Publius 6

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Publius

Per un’ Alte r n a t iv a E u r o pea

Indice

1 Editoriale

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Publius

2 Ma>ia e Europa

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Davide Negri

4 C’è ancora

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bisogno del motore franco-­‐ tedesco? Giulia Spiaggi

6 La crisi

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economica, gli Usa, la Cina, l’Europa Nelson Belloni

7 L’Europa è

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>inita?

Giacomo Ganzu

Il sesto numero di Publius va in stampa in un momento molto delicato sia a livello nazionale, che europeo e mondiale. Nonostante l'attenzione me-­‐ diatica in Italia sia concentra-­‐ ta principalmente sulle vicen-­‐ de politiche interne, si fanno sempre più pressanti sia le problematiche relative alla tenuta economica e moneta-­‐ ria dell'Unione europea sia quelle che riguardano il tra-­‐ sferimento di potere econo-­‐ mico e politico dall’Occidente ai paesi emergenti. In Europa, come ampiamente previsto, le economie di paesi come l'Irlanda, il Portogallo e a seguire Spagna e forse Italia, mostrano segni di cedimento e il problema della Grecia è ancora lontano dall'essere risolto. La moneta unica, che lo scorso maggio è arrivata ad un passo dal crollo prima del piano di salvataggio per la

Universitari per la Federazione Europea Numero 6 - Dicembre 2010 distribuzione gratuita

Giornale degli studenti dell’Università di Pavia. Informazione, riflessioni e commenti sull’Europa di oggi e di domani

crisi greca, è nuovamente messa a dura prova sotto la forte pres-­‐ sione dei mercati che stanno scommettendo sul suo collasso. Intanto il fondo di salvataggio europeo e le modalità secondo le quali dovrebbe entrare in fun-­‐ zione mostrano tutti i loro pre-­‐ vedibili limiti, sempre riconduci-­‐ bili alla contraddizione della permanenza di un'unione mone-­‐ taria tra Stati che mantengono la sovranità nel campo economico e Hiscale. Tra i paesi europei, solamente la Germania sta vivendo un periodo di forte ripresa economica, ma è proprio il governo di questo pae-­‐ se che sembra non rendersi con-­‐ to della gravità della situazione e si ostina a rigettare ogni propo-­‐ sta che andrebbe ad accrescere la solidarietà reciproca tra i membri dell’Eurogruppo e apri-­‐ rebbe la strada a reali cessioni di sovranità. In questo modo gli Europei non riescono a superare i limiti che minano l’Unione mo-­‐

netaria e che sono alla radice della crisi del debito che sta in-­‐ vestendo i paesi dell’Eurozona. A ciò si aggiunge la debolezza eco-­‐ nomica e politica degli Stati eu-­‐ ropei che continuano a perdere terreno e vengono marginalizzati nello scenario mondiale. Sul pia-­‐ no economico il problema è evi-­‐ denziato dalla crescita insufHi-­‐ ciente dei nostri paesi e dagli alti tassi di disoccupazione, mentre su quello politico, come si è visto durante il recente G20, ormai potenze emergenti come India, Brasile, Indonesia esercitano un peso maggiore rispetto ai paesi del vecchio continente. Inoltre, sempre nel quadro internaziona-­‐ le il duro confronto di potere tra Stati Uniti e Cina relativo alle politiche economiche e moneta-­‐ rie si fa sempre più acceso e im-­‐ prevedibile anche nelle sue ri-­‐ percussioni sulle nostre econo-­‐ mie. L’Italia e l’Europa stanno pertan-­‐ to attraversando una fase molto


Mafia e Europa

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L'Europa è, tra tutte le aree del pianeta, q u e l l a i n c u i g l i e f f e t t i d e l l a globalizzazione e l'apertura dei propri mercati per via della creazione di un mercato e di una moneta unici senza protezione penale ha favorito la penetrazione di maHie da tutto il mondo. Paesi come la Spagna, per via della diffusa corruzione, vengono spesso citati dai rapporti della magistratura italiana come un vero e proprio contaneir di c o c a i n a d e l l ' E u r o p a . I l t r a f H i c o internazionale di cocaina è gestito per la maggior parte dalla 'ndrangheta calabrese che ha saputo costruire rapporti solidi con i cartelli colombiani e messicani di produzione della cocaina, accordi con i deboli governi africani per lo stoccaggio, e una rete capillare di distribuzione che partono da Spagna, Olanda e Italia. La Germania, ad esempio, ha ignorato a lungo l'ingresso nella propria economia di capitali di origine maHiosa ai tempi della riuniHicazione, dato che quei capitali contribuirono allo sviluppo e alla riconversione della Germania dell'Est a costo zero per

