Publius
Per un’ Alte r n a t iv a E u r o pea
Indice
1 Editoriale
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Publius
2 Ma@ia e Stato
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Davide Negri
4 I rapporti tra
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Europa e Stati Uniti Laura Filippi
6 L’Europa e il
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gigante cinese Giulia Spiaggi
7 L’Ucraina
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cambia orizzonti Nelson Belloni
Il quinto numero di Publius, il primo del 2010, esce a set‐ tembre dopo una pausa di nove mesi dovuta alle dif;icol‐ tà che abbiamo incontrato nel procurarci i fondi per la stampa del giornale. L'anno scorso abbiamo potuto pub‐ blicare Publius grazie al con‐ tributo dell'A.C.E.R.S.A.T., l'en‐ te universitario che ha il com‐ pito di ;inanziare iniziative promosse da gruppi di stu‐ denti col ;ine di facilitarne la socializzazione. L'esistenza di Publius, come quella degli altri giornali uni‐ versitari, non dipende quindi soltanto dall'interesse che riesce a suscitare tra i suoi lettori e dalla volontà del gruppo di studenti che lo tie‐ ne in vita, ma anche dagli in‐ dirizzi della Commissione A.C.E.R.S.A.T. che si traducono nei bandi che che la Commis‐ sione pubblica a gennaio e a maggio di ogni anno. Questi mesi in cui ci siamo impegnati per garantire la
Universitari per la Federazione EuropeaNumero 5 - Settembre 2010 distribuzione gratuita
Giornale degli studenti dell’Università di Pavia. Informazione, riflessioni e commenti sull’Europa di oggi e di domani
sopravvivenza di Publius sono stati per noi l'occasione per una ri;lessione sull'obiettivo che ci siamo posti iniziando a scrivere un giornale di proposta politica europea, quale è Publius. Siamo infatti convinti che l'importanza di un dibattito politico libero e privo di faziosità sia innegabile, e per questo ci siamo proposti di contribuire a tale dibattito con il nostro punto di vista. Politica signi;ica innanzitutto perseguire il bene comune, nel senso più ampio del termine. Ma il quadro in cui si può perseguire tale ;ine è dato dalle istituzioni esistenti, e innanzitutto dallo Stato: per noi si tratta dello Stato italiano e delle sue istituzioni sovrane. Og‐ gi, però, noi viviamo la profonda contraddizione legata al fatto che i con;ini statuali sono delle mura permeabili rispetto ai processi globali e alla pressione esercitata dagli equilibri di potere e dalle forze che dominano a livello in‐ ternazionale; ma sono invece delle mura impermeabili per quanto riguarda la possibilità di
fare politica, e quindi di scegliere il bene comune in modo demo‐ cratico, libero da in;luenze e condizionamenti. E’ questo il nodo istituzionale che vorremmo mettere in luce in queste pagine: la forza della politica, e quindi la sua capacità di risolvere i bisogni e di andare incontro alle aspetta‐ tive dei cittadini, dipende innan‐ zitutto dalla solidità e dall'ade‐ guatezza delle istituzioni tramite le quali si opera e si agisce come collettività. Il mondo di oggi è una gigantesca arena in cui ai piccoli Stati non rimane che su‐ bire il vassallaggio, prima eco‐ nomico poi politico, degli Stati più grandi e più forti. E in parti‐ colare, per noi europei, c’è solo una possibilità per non soccom‐ bere: unirci in un vincolo federa‐ le. Solo recuperando a livello europeo, all'interno di un quadro statuale federale, la capacità di agire e di rilanciare un progetto di sviluppo economico, politico e sociale potremo far fronte alle s;ide del XXI secolo, che altri‐ menti rischiano di schiacciarci.
Mafia e Stato Quali sono le origini di un simile cancro del vivere civile? Quali sono i rapporti tra stato e ma;ia? Lo Stato moderno nasce quando la forza coattiva viene prima accentrata nelle istituzioni statali e poi accettata e rico‐ nosciuta dai soggetti alle quali si impone; quando l'autorità detentrice del potere viene ritenuta legittima il rapporto tra Stato e cittadini è diretto, senza media‐ zioni. Invece quando il monopolio della forza legittima è percepito come inef;ica‐ ce e incapace di realizzare le aspirazioni di giustizia sociale, possono sorgere nuo‐ vi soggetti che, fungendo da mediatori tra istituzioni e cittadini, si fanno implici‐ tamente garanti dell'ordine sociale e po‐ litico in determinate aree. Il fallimento e il ritardo dello Stato e della politica nel
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Per questo motivo i nostri articoli, frutto di un lavoro di ri;lessione di gruppo, trat‐ tano temi di politica, economia, attualità in un'ottica sopranazionale, perché rite‐ niamo necessario ampliare il nostro campo di informazione per capire i limiti e le contraddizioni della politica naziona‐ le nostrana ed estera di fronte ai proble‐ mi che la globalizzazione e l’interdipen‐ denza economica hanno creato. E' giusto che un simile dibattito si svolga in Università? L’Università ha il dovere morale e istituzionale di promuovere il sapere e la conoscenza ai massimi livelli possibili in tutti i campi. Se così è, a mag‐ gior ragione essa dovrebbe contribuire
