real e quindi con con prezzi nominali competitivi per l’export in Brasile, a causa della sua in-­‐ 5lazione troppo alta ha prezzi reali inca-­‐ paci di competere. Inoltre le esportazio-­‐

ni argentine sono costituite quasi tutte da prodotti a basso valor aggiunto, al contrario di quelle brasiliane. L’integrazione economica purtroppo è stata pensata senza prendere in consi-­‐ derazione al necessità di una integrazio-­‐ ne politica basata su istituzioni sovrane indipendenti dai governi nazionali. I nodi da risolvere sono due: il primo è riequilibrare il potere contrattuale in sede di trattative tra Brasile e Argentina, attraverso alleanze strategiche di questo paese con altri vicini. Il secondo punto è come effettuare queste cessioni di so-­‐ vranità e con quali 5ini. Ciò che serve loro è l’esempio dell’unica area del mondo, l’Europa, dove questo processo è iniziato senza però giungere ad un risul-­‐ tato stabile. Se non si fa l’Europa unita mancherà il necessario modello che evi-­‐ denzia come l’integrazione economica possa essere solo una tappa. Senza una vera Europa politica e federale, il Brasile comincerà a vedere il Mercosur ed il resto dell’America latina come un’area da egemonizzare mentre l’Argentina non avrà alcun modello a cui far riferimento sul tavolo delle trattative per chiedere una integrazione economica equilibrata. Davide Negri

Publius - Per un’alternativa europea Numero 15 - Maggio/Settembre 2013

publius-unipv.blogspot.com Via Villa Glori, 8 Pavia - Tel: 3409309590 - E-mail: publius@unipv.it Direttore responsabile: Giacomo Ganzu Redazione: Nelson Belloni, Federico Butti, Martina Cattaneo, Andrea Corona, Laura Filippi, Paolo Filippi, Giacomo Ganzu, Gianmaria Giannini, Luca Lionello, Maria Vittoria Lochi, Gabriele Mascherpa, Laura Massocchi, Davide Negri, Matilde Oppizzi, Carlo Maria Palermo, Elena Passerella, Gilberto Pelosi, Giovanni Salpietro, Giulia Spiaggi, Francesco Violi, Gabriele Volpi. Stampato presso: Tipografia P.I.M.E Editrice S.r.l Puoi trovare Publius, oltre ai vari angoli dell’Università, anche presso: bar interno facoltà di Ingegneria, bar facoltà di Economia, mensa Cravino, sala studio San Tommaso, bacheca A.C.E.R.S.A.T cortile delle statue. Periodico trimestrale degli studenti dell’Università di Pavia. Informazioni, riflessioni e commenti sull’Europa di oggi e di domani. Registrazione n. 705 del Registro della Stampa Periodica - Autorizzazione del tribunale di Pavia del 19 Maggio 2009

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Iniziativa realizzata con il contributo concesso dalla Commissione Permanente Studenti dell’Università di Pavia nell'ambito del programma per la promozione delle attività culturali e ricreative degli studenti Distribuito con licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic .


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