l'economia. Nei più importanti paesi di garantire l’apertura del mercato europei vi è una legislazione anti-­‐maHia interno e le libertà economiche, ma non non soddisfacente o nulla, che non hanno gli strumenti per proteggerle con prevede il reato di associazione maHiosa. un sistema penale europeo adeguato. La Poco è stato fatto a riguardo di sequestri s t e s s a a z i o n e a m m i n i s t r a t i v a e c o n H i s c h e d e i b e n i m a H i o s i . dell’Unione, quale l'erogazione di fondi Paradigmatica è l'assenza di legislazione comunitari, diventa fonte di continue c h e a i u t a l o frodi nelle aree ad alta svolgimento delle presenza maHiosa. In Europa la creazione di indagini come, ad un mercato e di una moneta Di fronte a questa e s e m p i o , i n drammatica, ancorché unici senza protezione Germania dove è silenziosa, emergenza, penale ha favorito la i m p o s s i b i l e molti commentatori e s v o l g e r e lo stesso Parlamento penetrazione di mafie. i n t e r c e t t a z i o n i e u r o p e o h a n n o ambientali in luoghi pubblici o in Spagna invocato la determinazione di norme dove per effettuare una perquisizione in penali a livello europeo contro la un domicilio privato bisogna attendere criminalità organizzata a protezione del l'alba poichè è impossibile effettuarla mercato e della società. Ma il problema è durante le ore notturne. che il diritto penale, essendo il potere più In questo scenario l'Unione europea non penetrante ed invasivo, rispetto alle può svolgere alcuna funzione. Essa è libertà individuali e collettive dei prigioniera della sua natura confederale cittadini, di cui dispone lo Stato per e del suo ruolo di semplice arbitro e regolare la convivenza civile, può essere regolatore del mercato. Le istituzioni e s e r c i t a t o s o l o s e l e g i t t i m a t o europee, e in particolare la Commissione democraticamente dal Parlamento. e la Corte di Giustizia, hanno il compito Invece un ipotetico diritto penale comunitario discenderebbe da fonti come il Consiglio (gestito dai governi nazionali) e la Commissione (solo sulla carta un organo indipendente) che costituiscono l'esecutivo-­‐legislativo di una istituzione non sovrana e derivata (nel senso che i suoi poteri le sono conferiti dagli Stati membri che possono in qualsiasi momento riappropriarsene). Lo stesso Parlamento europeo -­‐ come ha affermato il 30 giugno 2009 la corte di Karslrule -­‐ non fornisce all'Unione europea una legittimazione democratica p a r a g o n a b i l e a q u e l l a g a r a n t i t a all'interno di uno Stato democratico dall'organo rappresentativo dei cittadini. In primo luogo, perchè si tratta di una istituzione che non rispetta il principio one man one vote, ossia il diritto dei cittadini ad essere rappresentati su un piede di parità. In secondo luogo perchè la divisione dei poteri non esiste ancora a livello europeo e il Parlamento né

delicata e sembra proprio che per noi Europei sia arrivato il momento di deci-­‐ sioni importanti e coraggiose, che de-­‐ termineranno il nostro futuro: da una parte c’è il rischio che si disgreghi il qua-­‐ dro europeo e che questo renda irrever-­‐ sibile la marginalizzazione del nostro

continente, portando un ritorno al na-­‐ zionalismo e agli errori del passato; dal-­‐ l'altra parte, invece, c’è l’opportunità, sotto la spinta della crisi, di portare a compimento il processo di uniHicazione e di rilanciare l’Europa con la creazione di uno Stato federale, partendo dall’inizia-­‐

tiva di un’avanguardia di paesi, tra cui dovrebbe esserci l’Italia, che ha tutto l’interesse ad essere tra i protagonisti di questo processo. Publius


rappresenta il potere legislativo, né nomina o controlla il governo, e non è q u i n d i l e g i t t i m a t o a g e s t i r e l'amministrazione della giustizia penale. L’unica possibilità di azione, per i diversi S t a t i e u r o p e i , è a u m e n t a r e i l coordinamento tra le polizie giudiziarie e armonizzare le legislazioni nazionali anti-­‐maHia, per evitare che i vuoti legislativi costituiscano incentivi per il sorgere di porti franchi giudiziari. E’ evidente il limite del fatto che la responsabilità di politiche anti-­‐maHia ricada sui singoli Stati, nonostante le maHie controllino trafHici illegali transnazionali e siano sempre più legati a quegli aspetti dell'economia globale che sfuggono al controllo delle autorità statali. Da ultimo, è doverosa la critica sull'efHicacia di accordi e convenzioni internazionali, relativi a norme penali disposizioni penali di un accordo contro la criminalità organizzata, per internazionale verrano poi applicate da garantire l'uniformità legislativa della organi giudiziari diversi senza che vi sia materia. un organo superiore a livello europeo Il punto cruciale, infatti, è la mancanza che ne garantisca una interpretazione di organismi di controllo e di una polizia uniforme e possa avviare azioni penali a giudiziaria e investigativa in grado di livello europeo contro la criminalità perseguire le organizzazioni a livello organizzata. Gli Stati non accorderanno transnazionale per far mai ad un organo sì che non si debba s o v r a n a z i o n a l e La responsabilità di ogni volta partire p o t e r i d i esclusivamente dalla politiche anti-mafia ricade giurisdizione e di rilevanza penale sul sui singoli Stati, nonostante iniziativa contro territorio dei singoli le mafie controllino traffici r e a t i l e g a t i a l l a Stati. Infatti, nel caso c r i m i n a l i t à illegali transnazionali una cosca maHiosa sia organizzata e le organizzata a livello maHie, poichè per la europeo, le magistature dei vari paesi loro perseguibilità è necessario un possono agire solo sulla base della sistema organico di norme penali rilevanza dei reati sul proprio territorio, sostanziali e processuali, comprensivi di e il risultato a livello europeo dipenderà penetranti strumenti investigativi e di s o l o d a l l a b u o n a v o l o n t à d i controllo sull'economia: in poche parole collaborazione tra le polizie giudiziarie e nessuno Stato accetterà di perdere il gli inquirenti dei diversi paesi. Le controllo di un potere repressivo nei