promuovere uguaglianza e libertà, gene‐ pressivo e pertanto s rivolge solo contro ra nella società una cultura della dif;i‐ gli individui o gruppi di individui che non denza nelle istituzioni che spinge i singo‐ accettano l'ordine sociale‐economico li cittadini a ritenere più vicina e giusta stabilito dalle classi dirigenti (che si ser‐ un'altra "autorità". Questo è il terreno di vono della ma;ia) o che la stessa ma;ia coltura di tutte le ma;ie. stabilisce in quei settori È così che entra in scena Il fenomeno mafioso economici in suo con‐ un nuovo soggetto de‐ va inquadrato come un trollo (mercati legali di tentore della violenza basso livello economico problema politico organizzata caratteriz‐ e mercati illegali, quali zata dal fatto di essere commercio di armi, stu‐ illegittima, iniqua e arbitraria. Le classi pefacenti, usura, prostituzione ed essere dirigenti locali dove le ma;ie sorgono umani). Per comprendere pienamente il non si oppongono alla loro ascesa perché fenomeno ma;ioso, esso va pertanto in‐ essa – la ma;ia – appare in una posizione quadrato come un problema politico e servente, non sostitutiva alla classe diri‐ non più solo come un problema di re‐ gente locale. Tale scelta è strategica: la pressione criminale. Ciò che viene per‐ violenza organizzata della ma;ia non de‐ cepito dai mass media e ampli;icato nel ve suscitare di tipo repressivo una rea‐ pensiero collettivo è solo la ma;ia nella zione politica delle istituzioni di tipo re‐ sua versione militare (fenomeni ad alto tasso di violenza), ovvero il braccio ar‐ mato di una forma di governo criminale del territorio gestito da persone appar‐ tenenti alla classe imprenditoriale e poli‐ tica della società, capaci di esercitare un forte controllo sociale. Il problema della strategia di contrasto alla ma;ia ha proprio questo di particola‐ re: essa colpisce un veicolo di consenso alla politica. E la politica, secondo il noto principio machiavellico, è un potere ca‐ pace di autoconservarsi. Quindi diventa assolutamente necessario prima isolare politicamente il consenso originato dalla ma;ia, per poi attaccarlo con azioni re‐ pressive legislative e giudiziarie. Come in un'operazione chirurgica di amputazio‐ ne, così anche il contrasto alla ma;ia par‐ te dall'amputazione di una fetta di con‐ senso dagli equilibri politici di un paese. Due esempi aiuteranno a comprendere. In Italia, la politica anti‐ma;ia degli anni Ottanta e Novanta, in una situazione di
alla formazione di una coscienza politica matura, capace di indicare alle istituzioni l'obiettivo ultimo della politica stessa, cioè il cammino verso la pace e la libertà di tutta l’umanità. Proprio la creazione di uno Stato federale europeo costituirebbe un enorme passo avanti in questa dire‐ zione, contribuendo alla creazione di un mondo più equilibrato e meno anarchico. La città di Pavia, e in particolare la sua Università, sono da decenni un centro di elaborazione e diffusione del pensiero federalista, ed è conosciuta per questo non solo in Italia, ma anche in Europa e in altri continenti. Ed è per continuare il lungo e dif;icile cammino che ci hanno
lasciato i nostri predecessori, tra i quali desideriamo ricordare innanzitutto Ma‐ rio Albertini, che per tanti anni è stato docente presso la nostra Università, che abbiamo costituito il gruppo "Universita‐ ri per la federazione europea" e, con la pubblicazione di Publius, con le confe‐ renze e le altre iniziative che stiamo or‐ ganizzando, intendiamo impegnarci per‐ ché sempre più studenti pavesi condivi‐ dano le nostre motivazioni e collaborino con noi per creare un gruppo d'interesse solido e vivace all'interno del nostro ate‐ neo. Publius
normalità, avrebbe signi;icato far saltare equilibri e dichiarare una sorta di guerra civile a quella parte del paese che aveva vissuto grazie ad attività illecite e illegali, sostitutive di un lavoro dignitoso e re‐ munerato inesistente. Per tal motivo la reazione dello Stato italiano avvenne solo in un clima di emergenza nazionale attraverso una (disorganica) legislazione anti‐ma;ia e la coraggiosa attività della magistratura. Il caso italiano ha dimo‐ strato che la formazione della volontà di
contrastare la ma;ia sia stata condiziona‐ ta dalla debolezza dello Stato e dall'in‐ ;luenza dell'equilibrio bipolare USA‐ URSS che, rendendo impossibile l'alter‐ nanza al governo tra gli attori politici, aveva indotto parte della classe politica a compromettersi con la ma;ia. Invece, la storia del contrasto alle ma;ie negli USA ha dimostrato proprio come il livello di governo federale sia stato un potere sostitutivo e sussidiario alla cor‐ ruzione e all'inerzia dei singoli Stati con‐
60° Anniversario della dichiarazione Schuman La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. Il con‐ tributo che un'Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni paci;i‐ che. La Francia, facendosi da oltre vent'anni antesignana di un'Europa unita, ha sempre avuto per obiettivo essenziale di servire la pace. L'Europa non è stata fatta: abbiamo avuto la guerra. L'Europa non potrà farsi un una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzi‐ tutto una solidarietà di fatto. L'unione delle nazioni esige l'elimi‐ nazione del contrasto secolare tra la Francia e la Germania: l'azione intrapresa deve concernere in prima linea la Francia e la Germania. A tal ;ine, il governo francese propone di concentrare immedia‐ tamente l'azione su un punto limitato ma decisivo. Il governo francese propone di mettere l'insieme della produzio‐ ne franco‐tedesca di carbone e di acciaio sotto una comune Alta Autorità, nel quadro di un'organizzazione