![](https://static.isu.pub/fe/default-story-images/news.jpg?width=720&quality=85%2C50)
3 minute read
FEDERICO FIAMMA
from TRAKS MAGAZINE 50
by Fabio Alcini
Con l’arrangiamento e la produzione di Carmelo Pipitone, “Fuori stagione” è il primo album firmato dal cantautore e polistrumentista aquilano
Tre anni per concepire, scrivere e realizzare questo album: ci racconti come sono stati? In prima battuta direi, sicuramente, intensi. Dopo anni di lontananza dalla scrittura musicale, ma mai dalla musica in generale, ho sentito il bisogno di metter mano su qualcosa di mio in una forma più concreta; in passato avevo già avuto modo di lavorare con progetti inediti e avevo un piccolo bagaglio di brani e testi scritti in adolescenza. Ho affittato una sala prove in una frazione vicino L’Aquila dedicandomi giorno e notte alla scrittura di un ep provando (lo dico a posteriori) ad infrangere un barriera comunicativa che si era innalzata tra me e la mia parte più intima. Arrivato alla fase di missaggio di que- sto lavoro ho dovuto affrontare un’evento che ha sconvolto la mia quotidianità forzatamente e che, seguito a pochi giorni dalle chiusure che tutti conosciamo, mi ha portato a vivere un lungo periodo lontano dalla mia vita di allora. Nel corso di questo “esilio” dalle vecchie abitudini ho capito quanto quello che avevo alle spalle rispecchiasse una persona che non ero e che le mie decisioni fino a quel momento erano state completamente condizionate dal rapporto che avevo con il mondo esterno facendomi allontanare da quello che ho sempre sentito di essere. Il proseguo di questo racconto inizia con Cambierò, prima traccia dell’album, e si conclude con Ventidue, l’ultima. Mentre lavoravo per migliorarmi e raggiungere un buon risultato a livello musicale la vita mi ha concesso di vivere delle esperienze che mi hanno portato a conoscere meglio me stesso come autore e come essere umano, ne conseguono gioie, amarezze e anche qualche brano che spero di riuscire presto a lasciar andare. l’intervista
Advertisement
Che tipo di sentimenti hai ora, nei confronti del disco?
Sono sempre stato convinto del fatto che un disco, una volta pubblicato, smetta di esser tuo; credo che stia facendo il suo percorso e mi limito a guardarlo da lontano. Ho lavorato talmente a lungo che ora non riesco più ad ascoltarlo, cosa assolutamente normale e comprensibile. Posso dire di sentirmi più leggero ma sento comunque il timore di esser giudicato essendo quelli nel disco tutti vissuti che mi riguardano in prima persona; la speranza è sempre quella che ognuno possa leggere e interiorizzare il tutto a modo suo senza dover apporre un giudizio sulla mia persona. Che contributo ha offerto Carmelo Pipitone?
Carmelo è un musicista di grande estro e tecnica e, soprattutto, un grandissimo consumatore di musica di qualsiasi genere; questo lo porta ad avere in mente sempre una possibile soluzione per portare i brani a un livello superiore rimanendo sempre a servizio di quanto è stato fatto fino a quel momento (cosa che, a mio parere, è dote dei grandi produttori). Dopo aver deciso di lavorare con lui ho riportato i brani che avevo scritto e che avevo scelto di inserire nell’album ad uno stadio primordiale, proprio perché ero estremamente curioso di ascoltare la sua visione della cosa; con delle tempistiche “pandemicamente” dilatate e rilassate abbiamo raggiunto un livello nelle pre-produzioni molto interessante. Dopo aver arrangiato e suonato ritmiche, pianoforte e chitarre in studio con Silvano Marcozzi, Daniel Scorranese e Francesco Scaricamazza (che non smetterò mai di ringraziare), Carmelo e Gianmaria Spina mi hanno raggiunto per terminare la produzione e registrare le voci. L’esperienza, l’empatia e la creatività di Carmelo sono fonte di ispirazione sincera e sana per me, è riuscito a essere un fra- tello maggiore dispensando consigli preziosi non solo dal punto di vista musicale.
Chi ritieni il tuo punto di riferimento principale in musica?
Ho moltissimi punti di riferimento in vari ambiti artistici. Musicalmente parlando, durante la stesura di Fuori stagione ero solito guardare il film The Wall (1982, regia di Alan Parker) tratto dall’omonimo album dei Pink Floyd; Roger Waters riusciva in qualche modo a parlarmi come io avrei voluto parlare a me stesso da tanto tempo e credo che mi abbia influenzato molto in fase di scrittura dei testi.
Al pari, però, Beatles, Beck, Mad Season, dEUS, QOTSA e molti altri mi accompagnano da più o meno tempo in maniera piuttosto costante; ho anche condiviso temporaneamente uno studio di registrazione con Davide Grotta, musicista e produttore teramano di enorme talento che è riuscito a trasmettermi molto nel tempo passato assieme.
Che progetti hai per i primi mesi del 2023?
Sto già lavorando in studio a un ep composto da cinque brani che spero di poter lasciar andare al più presto. Unitamente a questo non credo che avrò modo di propormi live in quanto il periodo non sembra essere dei migliori per programmare un calendario di date sostenibile economicamente; impiegherò il tempo lavorando e portando avanti questo percorso fino a che mi sarà possibile.