confronti dei propri cittadini per cederlo ad un organismo non legittimato democraticamente. Riassumendo, la genesi delle maHie, come potere organizzato in grado di gestire la violenza, è solo uno dei tanti volti del fallimento del sistema contemporaneo formato da Stati divisi, sovrani e impotenti. La via obbligata per combattere un simile cancro del vivere civile è innanzitutto la creazione di un potere europeo in materia di giustizia. Ma tale potere non può esistere senza un'istituzione sovrana statale europea che sappia tradurlo in una consapevole scelta legislativa penale. Quindi in Europa, nella battaglia per il diritto e la pace, solo la creazione di uno Stato federale potrà fornire la possibilità di agire contro le maHie, a difesa della libertà e della democrazia delle nostre società, per tenere alta la Hiaccola della giustizia. Davide Negri

Scheda personaggio - Lord Lothian Lord Lothian nacque a Londra nel 1882. Nel 1904 si trasferì in Sud Africa dove promosse la federazione tra le quattro colonie britanniche. Ricoprì la carica di segretario privato di Lloyd George dal 1916 al 1921 quando decise di dedi-­‐ carsi allo studio della politica mondiale. Nomi-­‐ nato ambasciatore presso il governo americano nel 1939, morì negli Stati Uniti l'anno successi-­‐ vo. “Nessun sistema per garantire la pace può fon-­‐ darsi sull’uso della guerra. Non si può umanizza-­‐ re la guerra, si può soltanto abolirla.” “Alcuni di voi, senza dubbio, avranno pensato che la mia tesi, secondo la quale la federazione di stati è il solo fondamento della Aine della guerra e dell'afferma-­‐ zione dei regna della pace, sia dei tutto accademica. Anche

se oggi l'opinione pubblica è probabilmente lon-­‐ tana dal pensare in questi termini, io credo inve-­‐ ce che gli eventi stiano portando questo tema in primo piano con incredibile velocità. Per me è inconcepibile che si possa conservare ancora a lungo l'anarchia di ventisei stati in Europa e di oltre sessanta nel mondo, mentre ognuno di essi continua ad alzare alle stelle le sue tariffe doga-­‐ nali contro gli altri, ad armarsi Aino ai denti e ad oscurare i cieli con aeroplani pronti a dirigere il loro mortale potere di distruzione contro le po-­‐ polazioni civili"

Lord Lothian, Il pacifismo non basta, Il Mulino, 1986 (ed. or. Pacifism is not Enough nor Patriotism Either, Oxford University Press, Oxford 1935).

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C’è ancora bisogno del motore franco-tedesco? L’intesa tra la Francia e la Germania è ità di recuperare l'appoggio degli elettori, stata il motore del processo di uniHicazi-­‐ ora in calo, come dimostrano i sondaggi one europea a partire dalla Hine della che, ad esempio, denunciano che solo il seconda guerra mondiale. Tutti i passaggi 14% degli imprenditori dichiara di avere fondamentali del processo di integrazi-­‐ piena Hiducia nel lavoro dell'esecutivo. one sono stati infatti compiuti a partire Ma l’esecutivo preferisce attuare poli-­‐ dall’iniziativa di questi due paesi: l'e-­‐ sempio più recente è quello della creazi-­‐ one dell'euro. Sia la classe poltica francese che quella tedesca sono state infatti capaci di comprendere la necessità di creare un'Europa unita per mantenere la pace e assicurare il benessere economico e sociale del continente. Il processo è stato sostenuto a lungo da un fortissimo consenso da parte dei cit-­‐ tadini. Il problema è che questo sostegno ha iniziato ad afHievolirsi in coincidenza con la creazione dell’euro e ancor di più con l’allargamento. Questo, perché, nel primo caso la nascita della moneta era stata acompagnata da promesse, che poi non sono state mantenute, di rendere l’Europa l’economia più competititva del XXI secolo; nel secondo caso perché non è stato chiarito il progetto che ha guidato l’allargamento, che ha di fatto trasfor-­‐ mato l’UE da costruzione politica in Hieri in un’organizzazione che si concepisce, quasi esclusivamente, come un grande mercato unico integrato. L'attuale Un-­‐ ione, quindi, non gode più della Hiducia di tiche attente più ai propri interessi elet-­‐ buona parte dei suoi cittadini perché non torali a breve piuttosto che a quelli euro-­‐ è all’altezza delle sHide poste da questa pei; ed in generale la classe politica te-­‐ fase del processo globale. Analizzando i desca ha una visione nazionalista dell’in-­‐ teresse del paese. Un segnale in questo dati più in dettaglio si vede che in Ger-­‐ mania la sHiducia dei cittadini riguarda senso è dato dalle modalità con cui viene perseguita l’apertura del paese verso i soprattutto l'euro: ad esempio il 34% degli imprenditori teme che l’eurozona nuovi mercati e i soggetti politici emer-­‐ genti. Un esempio sono gli accordi stretti vada in pezzi; mentre il 67% degli elet-­‐ tori avrebbe addirittura visto con favore con la Russia per le forniture ener-­‐ l'uscita della Grecia dalla moneta unica, getiche, con il progetto di costruzione dei opinione condivisa anche da alcuni due nuovi gasdotti, North e South Stream. In questi economisti. La difHidenza progetti sono coin-­‐ verso i paesi più indebi-­‐ La Germania sembra volti anche altri tati dell'Europa meridi-­‐ interessarsi sempre più paesi, come la Fran-­‐ o n a l e a u m e n t a , n e l timore di dover pagare agli scenari mondiali piut- cia e l’Italia, ma la gli effetti della loro crisi. tosto che a quelli europei Germania ha cos-­‐ truito un rapporto Resta il fatto che sia gli molto più stretto con i Russi. Basti ve-­‐ esperti che l’opinione pubblica concor-­‐ dano sul fatto che la causa per cui l’euro dere che l'unico membro del consiglio di amministrazione di Gazprom non russo è non può funzionare è dovuta alla man-­‐ canza di un’unione politica ed economica. tedesco. Questo dovrebbe spingere il governo a Anche in Cina e in India la politica te-­‐ desca è molto attiva per far guadagnare proporre un piano strategico di avan-­‐ zamento dell'integrazione; in questo spazio alle proprie imprese: molte delle grandi infrastrutture urbane e ferrovi-­‐ modo avrebbe anche maggiori probabil-­‐