alla quale possono aderire gli altri paesi europei. La fusione della produzioni di carbone e di acciaio assicurerà subito la costituzione di basi co‐ muni per lo sviluppo economico, prima tappa della Federazione europea, e cambierà il destino di queste regioni che per lungo tempo si sono dedicate alla fabbricazione di strumenti bellici di cui più costantemente sono state le vittime. La solidarietà di produzione in tal modo realizzata farà si che una qualsiasi guerra tra la Francia e la Germania diventi non solo impensabile, ma materialmente impossibile. La creazione di questa potente unità di produzione, aperta a tutti i paesi che vorranno aderirvi e intesa a fornire a tutti i paesi in essa riuniti gli elementi di base della produzione industriale a condizioni uguali, getterà le fondamenta reali della loro uni;icazione eco‐ nomica. Questa produzione sarà offerta al mondo intero senza distinzio‐ ne né esclusione per contribuire al rialzo del livello di vita e al progresso delle opere di pace. Se potrà contare su un rafforza‐ mento dei mezzi, l'Europa sarà in grado di proseguire nella rea‐ lizzazione di uno dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo del con‐ tinente africano. Sarà così effettuata, rapidamente e con mezzi semplici, la fusione di interessi necessari all'instaurazione di una comunità economica e si introdurrà il fermento di una comunità più profonda tra paesi lungamente contrapposti da sanguinose scissioni. Questa proposta, mettendo in comune le produzioni di base e istituendo una nuova Alta Autorità, le cui decisioni saranno vin‐ colanti per la Francia, la Germania e i paesi che vi aderiranno, costituirà il primo nucleo concreto di una Federazione europea
dizionati dalla presenza della ma;ia. Quando la reazione dei governi locali alla ma;ia venne meno, essa fu recuperata dalle autorità federali, nel momento in cui ebbe suf;iciente coscienza politica del problema. Per di più l'azione della Federazione fu necessaria in quanto il progresso tecno‐ logico e la libera circolazione di persone, merci e capitali all'interno dei territori della Federazione, aveva reso enorme‐ mente dif;icile l'azione repressiva delle
indispensabile al mantenimento della pace. Per giungere alla realizzazione degli obiettivi così de;initi, il governo francese è pronto ad iniziare dei negoziati sulle basi seguenti. Il compito af;idato alla comune Alta Autorità sarà di assicurare entro i termini più brevi: l'ammodernamento della produzione e il miglioramento della sua qualità: la fornitura, a condizioni uguali, del carbone e dell'acciaio sul mercato francese e sul mer‐ cato tedesco nonché su quelli dei paese aderenti: lo sviluppo dell'esportazione comune verso gli altri paesi; l'uguagliamento verso l'alto delle condizioni di vita della manodopera di queste industrie. Per conseguire tali obiettivi, partendo dalle condizioni molto dissimili in cui attualmente si trovano le produzioni dei paesi aderenti, occorrerà mettere in vigore, a titolo transitorio, alcune disposizioni che comportano l'applicazione di un piano di pro‐ duzione e di investimento, l'istituzione di meccanismi di pere‐ quazione dei prezzi e la creazione di un fondo di riconversione che faciliti la razionalizzazione della produzione. La circolazione del carbone e dell'acciaio tra i paesi aderenti sarà immediata‐ mente esentata da qualsiasi dazio doganale e non potrà essere colpita da tariffe di trasporto differenziali. Ne risulteranno gra‐ dualmente le condizioni che assicureranno automaticamente la ripartizione più razionale della produzione al più alto livello di produttività. Contrariamente ad un cartello internazionale, che tende alla ri‐ partizione e allo sfruttamento dei mercati nazionali mediante pratiche restrittive e il mantenimento di pro;itti elevati, l'orga‐ nizzazione progettata assicurerà la fusione dei mercati e l'espan‐ sione della produzione. I principi e gli impegni essenziali sopra de;initi saranno oggetto di un trattato ;irmato tra gli stati e sottoposto alla rati;ica dei parlamenti. I negoziati indispensabili per precisare le misure d'applicazione si svolgeranno con l'assistenza di un arbitro desi‐ gnato di comune accordo : costui sarà incaricato di veri;icare che gli accordi siano conformi ai principi e, in caso di contrasto irri‐ ducibile,;isserà la soluzione che sarà adottata. L'Alta Autorità comune, incaricata del funzionamento dell'intero regime, sarà composta di personalità indipendenti designate su base paritaria dai governi; un presidente sarà scelto di comune accordo dai governi; le sue decisioni saranno esecutive in Fran‐ cia, Germania e negli altri paesi aderenti. Disposizioni appropria‐ te assicureranno i necessari mezzi di ricorso contro le decisioni dell'Alta Autorità. Un rappresentante delle Nazioni Unite presso detta autorità sarà incaricato di preparare due volte l'anno una relazione pubblica per l'ONU, nelle quale renderà conto del funzionamento del nuo‐ vo organismo, in particolare per quanto riguarda la salvaguardia dei suoi ;ini paci;ici. L'istituzione dell'Alta Autorità non pregiudica in nulla il regime di proprietà delle imprese. Nell'esercizio del suo compito, l'Alta Autorità comune terrà conto dei poteri conferiti all'autorità in‐ ternazionale della Ruhr e degli obblighi di qualsiasi natura im‐ posti alla Germania, ;inché tali obblighi sussisteranno.