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arie in questi paesi sono appaltate a soci-­‐ età tedesche. I dati sul commercio estero confermano questa tendenza della Ger-­‐ mania: malgrado i maggiori partner si-­‐ ano ancora paesi come la Francia, l’Italia e l’Olanda, le vendite verso la Cina e l’In-­‐

dia sono triplicate in un decennio, men-­‐ tre l'incremento delle esportazioni verso i paesi europei è trascurabile. La Germa-­‐ nia sembra interessarsi sempre più agli scenari mondiali piuttosto che a quelli europei, forte del fatto che gli attuali tassi di crescita sembrano confermare che è l'unico paese europeo che può illudersi di trovarsi, tra quindici o venti anni, tra i primi paesi industrializzati. La Germania, tuttavia – e questa è la miopia della politca del paese in questo momento – si trova comunque in una posizione di debolezza nel rapportarsi con questi Stati, pur essendo l'economia con l'industria più solida in Europa, pro-­‐ prio a causa della disparità di dimensioni rispetto a questi colossi continentali. Inoltre i Tedeschi sembrano sottovallu-­‐ tare il sostegno che il mercato europeo, per certi aspetti modellato sulle loro esi-­‐ genze, fornisce alla loro economia e alla loro capacità competitiva. E’ grazie all'in-­‐ tegrazione che la Germania ha potuto ricostruire la sua economia dopo la guerra e raggiungere gli attuali livelli e, in questi mesi, è stata proprio l'esistenza


dell'euro che ha in parte attenuato le con-­‐ emerso dalla conferenza internazionale fronti dell'attuale modello di costruzione seguenze, pur pesanti, della crisi eco-­‐ sul tema del nucleare civile tenutasi a europea. A loro volta le élite dirigenti, che nomica. L’atteggiamento della Germania, marzo alla sede OCSE di Parigi, cui hanno sperano che la crisi imponga l'attuazione che contribuisce pesantemente a bloccare partecipato alcune decine di paesi e or-­‐ di un governo economico dell'Europa, il processo di integrazione, è pertanto ganizzazioni. UfHicial-­‐ non riescono a chiarire miope e controproducente. E’ ormai evi-­‐ m e n t e , l a H i l o s o H i a in che cosa esso debba La coscienza del ruolo dente che l’Unione europea, se non si cos-­‐ francese è che l'appli-­‐ realmente consistere, cruciale che Francia e truisce una vera unità politica, rischia di cazione paciHica del né sanno proporre un disgregarsi. In questo caso anche i Te-­‐ nucleare debba essere Germania sono chiamate piano strategico per decshi subirebbero gravi conseguenze e accessibile a tutti i a giocare è ancora viva realizzarlo. Si può con-­‐ le loro aspirazioni di potenza economica paesi in modo uguale, cludere che il motore mondiale sarebbero destinate a fallire. ma l’obiettivo sono in particolare alcuni franco-­‐tedesco è in una fase di grave D'altra parte anche la Francia negli ultimi paesi del Medio Oriente. Ad esempio, la stallo, ma resta il fatto che nei due paesi anni ha dimostrato di non avere progetti Francia sembra disposta a sostenere una le problematiche e i valori che hanno por-­‐ chiari riguardo all'uniHicazione europea. collaborazione tra Israele e la Giordania tato a proseguire sulla via dell'uniHicazi-­‐ Anzi, il governo tende a perseguire i pro-­‐ per la produzione di energia nucleare in one sono ancora presenti, e che la cosci-­‐ pri interessi soprattutto in politica estera, Giordania, anche se la delegazione gior-­‐ enza del ruolo cruciale che Francia e sfruttando anche la force de frappe e il dana ha negato l'esistenza di un simile Germania sono chiamate a giocare è an-­‐ seggio permanente all'ONU. In particolare progetto. Di fatto, però, la Francia ha già cora viva (come dimostrano i frequenti in Medio Oriente, la Francia persegue una avviato una collaborazione con la Giorda-­‐ appelli a rilanciare l’intesa franco-­‐tedesca propria politica, non sempre con-­‐ nia, che ha un crescente bisogno ener-­‐ da parte di leader politici e uomini di cul-­‐ tribuendo alla paciHica-­‐ getico, per sfruttare le tura dei due paesi). Il governo francese e zione e alla stabilità di risorse di uranio del quello tedesco hanno dunque la la re-­‐ L’Unione europea, se questa zona. Nel 2009 paese, ed è già stata an-­‐ sponsabilità, e la possibiità, di fare il non si costituisce una una nuova base mili-­‐ nunciata la costruzione primo passo per completare la costruzi-­‐ vera unità politica, ritare francese è stata di una centrale nucleare one della Federazione: nel ’90 la Germa-­‐ schia di disgregarsi inaugurata ad Abu con il sostegno francese. nia ha ceduto il marco per creare l'euro, Dhabi. Inoltre è stato Il problema, dunque, è ora la Francia dovrebbe capire l’impor-­‐ rinegoziato l'accordo di difesa con gli che la Francia cerca di ritagliarsi in tanza di rinunciare al monopolio della Emirati Arabi Uniti: secondo le clausole quest’area un proprio spazio, non a so-­‐ difesa, offrendo ai Tedeschi una piena segrete dell'accordo, la Francia si im-­‐ stegno di un progetto politico di respiro partnership in questo settore. Una pro-­‐ pegna a utilizzare tutti i mezzi militari a internazionale, o meglio ancora europeo, posta di questo genere non solo sarebbe sua disposizione per difendere gli Emirati ma esclusivamente perseguendo i propri difHicilmente riHiutabile da parte della Arabi nel caso in cui venissero attaccati, e interessi immediati. Germania, ma permetterebbe di riaprire tra questi potrebbe esserci anche l'arma Questa tendenza ad allargare le diver-­‐ il diaologo tra i due paesi per salvare in-­‐ atomica, benché formalmente non venga genze negli obiettivi di politica internazi-­‐ sieme il processo di uniHicazione fon-­‐ menzionata nell'accordo. Inoltre, il paese onale rispetto ai partner europei, si ac-­‐ dando uno Stato federale europeo. cerca di sfruttare in politica estera la sua compagna anche ad un crescente scetti-­‐ tecnologia nucleare, secondo quanto è cismo dell'opinione pubblica nei con-­‐ Giulia Spiaggi.

Da Il Federalista No. 6 (14 Novembre 1787, Alexander Hamilton) «...Assai, e Ain troppo, temprato in speculazioni utopistiche, sarebbe colui che potesse seriamente dubitare del fatto che, ove questi Stati fossero del tutto staccati l'uno dall'altro o riuniti in confederazioni parziali, essi, o le loro federazioni, sarebbero continuamente in lite l'uno contro l'altro. Ed il presumere che l'assenza di palesi mo-­‐ tivi per tali liti rappresenti un argomento contro l'eventualità che esse si abbiano a veriAicare, signiAicherebbe dimenticare che l'uomo è ambizioso, vendicativo e rapace. Il cercare di ottenere che un certo numero di stati so-­‐ vrani, siti sullo stesso territorio e indipendenti l'uno dall'altro e privi di ogni vincolo reciproco, si mantengano a lungo in pace tra loro, equivarrebbe a dimenticare quel che è stato tutto il corso della storia dell'umanità ed a porre in non cale tutta una esperienza accumulata attraverso i secoli. Le cause di ostilità tra i popoli sono innumerevoli, e ve ne sono alcune che operano in modo quasi generale e co-­‐ stante nella società. Così la brama di potere o il desiderio di predominio e potenza -­‐l'invidia dell'altrui potenza e il desiderio di uguaglianza e sicurezza. Altre ve ne sono, di inAluenza circoscritta, ma ugualmente potente nel proprio raggio. Tali la rivalità e la concor-­‐ renza dei vari paesi sul piano commerciale.»