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forze dell'ordine dei singoli Stati e molto facile la possibilità dei singoli criminali di sfuggirle grazie l'attraversamento dei con;ini. Infatti le polizie statali dovevano chiedere l'autorizzazione governativa o, se questa non era necessaria, la collabo‐ razione delle altre polizie per poter per‐ seguire il singolo sospettato una volta che questi avesse varcato il con;ine con notevole inef;icienza nell'azione repres‐ siva contro il crimine. È facile immagina‐ re le conseguenze perniciose se la lotta contro le organizzazioni ma;iose fosse stata lasciata esclusivamente ai singoli stati. Ma ciò che ha protetto la salute della politica americana federale dall'in‐ ;luenza ma;iosa è stata proprio la forza complessiva delle istituzioni americane che hanno reso irrilevante l'in;luenza
ma;iosa sulla politica locale (concentrata in pochi grandi centri urbani) poiché incideva solo minimamente negli equili‐ bri politici del paese. Quindi, l'in;luenza delle ma;ie nei processi decisionali poli‐ tici è in una relazione biunivoca con la forza e l'autonomia delle istituzioni sta‐ tali. La forza delle istituzioni dipende poi sia dai condizionamenti esterni (come nel caso italiano dove l'equilibrio bipola‐ re faceva sì che parte della politica do‐ vesse scendere a patti con la ma;ia), sia dai condizionamenti interni (dovuto al livello di accettazione delle istituzioni da parte della società in generale). L'in‐ ;luenza delle ma;ie negli Stati dove è scarsa sia la forza delle istituzioni e forte l'in;luenza dall'esterno, oggi è ampli;ica‐ ta dalla globalizzazione e dall'interdi‐
pendenza economica per via della pro‐ gressiva erosione di poteri di stabilizza‐ zione e di controllo sull'economia da parte dello Stato. La mancanza di con‐ trollo della politica statale sull'economia globale sta procurando il ritorno preoc‐ cupante in molti paesi di con;littualità sociali, dove la forza della violenza (e non quella del diritto) è un ammortizza‐ tore del disordine sociale nella moderna economia globalizzata. Solo la formazio‐ ne di una Federazione tra Stati può for‐ nire lo strumento istituzionale d'azione necessario a quelle aree ad alta intensità ma;iosa per isolare prima il loro consen‐ so politico, per poi agire contro di loro. Davide Negri
I rapporti tra Europa e Stati Uniti L’European Council on Foreign Relations ha redatto lo scorso novembre un inte‐ ressante rapporto che analizza le rela‐ zioni politiche ed economiche tra Stati Uniti ed Unione europea e che mostra come siano diverse le aspettative, per quanto riguarda gli USA da un lato e gli Stati europei dall’altro, nei confronti dei rapporti transoceanici. Come fanno notare gli autori del rappor‐ to, lo statunitense Jeremy Shapiro e l’in‐ glese Nick Witney, il mondo è entrato in una nuova era post‐americana; la guerra fredda è terminata ormai da vent’anni e la crescente globalizzazione ha ridistri‐ buito il potere dall’Occidente verso l’Est ed il Sud del mondo. Di fronte a questo cambiamento storico gli Stati Uniti, pur rendendosi conto di non poter più esercitare un dominio in‐ contrastato, sono tuttavia determinati a sfruttare lo status di unica potenza glo‐ bale che ancora detengono, per realizza‐ re una rete di alleanze (network of part nership) che li renda decisivi in tutte le Nella sua prima visita in Europa il Presi‐ aree del mondo (quella che Madeleine dente Obama ha infatti incitato l’Europa Albright de;iniva ”indispensable nation”). ad assumersi maggiori responsabilità sia L’amministrazione di Obama, nel perse‐ verso se stessa che nei confronti dei pro‐ guire questo obiettivo, ha ripetutamente blemi globali, e ha dichiarato: “Noi vo‐ dichiarato di voler lavorare con chiunque gliamo forti alleati. Non stiamo cercando possa aiutarla. di essere padroni del‐ Questo nuovo approccio Obama ha incitato l’Europa. Stiamo cercan‐ nel de;inire le priorità, l’Europa ad assumersi do di essere partner del‐ allocare le risorse e indi‐ maggiori responsabilità l’Europa”. Di fatto, però, rizzare le azioni da parte gli Stati europei, non degli Stati Uniti ha delle sembrano voler tener conseguenze importanti sull’Europa e sui conto del fatto che dopo il crollo del Mu‐ rapporti tra le due sponde dell’Atlantico. ro di Berlino l’orientamento americano è cambiato, ed è in ulteriore evoluzione, e
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continuano ad impostare i loro rapporti con gli Stati Uniti sulla base di convinzio‐ ni che risultano totalmente illusorie. Gli europei sono convinti che Europa e Stati Uniti condividano gli stessi interessi fondamentali e, in particolare, che gli Stati Uniti abbiano un interesse vitale a garantire la sicurezza dell’Europa. Man‐ tenere rapporti politici armoniosi con gli USA assume perciò, per gli europei, un’importanza strategica. Dal loro lega‐ me con gli USA i governi degli Stati euro‐ pei si aspettano un trattamento prefe‐ renziale da far valere non solo nel conte‐ sto internazionale, ma anche nella com‐
petizione con i vicini. Ne segue che cia‐ scun Stato europeo ricerca una “relazione speciale” con gli Stati Uniti, almeno nelle aree più importanti per i propri interessi nazionali, convinto di ottenere maggiori vantaggi rispetto ad un approccio collet‐ tivo. Negli ultimi tempi, però, le occasioni di incomprensione non sono mancate, e tra queste la guerra in Iraq ha costituito il caso più grave. In generale, dal punto di vista di Washington, gli europei si com‐ portano in modo infantile, cercando at‐ tenzioni e sottraendosi alle proprie re‐ sponsabilità. Inoltre l’Europa ha perso ormai il valore strategico di un tempo e quindi gli americani tendono a rapportar‐ si con gli europei sulla base dei risultati immediati che pensano di poter ottenere. Secondo l’analisi dell’European Council on Foreign Relations, gli USA utilizzano quattro diverse tattiche per trattare con l’Europa. Nei rapporti con la Cina, in cui l’Europa non ha un ruolo importante, quest’ultima viene generalmente ignora‐ ta. Nelle questioni che riguardano l’Iraq e il Medio Oriente, in cui potrebbe giocare un ruolo importante, ma esiste una forte opposizione interna, l’Europa viene mar‐ ginalizzata. Per quanto attiene all’Afgha‐ nistan e all’Iran, rispetto ai quali l’America trova facile consenso tra gli europei, l’Eu‐ ropa viene coinvolta attraverso il canale più utile – la NATO, l’UE o associazioni create ad hoc – con l’obiettivo di ottenere il miglior risultato per l’America. Nei rap‐ porti con la Russia, invece, rispetto ai quali l’Europa è cruciale, ma su cui non riesce a trovare un consenso unanime, l’approccio usuale dell’America è quello di giocare sulle divisioni degli Stati europei, e accrescerle, per far prevalere le proprie politiche. Il caso dell’Afghanistan è riportato come una dimostrazione esemplare del falli‐
mento dei governi europei rispetto al un mutuo vantaggio … Tuttavia nella poli‐ fatto di assumersi la responsabilità di un tica estera e di difesa, gli Stati membri con;litto che è vitale per la loro sicurezza. mantengono un forte senso di sovranità Fino al 2008, gli europei hanno speso nel nazionale, partecipando alla NATO come loro insieme in Afghanistan praticamente alleati individuali e, nell’Unione europea, quanto gli Stati Uniti (4.7 miliardi di dol‐ concedendo raramente al loro Alto Rap‐ lari contro 5 miliardi di dollari). In quello presentante, Javier Solana, la possibilità stesso anno gli europei hanno anche in‐ di agire”. Il risultato è “il fallimento del‐ viato più truppe degli americani, arrivan‐ l’Europa nel rappresentare un effettivo do a costituire il 37% delle forze estere in attore della sicurezza internazionale”. Afghanistan (contro il 54% degli Stati Sempre secondo il rapporto dell’Euro‐ Uniti). Tuttavia gli Stati pean Council on Fo‐ europei hanno avuto Nella politica estera e reign Relations, “men‐ un’in;luenza minima di difesa, gli Stati membri tre esiste una crescen‐ sull’evoluzione delle te consapevolezza che mantengono un forte strategie in Afghani‐ trattare con successo stan. I governi europei senso di sovranità nazio- con la Russia o la Cina hanno di fatto giudicato nale richiede che gli Stati più importante il loro europei assumano una rapporto bilaterale con Washington ed posizione comune, essi non riconoscono hanno continuato a considerare la cam‐ ancora che è necessario un approccio co‐ pagna militare una responsabilità degli mune verso gli USA, anche fuori dalla sfe‐ USA. Il risultato di questo comportamento ra economica”. Sembra che tra gli Stati è stata la perdita dell’appoggio dell’opi‐ europei il tabù dell’autonomia nazionale nione pubblica e la dimostrazione dell’in‐ si manifesti con più forza proprio nei con‐ capacità dell’Europa di essere il partner fronti della potenza americana, dalla qua‐ responsabile di cui gli USA hanno biso‐ le nel passato è dipesa la loro sopravvi‐ gno. venza e nei confronti della quale non rie‐ L’European Council on Foreign Relations scono a cambiare mentalità. prende anche in esame le relazioni tra Il rapporto dell’European Council on Fo‐ l’Europa e gli USA nell’ambito delle que‐ reign Relations, pur criticando questo stioni russa e mediorientale, giungendo a atteggiamento e sostenendo che va contro conclusioni simili. gli interessi dell’America oltre che a quelli Eppure, in altri contesti, le relazioni tra dell’Europa, tuttavia non è in grado di l’Europa e gli Stati Uniti sono molto diver‐ indicare una soluzione ef;icace per supe‐ se. Il rapporto fa notare che “gli Stati rarlo. Aggiungendo una voce al coro di chi membri dell’Unione europea, abituati a chiede che l’Europa “parli con una sola mettere insieme i loro interessi economi‐ voce”, propone che gli europei “isolino ci, non hanno dif;icoltà a trattare con due o tre argomenti su cui l’UE possa l’America sulle questioni commerciali, i mettersi d’accordo” e che possa presenta‐ regolamenti e le pratiche competitive, da re agli USA come posizione comune. Il quel gigante economico che rappresenta‐ rapporto si spinge a suggerire le questio‐ no collettivamente. In queste aree le rela‐ ni dell’Afghanistan, della Russia, del Me‐ zioni transatlantiche sono robuste, persi‐ dio Oriente, dei cambiamenti climatici, no combattive, e procurano in generale della riforma della governance globale e
Scheda personaggio - Mario Albertini Mario Albertini nacque a Pavia nel 1919. Convin‐ tosi della necessità storica dell'unità europea, si iscrisse al Movimento federalista europeo nel 1945. Laureatosi in ;iloso;ia nel 1951, si avviò alla carriera accademica insegnando, presso l'Università di Pavia, Storia contemporanea, Scienza della politica, Dottrina dello Stato e Filo‐ so;ia della politica. A partire dal 1953 il suo im‐ pegno federalista diventò prioritario, prima co‐ me stretto collaboratore e poi come successore di Altiero Spinelli. Nel 1959 fondò la rivista di politica "Il Federalista", che viene tuttora pub‐ blicata in italiano e in inglese. Alla guida del Mfe italiano dal 1966, fu Presidente dell'Unione eu‐ ropea dei federalisti dal 1975 al 1984. Il suo im‐ pegno politico e intellettuale ha continuato ad indi‐ rizzare la politica del Mfe ;ino alla morte, avvenuta nel 1997. “La distinzione tra unità o divisione non sta dunque nell'assenza
o nella presenza di un'associazione qualunque, ma nel carattere federale o non federale dell'associa zione.... Se l'unità è la federazione, ... la costruzio ne dell'unità europea riguarda la lotta per la fon dazione dello Stato federale europeo.; (Mario Albertini, Il signi;icato dell'espressione "Costruzione dell'unità europea", 1961) “Quando una giovane donna o un giovane uomo comincia a chiedersi se deve impegnarsi politi camente, e come deve impegnarsi, ciò che può indurre all'impegno non è l'idea di qualche van taggio personale, ma l'idea della società nella quale sarebbe giusto vivere. ... col federalismo militante, si può pensare la via per un nuovo im pegno politico diverso da quello ormai fallimenta re del passato." (Mario Albertini, Il federalismo e la crisi dell'impegno politico giovanile, 1981).