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La crisi economica, gli USA, la Cina, l’Europa Il 16 Giugno di quest’anno Barak Obama invia una lettera ai paesi del G20 dove comunica che “i tassi di cambio deter-­‐ minati dal mercato sono essenziali per la vitalità economica globale” con lo scopo di far rivalutare lo yuan cinese. Cina e Stati Uniti si scontrano da mesi in svalu-­‐ tazioni monetarie allo scopo di favorire le proprie esportazioni. Obama, con la sua lettera, critica l’atteggiamento mer-­‐ cantilista che porta alcuni stati a realiz-­‐ zare grossi surplus che secondo la teoria di Krugman, premio nobel per l’econo-­‐ mia, sarebbe una politica scorretta in quanto in periodo di scarsità di doman-­‐ da, come oggi e negli ultimi anni, i paesi di. Economisti, scrittori e politici ameri-­‐ che spendono molto meno di quel che cani si dividono tra chi crede fermamen-­‐ ottengono esportando contribuiscono te che la Cina stia manipolando ancora i all’incremento della disoccupazione e tassi di cambio e chi crede che invece la ostacolano la ripresa economica. In par-­‐ manovra non garantisce necessariamen-­‐ ticolare Obama si riferisce alla Cina con te un surplus più basso e che la Cina si 297 miliardi di dollari di surplus ma an-­‐ rende in realtà ben conto di come evolve che alla Germania con i suoi 135 miliardi il mondo e partecipa come attore co-­‐ di dollari di surplus. Secondo la Gold-­‐ scienzioso. man Sachs l’Ue sarà Certo è che la Cina anch’essa in surplus Alla richiesta statuniten- ricerca il suo interes-­‐ al termine del 2010. se di rivalutare lo yuan la se in modo autocrati-­‐ Durante l’ultimo G20 co e con scopi ambi-­‐ sono state prese de-­‐ Cina ha risposto proponen- ziosi; la scelta dei cisioni relative alla do la riforma del sistema mercati su cui inHluire ripresa economica monetario internazionale (Sud America, Africa, mediante riduzione Asia), la lentezza alla dei disavanzi pubblici riduzione di surplus, la costruzione di del 50% e la Cina promette una rivaluta-­‐ una Hlotta sempre più grande e che copre zione dello yuan allo scopo di favorire lo distanze sempre più grandi fanno riHlet-­‐ sviluppo globale, sebbene Hu Jintao non tere in questo senso. desiderasse che tale notizia trapelasse in Credo sia realistico ritenere che la Cina quanto il partito vuole ribadire la sovra-­‐ come gli Usa siano ormai entrati in una nità cinese. I cinesi vogliono una rivalu-­‐ spirale svalutativa, la cosiddetta “guerra tazione molto bassa mentre Obama si delle monete”, che li coinvolge in un si-­‐ aspettava una rivalutazione di un certo stema di interessi non coadiuvati il qua-­‐ livello ma lo scorso mese la Cina regi-­‐ le non è differente dall’antico mercanti-­‐ strava un grosso surplus di 27,8 miliar-­‐ lismo. Già accadde, 25 anni fa, che una

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simile spirale svalutativa colpisse Usa, Giappone e Germania e gli Stati Uniti ne uscirono trionfanti grazie al dollaro che è valuta di riferimento mondiale e di acquisto di materie prime. L’avversario odierno è però molto più forte, la Cina infatti, circa una anno fa, rispose con un riHiuto netto alla richiesta americana di rivalutare lo yuan rilan-­‐ ciando invece con la controproposta di Zhou Xiaochuan, presidente della Peo-­‐ ple’s Banc of Cina (PBOC), che propose la riforma del sistema monetario inter-­‐ nazionale il quale avvantaggia fortemen-­‐ te gli Stati Uniti. Sebbene oggi la Cina abbia, almeno a parole, garantito una rivalutazione que-­‐ sta non sta avvenendo. Anzi il timore e lo scompiglio dilagano e le risposte degli Stati si fanno sempre più individuali. La Cina, ad esempio, promette di rilanciare grazie ad un Hinanziamento la struttura economica della Grecia; proposta che vuole, con successo, farsi amici i governi europei dell’area euro i quali rispondo-­‐ no perlopiù grati nei confronti della poli-­‐ tica cinese. Questa posizione dei governi nazionali si contrappone alla posizione dell’Unione che con Trichet vuole criti-­‐ care la mancata rivalutazione cinese, ma il potere dell’unione è pressoché nullo per quanto riguarda tutte le realtà esterne all’Europa dei mercati. Ancora una volta l’Europa è forza di inerzia del tutto passiva, un freno, di quel che nel mondo sarebbe più che necessario, os-­‐ sia; una rappresentanza mondiale dei grandi attori politici, e dei grandi merca-­‐ ti, che possa ordinare l’avvenire incon-­‐ trollato dell’economia che oggi prosegue troppo per Hini individuali lasciando troppo spazio alla pericolosa anarchia internazionale. Nelson Belloni


L’Europa è finita? Il futuro degli Europei è legato alla loro capacità di portare a termine il processo di uniHicazione del continente, che in que-­‐ sto momento si trova di fronte ad un bi-­‐ vio esistenziale. Questo è il tema che En-­‐ rico Letta (attualmente vicesegretario del Partito Democratico) e Lucio Caracciolo (fondatore e direttore di Limes. Rivista italiana di geopolitica) affrontano nel vo-­‐ lume “L’Europa è Hinita?”, edito a Torino nei mesi scorsi. I due autori partono da analisi diverse, ma sono accomunati dalla convinzione che solo un’Europa unita politicamente avrebbe oggi gli strumenti per garantire nuovamente agli Europei una prospettiva di progresso. Letta esprime una posizione tipicamente europeista, difendendo dagli attacchi degli euroscettici sia l’esistenza di una vera identità europea, fatta di sto-­‐ ria e cultura comune, sia il metodo fun-­‐ zionalista con cui è stata costruita l’Euro-­‐ pa Hinora (ossia cedendo competenze in campo economico ma lasciando agli Stati la prerogativa della politica), e sottoli-­‐ neando come la costruzione europea ab-­‐ bia sempre potuto progredire solo in se-­‐ guito a crisi che mettevano a nudo l’impo-­‐ tenza e l’inadeguatezza dei singoli Stati. Queste peculiarità del processo europeo sono dovute, a suo parere, alle difHicoltà strutturali implicite nel trasferimento di potere dagli Stati al livello europeo, che hanno richiesto un cammino graduale e hanno permesso di avvicinare la nascita dello Stato europeo solo sulla spinta del-­‐ l’urgenza dovuta a crisi altrimenti insolu-­‐