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della regolamentazione della ;inanza in‐ ternazionale come i temi in cui gli europei possono avere una posizione autonoma e carte da giocare, e che quindi gli america‐ ni sarebbero interessati a discutere. Sappiamo come è andata a ;inire: il primo febbraio Obama ha annullato il vertice
euro‐americano, per non ripetere le espe‐ rienze deludenti degli scorsi incontri. Il problema, dunque, è che, ;inché non si avvierà la fondazione di una vera Federa‐ zione europea, dotata di poteri e risorse tali da permetterle di sostituire le politi‐ che estere nazionali, non c’è rappresen‐
tanza unica che tenga: gli Stati europei continueranno a procedere divisi e impo‐ tenti, e gli Stato Uniti si rassegneranno a trattare il nostro continente come uno strumento a disposizione delle loro scelte strategiche. Laura Filippi
L’Europa e il gigante cinese In uno scenario internazionale avviato verso il consolidamento di nuovi equili‐ bri multipolari, la Cina è uno dei paesi che si va imponendo grazie al fatto di saper elaborare, e attuare, piani econo‐ mici e strategici a lungo termine. Ad esempio, per superare la crisi economi‐ ca, il governo ha stanziato miliardi di dollari per sostenere la crescita del pae‐ se, che infatti si mantiene intorno al 10%, grazie anche alla politica di svalu‐ tazione dello yuan rispetto al dollaro che favorisce le esportazioni. Inoltre il paese ha accumulato ingenti riserve in dollari che ora investe gradualmente per evita‐ re che sul lungo periodo diventino un peso insostenibile, vista la crisi america‐ na e i dubbi sulla tenuta del dollaro. Per cambiare lo status di paese produt‐ tore di merci a basso costo di scarsa qua‐ lità e acquisire credibilità in campo in‐ ternazionale, la Cina ha provveduto da tempo a diversi;icare la sua produzione e ad investire in settori ad alto contenu‐ to tecnologico. Ad esempio, il Piano
Energetico Nazionale prevede la produ‐ progetto si aggiunge a quello, da quasi zione di pannelli fotovoltaici e turbine 530 miliardi di euro, che punta a co‐ eoliche destinate sia all'esportazione sia struire oltre 30mila chilometri di rete all'uso interno, con l’obiettivo di incenti‐ nei prossimi cinque anni collegando le vare l'uso delle fonti rinnovabili. Il Piano maggiori città della Cina con un sistema prevede una mag‐ ad alta velocità. giore indipendenza La Cina non trova nell’attua- Un'altra strategia del paese dalle del governo ri‐ importazioni di le Unione un interlocutore creguarda la penetra‐ petrolio, ed è un dibile né un freno alle sue mire zione nel Mediter‐ segnale di come a espansionistiche raneo tramite i Cina sia attenta principali porti a l l e i m p l i c a z i o n i europei e nordafricani con la costituzio‐ geopolitiche del problema energetico. ne di joint venture e alleanze o con l’ac‐ All'estero la Cina punta ad aumentare la quisizione di quote dei terminal. Pechi‐ propria in;luenza con progetti come la no, infatti, esporta per mare il 90% delle costruzione entro il 2020 di una linea sue merci. Già la cinese Cosco ha conclu‐ ferroviaria che colleghi Londra e Pechi‐ so nel 2008 un accordo per controllare no in due giorni e Singapore in tre, con due moli nel porto del Pireo per 35 anni tre linee, la prima che passa per India e al costo di 4.3 miliardi di dollari. Il Pireo Pakistan, la seconda per Russia ed Euro‐ presenta infatti costi più contenuti ri‐ pa e la terza per Vietnam e Tailandia. spetto ai porti del Nord Europa, che ri‐ Con questo sistema sarà possibile tra‐ chiedono otto giorni di navigazione in sportare anche carichi di materie prime più; è vero che questi utimi offrono ser‐ in modo più ef;iciente e veloce. Questo vizi e reti di trasporto migliori, ma pre‐ sto anche la Grecia dovrebbe godere di un migliore collegamento alla rete ferro‐ viaria europea attraverso i Balcani. Un'altra zona europea che interessa la Cina è quella balcanica, in particolare la Serbia, il paese chiave della regione, con cui sono stati raggiunti accordi sul piano politico e soprattutto economico. La compagnia elettrica nazionale serba e la Cmec (China national machinery & equipment import & export corporation) hanno ;irmato un contratto in base al quale quest'ultima investirà oltre un miliardo di dollari nel potenziamento della centrale termoelettrica serba di Kostolac. L'accordo prevede, inoltre, il potenziamento della capacità della vici‐ na miniera di Drmo attraverso la realiz‐ zazione di un terzo impianto. I cinesi hanno anche espresso interesse per la costruzione del secondo ponte sul Da‐ nubio a Belgrado, opera fondamentale per i piani di sviluppo della città. I Bal‐ cani sono diventati per la Cina la base di partenza per penetrare il mercato euro‐
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peo dell'energia e delle infrastrutture mentre la Serbia ha trovato nella Cina un investitore e un alleato politico per la difesa della sua sovranità sul Kosovo.
sa della mancanza di materie prime, di un'amministrazione debole e della pre‐ senza di un regime separatista in Transnistria, non ha mai attirato grandi capitali esteri. La Cina invece intende Un altro obiettivo che la Cina si pre;ig‐ sfruttare le potenzialità del paese che è ge è quello di acquisire posizioni van‐ dotato di un'industria tessile competi‐ taggiose nei negoziati con la Russia per tiva, di un esteso setto‐ le forniture energeti‐ re agricolo e di un che; a questo scopo, La Cina si va imponendo buon sistema scola‐ sta cercando di in‐ grazie al fatto di saper stico ereditato dal‐ staurare legami eco‐ l'ex Unione Sovietica. nomici con i suoi vi‐ elaborare piani economici e Inoltre il passaggio cini. Ad esempio ha strategici a lungo termine di merci destinate investito un miliardo all'Unione europea di dollari per la costruzione di strade in attraverso il paese diminuirebbe i costi Tajikistan e ha accordato un prestito di di trasporto per la Cina. Ma anche l'Ita‐ quasi tre miliardi alla Bielorussia. Un lia è parte dei piani cinesi: la Cosco ha altro paese verso cui rivolge le proprie stipulato un accordo di partnership con attenzioni è la Moldavia, a cui la Cina l'italiana Msc per la gestione del porto intende concedere un prestito di un di Napoli; inoltre, ci sono stati incontri miliardo di dollari per la costruzione di con le maggiori compagnie telefoniche infrastrutture e per la creazione di in‐ italiane in merito alla creazione di una dustrie ad alta tecnologia. Il paese sof‐ rete a banda larga uni;icata. I cinesi fre per la crisi economica, dato che il avrebbero comunicato di disporre linee reddito derivante dai guadagni dei la‐ di credito per 102 miliardi di dollari voratori all'estero ‐ che rappresenta un per l’acquisto di apparati di loro pro‐ terzo del prodotto interno lordo ‐ è duzione. L’Italia riveste da questo pun‐ diminuito del 30% . La Moldavia, a cau‐ to di vista una posizione signi;icativa
poiché dall’anno scorso è diventata il principale hub dei dati internet che interessano l’Africa e il Medio Oriente. Già il Portogallo che è corridoio di pas‐ saggio per i dati provenienti dall'Atlan‐ tico ha scelto l'azienda Huawei Techno‐ logies per un progetto di sviluppo della rete nazionale. Nell'attuare i suoi piani, la Cina non trova nell'attuale Unione un interlocu‐ tore credibile né un freno alle sue mire espansionistiche. La sua politica di rapporti bilaterali con i singoli Stati, inclusa la Germania, le permette di sfruttare le dif;icoltà di ciascuno di essi. Ma in questo modo, rimanendo divisi, i paesi europei si condannano all'impo‐ tenza di fronte al gigante cinese. Anche questa è una delle ragioni che dovrebbe spingere gli europei a portare a com‐ pimento il processo di uni;icazione, creando uno Stato federale che possa trattare alla pari con la Cina e avere un peso negli equilibri mondiali in forma‐ zione. Giulia Spiaggi
L’Ucraina cambia orizzonti Per comprendere gli effetti dei cambia‐ menti in atto in Ucraina a seguito dell’ele‐ zione del ;ilo‐russo Viktor Yanukovich è necessario analizzare il quadro dei rap‐ porti Ue‐Russia‐Usa negli ultimi anni. Se il tentativo di modernizzare l’Ucraina da parte di Viktor Juščenko, sia in senso eco‐ nomico di apertura al mercato mondiale, sia in senso democratico di riorganizza‐ zione dello Stato – tentativo avviato al tempo della rivoluzione arancione dal 2004, appoggiata uf;iciosamente dagli Stati Uniti –, non ha avuto successo, lo si deve in gran parte al fatto che i il paese si è ritrovato invischiato nei giochi politici della Russia e degli Usa. La politica estera russa è orientata dal‐ l’obiettivo di espandere la propria in‐ ;luenza, innanzitutto per riacquisire il controllo delle repubbliche ex‐sovietiche, e sfrutta in questo senso il proprio potere nel settore delle forniture energetiche. Dopo l’intervento in Georgia, Mosca ha rafforzato ulteriormente la propria posi‐
zione nella regione, e, mentre boicotta il estera; la partecipazione azionaria dai progetto del gasdotto White Stream aze‐ paesi esteri è stata contenuta entro quote ro‐turkmeno – che dovrebbe attraversare limitate e a tutt’oggi una percentuale del il territorio ucraino senza toccare suolo 38% circa, maggioranza schiacciante, è in russo – prosegue nella realizzazione di mano al governo russo. Per i paesi del‐ North Stream e South Stream. Si tratta di l’Europa orientale le conseguenze di que‐ due progetti mastodon‐ sta situazione sono evi‐ tici che mirano a raffor‐ Il paese si è ritrovato denti: Minsk ha dovuto zare ulteriormente la invischiato nei giochi accettare un raddoppio dipendenza europea dal politici della Russia e del prezzo del gas nel gas russo, dato che la 2006 senza poter batter degli Usa Russia già alimenta il ciglio e i politici ucraini 65% dell'Austria, circa il 40% della Ro‐ non possono dimenticare l’anno in cui mania, il 36% della Germania, il 27% del‐ Mosca ha raddoppiato i prezzi. In questo l'Italia e il 25% della Francia. Mosca ha quadro, la valutazione che viene fatta del‐ sempre ragionato come vera potenza e il la politica europea è sprezzante: Sarkozy principio della ragion di stato viene ben e la Merkel vengono additati come burat‐ applicato all’economia, che poggia soprat‐ tini nelle mani della grande Russia. tutto sulle forniture energetiche all’este‐ ro, che costituiscono l’80% dell’export e Perché questa perdita di ;iducia nella Na‐ to e nell’Ue? Basta, ad esempio, osservare che permettono, di fatto, di dividere poli‐ ticamente l’Europa. Gazprom, una delle la distribuzione dei futuri gasdotti russi. North Stream attraverserà il Mar Baltico maggiori società mondiali nel settore del‐ per alimentare il nord Europa, e soprat‐ la produzione di gas naturale, rappresen‐ ta un vero e proprio strumento di politica tutto la cara amica Germania, senza che
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signi;icativa dell’economia tedesca. Fin‐ ché ragionerà e agirà come Stato indi‐ pendente (come dimostra la posizione di Angela Merkel e di Guido Westerwelle), la Germania non permetterà nessun cambiamento del legame Berlino‐Mosca, per paura di cedere ai concorrenti il pro‐ prio vantaggio economico. A breve ter‐ mine, la Germania ha molto interesse a collaborare con la Russia: questa ultima, tramite North Stream, potrà garantire ai tedeschi il controllo dei gasdotti che dalla Germania si rami;icano poi nel resto d’Europa, rafforzando il potere tedesco sul continente.