bili. Lucio Caracciolo, invece, replica a Letta con posizioni, nella sostanza, federaliste, criticando proprio il fatto che l’integra-­‐

zione europea non sia stata affrontata come un processo politico democratico capace di coinvolgere i cittadini, partendo subito dalla creazione di uno Stato fede-­‐ rale europeo. Di fronte alla gravissima crisi che scuote da alcuni mesi l’Unione monetaria egli sottolinea come l’approc-­‐

cio europeista abbia ormai esaurito la propria funzione (“Io parto dal principio che a noi l’Europa convenga, ma che a questo punto non possa più risolversi nella prosecuzione della nobile avventura europeista” – p.122; “ringraziamo (l’eu-­‐ ropeismo) per quello che di straordinario ha prodotto, sotto l’impulso americano, dalla seconda guerra mondiale all’uniHi-­‐ cazione tedesca, e passiamo a progettare l’Europa, discutendone pubblicamente e senza tabù: il contrario dell’europeismo.... Quello per cui, come diceva Jacques De-­‐ lors, ‘L’Europa avanza mascherata’ ” – p.69); pertanto è ormai indispensabile riguadagnare il consenso dell’opinione pubblica al progetto europeo dei padri fondatori, coinvolgendola in un progetto politico “che nasca dall’iniziativa dei par-­‐ lamenti e dei governi dei paesi interessati a formare la Confederazione Europa. Non un’Unione sancita da un trattato interna-­‐ zionale, ma un nuovo Stato fondato sulla costituzione confederale elaborata da un’assemblea costituente eletta nei singo-­‐ li paesi su liste europee. Un’impresa del genere deve però partire ... da un aperto e conHlittuale dibattito pubblico. L’Europa deve togliersi la maschera. Non se la to-­‐ glierà da sola, dobbiamo farlo noi euro-­‐ pei” – p.123. Anche Enrico Letta, pur ritenendo che dopo il fallimento nel 1954 della Comuni-­‐ tà europea di difesa (CED) sia stato lun-­‐ gimirante spostare l’integrazione europea “sul dominio economico, che a quel tem-­‐ po sembrava un ripiego, ... perché l’eco-­‐

Da Il Federalista (Alexander Hamilton) «Tutti includono, tra essi (i difetti della confederazione ndr), l'assenza di un qualsiasi potere riguardante la re-­‐ golamentazione del commercio. [...] Risulta, infatti, assolutamente ovvio, anche ad un esame superAiciale, come qualsiasi attività che tocca l'interes-­‐ se del commercio o della Ainanza richieda, in modo assoluto, un controllo federale. La sua mancanza ha già rap-­‐ presentato un ostacolo alla stipulazione di utili trattati con altri paesi, ed è stata occasione di dissapori tra i va-­‐ ri stati. [...] La necessità dell'unanimità nei pubblici consessi, o di qualcosa che ad essa molto si avvicina, si basa sul ragio-­‐ namento che tale unanimità possa rappresentare una maggiore garanzia. In pratica, la sua concreta applica-­‐ zione Ainisce per creare difAicoltà alla amministrazione, per minare l'energia del governo, per sostituire il piace-­‐ re, o il capriccio, o le mene di una parte di nessun peso, turbolenta o corrotta, alle regolari deliberazioni e deci-­‐ sioni di una rispettabile maggioranza.»

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di Stati. “Il mio auspicio”, scrive Letta, “è che la crisi in corso possa Hinalmente por-­‐ tare alla nascita degli Stati Uniti d’Europa tra un nocciolo ristretto di paesi, attorno al quale vi sia una più ampia Confedera-­‐ zione europea” – p.92. “Concordo sull’Eu-­‐ ronucleo, purché naturalmente l’Italia ne faccia parte”, replica Caracciolo, che più avanti speciHica: “Penso ad un progetto geopolitico che nasca dall’iniziativa dei parlamenti e dei governi dei paesi inte-­‐ ressati … L’Italia dovrebbe promuovere questo progetto” – p.123 Le questioni che i due autori trattano nel corso del libro per mettere in luce la ne-­‐ cessità e l’urgenza di un salto di qualità del processo di uniHicazione europeo so-­‐ no numerose, dall’attuale fragilità del-­‐ l’euro, alla crisi politico-­‐sociale che attra-­‐ versano i diversi paesi europei, alla ne-­‐ nomia è diventata invece il traino della cessità di poter giocare, a livello interna-­‐ politica europea”, comunque concorda zionale, un ruolo attivo e propulsivo, che che “aver pensato che la dinamica mone-­‐ permetta al nostro continente di non tro-­‐ taria e quella politico-­‐economica fossero varsi emarginato nel nuovo quadro che si scindibili è stato un errore clamoroso” – va delineando. Gli interlocutori che con-­‐ p.118. “Quello che è accaduto nel 2010, tano oggi sulla scena mondiale sono in-­‐ anno in cui si è avuta l’impressione che fatti ormai i paesi “emergenti” come la l’Europa come l’abbiamo conosciuta fos-­‐ Cina e l’India, che dialogano con gli USA se Hinita, ci obbliga ad affrontare il fatto per rideHinire gli equilibri geopolitici del che dobbiamo necessariamente ricon-­‐ mondo e che usano i propri capitali per giungere i cinque elementi della statuali-­‐ “acquistare zone strategiche tà (i conHini, il mer-­‐ nel mondo di oggi”. Il fan-­‐ cato, la moneta, la I due autori sono actasma che Caracciolo e difesa e la politica comunati dalla convinzio- Letta sembrano prospetta-­‐ estera, NdA), ri-­‐ re è quello di un “G2” tra ne che solo un’Europa mettendo ordine Cina e Usa, destinato a unita politicamente alle storture di un deHinire gli equilibri mon-­‐ soggetto asimme-­‐ avrebbe gli strumenti per diali. Ancora una volta trico. Altrimenti garantire agli europei una emerge pertanto l’esigen-­‐ l’Europa non ce la prospettiva di progresso za di un’Europa unita poli-­‐ farà. Credo che la ticamente, con un’unica volontà politica va-­‐ politica estera, in grado di confrontarsi da indirizzata tutta verso questo obietti-­‐ alla pari con le grandi potenze; anche se vo” – p.120. non bisogna nascondersi che oggi il livel-­‐ Entrambi quindi, pur partendo da ap-­‐ lo di consapevolezza e di impegno della procci diversi, concordano dunque sul-­‐ classe politica è molto diminuito rispetto l’urgenza, in questo momento drammati-­‐ ai tempi della nascita della CECA, quando co, della creazione di uno Stato federale governi e parlamenti erano molto più europeo. Ed entrambi concordano anche impegnati sulle questioni europee e so-­‐ sul fatto che possa essere costruito solo a stenevano chiaramente la necessità della partire dall’iniziativa di un’avanguardia Federazione europea.

Nel complesso questo breve libro forni-­‐ sce una panoramica efHicace delle que-­‐ stioni fondamentali che riguardano la costruzione europea. A Lucio Caracciolo ed Enrico Letta va dunque riconosciuto innanzitutto il merito di aver affrontato e portato all’attenzione dei lettori il tema cruciale dell’Europa, cercando di indica-­‐ re, e sostenendo in prima persona, le ri-­‐ sposte radicali e innovative di cui il no-­‐ stro continente ha bisogno in questo momento per uscire dalla grave crisi che lo sta travolgendo. Al di là delle rispettive differenze, e di alcuni giudizi taglienti di Caracciolo -­‐ che sono molto utili, ma che devono essere ben interpretati -­‐ o di al-­‐

cune posizioni non sempre condivisibili di Letta (che in certi punti si contraddice e ricade in ingenuità “europeiste”, come le deHinisce Caracciolo, dimenticando che la priorità oggi va alla costruzione di un vero Stato federale europeo ed auspican-­‐ do passi intermedi istituzionali che risul-­‐ terebbero di fatto irrealistici o inutili), si tratta di una lettura utile e stimolante, che aiuta a mettere a fuoco le questioni cruciali per il nostro futuro e quello delle nuove generazioni. Giacomo Ganzu

Publius - Per un’alternativa europea Numero 6 - Dicembre 2010

publius-unipv.blogspot.com Via Villa Glori, 8 Pavia - Tel: 3318443023 - E-mail: publius.pv@gmail.com Direttore responsabile: Laura Filippi Redazione: Giovanna Albonico, Nelson Belloni, Federico Butti, Martina Cattaneo, Laura Filippi, Giacomo Ganzu, Gianmaria Giannini, Luca Lionello, Gabriele Mascherpa, Laura Massocchi, Davide Negri, Matilde Oppizzi, Carlo Maria Palermo, Giulia Spiaggi. Stampato presso: Tipografia P.I.M.E Editrice S.r.l Puoi trovare Publius, oltre ai vari angoli dell’Università, anche presso: bar interno facoltà di Ingegneria, bar facoltà di Economia, mensa Cravino, sala studio San Tommaso, bacheca A.C.E.R.S.A.T cortile delle statue. Periodico trimestrale degli studenti dell’Università di Pavia. Informazioni, riflessioni e commenti sull’Europa di oggi e di domani. Registrazione n. 705 del Registro della Stampa Periodica - Autorizzazione del tribunale di Pavia del 19 Maggio 2009

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Iniziativa realizzata con il contributo della Commissione A.C.E.R.S.A.T dell’Università di Pavia nell’ambito del programma per la promozione delle attività culturali e ricreative degli studenti. Distribuito con licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic


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