alcuna diramazione passi per le repub‐ bliche baltiche o la Finlandia. South Stream eviterà territorialmente l’Ucraina e alimenterà l’Europa dal sud. Ciò signi;i‐ ca che la Federazione russa potrà decide‐ re di tagliar fuori quei paesi su cui tenta di ristabilire la propria egemonia (Ucrai‐ na, Russia Bianca, Repubbliche Baltiche, ecc.) senza causare allo stesso tempo problemi alla preziosissima e ricchissima Europa occidentale, che, priva di potere politico, si lascia prendere nella morsa e non è più palesemente in grado di essere concretamente di aiuto nei confronti dei paesi dell’ex‐Urss. In questo quadro, gli Stati Uniti si sono mossi in ritardo: il progetto Nabucco, ossia il gasdotto che dall’Iran e dall’Iraq dovrebbe raggiungere l’Austria senza attraversare la Russia – progetto che essi per primi hanno voluto e sponsorizzato – è in dif;icoltà, grazie all’abile politica di accaparramento delle fonti di gas da par‐ te dei russi. Dal punto di vista del rendi‐ mento economico sembra un investimen‐ to sempre meno promettente, e per primi
Ancora una volta l’incapacità dell’Unione di avere una politica di lungo periodo nei rapporti con la Russia dimostra tutta l’in‐ gli europei, sensibili alle pressioni di suf;icienza dei Trattati in vigore e delle Mosca, sono titubanti a ;inanziarlo; que‐ attuali istituzioni europee. Jay nel Federa sto però signi;ica che, in futuro, l’Unione list ricorda la necessità di unirsi in europea sarà sempre meno capace di un'unica sovranità federale per non farsi affrontare il grave problema politico del‐ dividere da chi è più potente e vuole l’approvvigionamento energetico. Gli esercitare la propria egemonia, e cita il europei si illudono che gli Stati Uniti ven‐ caso delle poleis greche ai tempi di Filip‐ gano come sempre in loro po il macedone. La veri‐ aiuto, ma questa volta L’Europa non è più in tà è infatti che gli euro‐ non sarà così. Come di‐ grado di essere di aiuto pei avrebbero a loro mostra il caso ucraino, il ai paesi dell’ex-Urss volta armi di ricatto nei legame Ue‐Nato‐Usa sta confronti di Mosca, per‐ saltando. La Russia riac‐ ché se essi vivono del gas russo, a loro quista man mano il controllo dell’area ex‐ volta i russi vivono del denaro che gli sovietica, e gli Usa non hanno le risorse e europei pagano per le forniture, come si è l’interesse per intervenire ulteriormente dimostrato anche nel 2006 quando nella disputa europea. Da parte sua, l’Unione ha in parte smorzato il ricatto l’Unione europea, senza una politica della Russia nei confronti dell’Ucraina energetica unica, non ha nessun progetto riguardo al prezzo del gas. Che la grande serio per diminuire la propria dipenden‐ potenza sia la Macedonia di Filippo o la za dal gas russo. Basti pensare che la Russia di Putin non fa molta differenza: il Germania ha iniziato subito a collaborare punto è capire che, per non lasciare spa‐ con la Russia sin dalla caduta del muro e zio ai miopi interessi nazionali, come che oggi in Russia lavorano cinquemila quelli tedeschi, che vanno a scapito della imprese tedesche; le esportazioni di pro‐ libertà di tutti gli europei, bisogna creare dotti industriali ad alto valore aggiunto in Europa una vera federazione. verso Mosca rappresentano una fetta
Publius - Per un’alternativa europea Numero 5 - Settembre 2010
publius-unipv.blogspot.com Via Villa Glori, 8 Pavia - Tel: 3492518646 - E-mail: publius.pv@gmail.com Direttore responsabile: Laura Filippi Redazione: Giovanna Albonico, Nelson Belloni, Federico Butti, Martina Cattaneo, Laura Filippi, Giacomo Ganzu, Luca Lionello, Gabriele Mascherpa, Laura Massocchi, Davide Negri, Matilde Oppizzi, Carlo Maria Palermo, Giulia Spiaggi, Maria Vittoria Lochi. Stampato presso: Tipografia P.I.M.E Editrice S.r.l Puoi trovare Publius, oltre ai vari angoli dell’Università, anche presso: bar interno facoltà di Ingegneria, bar facoltà di Economia, mensa Cravino, sala studio San Tommaso, bacheca A.C.E.R.S.A.T cortile delle statue.
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Periodico trimestrale degli studenti dell’Università di Pavia. Informazioni, riflessioni e commenti sull’Europa di oggi e di domani. Registrazione n. 705 del Registro della Stampa Periodica - Autorizzazione del tribunale di Pavia del 19 Maggio 2009
Iniziativa realizzata con il contributo della Commissione A.C.E.R.S.A.T dell’Università di Pavia nell’ambito del programma per la promozione delle attività culturali e ricreative degli studenti. Distribuito con licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic